Grandi Scuole di banlieue

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Grandi Scuole di banlieue

Messaggiodi edscuola » 13 gennaio 2010, 8:45

da LASTAMPA.it

STRANIERI. LE CLASSI DEGLI ALTRI

Grandi Scuole di banlieue


Sarkozy sfida il tabù delle quote: "Più borse di studio ai meritevoli"


DOMENICO QUIRICO

CORRISPONDENTE DA PARIGI
«Un Paese che recluta le élites nel dieci per cento della popolazione si priva del novanta per cento della sua intelligenza»: è una formula classica di Sarkozy, slogan brutale, incontestabile, provocatoriamente manicheo. Ma questa volta va all’assalto di un fortilizio ben munito, le Grandi scuole, gli istituti di insegnamento superiore che «sono» la Francia, nel senso che avviluppano il suo modello di eccellenza, e svolgono la funzione di palestra di una secolare Amministrazione, forgiano presidenti, ministri, manager, intellettuali. Un livello di insegnamento elevato, certo, ma anche un carattere rigorosamente «borghese», elitario, riservato ai ricchi, impermeabile all’afflusso di quella «diversità» imposta dall’altro vanto francese, l’eguaglianza, e dalle contingenze politiche. Come far virtuoso posto dunque agli studenti sfavoriti economicamente, che hanno studiato in scuole mediocri, alla Francia delle minoranze insomma, che brucia le auto nei fine settimana, e che finora per emergere ha dovuto utilizzare il football?

Il Presidente ha sillabato un numero: trenta per cento. Vuole un trenta per cento almeno di borsisti, in queste riserve dell’eccellenza; e della diseguaglianza. Non tutti sono d’accordo, anzi inveiscono. In prima fila proprio la conferenza che riunisce le grandi scuole. I rettori hanno rifiutato, bruscamente e seccamente, per vizio di demagogia. Il progetto mette in pericolo - hanno scritto in un documento comune - il livello di preparazione degli allievi, crea inevitabilmente dei laureati di serie B. Costituisce l’introduzione in Francia delle quote, un concetto che qui è considerato diabolico perché contrario al principio di uguglianza. Al politicamente corretto si oppongono le ragioni dell’efficienza e dei risultati: scontro che rischia di contare solo perdenti.

Le quote sono un confine che neppure il Presidente si sente, per ora, di scavalcare. Rivolgendo gli auguri per il nuovo anno al mondo dell’educazione nel campus dell’Ecole Supérieure d’Electricité nell’Essone, ha ribadito la volontà di raggiungere il limite del 30 per cento, ma ha rinunciato a considerarlo un obbligo. «L’eguaglianza delle possibilità è anche l’identità della Francia - ha spiegato - che si è sempre costruita sulle qualità dei suoi ragazzi e non sul colore della pelle o lo status sociale dei genitori. Le grandi scuole hanno tutto da guadagnare a diversificare il loro reclutamento. Ma non accetterò mai un sistema in cui certi candidati sarebbero ammessi a un concorso solo per la ragione che sono borsisti, a detrimento dei più meritevoli e dei più attivi».

Le cifre chiariscono come sempre molte cose. Nelle normali università, ad esempio nella facoltà di ingegneria, i borsisti sono il 22,9 per cento; al napoleonico e prestigioso Polytechnique sono l’11 per cento. Nelle facoltà di economia e commercio il divario è tra il 20,7 per cento e il 12,3 per cento dell’Essec, che costa 32 mila euro per tre anni.

Fallito l’assalto diretto, Sarkozy tenta l’aggiramento. Propone di diversificare i criteri di accesso: non più le feroci classi preparatorie, ma solo il curriculum. Non è una novità: all’Essec ai 360 ammessi al primo anno per concorso se ne aggiungono al secondo altri 120 in base ai titoli o all’esperienza. Altra strada: aumentare i posti per i diplomati che arrivano dai rami tecnologici, più facili da scalare.

I rettori restano diffidenti, attendono la grande consultazione che il Presidente ha, come accade a ogni inciampo, annunciato sul tema. Ma insistono: il problema della discriminazione non nasce all’università, è nelle scuole medie e inferiori e lì deve essere risolto. Qualcuno, come Sciences Po, assai astuta nelle arti della propaganda, propone una soluzione «urbanistica»: Richard Descoings, rettore iconoclasta ma rigidamente nei limiti del sarkosismo, ha deciso di aprire una sede in banlieue, nell’altra Francia, quella al di là del Muro del Périphérique. Dalla prestigiosa rue Saint-Guillaume a Créteil: bello, e costa anche meno.
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