Scuola, il bicchiere mezzo vuoto

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Scuola, il bicchiere mezzo vuoto

Messaggiodi edscuola » 17 dicembre 2008, 10:11

da LASTAMPA.it

Scuola, il bicchiere mezzo vuoto
ALBERTO BISIN

In questi giorni il governo ha deciso di rallentare la marcia della riforma della scuola. Il raffreddamento degli animi forse permetterà un’analisi pacata dei nuovi dati riguardanti il confronto internazionale dei risultati scolastici in matematica e scienze, pubblicati in questi giorni (TIMSS. Trends in International Mathematics and Science Study, 2007). All’indagine hanno partecipato più di 400 mila studenti di quarta elementare e di terza media, da 59 nazioni. I risultati sono comparabili con quelli delle precedenti indagini: 1995, 1999 e 2003. Una mole importante che merita un’analisi approfondita. Alcuni indicazioni di massima riguardo all’Italia si possono però già trarre: 1) i ragazzi italiani di quarta elementare fanno meglio di quelli di terza media, in termini relativi rispetto agli altri paesi; 2) i risultati dei ragazzi italiani non sono significativamente cambiati rispetto al 2003 in matematica, ma sono migliorati in scienze, significativamente solo alle elementari; 3) l’Italia si trova nella media dei Paesi sviluppati solo per quanto riguarda le scienze, alle elementari; assolutamente non in matematica, né alle elementari né alle medie; 4) i pochi dati disaggregati disponibili dimostrano notevole variabilità dei risultati, molto meglio al Nord (specie al Nord-Est) che non al Sud e Isole (per un’analisi più approfondita riferisco al post di Andrea Moro, economista di Vanderbilt University, su noisefromamerika.org).

O forse un’analisi pacata è invece semplicemente impossibile in Italia. In riferimento a questi dati la Cisl Scuola annuncia nel sito: «La scuola primaria italiana si conferma su livelli di eccellenza nel confronto internazionale». Lo stesso Invalsi (l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo d’Istruzione e Formazione) definisce i risultati nelle scienze di «assoluta eccellenza». Giudizi sempre soggettivi. E c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto. Ma il bicchiere contiene al più i risultati in scienze in quarta elementare. Come può essere mezzo pieno? Che valore ha un vantaggio nelle conoscenze scientifiche in quarta elementare che è poi perso in terza media? A che servono buone conoscenze scientifiche se quelle matematiche sono scarse? La realtà è che i dati Timss 2007 dipingono una scuola italiana abbastanza in difficoltà ma in modo molto eterogeneo, con punte di assoluto rispetto e casi davvero drammatici. La riforma della scuola elementare e media in Italia non può consistere nell’imposizione all’intero sistema scolastico di procedure didattiche come il maestro unico, su cui non si ha nemmeno rilevante evidenza statistica. È necessario invece identificare cosa funziona e cosa non funziona nelle singole scuole e nei singoli insegnamenti. È qui che questi dati, soprattutto nella versione disaggregata per scuola che sarà resa pubblica a febbraio, dovrebbero essere utili. A cosa si deve il successo relativo delle scienze alle elementari? A cosa i pessimi risultati della scuola media? A cosa si deve il successo relativo del Nord-Est? A cosa il miglioramento significativo dei ragazzi sloveni in matematica dal 2003 al 2007? E quello dei ragazzi inglesi o del Minnesota? È necessaria molta flessibilità d’intervento per evitare di distruggere quello che c’è di buono. Nessuna ragione d’imporre nulla di nuovo, per esempio, alle scuole del Veneto o dell’Emilia Romagna, i cui risultati sono in media tra i migliori d’Europa (in scienze alle elementari sono a livello di Cina e Hong Kong).

Una vera riforma consiste invece nel lasciare più indipendenza alle scuole, ai presidi, alle famiglie. I presidi devono essere messi in condizione di trasferire risorse significative dagli insegnanti incapaci a quelli capaci. Devono poter assumere bravi insegnanti, anche tra quelli ora a tempo determinato, e devono poter limitare ore e salario di quelli che lavorano poco e male. I presidi di scuole in difficoltà devono anche essere messi nelle condizioni di innovare e sperimentare nuovi strumenti didattici. Naturalmente è necessario prima di tutto rendere i presidi responsabili delle proprie decisioni: mettere in piedi sistemi di valutazione delle scuole standardizzati, sulla base dei quali dare loro incentivi anche estremi (ottimi salari in caso di successo, licenziamento in caso di risultati inadeguati rispetto a standard nazionali da definirsi). Questi incentivi devono servire ad attrarre menti fresche, idee nuove, e buone capacità organizzative anche nelle scuole peggiori. È opportuno infine lasciare alle famiglie la massima libertà di scegliere la scuola che ritengano più appropriata per i figli: non tutti i ragazzi sono uguali, non tutte le famiglie hanno le stesse idee. Ed è pensando a quanto una riforma di questo tipo sia necessaria e al contempo impossibile e improponibile in Italia che non riesco nemmeno a vederlo mezzo vuoto il bicchiere.

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