da Corriere Roma
13 MAGGIO SCIOPERO PER TUTTA LA GIORNATA
Test Invalsi, la scuola scende in piazza (ma non al ministero dell'Istruzione)
Genitori, studenti e docenti contro le prove di valutazione. Unicobas: vietata la manifestazione in viale Trastevere, è la prima volta che accade, ma noi andremo lì
ROMA - Lo scontro sulle prove Invalsi arriva in piazza. Ma c’è maretta intorno alla manifestazione indetta dagli Unicobas, per venerdì 13 maggio, contro i discussi test. Fanno sapere dal sindacato di base: «La Questura di Roma – si legge in una nota – ci ha avvertiti giovedì che la manifestazione del 13 maggio (regolarmente richiesta in concomitanza con lo sciopero scuola dell’intera giornata) dovrà essere spostata a largo Bernardino da Feltre. Sono più di vent’anni che si manifesta sotto il ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Per la prima volta oggi - fa notare l’Unicobas – viene limitato il diritto di manifestare davanti al palazzo della Gelmini».
«INTIMIDAZIONE» – Largo Bernardino da Feltre è distante pochi passi dal ministero dell’Istruzione. «La scusa addotta dal Questore è del tutto speciosa – dice l’Unicobas – Ogni volta che viene comunicato un presidio di protesta sotto il Ministero i funzionari della Questura assicurano che, come da prassi consolidata, il presidio viene autorizzato sugli scalini del palazzo della Minerva, ma chiedono che, a titolo di mera formalità, i promotori indichino largo Bernardino da Feltre, sul lato opposto della strada, in un sito ben poco visibile e molto più distante dal Ministero». Per il sindacato di base, «tutto ciò si configura come un evidente tentativo di creare tensioni onde nascondere e inquinare la grande protesta espressasi in questi giorni con il rifiuto sia da parte dei docenti che delle famiglie e degli studenti delle vergognose, nozionistiche e discriminatorie prove Invalsi» conclude l’Unicobas che «costi quel che costi, manifesterà ugualmente sotto il ministero».
BOICOTTAGGIO – Unicobas sottolinea come, martedì 10 maggio, sia stato boicottato il 30% dei test Invalsi nelle scuole superiori delle principali città. In alcuni licei romani, i docenti hanno ritirato la loro disponibilità a svolgere il test Invalsi. Dal liceo polivalente “Giordano Bruno” al liceo Cavour, poi il liceo Montale (dove però la scuola ha promesso una retribuzione per i docenti che hanno contribuito allo svolgimento delle prove), l’artistico De Chirico, Malpinghi, lo scientifico “Enriquez” di Ostia, l’Ipsia Cavazza di Pomezia e anche il classico Virgilio e il liceo Mamiani: i consigli di istituto hanno stabilito a maggioranza di «non voler aderire alla rilevazione degli apprendimenti Invalsi per l’anno scolastico 2010/2011». Le prove sono somministrate agli studenti della seconda e quinta classe della scuola primaria, della prima e terza classe della scuola secondaria di I grado (in quest’ultimo caso i test sono parte integrante dell’esame di Stato come previsto dalla legge 176 del 2007) e agli alunni della seconda classe della scuola secondaria di II grado.
PROF CONTRO MIUR – I docenti esprimono «parere negativo verso l’Invalsi sia sul piano giuridico-formale che sul piano pedagogico-culturale». In sintesi: «Sono inutili, anzi dannosi», sostengono alcuni prof. Il ministero dell’Istruzione ha risposto, indirettamente, con una circolare inviata il 22 aprile ai direttori degli Uffici scolastici regionali (ex provveditorato): «La costruzione di un sistema di valutazione finalizzato al progressivo miglioramento – si legge nella circolare del Miur – e all’armonizzazione della qualità del servizio di istruzione e formazione è il risultato di esigenze presenti da tempo a livello internazionale».
«TEST INUTILI» – Le prove Invalsi sono strutturate dall’omonimo ente di ricerca. L’Istituto Invalsi effettua verifiche periodiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni di istruzione e di istruzione e formazione professionale. Inoltre: studia «le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica» e «effettua le rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole». L’Invalsi deve obbligatoriamente rilevare gli apprendimenti degli studenti, ribattono i prof, ma «non disponendo di risorse umane e finanziarie adeguate chiede ai docenti, che non sono affatto obbligati a rilevare gli apprendimenti dei loro alunni attraverso le prove Invalsi, di farlo e di farlo gratis».
PRESIDI FAVOREVOLI – Esprimono invece perplessità sul «boicottaggio» delle prove Invalsi i presidi romani. «Il boicottaggio – commenta Mario Rusconi, dirigente scolastico dello scientifico Newton e vicepresidente dell’associazione nazionale presidi – viene da quella parte del mondo della scuola che ha paura di verificare le competenze. Alcune sbavature non inficiano un metodo che viene dal mondo anglosassone e di cui l’Italia ha bisogno: se non si imposta un sistema serio di valutazione rimarremo sempre in fondo alle graduatorie europee». Dello stesso parere la preside dell’Albertelli, Emilia Marano: «L’Europa ce lo chiede e noi dobbiamo valutare le scuole – spiega la dirigente Marano – che poi siano da migliore, questo è un altro discorso. Alcuni non hanno nemmeno capito bene di cosa si tratta: si valuta la scuola, non il singolo alunno. È assurdo boicottare le prove». Per il preside del Visconti, Rosario Salamone, è «paradossale che siano proprio i professori a rifiutare la valutazione. La protesta si inserisce in un contesto di malessere diffuso del corpo docente». Conclude Olga Olivieri, preside del liceo Farnesina (dove le prove si sono svolte regolarmente): «Le negatività riguardano altro: gli orari, l’organizzazione delle prova, le retribuzioni, tutto è stato fatto molto in ritardo – ricorda la dirigente Olivieri – Ma le prove devono essere fatte».
Simona De Santis