Scuola, qui è tutto da rifare

da L’Espresso

Scuola, qui è tutto da rifare

Studenti e insegnanti che protestano insieme. Perché non ci sono solo i tagli: c’è un insieme di decisioni improvvisate, caotiche, contraddittorie che hanno messo l’istruzione pubblica in ginocchio. Ed è il momento di pensare a una vera rifondazione

Mariangela Vaglio

Semo venuti già menati!» La foto dello slogan ironico con cui gli studenti si sono presentati all’ultimo corteo di protesta per la scuola ha fatto il giro di internet e poi è stata riproposta da tutti i giornali. Ma il mondo della scuola, al di là delle manganellate piovute addosso ai cortei durante le manifestazioni, in questo periodo “menato” si sente parecchio, tanto che non sa nemmeno più dove voltarsi per evitare di prendere altre sberle.

La grande mobilitazione di docenti e studenti è partita all’annuncio che il Governo meditava di imporre per decreto un aumento di sei ore di lezione frontale ai docenti delle medie e delle superiori e di due a quelli delle elementari, portando per tutti l’orario di lezione a 24 ore settimanali. L’emendamento è stato (pare, si dice, si assicura) ritirato, anche per l’impossibilità di trovare un solo partito che fosse disposto a votare una simile disposizione: non solo perché sotto elezioni nessuna forza politica vuole giocarsi un bacino elettorale corposo come quello degli insegnanti, ma anche perché un aumento del 33% di carico orario per una qualsiasi categoria deciso senza contrattazione sindacale, a costo zero e con un contratto ancora in vigore avrebbe scatenato una immediata serie di ricorsi ai tribunali, e sarebbe stato giudicato illegittimo e cassato dalle corti.

Resta il fatto che dopo anni di parziale quiescenza, il mondo della scuola è tornato in fermento. Il problema dell’orario è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il malumore è montato e ormai è diffuso a tutti i livelli, anche se per ora sta cercando forme e strade per concretizzarsi. Il problema è che, come categoria di lavoratori, gli insegnanti non sono mai stati un blocco unico ben coeso al proprio interno, anche perché “gli insegnanti” in realtà sono lavoratori che prestano servizio in diversi ordini di scuola (le vecchie elementari, medie e superiori) ognuna con problemi specifici ben precisi e spesso diversissimi.

Neanche il Presidente del Consiglio Monti dimostra di aver ben chiaro il panorama della situazione, dal momento che, l’altra settimana, rispondendo a una domanda di Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha affermato che agli insegnanti era stato chiesto di fare “due ore in più” di lezione: cosa che corrisponde al vero solo per gli insegnanti della primaria (che fanno 22 ore di lezione frontale e settimana e due di coordinamento); i docenti degli altri ordini di scuola, infatti, si sarebbero ritrovati con sei ore in più in classe ogni settimana, spesso anche da svolgere in sedi diverse.

La realtà è che i motivi della protesta del mondo della scuola sono vari e diversificati. Se per tutti l’aumento di orario è una spada di Damocle per ora solo sospesa sul capo, che non si sa che calerà mai come una mannaia, per chi è di ruolo c’è il blocco degli scatti di anzianità, che da anni impedisce di avere in busta paga gli aumenti dovuti e previsti con il passare degli anni. Altro fattore di ansia sono i prospettati tagli al FIS, il fondo di Istituto, che serve nelle scuole a garantire le ore in più fatte dai docenti, e viene usato, per esempio, per pagare le supplenze quando bisogna coprire le classi di colleghi assenti per brevi malattie, oppure organizzare attività di recupero e sostegno per studenti in difficoltà, o ancora finanziare progetti particolari offerti agli alunni di un istituto.

Per compensare il mancato risparmio che si sarebbe ottenuto facendo lavorare i docenti gratis sei ore in più a settimana, il Governo medita di tagliare il FIS. Il che vorrebbe dire che non ci sarebbero fondi per numerose attività finora offerte dalla scuola gratis agli studenti. Siccome però questa attività vengono preventivate all’inizio dell’anno scolastico e cominciano subito, ma ancora non si sa se il fondo sarà tagliato o di quanto, il rischio è che i docenti facciano ore e ore di straordinari in più per scoprire solo in seguito che non verranno loro pagate: una specie di volontariato obbligatorio e al buio, insomma. Se questi sono i guai dei docenti di ruolo, i precari storici, d’altro canto, vivono anch’essi sospesi in un limbo di incertezza.

Concorso, coro di richieste al Miur: i quesiti vanno pubblicati completi

da  Tecnica della Scuola

Concorso, coro di richieste al Miur: i quesiti vanno pubblicati completi
di A.G.
I sindacati più rappresentativi lo hanno detto a voce ai vertici ministeriali. L’Anief gli ha inviato una lettera: pochissimo il tempo prima delle preselezioni e troppi problemi legati a questa scelta. Appelli anche dal Parlamento: secondo Futuro e Libertà questi test sono un terno al lotto, la scuola ha bisogno di insegnanti validi e non di robot.
Non è solo La Tecnica della Scuola, oggi tornata a chiedere di rendere pubblici i 3.500 quesiti, comprensivi delle risposte corrette e errate, che verranno somministrati a metà dicembre in occasione della preselezione del concorso a cattedra. Nella giornata del 30 novembre si sono accavallati diversi altri appelli. Tutti con un unico destinatario: il Miur.
Ad iniziare dall’Anief, che ha inviato una richiesta ufficiale al Ministero “per ottenere l’intera batteria dei test e le relative risposte corrette per le preselezioni del concorso a cattedra”. L’organizzazione guidata da Marcello Pacifico ha sottolineato che “non solo è pochissimo il tempo prima delle preselezioni, ma soprattutto sono troppo numerosi i problemi legati alla scelta del Miur di far conoscere ai candidati i 3.500 quiz della prova preselettiva e le risposte esatte esclusivamente attraverso l’esercitatore on line”. Per poi chiudere con una sorta di monito: “visto che in rete già circolano versioni ‘ufficiose’ della batteria completa dei quiz e delle risposte, Anief ritiene che sia un preciso dovere del Ministero fornire quella ufficiale”.
A chiedere trasparenza totale sui quesiti sono state anche i sindacati che siedono al tavolo delle trattative. Prima lo hanno detto a chiare lettere nel corso di un incontro tenuto al Miur il 29 e novembre. E poi hanno deciso di prendere posizione ufficiale con un comunicato inequivocabile, attraverso cui contestano duramente “questo atteggiamento che vorrebbe imporre ai candidati, già sottoposti a complicate procedure, anche le modalità con le quali prepararsi alla prova”.
Il caso ha fatto così tanto clamore da essere arrivato anche nei palazzi parlamentari. Tra più duri contro la decisione del Miur si pongono Aldo Di Biagio, Fabio Granata e Luigi Muro, deputati di Futuro e Libertà: “il Ministro Profumo ci fornisca chiarimenti sui 3500 test presenti sul simulatore on line del MIUR, che sembrano più il frutto di una mente diabolica che uno strumento di prova”. Secondo i rappresentanti di Fli, “più che accertare le competenze in ingresso degli aspiranti docenti, i test, come è accaduto per il TFA ordinario, sono un vero e proprio terno al lotto che mette a dura prova la capacità di sopportazione di un comparto già duramente provato.  La scuola ha bisogno di insegnanti validi e non certamente di robot”.

Quiz concorso, il Miur non cede. E i quesiti diventano un business

da  Tecnica della Scuola

Quiz concorso, il Miur non cede. E i quesiti diventano un business
di Alessandro Giuliani
La situazione è sfuggita di mano: sui siti internet si stanno moltiplicando le proposte per ottenere, a pagamento, le 3.500 domande comprensive di risposte corrette e sbagliate. Appurato che non si tratta di falsi ,viene da chiedersi chi è l’artefice della fuga di notizie: dopo il “corvo” è entrata in azione pure la “talpa”? In ogni caso, per evitare danni ulteriori, c’è solo una soluzione: rendere pubblici i quesiti completi.
C’era da aspettarselo. La sorprendente scelta del Miur di non rendere fruibili con immediatezza le risposte corrette e sbagliate dei 3.500 quesiti “papabili” per lo svolgimento del concorso a cattedra per 11.542 posti, sta producendo una rincorsa all’accaparramento dei temuti test. Con molti dei 321mila aspiranti docenti disposti a tutto pur di venirne in possesso. Ed in fretta, visto che alla verifica reale mancano poco più di due settimane.
L’affare è stato fiutato da alcuni gestori di siti internet, che a poche ora dalla pubblicazione del simulatore ministeriale, solo parzialmente modificato per andare incontro alle richieste degli aspiranti docenti, ma che comunque costringe i candidati a ripetere più volte le stesse sessioni e quindi a perdere tempo, hanno deciso di rendere i quiz scaricabili. Ovviamente comprensivi dell’indicazione immediata della risposta corretta e delle tre errate. Navigando su internet si scopre che ce ne è per tutti i gusti: dalle cartelle per generi ai simulatori speciali, dalle banche dati agli esercitatori in lingua straniera. E secondo quanto risulta alla Tecnica della Scuola, si tratta proprio delle domande e delle risposte che il Miur non vuole rendere pubbliche con questa modalità. Niente falsi quindi.
Il problema è che per venirne in possesso i candidati sono costretti a scaricare dei software e a sborsare delle cifre che variano dai 5 ai 25 euro a candidato. Ora, se a “piegarsi” a questa richiesta, pur se per motivi comprensibilissimi, sarà anche una quota minima di loro (poniamo uno ogni trenta), la scaltra azienda on line si potrebbe ritrovare in un colpo solo qualcosa 250mila euro! Soldi che, tanto per non cambiare, verranno tolti dalle tasche di precari e degli aspiranti docenti.
Ma perché si è giunti a questo? Si poteva fare qualcosa per evitarlo? Sicuramente non era nelle intenzioni del Miur creare una situazione del genere. Per risalire alle responsabilità, bisognerebbe allora risalire a chi, presumibilmente dall’interno del dicastero di viale Trastevere, ha agevolato la fuga di notizie. Perché di questo si tratta, visto che uno dei siti privati artefici del tentativo di business ha pubblicato i 3.500 quiz negli stessi minuti in cui il Miur rendeva visibile sul proprio portate le date, gli orari e le sedi di svolgimento delle prove preselettive. Assieme al contestato simulatore.
Viene allora da chiedersi: chi è la “talpa” che ha dato il là a tutto questo? La domanda se la saranno posta anche gli alti dirigenti del Miur. Che ora rischiano seriamente di vanificare mesi e mesi di duro lavoro, spesi (lo possiamo testimoniare) per cercare di organizzare al meglio le prove. Per non parlare del ministro Profumo. Che aveva puntato tantissimo sul ritorno del concorso a cattedra, dopo 13 anni di assenza: un concorso da proporre come una selezione moderna (con la prima preselezione in Italia priva di fogli di carta) e a costi tutto sommato ridotti (non più di un milione di euro).
Ora, se il buongiorno si vede dal mattino l’immagine di Profumo rischia di uscirne più offuscata che migliorata. A questo punto, ne siamo sempre più convinti, c’è solo un modo per uscirne: mantenere l’innovativo simulatore, che ci avrebbe dovuto avvicinare alle procedure concorsuale dei Paesi moderni, ma affiancargli il tanto acclamato “librone” di domande. Completo di risposte esatte e sbagliate. E farlo anche in fretta.

Al via le Olimpiadi di Italiano, edizione 2013

da  Tecnica della Scuola

Al via le Olimpiadi di Italiano, edizione 2013
Al via la III edizione delle Olimpiadi di italiano per gli studenti dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali, statali e paritari. L’iniziativa è aperta anche agli allievi delle scuole italiane all’estero secondarie di II grado
Il Miur, con il supporto organizzativo del Comune di Firenze e con la collaborazione scientifica dell’Accademia della Crusca e dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana
indice per il corrente anno scolastico la terza edizione delle Olimpiadi di italiano, gare individuali di lingua italiana rivolte alle studentesse e agli studenti dei Licei, degli Istituti tecnici e degli Istituti professionali, statali e paritari.
La competizione è articolata in due sezioni:
1) primo biennio;
2) secondo biennio e quinto anno, ed è aperta anche agli allievi delle Scuole italiane all’estero secondarie di secondo grado, statali e paritarie.
L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che l’innalzamento delle competenze linguistiche è sempre più avvertito come un’urgenza per un Paese che intenda restare competitivo nel presente e nel prossimo futuro.
Una padronanza medio-alta dell’italiano è infatti un bene irrinunciabile per lo sviluppo culturale ed economico. Un sicuro possesso della lingua italiana e della sua ricchezza è, inoltre, prezioso bene personale nonché strumento essenziale per lo studio delle altre discipline e, in primo luogo, delle lingue straniere.
Nelle fasi d’istituto e in quelle provinciali e interprovinciali le gare si svolgeranno per la prima volta in modalità digitale e telematica, attraverso un’apposita piattaforma informatica, per garantire una migliore funzionalità e la più ampia partecipazione delle istituzioni scolastiche.
Del presente bando fa parte integrante il Regolamento allegato, che precisa tempi e modalità di partecipazione alla competizione, insieme a ulteriori dettagli organizzativi, e che è pubblicato anche sul sito www.olimpiadi-italiano.it.
Si richiamano, qui di seguito, le scadenze per le iscrizioni e le date delle tre fasi della competizione:
a) Scadenze
Il termine per l’iscrizione degli istituti che intendono partecipare è il 15 gennaio 2013.
Il termine per l’iscrizione dei singoli studenti candidati dalle scuole è il giorno 8

In arrivo i TFA speciali?

da tuttoscuola.com

In arrivo i TFA speciali?

Si riparla di TFA speciali, l’edizione straordinaria dei Tirocini Formativi Attivi, annunciata mesi fa dal ministro Profumo, di cui sembrava imminente l’avvio quasi in contestualità con i TFA ordinari.

Ne dà notizia il sen. Mario Pittoni (Lega) con un comunicato in cui ritorna, in particolare, sulla questione dei 360 giorni, di cui si era discusso animatamente a suo tempo.

“Con il parere del Consiglio di Stato, la cui trasmissione al ministero dell’Istruzione è data per imminente, diventa concreta la possibilità di avere i TFA speciali entro la fine dell’anno, forse addirittura nei termini che avevo discusso con il ministro Profumo all’inizio del suo mandato, riferiti cioè ai 360 giorni di servizio”.

Pittoni annuncia che la commissione Istruzione a palazzo Madama è già stata allertata. “Dopo la sessione di Bilancio, che impegnerà tutta la prossima settimana – precisa il senatore – avremo due settimane, prima delle feste natalizie, per “chiudere” il provvedimento sui TFA speciali”.

“to raccogliendo la disponibilità degli altri gruppi – prosegue Pittoni – per tornare alla proposta originaria dell’apertura a tutti gli insegnanti che hanno maturato 360 giorni di servizio. Nel vuoto attuale, figlio di una riforma del reclutamento su base concretamente meritocratica (fatti salvi i diritti acquisiti degli iscritti alle graduatorie ad esaurimento) ancora in lista d’attesa, la “paura” di numeri troppo elevati ha spinto il ministero a inserire paletti eccessivi per l’accesso ai corsi abilitanti, non riconoscendo il riferimento ai 360 giorni (sempre utilizzato dal 1971), corrispondenti a 2 anni scolastici.

Attenzione però: parametri diversi, se assunti senza cautele, alimentano il rischio di contenziosi volti a far risaltare il profilo professionale definito e stabilito dai contratti stipulati con i docenti delle graduatorie della III fascia d’istituto. E la Direttiva europea 36/2005 CE stabilisce che 3 anni di esperienza professionale sono assimilati a un titolo di formazione. Ho quindi raccolto – conclude Pittoni – anche la disponibilità di Luigi Fiorentino, capo di gabinetto del ministro, a rivedere la scelta».

La scuola, le occupazioni e chi non le capisce

da Il Fatto Quotidiano

La scuola, le occupazioni e chi non le capisce

 di

C’è gente che va in giro a dire che occupare le scuole non cambierà le sorti di questo paese, dicono che è solo un modo per defilarsi da noiose lezioni e pericolosi compiti in classe. C’è addirittura chi sostiene che sia una pratica dannosa. Pensa un po’ che quando me lo dicevano 10 anni fa io gli rispondevo che le cose così come erano non andavano bene e allora occupavamo e manifestavamo per cambiare le cose. Quando poi mi si chiedeva “Come?” non sapevo rispondere. Alla domanda “In che modo un’occupazione può cambiare in meglio il futuro di una generazione?” rimanevo sempre un po’ interdetto, pensavo: “Magari da qui facciamo partire la rivoluzione!” oppure “intanto facciamo bordello così quelli ascoltano quello che abbiamo dire”. Entrambe queste risposte non erano del tutto inesatte ma non servivano a placare la supponenza e la saccenteria degli anti-occupanti che, forti del loro automatismo logico basato sulla non esistenza di risultati tangibili, continuavano, hanno continuato e continuano tuttora a definirci fannulloni. Sul momento ti fregano, perché le vere ragioni che stanno dietro ad una pratica di protesta si imparano dopo, o meglio diventano più chiare, si definiscono in seguito.

Oggi, ad esempio, so a cosa serve occupare e so come cambierà il futuro.

Buttandola sul personale, io ho imparato molto di più in una settimana di occupazione che nei 4 anni di scuola precedenti a quella settimana. Ho anche imparato come si faceva ad imparare, pratica utilissima per i due anni successivi di scuola superiore e ancor più utile per l’università. Sono diventato curioso, sono cresciuto nella pratica e grazie alla pratica di protesta, decidendo i contenuti della mia scuola e non subendoli ho capito come ricevere in modo attivo l’ insegnamento. Ho lavorato molto in quelle settimane, era molto più faticoso che andare a scuola e stare seduto a scaldare la sedia. Fannulloni, dicevano, ma uno che non fa nulla come fa a stancarsi così tanto?  Ho conosciuto persone. Ho parlato con molta gente. Con la condivisione siamo cresciuti in tanti ed in tanti abbiamo acquisito consapevolezza sul mondo che ci circonda, sul sistema imposto e sulle schifezze del passato, del presente e del futuro. Occupare, stare insieme, parlare, condividere, progettare e fare la scuola che si desidera sono pratiche che tengono in vita ed alimentano questa consapevolezza. Magari il mondo non è cambiato e probabilmente il sistema scolastico di questo paese è addirittura peggiorato ma di una cosa sono certo: reprimere la protesta corrisponde ad una morte lenta e dolorosa di tutte le piccole speranze che ci tengono in vita.

Dicevo che oggi so a cosa serve occupare e so come cambierà il futuro. Ma non lo voglio dire per non rovinare il gusto della scoperta di chi ancora non c’è arrivato.

Nelli Scilabra, la studentessa assessore che non piace ai baroni

da Il Fatto Quotidiano

Nelli Scilabra, la studentessa assessore che non piace ai baroni

di Massimiliano Lombardo

Si chiama Nelli Scilabra il nuovo Assessore alla Formazione della Regione Sicilia, classe ’83, professione studentessa, segni particolari da tanti anni in prima linea nella rappresentanza degli studenti. Scelta dal governatore Rosario Crocetta nel difficile compito di rivoluzionare la formazione professionale nella regione. Compito dalle tante difficoltà visto l’importanza di un assessorato che gestisce miliardi e interessi di tanti potenti, che in questi anni al posto di costruire una prospettiva è stato cassaforte di prebende e di voti. Sapevate che la Sicilia è l’unica regione d’Italia a non avere una Legge quadro sul diritto allo studio?

Si scatena un polverone, soprattutto a sinistra, dove si fa gara alla cattiveria più grande.

Non si capisce perché in una terra dove gli amministratori troppo spesso vengono arrestati, dove sono in troppi quelli che lavorano per la mafia, o per i loro affari (basti solo pensare che la vecchia assemblea parlamentare contava 1 indagato su due).

Adesso si punta il dito su una giovane donna che è cresciuta sulle barricate a pane e politica. Adesso sono le competenze che contano, visto che quelli di prima erano dei premi Nobel, iniziando a fare l’esame del sangue alla Scilabra.

La retorica degli “sfigati, mammoni, bamboccioni” viene recuperata per attaccare la Scilabra- colpevole di essere fuoricorso “ancora all’Università”, e come direbbe Martone “è una sfigata”. Poco importa che la Scilabra rappresenti proprio la generazione perduta dimenticata nei parcheggi delle Università del sud, ma rappresenta anche quei ragazzi che al posto di emigrare hanno deciso di lottare con passione. Tutti all’Università conoscono Nelli, chi diffida, chi l’ama e chi no, ma tutti apprezzano passione e intelligenza.

C’è di più. La Scilabra è rappresentante degli studenti in Senato Accademico, dove siede con Rettore e Presidi, possiamo dire che laurearsi, e magari, ottenere un dottorato le sarebbe venuto molto semplice? Al posto di avere una bassa media, condividere una casa con studenti fuorisede, perdere tempo nel rappresentare gli sfigati al posto di costruirsi una posizione. Beh, questa Scilabra sembra una pazza. Sorridiamo, ma dovremmo incazzarci, quando l’Università è il luogo dove si diventa professore se sei figlio di professore, dove le borse di studio non sono assegnate perché non ci sono i fondi, in un Paese dove la figlia del Ministro del Lavoro vince i concorsi grazie alle sponsorizzazioni della Fondazione diretta dalla mamma potente.

Adesso un “autorevole” professore, un dinosauro dell’Università si permette di giudicare come se il mondo fosse sempre la sua aula d’esami: il Professore Fiandaca si permette di dire che “chi spende tempo nell’associazionismo studentesco non è uno studente modello”. Certo perché la Vostra Università è ancora quella dei soldatini di latta con il numero, quelli che stanno zitti, davanti alla spartizione di cattedre e all’abuso dei privilegi. Per fortuna che avete fatto il ’68 verrebbe da pensare.

Mi fa imbestialire che non si riesca a mettere al centro il profilo della Scilabra, studentessa e donna. Più di un simbolo, un’amministratrice che viene dal mondo reale, da quel mondo che l’assessorato dovrebbe servire e rappresentare. Sento sempre che bisognerebbe riportare i contadini e gli operai in parlamento, che il problema dei sindacati è troppo spesso quello di non avere sindacalisti che vengono direttamente dal mondo del lavoro. Allora non capisco se uno studente, anzi una leader degli studenti, diventa Assessore di quel mondo che tanto ha combattuto e che tanto è ostile alle nuove generazioni quale è il problema? Poi ci commuoviamo quando i nostri giovani sono disoccupati, quando sono costretti a emigrare, lacrime di coccodrillo.

Diamo una possibilità alla Scilabra, anzi mettiamoci al fianco della studentessa fuoricorso, come l’Italia intera d’altronde, per recuperare la strada perduta.

E tu cara Nelli non dimenticare da dove vieni, e non perdere mai di vista dove devi arrivare. Come avrai capito su di te tante attenzioni, non solo critiche e attacchi, ma anche le speranze di una generazione bisognosa di un’opportunità. In bocca al lupo.

Per una “cultura della scuola”!

Per una “cultura della scuola”!

 di Maurizio Tiriticco

Claudia Fanti è una maestra maestra! Da anni si cimenta con se stessa come pochi sanno fare per migliorare costantemente il suo insegnamento. E’ più che attenta ai cambiamenti che giorno dopo giorno si verificano nella nostra infanzia. E si tratta, purtroppo, di cambiamenti in negativo, preoccupanti! Una sempre maggiore instabilità, la perdita progressiva dell’allegra freschezza che in genere anima e sostiene un bambino che cresce! Bambini in difficoltà con i mille disturbi di apprendimento che giorno dopo giorno sono in pauroso aumento! Una infanzia in pericolo! Questo è l’allarme che ci lancia Claudia! Una società intera in pericolo! E, a fronte di questa situazione allarmante, l’amministrazione pensa di selezionare i suoi docenti con quelle prove che non sono solo io a denunciare!

La scuola ha bisogno urgente di insegnanti come Claudia, ai quali si proponga di riflettere sul reale stato dell’infanzia e dell’adolescenza dei nostri tempi qui nel nostro Paese, con classi sempre più affollate, alunni sempre più difficili e sempre più plurilingue, insegnanti sempre più affaticati e, purtroppo, non sempre all’altezza di un produttivo da farsi! Insegnanti che posseggano gli strumenti culturali e scientifici necessari per comprendere come misurarsi con una infanzia sempre più in difficoltà. Purtroppo, abbiamo un governo in parte non all’altezza, in parte irresponsabile! Si tagli altrove! Si tagli ovunque, laddove si ha a che fare con il mondo adulto! Non si può tagliare sulla scuola, non si può tagliare sui bambini! Non si può tagliare sul futuro! Ormai sono più di dieci anni che la nostra scuola sta facendo una pericolosa marcia indietro!

Oltre ai tagli si varano norme sempre più impasticciate e riordini sempre meno realizzabili, sostenuti per giunta da una pluralità di documenti, centinaia e centinaia di pagine, anche di difficile lettura in quanto, di fatto, sono di difficile scrittura! La pigrizia di tanti insegnanti a leggere le norme è notoria, è un male tutto nostrano, ma non riusciremo mai a curarlo se rovesciamo loro addosso carte su carte in cui è difficile capire a volte lettera e significato! I nostri insegnanti ora sono accusati di essere comunisti, ora di essere conservatori! Si vuole aumentare loro il carico orario senza neanche sapere quali sono i loro reali tempi di lavoro! No! Non si governa così una scuola! Anzi un “Sistema educativo nazionale di istruzione formazione”! Perché è così, in seguito al varo dell’autonomia e alla riscrittura del Titolo quinto, che la Moratti ha voluto ridefinire la nostra scuola! E non aveva affatto torto! Non più un insieme di edifici, di “unità scolastiche”, ma un sistema organico funzionale a processi di apprendimento che vanno dalla culla alla tomba! “Istituzioni scolastiche autonome”, a tempo pieno e a spazio aperto! L’auspicio di una Educazione permanente! Che nel 1972 venne lanciato da quel Rapporto Faure con cui si accoglieva una delle istanze più forti di quel movimento studentesco che da Berkley a Pechino aveva posto il problema di una scuola aperta a tutti!

L’apprendimento per tutta la vita! Belle parole! Ma dalle parole ai fatti, purtroppo, qui da noi corre solo una pericolosa discesa! Mi chiedo quotidianamente, e ce lo chiediamo in tanti: che cosa varerà domani di nuovo la nostra amministrazione? Ogni norma è sempre una strana invenzione che sembra rivolta a non si sa chi, quando addirittura non costituisca un vulnus! E magari il giorno dopo qualche autorevole dirigente ci viene a dire che si sono sbagliati! E’ chiaro che è molto più facile acquistare un F83! Con le Frecce tricolori sai che bello spettacolo! E’ molto più difficile governare una scuola, anzi un sistema scuola!

Cara Claudia! Temo che dovremo aspettare perché i tempi sono lunghi! E poi ci sono le primarie! Ed è meglio che i candidati non parlino di scuola perché dicono solo banalità se non sciocchezze! Cara Claudia! Bisognerebbe lanciare una grande campagna perché si avvii e si diffonda una “cultura della scuola”! Perché manca, e non solo a livelli di gruppo dirigente! Che cosa significhi la conoscenza oggi in una “società ad alto sviluppo” – la chiamavamo così – non è affatto noto! Che lo studio sia importante e necessario non è affatto una convinzione scontata! Purtroppo è largamente diffusa una errata convinzione che, tutto sommato, la scuola non conti tanto e che sia un luogo dove bene o male si parcheggiano i figli! Da cui escano con il massimo dei voti alla caccia della raccomandazione! Perché è questa che conta!

Perché non è la conoscenza che paga, ma le conoscenze!

 

Le “Pillole” della Maestra

Le “Pillole” della Maestra

 di Claudia Fanti

Maurizio Tiriticco nel suo simpatico ed efficace articolo “Il concorso della follia” scrive: “Per concludere, pensare di selezionare del personale docente proponendo prove solo di logica, per di più selettive, è riduttivo e scorretto!”

Figuriamoci un sapere in pillole veloce e di pronto utilizzo per l’apprendimento e  la valutazione diretto alle bambine e ai bambini!

Meno tempo, più fotocopie, più crocette per stare dentro il tempo imposto dalle riduzioni di organico e dal “maestro unico”: questo è il futuro?!

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Eccoci alle solite, ma il non senso del senso di coloro i quali dissertano di scuola fuori dalle aule, proprio di tutti quelli che stanno anche soltanto a un centimetro all’esterno, è per molti insegnanti ormai una certezza.

E’ una certezza che fa male, rende insensibili a qualsiasi voce di cosiddetto rinnovamento che piova dall’alto senza tenere conto delle reali condizioni dell’infanzia e della preadolescenza.

Ci sono molteplici motivi a determinare tale insensibilità, ma primo fra tutti per chi ha a cuore l’insegnamento/apprendimento è proprio la questione della politica pedagogica in cui si crede fermamente nell’azione quotidiana dentro le classi affollate di bambini e bambine di diverso colore e provenienza culturale, i quali portano con sé, oltre alle problematiche insite alla loro condizione di “stranieri”, anche l’angoscia, l’ansia, la preoccupazione delle rispettive famiglie cariche della fatica del vivere nella società in cui avevano creduto di trovare rifugio lavorativo ed economico per progettare una parvenza di futuro.

A questa schiera innocente si è  aggiunta quella dei compagni e delle compagne italiani le cui famiglie hanno perso, spesso in un sol colpo, una vita serena a causa del posto di lavoro di mamme e papà divenuto precario o addirittura scomparso, oppure il potere d’acquisto del loro esiguo stipendio.

Tutti portano in classe, nel loro studio, nelle interrogazioni, nelle produzioni, nei racconti, perfino nel gioco, il segno di un presente faticoso e ansiogeno. Sono in aumento costante la disortografia, la discalculia, il balbettio espressivo, l’incertezza lessicale nell’orale, la tendenza al pianto, proprio negli stessi che l’anno prima avevano superato baldanzosi numerose difficoltà insieme coi compagni e con le/gli insegnanti. Spesso i padri sono costretti ad allontanarsi per lunghi periodi alla ricerca di in lavoro, a fermarsi in città lontane: le madri cercano di compensare coccolando; a volte si difendono psicologicamente chiudendo la porta di casa alla vita di relazione. Le/gli insegnanti percepiscono nei colloqui, nei rapporti stretti che li legano alle famiglie, un dolore, una vergogna, un’ansia e un’angoscia crescenti, sia per la situazione sia per il futuro dei figli e per la paura che la scuola del domani non abbia la paziente accoglienza dell’attesa. Mi spiego meglio: il vivere bersagliati da messaggi mediatici che inneggiano al merito, all’efficienza, alla flessibilità, ai contratti a termine unitamente a quelli che continuamente diffondono l’idea di un sistema a rischio, insicuro, non rispettoso dei diritti costituzionali…ha prodotto guasti immensi sui più fragili fra i giovani genitori e sui loro figli.

Gli insegnanti sono in prima linea su questo fronte. Tra essi ce ne sono tanti che non demordono affiancando e sostenendo, con una pedagogia che coniuga la paziente attesa degli apprendimenti con un insegnamento rigoroso e insieme comprensivo del disagio di ognuno.

Infatti è ora più che mai assolutamente da evitare la pretesa di seguire un programma predeterminato se la classe presenta numerosi casi di ribellione in qualsiasi modo essa sia espressa, dalla più aggressiva, violenta, alla forma della  sottomissone, silenziosa e timorosa. La fragilità dei nosti bambini è proverbiale. Non esiste insegnante che non se ne renda conto. Il problema correlato a tale consapevolezza a volte si ingigantisce se proprio l’insegnante entra anch’essa/o in ansia per il timore di non far raggiungere i cosiddetti traguardi ora divenuti prescrittivi. E’ un timore che si legge negli sguardi più che nelle parole che si scambiano nelle riunioni estenuanti di qualsivoglia programmazione o progetto: le parole delle/gli insegnanti spesso si fermano al rispetto formale degli ordini del giorno stilati dai dirigenti e dagli staff che li attorniano. Tante sono le incombenze legate alla forma delle parole dei documenti che pretendono un lettura e una rielaborazione, poche quelle che permettono di condividere gli stati di realtà didattica, metodologica, pedagogica dentro le classi.

La pedagogia si ferma là dove iniziano i curricoli, le scalette di obiettivi  più o meno specifici, soprattutto di Italiano e Matematica, che ormai sono diventate le uniche materie di un possibile insegnamento/apprendimento approfondito, vista la caduta libera che le riforme hanno causato nei sistemi organizzativi sposando quelli più retrivi (vedi maestro unico, stravolgimento del vero tempo pieno e dei moduli paritari, eliminazione delle compresenze in favore delle supplenze, ritorno al voto, certificazione delle competenze all’uscita della scuola elementare, test Invalsi, diminuzione del sostegno, aumento illegale degli alunni in classi con presenza di alunni disabili e stranieri di prima generazione…)

All’esterno di un’aula non si sa per esempio quanto tempo occorre oggi per comunicare in modo efficace, in modo da essere compresi e comprendere, per far rievocare, per aiutare le interrelazioni fra pari, per rendere autonomi nell’organizzazione del proprio lavoro, del materiale, per insegnare a studiare, a portare a termine i compiti e gli impegni, per giocare, condividere le regole e le istruzioni.

I tagli e le cosiddette riforme hanno indotto la scuola a restringere il campo del sapere sempre più, costretto dentro spazi (edilizia) e tempi (riduzione dell’offerta di organizzazioni orarie diversificate per l’esiguità degli organici ridotti all’osso a causa della riforma Gelmini.)

E le ingenue, inconsapevoli schiere dimenticate totalmente da chi fa politica scolastica sono quelle che noi conduciamo ogni istante a scalare lentamente (ma vorremmo anche inesorabilmente) la salita degli apprendimenti, mano nella mano, richiamando, un giorno sì e l’altro pure, alla presa di controllo sulla mente e sul corpo che insegniamo essere preziosi e inviolabili, liberi e consapevoli…E’ un’attività continua, costante, dolce e salata, che non ascolta nessuna sirena esterna, bensì osserva soltanto il volto di ogni bambino/a e le sue reazioni anch’esse dolci e salate.

Che gli insegnanti debbano costantemente aggiornarsi e formarsi sulle proprie discipline di insegnamento è fuor di dubbio, e nella stragrande maggioranza lo fanno, eppure la priorità ora va data alla formazione sulla gestione delle differenze e dei conflitti: è di primaria importanza per non ritrovarsi dinanzi ad abbandoni e disperazione a volte camuffata da spavalderia, arroganza, malinconica dolcezza, ritrosia all’apparire…

E la ritrosia è quella che mi spaventa maggiormente. Il chiudersi, l’approccio svagato,  deconcentrato, i groppi che vedo scendere lungo le gole di alcuni che non riescono a esprimersi…A volte mi pare di essere una delicata idrovora di parole da valorizzare, costruire insieme, lasciare poi nelle loro mani, nelle loro penne, affinché possano piegarle, accarezzarle, sfiorarle, sottometterle alle loro intenzioni comunicative per poi portarmele come fossero oro. E’ un lavoro lentissimo, coinvolgente, faticosissimo, che non vuole e non deve perdere per  strada nessuno e con esso, nell’uso, nella lettura a voce alta di ognuna/o, nella voglia di auto correggersi, si costruiscono l’argomentare, il descrivere, il narrare…e si usa la sintassi, la si usa e la si apprende, ma lentamente…

Spero che nessuno ci tolga la possibilità del far giocare e sperimentare percorsi linguistici in modo meditato e profondo, che nessuno si permetta di sbatterci in faccia ulteriori umiliazioni tramite riforme insensate, tagli di anni e di risorse ulteriori. Spero ancora, nonostante  ormai la fiducia sia sotto le scarpe, che qualcuno totalmente diverso da tutti quelli che si sono seduti al ministero della pubblica istruzione improvvisamente appaia sulla scena e che con un colpo magistrale venga incontro alle schiere di bambine e bambini con una nuova dichiarazione dei diritti dell’infanzia che comprenda qualche articolo mai scritto e cioè: “tenere conto dei tempi di apprendimento di ognuna/o nel rispetto del loro bisogno di sogno e gioco, limitando al massimo l’intervento giudicante tramite voti e scalette”, “stimolare in ogni modo l’autostima di bambine e bambini, affinché ognuna/o possa essere libero di esprimersi per mezzo di apprendimenti sicuri e fiduciosi”.

Dopo anni e anni di lavoro in mezzo all’infanzia, con le immagini negli occhi delle violenze di ogni tipo che bambine e bambini subiscono nel mondo, mi sono giurata che non mi fiderò mai e mai più (qualche volta l’ho fatto ed è stato un fallimento!) dei venditori di fumo, degli annunci, delle promesse, di programmi altisonanti, di dichiarazioni d’amore verso l’infanzia e il rinnovamento. Negli ultimi vent’anni soltanto peggioramento di dotazioni, di risorse, sprezzo dimostrato in mille modi nei confronti del nostro immane lavoro.

 

Il concorso della follia!

Il concorso della follia!

Che nulla ha a che vedere con quella di Erasmo!

 di Maurizio Tiriticco

Non ci posso credere! Dopo l’idiozia delle pillole per gli alunni, ecco l’idiozia delle prove di logica – o meglio di certe prove di logica – per gli aspiranti docenti! Siamo veramente alla follia! Non ho nulla contro un sapere che sia fatto di tanti segmenti, i quali, però, siano sempre riconducibili a unità o a unitarietà. So bene che una cosa è il pensiero lineare, discreto, digitale, altra cosa quello reticolare, olistico, analogico! Una cosa è il filosofare, altra cosa il poetare! E studi in tal senso sono avanzatissimi. So bene che la logica – o meglio un insieme di operazioni formali che caratterizzano e sostanziano una delle forme della nostra intelligenza (basti pensare alle ricerche di Gardner) – costituisce la sostanza formale della produzione/ricezione di tutte le informazioni che consentono l’unitarietà dei saperi comuni e condivisibili. Se non fossimo tutti d’accordo nel chiamare pentola una pentola, saremmo già morti di fame! Eppure la parola pentola non ha nulla a che vedere con l’oggetto pentola, che in altre lingue si chiamerà in altri modi! Però io e te che mi stai leggendo la potremmo chiamare dudù o cocò e così escludiamo il mondo intero dal comprendere ciò che stiamo dicendo! E quanti bambini di un piccolo gruppo inventano il loro vocabolario per escludere altri gruppi?

La struttura parte nominale e parte verbale e la struttura delle operazioni matematiche di base sono la sostanza dei saperi condivisi. E’ logico mangiare pane, pasta frutta e così via, ma… ad Antonio posso far mangiare carbone se è stato cattivo o sterco se è “ospite” di un lager nazista. In altri termini, è riconducile alla logica solo una parte della nostra capacità di produrre pensiero. E’ logico che una madre partorisca un bambino! Ma è illogico che un bambino partorisca una madre! Il che però non significa che il nostro cervello non sia in grado di produrre pensieri non logici. Pertanto, non può essere bollato un soggetto solo perché abbia difficoltà nel produrre o riconoscere, e in un tempo dato, operazioni logiche. Quando, invece, ci potrebbe dimostrare grandi capacità nelle produzioni non logiche! E in tempi differiti! Del resto, le produzioni artistiche sono forse tutte afferibili alla logica? Quanta produzione poetica o pittorica (penso ai futuristi, agli ermetici, agli astrattisti, ai surrealisti) ha poco a che vedere con la logica? Anzi, è nata proprio per liberarsi dalla “schiavitù della logica”! Parole in libertà! Colori in libertà! Insomma Marinetti, Quasimodo, Picasso, Dalì sarebbero esclusi dal nostro concorso! Irrimediabilmente!

Se pensiamo al pensiero creativo, che c’entra con la “banalità” delle operazioni logiche? Noi umani non avremmo prodotto alcun progresso se non fossimo stati capaci di rompere con atti creativi operazioni considerate logiche! La rivoluzione agricola non avrebbe avuto luogo se dall’invenzione della zappa non fossimo passati alla lama dell’aratro! Per andare più vicini al nostro tempo, la lampadina elettrica e la radio non hanno costituito un progressivo succedersi di irruzioni di operazioni creative a fronte delle reiterate operazioni logiche delle lanterne a gas e del telegrafo? E come la mettiamo con la serendipità? E’ sufficiente riflettere su questi interrogativi… e le illogiche proposte di logica del prossimo concorso si dissolvono come neve al sole!

Per concludere, pensare di selezionare del personale docente proponendo prove solo di logica, per di più selettive, è riduttivo e scorretto! Proprio perché si deve selezionare personale che dovrà possedere e, soprattutto, sollecitare negli alunni operazioni mentali che non siano solo afferibili alla logica. Sono decenni che il pedagogista insiste sul fatto che l’insegnare/apprendere si sviluppa lungo strade che impegnano tutte le operazioni di cui il nostro cervello è capace. Torno a citare Gardner e le sue intelligenze multiple, o il suo maestro Bruner: ricordiamo soltanto la sua Cultura dell’educazione! Quanti concorrenti avranno letto questo mirabile libro! A cosa è servito per affrontare questo concorso?

Quale sarà l’esito della prova preselettiva? Che saranno scartati tutti i concorrenti i quali abbiano soltanto un pizzico di pensiero illogico, proprio coloro che, invece, stando alla funzione che dovranno svolgere, sarebbero i migliori!

 

Multidisciplinarità: una cultura che la scuola non possiede

Multidisciplinarità: una cultura che la scuola non possiede

di Enrico Maranzana

E’ stata evitata l’aziendalizzazione della scuola”  ..  “L’attività dell’INVALSI innalza la qualità del servizio” ..  “E’ auspicabile l’aumento a 24 ore dell’orario di insegnamento dei docenti” ..  “I dirigenti scolastici devono aver la facoltà di individuare direttamente il personale docente”  ..  “ Mai più leggi e riforme senza il consenso del mondo della scuola” sono frasi di cui discutono gli addetti ai lavori in questi giorni.

Si tratta di assunti di superficie, originate dai paraocchi che inibiscono la percezione della natura e della dimensione del problema formativo, educativo, dell’istruzione.

Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 281

Gazzetta Ufficiale – Serie Generale  n. 281 del 1-12-2012
Sommario

 


DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

 

MINISTERO DELLA SALUTE
DECRETO 31 luglio 2012
Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario «NICOZEA». (12A12590)
Pag. 1
DECRETO 31 luglio 2012
Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario «ZEUS DUO». (12A12591)
Pag. 4
DECRETO 31 luglio 2012
Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario «Song 70 WDG». (12A12634)
Pag. 7
DECRETO 14 novembre 2012
Autorizzazione provvisoria all’immissione in commercio, ai sensi dell’articolo 80 del reg. (CE) 1107/2009, del prodotto fitosanitario «SYNERO». (12A12596)
Pag. 10
DECRETO 19 novembre 2012
Autorizzazione all’immissione in commercio ai sensi dell’articolo 80 del reg. (CE) 1107/2009, del prodotto fitosanitario «ROUNDUP PLATINUM». (12A12595)
Pag. 13
DECRETO 19 novembre 2012
Autorizzazione all’immissione in commercio ai sensi dell’articolo 80 del regolamento (CE) 1107/2009, del prodotto fitosanitario «ROUNDUP RAPIDO». (12A12616)
Pag. 17
MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
DECRETO 29 ottobre 2012
Sostituzione di alcuni componenti del Comitato provinciale INPS di Torino. (12A12589)
Pag. 20
DECRETO 13 novembre 2012
Sostituzione di un componente del Comitato provinciale INPS di Mantova. (12A12588)
Pag. 20
DECRETO 16 novembre 2012
Sostituzione di un componente del Comitato provinciale INPS di Massa Carrara. (12A12605)
Pag. 20
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
DECRETO 15 novembre 2012
Designazione della Camera di commercio industria artigianato ed agricoltura di Genova ad effettuare i controlli per la denominazione “Focaccia di Recco col formaggio”, protetta transitoriamente a livello nazionale con decreto 4 settembre 2012. (12A12592)
Pag. 21
DECRETO 15 novembre 2012
Autorizzazione all’organismo denominato “Cermet Soc. Cons. a rl”, in Cadriano di Granarolo ad effettuare i controlli per la denominazione di origine protetta “Squacquerone di Romagna”, registrata in ambito Unione europea ai sensi del Reg. (CE) n. 510/2006. (12A12593)
Pag. 22
DECRETO 15 novembre 2012
Autorizzazione all’organismo denominato “ICEA – Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale”, in Bologna ad effettuare i controlli per la denominazione di origine protetta “Bergamotto di Reggio Calabria – Olio essenziale” registrata in ambito Unione europea. (12A12594)
Pag. 23

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

 

AUTORITA’ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI
COMUNICATO
Chiusura dell’Indagine conoscitiva sul settore della raccolta pubblicitaria, avviata con delibera n. 402/10/CONS. (12A12735)
Pag. 25
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
COMUNICATO
Pubblicazione sul Portale del Ministero della giustizia dei decreti di riconoscimento dei titoli professionali conseguiti all’estero. (12A07355)