«Il registro è intoccabile» E il prof sconfigge il preside

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«Il registro è intoccabile» E il prof sconfigge il preside

Messaggiodi edscuola » 8 marzo 2009, 10:27

da Genova | Il Secolo XIX

«Il registro è intoccabile» E il prof sconfigge il preside
Matteo Indice

Nota cancellata, il Tar condanna le interferenze del capo d’istituto

Il registro di classe è “inviolabile” senza il consenso del docente, perché può essere equiparato a un atto pubblico: non proprio una sentenza, ma quasi. E poi i presidi devono mettersi in testa che, pur rappresentando il vertice di ciascun istituto, non possono interferire troppo nelle questioni disciplinari, delegate invece al consiglio di classe.

È destinata a incidere parecchio nelle “beghe” che animano centinaia di scuole la sentenza pronunciata nei giorni scorsi dal Tar ligure: il tribunale amministrativo ha infatti “condannato” un preside che aveva cancellato la nota scritta dal prof di francese a carico di un alunno, sul registro appunto. L’intervento del capo d’istituto - scrivono i giudici - ancorché messo in pratica da un superiore gerarchico, non ha valore perché il registro è “sacro” e nessuno, se non gli insegnanti della stessa classe, ci possono mettere mano quando vogliono. Ecco perché i rapporti di forza ne escono perlomeno “ridisegnati”.

Il caso è quello della media genovese “Boccanegra”, e oppone il docente di francese Jean Francois Boudard (assistito in tutta la vicenda dall’avvocato Roberto Delfino) e il capo d’istituto Sergio Nobile. È stato quest’ultimo, il 20 novembre scorso, a cancellare la nota che Boudard aveva compilato il 29 ottobre ribadendo come uno dei suoi alunni, durante l’orario di lezione, avesse tenuto un comportamento poco ortodosso. Un provvedimento evidentemente poco gradito ai genitori, che con i vertici della “Boccanegra” hanno avuto un colloquio per rimarcare le proprie proteste. E alla fine la nota è sparita. Così, il professore, per difendere la propria autonomia, ha scelto la strada della magistratura.

Risultato: il blitz del preside non vale nulla, fatto in quel modo. E il Ministero dell’Università e della ricerca scientifica (la scuola è pubblica, non dimentichiamolo) deve pagare le spese legali.
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