da Corriere
Fioroni difende gli insegnanti: non sono troppi
MILANO — «La domanda non è per quale motivo abbiamo più insegnanti che negli altri Paesi europei. La domanda vera è se vogliamo modificare la Costituzione, chiudendo le scuole nei comuni di montagna; se vogliamo tornare indietro di 30 anni, e rinunciare all'integrazione per i diversamente abili».
A Giuseppe Fioroni, il tiro al piccione contro la scuola italiana non piace per niente. E ieri, ospite della Fondazione Corriere della Sera per l'incontro conclusivo del ciclo «Orizzonte scuola», intervistato dal vicedirettore del Corriere Luciano Fontana di fronte a una platea di (molti) prof e (pochi) studenti, il ministro dell'Istruzione ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Nei confronti di chi crede «che non si è un ministro serio se non si realizza una riforma che salvi tutta la scuola nel suo insieme». Nei confronti di un'istituzione «che per i ragazzi non ha fatto ciò che avrebbe dovuto» (cioè i corsi di recupero per i «debiti formativi»). Nei confronti dei genitori «che si sono trasformati nei sindacalisti dei propri figli». Nei confronti dei media, che dovrebbero «dare un contributo all'educazione dei nostri ragazzi» (ed è d'accordo Piergaetano Marchetti, presidente Rcs MediaGroup, «questo ciclo nasce dalla nostra convinzione della centralità del problema scuola»).
La scuola italiana, incalza Fioroni, va migliorata a piccoli passi, valutandola nelle sue specificità. È il caso della polemica ricorrente sull'«esercito» dei docenti: quell'organico di oltre 730mila insegnanti comprende le scuole dei centri sotto i 5.000 abitanti o dei comuni di montagna, come pure l'integrazione per i diversamente abili; «al netto di questi due aspetti, siamo in linea con la media Ue». Detto ciò, i problemi ci sono, e Fioroni non indora la pillola, «nel nostro Paese c'è un'emergenza educativa vera ». Lui, da parte sua, elenca il già fatto di quest'anno e 3 mesi a viale Trastevere: il ripristino del giudizio di ammissione in terza media, un diploma di maturità «che non sia più un semplice atto notarile», il ritorno degli esami di riparazione («In 10 anni abbiamo diplomato 8 milioni di ragazzi con debiti gravi»), una didattica che garantisca i saperi di base contro una scuola «progettificio permanente ». Cita spesso la Costituzione, ma anche don Milani; e chiama in causa, oltre a prof e maestri, le famiglie: è a loro che si rivolge il «patto di corresponsabilità » contenuto nel Dpr ora alla firma del Capo dello Stato («Non si può assistere a scuole vandalizzate e costrette a ripagarsi i danni da sole, le famiglie paghino per le azioni dei figli»). E ancora, sanzioni disciplinari per i bulli («Il 7 in condotta? Una scappatoia»), valutazione dei docenti («Il licenziamento per scarso rendimento e incapacità è norma da 30 anni, basta applicarla»); in breve, regole, serietà e merito. La scuola «targata» Fioroni non fa sconti a nessuno.