da LASTAMPA.it
Inventiamo il nuovo liceo scientifico
Portiamo i giovani a scoprire i laboratori
LUIGI BERLINGUER*
Si svolge oggi a Roma un convegno organizzato dal «Comitato per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica», con il concorso di alcuni licei scientifici. Titolo: «Per un nuovo liceo scientifico nel XXI secolo. Fondazione culturale e rilevanza sociale». Si vuole richiamare l'attenzione sull'esigenza che in Italia ci sia un liceo scientifico all'altezza del momento, con una propria identità formativa-culturale, che abbia pari dignità ed efficacia rispetto agli altri curricoli della scuola.
L'occasione è offerta dalle misure di riduzione oraria della giornata scolastica e di semplificazione dei vari indirizzi liceali esistenti. Vogliamo che ci si misuri, a monte di questi provvedimenti, con il background teorico e culturale che deve presiedere a qualunque iniziativa di politica educativa.
Il liceo scientifico non può ridursi ad essere un liceo classico senza il greco. Né si può più tollerare lo scarso peso assegnato alle scienze e lo stesso metodo di apprendimento, non certo orientato adeguatamente all'indagine scientifica. Il suo spessore formativo deve fondarsi sull'organicità del progetto, sulla corretta «integrazione» fra componente umanistica-sociale e componente scientifica, sulla sollecitazione della curiosità sperimentale quanto sulla costruzione delle strutture razionali del pensiero. Non si possono operare artificiose contrapposizioni fra questi fattori del cammino della conoscenza-competenza, entrambi indispensabili (come oggi non è).
Vogliamo che si discuta della base epistemologica del curriculum, della declinazione dei linguaggi, partendo dal valore universale del linguaggio scientifico. Per incontrare cioè il logos, la formazione al ragionamento, senza prescindere dal profilo applicativo; per fornire risposte agli interrogativi di senso e cittadinanza, facendo tesoro dell’esperienza diretta e della curiosità dei ragazzi, nell’impatto con la formazione intellettuale complessiva.
In che modo la grandezza universale del metodo scientifico diventa formazione, educazione, dentro il curricolo? In che modo filosofia, lingua, letteratura, storia, scienza sociale concorrono con le scienze ad un unico obiettivo formativo, non come fredda sommatoria disciplinare, ma come percorso unitario di ogni alunno per il possesso dei linguaggi del sapere? In che modo i grandi temi (ambiente, energia, salute, demografia, futuro) e la densità culturale dell'esplosione tecnologica, della società dell'IT e della conoscenza, si ritrovano nell'itinerario dei saperi e l'apprendimento viene stimolato attraverso diversi approcci? Ambizione eccessiva, presuntuosa, non me lo nascondo. Nella fretta, però, rinunciare sarebbe peggio. Apriamo il discorso, sperando che favorisca decisioni politiche pertinenti.
Non si trascuri un dato di fatto essenziale: la maggioranza relativa dei giovani italiani (e famiglie) sceglie il liceo scientifico: è un'attesa che non va trascurata, né eccessivamente semplificata, poiché è carica di complessità. Dal 2010 si prevede che sopravvivano 27 curricoli - fra licei e istituti tecnici. Da solo, il liceo scientifico avrebbe un quarto della popolazione studentesca, agli altri 26 curricoli andrebbero i restanti tre quarti.
Ne deriva che un liceo scientifico puro deve avere più anime. Ma deve restare unitario nell’impianto culturale di fondo: il metodo scientifico. Già ora non siamo lontanissimi da questo obiettivo. Due primi punti fermi: occorre un solo esame di «maturità» finale, la maturità scientifica. E, poiché la legge ha fissato paletti che non sembrano revocabili, le ore settimanali sono 30.
La soluzione può essere nella flessibilità: più opzioni, per cui alcune discipline compaiono pleno iure in un indirizzo e non in un altro, e viceversa. In qualche modo, sulle sperimentazioni, è già così, e non si può tornare indietro. Certo, se si ha timore di una scelta di impianto curriculare che introduce l'opzione (acquisita in molti Paesi), si può pensare a due articolazioni più marcate, o altro. Qualunque soluzione, comunque, non può ridurre il peso della scienza. Né della lingua e letteratura italiana. Né può rinunciare al cambiamento: il laboratorio, luogo educativo di esperienza e teoria coniugate insieme, ben lungi dall'essere piatta empiria ma neanche pura astrazione, per tanti non motivante: il laboratorio come luogo della conoscenza.
*GRUPPO PER LO SVILUPPO DELLA CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA