da La Stampa
Prof in carriera? Adesso si può
Cambierà il sistema di reclutamento degli insegnanti (con l’auspicabile scomparsa del precariato) e per i docenti, come per gli altri professionisti, saranno introdotte progressioni di carriera in ragione dell’impegno, opportunamente valutato. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha parlato ieri sera nella sede romana della casa editrice Laterza, nel corso della presentazione del Rapporto sulla scuola realizzato dalla Fondazione Giovanni Agnelli, e pubblicato dalla prestigiosa casa editrice.
«Il precariato - ha detto il ministro - è diventato una piaga sociale, che impone un nuovo sistema di reclutamento nella scuola, secondo un sistema che valorizzi l’autonomia, che dia, in definitiva ai presidi, la possibilità di scegliere tra gli insegnanti che hanno i requisiti». Poi - ha aggiunto - non è necessario che questo avvenga con un provvedimento ministeriale, perché esiste già in Parlamento un ventaglio di proposte in questo senso, che stanno confluendo su un ddl comune. Il ministro si è rivolto a Valentina Aprea, presidente della commissione Istruzione della Camera (presente in sala), che sta portando a termine un ddl sul reclutamento dei docenti, il cui senso è quello indicato dal ministro: un sistema di abilitazioni nazionali, che consentano ai docenti di accedere a concorsi su base regionale e, infine, ai presidi e ai docenti (vincitori di concorso) di scegliersi a vicenda.
Gli insegnanti così assunti inizierebbero un percorso di carriera, già ipotizzato in tre stop da Valentina Aprea, ma in corso di definizione. «Perché non è possibile che si faccia carriera solo per anzianità - ha detto il ministro -. Fare carriera è un atto di giustizia e bisogna poter premiare chi si impegna nella scuola».
Tutto questo è stato musica per le orecchie dei vertici della Fondazione Agnelli - il presidente Maria Sole Agnelli Teodorani Fabbri, il vicepresidente John Elkann, il direttore Andrea Gavosto - in quanto le istanze suggerite dal ministro coincidono con le proposte del rapporto: abolire le graduatorie (sono più di 8 mila), creare un albo degli insegnanti, creare una progressione di carriera e di incentivi, differenziare le retribuzioni su base meritocratica e di impegno.
L’importante è che questo avvenga senza rimettere in moto un ennesimo processo di riforma palingenetica, ha auspicato il presidente del Censis Giuseppe De Rita: «La scuola ha bisogno di tranquillità - ha detto - non dell’ennesima riforma».