Gilda : no ad un´autonomia scolastica senza freni
Giornata mondiale dell´insegnante. Tra le proposte: l´istituzione del presidente del collegio dei docenti eletto tra gli insegnanti
Gilda : no ad un´autonomia scolastica senza freni venerdì 5 ottobre 2012
"Il modello dell´autonomia scolastica, così come è stato impostato in Italia, spinge il dirigente a comportarsi da padrone e a sfruttare gli insegnanti, definiti ‘risorse umane´, e a cercare di trarre il massimo per ottenere risultati di chissà quale tipo, visto che la scuola non ha una produttività che si misura in denaro".
Si può riassumere così il messaggio lanciato dalla Gilda degli Insegnanti nel corso del convegno "La governance nella scuola, Quale futuro per la professione docente?", promosso oggi al centro congressi Cavour di Roma in occasione della Giornata mondiale dell´insegnante.
Dalla Gilda arriva un rimprovero secco alla classe politica italiana, colpevole di aver approvato un progetto di legge definito "scellerato" sull´autonomia scolastica: "Si tratta di un provvedimento legislativo, passato a grande maggioranza in sede deliberante nella Commissione Cultura della Camera, pericolosissimo - spiega il sindacato - perché assegna un´autonomia troppo spinta a ogni singola scuola che ottiene, così, un´indipendenza totale sia sul piano amministrativo che didattico".
Per il sindacato riunito oggi al centro congressi Cavour, il progetto di legge "mette i docenti in minoranza negli organi di amministrazione e riduce le competenze del corpo docenti. Ciò non significa, però, che siamo contrari tout court all´autonomia, se con questo termine si intende efficienza, - precisa la Gilda - ma la contrastiamo se la sua applicazione vuol dire creare sistemi completamente esenti da controlli che rischiano di alimentare il malcostume che ormai dilaga ovunque".
Il sindacato lancia poi una proposta: "Perché non fare come nelle università, eleggendo il presidente del collegio dei docenti fra chi ogni giorno è in cattedra? Così si garantirebbe agli insegnanti di non essere trattati come dipendenti di una fabbrica - conclude il sindacato - ma come persone con una loro autonomia culturale".