Una trasmissione forte, bella, efficace, che ha evidenziato lo stato di sofferenza della scuola pubblica: la condizione drammatica dei precari, il degrado dell’edilizia scolastica, l’assenza di risorse anche per il funzionamento ordinario e per pagare i supplenti.
Vedendola, mi hanno assalito una profonda angoscia e, insieme, una forte ammirazione per i tanti docenti e dirigenti scolastici, che, nonostante tutto, fanno ancora una buona scuola, si impegnano per educare i ragazzi e per istruirli. Ho provato ammirazione per Pia Blandano – dirigente di una scuola di Palermo viva, bella (anche se in strutture del tutto inadeguate), ricca di materiali prodotti dagli studenti – che nella sua intervista ha saputo far emergere sempre gli aspetti positivi delle cose, sempre il “bicchiere mezzo pieno”. Un ottimo esempio di chi sa svolgere bene il proprio ruolo di dirigente ed educatore.
Un’incredibile rappresentazione è stata quella di una scuola di Messina, dove, per carenza di aule, i docenti e gli studenti sono costretti ad un continuo pellegrinaggio (in pratica quasi ad ogni cambio di ora) da un’aula ad un’altra, da una sede ad un’altra!
E le scuole sopravvivono per i contributi delle famiglie, contributi nei fatti obbligatori, mentre la scuola pubblica dovrebbe essere gratuita.
Alle immagini desolanti della scuola pubblica si contrappone un altro mondo, quello delle scuole paritarie, in particolare della Lombardia: aule ben attrezzate, palestre, laboratori, piscine, tempo pieno, insegnamento in italiano e in inglese, attività creative, attività per gruppi… tutto quanto necessario per una scuola di qualità, che ha l’obiettivo di educare e di fornire competenze e saperi. Tutto quanto il Ministro Gelmini sta negando alla scuola pubblica, etichettandolo come inutile, superfluo e dispendioso.
Per queste scuole paritarie le rette sono assai elevate: dai 7 mila ai 15 mila euro annui e questo, come eloquentemente esplicitato da una dirigente amministrativa di una scuola paritaria, impedisce l’iscrizione dei ragazzi stranieri, dei casi sociali… non perché li esclude, ma perché non possono permetterselo.
Il finanziamento della Regione Lombardia, attraverso il buono scuola, finanzia appunto coloro che possono, sottraendo risorse alle famiglie più bisognose e alla scuola pubblica.
Un quadro allarmante, che indica in modo inequivoco come nel nostro Paese si stanno rafforzando processi di discriminazione e ampliando le differenze.
Presadiretta ha mostrato, con una enorme evidenza, il disegno politico che il Governo Berlusconi sta realizzando: l’impoverimento insostenibile della scuola pubblica, da cui progressivamente si allontanano i ragazzi le cui famiglie possono permettersi la scuola privata, distruggendo uno dei fondamenti della nostra Costituzione, che vuole nella scuola pubblica il garante del diritto all’istruzione per tutti. Un vulnus che mai prima d’ora si era realizzato nella Repubblica italiana.