GENITORI A SCUOLA DI DISLESSIA

GENITORI A SCUOLA DI DISLESSIA
Corso di AGe Argentario a Porto S. Stefano

Aiutare i bambini dislessici a fare i compiti è possibile, anche se molti genitori non sanno come: esistono infatti programmi e applicativi che, se ben usati, rendono i compiti facili come una passeggiata, così come accade agli altri bambini. Per aiutare le famiglie, ancora una volta l’Associazione genitori A.Ge. Argentario interviene su questo specifico problema con il “Corso di informatica di base con approfondimento specifico sugli applicativi e programmi dedicati ai DSA”, che si terrà presso il Laboratorio informatico dell’ITC di Albinia in via della Pace n. 1, ogni martedì a partire dal 5 marzo dalle ore 14.00 alle ore 15.30.

Il modulo base, sette lezioni con inizio dal 5 marzo, è rivolto a chi sa utilizzare poco il computer ma vuole saperne di più. Il modulo DSA (3 lezioni a partire dal 30 aprile), rivolto a genitori di ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento, fornirà la competenza per utilizzare i più conosciuti applicativi e programmi per aiutare i ragazzi durante l’apprendimento. E’ possibile scegliere di seguire tutto il corso oppure un solo modulo.

”I ragazzi DSA hanno bisogno di molto aiuto durante l’apprendimento. Per loro fare i compiti può diventare un vero incubo: ore ed ore sui libri e il giorno dopo non ricordano niente –dichiara Angela Rigucci, presidente di AGe Argentario- Un incubo anche per il genitore che li deve aiutare e seguire. La relazione madre/figlio durante i compiti può deteriorarsi per la tensione che si crea, dovuta alle difficoltà, tanto che spesso gli specialisti consigliano di far fare i compiti a un doposcuola o con altre persone, ma non tutti se lo possono permettere”.

L’autonomia durante lo studio è fondamentale e dà forza e soddisfazione al ragazzo. Avere un programma di lettura con sintesi vocale che allevia la fatica di leggere dà al ragazzo la possibilità di studiare meglio il testo. Durante il corso i genitori imparano a installare il programma, a utilizzare la sintesi vocale e a scegliere la voce migliore (ce ne sono molte, alcune metalliche, altre molto simili alla voce umana e questo non è un dettaglio da poco); a selezionare il testo e ad avviare la lettura.

Gli strumenti compensativi sono fondamentali per favorire l’apprendimento nei bambini e nei ragazzi con disturbo specifico dell’apprendimento. E’ importante che i bambini si avvicinino precocemente all’utilizzo di hardware e software che possano aiutarli nel ridurre la fatica a carico della letto-scrittura in favore dell’apprendimento delle competenze specifiche per ogni classe di età. Per un dislessico ad esempio studiare storia significa memorizzare visualizzando un concetto. Una battaglia con date e luoghi non resta nella memoria, ma un immagine sì. Ecco allora le mappe concettuali: cosa sono? come si creano? con che programma? Quello di AGe Argentario sarà quindi un corso tecnico ma anche un aiuto teorico per capire come i ragazzi imparano e come si possono aiutare. Gli applicativi saranno utili per tutto il corso di studi, non solo alla primaria o alle medie.

”Abbiamo cercato di fornire ai genitori le informazioni per saperne di più e gli strumenti e per riconoscere i primi segnali –conclude Rigucci- Se ne parla così poco, mentre la percentuale di DSA è altissima, almeno un alunno per classe se non di più.
Spesso si rivolgono a noi genitori preoccupati: scoprire che il proprio figlio ha delle difficoltà non è piacevole ma non è poi così terribile, occorre solo imparare come aiutarli al meglio. E una volta che si è capito qual è il problema si è già a metà cammino”.

M. Bellaribi, La bambina con i sandali bianchi

Lottare per vivere

di Antonio Stanca

bellaribiAl 2007 risale la versione originale del libro La bambina con i sandali bianchi di Malika Bellaribi, la cantante lirica di origine algerina che è nata nel 1956 nella bidonville di Nanterre, presso Parigi, dove i suoi genitori si erano rifugiati insieme a tanti altri emigranti provenienti da ogni parte del mondo. A cinquantasei anni la Bellaribi, che ha iniziato ad essere nota nella lirica dalla fine degli anni ’80, vive in Francia, partecipa a molti concerti ed anni fa, dopo insistenti richieste, ha accettato di scrivere quest’opera che consiste in un’autobiografia. Ora è comparsa in Italia nelle Edizioni Piemme Bestseller di Milano (pp. 218, € 10,00). La traduzione dal francese è di Roberto Boi. In undici altri paesi il libro è stato tradotto e pubblicato e ha avuto successo.

In verità nella narrativa più recente il genere autobiografico è risultato fortunato molto probabilmente perché più semplice, più vero, più sincero rispetto alle tante complicazioni che gli altri generi hanno assunto nel contenuto e nella forma. Nella scrittura autobiografica l’autore e il lettore si ritrovano con facilità. Mentre il primo ricostruisce quanto è successo nella sua vita, spesso drammi dai quali intende liberarsi, il secondo rivive alcune emozioni, alcuni sentimenti che gli sono stati propri poiché ad ogni vita sono appartenuti. E subito coinvolto si sente in ciò che legge, protagonista si scopre di vicende che anche a lui sono capitate e che finalmente vede valere pure per gli altri, per tutti. Non un documento, infatti, rimane la narrazione ma un romanzo diventa nelle mani dello scrittore, significati estesi raggiunge.

Così è successo che molto letto sia stato l’unico libro scritto da Malika Bellaribi. Lo ha fatto quando aveva cinquantuno anni, ha trasformato in un romanzo i gravi casi della sua vita, ha procurato loro una dimensione superiore a quella reale.

Era nata nella bidonville di Nanterre, un misero sobborgo di Parigi, era vissuta, settima di nove figli, nella povertà, nella miseria e aveva sofferto anche la mancanza di ogni affetto da parte della madre. Neanche dopo il grave incidente subito all’età di quattro anni e dal quale era stata immobilizzata, dopo i lunghi anni di degenza in ospedali e cliniche, dopo i tanti interventi chirurgici per farle recuperare le gambe, neanche quando sarà guarita, avrà avuto una famiglia, una bambina, sarà diventata nota come cantante lirica, neanche allora la madre l’avrebbe accettata. Né in precedenza aveva potuto contare sul padre o sui fratelli e sorelle, tutti a lei ostili forse perché contagiati dal comportamento della madre. Nella loro casa si sentiva soltanto urlare, i più piccoli perché piangevano, i più grandi perché sempre agitati. Era, quindi, fuggita, si era esposta a imprevisti, rischi di ogni genere. Ai vecchi problemi aveva visto aggiungersi altri, discriminata, respinta si era ovunque sentita a causa delle sue origini, del colore della sua pelle. Ma non si era mai completamente arresa, aveva sempre reagito, aveva sempre creduto di farcela, sperato in una situazione diversa, in un futuro migliore. Sarà questa aspirazione, questo bisogno di altro a farle scoprire la musica. Con la musica crederà di colmare quella mancanza di affetto che l’aveva fatta soffrire per una vita intera, di rifarsi di quanto non aveva mai avuto, di soddisfare il suo bisogno di bene, di amore perché la musica annulla ogni distanza e differenza, porta ad incontrarsi, unisce, “la musica è universale, associativa, è accessibile a qualunque ambiente socio-culturale”. La studierà pur con molti sacrifici, tra tante difficoltà ed anche se lentamente arriveranno i primi risultati, quelli che la incoraggeranno a continuare fino a diventare una nota cantante lirica, la Bellaribi che oggi, oltre alla sua attività professionale, promuove e svolge  operazioni  finalizzate a far giungere la musica nelle zone più povere della Francia, a farla apprendere alle persone che vi abitano, adulti e bambini, a coinvolgerle con essa, in essa, a farle sentire capaci di progredire tramite la conoscenza e la pratica della musica, di superare la grave condizione nella quale versano e partecipare della vita degli altri. Una funzione morale, culturale, sociale è giunta ad attribuire alla musica.

Questa la vita, questo il pensiero, questa l’opera della Bellaribi e un romanzo sono diventati del quale è protagonista e autrice. Un messaggio ha ricavato dalle sue pene e lo ha rivolto a chiunque soffre nel mondo. Lo ha invitato a non disperare, a credere sempre possibile una modifica, un miglioramento. Come ha fatto lei così dovrebbero fare quanti hanno vissuto e vivono dei drammi, non dovrebbero rassegnarsi né rinunciare a lottare. Un ideale di fiducia, di resistenza persegue e propone il libro, ad esso si appella, esso affida alle forze dell’anima.

Chiara nell’espressione l’opera è giunta a moltissimi lettori. E’ stata letta come se si trattasse di un testo religioso tanto vicino a quello di un comandamento è il suo tono.

Profumo: “Anticipare il diploma di un anno”.

da Repubblica.it

Profumo: “Anticipare il diploma di un anno”.
Le priorità del ministro uscente per il 2013

Viale Trastevere pubblica un Atto di indirizzo, una sorta di testamento con i principali provvedimenti per il prossimo governo. Il primo è la riduzione di un anno del percorso scolastico, con l’entrata all’università a 18 e non a 19 anni

ROMA – Ridurre di un anno il percorso scolastico: è questa l’idea che vuole lasciare in eredità il ministro dell’istruzione uscente Francesco Profumo al prossimo governo, quando si troverà il modo di formarne uno. Un anno in meno, ovvero diploma a 18 e non a 19 anni, in linea con il resto d’Europa.

Una proposta che fu già fatta da Luigi Berlinguer e che torna ora nell'”Atto di indirizzo concernente  l’individuazione delle priorità politiche per il 2013″, ovvero il documento-lascito predisposto dal ministero.

“Occorre superare – scrive Profumo – la maggiore durata del corso di studi procedendo alla relativa riduzione di un anno, in connessione anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili per il miglioramento della qualità e della quantità dell’offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione”. Il ministro nei mesi scorsi ha affidato a una commissione proprio lo studio di questo tema, che avrebbe come conseguenza non indifferente la riduzione delle ore di lezione e del numero di cattedre.

Ma nel documento non si parla solo di anticipare di un anno il diploma. Profumo indica come priorità anche quelle di completare l’attuazione del sistema nazionale di valutazione, potenziare la formazione degli insegnanti e del personale tecnico-amministrativo, promuovere il recupero delle aree scolastiche più compromesse per contrastare la dispersione scolastica (l’obiettivo è l’abbattimento del tasso di ‘early school leavers’ fino al 10%). E ancora, si auspica il varo di misure di rafforzamento dell’istruzione tecnico-professionale (con l’aumento dei percorsi di alternanza studio/lavoro) e l’anticipo del programma Erasmus for All per allargare la possibilità di studiare all’estero.


Profumo invita poi a proseguire con l’innovazione tecnologica. Un tema, questo, che è stato una sorta di stella polare per la sua gestione e che si è tradotto in interventi concreti come, ad esempio, l’adozione del plico telematico (per l’invio delle ‘tracce’ della Maturità) e le iscrizioni scolastiche online (salutato proprio nei giorni scorsi come un grande successo).

Capitolo università. Fondamentale, si legge ancora nell’Atto, la promozione del diritto allo studio: borse di studio, prestiti d’onore (in cui convogliare risorse sia pubbliche sia private), ma anche la sperimentazione di nuovi test, in italiano o in inglese, per favorire una scelta della facoltà consapevole.

Capitolo importante anche quello del finanziamento per il quale si ritiene necessario perseguire un modello nel quale concorrano risorse originate da ministeri diversi, dalle Regioni, dall’Europa e dalla fondazioni bancarie.

Scuola, iscrizioni online sfida vinta: all’appello mancano solo in 18mila

da Repubblica.it

Scuola, iscrizioni online sfida vinta: all’appello mancano solo in 18mila

Alla scadenza del termine del primo inserimento telematico nelle scuole italiane sono a posto oltre il 99% del milione e mezzo di alunni dei primi anni. Ma 3 famiglie su 10 hanno dovuto ricorrere alle segreterie scolastiche. “Si sono risparmiati 5 milioni di fogli di carta e si programma l’anno con sei mesi d’anticipo”

di SALVO INTRAVAIA

Alla fine mancano all’appello “soltanto” 18mila alunni. Un vero successo. Dopo 39 giorni di polemiche, server impallati e diversi ritocchi al cervellone ministeriale per rendere tutto più semplice, si chiudono le prime iscrizioni telematiche della scuola italiana. E la sfida delle iscrizioni online lanciata dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo può considerarsi vinta. Del milione 568mila e 650 alunni previsti per l’iscrizione al primo anno dei diversi ordini –  primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado  –  della scuola statale, al cervellone di viale Trastevere ne risultano pervenute 1.550.794.

La nota diramata qualche minuto fa da viale Trastevere è entusiastica. Si parla del 99,3 per cento di istanze caricate rispetto alle attese. Delle domande relative alla scuola paritaria, che avrebbero fatto raggiungere la cifra di un milione e 700mila iscritti in prima, non si sa nulla. Anche perché le famiglie che intendevano iscrivere nelle private i propri figli potevano anche procedere in maniera tradizionale: modulo di carta da compilare a penna. I più meticolosi sono stati i genitori che hanno iscritto i figli in prima media che addirittura risultano di più di quelli attesi: il 103 per cento.

I meno attenti sembrano quelli delle scuole superiori, dove mancano all’appello quasi il 6 per cento delle iscrizioni pronosticate. Semplici ritardatari o potenziali dispersi? A tal proposito la novità introdotta da Profumo potrebbe consentire al ministero dell’Istruzione

di fare venire a galla in tempi brevi un fenomeno  mai semplice da individuare: la dispersione scolastica. Ogni anno, infatti, nonostante l’obbligo, un certo numero di alunni  –  soprattutto alle superiori  –  non si iscrive a scuola. E potrebbero essere proprio quelli che mancano alla chiusura del sistema informativo del ministero dell’istruzione alle 24 di ieri.

Ma anche il successo delle prime iscrizioni online della scuola non riesce a nascondere le difficoltà di tantissime famiglie italiane con computer e internet. Sono state infatti soltanto 7 su 10 quelle che sono riuscite a caricare la domanda di iscrizione da casa. Il resto, quasi mezzo milione, è stata costretta a rivolgersi alle scuole. I più bravi sono risultati i lombardi, con l’81,4 per cento di genitori autosufficienti, i meno bravi in Puglia, dove meno della metà delle famiglie  –  il 46,3 per cento  –  è riuscita a caricare l’istanza da casa. A Sud, come aveva pronosticato Repubblica.it, le maggiori difficoltà.

E il successo delle iscrizioni online spazza via anche la polemica sulla proroga richiesta dal Pd e dall’Anief prima delle elezioni, che il ministro Profumo non ha voluto concedere per “abituare gli italiani a rispettare le scadenze”. La tecnologia applicata alla vita di tutti i giorni ha consentito un risparmio di ben 5 milioni di fogli di carta, spiegano dal ministero, e di 84mila ore di lavoro nelle segreterie scolastiche. Inoltre, la pianificazione delle attività didattiche potrà iniziare con largo anticipo. “Un vantaggio considerevole  –  spiegano dal Palazzo della Minerva  –  che permette di programmare e organizzare le attività didattiche del prossimo anno scolastico con quasi 6 mesi di anticipo”.

“In precedenza invece, dopo la scadenza dei termini per la presentazione delle domande cartacee, le segreterie scolastiche iniziavano un lavoro di trasmissione dei dati dai moduli cartacei alle banche dati che impegnava le circa 10mila segreterie scolastiche diffuse sul territorio per oltre un mese, posticipando così il lavoro di organizzazione e pianificazione delle attività didattiche degli istituti”.

E con le iscrizioni online è venuta alla luce anche la storia di Diego, il milionesimo iscritto, che il prossimo anno inizierà a frequentare la prima elementare. Con la sua famiglia  –  e il fratellino disabile  –  vive a  Fabbriche di Vallico (LU), piccolo comune della Garfagnana, e lo scorso 13 febbraio è stato raggiunto dalla telefonata del ministro Profumo che lo ha premiato con un viaggio a Roma, cui parteciperanno i familiari e la classe per una visita al Quirinale  e alle sedi istituzionali. “In ogni caso  –  precisano dal ministero  –  le iscrizioni saranno consentite a tutti, indipendentemente dai termini stabiliti e seppure attraverso procedure meno immediate per genitori e scuole, in modo che venga garantito a tutti il diritto all’istruzione”.

L’eredità del Governo tecnico per la scuola

da Tecnica della Scuola

L’eredità del Governo tecnico per la scuola
di Anna Maria Bellesia
Alla faccia (di bronzo) di chi in campagna elettorale metteva sul piatto nuovi investimenti nell’istruzione! Chiusa la parentesi elettorale, in cui si è fatto a gara nel promettere “mari e monti”, si ricomincia con l’austerity che ci chiede l’Europa.
Riassumendo le ultime news, queste sono le sorti magnifiche e progressive per la scuola italiana e per chi ci lavora.

Operazione n. 1
: avanti tutta con la spending review. Stipendi congelati fino al 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici (le retribuzioni sono ferme dal 2010 mentre tutto il resto è aumentato); nessuna possibilità di recupero di incrementi contrattuali eventualmente previsti a decorrere dal 2011; nessun riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale anche per gli anni 2013 e 2014; per il personale della scuola, confermato il blocco degli scatti di anzianità anche per il 2013. E qualora si arrivasse ad un rinnovo contrattuale, ci saranno da “assicurare” livelli di produttività e di qualità adeguati ai fabbisogni. Insomma dietro l’angolo si intravede solo l’incremento del lavoro, ma non del salario. Lavorare di più, prendendo di meno, per tutta la vita: è la formula della realpolitik dell’attuale governo tecnico, che ci dovremo forse tenere ancora un po’.
Operazione n. 2: l’autofinanziamento. La scuola italiana ha bisogno di risorse: è necessario ridurre/abbattere la dispersione, personalizzare la didattica, innovare, aggiornare, potenziare l’autonomia, garantire un minimo di organico funzionale. Prima si è provato con le riforme epocali rigorosamente a costo zero (l’ultima delle quali è il previsto sistema nazionale di valutazione, dalla cui attuazione “non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”). Adesso però ci rende conto che qualche euro in più bisogna metterlo. C’è una sola soluzione possibile per trovare le risorse: ridurre di un anno il percorso degli studi.
L’ipotesi è indicata come “priorità” dal ministro Profumo nell’Atto di indirizzo per il 2013, pubblicato il 28/2/2013, con la motivazione di “adeguare la durata dei percorsi di istruzione agli standard europei”. A fine gennaio erano trapelate le prime indiscrezioni circa le proposte studiate dalla Commissione incaricata dal ministro per rendere fattibile l’operazione. Inutile obiettare che in Europa meno della metà dei Paesi pone la terminalità degli studi a 18 anni, né osservare che il taglio di un anno del percorso scolastico comporta per forza livelli di competenza inferiore per gli studenti.
Non c’è argomento che tenga di fronte a quella montagna di risparmi calcolati in 1.380 milioni di euro nel giro di qualche anno. Ancora una volta la scuola finanzia se stessa. Nell’Atto di indirizzo è scritto chiaro e tondo: “Occorre superare la maggiore durata del corso degli studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno in connessione anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili per il miglioramento della qualità dell’offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione”. Liberare risorse è insomma l’unico modo per reinvestirle.
Missione incompiuta. Intanto, dopo oltre un anno di governo tecnico “salva-Italia”, il popolo italiano è sempre più stremato dalla crisi e pessimista. Di fronte ai numeri di chi mensilmente perde il lavoro (110mila unità nel solo mese di gennaio), avere uno stipendio pur bloccato dal 2010 è diventato un privilegio più che un diritto. I giovani, con o senza titolo di studio, il lavoro non lo trovano: il 38,7% è senza, gli altri si adattano a lavori a tempo determinato o a part time. Avere una laurea serve meno che avere il solo diploma.
Le indagini economiche e sociali (Censis – Eurispes) fotografano un Paese in cui il fronte ufficiale del disagio profondo è arrivato a coinvolgere circa 16 milioni di persone. I ceti medi, sui quali si fondava fino a qualche anno fa l’economia del nostro Paese, sono “in caduta libera” verso l’impoverimento e la proletarizzazione. Sta crescendo una “insoddisfazione senza precedenti nella storia recente italiana”, dicono gli analisti. E l’abbiamo visto nel voto. Una situazione sempre più difficile da governare.

Chi ha il diritto a non pagare le tasse scolastiche?

da Tecnica della Scuola

Chi ha il diritto a non pagare le tasse scolastiche?
di Lucio Ficara
I dirigenti scolastici o meglio i consigli d’Istituto delle scuole autonome, non possono in alcun modo deliberare provvedimenti che impongano il versamento obbligatorio di contributi scolastici, anche se questo fosse per il miglioramento dell’offerta formativa.
Con l’occasione delle domande di iscrizione alla classe successiva le scuole cercano di fare cassa, sulle spalle dei propri utenti. Questa non è una cosa edificante, soprattutto se si fa passare per obbligatorio, quello che dovrebbe essere un semplice contributo scolastico volontario. I dirigenti scolastici o meglio i consigli d’Istituto delle scuole autonome, non possono in alcun modo deliberare provvedimenti che impongano il versamento obbligatorio di contributi scolastici, anche se questo fosse per il miglioramento dell’offerta formativa.
Siamo certi di poter affermare che non è illegittimo, da parte delle scuole, poter richiedere un contributo, ma lo diventa se questo viene richiesto come obbligatorio, magari persino subordinando l’iscrizione, l’esame o altra prestazione al versamento dello stesso. In questo caso si rasenta anche il dolo di un tentativo estorsivo e ricattatorio. E’ spiacevole dirlo ma purtroppo e così!
Per questo motivo è importante ricordare che l’impianto legislativo vigente, in tema di tasse scolastiche, è concentrato nell’art. 200 del d.lgs. n. 297/1994. Tale norma prevede quattro distinti tipi di contributi scolastici :
1. Tassa di iscrizione. È esigibile all’atto dell’iscrizione ad un dato corso di studi secondari, e vale per l’intera durata del ciclo, non è rateizzabile ed è devoluta integralmente all’Erario. L’importo è di 6,04 euro.
2. Tassa di frequenza. Deve essere corrisposta ogni anno e può essere rateizzata. L’importo è di 15,13 euro.
3. Tassa di esame. Deve essere corrisposta esclusivamente nella scuola secondaria superiore al momento della presentazione della domanda per gli esami di idoneità, integrativi, di licenza, di qualifica, di Stato.
4. Tassa di diploma. La tassa deve essere corrisposta in unica soluzione, al momento della consegna del titolo di studio. L’importo è di 15,13 euro, per il rilascio del diploma di maturità delle scuole superiori e per quello dei conservatori di musica. Per la tassa di diploma non è prevista la concessione di esonero per motivi di merito, ma solo quella per motivi economici o di appartenenza a speciali categorie, come previsto dalla circolare ministeriale n. 146/87.
Quello che i dirigenti scolastici non dicono ed è grave questo loro colpevole atteggiamento, è che alcune categorie sono esonerate dal pagamento delle tasse scolastiche d’iscrizione e frequenza. Visto che questo non viene detto, da chi sarebbe preposto a dirlo, lo diciamo noi. Infatti per motivi di merito scolastico, se uno studente prevede di ottenere almeno la media dell’otto su dieci, con non meno di otto in condotta, si viene esonerati dal pagare le tasse scolastiche. Ovviamente se tale previsione si rivela non raggiunta , lo studente deve fare fronte al pagamento delle tasse scolastiche. Anche per motivi economici si è esonerati dal pagare le tasse scolastiche. Per sapere se si rientra nelle fasce di esenzione in base al reddito e al numero dei familiari è sufficiente consultare le tabelle annuali aggiornate al tasso d’inflazione programmato, che il ministero pubblica annualmente. Infine sono esonerati dal pagare le tasse scolastiche, chi appartiene a particolari categorie di beneficiari: orfani di guerra, di caduti per la lotta di liberazione, di civili caduti per fatti di guerra, di caduti per causa di servizio o di lavoro; figli di mutilati o invalidi di guerra o per la lotta di liberazione, di militari dichiarati dispersi, di mutilati o di invalidi civili per fatti di guerra, di mutilati o invalidi per causa di servizio o di lavoro; ciechi civili. Alla stessa condizione la dispensa è concessa a coloro che siano essi stessi mutilati od invalidi di guerra o per la lotta di liberazione, mutilati od invalidi civili per fatti di guerra, mutilati od invalidi per causa di servizio o di lavoro.
Purtroppo non soltanto non viene detto che esiste l’esonero delle tasse scolastiche, ma vengono fatti pagare, anche a chi dovrebbe esserne totalmente dispensato, contributi volontari mascherati da tasse obbligatorie. Anche questo è il segno di una crisi profonda che attanaglia il nostro povero Paese.

Ridate l’indennità ai prof per i viaggi d’istruzione

da Tecnica della Scuola

Ridate l’indennità ai prof per i viaggi d’istruzione
Marco Zampieri, consigliere di Fiavet Lazio e delegato al Turismo Scolastico, propone al nuovo Governo, di fronte al crollo del 70% dei viaggi di istruzione, di reinserire l’indennità di missione degli insegnanti la cui eliminazione ha causato uno dei malesseri del corpo docente
L’istruzione è stata messa seriamente in discussione dal blocco delle attività extra curriculari predisposto dagli insegnanti per protestare contro i tagli alla scuola voluti dall’ultimo Governo.
Una decisione grave e condivisibile anche se le ripercussioni non si sono sentite solo nella mancata educazione dei nostri giovani, ma anche sul mercato. E’ stato, infatti, del 70% il crollo, in Italia, delle richieste di viaggi di istruzione per l’anno 2012-2013.
Il settore coinvolge circa 3000 imprese specializzate nel turismo scolastico, ora a rischio chiusura. L’annuncio e’ stato fatto da Fiavet Lazio, Associazione Imprese Turistiche Lazio, che non manca di sottolineare che questa area di mercato comprende oltre diecimila addetti con un fatturato nazionale di 450 milioni di euro. Per questo motivo ponendosi al fianco dei docenti, Fiavet Lazio chiede al nuovo Governo l’apertura di un tavolo di lavoro affinchè si trovino soluzioni condivise e regolamentate nel Capitolato d’Oneri, il documento di riferimento che sintetizza le indicazioni del progetto esecutivo in uso nelle Istituzioni scolastiche e dagli Operatori del settore. Ne da’ notizia la news letter Media Duemila in corso di distribuzione. ”La nostra proposta al nuovo Governo – ha detto Marco Zampieri, consigliere di Fiavet Lazio e delegato al Turismo Scolastico – prevede il reinserimento dell’indennità di missione degli insegnanti la cui eliminazione ha causato uno dei malesseri del corpo docente”.
Nella prospettiva che i giovani e la loro educazione tornino al centro degli obiettivi di investimento umano per la crescita della nostra società.
”Il viaggio d’istruzione rappresenta un importante momento di socializzazione e di arricchimento socio-culturale di tutti gli studenti di ogni ordine e grado – ha sottolineato Andrea Costanzo, Presidente Fiavet Lazio – spesso costituisce la prima, a volte l’unica, esperienza di viaggio all’estero. L’80% di questi viaggi vengono da sempre effettuati in paesi Europei. E’ necessario perciò non negare questa opportunità ai nostri ragazzi e ancor di più riconoscere il ruolo educativo-didattico e il carico di responsabilità dei docenti accompagnatori”.

Imprecisione sulla realtà aumentata nel concorso a cattedra A033

da Tecnica della Scuola

Imprecisione sulla realtà aumentata nel concorso a cattedra A033
di Aldo Domenico Ficara
Packaging, realtà aumentata, energia meccanica ed elettrica gli argomenti della prova scritta nella classe di concorso A033. Tre quesiti che coprono le diverse discipline che permettono l’insegnamento di tecnologia nella scuola secondaria di primo grado
Di particolare interesse è la domanda n. 2 sulle differenze tra la realtà virtuale e la “realtà virtuale aumentata “ ( così definita nel testo proposto ). Si ricorda che il termine “realtà virtuale aumentata” non è preciso in quanto si dice “ realtà aumentata “. Infatti, per realtà aumentata o realtà mediata dall’elaboratore, si intende l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi. Esempi di realtà aumentata sono il cruscotto dell’automobile, l’esplorazione della città puntando lo smartphone, il Kinect per Xbox e la chirurgia robotica a distanza sono tutti esempi di realtà aumentata.
In quest’ultimo settore la Realtà Virtuale permette di disporre di realistici simulatori per il training chirurgico, mentre le interfacce per la Realtà Aumentata permettono di sovrapporre immagini virtuali al corpo del paziente fornendo ai medici una sorta di “visione a raggi X” degli organi interni e possono essere utilizzate in sede operatoria per prendere decisioni importanti ai fini dell’intervento. Di seguito i tre quesiti della prova scritta nella classe di concorso A033:
Quesito 1
il candidato individui una tipologia di prodotto e ne descriva le soluzioni di packaging più comunemente adottate. Descriva in particolare quali sono le ricadute del packaging sulla produzione e sull’ambiente, inoltre indichi quali sono i principali strumenti che consentono la tracciabilità del prodotto stesso. Il candidato elenchi inoltre quali sono le particolari conoscenze pregresse che gli alunni devono possedere per poter affrontare lo studio degli argomenti sopra evidenziati.
Quesito 2
Il candidato definisca cosa si intende per realtà virtuale ed individui le principali tipologie di apparecchiature più comunemente utilizzate in tale settore. Individui inoltre alcune applicazioni tipiche della realtà virtuale e le principali differenze con la realtà virtuale aumentata.
Quesito 3
Fra le diverse forme di energia vi sono l’energia meccanica e quella elettrica. Il candidato: 1. formuli un esempio che coinvolga la trasformazione dell’energia elettrica in energia meccanica e viceversa; 2. espliciti l’equivalenza tra le diverse unità di misura comunemente usate per quantificare le due forme di energia.

L’atto di indirizzo del ministro Profumo al termine del mandato

da Tecnica della Scuola

L’atto di indirizzo del ministro Profumo al termine del mandato
di P.A.

Undici pagine in cui Profumo riassume le 10 “priorità politiche” e i passi da compiere nei prossimi mesi in modo “urgente e improcrastinabile” per assicurare “l’ottimizzazione” del sistema scuola e della sua amministrazione. Anief:grave errore
Il primo compito del futuro governo dovrà essere quello di “adeguare la durata dei percorsi di istruzione agli standard europei”, e cioè ridurre di un anno il percorso complessivo degli studi. Profumo, dopo avere implementato una commissione per studiare proprio questa tematica, lascia scritto nero su bianco al suo successore che “occorre superare la maggiore durata del percorso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno in connessione anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili per il miglioramento della qualità dell’offerta formativa”.
Fra le priorita’ di Profumo c’è anche quella di “completare l’attuazione del sistema di valutazione” e supportare la formazione di docenti e personale
scolastico.
Più borse di studio per sostenere chi vuole studiare senza averne le possibilità economiche, ma anche più prestiti d’onore per aiutare i meritevoli. Questa la linea indicata da Profumo, che chiede sostegno per la Fondazione per il merito voluta dall’ex ministro Gelmini per erogare proprio premi di studio e prestiti d’onore ai capaci su base concorsuale.
Profumo chiede di proseguire con il processo di “modernizzazione della scuola” nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda digitale. Aule 2.0 e tablet in classe devono restare un obiettivo urgente.
Inderogabile per Profumo e’ anche la modernizzazione del ministero dell’Istruzione. con razionalizzazione logistica delle sedi periferiche e procedure sempre più informatizzate. Vanno poi inseriti in organico “statistici, ingegneri” per migliorare la gestione delle performance del dicastero.
Profumo chiede anche di responsabilizzare gli atenei attraverso nuove regole di governo delle università e di contabilità. Il sistema deve poi saper attrarre più risorse europee.
Migliorare l’accesso ai fondi europei e la capacità di enti e università di utilizzarli è un altro punto urgente indicato da Profumo nel suo atto di
indirizzo. Così come il sostegno alla imprenditorialità tecnologica e gli sgravi fiscali per chi sostiene la ricerca.
Immediata la reazione dell’Anief “no al ‘lascito’ di Profumo che riduce di un anno la durata della scuola pubblica”. E poi aggiunge: “Che autorità ha un Ministro dimissionario per indicare al prossimo Governo una linea di indirizzo orientata al risparmio, auspicando la riduzione di un anno del percorso di studi scolastici, travestendola con delle buone intenzioni?”
“Se Profumo fosse tornato a promuovere anche l’utilità dall’abolizione legale del titolo di studio, avremmo assistito ad un commiato in perfetto stile Governo ‘taglia-scuola pubblica’. La verità è che stiamo assistendo a delle indicazioni finali di un esecutivo tecnico che, francamente, lasciano sconcertati. Peraltro rilasciate in un momento – conclude il presidente dell’Anief – in cui vi sarebbe un bisogno estremo di ‘conoscenza’ per rilanciare il sistema Paese”.

Part-time: le domande entro il 15 marzo

da Tecnica della Scuola

Part-time: le domande entro il 15 marzo
Di seguito, normativa e modulistica per presentare la domanda di part-time anche al fine di svolgere un’ altra esperienza lavorativa
Sul sito della CislScuola le indicazioni per la presentazione della domanda
Il personale docente ed A.t.a. con contratto a tempo indeterminato può presentare entro venerdì 15 marzo 2013 l’istanza intesa ad ottenere la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale .
Hanno titolo a chiedere detta trasformazione:
• i docenti delle scuole di ogni ordine e grado;
• il personale educativo;
• il personale a.t.a., con l’esclusione dei DSGA;
• il personale utilizzato in altri compiti per motivi di salute.
La domanda – da inoltrare all’Ambito Territoriale (ex USP) della provincia di appartenenza, tramite il Dirigente Scolastico – deve contenere:
• le generalità (nome, cognome, luogo e data di nascita);
• il ruolo di appartenenza/classe di concorso/profilo professionale;
• la sede di titolarità;
• l’esplicita richiesta di trasformazione del rapporto di lavoro;
• la tipologia: orizzontale (con articolazione della prestazione di servizio ridotta in tutti i giorni lavorativi) ovvero verticale (con articolazione della prestazione su alcuni giorni della settimana, del mese o di determinati periodi dell’anno) ovvero misto (con articolazione della prestazione risultante dalla combinazione delle due precedenti modalità); per il solo personale A.t.a., inoltre, la tipologia verticale deve essere realizzata in misura tale da rispettare la media della durata del lavoro settimanale prevista per il tempo parziale nell’arco temporale preso in considerazione (settimana, mese o anno);
• la durata della prestazione lavorativa (per i docenti, di norma pari al 50% di quella a tempo pieno; per il personale ATA, non inferiore al 50% di quella a tempo pieno);
• l’anzianità complessiva di ruolo e non di ruolo (come riconosciuta ai fini di carriera);
• il possesso di eventuali titoli di precedenza.
Per la durata di almeno due anni il personale con rapporto di lavoro a tempo parziale non può richiederne la trasformazione in rapporto a tempo pieno. Prima della scadenza del biennio, eventuali domande in tal senso possono essere accolte sulla base di motivate esigenze ed anche in relazione alla situazione organica complessiva.
Il personale docente a part-time deve adempiere (così come, di seguito, indicato) alle attività di carattere individuale e collegiale:
• preparazione delle lezioni e delle esercitazioni; correzione degli elaborati; rapporti individuali con le famiglie (per intero);
• collegio dei docenti, attività di verifica iniziale e finale, informazione periodiche alle famiglie (40 ore per intero);
• svolgimento di scrutini ed esami, compresa la compilazione degli atti (per intero);
• partecipazione ai consigli di classe, interclasse, intersezione (il “tetto” delle 40 ore deve essere rapportato in proporzione all’orario effettuato).
Dal “link” e nel “file” allegato, il fac-simile di modello di domanda (completo degli allegati “A – dichiarazione dell’anzianità di servizio” e “B – dichiarazione degli eventuali titoli di precedenza”

Esami di Stato, ridotti i compensi dei commissari interni

da Tecnica della Scuola

Esami di Stato, ridotti i compensi dei commissari interni
di A.G.
Denuncia della Gilda degli Insegnanti: nell’eventualità in cui esercitano la loro funzione in due classi della stessa commissione, i prof non hanno più diritto ad una diaria maggiorata. Per il sindacato quello del Miur è un comportamento inaccettabile: ci ripensi e ripristini la precedente retribuzione.
Le ristrettezze economiche si fanno sentire su tutto. Anche sui compensi dei docenti impegnati nella maturità. Solo che si tratta di riduzioni, che a detta dei sindacati, vengono adottate a danno dei lavoratori. A sostenerlo, in particolare, è la Gilda degli insegnanti, che ha puntato il dito contro la decisione espressa dal ministero dell`Istruzione, attraverso la circolare 7321/2012, con cui è stato deciso di ridurre i compensi assegnati ai commissari interni, prevedendo pagamenti aggiuntivi soltanto se operano su più commissioni. Una eventualità che tuttavia non comprenderebbe, come stabilito dalla precedente nota del 2007, anche i casi in cui sempre i commissari interni esercitano la loro funzione in due classi della stessa commissione.
La retribuzione per i membri interni delle commissioni d`esame degli esami di maturità sono totalmente inadeguati rispetto al compito delicato e professionalmente impegnativo svolto dai docenti“, esordisce quindi il sindacato autonomo degli insegnanti guidato da Rino Di Meglio. Che poi attacca: “riteniamo inaccettabile questo comportamento dell`amministrazione – conclude la Gilda – e chiediamo un incontro urgente al Miur per discutere del problema, invitando viale Trastevere a rivedere la circolare e a ripristinare la precedente retribuzione per i commissari interni“.
Resta da capire se l’amministrazione sia disposta a dare seguito all’appello pubblico della Gilda degli Insegnanti. Considerando il grado di difficoltà economica del momento non è da escludere che i dirigenti di viale Trastevere lo possano anche ignorare del tutto.

Iscrizioni on line, per il Miur sono state un successo

da Tecnica della Scuola

Iscrizioni on line, per il Miur sono state un successo
di Alessandro Giuliani
Dati ufficiali: quelle registrate sono 1.557.601, il 99,3% di quelle che si aspettavano. Rimangono 6.807 domande da completare attraverso le segreterie scolastiche. Resta da capire perché un mese fa lo stesso Ministero parlava di 1.700.000 iscrizioni attese. Due famiglie su tre le hanno effettuate da casa: la regione più virtuosa è il Friuli-Venezia Giulia (l’82,9% ha provveduto in autonomia), mentre in Puglia e Calabria più della metà ha avuto bisogno del supporto scolastico. Per il dicastero di Viale Trastevere d’ora in poi la pianificazione dell’attività didattica sarà anticipata di sei mesi.
Con un comunicato entusiastico, pubblicato nella seconda parte del 1° marzo il Miur cerca di spazzare via le crescenti polemiche dovute alle supposte difficoltà di una parte delle famiglie italiane ad iscrivere i propri figli alle prime classi della scuola primaria, media e superiore attraverso l’ausilio di internet. Il dicastero di viale Trastevere, che non ha voluto concedere proroghe rispetto alla scadenza coincidente con l’ultimo giorno di febbraio, ha comunicato che “le iscrizioni registrate sono state 1.557.601, ben il 99,3% delle attese. Il numero delle domande definitivamente trasmesse invece, ovvero registrate e inviate alle scuole sono 1.550.794, ovvero il 98,9%”.
Il Miur ha anche specificato che “le domande registrate sono quelle che le famiglie hanno compilato e acquisite correttamente dal sistema. Quelle trasmesse sono quelle che invece sono pervenute alle scuole e che quindi hanno completato l’intera procedura di iscrizione. Stando ai numeri appena esposti dunque le domande correttamente registrate ma non ancora trasmesse sono 6.807. Per recepire anche le restanti 6.807 le scuole stanno contattando le singole famiglie per invitarle, se vorranno, a completare la procedura di iscrizione recandosi personalmente presso gli istituti scolastici. I numeri attesi, sulla base dei quali sono state calcolate le percentuali di domande registrate e trasmesse, si riferiscono alle cifre dello scorso anno scolastico”.
In totale gli iscritti attesi – considerando solo le scuole statali – erano 1.568.650, così distribuiti: 520.371 nella primaria. Per tale ordine di scuola è stato preso come riferimento il numero degli iscritti al primo anno della scuola primaria dell’anno scolastico 2011/2012; 503.933 nella secondaria di I grado. In questo caso il dato si riferisce alla popolazione degli studenti che attualmente frequenta il quinto anno della scuola primaria; 544.346 nella secondaria di II grado. Anche in questo caso, come nel precedente, si tratta dei frequentanti del terzo anno della scuola secondaria di I grado”.
Rispetto a questi numeri di iscrizione attesi, le domande trasmesse attraverso la procedura on line si distribuiscono in questo modo: 513.872 nella primaria, il 98,8% rispetto ai dati dello scorso anno; 523.360 nella secondaria di I grado, il 103,9%; 513.562 nella secondaria di II grado, il 94,3%. In totale dunque, le iscrizioni trasmesse on line entro il termine stabilito del 28 febbraio sono state il 98,9% delle domande attese. E’ bene specificare, inoltre, che il confronto è stato fatto soltanto con i numeri delle scuole statali, poiché per le scuole paritarie non vige l’obbligo di effettuare la procedura di iscrizione on line. Di queste infatti partecipano attualmente alla nuova procedura solo il 10%”.
Per il Miur non vi sarebbero quindi gli “almeno centomila studenti” rimasti fuori dalla scuola, di cui parlava l’Anief il giorno prima. Qualche dubbio tuttavia rimane. Il 23 gennaio scorso lo stesso Miur, infatti, nel commentare i dati statistici riguardanti la terza giornata di avvio delle prenotazioni delle scuole via internet, parlava di “potenziamento del sistema” e di “afflusso straordinario dei primi giorni delle iscrizioni”. Ma soprattutto confermava “la praticabilità delle iscrizioni on line entro il 28 febbraio dei 1.700.000 studenti previsti”. Resta da capire perché oggi, a distanza di poco più di un mese, il numero si è ridotto di quasi il 10%. Al fine di evitare altre polemiche, sarebbe sicuramente meglio che dal Miur chiariscano questo punto.
Per quanto riguarda l’utilizzo da parte delle famiglie del sistema on line, accessibile dal sito internet del Ministero, i risultati mostrano differenze territoriali non trascurabili. Il 68% delle famiglie, infatti, ha inviato la domanda di iscrizione alle scuole in modo autonomo, da casa, attraverso un proprio computer. Il 32% invece ha effettuato l’iscrizione recandosi presso le segreterie scolastiche, quindi con l’intermediazione degli istituti. E’ evidente dunque che la grande maggioranza delle famiglie italiane ha beneficiato del servizio offerto e delle opportunità delle nuova procedura telematica. Da questo punto di vista, la regione più virtuosa è il Friuli-Venezia Giulia, dove le famiglie che hanno effettuato da casa l’iscrizione sono l’82,9%. Segue la Lombardia, con l’81,4% e il Veneto con il 79,7%. Le regioni dove l’intermediazione delle segreterie scolastiche è stata più consistente sono la Puglia, dove il 53,7% delle famiglie si è rivolta alle segreterie e la Calabria con il 52,6%.

Il Miur si è anche soffermato sui vantaggi derivanti dalle iscrizioni telematiche. Il primo è che potrà “iniziare con 6 mesi di anticipo la pianificazione dell’attività didattica. Le iscrizioni on line – continua Viale Trastevere – hanno consentito un risparmio di circa 5 milioni di fogli di carta e 84mila ore di lavoro degli impiegati delle segreterie scolastiche che non hanno dovuto più inserire a mano i dati forniti con i moduli cartacei. Grazie alle iscrizioni on line, inoltre, a pochi giorni dalla conclusione della procedura ogni scuola avrà già pronto il quadro dei nuovi iscritti, la composizione e il numero degli studenti. Un vantaggio considerevole che permette di programmare e organizzare le attività didattiche del prossimo anno scolastico con quasi 6 mesi di anticipo”.

Obbligo o facoltà? Così si gioca la validità del concorso a cattedra

da Tecnica della Scuola

Obbligo o facoltà? Così si gioca la validità del concorso a cattedra
di Lucio Ficara
A tutti quanti è chiara la differenza tra i termini obbligatorio e facoltativo, ma pare che questa non sia del tutto chiara ai tecnici del Miur. Una prova obbligatoria è tale in quanto si deve fare perché prescritta da una legge, mentre è facoltativa se può essere o non essere fatta a seconda della volontà propria o di altri
In sostanza il termine facoltativo è un contrario di obbligatorio. Secondo l’Anief, questa differenza di termini non è stata recepita dal Miur quando ha predisposto il bando del concorso a cattedra. In tale bando, secondo il sindacato coordinato da Marcello Pacifico, si sarebbe reso obbligatorio ciò che è puramente facoltativo, contravvenendo a quanto è disposto legislativamente dalla D.L.vo n. 297/94.
Infatti la legge sulle disposizioni legislative in materia di istruzione, stabilisce che la prova in lingua straniera sia facoltativa, invece, la prova di laboratorio deve essere inclusa all’interno di quelle per cui è calcolato il punteggio finale in 28/40.
Il Miur in modo del tutto arbitrario, sempre secondo il parere dell’Anief, contravviene chiaramente a quanto previsto dal decreto legislativo 297/94 che all’articolo 400, regola i concorsi a titoli ed esami. Nell’articolo 400 del T.U. c’è scritto che per l’accesso alla scuola elementare, può essere sostenuta una prova facoltativa scritta e orale di verifica delle competenze su una lingua straniera; per la scuola superiore, può essere stabilita una prova ulteriore grafica o pratica che deve essere valutata congiuntamente alla prova scritta, e che per essere superata deve riportare una votazione di almeno ventotto quarantesimi.
Al Miur viene contestato da parte dell’Anief, che si riserva di notificare la richiesta di sospensione cautelare dei provvedimenti di esclusione e di ammissione con riserva alle prove orali e alle prove laboratoriali, l’art. 7, c. 3 del D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012 in cui viene inserita la prova obbligatoria in lingua straniera nelle prove scritte del 28 febbraio e del 1 marzo per la scuola dell’infanzia e primaria, l’art. 9, c. 2 dello stesso D.D.G. che prevede di separare le prove laboratoriali dalle prove scritte nella scuola superiore per verificare preliminarmente i prime tre quesiti prima dell’accesso alla successiva prova pratica. MA quali sono le classi di concorso interessate da questa sospensione cautelativa su provvedimenti di esclusione alle prove orali e laboratoriali? Questo è l’elenco delle classi di concorso coinvolte; AAAA, EEEE (infanzia, primaria) A020, (discipline meccaniche e tecnologia), A033 (tecnologia), A034 (elettronica), A059 (scienze matematiche e fisiche per le medie), A060 (scienze naturali), A025 e A028 (discipline artistiche), C430 (laboratorio tecnologico per l’edilizia), A038, A047 e A049 (matematica e fisica).

TFA speciali alla firma del ministro?

da tuttoscuola.com

TFA speciali alla firma del ministro?
 

 Il ministero delle Finanze ha trasmesso al dicastero dell’Istruzione l’ultimo via libera ai Tfa (Tirocini formativi attivi) speciali. Lo ha reso noto Mario Pittoni Capogruppo Lega Nord in Commissione Istruzione del Senato, aggiungendo che a questo punto manca solo la firma finale del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.

”Per quanto riguarda la raccolta firme promossa dall’Adi tra i docenti universitari contro i Tfa speciali, credo ci sia un solo modo – osserva Pittoni – per definire l’iniziativa: ridicola. Se c’è un settore in cui nulla è come appare ed è facile giocare con la demagogia per tirare l’acqua al proprio mulino, questo purtroppo è la scuola. Si chieda quanti di coloro (peraltro pochi) che hanno firmato l’appello dell’Adi, conoscono a fondo la questione dei Tfa speciali. Rispondo io: quasi nessuno.

Lancio un appello: per non continuare con i pasticci, chi nel prossimo futuro vorrà occuparsi di istruzione, è fondamentale si impegni a documentarsi sempre in maniera approfondita prima di esprimere opinioni. Anche se – conclude Pittoni – costa fatica”.

La conclusione di Pittoni è un addio al Parlamento (non è stato rieletto) e una raccomandazione per chi, tra gli eletti, si dovrà occupare di scuola. E non è detto che in qualche modo l’esponente della Lega non continui a occuparsi di scuola da qualche parte.

L’eredità di Profumo, una scuola con un anno di meno

da tuttoscuola.com

L’eredità di Profumo, una scuola con un anno di meno
A fine mandato, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo ha pubblicato sul sito del Miur il documento “Atto d’indirizzo 2013”, contenente le indicazioni di viale Trastevere per il successore, in forma di decalogo.

Tra le raccomandazioni, molte delle quali in realtà riguardano l’università e la ricerca, ve ne sono alcune per la scuola. Profumo in particolare auspica la riduzione dei cicli scolastici di un anno, dichiarando prioritario il superamento della “maggiore durata del corso di studi in Italia” rispetto agli altri Paesi europei (Priorità 5).

Le risorse così liberate – si apprende dal documento – potranno essere destinate “per il miglioramento della qualità e della quantità dell’offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione”.

Sempre in ambito di istruzione, il ministro segnala come prioritarie le azioni di completamento dell’”attuazione del sistema nazionale di valutazione”, e quella di potenziamento dell’”istruzione tecnico-professionale sino a livello post secondario per il rilancio della cultura tecnica e scientifica, l’occupazione dei giovani e lo sviluppo del territorio”.