da Corriere
Decisi i tagli, il Veneto perde 1.600 cattedre
VENEZIA — Dall’anno prossimo il Veneto avrà 1.633 cattedre (e probabilmente altrettanti insegnanti precari) in meno. La conferma arriva dall’Ufficio scolastico regionale ed è la diretta conseguenza della riforma dell’ordinamento. Due le due fasce colpite: saranno 902 le cattedre in meno alle superiori e 728 alle scuole elementari.
Una cifra precisa, arrivata dal ministero, sulla quale difficilmente si potrà contrattare, e messa ora direttamente nelle mani dell’Ufficio scolastico regionale, che si troverà perciò a dover gestire autonomamente 1.633 cattedre in meno per l’anno 2010/2011 con un picco preoccupante di riduzione per le scuole elementari, che perderanno 728 maestri (si passa da 18.095 a 17.367), e per le superiori, che avranno 902 professori in meno (da 15.729 a 14.827). «Effettivamente, i tagli sono stati messi interamente nelle nostre mani, la riduzione di organico è però l’esito diretto della riforma della scuola, la conseguenza funzionale dell’avvio dei nuovi ordinamenti delle superiori — spiega Carmela Palumbo, direttore dell’Ufficio scolastico regionale — il ministero ci ha comunicato i dati la scorsa settimana, in questi giorni li abbiamo analizzati e domani (ndr oggi) faremo un incontro preventivo con le associazioni sindacali per discuterli. Nel pomeriggio incontreremo anche i direttori degli Uffici scolastici provinciali. Le cifre sono quelle, ma i metodi di distribuzione dei tagli nelle province verranno comunque concertati. Numero massimo e numero minimo di alunni per classe rimarranno invece gli stessi».
Non importa dove, insomma, ma dovranno essere 1.633 i posti in meno e l’indicazione secca in arrivo da Roma già preoccupa non poco i sindacati. «Questi primi dati la dicono lunga sul futuro: il massacro sulle scuole primarie non è ancora terminato e l’effetto della riforma arriva ora alle superiori — commenta Salvatore Mazza della Cgil regionale — questo non è che il terzo passo della riforma e del piano triennale del ministero, che come esito finale sta avendo soltanto la svalutazione della scuola pubblica». D’accordo lo Snals regionale: «Solo alla partenza effettiva delle lezioni si vedrà l’effetto della riduzione da 36 a 32 ore settimanali negli istituti tecnici e professionali — dice il segretario degli autonomi Leopoldino Lago — nelle classi seconde, terze e quarte gli studenti neppure si accorgeranno, con le nuove ore da 60 minuti, ma per gli insegnanti sarà una stangata: arriveremo a girandole di cattedre e a docenti che perderanno il posto o dovranno dividersi tra più scuole.