I dati OCSE sulla nostra scuola: deve esserci una seria e responsabile strategia di interventi
A parte la complessità della comparazione tra sistemi scolastici diversi e prendendo atto dei risultati di queste ricerche sulla cui metodologia suggeriamo analisi approfondite e cautela, dobbiamo chiederci innanzitutto se oggi per il Paese la scuola e la formazione rappresentano uno dei beni più importanti per la crescita individuale e sociale.
Di fronte a diagnosi così severe e allarmate, da codice rosso, è importante e fondamentale attivare innanzitutto terapie in grado di ricostruire intorno alla scuola quel clima di attenzione e di cura che da decenni famiglie, società e governi le hanno negato, con devastanti conseguenze anche sul piano motivazionale dei nostri ragazzi.
Se viene meno la molla dell'interesse all'apprendimento verso saperi e conoscenze indispensabili per la crescita individuale e verso l'acquisizione di capacità e competenze per l'esercizio della cosiddetta cittadinanza attiva e il conseguente inserimento nel complicato mercato del lavoro in un contesto di economia globale e competitiva, anche le didattiche più aggiornate rischiano di fallire.
In quei segmenti formativi quali la scuola dell'infanzia e la scuola primaria, dove maggiore si è dimostrato l'investimento attraverso politiche di innovazione e qualificazione professionale, i risultati delle verifiche internazionali ci collocano a livelli di eccellenza che ci inorgogliscono, e non ci fanno arrossire.
Su queste basi - al di là di atteggiamenti demagogici e tesi preconcette che in questa occasione non si sprecano, e non dimenticando che il nostro sistema si fonda su scelte valoriali per noi irrinunciabili quali l'inclusione e la giusta attenzione alle fasce più deboli dell'utenza - si può costruire una seria e responsabile strategia di interventi attraverso politiche scolastiche che diano concretezza a quel "patto sociale" già prefigurato dalla recente "Intesa sulla conoscenza".
Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola