D.Lgs. 192/2012 – Termine per i pagamenti nelle transazioni commerciali

D.Lgs. 192/2012 – Termine per i pagamenti nelle transazioni commerciali

Le nuove disposizioni riguardano anche le istituzioni scolastiche.

Dal 1 gennaio 2013 si applica il D.Lgs. 9 novembre 2012, n.192, relativo alla «lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali».

Le nuove disposizioni riguardano anche le pubbliche amministrazioni, scuole comprese, per i pagamenti dovuti a «contratti, comunque denominati, tra imprese ovvero tra imprese e pubbliche amministrazioni, che comportano, in via esclusiva o prevalente, la consegna di merci o la prestazione di servizi contro il pagamento di un prezzo» stipulati a partire dal 1 gennaio 2013.

I termini di pagamento dei corrispettivi dovuti a seguito di una transazione commerciale sono di 30 giorni (60 giorni in casi particolari) dalla data di ricevimento della fattura, delle merci o dei servizi o dall’accertamento di conformità della merce o dei servizi alle previsioni contrattuali.

Dal 31° giorno decorrono gli interessi moratori concordati tra le imprese, senza che sia necessaria la costituzione in mora. Sempre con la medesima decorrenza si applicano gli interessi legali di mora «su base giornaliera ad un tasso […] pari al tasso di riferimento [= tasso di interesse applicato dalla BCE, attualmente circa il 2%] maggiorato di otto punti percentuali».

Possono essere applicati saggi di interesse moratorio e tempi di pagamento diversi purché previsti dai bandi e dai contratti sottoscritti dalle parti. Le clausole relative «sono nulle quando risultano gravemente inique in danno del creditore».

In caso di ingiustificato ritardo del pagamento, all’amministrazione potrebbero essere addebitate le spese di mora, oltre a quelle relative al risarcimento dei costi di recupero.

Ispettori scuola, concorso fantasma: cinque anni per arrivare agli orali

da Repubblica 

Ispettori scuola, concorso fantasma: cinque anni per arrivare agli orali

La selezione per 145 “dirigenti tecnici” bandita nel 2008 dall’allora ministro Fioroni. Tra un governo e l’altro tra febbraio e marzo 2011 si sono svolti gli scritti. Per la correzione ci sono voluti 21 mesi. Se tutti i 79 ammessi entreranno in servizio, rimarranno scoperti in tutto il Paese ben 220 posti

di SALVO INTRAVAIA

Quasi cinque anni per giungere alla correzione degli scritti di un concorso pubblico. E ancora mancano gli orali. In Italia, è possibile anche questo. Nel frattempo, si sono succeduti ben tre governi con altrettanti ministri dell’Istruzione che hanno messo la loro firma sul concorso più lungo della storia della scuola italiana: quello per selezionare 145 ispettori che adesso hanno preso la denominazione di dirigenti tecnici. Una figura che, a seguito dei pensionamenti degli ultimi anni, nel nostro Paese è ormai in via di estinzione.

Eppure, secondo la volontà espressa in diverse occasioni dalla classe politica, il corpo ispettivo del ministero dell’Istruzione dovrebbe costituire la terza gamba dell’impianto di valutazione del sistema di istruzione pubblico: le altre due gambe dovrebbero essere l’Invalsi – l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione – e l’Ansas, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica. Ma la selezione di un gruppo di ispettori, che alla fine non andrà a coprire neppure la metà dei vuoti in organico, sta prendendo tempi biblici.

Il tutto inizia il 5 febbraio 2008, quando l’allora ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, bandisce il concorso e nomina la commissione giudicatrice presieduta dal fedelissimo direttore generale Raffaele Sanzo. Ma appena una settimana prima il governo Prodi viene sfiduciato in Senato e per fare ripartire la procedura concorsuale si attende la nomina del nuovo esecutivo. L’8 maggio del 2008

a Palazzo Chigi sale Silvio Berslusconi e a viale Trastevere Mariastella Gelmini. Il concorso per ispettore deve iniziare con una prova preselettiva attraverso test a risposta multipla ma per un anno della selezione si perdono le tracce.

La partita in gioco è importante e la neoministra non vuole farla giocare a un presidente di commissione nominato dal suo predecessore. Così, l’8 aprile 2009 la Gelmini nomina il nuovo presidente della commissione, il direttore generale Olimpia Cancellini, e rinnova l’intera commissione. Nel frattempo, la prima prova viene rinviata più volte e il 21 settembre del 2009, un anno e mezzo dopo la pubblicazione del bando, si svolge la prova preselettiva alla quale partecipano in 16mila, ma vengono ammessi agli scritti in 900.

E per un anno e mezzo si blocca tutto nuovamente. A rallentare ancora l’intera procedura non è certamente la correzione dei test che avviene con  lettori ottici. Gli scritti – tre per ogni candidato – si svolgono a Roma tra il 28 febbraio e il 24 marzo 2011. Per correggere i 2.700 elaborati la commissione impiega ben 21 mesi: in media si procede al ritmo di sei al giorno. E lo scorso 18 dicembre arriva l’esito degli scritti: appena 79 ammessi agli orali su 145 posti messi a concorso. Ma la strada è ancora lunga: la commissione deve passare gli ammessi alla prova orale e compilare la graduatoria di merito.

Intanto la figura dell’ispettore è residuale in quasi tutte le regioni italiane. In Veneto e Molise sono andati tutti in pensione e in altre regioni, come la Sicilia, è rimasto in servizio un solo ispettore che deve farsi carico di oltre mille scuole. L’organico dei dirigenti tecnici prevede 335 posti, ma al momento la macchina scolastica del Paese può contare soltanto su 36 ispettori. E anche quando i 79 ammessi agli orali dovessero tutti entrare in servizio rimarrebbero scoperti ben 220 posti: il 65 per cento del totale.

Scatti biennali e progressione stipendiale ai precari

Nuova vittoria ANIEF: scatti biennali e progressione stipendiale ai precari

 

Il Tribunale di Torino continua a dar ragione all’ANIEF e ribadisce che la direttiva 1999/70/CE non consente disparità di trattamento, neanche salariale, tra docenti precari e docenti a tempo indeterminato. Grazie all’intervento dell’ANIEF, su ricorso patrocinato dall’Avv. Angelo Maurizio Ragusa, il MIUR è stato nuovamente condannato a riparare alla discriminazione perpetrata e a riconoscere il diritto della nostra iscritta al corretto inquadramento salariale e a percepire gli scatti biennali di anzianità al pari dei colleghi di ruolo.

 

La richiesta della ricorrente – assistita con professionalità e competenza dall’Avv. Angelo Maurizio Ragusa, legale di fiducia dell’ANIEF sul territorio, e accolta in pieno dal Giudice – verteva sul riconoscimento del diritto a percepire identico trattamento economico rispetto ai colleghi assunti a tempo indeterminato; nello specifico, la docente ha rivendicato sia il diritto a percepire gli scatti biennali di anzianità, sia il diritto ad essere inquadrata nella posizione stipendiale successiva rispetto a quella iniziale in virtù della stipula di una successione di contratti a tempo determinato che superavano i 36 mesi di servizio.

 

Il Giudice ha rilevato, confermando quanto da anni sostenuto dall’ANIEF, che “la direttiva 1999/70/CE – in particolare la clausola 4 (principio di non discriminazione) dell’allegato Accordo quadro – nonché l’art. 6 del D.Lgs 368/01 non consentono la disparità salariale denunciata” e ha riconosciuto che non sussiste “possibilità alcuna per giustificare la differenziazione con la peculiarità del comparto lavorativo in esame”, concludendo che “Il principio di non discriminazione nel trattamento dei lavoratori a tempo determinato rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato non v’è ragione che trovi applicazione in un settore lavorativo e non in un altro” e disponendo il pieno accoglimento del ricorso con relativa condanna del MIUR al pagamento in favore della nostra iscritta della somma di € 2.523 cui ha aggiunto il pagamento delle spese di lite quantificate in ulteriori € 1.000.

 

Continuano i successi per l’ANIEF, dunque, in difesa dei diritti negati e nuova sconfitta per il MIUR che ancora si ostina a non riconoscere ai precari pari dignità anche dal punto di vista salariale. L’ANIEF si impegna costantemente per la corretta tutela dei lavoratori e per il rispetto del diritto e della normativa comunitaria e promette di proseguire la propria battaglia in tutte le sedi opportune perché questa e altre discriminazioni a discapito dei lavoratori della scuola possano essere definitivamente superate.

Studenti “social” più bravi all’università

da La Stampa

Studenti “social” più bravi all’università

La condivisione tramite la rete influenza il successo negli studi
Beer-Sheva (Israele)
Un team del Social Networks Security Research Group della Ben-Gurion University ha sviluppato un nuovo metodo per prevedere se gli studenti conseguiranno con successo o con brutti voti la laurea.

Lo studio «Predicting student exam scores by analyzing social network data» è stato presentato alla conferenza Advanced Media Technology Conference organizzata a Macau, Hong Kong. La ricerca dimostra che la costruzione di reti sociali di collaborazione e confronto sul web da parte degli studenti aiuta a migliorare il rendimento universitario.

Scambiarsi e-mail, confrontarsi sui social network, lavorare insieme al pc sono tutte attività di social networking che, secondo la ricerca israeliana, possono aiutare a prevedere la qualità della carriera universitaria di uno studente. Lo studio coordinato da Michael Fire spiega, infatti, che la selezione degli studenti con i quali cooperare e i livelli di interazione on line e non sono elementi predittivi del rendimento universitario di un laureando. Il team è giunto alla conclusione, analizzando una serie di dati raccolti attraverso il monitoraggio delle attività di collaborazione studentesca on line e non in linea dei singoli studenti coinvolti nei test. E ha dimostrato che scegliere «buoni» amici nel senso di produttivi aumenta le possibilità di prendere ottimi voti agli esami.

(Agi)

 

L’istruzione, che disastro

da Il Sole 24 Ore

L’istruzione, che disastro

Come Ornaghi anche Profumo s’è dimostrato poco interessato ai bisogni economici di cultura e ricerca

di Massimo Firpo

Sul «Sole 24 Ore» di domenica 23 dicembre, Sergio Luzzatto ha duramente attaccato il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi per la spocchiosa evasività con cui ha ritenuto lecito esercitare il suo ruolo istituzionale nel rispondere a un’accorata e giustificatissima lettera dei direttori di alcuni dei massimi musei italiani.

Lo aveva fatto con altrettanta durezza qualche tempo prima Salvatore Settis. Critiche sacrosante, che si potrebbero estendere a tutta la politica culturale del dimissionario Governo Monti. Certo, il suo compito era quello di abbassare lo spread e cercare di riportare qualche ordine nei conti pubblici, mentre la cultura non rientrava tra i suoi compiti primari. Forse per questo al ministero dei Beni culturali è stato preposto un politologo e a quello dell’Istruzione un professore di azionamenti elettrici: rettore della Cattolica l’uno e del Politecnico di Torino l’altro, niente da dire, curricula ineccepibili, ma sembra che entrambi abbiano interpretato il loro ruolo esclusivamente come terminali esecutivi dell’obiettivo primario di ridurre la spesa pubblica. Un qualche progetto in positivo per i beni culturali, per la scuola, per l’università, per la ricerca proprio non si è intravisto né probabilmente è mai esistito. Né i Ministri sono parsi assillati dal fatto che Pompei cada a pezzi, che il direttore degli Uffizi guadagni poco più di 1.70o euro al mese, che gli enti di ricerca non sappiano come sopravvivere, che gli atenei agonizzano per i continui tagli e il blocco delle assunzioni.

A molti non è sfuggita la meschina figura fatta qualche settimana fa dal ministro Profumo alla trasmissione di Fabio Fazio, dove al fuoco di fila dei problemi sollevati ancora da Salvatore Settis, pronto a snocciolare fatti e cifre, rispondeva con distratta lontananza, quasi spaesato, come se si trattasse di questioni importanti sì, sulle quali però è inutile perdere troppo tempo perché non c’è nulla da fare, i soldi sono finiti e quindi, per dirla col Manzoni, non c’è trippa per gatti e buonanotte al secchio.

Non voglio insegnare a nessuno il suo mestiere, per carità, ma come cittadino mi piacerebbe vedere il ministro dell’Istruzione impegnato con tutte le sue energie a difendere la ricerca, la scuola, l’università, consapevole che non sono optional inutili e costosi, ma strutture portanti della società, nelle quali si forma la capacità dei cittadini di convivere, di comunicare, di acquisire un’identità storica e culturale, si sviluppa la consapevolezza dei diritti e dei doveri sociali e politici, si offrono ai giovani canali di formazione generale e professionale, si garantisce il ricambio della classe dirigente, si aprono prospettive al merito e alla creatività, si premiano le eccellenze, si sostiene la capacità competitiva del Paese.

Una capacità che dipende anche dall’impegno dello Stato a finanziare la ricerca di base, a tutelare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale come risorsa e non solo come costo (e tanto più in un Paese come l’Italia che ne detiene la massima fetta mondiale), a preservare la propria tradizione culturale anche come strumento di coesione sociale. Un tema, quest’ultimo, che dovrebbe essere ritenuto di cruciale rilevanza per affrontare con serietà il problema dell’immigrazione, coni figli di gente proveniente da ogni parte del mondo che affollano le nostre scuole, e non riservarlo solo a opportunistiche militanze ideologiche quando si rivendicano a gran voce le radici cristiane dell’Europa.

Tutti sono prontissimi a riconoscere che le spese in ricerca, formazione e cultura non sono denaro buttato al vento, ma un investimento di lunga durata, perché un Paese si sviluppa solo se ci sono forze giovani e capaci di progettare e innovare, di affrontare problemi complessi, di guardare al resto del mondo senza paura, di dare qualità al proprio lavoro, di mantenere a livelli d’eccellenza la ricerca (senza dover fuggire all’estero, come oggi è quasi obbligatorio), e magari udite, udite di pensare alla politica come impegno civile. Peccato poi che tagli sempre più massacranti si abbattano su cultura e istruzione, i cui costi sembrano comprimibili all’infinito (a differenza di quelli intangibili della politica). Altri 300 milioni sono stati portati via all’università dalla legge di stabilità appena votata (mentre si continuano a finanziare improbabili atenei privati), per un totale di un miliardo circa nell’arco della legislatura,’e ulteriori sforbiciate hanno colpito il diritto allo studio e i finanziamenti alla ricerca. Nel frattempo prosegue la drastica riduzione del numero dei professori e l’università continua ad affondare nell’inarrestabile degrado inaugurato dalla sciagurata riforma Berlinguer e dalla sua capacità di consentire alle peggiori corporazioni accademiche l’esercizio dei loro inestinguibíli vizi.

Ne offre una riprova il calo nel numero degli iscritti, che è a sua volta un segno macroscopico del declino italiano. il Ministro allarga le braccia: non c’è trippa per gatti. Un analogo degrado colpisce la scuola media, ed ecco il Ministro avanzare la brillante idea che gli insegnanti (tra i peggio pagati d’Europa) si aumentino l’orario di lavoro, e così se ne dovranno pagare di meno. In realtà il deplorevole slogan berlusconiano di internet, inglese e impresa come fondamenti di una scuola subordinata a presunte esigenze produttive sembra duro a morire e, seppur con formulazioni meno brutali, trova ascolto anche ai piani alti della elefantiaca macchina burocratica dell’Europa.

Nel programma per la ricerca e l’innovazione della Commissione europea per gli anni 2o14-ao, il cosiddetto “Horizon 2020”, si prevedono finanziamenti per oltre 75 miliardi di euro, una cifra enorme, di cui un terzo destinato a garantire il primato dell’Europa nel settore scientifico, poco meno di 20 dedicati al sostegno dell’innovazione industriale e poco più di 3o alle grandi sfide nei settori della salute, dell’alimentazione, dell’agricoltura sostenibile, dell’energia pulita, dei trasporti, del clima. Poco o nulla per la ricerca di base, quella che più necessita del finanziamento pubblico, e niente dì niente per la ricerca nel campo delle scienze umane e sociali, della cultura umanistica.

Qualcosa sulla difesa del patrimonio culturale potrà forse passare dalla porta di servizio del mutamento climatico e qualcosetta si potrà forse rosicchiare nel mare magnum del social change europeo. Briciole, insomma, Resta però difficile capire come la creazione di “una società inclusiva, innovativa e sicura”, e cioè l’obiettivo generale del progetto “Horizon”, possa fare a meno della cultura tout court, quasi si trattasse di un residuato bellico da rottamare.

Si ritiene davvero che un futuro migliore dipenda solo dalle umane sorti e progressive della green economy, delle smart cities, dell’Ict (per i pochi derelitti che ancora non lo sapessero, si tratta della mitica Information and communication technology)? Tutto bello, utile e giusto, vivaddio, ma forse c’è anche altro. O davvero si pensa che il confronto con le immense e sempre più potenti civiltà asiatiche avverrà solo sul terreno del Pil, dei prezzi dell’acciaio, delle risorse petrolifere, dimenticando che anch’esse sono dotate di storia, dì cultura, di religioni, di arte, di identità? Può darsi, come penava Karl Man, che a fare la storia del mondo siano solo le dure leggi dell’economia, ma troppe e amare esperienze dovrebbero aver insegnato almeno a non confonderle con quelle degli economisti. Speriamo che se ne accorgano anche i Ministri che vigilano (o dovrebbero vigilare) su cultura e scuola, su università e ricerca. E speriamo che quelli di domani siano un po’ meglio di quelli di ieri.

Cari studenti, buon anno!

da Tecnica della Scuola

Cari studenti, buon anno!

Alla fine di un anno e iniziandone un altro, siamo chiamati a guardare indietro per un attimo, per ripensare a come abbiamo vissuto veramente, a ciò che ci ha aiutato a crescere, ai passi indietro fatti, alle realizzazioni, alle sconfitte, alle questioni aperte, agli amici.
di Marco Pappalardo
So che la fine dell’anno solare – se non fosse per le vacanze – non è proprio come la fine dell’anno scolastico che si accoglie con maggiore gioia, ma nondimeno è un tempo di festa e dunque va celebrato al meglio. Non mancheremo di stare con le persone che amiamo, con chi ci vuole bene, in un luogo piacevole, facendo – spero – quanto ci possa davvero riempire il cuore di gioia.
L’anno finisce e, a differenza di quello scolastico, ne arriva subito un altro; non abbiamo il tempo di chiudere qualcosa che subito se ne apre un’altra, sappiamo cosa abbiamo vissuto, non conosciamo ciò che vivremo, sogniamo per l’immediato futuro. È come leggere un libro che ci appassiona e di cui divoriamo le pagine, o come un film bellissimo che ci stupisce scena per scena, magari come un videogioco nel passaggio da un livello a quello successivo. La vita è così ma allo stesso tempo non lo è, perché se da un lato siamo coinvolti vivendo al massimo ogni momento, dall’altro non è una finzione letteraria, scenica, tecnologica; se giriamo la pagina di un libro mille volte questa sarà sempre la stessa, così vale per le sequenze di un film e per i livelli del videogioco.
Ci siamo noi con i sogni, i pensieri, le gioie, i dolori, gli affetti; ci siamo e mettiamo tutto noi stessi perché – se non lo facessimo – non vivremmo veramente, non godremmo, non ci supereremmo, non ci innamoreremmo, a volte forse non respireremmo neanche. Non esiste un presente che non abbia un passato, non c’è un anno che non abbia salutato quello precedente, non ci sono storie di vita che non nascano da altre storie di vita, non ci sono amori che non siano frutto di un amore più grande. Alla fine di un anno e iniziandone un altro, siamo chiamati a guardare indietro per un attimo, per ripensare a come abbiamo vissuto veramente, a ciò che ci ha aiutato a crescere, ai passi indietro fatti, alle realizzazioni, alle sconfitte, alle questioni aperte, agli amici. Non si tratta di azioni malinconiche, né per autocompiacersi o piangersi addosso, ma è un buon modo per ripartire con nuove energie iniziando da quanto si è costruito e, se necessario, persino dalle macerie.
Quando camminiamo, in molti sport, nelle scalate c’è un piede che deve essere ben fisso per terra, spesso sta proprio dietro l’altro; così è il passato, un piede stabile o un piede perno per vivere bene il presente e rilanciare verso il futuro. Voi – lo so – siete più proiettati al presente, vivete l’oggi, spesso l’immediato, in qualche caso cercando di “ammazzare il tempo”. Gli adulti, al contrario, tante volte guardiamo al passato come al miglior tempo possibile, viviamo nel mondo de “ai miei tempi”, del “come eravamo”. Questi atteggiamenti che diventano anche arroccamenti e muri di autodifesa ci tengono lontani, non ci permettono di essere “qui e ora”, né nel passato né nel presente, senza parlare del futuro che per molti non è più un sogno o una speranza, ma un’illusione e un inganno. Che fare allora? Ho pensato di festeggiare il nuovo anno ponendo avanti cinque propositi o sogni o impegni o per qualcuno follie.
Ecco il primo: Ciò che mi ha aiutato a crescere da piccolo è stata la meraviglia delle nuove scoperte, ciò che mi fa imparare da grande è la commozione dinanzi alla realtà, ciò che mi rasserenerà alla fine della vita sarà la gratitudine per quanto ho ricevuto.
Il secondo è questo: Mi lascerò meravigliare da ciò che mi circonda, ancora una volta, almeno una volta, per un attimo, nella libertà, per gustare il vero sapore della realtà, con i piedi per terra e lo sguardo in cielo. Soltanto in quell’istante che sa di eternità, io sarò, saprò, vivrò, piangerò, gioirò, amerò.
Il terzo è: Alza gli occhi al cielo, guarda al di là delle nuvole, cerca un bagliore che ti accechi, ti illumini, ti trafigga! Poi con stupore conservalo e con cura donalo.
Il quarto: Crescere è passare dall’emozione alla meraviglia, dalla meraviglia al desiderio, dal desiderio all’affezione, dall’affezione alla comunione, dalla comunione alla amore, dall’amore al dono…e infine non avere paura di ricominciare di nuovo come la prima volta, come ogni volta.
Il quinto lo riserverò per i momenti di silenzio e di riflessione personale: Non lasciare scappare i tuoi sogni, non farteli strappare dalla banalità e dall’indifferenza, non abbandonarli per paura o stanchezza, non sotterrarli senza averci almeno provato, non tenerli solo per te ma parlane a chi vuoi bene, a chi può aiutarti e camminare con te. Non dimenticare che i sogni hanno le ali che si muovono col battito del cuore, con la spinta dell’intelligenza, con la leggerezza dell’umiltà, con la dinamicità degli affetti, con la prospettiva della speranza, con il coraggio delle idee, con la certezza della fede.
Infine penserò sempre che tutto questo è da vivere, che è da vivere insieme agli altri, che è “già e non ancora”, e grato e sorridente dirò: Desidero tutto questo fortemente, abbandonandomi dolcemente. Auguri di cuore!

La scuola nel 2012: ricordanze a memoria dell’anno che ci lascia

da Tecnica della Scuola

La scuola nel 2012: ricordanze a memoria dell’anno che ci lascia
di Lucio Ficara
Nella giornata di San Silvestro è normale e costumanza diffusa di ripercorrere tutti gli eventi che hanno caratterizzato la scuola pubblica durante l’anno che si sta per chiudere.
Incominciamo con il dire che nel 2012, il dicastero di viale Trastevere è stato guidato dal ministro Francesco Profumo e che i sottosegretari all’istruzione sono stati, Elena Ugolini e Marco Rossi Doria.
1. GENNAIO nasce il progetto “Scuola in chiaro” che mette a disposizione in una forma organica le informazioni relative a tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado.
Il servizio attivato sul sito del Miur dal 12 gennaio 2012 è stato in grado di fornire tutte le informazioni possedute dal sistema informativo ed ha permesso ad ogni Istituzione scolastica di pubblicare le proprie secondo un indice ed un format comune. Con il sistema on line scuola in chiaro è stato possibile, per la prima volta in Italia, iscriversi alle scuole secondarie di I e II grado direttamente da casa, con un semplice colpo di mouse.
2. FEBBRAIO Domande di mobilità 2012-2013 on line anche per la scuola dell’infanzia, prende piede l’utilizzo delle istanze on line. In questo mese cadono i 100 giorni di Profumo al ministero dell’Istruzione, il bilancio non è incoraggiante, si parla di una forte continuità con la Gelmini.
3. MARZO 5-7 marzo 2012: votazioni RSU della scuola che hanno visto la vittoria della Flc Cgil con il 33,43%, seguono la Cislscuola con 24,72%, Uilscuola 15,34%, Snals 14,82%, Gilda 6,22%, Cobas 2,24% e altri con il 3,23%.
4. APRILE Notizia del mese sono le dimissioni da Presidente della commissione Cultura della Camera dei deputati del on. Valentina Aprea del PDL.
5. MAGGIO mese amaro per la scuola Italiana, un ordigno in un cassonetto davanti all’Istituto Morvillo Falcone di Brindisi è esploso questa mattina ferendo gravemente 6 studenti. Purtroppo una studentessa di sedici anni, Melissa Bassi, ha perso la vita a causa di questo vile attentato, opera di uno squilibrato mentale. Un altro evento questa volta felice è quello della nomina a presidente della Commissione cultura alla Camera dei deputati dell’on. Manuela Ghizzoni del PD.
6. GIUGNO nasce il nuovo software “Commissione web”, per gli esami di Stato 2011/2012, che va a sostituire il precedente pacchetto Conchiglia. Il nuovo software, utilizzabile via internet ed integrato nel Sistema Informativo dell’Istruzione, presenta una serie di utili funzioni a supporto di tutte le attività delle commissioni d’esame.
7. LUGLIO mese del decreto legge 95/2012 detto spending review, che vede la scuola ancora una volta pesantemente coinvolta, particolarmente odiosi i provvedimenti sul divieto di monetizzare le ferie non godute dei precari e l’obbligo di demansionare e trasferire d’ufficio i docenti inidonei all’insegnamento per gravi patologie.
8. AGOSTO la spending review diventa legge dello Stato, si prevedono risparmi di spesa importanti per il prossimo triennio, che non lasciano presagire niente di buono per il futuro della scuola italiana.
9. SETTEMBRE parte il nuovo anno scolastico, con i problemi di sempre, dovrebbe essere l’anno della digitalizzazione delle scuole e della dematerializzazione dei documenti cartacei, ci sembra invece che la dematerializzazione sia della scuola piuttosto che della carta.
10. OTTOBRE Profumo lancia la provocazione, fortemente respinta al mittente dai sindacati, di portare a 24 ore o a 18 + 6 l’orario settimanale dei professori senza alcun incremento retributivo
11. NOVEMBRE in questo mese la trasmissione Report della Gabanelli, scoperchia la pentola degli scandali al Miur. Dopo le tante che hanno suscitato scalpore, ecco arrivare un’altra inchiesta di “Report”, che accende una luce sugli sprechi finanziari del Miur, mentre da tempo si operano “tagli” al personale docente ed Ata.
12. DICEMBRE accordo sullo sblocco degli scatti di anzianità maturati nell’anno solare 2011. Tale accordo sana solo il 2011 e non il 2012, con un meccanismo che decurta del 30% il salario accessorio. In questo mese bisogna ricordare anche il test di preselezione per il concorso a cattedra, fortemente voluto dal ministro Profumo.
In questo excursus dell’anno 2012, ci sono stati ovviamente tanti altri eventi, ma abbiamo voluto raccoglierne alcuni che ci hanno particolarmente colpito. Non ci resta che augurarvi un felice e sereno anno nuovo.
Buon 2013!