Creatività nella Comunicazione di Impresa

Creatività nella Comunicazione di Impresa

di Paolo Manzelli
<pmanzelli.lre@gmail.com; www.edscuola.it/lre.html

<<La comunicazione di impresa nel mondo scientifico e tecnologico contemporaneo realizza, coordinandosi con l’arte, la partecipazione ad una situazione emotiva comune e integrandosi con la scienza migliora la comprensione propria dello stare insieme con modalita’ adeguate a mettere in comune idee e pensieri utili per collaborare allo sviluppo del territorio e valorizzare la sostenibilita’ della concorrenza globale>>.
L’Arte e la Scienza nella comunicazione di impresa contemporanea rappresentano una evoluzione trans-disciplinare della partecipazione e della trasmissione di un sistema di relazioni che unisce trasferimento tecnologico e culturale in una prospettiva di sviluppo finalizzata a far crescere il valore della produzione di un sistema territoriale di sviluppo, nel quale la strategia di comunicazione di impresa si arricchisce di contenuti e valori rappresentativi dell’ambiente culturale e sociale che caratterizzano le radici dello sviluppo e la sua innovazione.
In tal modo la comunicazione di impresa produce un valore ed una garanzia di qualita’ dell’impresa di lungo periodo poiche’ la comunicazione modifica le piu’ effimere modalita’ di reclamizzazione correlate solo alla promozione dei prodotti. Infatti la comunicazione integrata di Impresa fa, principalmente, riferimento alle priorità di sviluppo della impresa che sono considerate rilevanti da una società che provvede alla ricerca di condizioni di sviluppo innovative percependone rinnovate emozioni, esperienze, sulla base di nuovi scenari di innovazione.
La diversa strategia di comunicazione trans-disciplinare di impresa richiede strumenti sempre più creativi ed innovativi che superano la logica della pubblicità dato che questa e’ divenuta sempre piu’ costosa ed inadeguata ai bisogni della nuova evoluzione dell’Impresa che pur espandendosi nel mercato globale vuol rimanere radicata nello sviluppo competitivo del territorio in cui opera.
L’abilità creativa nella comunicazione d’impresa diviene quindi associata ad un tessuto di relazioni capace di condividere lo sviluppo produttivo all’interno di un complesso sistema territoriale di sviluppo della innovazione.
Il modello trans-disciplinare della comunicazione di impresa che correla “Impresa, Scienza ed Arte”, si basa sul seguente principale presupposto: il medium diviene l’estensione della produttivita’ della impresa nelle radici cultuali e sociali del territorio.
Il messaggio condiviso genera la forza creativa ed innovativa prodotta dalla estensione della impresa in un sistema di rete territoriale finalizzato a migliorare e potenziare la competitivita’ e la sostenibilita’ della produzione e del lavoro nel contesto del mercato globale.
Tale complessa strategia, utilissima per attuare il “marketing territoriale”, e’ oggigiorno divenuta necessaria per superare la crisi contemporanea della produzione aziendale, proprio in quanto la rinnovata comunicazione di impresa diviene suscettibile di migliorare, potenziare e creare un nuovo medium integrato nei contenuti trasmessi, scientifici, tecnologici e culturali.
Il messaggio di radicata collaborazione sociale per lo sviluppo della impresa e’ pertanto il medium di un profondo mutamento di relazioni, di ritmo, di interazioni, di abitudini o di schemi collaborativi, che introduce nei rapporti umani nel territorio la motivazione e la forza verso l’applicazione di nuove strategie integrate dello sviluppo, piu’ consone al processo di cambiamento strutturale della futura “economia della conocenza”.
Sulla Base di queste preliminari considerazioni organizzeremo con ToscanaEconomia, Egocreanet e altri Enti e Imprese , il Convegno sul tema
“IMPRESA ARTE e SCIENZA”: Contaminazioni ed Innovazione nel quadro della azioni strategiche per l innovazione secondo le linee di guida del programma Europeo “Orizzonte 2020” .
Il Programma di “Impresa, Arte e Scienza”, verra’ suddiviso in due sezioni :
A) Obiettivi Strategici dello Sviluppo Territoriale integrato;
B) Progetti Stategici di Marketing Territoriale e la Comunicazione di Impresa.

Chi fosse gia’ da ora interessato a collaborare potra’ contattarci.

Biblio on LINE

Arte, Scienza, Innovazione e Comunicazione d’Impresa.

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La spesa delle scuole

La spesa delle scuole

di Gian Carlo Sacchi

In un sistema centralistico in cui le scuole erano considerate terminali territoriali dello Stato le spese per l’erogazione del servizio venivano decise in coerenza con un ordinamento che costituiva la totalità degli impegni che le stesse dovevano portare a termine nelle pur diverse realtà locali, salvo pochi interventi di sostegno alle strutture assicurati dagli enti territoriali.

La situazione attuale vede al centro le esigenze formative delle persone e quelle delle comunità, l’autonomia della scuola nell’elaborazione dell’offerta, il che comporta non solo la gestione decentrata delle risorse, ma un allargamento delle stesse e quindi la necessità che sulla base di “livelli essenziali delle prestazioni” si definiscano i finanziamenti erogati dallo Stato e altri ne vengano reperiti a livello locale, sia pubblici che privati. Il sistema nazionale deve infatti garantire i diritti di cittadinanza e la qualità dei servizi pur nelle diverse realtà e più articolate soluzioni organizzative.

Si tratta dunque da un lato da parte dello Stato di assicurare sostegni economici adeguati per quanto riguarda l’ambito nazionale (negoziato con le Regioni e le Autonomie Locali) e la relativa crescita, con azioni perequative per le realtà più disagiate, e, dall’altro, di individuare sui territori modalità integrative che tengano conto dei rapporti tra domanda e offerta, in relazione ai rispettivi livelli di sviluppo.

A seguito dei ben noti provvedimenti governativi di contenimento della spesa al sistema scolastico sono stati decurtati personale e finanziamenti, così come agli Enti Locali ai quali è stato imposto un “patto di stabilità” che blocca anche le disponibilità esistenti. Si ha dunque la sensazione che il proclamato federalismo fiscale di fatto costringerà i predetti enti ad un’autoperequazione per mantenere gli standard di servizi erogati, ricercando nuove entrate. Tutto questo non ha solo risvolti finanziari, ma anche politici, relativi ai poteri di regioni, enti territoriali e autonomie scolastiche, a cominciare dall’applicazione del nuovo titolo quinto della Costituzione.

Se però l’istruzione è un settore che rientra, come dice la legge, tra le “funzioni fondamentali”  da finanziare completamente, allora occorre una concertazione per definire sul tavolo del fisco e dei trasferimenti economici come comporre la relativa spesa.

Ma le scuole in realtà di che mezzi finanziari dispongono e da dove provengono ? Si riportano alcuni risultati emersi da una sommaria indagine effettuata nel corrente anno scolastico, che tiene conto del tipo di scuola e della dislocazione. Si sa che lo Stato fornisce la dote principale, i docenti e più in generale il personale, ma non vi è dubbio che la qualità della loro prestazione dipenda molto dalle condizioni in cui si trovano ad operare.

In un istituto comprensivo di collina ci sono circa 500 alunni, possono essere distribuiti in più di 10 sedi tra i diversi gradi di scuola. Sono piuttosto diffuse le pluriclassi, sia nella primaria che nella secondaria di primo grado.

C’è un’offerta di tempo scuola dilatato ovunque e i risultati sono buoni: pochi respinti a fine ciclo e non c’è dispersione.

Manca un utilizzo a fini didattici dei risultati delle prove INVALSI, così come si fa riferimento alle indicazioni ministeriali per i curricoli senza introdurre particolari flessibilità o standard territoriali.

Il bilancio è di poco più di 200.000 euro ed ha registrato una diminuzione dei contributi statali ed una sostanziale stabilità di quelli degli enti locali e delle famiglie.

In un istituto comprensivo di pianura, alle porte di un grosso centro urbano, la popolazione oltrepassa i 1500 alunni, su circa 10 plessi, senza pluriclassi, con un tempo scuola variabile.

Il conto ha chiuso con poco più di 500000 euro evidenziando un calo dei finanziamenti statali e in genere degli enti locali. C’è stato un aumento solamente dei contributi delle famiglie.

Irrilevanti sono gli insuccessi durante e al termine del ciclo, ma non si registrano abbandoni; manca anche qui il confronto con i dati INVALSI e non ci sono particolari interventi sul curricolo oltre quanto indicato a livello nazionale.

Mentre i comprensivi dovevano dare maggiore efficienza alla struttura scolastica soprattutto dal punto di vista amministrativo, oggi possono costituire in qualunque contesto una più apprezzabile strategia di riorganizzazione della didattica e del sostegno all’apprendimento, nelle città tuttavia sono ancora presenti unità scolastiche orizzontali che operano all’interno di un unico segmento formativo. Queste a livello primario hanno almeno due sedi, ma vanno anche oltre le quattro soprattutto nelle medie che derivano da progressive fusioni di piccole entità che hanno progressivamente perso l’autonomia. Ma anche nella primaria la logica della divisione per grado fa sì che non vi siano rapporti efficaci nemmeno con la/e scuola/e dell’infanzia. Una direzione didattica che vuole mantenere la personalità giuridica in modo stabile deve avere più di 800 alunni, si ritrova circa 35 classi e una novantina di docenti. L’organizzazione estremamente semplificata, in quanto tende a tornare al maestro unico, ha un basso numero di personale non docente ed un bilancio che si aggira sui 370000 euro. Stessa situazione nelle scuole medie con qualche insegnante in più per effetto dei curricoli disciplinari, ma con bilanci più magri. Anche queste ultime devono tendere alla semplificazione, diminuendo le ore (da 33 o 36 a 30, per il tempo prolungato, in calo,  o le sperimentazioni azzerate) o togliendo l’abbinamento con altre attività, vedi ad esempio il CTP che dovrebbe essere unificato a livello provinciale.

Per le così dette scuole di base i finanziamenti statali per il funzionamento sono in netto calo e vengono percepiti in modo discontinuo; in calo anche gli interventi degli enti locali. Non ci sono altre entrate, e quindi resta di incidere sulle famiglie, continuando a chiedere o aumentando i contributi volontari. Rarissime sono le entrate derivanti da progetti europei.

La percentuale di successo formativo è comunque elevatissima, soprattutto nella primaria, anche se le scuole non introducono altri standard limitandosi alle “indicazioni nazionali”. La percentuale di abbandoni è pressoché nulla, ed altrettanto basse nella scuola media sono le ripetenze e le bocciature all’esame di licenza.

Interessanti in alcune realtà di scuole elementari, l’introduzione di obiettivi di apprendimento definiti per la lingua inglese, musica e attività sportiva, con la collaborazione di associazioni esterne. Anche qui manca completamente un confronto sul miglioramento dei livelli interni delle prestazioni, utilizzando i dati INVALSI.

Servizi di mensa, assistenza prescolastica (lavoratori socialmente utili), doposcuola o centri educativi (cooperative sociali) tendono ad essere portati direttamente dall’esterno.

Passando alle scuole superiori è il liceo a fornire un quadro di maggiore stabilità e minore complessità; siamo oltre i 1000 alunni, con classi definite normali, distribuite al massimo in due sedi, la seconda utilizzata per far fronte all’aumento di iscrizioni considerate un effetto del prestigio dell’istituto stesso nella società locale.

Si è avuto un movimento finanziario di oltre 1.600.000 euro sostenuto principalmente dalle famiglie ed altri sponsor. I finanziamenti pubblici, statali e provinciali, sono in calo.

La percentuale di insuccessi e di dispersione sono basse, ed all’esame di stato sono tutti promossi.

L’istituto tecnico (industriale) supera anch’esso i 1000 studenti con un sistema organizzativo più complesso, non tanto per la fisiologia degli indirizzi, laboratori, ecc., ma per la difficoltà di contemperare i parametri di spesa per gli organici, il che apre il fronte delle classi così dette articolate (gruppi grandi per le materie comuni e piccoli per quelle di indirizzo).

La percentuale dei bocciati durante il percorso supera il 20% e la dispersione il 10%. All’esame di stato passa la quasi totalità.

Anche qui il costo complessivo supera il milione di euro, ma tutte le fonti di finanziamento hanno il segno -, tranne quelli provenienti da ditte ed altre iniziative messe in atto direttamente dalla scuola.

Da registrare nessun intervento formalizzato sul curricolo, nonostante la flessibilità prevista dall’ordinamento.

Il professionale (alberghiero) sta al di sotto dei mille alunni, con un costo inferire al milione di euro. Le entrate sono in calo per tutte le fonti istituzionali, tranne che nei contributi delle famiglie che restano costanti.

Le bocciature vanno oltre il 20% nelle classi intermedie e si aggirano attorno al 10% negli esami di qualifica triennale ed al termine del quinquennio. Gli abbandoni poco più del 5%.

Nonostante l’alto potenziale di flessibilità previsto anche per questi istituti, il così detto curricolo locale o dell’autonomia non è decollato.

L’unica realtà in controtendenza risulta essere l’istruzione artistica, che solo di recente vede uniti i licei con gli istituti d’arte.  Detta unione ha dato origine per la prima volta ad istituzioni con oltre 1000 alunni ed una notevole complessità interna, per quanto riguarda le suddette classi articolate.

Il conto consuntivo fa registrare oltre un milione di euro ed interventi dello stato e degli enti locali in crescita; in calo quelli delle famiglie. Sarà l’effetto unione messo in atto dalla riforma ?

I bocciati superano il 10%, basso il tasso di abbandoni; agli esami di stato tutti promossi.

I dati sono riferiti perlopiù alla spesa corrente ed anche l’intervento di eventuali sponsor va in questa direzione, mentre restano del tutto inevase le richieste di investimenti per attrezzature. Si sa che soprattutto gli istituti tecnici e professionali hanno potuto raggiungere livelli di eccellenza grazie alla presenza di laboratori e infrastrutture di supporto alla didattica. Anche nei licei e negli altri gradi di scuola è stato possibile in questi ultimi anni aumentare la dimensione laboratoriale e multimediale, ma le novità si limitano alle LIM ed a qualche sparuta classe “ipertecnologica”.  Ma, si sa, proprio in questo settore nonché in quello delle tecnologie professionalizzanti le strumentazioni invecchiano e nonostante si voglia incentivare una scuola operativa e attiva nulla si intravvede per il rinnovamento di impianti e apparecchiature, che non possono certo essere sostituiti dai pur opportuni stage aziendali.

Da questo seppur fugace colpo di sonda emerge che alle politiche economiche si devono accompagnare quelle scolastiche. Se le nostre scuole traggono sempre più sostegno dal territorio, allora è da decidere quale dovrà essere l’impegno diretto dello Stato e come si interverrà sul territorio stesso a cominciare dagli strumenti di programmazione e dei criteri per la gestione del personale.

Si dovrà operare un consolidamento del primo ciclo, nell’ottica degli istituti comprensivi, collegato efficacemente alle strutture per la prima infanzia, da far rientrare a loro volta tra gli impegni statali (vedi legge sul federalismo fiscale), in modo da ottimizzare tempi, processi didattici e competenze dei docenti.

Bisognerà elaborare un progetto specifico per la montagna, sia per quanto riguarda l’efficacia dei modelli organizzativi rispetto agli standard di apprendimento, sia per i necessari sostegni al diritto ed alla qualità dell’offerta formativa.

Nel passaggio tra primo e secondo ciclo, tra istruzione e formazione professionale, occorre accompagnare la transizione verso il lavoro con attività di orientamento e di contrasto alla dispersione.

Va riconsiderato in termini di equità il rapporto con i privati, a cominciare dalla gestione dei contributi delle famiglie e per far fronte alle tariffe dei servizi connessi: mense, trasporti, corredi, libri, ecc.

Si dovrà valorizzare infine il potenziale delle scuole nella prospettiva dell’educazione degli adulti, sia per l’abbassamento dell’età media dei frequentanti gli attuali percorsi, sia per la presenza nei piccoli centri, sia per quanto riguarda lo sviluppo nell’istruzione terziaria (ITS), sia, più in generale, per l’attenzione che la scuola stessa deve porre alla formazione lungo tutto l’arco della vita.

Un calendario per ricordare

Un calendario per ricordare

di Antonio Stanca

Un calendario particolare, preparato dall’Associazione Culturale “AstériA” di Sternatia (Lecce) e intitolato I mere tu chronu me tus AstériA 2012 (I giorni dell’anno con gli AstériA 2012), è stato presentato e distribuito gratuitamente la sera di Giovedì 11 Gennaio presso il Centro Studi “Chora-ma” pure di Sternatia. Questo è diretto da Donato Indino e sempre più interessato si mostra ad iniziative di carattere culturale e sociale. La sua attività è seguita e gli ha procurato un certo pubblico che proviene anche da paesi vicini. Riguardo al calendario è la seconda volta che viene stampato e la sua è una delle testimonianze dell’ampio lavoro di ricerca, elaborazione e produzione compiuto da circa vent’anni dal “gruppo AstériA” abilmente guidato dal dottor Giorgio Filieri. Grazie alla sua applicazione e direzione “AstériA” è divenuto un vero e proprio movimento culturale, si è adoperato nel recupero e nella rivalutazione delle tradizioni culturali, linguistiche, musicali non solo di Sternatia ma anche di altri centri e luoghi del Salento che in passato sono stati occupati dai greci e che ancora oggi risentono di tale antica presenza. Distinguono il calendario le numerose foto che lo corredano e  documentano l’attività svolta da “AstériA” durante l’anno 2011, mostrano anche gli incontri, gli scambi avvenuti tra i suoi membri e quelli di altri centri della Grecìa Salentina e di altri posti compresa la Grecia.
All’inizio della serata c’è stata una breve introduzione da parte di una ballerina del corpo di ballo di “AstériA”, è seguita la preghiera per la pace e poi sono stati benedetti i calendari da Papas Nik Pace della Chiesa Greca di Lecce. Ha preso, quindi, la parola Anna Colaci, docente presso l’Università del Salento, che si è soffermata sull’importanza che hanno assunto oggi operazioni simili a quelle compiute da “AstériA” col calendario. Ha messo in evidenza come i tempi moderni siano responsabili della perdita di importanti valori di carattere morale e spirituale, della crisi sopravvenuta nei rapporti umani e sociali e come sia divenuto necessario riferirsi al passato per salvare quanto è andato perduto. Perciò questo calendario rappresenta un’occasione importante. Esso invita a guardare indietro, ad accorgersi dei costumi cambiati e riflettere. Un richiamo deve essere ritenuto il suo ad una vita che non c’è più e che, tuttavia, non è da considerare finita per sempre se ancora si è disposti a riconoscerla nelle sue qualità.
A comporre, per il prossimo anno, un calendario che permetta una conoscenza più completa del passato ha invitato in seguito, nel suo intervento, l’altro docente dell’Università del Salento presente alla riunione, Carlo Alberto Augieri. Sapere del passato, secondo Augieri, significa sapere anche dei tanti problemi che nella vita, nella società, nella storia di prima si sono verificati e che a volte sono stati ingiustamente trascurati. Significa recuperare conoscenze pur’esse utili perché più vero, più autentico fanno quel passato, più chiara la sua coscienza, più sicura la sua valutazione.
Sono intervenuti, poi, il Sindaco di Sternatia e Donato Indino, il quale ha sottolineato l’importanza assunta di recente dalle associazioni private riguardo a compiti di ordine culturale, civile, sociale, il valore dei risultati ottenuti e l’impegno profuso. Infine a Salvatore Chiriatti, titolare dello sponsor ékalò, è stata consegnata una targa a riconoscimento dell’attenzione dimostrata. Si è passati alla distribuzione dei calendari e dopo un breve buffet la serata si è conclusa con “strine” e “pizziche”.

Istituto Comprensivo e Territorio

Istituto Comprensivo e Territorio

di Angelo Cobino

La Scuola, nel suo ruolo di agenzia primaria di formazione e servizio, ha l’obiettivo di fornire risposte alte e precise alle attese della società che la esprime e la mantiene. La conoscenza di tali attese avviene attraverso un continuo confronto con la sua utenza e con la costruzione di una rete di relazioni sempre più strette con il territorio di appartenenza.

Con il progetto che viene presentato, si intende utilizzare come risorsa educativa il comprensorio, tenendo conto delle relazioni con il sistema sociale e produttivo.

La scuola, che si apre alle realtà del territorio stabilisce con questo un nesso di appartenenza radicato e concreto. Fare scuola utilizzando il territorio favorisce l’incontro diretto (non solo emotivo ma anche cognitivo e operativo) degli studenti con le diverse componenti presenti sul complesso organismo che chiamiamo territorio.

Aprirsi al territorio offre la possibilità di potersi confrontare con la realtà locale in tutta la sua complessità di essere coinvolti operativamente ed emotivamente in esperienze fortemente legate al proprio ambiente, attraverso modalità di lavoro che permettano di formulare ipotesi, di cercare risposte, utilizzando una pluralità di fonti, di punti di vista.

Utilizzare il territorio come luogo di insegnamento/apprendimento ha come obiettivo generale quello di costruire una scuola sempre più adeguata nel preparare cittadini autonomi e responsabili, capaci di confrontarsi con la complessità ambientale ed in grado di proporre eventuali soluzioni, superando il senso di impotenza per acquisire la consapevolezza di essere soggetti attivi per la costruzione di un futuro sostenibile.

Da questa breve analisi emergono un insieme di bisogni formativi che la scuola di ogni ordine e grado, come agenzia educativa, dovrebbe garantire.

Essi appaiono di natura diversa: dai bisogni comunicativi e cognitivi, a quelli metacognitivi, dinamico-relazionali e di socializzazione.

Fra gli obiettivi trasversali, interdisciplinari che la scuola dovrebbe con urgenza perseguire attraverso gli insegnamenti disciplinari risultano prioritari:
– saper comunicare a livello dinamico-relazionale con i simili e gli adulti: si intende il livello della comunicazione interpersonale fra soggetti diversi negli aspetti psicologici, culturali, emotivi.
– riacquistare identità, coscienza del proprio ruolo nel gruppo e nella società.

Ciò implica un graduale sviluppo dell’io nel rapporto relazionale con la realtà:
– sentirsi persona con i propri pensieri, sentimenti, emozioni, sensazioni, cultura, visione del mondo
– avere coscienza della propria dimensione emozionale e prerogativa essenziale per sviluppare la consapevolezza del valore della persona e della solidarietà
– stimolare all’idealità come attitudine al fare e al saper integrarsi abbandonando le forme egoistiche di individualismo, di solitudine, di intolleranza.
– acquistare fiducia in sé stesso, in relazione agli altri e al mondo in cui si vive
– educare all’autonomia, alla creatività, alle libere scelte individuali
– educare alla legalità, al rispetto delle regole in uno spazio di sana convivenza democratica
– educare al vivere civile, al rispetto e alla tolleranza verso l’altro

Il progetto denominato “Per una cultura della legalità nella Comunità territoriale”, si rivolge a tutti gli studenti ed è finalizzato a creare degli avamposti della legalità, secondo lo statuto elaborato dalla BIMED.

Grazie a tale iniziativa, i giovani hanno la possibilità di vivere la scuola in un’ottica diversa, migliorare la vita all’interno della scuola, favorire l’aggregazione, la socializzazione, la comunicazione, prevenire il bullismo, la dispersione scolastica, i disagi, aumentare nei giovani l’autostima ed il senso di appartenenza e di offrire loro occasioni per una crescita umana, culturale, civile e sociale o solo semplicemente per scambiarsi esperienze o anche problemi. In tal senso i giovani possono sviluppare una nuova sensibilità sociale, attenta e disponibile verso le questioni legate al contesto territoriale; una cittadinanza attiva in grado di tradursi in impegno concreto; un accrescimento del livello di partecipazione alle esigenze della comunità territoriale e ai bisogni emergenti nello specifico contesto territoriale.

Il tema dominante di tutte le attività progettuali sarà l’educazione alla legalità intesa come rispetto delle regole, rispetto del territorio e della vita associativa. In tal senso i docenti delle scuole coinvolte fanno riferimento alla Direttiva del Ministero della P.I. del 16.10.2006 “Linee di indirizzo su cittadinanza e legalità”.

Esse, infatti, riportano l’attenzione sull’unitarietà degli interventi educativi progettati nel POF ed indirizzati a far in modo che “la scuola diventi una comunità in cui si cresce sul piano umano e culturale, si fa esperienza di convivenza civile e solidarietà nel rispetto delle singole individualità e delle tante storie personali,… si promuovono tutte le condizioni per far si che la legalità e la democrazia siano una pratica diffusa nella comunità scolastica e nei processi di apprendimento con l’obiettivo di formare cittadini e cittadine solidali e responsabili”.

La legalità a scuola può essere vissuta attraverso la condivisione delle regole, la partecipazione alle scelte e alle decisioni, la capacità di saper discutere, valutarsi e valutare, di saper confrontarsi, di dialogare e di vivere le relazioni.

1. Obiettivi
La scuola nel suo insieme è legalità: essa va intesa non come un “momento”, seppure importante della vita d’ognuno di noi, ma come il luogo in cui per la prima volta ci si confronta con altri, dove bisogna rispettare alcune norme ed avere una precisa condotta.
La scuola è la prima grande istituzione da rispettare e da rafforzare, è nella scuola che avviene il passaggio di consegne tra le generazioni e dove ci si trova a svolgere un ruolo attivo in una comunità.
Per queste ragioni pensiamo che “l’istituzione scuola” possa essere protagonista nella diffusione della cultura della legalità e della democrazia, per una migliore convivenza tra diversi, nel rispetto delle regole, e per una società più giusta.
Partendo da tali considerazioni gli obiettivi generali del progetto, legati ai diversi interventi sono:

  • “fare comunità” nel territorio con momenti di incontro e condivisione tra diversi soggetti;
  • diffondere una cultura di aggregazione e di rispetto tra le persone;
  • accrescere il senso di responsabilità negli studenti attraverso la comprensione delle regole sociali e civili e quindi al rispetto della legalità (diritto di cittadinanza);
  • valorizzare le regole della convivenza civile, l’importanza della partecipazione e il corretto rapporto con la società e le Istituzioni;
  • promuovere una cultura organizzativa nelle scuole che sono chiamate ad interagire con soggetti esterni;
  • sviluppare il senso di appartenenza alla realtà scolastica;
  • valorizzare la cultura giovanile;
  • affermare positivamente le caratteristiche individuali;
  • imparare a lavorare e a decidere in gruppo;
  • sviluppare l’autocontrollo, il rispetto delle strutture, degli spazi e la responsabilizzazione degli impegni assunti;
  • acquisire competenze comunicative linguistiche, anche di tipo multimediale;
  • creare momenti di confronto su tematiche che interessano gli studenti;
  • sviluppare la propria creatività;
  • sviluppare un senso di maggior rispetto delle regole e delle istituzioni;
  • aumentare il senso di coesione sociale attraverso lo sport;
  • far conoscere agli studenti i compiti delle forze dell’ordine e delle istituzioni di tutela del cittadino e valorizzare il loro ruolo nella società;
  • avvicinare il mondo della scuola e le forze dell’ordine;
  • sviluppare un legante efficace e duraturo tra coscienza collettiva e bellezze artistico-territoriali;
  • educare alla tutela attiva del paesaggio;
  • educare alla fruizione delle risorse culturali del territorio;
  • promuovere la conoscenza della cultura locale attraverso lo scambio ed il confronto;
  • sviluppare sensibilità ed interesse verso la conoscenza e la tutela delle risorse territoriali.

Organi Collegiali nell’Istituto Comprensivo

Organi Collegiali nell’Istituto Comprensivo

di Marisa Bracaloni

“Nel momento in cui abbiamo deciso di diventare genitori abbiamo scelto di andare incontro ad una sfida, tra le più importanti e difficili di tutte: l’educazione, la crescita e la formazione della generazione futura.”
È una frase  scritta da un gruppo di genitori e pubblicata sul sito di un Istituto Comprensivo. A ben vedere questa affermazione potrebbe anche  appartenere ad  un gruppo di docenti  ; per questo, scuola e genitori sono legati dallo stesso fine e  per questo non si dovrebbe  solo parlare di partecipazione , ma anche di cooperazione, sostegno, azione congiunta. Questo ci porta a capire perchè sono ancora attuali quei  Decreti Delegati che diedero vita alla partecipazione  dei genitori e perché si continua a  discutere e a scrivere sull’argomento.Dietro l’istituzione  degli Organi Collegiali nel 1974 , c’era una grande idea : mettere al centro del processo educativo il bambino  con i suoi problemi e coinvolgere  tutti gli interessati, genitori e insegnanti in primo luogo , per promuoverne la formazione completa.In più di trenta anni molti pedagogisti hanno scritto libri su questo  possibile collegamento tra scuola e  famiglia , cercando strade sempre nuove e ribadendo la necessità del passaggio di una scuola chiusa  e autoritaria ad una comunità partecipativa.Quindi il primo punto è quello di mettere al centro delle azioni il bambino, il successo formativo dell’alunno. Gli Organi Collegiali sono in funzione del bambino; sono finalizzati a migliorare il percorso formativo dell’alunno  e  questa finalità dovrebbe essere sempre evidenziata per ogni azione. I  protagonisti sono i bambini  e non gli adulti.

Secondo punto
Dal 70 ad oggi siamo passati dalla contestazione all’informazione, alla partecipazione ,all’idea di comunità.Vorrei ricordare al proposito l’incessante riflessione di Luciano Corradini il quale ha sempre sostenuto l’idea della scuola come comunità, a cui si assegnano compiti di cittadinanza e in cui , attraverso un confronto , si stabiliscono funzioni e doveri ( ricordiamo lo statuto degli studenti e le studentesse, il patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia…) .E’ importante e necessario partecipare al processo formativo  per realizzare funzioni di democrazia e cittadinanza :in particolar modo la famiglia, prima responsabile dell’educazione dei figli, dovrebbe collaborare per consolidare una formazione civile secondo i principi della Costituzione . I principi della Costituzione dovrebbero essere la  guida del patto sociale che motiva e avvalora gli organi collegiali. Corradini scrive :“…le scuole dell’autonomia potrebbero trovare le radici di un impegno educativo a 360 gradi proprio nella Costituzione, che, se sperimentata e portata ad ordinamento, diventerebbe in tal modo, anzitutto per i docenti e poi per gli studenti e per i genitori, la mappa valoriale organica in base alla quale affrontare le diverse problematiche educative, più o meno “emergenziali”, che la scuola si trova ad affrontare nei diversi contesti sociali e istituzionali.
In conclusione la scuola è una comunità che opera la crescita del fanciullo e  interagisce con la comunità civile per appropriarsi e farsi portatrice dei valori di cittadinanza. Valori che sono tanto più importanti ora , al momento che  si pone l’emergenza  educativa di cui si parla da tempo. Vorrei a questo proposito citare un interessante articolo di Marco Rossi Doria pubblicato sull’Unità del 7 settembre 2010, in cui si mettono in luce le esigenze di una relazione rinnovata nel rispetto e fiducia reciproca .Egli sostiene che  “ è saltato il patto tra scuola e famiglia, per cui la riforma deve partire da qui “
“…Sono cambiati per sempre i fondamenti sui quali si è a lungo basata la scuola. Infatti è saltato il patto implicito tra scuola e famiglia. Manca, più in generale, il patto tra adulti. Che sta alla base del rivolgersi alle nuove generazioni con vero rispetto e autorevolezza. I docenti di oggi non possono più dare per scontato l’accordo con i genitori dei propri alunni com’è stato per decenni. Né possono farlo gli allenatori sportivi, i capi scout, gli animatori delle parrocchie,ecc.
Questa rottura del patto tra adulti ha molte cause che riguardano il nostro comune paesaggio antropologico e vanno ben oltre l’essere di destra e di sinistra e che sarebbe importante dibattere. E tutti constatiamo che è urgente un nuovo patto tra adulti, una risposta innovativa alla «crisi dell’educare».Tutti vediamo che contano enormemente i modelli, spesso privi di contenimento e regola, di consumo, comportamento e relazione veicolati dall’insieme della società. E che influenzano lo strutturarsi di ogni ragazzo, il lavoro di identificazione e differenziazione di ogni adolescente.
Al contempo, i valori dei genitori, non si formano più entro comunità culturalmente omogenee bensì in modi molto differenziati. Il che ha aspetti negativi e anche positivi. Che non possono, però,essere trattati con una bacchetta magica ma, al contrario, richiedono, una rinegoziazione paziente su cosa serve per crescere oggi e imparare a stare al mondo.
E’ tutto questo che si riverbera sul «come si sta a scuola», che davvero non è più qualcosa di scontato. E impone alla scuola di farsi luogo pubblico e cantiere aperto per la rinegoziazione tra adulti e la riscoperta e ricostruzione delle funzioni educative.

Come coinvolgere ?
Come ridare regole?

Gli Organi Collegiali nell’Istituto Comprensivo
La partecipazione dei genitori nell’istituto comprensivo  è  una risorsa  irrinunciabile e  anche diritto per due motivi: per l’obbligo scolastico che impegna alla frequenza     e perché   la durata  dell’Istituto comprensivo   comprende  due fasi della vita   fondamentali alla formazione dell’essere umano:l’infanzia e l’adolescenza.
In questo periodo il bambino si separa  dalla famiglia e entra in contatto con il mondo esterno composto da adulti e coetanei fino alle soglie del delicato momento adolescenziale In questi passaggi cosi critici , sarà fondamentale la presenza  e il supporto della famiglia.Ma in quale modo possono gli organi collegiali favorire questa relazione con la famiglia?
Ci sono  alcune criticità riguardo la  partecipazione dei genitori:  il  Consiglio di Istituto è ritenuto molto impegnativo e troppo numeroso come composizione, i Consigli di interclasse sono   ritenuti inutili  . La maggior parte dei genitori eletti partecipano passivamente, senza entusiasmo, per far piacere agli insegnanti.  Svolgono il loro compito diligentemente partecipando agli incontri , facendo resoconti delle riunioni e informando tutti i genitori, spesso chiedono informazioni sull’offerta formativa e sull’organizzazione , ma tutto ciò non porta risultati significativi alla scuola, anzi alcuni ritengono i consigli di interclasse una  perdita di tempo ed evitano di farsi rieleggere.
Scarsa è la partecipazione alle votazione per il rinnovo degli organi collegiali,in particolar modo  per le votazioni dei rappresentanti di classe ; ogni anno è sempre più difficile  trovare persone disponibili al farsi eleggere e a stare al seggio per le votazioni.

Alcuni suggerimenti:
PROPOSTA  PER IL CONSIGLIO DI ISTITUTO
Dovrebbe essere composto da un numero paritetico e ristretto di persone , esempio tre  docenti e tre genitori rappresentanti di ogni ordine di scuola, il dirigente e un  rappresentante della comunità  delle famiglie.
Non è più giustificata la partecipazione di solo volontariato, pertanto deve essere riconosciuto l’impegno anche attraverso una remunerazione con gettoni di presenza.
Poi sarebbe necessaria la sostituzione dei consigli di intersezione e interclasse con le assemblee di tutta la classe : la fase della riunione collegiale sembra determinante in questo momento in cui è necessario dibattere pubblicamente su alcune questioni educative.L’assemblea è vivace , coinvolgente, stimolante, chiarificatrice.
PROPOSTA  PER L’ASSEMBLEA GENERALE DEI GENITORI
L’assemblea dei genitori della scuola è costituita da tutti i genitori dei bambini iscritti.L’assemblea all’inizio dell’anno elegge, durante una  seduta, il proprio presidente che dura in carica un anno.L’assemblea esamina la programmazione proposta dal collegio docenti ed esprime pareri relativi ad iniziative scolastiche progettate per la qualità dell’offerta formativa.Poi si affrontano via via tutte  le questioni importanti che si incontrano nella vita quotidiana
GLI INCONTRI INDIVIDUALI i con i genitori sono importanti e quindi dovrebbero essere costanti per lo scambio delle informazioni relative al singolo alunno e per valutare il processo di apprendimento.
Infine sarebbero importanti altre iniziative di supporto quali  lo Sportello di ascolto e la Formazione dei genitori.

Merita concludere queste brevi considerazioni sugli  O.O.C.C. con un pensiero scritt0 da un genitore.
“L’insegnante non può educare senza il genitore e un genitore non può fare altrettanto senza l’insegnante. Nell’educazione nessuno oggi è autosufficiente. Perché la scuola funzioni bisogna restituire consenso al sistema educativo. Deve essere una linea da perseguire soprattutto come genitori per il bene dei figli.”

Un buon punto di partenza per cominciare un cammino insieme basato sull’ indispensabile cooperazione con la scuola e l’ esercizio del diritto/dovere delle famiglie alla corresponsabilità educativa.