La qualifica? Solo con le regioni

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La qualifica? Solo con le regioni

Messaggiodi edscuola » 24 febbraio 2010, 7:49

da ItaliaOggi

La qualifica? Solo con le regioni
a cura di Carlo Forte

SPECIALE RIFORMA/ Professionali: due bienni e un quinto anno utile alla maturità

Niente più diplomi triennali di qualifica ai professionali. La novità è emersa nel corso di una conferenza di servizio indetta dalla direzione generale dell'ufficio scolastico regionale del Veneto,che si è tenuta il 18 febbraio scorso. E si aggiunge a quelle previste dalla riforma degli istituti professionali approvata defintivamente dal governo il 4 febbraio scorso. I percordi formativi, di durata quinquennale, non saranno più scindibili nel 3+2 come previsto dall'attuale ordinamento. E dunque non sarà più possibile conseguire il cosiddetto diploma di qualifica al termine dei primi 3 anni di studio. A meno che gli istituti non si mettanto d'accordo con le regioni. In questo caso, infatti, opereranno in via sussidiairia rispetto agli enti regionali e potranno definire percorsi formativi triennali, che potranno terminare con il rilascio della qualifica. Ma per fare questo gli istituti dovranno imcrementare la quota oraria di flessibilità di almeno un 25% rispetto all'impianto definito dalla riforma. Tutti gli istituti professionali sarano suddivisi in due bienni e in un quinto anno, al termine del quale gli studenti sosterranno l'esame di stato per il conseguimento del diploma di istruzione professionale. Il titolo sarà spendibile per la continuazione degli studi in qualunque facoltà universitaria, oltre che nei percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore e anche presso gli istituti tecnici superiori, che però non sono stati ancora costituiti. Le ore di lezione scenderanno ulteriormente dalle attuali 36 a 32 ore la settimana. In sostanza, dunque, alla prima riduzione da 40 a 36 operata dal governo Prodi, ne seguirà un'altra, di ulteriori 4 ore per effetto dell'ultima riforma. Un'ulteriore sforbiciata riguarderà il numero degli indirizzi che scenderà dagli attuali 28 a soli 6 indirizzi, che saranno raggruppati in due grandi settori: industria e artigianato, che avrà 2 indirizzi e il settore dei servizi, che ne avrà 4. Il primo settore comprenderà un indirizzo dedicato alle produzioni industriali e artigianali con articolazioni industria e artigianato e un altro alla manutenzione e all'assistenza tecnica. I profili dell'indirizzo produzioni industriali e artigianali, daranno spazio alle produzioni che caratterizzano le filiere del made in Italy (mobile e arredo, trasformazione del prodotto ittico, etc.), anche con riferimento all'artigianato artistico (per esempio la liuteria e le confezioni per l'abbigliamento). Il settore dei servizi comprenderà invece un indirizzo dedicato ai servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, un altro ai servizi socio-sanitari con 2 articolazioni (odontotecinci e ottici) un altro ancora ai servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, con tre articolazioni (enogastronomia; servizi di sala e di vendita; eccoglienza turistica) e infine l'ultimo indirizzo sarà destinato ai servizi commerciali. Gli istituti professionali del settore industria ed artigianato saranno dotati anche di un ufficio tecnico che servirà sostenere l'organizzazione dei laboratori. Dopo l'altolà del Consiglio di stato, che ha spiegato che il comitato misto tra interni ed esperti esterni alla scuola non si poteva fare perchè la legge delega non consente di introdurlo per regolamento, il governo non ha rinunciato all'idea. Ma ha dovuto accontentarsi di renderlo facoltativo per le scuole, che potranno introdurlo grazie all'autonomia scolastica. Il nuovo organo collegiale, a carattere consultivo, si chiamerà comitato tecnico-scientifico è potrà essere formato da docenti e da esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca scientifica e tecnologica. La sua funzione dovrebbe essere quella di agevolare l'orientamento verso le professioni tecniche e realizzare stage, tirocini e l'alternanza scuola-lavoro.
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