Milano, 2 agosto 2011
Le dimensioni delle scuole si decidano
solo a servizio delle comunità locali
In questi giorni le Regioni hanno avviato, nelle Province e nei Comuni, le procedure per giungere alle misure di razionalizzazione previste dai commi 4 e 5 dell’art. 19 del DL 98/2011, attraverso Piani di dimensionamento delle Istituzioni Scolastiche Autonome (I.S.A.). Questo a seguito non solo dell’obbligo introdotto di generalizzare la forma dell’Istituto Comprensivo per tutte le scuole del I Ciclo, ma anche del nuovo livello minimo di 1.000 alunni per salvaguardare l’autonomia delle Istituzioni, anche se questo nuovo vincolo dovrà per norma riguardare solo le nuove I.S.A. che nasceranno dalla soppressione delle Direzioni Didattiche e delle Scuole Medie.
1. DiSAL già dal DPR 233/98 e dal DPR 81/2009 si è battuta per Piani che scaturissero da un reale dialogo con comunità locali e scuole. Negli anni le situazioni che ne sono seguite sono state fortemente differenziate, a causa del comporatemti più disparati degli Enti Locali.
Oggi già la norma introdotta (valutata negativamente da tutte le aggregazioni associative e sindacali della scuola), che aumenta il minimo per l’autonomia delle nuove I.S.A. costituite e generalizza un modello organizzativo, manifesta una cultura statalista e assolutamente disattenta ai gravi problemi delle scuole. Infatti:
a- più aumenta la dimensione delle I.S.A., meno queste diventano governabili, dimunendo la possibilità di azione comune verso i problemi della dispersione, del calo della preparazione culturale, delle situazioni di disagio e svantaggio;
b- generalizzando la forma dell’Istituto Comprensivo si toglie alle situazioni locali la facolta di valutare (pur all’interno di legittimi obiettivi di bilancio) le soluzioni più adeguate alle diversissime situazioni locali;
c- tra gli esiti di queste operazioni vi sarà l’ulteriore riduzione della dirigenza scolastica a pure funzione tecnica, sottraendole, a causa delle dimensioni accresciute, possibilità di perseguire, con la comunità scolastica, la primaria funzione educativa di questa.
2. L’esperienza passata poi ha mostrato anche effetti perversi: a fronte di Regioni che non hanno mai affrontato seriamente Piani di dimensionamento richiesti dalle norme (Regioni inadempienti per anni sulle quali i vari Governi si sono ben guardati dall’intervenire a far rispettare le norme), si sono viste altre Regioni adottare in diversi casi dimensioni abnormi (scuole di 2.000-2.500 alunni), favorendo spesso anche protagonismi di dirigenti o territori che identificavano il prestigio della scuola con il numero di alunni raggiunti.
3. Ora è il momento di affrontare l’esigenza di razionalizzazione (anche se non vediamo nel D.L. 98 penalizzazioni alle Regioni inadempienti), ma con ragionevole attenzione alle situazioni reali, con un serio dialogo serrato tra Enti e Scuole, così che i Piani manifestino soluzioni innanzitutto a servizio dei bisogni formativi di giovani e famiglie e non viceversa sottoponendo questi a schemi astratti, quando non ad interessi elettorali, corporativi o individuali.
In particolare i dirigenti scolatsici di DiSAL chiedono che:
a- si accelerino prioritariamente le procedure soprattutto in quelle Regioni dove sono generalizzate ancora dimensioni al di sotto dei 500 alunni;
b- si prevedano sanzioni per le Regioni che non attuano le norme, evitando con grande cura che queste non si ritorcano ancora sulle Istituzioni Scolastiche, unicamente vittime della trascuratezza della politica;
c- si salvaguardi quanto previsto dal c. 4 per la presenza della scuola nelle piccole isole, zone montane;
d- si evitino smembramenti o sovradimensionamenti di I.S.A. con soglie numeriche oltre gli 800 alunni e che hanno mostrato nel tempo costante incremento della popolazione scolastica;
e- invece di avviare gare da “primi della classe”, le Regioni, nell’ambito delle proprie competenze, chiedano di concertare con lo Stato l’attuazione della norma in modo che (salvo situazioni di fortissima inferiorità numerica) Enti locali e Scuole abbiano il tempo materiale di esaminare le singole situazioni. In questo modo si potrà giungere a Piani che sanino dimensioni troppo esigue e contemporaneamente eliminino dimensioni abnormi, riportandole entro i limiti massimi previsti, salvaguardando innazitutto le cruciali funzioni culturali, formative e sociali della scuola.
4. I dirigenti scolastici di DiSAL infine chiedono che, dopo i continui tagli di cui la scuola è stata oggetto in questi anni, ora la politica dia esempi credibili e indicazioni di sviluppo. Per l’immediato, gli esempi occorrono nei propri settori: riduzione dei privilegi, impegno contro l’evasione fiscale di grandi redditi, abolizione della Province con trasferimenti di competenze a tutte le Istituzioni già esistenti. Per il futuro è giunto il momento dello sviluppo, degli investimenti e del sostegno economico al rilancio della qualità di tutta la scuola pubblica.
La Direzione nazionale