Il massacro del test…

Il massacro del test…

di Maurizio Tiriticco

… oppure, test per un massacro, test al massacro… comunque la si metta, ormai sono molti anni che stiamo assistendo a una utilizzazione assassina di uno strumento misurativo e, per certi versi, valutativo, che ha invece una sua storia, una sua tradizione, una sua dignità! Tutti valori che i nostri “esperti” del Miur, dell’Invalsi, del Formez, delle Università hanno completamente stravolto facendone polpette! Inducendo e sollecitando reazioni più che legittime, le quali ovviamente non si sono scatenate contro “quei” test ma contro il test tout court! Altro che cultura della valutazione, di cui parliamo da anni! Una sottocultura bella e buona! Il fatto drammatico è che gli autori di questa sottocultura sono proprio coloro che invece ne dovrebbero sostenere e dimostrarne tutta la validità.

Chiunque si occupi di valutazione sa – e io stesso l’ho scritto più volte – che il test nell’ampio panorama degli strumenti valutativi occupa un posto di tutto rilievo e “serve”, però, solo a certe operazioni di indagine e di analisi e non ad altre, le quali sono affidate ad altri strumenti. E si tratta di operazioni per certi versi “semplici”, che attengono, cioè, ad operazioni mentali elementari logiche o di memoria di primo livello. In effetti nel linguaggio comune e anche nel linguaggio scientifico si adotta la parola test anche per una serie di operazioni che sono di natura diversa e che più correttamente dovrebbero chiamarsi reattivi. Ad esempio, i test di appercezioni tematica (tat) o i test proiettivi o le famose macchie di Rorschach, usati nell’analisi psicologica, servono a far “reagire” il soggetto a una data situazione debitamente rappresentata, in genere, da uno o più disegni. Orbene, la reazione varia da soggetto a soggetto ed è solo estremamente casuale che si abbiano “reazioni” eguali. Il test classico, invece riguarda l’area delle conoscenze condivise e consolidate. Se chiedo a un bambino di disegnare un albero o a un paziente che cosa vede in una macchia, le reazioni manifestate saranno indicazioni di un dato stato interiore, che riguarda l’”ampia area” della personalità, non la “piccola area” delle conoscenze acquisite e da tutti condivise. Le risposte ai reattivi sono tutte diverse e tutte accettabili, non sono né vere né false. Nella zona test, invece, le risposte sono già “date” in partenza: tre per tre fa nove; l’abbazia di Montecassino è stata fondata da San Benedetto nel 529 d. C; Mosca è la capitale della Russia. La zona reattiva non distingue il vero dal falso, la zona test, invece sì! Berlino è la capitale del Regno Unito; la seconda guerra mondiale è scoppiata nel 1914!

Ne consegue che le zone esplorate dallo strumento test sono estremamente “ridotte” rispetto a quelle esplorate dai reattivi. Un conto sono tutti i molteplici aspetti della personalità (dall’es al superio, per dirla con Freud), e una persona è sempre diversa dalle altre; altro conto sono le conoscenze che un soggetto possiede o meglio che più soggetti di una data comunità posseggono e necessariamente devono condividere. Più soggetti possono esprimere giudizi diversi a proposito di un oggetto, un fatto, uno spettacolo, un viaggio, ma i dati costitutivi degli oggetti considerati e valutati – la stessa vicenda, lo stesso film, lo stesso itinerario – sono quelli e non altri. E non bisogna mai confondere la conoscenza di un dato, una data, un evento, un principio, con la valutazione che il soggetto esprime su quella conoscenza. Un conto è sapere che lo spread oggi è a tot punti (zona test eguale per tutti), altro conto è esprimere una valutazione, fare commenti, comparazioni, previsioni (zona analitico reattiva, diversa da soggetto a soggetto)! Per tutte queste ragioni il test è uno strumento “povero” e il suo campo di indagine è ristretto solo – ripeto – alle conoscenze da tutti condivise in una determinata situazione spazio/temporale. Per secoli abbiamo ritenuto per certo che la Terra fosse il centro dell’Universo! O che gli dei vivessero sull’Olimpo!

Venendo ora agli item che sono stati proposti nei test amministrati in questi ultimi anni, ciò che in primo luogo lascia perplessi è che spesso viene proposto come item test un item reattivo: una contraddizione in termini! E nella maggior parte dei casi vengono proposti item che, pur essendo oggettivi, vanno molto al di là delle conoscenze che si ritengono necessarie per controllare “quella” data disciplina o “quel” dato ambito pluridisciplinare. Il fatto è che nessun esperto controlla e conosce tutti i dati di una data disciplina ed è facile far cadere uno storico, un linguista un sociologo proponendogli item eccessivamente sofisticati. Anche un esperto di letteratura medievale non è detto che debba sapere che l’incoronazione di Filippo Augusto, di cui alla canzone Doutz brais e critz di Arnaut Daniel, è avvenuta il 21 maggio del 1180. E’ facilissimo far cadere centinaia di ottimi esperti proponendo loro item di questo tipo.

Spesso è la formulazione stessa dell’item che è o estremamente semplice o estremamente macchinosa. Il più delle volte si ricorre a quesiti che attendono una risposta e si tratta di una scelta non molto coerente con la tipologia classica dell’item che, in quanto tale, deve essere costituito di una proposizione di senso compiuto: in genere la parte nominale e la parte verbale costituiscono il segmento iniziale dell’item, a cui seguono diverse opzioni – o quattro o cinque – tra cui occorre scegliere quella esatta.

Insomma, l’elaborazione di un test richiede cultura della valutazione e una particolare professionalità, che non si inventa e non si improvvisa. Non è sufficiente essere esperto in una disciplina per essere anche esperto nell’elaborazione di test, o meglio un testista! Quindi, è stata un’estrema leggerezza quella di credere che bastasse mobilitare esperti disciplinari per avere buoni test! Si è trattato di una sottovalutazione che non solo ha provocato quelle migliaia di errori che tutti conosciamo, ma anche una selezione affidata più alla risposta casuale e fortunata che alla risposta medita e circostanziata. Così non vi è alcuna certezza che solo i migliori hanno superato i tanti test che in questi ultimi anni abbiamo somministrato a iosa!

Non so se la lezione è stata compresa! Se procederemo ancora così – e segnali di segno contrario non se ne vedono – continueremo a gettare discredito sui test e contribuiremo a far crescere a dismisura… l’incultura della valutazione! E avremo ancora polemiche a non finire! Mah!

 

Indicazioni nazionali: quale spazio per Cittadinanza e Costituzione?

Bozza delle Indicazioni nazionali per le scuole dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione. Quale spazio per Cittadinanza e Costituzione?

di Luciano Corradini

Fra i paradossi della storia ce n’è uno che riguarda la nostra società di oggi, e in particolare la nostra scuola. Lo esprimo in questo modo. Più abbiamo bisogno di fornire ai giovani bussole e carte nautiche per orientarsi e navigare nel mare tempestoso della società globale, meno valorizziamo gli strumenti fondamentali di cui disponiamo.

Avendo studiato nel liceo e nell’università negli anni ’50 e successivamente insegnato nelle medie, nei licei, nei tecnici e in 4 università, ho solcato diversi mari, imbattendomi in diversi strumenti di navigazione offerti dai mercati culturali, pedagogici, economici  e politici. Tirando le somme, direi che gli strumenti più affidabili, condivisibili, potenti di cui gli insegnanti italiani dispongono per capire dove sono, per orientarsi a “sortirne insieme” con i giovani, come Mosè ed Enea con i rispettivi popoli in fuga, alla ricerca di una patria futura, questi strumenti, ne sono convinto, sono i 139 articoli della Costituzione italiana e i 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani. Risalgono al biennio 1947-1948, successivo alla seconda guerra mondiale, anche se diversi articoli della seconda parte Costituzione sono stati successivamente modificati . Purtroppo si danno spesso per conosciuti, ma non sono per lo più letti, approfonditi, ricordati e utilizzati durante la navigazione.

Eppure il Preambolo dice che Dichiarazione universale dei diritti umani è proclamata “al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto, tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione”. Parole pesanti e chiare. Non generico auspicio, ma messaggio nella bottiglia inviato dai naufraghi della guerra a tutti, piccoli e grandi, per evitare altri naufragi. Non lettera del nonno, scritta per commuovere i nipoti e per finire in un cassetto, ma manuale di bordo. Lo stesso vale per la nostra Costituzione.

Il patto costituzionale, frutto di “alto compromesso”, non è solo un episodio che si affianchi ad altri episodi storici del ‘900, ma è insieme anima e legge fondativa della nostra Repubblica democratica, il cui ordinamento fa tutt’uno con la ratio storica, culturale e morale che lo ha ispirato: allora e per il futuro.

Ricordo che lo stesso giorno in cui fu varata la Costituzione, il 22 dicembre 1947, l’Assemblea Costituente approvò all’unanimità, con prolungati applausi, l’ordine del giorno presentato dagli onorevoli Moro, Franceschini, Ferrarese, Sartor, in cui si esprimeva il voto “che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano”. Sottolineo adeguato posto e senza indugio.

Si avvertì fin dal 22 dicembre 1947 che l’educazione era la condizione per la comprensione di questa ratio, dei diritti e dei doveri connessi con la dignità della persona, e della tenuta e dell’ordinamento democratico. Pieno sviluppo della persona umana e partecipazione all’organizzazione politica economica e sociale del Paese sono le finalità supreme di quest’ordinamento, che è stato pensato in una prospettiva intrinsecamente pedagogica. Non aut aut, fra persona e democrazia, fra persona, cittadino e lavoratore, ma et et. E’ la “cattedrale” disegnata nel 2° comma dell’articolo 3. Non solo parole, ma concetti guida, sperimentati col sangue.

La Costituzione, prima che scritta e votata, è stata intravista da chi ha sognato una nuova Italia: basti leggere qualche lettera dei condannati a morte della Resistenza, per esempio quella di Giacomo Ulivi, giovane studente di giurisprudenza, fucilato a 23 anni nel 1944. Di lì si possono trarre indicazioni per capire dove eravamo e dove siamo, e spunti per educare i ragazzi a sognare, a pensare, a progettare, a partecipare. Il 25 aprile 1945 è stato una sorta di “Pasqua civile”. Il testo costituzionale, che ne è frutto, è un patto sociale, civile, politico e giuridico che ha del miracoloso, se lo si confronta con la situazione della politica di oggi. E’ fra l’altro il nucleo generativo di tutte le “educazioni”, di tutti i “saperi”, di tutte le “competenze” che sono emerse in ordine sparso nella storia pedagogico scolastica degli ultimi 60 anni.

Più volte si è detto che la Costituzione entrava nella scuola, con l’educazione civica di Aldo Moro (1958), con la nuova scuola media di Gui (1963), con i decreti delegati (1974), con la 517 (1977), e con i nuovi programmi della media (1979) di Malfatti, con lo Statuto delle studentesse e degli studenti  (1998) e col dpr 275 relativo all’autonomia (2000) di Berlinguer, con la legge delega 53 (2003) della Moratti, e infine con la legge 169/2008 della Gelmini, che introduce “nelle aree storico geografica e storico sociale della scuola del primo e del secondo ciclo conoscenze e competenze relative a cittadinanza e Costituzione”.

La Costituzione è stata sempre citata, ma non ha sempre ispirato coerenti scelte legislative e amministrative delle maggioranze politiche parlamentari e governative.  E’ stata invocata spesso (esemplare in proposito la tesi di don Milani) come metro per misurare e criticare la prassi dell’amministrazione e della vita scolastica. Non la si è dimenticata, ma negli ultimi anni la si tratta come certi beni culturali, che finiscono negli scantinati, o che trovano precarie citazioni nelle Premesse, salvo sparire nella denominazione e nel contenuto dei curricoli.

Di fatto, e non solo per il mancato spazio riconosciuto all’educazione civica, non si è riusciti, in complesso, a educare secondo Costituzione e a insegnarla in modo da farla conoscere, capire e amare. La sfida continua, anche perché, per definizione, la realtà è sempre al di sotto dei principi e dei valori affermati. Tanto che qualcuno pensa che questi valori siano fantasie.  E’ questo il pericolo di fronte al quale si trovano le ultime generazioni, che hanno perso il contatto con l’esperienza vissuta negli anni ’40. Allora si capì che gli ideali sono più pratici delle ideologie e più utili degli interessi. Oggi si pensa il contrario.

Negli ultimi anni del secolo scorso e nei primi del nuovo si tende a ributtare anche la Costituzione e la Dichiarazione nel gran mare della storia e della geografia, senza dar loro il rilievo teorico-pratico che posseggono per la vita, l’organizzazione, la cultura scolastica. Sia chiaro che sono strumenti, non icone da venerare. Non si venera un manuale, ma lo si apprezza e lo si utilizza per quello che vale e per quello che ci aiuta a fare nella vita quotidiana.

Dal 1958 al 2008 diverse minoranze tenaci hanno cercato di vivere e di realizzare le 4 linee pedagogico-didattiche previste dal dpr di Moro nei Programmi d’insegnamento dell’educazione civica e di “rinforzare”, attualizzandolo, quel decreto, che reca il numero 585 e la data del 13 giugno 1958. Queste minoranze hanno subito la sorte del Colombo di Pascarella,, ne La Scoperta dell’America: “Lui parlava, ma manco lo sentiveno;
e più lui s’ammazzava pe’ scoprilla
e più quell’antri je la ricopriveno”.

Nel 1996, con la direttiva 8.2.1996 n.58, è parso di raggiungere qualche risultato istituzionalmente efficace per arricchire e irrobustire quel dpr. Basti pensare al documento Nuove dimensioni formative, educazione civica e cultura costituzionale, allegato alla citata direttiva del ministro Lombardi, approvata all’unanimità dal CNPI. Poi diverse correnti politiche, culturali e sindacali hanno risospinto la barca al largo e la Costituzione è finita di nuovo tra i marosi (o nella stiva, per i più benevoli). In fondo è molto democratico dire che tutti sono  abilitati a insegnare la Costituzione come valore trasversale. E poi ci sono già troppe materie…

Cittadinanza e Costituzione, frutto della legge 30.10.2008, n. 169, ha deluso molti, perché non è diventata una disciplina autonoma. Lo ha denunciato la Repubblica, con parole dure. Non tutto però sembrava perduto ai più ottimisti. Con un po’ di buona volontà, si possono trovare nei dpr del 15.3.2010 relativi alle Linee guida degli istituti professionali e tecnici (nn. 87 e 88) e nelle Indicazioni nazionali per i licei (n.89), oltre a diritto ed economia, dove sono rimaste, anche raccomandazioni utili, per quanto C&C sia priva di orario proprio o almeno di denominazione specifica accanto alla storia.

Per la CM 27.10.2010, firmata da Mario Dutto “l’insegnamento/apprendimento di C&C diventa un obiettivo irrinunciabile di tutte le scuole”; “è un insegnamento con propri contenuti che devono trovare un tempo dedicato per essere conosciuti e gradualmente approfonditi”, secondo una dimensione integrata nell’area storico-geografico-sociale e secondo una dimensione trasversale, che riguarda tutte le discipline.

Ora è giunto il turno delle Indicazioni nazionali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo. Non si è riscritto un terzo testo, dopo le Indicazioni nazionali della Moratti e le Indicazioni curricolari di Fioroni. Il testo è quello di Fioroni, con alcune ulteriori semplificazioni e messe a punto. Le bozze sono offerte alla consultazione delle scuole, entro il 30 giugno. Dunque il cantiere è ancora aperto. Si riapre, forse per l’ultima volta, la speranza di riprendere a bordo o di togliere dalla stiva i manuali di cui si diceva: almeno la Costituzione, che comprende in nuce anche la Dichiarazione, aprendo per di più l’Italia all’Europa e al mondo.

 

Circolare Ministeriale 2 agosto 2012, n. 73

MIURAOODGOS prot. n.5328 R.U./U

 

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica

 

Ai Direttori Generali

degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

 

e, p.c. Al Capo del Dipartimento Istruzione

della Provincia Autonoma di

TRENTO

 

Al Sovrintendente dell’Intendenza

Scolastica Italiana

della Provincia Autonoma di

BOLZANO

 

All’Intendente dell’Intendenza

Scolastica Tedesca

della Provincia Autonoma di

BOLZANO

 

All’Intendente dell’Intendenza

per la Cultura e la Scuola Ladina

della Provincia Autonoma di

BOLZANO

 

Al Sovrintendente agli Studi

per la Valle d’Aosta

AOSTA

 

All’Assessore all’Istruzione

e alla Formazione Professionale

della Regione Autonoma Sicilia

PALERMO

 

Oggetto: Elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica – anno scolastico 2012/2013.

 

Non essendo ancora intervenute modifiche a livello legislativo degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica, anche per l’anno scolastico 2012/2013, si confermano le istruzioni già impartite nei precedenti anni riguardanti le elezioni di tali organismi.

 

Come è noto, dette elezioni si svolgeranno secondo le procedure previste dall’ordinanza ministeriale n. 215 del 15 luglio 1991, modificata ed integrata dalle successive OO.MM. n. 267 del 4 agosto 1995, n. 293 del 24 giugno 1996 e n. 277 del 17 giugno 1998.

 

Al riguardo, si ricorda che entro il 31 ottobre 2012 dovranno concludersi le operazioni di voto per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale della rappresentanza studentesca nel consiglio d’istituto – non giunto a scadenza – delle istituzioni scolastiche d’istruzione secondaria di II grado, con la procedura semplificata di cui agli articoli 21 e 22 dell’ordinanza citata.

 

Le elezioni per il rinnovo dei consigli di circolo/istituto scaduti per decorso triennio o per qualunque altra causa, nonché le eventuali elezioni suppletive nei casi previsti, si svolgeranno secondo la procedura ordinaria di cui al titolo III dell’ordinanza medesima. La data della votazione sarà fissata dal Direttore Generale di ciascun Ufficio scolastico regionale, per il territorio di rispettiva competenza, in un giorno festivo dalle ore 8 alle 12 ed in quello successivo dalle 8.00 alle 13.30, non oltre il termine di domenica 18 e di lunedì 19 novembre 2012.

 

Nelle istituzioni scolastiche che comprendono al loro interno sia scuole dell’infanzia, primaria e/o secondaria di I grado, sia scuole secondarie di II grado, invece, continuerà ad operare il commissario straordinario, non essendo ancora intervenuta una soluzione normativa circa la composizione del consiglio d’istituto delle scuole in questione.

 

Il Direttore Generale

F.to Carmela Palumbo

 

2 agosto Schema Regolamento CPIA

Il 2 agosto 2012, nel corso di un incontro tra MIUR e OO.SS., è stato presentato lo Schema di regolamento recante “Norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei Centri d’istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del Decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133” che dovrebbe essere approvato il prossimo 24 agosto, in seconda lettura, dal Consiglio dei Ministri.

Circolare Ministeriale 2 agosto 2012, n. 71

Circolare Ministeriale 2 agosto 2012, n. 71

AOODGSC Prot. n. 4848

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione
Ufficio VI

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
p.c. Al Capo Dipartimento per l’istruzione
SEDE
Ai referenti regionali per la scuola in ospedale presso gli UU.SS.RR.
Ai Dirigenti Scolastici delle scuole polo per la scuola in ospedale
LORO SEDI

OGGETTO: Assegnazione risorse finanziarie per la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare, per l’anno scolastico 2012 – 2013 (ex L. 440/1997, A.F. 2012).

 

Avviso 2 agosto 2012

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica superiore e per i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni

 

Avviso 2 agosto 2012

 

Decreto Interministeriale del 24 aprile 2012 prot. n. 7431 – Opzioni Istituti Tecnici

 

Si comunica che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale – serie generale n. 170 del 23 luglio 2012, il Decreto Interministeriale del 24 aprile 2012 prot. n. 7431 riguardante la definizione degli ambiti, dei criteri e delle modalità per l’ulteriore articolazione delle aree di indirizzo dei percorsi degli Istituti Tecnici (di cui agli articoli 3 e 4 del d.P.R. 15 marzo 2010, n. 88) negli spazi di flessibilità previsti dall’art. 5, comma 3, lettera b) del citato decreto presidenziale.

Con il suddetto Decreto Interministeriale sono stati definiti gli ambiti i criteri e le modalità per l’ulteriore articolazione delle aree di indirizzo dei percorsi degli Istituti Tecnici in Opzioni ed è stato altresì istituito il relativo Elenco Nazionale al quale si dovrà fare riferimento nell’ambito della programmazione dell’offerta formativa regionale.

 

Avviso 2 agosto 2012

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica superiore e per i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni

 

Avviso 2 agosto 2012

Decreto Interministeriale del 24 aprile 2012 prot. n. 7428 – Opzioni Istituti Professionali

Si comunica che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale – serie generale n. 170 del 23 luglio 2012, il Decreto Interministeriale del 24 aprile 2012 prot. n. 7428 riguardante la definizione degli ambiti, dei criteri e delle modalità per l’ulteriore articolazione delle aree di indirizzo dei percorsi degli Istituti Professionali (di cui agli articoli 3 e 4 del d.P.R. 15 marzo 2010, n. 87) negli spazi di flessibilità previsti dall’art. 5, comma 3, lettera b)del citato decreto presidenziale.

Con il suddetto Decreto Interministeriale sono stati definiti gli ambiti, i criteri e le modalità per l’ulteriore articolazione delle aree di indirizzo dei percorsi degli istituti professionali in Opzioni ed è stato altresì istituito il relativo Elenco Nazionale al quale si dovrà fare riferimento nell’ambito della programmazione dell’offerta formativa regionale.

 

Nota 2 agosto 2012, Prot. n. AOODGPER 5909

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il personale scolastico
Uff. III

Ai Direttori Generali degli U.S.R.
Ai Dirigenti delle sedi provinciali degli U.S.R.
LORO SEDI

Oggetto: Immissioni in ruolo a.s. 2012/13 – Convocazione del personale tramite PEC. – Precisazioni

In riferimento alla nota prot. n. 5838 del 31 luglio u.s., relativa alla nuova modalità di convocazione del personale interessato alla stipula dei contratti a tempo indeterminato per l’a.s. 2012/2013, si precisa che l’utilizzo di tale modalità (invio della convocazione all’indirizzo di posta elettronica certificata dell’interessato) è sicuramente auspicabile – sia per i motivi illustrati nella nota di cui sopra, sia perché si inquadra nel progetto di informatizzazione in atto del rapporto tra P.A e cittadino – ma non può considerarsi esclusivo.

Di conseguenza, nel caso si verificasse che il personale interessato non fosse provvisto di PEC, gli uffici adotteranno le modalità tradizionali di convocazione.

f.to IL DIRETTORE GENERALE
Luciano Chiappetta

 

Nota 2 agosto 2012, Prot. n. AOODGPER 5909

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per il personale scolastico

Uff. III

 

Ai Direttori Generali degli U.S.R.

Ai Dirigenti delle sedi provinciali degli U.S.R.

 

Oggetto: Immissioni in ruolo a.s. 2012/13 – Convocazione del personale tramite PEC. – Precisazioni

 

In riferimento alla nota prot. n. 5838 del 31 luglio u.s., relativa alla nuova modalità di convocazione del personale interessato alla stipula dei contratti a tempo indeterminato per l’a.s. 2012/2013, si precisa che l’utilizzo di tale modalità (invio della convocazione all’indirizzo di posta elettronica certificata dell’interessato) è sicuramente auspicabile – sia per i motivi illustrati nella nota di cui sopra, sia perché si inquadra nel progetto di informatizzazione in atto del rapporto tra P.A e cittadino – ma non può considerarsi esclusivo.

Di conseguenza, nel caso si verificasse che il personale interessato non fosse provvisto di PEC, gli uffici adotteranno le modalità tradizionali di convocazione.

 

IL DIRETTORE GENERALE

F.to Luciano Chiappetta