150 mila posti in meno in 3 anni

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150 mila posti in meno in 3 anni

Messaggiodi edscuola » 24 giugno 2008, 22:10

da Aprileonline.info

150 mila posti in meno in 3 anni
Ida Rotano

Scuola Il governo vuole recuperare 8 miliardi di euro e li cerca smantellando il sistema scuola. Si ipotizza il ritorno al maestro unico nella scuola primaria e, nella secondaria, meno ore e meno materie per tutti, a partire dagli istituti tradizionalmente destinati ai ceti più popolari


L'ordine è chiaro: fare cassa. E il governo ha deciso anche come: privilegiando il privato e massacrando il pubblico. A partire dalla scuola, vale a dire da quel settore della formazione che più di ogni altro in un paese civile che punti ad un briciolo di futuro, dovrebbe essere "coccolato". E per assicurarsi che la forbice tagli a dovere, il premier non si tira indietro neppure quando si tratta di "commissariale" un suo stesso ministro, la signora Maria Stella Gelmini che presto, grazie all'istituzione di un "comitato di verifica tecnico-finanziaria" che dovrà vigilare sul suo dicastero affinché attui quanto previsto dal decreto governativo, rivestirà il triste primato di essere il primo ministro a libertà vigilata.
Ora, ci dispiace per la futura "semi-ministra", certo. Ma ci dispiace molto di più per il merito del decreto fiscale.
Quello messo in atto dal governo sulla scuola è un vero e proprio colpo di mano con un taglio di oltre 100.000 posti di lavoro, (70.000 cattedre e 40.000 Ausiliari tecnico e amministrativo), l'aumento di un punto percentuale del rapporto alunni-docenti, la modifica dei programmi, la riduzione delle ore di lezione alle superiori, la riduzione del tempo pieno, la riduzione del sostegno all' handicap e dell'educazione degli adulti.
I tagli andrebbero sotto la voce "Disposizioni in materia di organizzazione scolastica" e sono espressi rigorosamente in percentuali o rapporti che devono essere tradotti per emergere in tutta la loro dimensione. "Ai fini di una migliore qualificazione dei servizi scolastici e di una piena valorizzazione professionale del personale docente", recita il testo provvisorio del decreto, dall'anno scolastico 2009/2010 occorrerà aumentare il rapporto alunni/docenti di un punto. Attualmente siamo attorno a 9,1 alunni per ogni insegnante. L'obiettivo è quello di arrivare entro l'anno 2011/2012 a 10,1. Il costo in termini di cattedre è stimato dai sindacati attorno alle 62 mila unità, cui occorre aggiungere le 33 mila cattedre previste dalla Finanziaria 2008 del governo Prodi incrementate di altre 6 mila unità per una "interpretazione" dell'attuale governo sulla manovra 2008. In tutto 101 mila cattedre che andranno in fumo.

C'è poi la partita del personale Ata. Entro l'anno scolastico 2011/2012 è prevista una riduzione pari al 17 per cento della dotazione organica di bidelli, personale di segreteria e tecnici di laboratorio. I sindacati hanno contabilizzato 47 mila posti che spariranno attraverso la "revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche del personale Ata". Secondo questa ipotesi, le scuole avranno meno bidelli per vigilare gli alunni, meno addetti elle segreterie e meno tecnici presenti nei laboratori.

Per Enrico Panini, leader della Flc Cgil, la lettura delle anticipazioni sulla manovra economica "non lascia dubbi sul fatto che il conto delle spese decise dal nuovo Governo verrà pagato quasi totalmente dai settori della conoscenza". Considerato che in Italia si spende già il 2% in meno del PIL rispetto agli altri Paesi europei e che, negli ultimi dieci anni, la spesa per ricerca, scuola ed università si è ridotta progressivamente in rapporto al totale della spesa pubblica è evidente che i risultati di queste decisioni disastrose saranno pagati dal Paese, dai lavoratori e dagli strati meno ricchi.
"Le scelte sono pesantissime - prosegue Panini -, fanno piazza pulita di ogni attestazione di impegno nei nostri settori e rendono esplicita la protervia di un governo che si arrende all'ignoranza e restaura un'idea di sapere riservato ai redditi più alti e a poche zone del Paese. Nella scuola si spremono oltre 8 miliardi di tagli (compresi quelli contabilizzati per il 2012). Per realizzare questa perversa scelta, alla devastazione della rete scolastica si aggiunge la devastazione degli ordinamenti - che per la prima volta nella storia del nostro Paese saranno più poveri di quelli precedenti. Si ipotizza, infatti, il ritorno al maestro unico nella scuola primaria e, nella secondaria, meno ore e meno materie per tutti, a partire dalle scuole tradizionalmente destinate ai ceti più popolari. Si privatizza l'università mediante la trasformazione delle attuali istituzioni in fondazioni di diritto privato e si rallentano gli scatti automatici dei docenti. I precari risultano colpiti in ogni comparto con buona pace di ogni impegno e di ogni legge".

Non fa cambiare il giudizio pesantemente negativo della Cgil il fatto che una misera parte di tagli potrebbe essere utilizzata per innalzare (forse) in futuro le retribuzioni di quanti sopravvivranno alla cura prevista con questa manovra. Quel forse tra parentesi è d'obbligo. Perché, al di là di improbabili futuri benefici per alcuni, pesa la certezza che i tagli previsti dal governo possano essere realizzati solo smantellando pezzi del sistema scuola. della fine dell'istruzione pubblica. Tra qualche anno, silenziosamente, gli italiani si troveranno tra la mani le macerie di una società più povera, più ignorante, più debole e una ristretta cerchia di ricchissimi ricchi.
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