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Geniale il 5% dei baby italiani ma in classe mancano le ...

Messaggiodi edscuola » 11 dicembre 2008, 20:21

da LASTAMPA.it

Geniale il 5% dei baby italiani ma in classe mancano le pari opportunità

Esperto, cervelli a rischio di “soffocamento” senza una formazione personalizzata


MILANO
Dura la vita del baby prodigio. Fin dalla tenera età deve convivere con un cervello “fuori dal comune” e con una scuola che non è tagliata su misura per le sue capacità. Discriminato per il suo modo di pensare, per la velocità di comprensione, per la qualità delle associazioni mentali, e per questo incompreso. Nei casi più gravi etichettato come “iperattivo” o affetto da disturbi della personalità o della relazione, ai limiti della patologia. Succede al 5% dei bambini italiani: l’esercito dei piccoli geni, o meglio persone ad altissimo potenziale intellettivo, globale o settoriale. Se ne conta uno in ogni classe di 25 allievi.

Cervelli “a rischio soffocamento”, denuncia la psichiatra Federica Mormando, che presiede l’associazione Eurotalent Italia, dedicata al riconoscimento e all’aiuto delle persone particolarmente dotate intellettualmente. «In Italia - sottolinea - è sempre mancata l’attenzione ai bambini ad alto potenziale intellettivo. Fra i banchi di scuola mancano le pari opportunità e questo ha conseguenze gravissime per i bambini superdotati. Ed è per questo che il consiglio d’Europa ha raccomandato di approntare una didattica personalizzata per loro». Non è detto, infatti che il dono di un intelletto superiore li trasformi automaticamente in “enfant prodige”. Anzi, il talento va coltivato, perché, spiega Mormando, «anche il quoziente intellettivo (Qi) può aumentare o diminuire a seconda delle opportunità offerte. E la motivazione al conoscere diminuisce o si azzera se la risposta dell’ambiente, in particolare della scuola, è inappropriata. Di frequente bambini dotatissimi riescono male a scuola e interrompono gli studi».

Per spiegare agli insegnati come riconoscere i talenti e come valorizzarli, Eurotalent, con il Centro di ateneo per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento (Cqia) dell’università di Bergamo in collaborazione, ha ideato percorsi di formazione per professori e genitori. Seminari e laboratori guidati che si svolgeranno fra Bergamo e Milano da febbraio 2009.

La tradizione di coltivare i giovani prodigi, incalza Mormando, «non è ancora entrata a far parte della formazione degli insegnanti e in generale degli operatori del settore. È necessario che gli insegnanti sappiano “sospettare” la superiorità intellettiva, e conoscano le linee metodiche di un insegnamento che la possa favorire e sviluppare». Un’attività fondamentale soprattutto nella scuola primaria, momento cruciale nella formazione e nella crescita della persona. I seminari saranno l’inizio di un percorso che dovrà portare all’inserimento di «questa parte della pedagogia nel curriculum di ogni insegnante», annuncia l’esperta.

Scovare i talenti non è facile, serve un occhio allenato: «Non si può “catalogare” il bambino ad alto potenziale intellettivo, date le marcatissime differenze individuali - ricorda Mormando - e dall’osservazione si può solo verificare la frequenza di alcuni comportamenti». Generalmente «è precoce, impara a leggere talvolta anche a due anni, s’interessa precocemente di vita e di morte come di giustizia e società, fa domande originali». E ancora: la routine lo annoia, preferisce lavorare da solo, ama stare con grandi. «Ma ci sono anche doni che non riconosciamo - avverte - Perché spesso i bambini ad alto potenziale intellettivo riescono male a scuola e sono frustrati nel loro voler approfondire, si sentono diversi, inferiori, inadeguati. Tendono a distrarsi, o a rifiutare in blocco la scuola». Anzi, in nome del buon inserimento fra i compagni, «ripiegano le ali per stare nella scatola in cui sono stati messi».
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