ANDIS: Sintesi Convegno "Unita' d'Italia"

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ANDIS: Sintesi Convegno "Unita' d'Italia"

Messaggiodi edscuola » 7 marzo 2011, 8:21

Unità d'Italia. Cittadinanza e Costituzione
le responsabilità educative

Convegno ad Avellino – Hotel de La Ville – sabato 5 marzo 2011


Nella splendida cornice dell’ Hotel de La Ville”, l’ANDIS, sezione provinciale di Avellino, ha voluto celebrare il 150° anniversario dell’unità d’Italia con un convegno dal titolo: ”Unità d’Italia, cittadinanza e Costituzione e responsabilità educative”.
Un vero successo che ha scatenato l’entusiasmo di tutti i convenuti: studenti, docenti, dirigenti delle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Avellino e di tutte le autorità presenti in sala.
Sull’onda emotiva generata dall’inno di Mameli, intonato dagli studenti dell’Istituto Comprensivo “San Tommaso”di Avellino, il moderatore prof. Paolino Marotta ha abilmente assegnato i tempi per i saluti alle autorità, per poi concedere lo spazio dovuto agli illustri relatori: Dott. Antonio Laudati, Procuratore della Repubblica di Bari e senatore Nicola Mancino.
La presidente provinciale Claudia La Pietra ha, tra l’altro, rivendicato il necessario impegno della scuola pubblica a svolgere il suo ruolo di attore sociale, in grado di coniugare coesione e sviluppo. Ha esaltato il valore della persona e la persona come valore all’interno di un processo educativo che conduce all’acquisizione delle competenze di cittadinanza, vero capitale umano da salvaguardare e far crescere. Ha ricordato come proprio il senatore Mancino, nel dissertare di etica laica ed etica religiosa ritenesse che “Il rispetto e la tutela della dignità della persona umana sono le premesse indispensabili per la costruzione di una società giusta e pacifica e per il progresso degli individui, dei popoli e delle Nazioni.”
Il presidente regionale ANDIS Campania Domenico Ciccone, nell’esaltare la valenza educativa dell’insegnamento di diritto e Costituzione, ha fatto rilevare l’esigenza di accompagnare tale innovazione con risorse utili ad elevare gli standard formativi di tutti gli studenti.
Hanno rivolto il loro saluto alla massiccia platea il sindaco di Avellino Pino Galasso, il prof. Antonio Doria segretario regionale della UIL Scuola, il dirigente del liceo scientifico “Mancini”, prof. Giuseppe Gesa che ha illustrato un decalogo per la legalità.
Ai saluti ha fatto seguito il qualificato intervento del presidente nazionale ANDIS Gregorio Iannaccone che con sottile ironia, si è soffermato sulla controversa attività che ha impegnato il governo per decidere su una festa, sentita come un moto dell’anima, un’emozione, un momento di vita.
Dopo aver espresso il suo compiacimento per aver scelto l’ANDIS di essere in anticipo sui festeggiamenti riservati a questo anniversario storico, ha descritto lo scenario scolastico dello Stato Unitario in questi 150 anni. Ha posto in risalto l’orgoglio della scuola irpina che nel passato è stata frequentata da studenti che con sacrifici e passione sono riusciti a superare grandi difficoltà per raggiungere le istituzioni scolastiche, sottolineando come tali difficoltà abbiano indotto altri all’abbandono. Maestri e professori di ieri e di oggi, “tante storie di eroica resistenza, in condizioni estreme, tante storie per fare un unica grande storia , quella dell’Italia”. La scuola, allora osserva il presidente, era faticosa, ma lo è ancora oggi, anche se immeritatamente bistrattata da politici ingenerosi, superficiali editorialisti e da approssimativi censori. Riesce, continua il presidente, nonostante le scarse risorse, a mostrare “una giovinezza forte” che fa paura a chi le è estraneo, che affligge gli incompetenti. Ad Avellino, come in Italia è la cosa migliore che si sia potuta inventare, un luogo di crescita impercettibile, ma autentico.
E’ nostalgico, il presidente, quando ricorda le esperienze altamente formative di tanti professori e dirigenti fatte lontano dalla propria comunità. Ci siamo arricchiti di esperienze diversificate che abbiamo espresso in maniera significativa nelle nostre realtà.
Nel rivolgere il saluto al senatore Nicola Mancino ha sottolineato che l’autonomia delle istituzioni scolastiche deve essere sostenuta finanziariamente e tutelata con adeguata normativa, ampliata per essere sempre vicina ai fruitori del servizio scolastico.
Nel rivolgersi, poi, al dott. Laudati ha ricordato come egli in occasione del 46° convegno nazionale di Bari nel 2009 abbia esaltato il lavoro dei docenti.
Ha concluso il suo intervento, asserendo che è merito della scuola se l’Italia è diventata una grande potenza economica e un prolifico luogo di letterati, scienziati e artisti. La nostra provincia ha esportato tante intelligenze e allora, solo se riusciamo a fermare la fuga dei talenti verso mete sconosciute, potremo dire che l’unità d’Italia sarà veramente compiuta.
Il dott. Antonio Laudati, dopo un excursus storico sulla scuola italiana, a partire dal 1800 in cui ha messo in risalto il ruolo della chiesa cattolica nella lotta all’analfabetismo, si è soffermato sull’obbligo scolastico, sancito dalla Costituzione nel 1948. E’ stato un passaggio rivoluzionario, ha osservato il dott. Laudati, soprattutto se pensiamo che nel regno delle due Sicilie abbiamo avuto come maestri di diritto i maestri di strada, a tal proposito ha citato il maestro Pagano e Rossi Doria. La scuola allora era affidata ai comuni che non avevano risorse, non riuscivano ad estendere l’apprendimento ed il tasso di analfabetismo era al 7%.
Si è soffermato cosi, sull’articolo 34 della Costituzione: “i capaci e i meritevoli hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione”; allora non garantire a tutti l’esercizio di questo diritto significa tradire questo articolo e pertanto uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, che ha sancito l’obbligo di garantire la meritocrazia.
In un passaggio alquanto delicato, il dott. Laudati ha spiegato che il mondo della giustizia si fonde con il mondo della scuola, dovendo appunto la scuola garantire la meritocrazia. Infatti, essa garantisce la meritocrazia, proprio quando consente ai” capaci e ai meritevoli di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione”, e proprio in attuazione dell’articolo 34 della Costituzione i magistrate sono reclutati attraverso un meccanismo concorsuale che premia i capaci e meritevoli . Per essere magistrati “senza timore e senza speranza” senza ottenere nulla per quello che fanno, devono garantire l’equità dei cittadini davanti alla legge.
Occorre riflettere su questi due valori della Costituzione che oggi sono oggetto di dibattito. Tradire questi due principi, ha asserito il dott. Laudati, significa tradire la Carta Costituzionale.
In un mondo globalizzato come il nostro è emersa la necessità di avere norme sul lavoro e sulla giustizia che appartengono al mondo: la giustizia prima di essere in una norma è un valore di per sé.
E’ riuscito poi magistralmente a catturare l’attenzione, soprattutto degli studenti con un giochino teso a far rilevare come le decisioni siano espressione di un giudizio che affonda le radici nella sensibilità culturale e sociale di ciascuno, per dimostrare che parlare di giustizia non significa parlare di codici, ma di un valore condiviso all’interno della società. Significa che tutti siamo sottoposti al valore fondamentale che è la democrazia e che essa ha una sola religione: la legge. Allora la sintesi tra giustizia e scuola va colta, come conferma il relatore, in questo comune valore: la meritocrazia e chi sbaglia paga.
Ha fatto rilevare come, drammaticamente le nuove generazioni, definite “del pollice” siano vittime di messaggi educativi forti e violenti.
Ha concluso, per festeggiare degnamente il 150°anniversario dell’unità d’Italia, puntando sulla condivisione. Questa è la promessa: condividere dei valori, fare propri dei principi che ci accomunano, su questo dobbiamo improntare le leggi.
E cosi, come Nino Bixio esortò Garibaldi a ricostruire l’Italia sulla giustizia e non sul sangue, il dott. Laudati ha esortato noi cittadini italiani a ricostruire la repubblica sulla democrazia, se vogliamo avere futuro.
Il senatore Nicola Mancino, con l’emozione di chi ha partecipato alla celebrazione del centesimo anniversario dell’unità d’Italia, ha coniugato sapientemente il presente con il passato, facendo rilevare come allora la speranza guidasse l’azione delle nuove generazioni, mentre oggi i giovani sono emarginati ed appaiono senza desiderio e senza speranza. Il nuovo scenario sociale certamente più complesso del passato ha indotto l’illustre relatore a lanciare un appello ai giovani per scuotere le loro coscienze ed esortarli a recuperare l’entusiasmo, la speranza, il desiderio di partecipare alla vita democratica del Paese, per rendersi protagonisti attivi e consapevoli del loro futuro.
La cittadinanza è stata, a parere del nostro costituzionalista, una grande conquista, ma essa supera i confini della Nazione e si misura giorno dopo giorno con il pianeta sempre più vasto. Giova, allora, riflettere in un contesto, dove si rafforzano le speranze e si consolidano i doveri, come la meritocrazia. Se siamo uguali ha asserito il senatore, abbiamo dei diritti da far valere e c’è un dovere da far rispettare e questo valore è proprio la meritocrazia; la legge non deve annullare tale dovere. Al proposito, non potevano mancare le sue preoccupazioni per la crisi laico-repubblicana che sta attraversando il nostro Paese. E’ in atto un procedimento alla rovescia: abbiamo lavorato, puntualizza il senatore, per costruire l’unità e ora si sta lavorando per dividere, si sta mettendo in discussione il principio di solidarietà che è alla base della nostra Carta Fondamentale. Tale principio, ha esclamato con forza l’illustre senatore irpino, non può essere messo in discussione.
Ha concluso con le parole di Aldo Moro: “esistono diritti, ma nessun Paese può progredire senza i doveri di solidarietà e di attenzione”.

(sintesi a cura di Claudia La Pietra)
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