Quando lo spettacolo non aiuta la cultura
Molte volte ci sforziamo di realizzare buone trasmissioni culturali, di dare spazio ad una corretta informazione, di aiutare le persone a capire e rispettare le piccole e grandi diversità presenti nel mondo e nel nostro Paese. Tutto ciò è importante e utile, ma molti, moltissimi messaggi passano ad un più largo pubblico attraverso i cosiddetti programmi leggeri in cui anche una battuta può veicolare un più corretto modo di essere e di comportarsi.
Durante la trasmissione del Grande Fratello, spesso e volentieri alcuni dei partecipanti sono soliti condire le loro liti con l’epiteto "mongoloide".
Hanno iniziato in dicembre, mentre i concorrenti erano a tavola per la cena, (la puntata su canale 5 era finita da un' ora o forse più, la diretta continuava sul Canale extra 1 di Mediaset Premium) e la concorrente Carmela l'ha urlato come fosse il peggiore degli insulti, e da allora non hanno più smesso.
Il reiterarsi di questi spiacevoli episodi fa male; fa male alle 49.000 persone con la sindrome di Down e alle loro famiglie che vivono in Italia e che lottano ogni giorno per far capire che avere la sindrome di Down, essere “mongoloide”, non vuol dire essere sciocchi e incapaci e quindi degni solo di disprezzo. Avere la sindrome di Down vuol dire avere un ritardo mentale, ma essere comunque persone, persone che vanno a scuola, che si sforzano di acquisire una certa autonomia, che qualche volta lavorano, che ridono, che piangono, che hanno dei sentimenti, che sanno dare e ricevere.
Da tempo lavoriamo per abbandonare il termine mongoloide proprio perché troppo spesso usato in senso dispregiativo, ma quello che davvero vogliamo non è solo abbandonare la parola, ma abbandonare l’idea che si possa disprezzare una persona.
Chi fa televisione sa che molte persone lo vedranno e lo ascolteranno, deve sapere di avere delle responsabilità, di fare, a volte suo malgrado, cultura. E se domani due bambini giocando davanti alla scuola si scherniranno chiamandosi “mongoloide”, deve sapere che ha contribuito a rinforzare questo comportamento anziché ridurlo.
Le scuse non servono a cancellare l’offesa, ma aiutano a rimettere al centro le persone. Per queste ragioni l’Associazione Italiana Persone Down chiede alla trasmissione “Grande Fratello” di chiedere scusa a questa, forse piccola parte di Italiani, ma non per ciò meno degna di rispetto.