Scuole italiane poco internazionali

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Scuole italiane poco internazionali

Messaggiodi edscuola » 7 settembre 2009, 17:07

da Repubblica.it

I risultati di una ricerca dell'Osservatorio creato da Intercultura
Punte di eccellenza nel Nordest, scarsi i risultati nel Meridione

Scuole italiane poco internazionali
I presidi: "Insegnanti disattenti"

Diciassette parametri per stabilire il grado di apertura al mondo
Manca l'informazione, difficile anche accedere ai finanziamenti

ROMA - Com'è difficile essere internazionali. Sì, perchè a dispetto delle "3 i" (inglese, internet e impresa), nonostante la partecipazione a progetti di scambio culturale e in barba a chi sostiene che ormai gli immigrati sono troppi e ci vorrebbero classi separate, i risultati della ricerca presentata questa mattina alla Camera dei Deputati dicono tutt'altro. Dallo studio dell'Osservatorio nazionale sull'internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, nato quest'anno grazie alla Fondazione Intercultura, emergono dati poco incoraggianti sull'apertura delle nostre scuole allo studio delle lingue, ai gemellaggi e alla partecipazione a progetti europei.

I parametri. I dati, rilevati da Ipsos, vanno a costruire un "indice di internazionalizzazione", basato su una serie di variabili rilevate nei diversi istituti. Tra queste, il numero di lingue straniere insegnate, l'adesione a scambi internazionali, l'integrazione e la presenza di studenti immigrati. Diciassette parametri che comprendono anche l'autovalutazione e l'organizzazione di corsi di educazione alla cittadinanza. Proprio perchè non bastano inglese e anni scolastici all'estero per potersi dire "cittadini del mondo".

E non serve nemmeno scaricare la responsabilità sull'apatia dei "giovani d'oggi" tutti sms e videogame. Dalle considerazioni dei 402 presidi intervistati emerge infatti come uno dei freni maggiori alla realizzazione di progetti di internazionalizzazione sia la "Scarsa adesione da parte degli insegnanti" (22%), così come si fa sentire la difficoltà di ottenere finanziamenti, mentre la poca partecipazione degli studenti "pesa" solo per l'11 per cento.

I numeri. I risultati dell'indagine, espressi in una scala da 1 a 100, non sono confortanti. Per quanto riguarda le tipologie di istituiti, i più "internazionali" sono i licei classici e le scuole con più di 40 classi, che si attestano su un risultato di 40/100. Considerando invece alle aree geografiche, il migliore è il dato del Nordest (45/100), appena 39/100 al centro e se si guarda a Sud e isole il dato scende a uno sconsolante 32/100, con un'internazionalizzazione maggiore se aumenta la popolazione del centro preso in considerazione. Se invece si prende il dato nazionale, solo il 2% delle scuole ha ottenuto un valore compreso tra 75 e 80, dimostrando di aver raggiunto un alto livello di internazionalità, differenziandosi molto dal resto del campione, mentre il 49% degli istituti ha ottenuto un indice inferiore a 35.

Problemi e risultati. Uno degli ostacoli maggiori sembra essere la mancanza di informazione. La ricerca rileva l'assenza di una campagna strutturata da parte del Ministero e degli enti locali: internet come fonte di auto-informazione surclassa le iniziative istituzionali. E' da questo che si dovrebbe partire per sensibilizzare in modo sempre maggiore docenti, dirigenti scolastici ma anche studenti e genitori. Con un'informazione capillare potrebbe migliorare anche l'accesso ai finanziamenti aggiuntivi, così come la comprensione dei progetti e la capacità di adattarli al proprio percorso didattico. Perché la voglia di uscire dai confini c'è: cresce la partecipazione agli scambi, i viaggi d'istruzione portano sempre più spesso all'estero e non mancano esempi di scuole che organizzano l'insegnamento extracurricolare di lingue come arabo e cinese. Sprovincializzarsi si può. Ma c'è ancora molta strada da fare.
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