da Il Sole 24 ORE
Scuola, aumentano i bocciati
L'Ocse critica costi e insegnanti
Classi poche numerose, ore di insegnamento eccessive e troppi docenti non paganti in base al merito. La scuola italiana non piace all'Ocse, che ha presentato un rapporto, e a conferma del cattivo giudizio ci sono i primi dati pervenuti al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e Ricerca sugli scrutini: quest'anno i non ammessi agli esami di maturità e alle altre classi della scuola superiore sarebbero aumentati dell'1,6 per cento. Si tratta di una prima rilevazione, effettuata su un campione pari al 13 per cento delle scuole per quanto riguarda l'ammissione alla maturità ed al 6 per cento per le classi precedenti, ma questi dati fanno ritenere che il dato complessivo dei non ammessi all'esame arriverà alle 28mila unità, rispetto alle 20.111 dello scorso anno. I non ammessi alle altre classi dovrebbero superare i 373mila, con un aumento di oltre 43mila unità rispetto ai 330mila del 2008. «Nessuno si compiace dell'aumento delle bocciature - ha commentato il ministro Mariastella Gelmini - ma credo anche che queste cifre significhino che sta tornando la scuola della serietà e del merito. Basta con la scuola buonista che danneggia gli studenti».
«L'indagine dell'Ocse - osserva poi la titolare di Viale Trastevere - smentisce clamorosamente molte osservazioni di sindacati e opposizione». Che però replicano al ministro dell'Istruzione: «altro che smentita, si deve fare di più» afferma la Cisl, mentre per il Pd, «è la Gelmini che deve essere bocciata con il 5».
L'Ocse critica la scuola italiana
E' molto severa la fotografia scattata dall'Ocse sulla scuola italiana presentata ai vertici del Miur al ministro Mariastella Gelmini e al promotore del dpl sul nuovo stato giuridico degli insegnanti Valentina Aprea. L'Ocse sostiene che le scuole italiane spendono per ciascun studente molto di più degli altri paesi ma i rendimenti in termini di apprendimento da parte degli studenti sono i più scarsi. Questo accade a causa di diverse peculiarità negative, sempre secondo l'organismo internazionale tipiche del nostro paese. Ad iniziare dalle troppe classi poco numerose e alle tante ore di insegnamento rivolte agli studenti. A incidere molto sui costi della scuola italiana è però soprattutto l'alto numero di insegnanti in servizio negli oltre 10mila istituti sparsi per il territorio nazionale: il rapporto insegnante-studente nell'area Ocse è di 6,5 docenti ogni 100 allievi, mentre nel nostro paese raggiunge quota 9,6.
Ancora più negativi gli effetti della mancata meritocrazia: rispetto agli paesi europei da noi l'avanzamento di carriera avviene solo per anzianità. La motivazione principale per fare l'insegnante in Italia sembrerebbe essere soltanto l'elevata sicurezza del posto di lavoro.
I docenti italiani troverebbero così le loro maggiori motivazioni professionali nel riuscire a collocarsi in istituti vicini alla propria residenza. Non a caso, circa la metà degli insegnanti si sposta da un istituto all'altro.
Tra le "bacchettate" che l'Ocse ha dato alla scuola italiana vi è anche la mancanza di valutazione degli apprendimenti: la verifica dei risultati raggiunti dagli alunni sarebbe infatti ridotta a una sorta di verifica interna agli istituti quasi pro-forma. Molta rilevanza viene data anche alla necessità di dare maggiore autonomia di gestione degli istituti ai dirigenti scolastici.
Anche attraverso il loro supporto viene raccomandato dall'Ocse di aumentare il numero degli studenti per classe, minimizzando il numero di classi all'interno di ogni istituto e raggruppando i più piccoli.
Decisiva, sempre secondo l'Ocse, sarebbe anche l'azione di ampliamento di responsabilità ed autonomia della singole scuole: ciò avverrebbe attraverso test di valutazione nazionali sia degli istituti sia degli insegnanti: una procedura che permetterebbe di premiare i docenti più meritevoli attraverso incremento di salario, avanzamenti di carriera e offrire una formazione per gli insegnanti non efficaci e infine licenziare i casi estremi.
A tal fine l'organismo sovranazionale indica di rendere più rigorose le procedure di reclutamento e assunzione dei docenti. Per quanto riguarda gli istituti l'indicazione è quella di trasferire fondi e risorse supplementari alle scuole virtuose; mentre occorrerebbe avviare una ristrutturazione degli istituti con risultati scadenti.
L'ultima osservazione riguarda l'esigenza di ridurre i tassi di abbandono scolastico (in Italia superiori alla media): viene auspicata l'adozione di un'istruzione e una assistenza di qualità alla prima infanzia; maggiore supporto a studenti deboli mediante insegnanti e infrastrutture migliori, tempo di istruzione supplementare e attività speciali in piccole classi; un orientamento alla carriera futura degli studenti fin dalle prime fasi dell'istruzione secondaria superiore e coinvolgere i genitori nei piani di orientamento professionale.