«Compiti al mare? Meglio di no»

Rassegna Stampa e News su Scuola, Università, Formazione, Reti e Nuove Tecnologie

«Compiti al mare? Meglio di no»

Messaggiodi edscuola » 6 agosto 2009, 14:11

da Il Messaggero

«Compiti al mare? Meglio di no»
Ma il 98% dei ragazzi studia in vacanza
I pediatri: staccare la spina fa bene
di Valentina Arcovio

ROMA (6 agosto) - Matematica: duecento pagine tra esercizi e problemi. Italiano: 5 libri da leggere e 10 brani di antologia da commentare. E poi inglese e francese, altri due volumi alti così, in più una decina di disegni. Alessandra, promossa in seconda media, la scuola se l’è portata al mare. Un paio d’ore di studio al giorno, se vuole finire i compiti, proprio come il fratello, primo liceo scientifico, che ha due debiti da riparare, italiano e latino.

Va bene tenere la mente allenata, ma questo carico di lavoro è quasi una ”punizione” per una studentessa brava come lei. Il solito dilemma dell’estate: chiudere i libri a giugno e riaprirli a settembre, potendo, e così stordirsi di libertà, oppure tenere i manuali sempre aperti, far finta d’essere in vacanza ma in realtà non staccare mai. Insegnanti, medici e padagogisti sono divisi.

«Vacanza per tutti», raccomanda Italo Farnetani, pediatra e docente all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. «I bambini e i ragazzi – continua – non devono essere costretti a studiare. Le vacanze non sono solo per gli insegnanti ma anche per gli alunni che con il caldo devono avere la possibilità di staccare la spina prima di ricominciare di nuovo a settembre». Il ministro Gelmini non la pensa così: studiate, ragazzi, e tenete la mente allenata.

La maggior parte degli studenti sembra ormai essersi rassegnata e, oltre a paletta e secchiello, portano sulla spiaggia anche qualche libro. Infatti, da un’indagine condotta l’anno scorso dal sito www.ambulatorio.com è emerso che la quasi totalità dei ragazzi, anche se a malavoglia, studia durante l’estate. Solo un piccolissimo 2 per cento si rifiuta di aprire i libri. Per il resto i compiti vengono eseguiti da tutti seppur in periodi diversi. Il 62 per cento li esegue nell’arco di tutta l’estate, così come consigliato dagli insegnati, mentre il 4 per cento si riduce agli ultimi giorni, concentrando tutto il lavoro nelle due settimane che precedono l’inizio della scuola.

Insomma, buona parte degli studenti dimostrano un grande senso di responsabilità in estate, nonostante i genitori concordino sul fatto che i compiti estivi siano davvero un gran fastidio. Si stima infatti che siano 9 milioni i genitori che si dichiarano contrari allo studio in vacanza contro solo 1 milione che invece risulta favorevole ai compiti. Ma la motivazione che spinge mamma e papà ad odiare i compiti per le vacanze non è tanto la salute psicofisica dei propri figli, quanto piuttosto la spesa che sono costretti a sostenere per l’acquisto dei libri per le vacanze. In totale, i compiti estivi costano alle famiglie italiane circa 200 milioni di euro. A questi si deve poi aggiungere il fastidio di dover aiutare i propri figli a svolgere qualche esercizio forse un po’ troppo complicato.

«In queste condizioni – sottolinea Farnetani – l’apprendimento è scarso, mentre lo stress diventa notevole. Ricordo poi che le alte temperature sono un’insidia per l’organismo, che può associarsi allo stress dovuto all’applicazione allo studio». Questa tesi non è però condivisa da tutti. Anzi, c’è chi pensa che i compiti estivi siano un modo per tenersi in allenamento e siano un’opportunità per recuperare quello che non si è fatto per bene durante l’anno. Ovviamente, il tutto condito con una buona dose di moderazione, senza eccedere.

La pensa così, ad esempio, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Stella Gelmini. «E’ giusto – dice – assegnare i compiti delle vacanze, anche se bisogna farlo in maniera equilibrata. Se è sbagliato sovraccaricare gli studenti di lavoro, è altrettanto sbagliato farli oziare. Meglio non perdere completamente il contatto con lo studio e meglio tenere la mente allenata con qualche esercizio». Dello stesso parere è anche Giuseppe Mele, presidente della Federazione italiana Medici Pediatri. «E’ importante – dice - che l’estate il bambino possa usufruire di una quantità maggiore di tempo libero da passare con la propria famiglia e i propri amici. Ma allo stesso tempo credo che qualche piccolo compito non faccia di certo male. Anzi, può servire a tenersi in allenamento. Meglio se come compito venga assegnato la lettura di qualche bel libro da sfogliare da soli o con i genitori».

Una terza via forse c’è, suggerisce Elisabetta Scala, pedagogista e responsabile nazionale dell’Osservatorio Media del Moige, l’associazione dei genitori. «Non dare per niente compiti non penso sia giusto - spiega - un minimo di tempo da occupare in modo formativo è utile. Esagerare è dannoso». La cosa migliore sarebbe pensare a «compiti intelligenti», evitando di sovraccaricare. Un elenco di libri di lettura tra cui scegliere, «è importante dare la possibilità ai ragazzi di esprimere le proprie preferenze». Oppure una visita culturale nel luogo di villeggiatura di cui fare un resoconto. «Un minimo di compiti è bene farlo - dice la pedagogista - altrimenti si arriva a settembre avendo dimenticato tutto, ma senza trasmettere ai ragazzi l’angoscia dello studio. Raccogliamo le lamentele di tanti genitori. Ci dicono: vogliamo goderci i nostri figli in libertà e senza la schiavitù dei libri».
edscuola
Site Admin
 
Messaggi: 19822
Iscritto il: 3 ottobre 2007, 11:30

Torna a Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 47 ospiti

cron