"Noi, italiani di altre razze"

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"Noi, italiani di altre razze"

Messaggiodi edscuola » 28 marzo 2008, 22:06

da Repubblica.it

Sono i figli di immigrati nati nel nostro paese, organizzati nel progetto G2
Ora sta uscendo un disco in cui si raccontano in musica, e chiedono integrazione

"Noi, italiani di altre razze"
La seconda generazione in rap
di TULLIA FABIANI


Un fotoromanzo con protagonisti ragazzi di seconda generazione
"Ho fatto un sogno avevo il passaporto e giravo tutto il mondo, mi mancava solo il Congo", canta Natural Disastro. "Sono di una seconda generazione, il mio nome è Selvaggio. Vengo da una brutta situazione, la società mi tiene in ostaggio.", dice in versione hip hop Nasty Brooker.
Mentre Mike Samaniego, nato a Peschiera del Garda, da genitori di origine asiatiche, e oggi residente a Roma, interpreta: "Solo prospettive, non importa chi le scrive, non importa chi decide, non importa chi le vive. Non importa se pensate che io sia un immigrato, dopo tutto lo è mio padre tanto sai ci sò abituato, parlo pure col dialetto. Sono nato in questo Stato, anche io ho studiato, conosco la cultura, questa lingua ed ho ragione se vi chiedo dei diritti ma nessuna distinzione."

In comune hanno la passione per la musica, il linguaggio da rapper, ma soprattutto una condizione: l'essere figli di immigrati residenti in Italia. Seconda generazione. Nati, cresciuti, impiegati a Roma, e a Milano, eppure considerati stranieri. Un'immagine, un'etichetta in cui non si riconoscono e che hanno deciso di contrastare con le loro canzoni. Tredici brani, tredici giovani artisti e un cd, tremila copie, che col titolo mette subito le cose in chiaro: " Straniero a chi?"

Il progetto G2. I protagonisti del progetto musicale, realizzato dalla rete G2, Seconde Generazioni, in collaborazione con il ministero della Solidarietà sociale, si chiamano Nasty Brooker, Mike Samaniego, Karkadan, Amir, Wahid Efendi, Zanko El Arabe Blanco, Intiman and the dojobreakers, Diamante & Skuniz, Linea di Massa, Natural Disastro, Maztek e Taxi. Sono giovani musicisti, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, cresciuti in Italia e originari di Paesi quali Filippine, Gabon, Eritrea, Brasile, Egitto, Capo Verde, Cina, Siria, Haiti.
E l'idea che ha accompagnato il loro lavoro è stata quella di creare un'occasione di espressione artistica e di confronto sociale. Tutto attraverso sonorità reggae, punk ed elettroniche, fino ad un classico della musica italiana "Con il nastro Rosa" di Lucio Battisti, rivisitato in chiave soul da Wahid Efendi.

"Con questo cd e una serie di iniziative sul territorio durante le quali verrà presentato - spiega Mohamed Tailmoun, portavoce della rete G2 - vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica e soprattutto la classe politica sulle difficoltà di accesso alla cittadinanza italiana dei figli d'immigrati nati qui o nei Paesi di origine, e tutti cresciuti in Italia".
Quella della cittadinanza infatti è una delle questioni più importanti per i ragazzi che dal 2005 hanno dato vita alla rete G2, con l'intento di lavorare su due aspetti fondamentali: i diritti negati alle seconde generazioni (senza cittadinanza italiana) e l'identità come incontro di diverse culture. Così accanto al web, come strumento principale di informazione e alla organizzazione di eventi in varie città italiane, si è pensato al cd come all'ennesimo canale di comunicazione, cui hanno contribuito anche ragazzi che non fanno parte della rete.

"Vogliamo denunciare una situazione paradossale della nostra società - osserva Mohamed - mentre infatti da un punto di vista sociale, per quanto riguarda la nostra vita quotidiana e i rapporti con le persone l'integrazione è andata molto avanti e non ci sentiamo emarginati o discriminati, anzi, dal punto di vista istituzionale e politico ci sono resistenze e paure a proposito di integrazione". Insomma, agli occhi delle seconde generazioni la classe politica "sminuisce l'immagine della società italiana". E non la rispecchia al meglio.

Le aspettative. "La questione è strategica - ha detto il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero - non si tratta solo di leggi sull'immigrazione, di flussi, di integrazione sociale. Si tratta di stabilire che cosa vogliamo fare del nostro paese. Il problema non sono gli immigrati - ha continuato il ministro - ma l'Italia, la nostra convivenza. Per questo abbiamo appoggiato questa iniziativa culturale, per il suo valore strategico per il futuro di tutti noi".

Ma proprio guardando al futuro, prossimo, e ai possibili scenari post elettorali, i ragazzi della rete G2 esprimono aspettative precise: la legge sulla cittadinanza, come appuntamento fondamentale dell'agenda politica e un dibattito che sia trasversale, svincolato dallo scontro politico. "La legge - dicono - riguarda l'autobiografia di una società". La storia dunque di un Paese.
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