Concorso a Dirigente scolastico in Lombardia

La vicenda dei vincitori del concorso a Dirigente scolastico in Lombardia è giunta ad un punto di seria gravità e, purtroppo, ad ogni occasione, aggiunge motivi di preoccupazione, ai diretti interessati, a tutti i Dirigenti scolastici di questa Regione e a tutti quelli cui sta a cuore la sorte della scuola lombarda.

Oggi le ulteriori preoccupazioni provengono da prospettive di allungamento dei tempi per quanto attiene a

La pronuncia nel merito del Consiglio di Stato e dalla possibilità che i numerosi posti vacanti possano venire coperti da Dirigenti scolastici provenienti da altre regioni (la cosiddetta mobilità interregionale).

Il Dirigente dell’USR  della Lombardia ha ribadito la speranza e la fiducia per una positiva pronuncia del Consiglio di Stato e nello stesso tempo ha espresso la sua contrarietà alla copertura dei posti vacanti da parte di personale preveniente da altre Regioni.

L’Associazione DiSAL non può che associarsi alla speranza e fiducia espressa dal Dott. De Sanctis, e chiede, a seguito di tutto l’impegno profuso nella vicenda, il massimo impegno dell’Amministrazione periferica e centrale, oltre che della Regione Lombardia, per una sentenza che riconosca il diritto di chi ha concluso positivamente l’iter concorsuale e ponga fine all’iniquo ed enorme ricorso all’istituto della reggenza.

In assenza di un deciso e risolutivo intervento, le scuole della Lombardia rischiano il caos per il prossimo anno scolastico, mentre i dirigenti utilizzati nelle reggenze verranno sempre più mortificati a mere funzioni burocratiche ed impediti nel dedicarsi all’azione didattica ed educativa.

In assenza di giusta soluzione, i dirigenti di DiSAL potrebbero valutare iniziative a difesa del bene delle scuole e della dignità della propria professione, poiché fin dall’inizio DiSAL ha ritenuto un grave danno, alla scuola in genere, a ciascuna delle Istituzioni scolastiche implicate ed alla professione dirigente la mancanza di un Capo di Istituto stabile e quindi in condizione di potersi dedicare alle esigenze della comunità scolastica.

 

Il presidente DiSAL Lombardia

prof. Roberto Fraccia

Il giudizio dell’Ocse illustrato al ministero

Il giudizio dell’Ocse illustrato al ministero

Piano nazionale scuola digitale

Risorse decisamente insufficienti

La Uil Scuola ritiene che debbano trovare un vero riconoscimento professionale l’impegno e la disponibilità del personale verso le innovazioni. In assenza di un piano di investimenti e di supporto alle scuole non si può pensare che la modernizzazione della scuola si realizzi solo grazie alla disponibilità e buona volontà delle persone.

 

Alla presentazione del rapporto OCSE riguardante il Piano Nazionale Scuola Digitale, sollecitato dallo stesso ministro Profumo, per la UIL Scuola, ha partecipato Rossella Benedetti.
Il capo dipartimento, Giovanni Biondi, ha fornito i dati  utilizzati per il rapporto sul Piano Nazionale: dell’85% delle scuole di I e II grado prese in esame, quasi la totalità dispone di una qualche connessione ad Internet e circa il 54% delle aule sono connesse in rete. Finora le scuole sono state dotate di 69813 LIM, per una copertura  del 21,6% delle aule. Sono attive 416 Cl@ssi 2.0 e 14 Scuole 2.0. Il gruppo di lavoro dell’OCSE ha esaminato sia il piano di sviluppo che la situazione così fotografata, individuando punti di forza e di debolezza e proponendo raccomandazioni per migliorare l’implementazione delle politiche di digitalizzazione. In apertura il relatore ha sottolineato il ritardo italiano nei confronti degli altri Paesi dell’OCSE (solo Romania e Grecia stanno peggio di noi). I punti di forza del Piano sono sostanzialmente l’allineamento dei mezzi utilizzati con l’obiettivo di incrementare l’uso delle TIC a scuola, l’efficienza delle procedure di acquisto degli strumenti tramite Consip, la strategia di “contagio” tra docenti che crea coinvolgimento più che resistenza e il fatto che tale strategia promuove la capacità di produrre più ampi cambiamenti.
I punti di debolezza sono rappresentati, innanzitutto, dal budget assai limitato (5 euro di investimento annuo per studente), dalla lentezza della fornitura di strumentazione alle scuole, dalla formazione limitata per il personale coinvolto e dall’insufficienza delle risorse digitali disponibili. In buona sostanza e in modo molto diplomatico, i rappresentanti dell’OCSE hanno una volta di più rilevato che il budget per l’Istruzione pubblica è cronicamente insufficiente e, en passant, hanno sottolineato che è necessario spendere in formazione oltre che in acquisto di strumenti. Naturalmente, si è parlato anche della ridotta disponibilità di risorse digitali gratuite, mentre in altri Paesi tale condivisione in rete è ormai prassi comune. Il ministro ha commentato il rapporto ammettendo l’insufficienza degli investimenti e sottolineando, d’altra parte, la disponibilità e l’apertura della comunità scolastica all’innovazione. Tuttavia, a suo giudizio, la scuola deve ulteriormente aprirsi alla società, mettendo a disposizione le proprie dotazioni. Come, però, e con quali risorse non lo ha ben specificato. Ha, inoltre, ribadito l’importanza della formazione dei docenti, sia nella fase iniziale che dopo l’assunzione, affinché questo sistema decolli. Da ultimo, ha anche ricordato l’importanza di includere nel piano complessivo dell’edilizia scolastica il riferimento a questo programma di sviluppo. In conclusione ha espresso l’auspicio che il nuovo Parlamento preveda per l’Istruzione un piano pluriennali di investimenti, senza soluzione di continuità, facendo attenzione a come si spende e alle indicazioni che dovrebbero venire da una corretta attività di valutazione del sistema.

NO ai colpi di mano su valutazione e concorso

NO ai colpi di mano su valutazione e concorso

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

No ai colpi di mano su valutazione e concorso: in un durissimo comunicato Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC CGIL, ha ribadito la ferma opposizione a provvedimenti assunti da un Governo ormai decaduto.

Il Governo ed il Ministro Profumo pensano di licenziare la bozza di regolamento sulla valutazione che è stata pesantemente criticata da una serie di associazioni professionali della scuola, dallo stesso Consiglio di Stato e, a suo tempo, dal Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione oltre che dalla stessa FLC CGIL. Il Sistema nazionale di valutazione ci vuole eccome, ma non può essere quello proposto dal Ministro Profumo.

“Il modo di procedere del Ministro è arrogante e autoritario! Non è ammissibile né opportuno che un Governo sulla soglia del portone di uscita condizioni le scelte politiche di un nuovo parlamento e di un nuovo Governo”, afferma Pantaleo.

Come se non bastasse, si apprende che il Ministro, come l’ultimo soldato giapponese ignaro della fine della guerra, si accinge anche ad avviare le procedure per un nuovo concorso a cattedre. “Anche in questo caso vogliamo per l’ennesima volta ribadire che quello che ci vuole è un piano pluriennale di immissioni in ruolo, partendo da una stabilizzazione degli organici del personale scolastico. Basta con le operazioni spot sulla pelle dei precari e dei giovani.”

“Questo Ministro non si rende conto – ha aggiunto Pantaleo – che le sue scelte politiche sono state sonoramente bocciate dal voto. Non faccia ulteriori danni e dimostri rispetto per le istituzioni democratiche.”

La FLC CGIL è pronta a intraprendere ulteriori iniziative di lotta per difendere la scuola pubblica e per garantire i diritti dei precari.

Il giudizio dell’Ocse sul Piano Nazionale Scuola Digitale

Il giudizio dell’Ocse sul Piano Nazionale Scuola Digitale

Tutti i risultati della valutazione esterna richiesta dal ministro Profumo

Dal prossimo anno + 4.200 Lavagne Multimediali e 3mila Cl@ssi 2.0

Un piano che presenta numerosi punti di forza e interesse, seppur in un quadro nel quale non mancano problemi e criticità, da superare attraverso suggerimenti ispirati alle migliori esperienze internazionali. E’ questo, in estrema sintesi, il giudizio formulato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) sul Piano Nazionale Scuola Digitale, avviato dall’Italia nell’ambito delle azioni previste dall’Agenda Digitale Italiana. La valutazione, presentata oggi al Miur, è contenuta nel rapporto Review of the Italian Strategy for Digital Schools, che il ministro Francesco Profumo ha chiesto all’Ocse per una verifica esterna degli obiettivi del Piano per l’innovazione digitale nell’istruzione scolastica e degli interventi a esso collegati.

L’analisi compiuta dall’Ocse, realizzata attraverso incontri con diversi rappresentanti del mondo della scuola e visite in alcuni istituti impegnati nei progetti di innovazione, ha preso in considerazione sia le principali azioni avviate dal Piano (LIM, cl@ssi 2.0, Scuol@ 2.0), sia gli interventi ad esso correlati, quali la nuova legge sui libri digitali e la digitalizzazione dell’amministrazione scolastica. Ne emerge un quadro ricco di punti di forza e di stimoli a proseguire e potenziare le iniziative già intraprese, accelerando la diffusione degli strumenti di ICT, il potenziamento delle risorse didattiche digitali per l’insegnamento e l’apprendimento, le occasioni di sviluppo professionale, nonché le attività di ricerca scientifica e pedagogica sui modelli innovativi di scuola digitale.

I punti di forza

  • Tra i punti di forza del Piano, l’Ocse evidenzia la volontà dell’Amministrazione di incrementare l’uso delle tecnologie e di internet nelle scuole italiane, un obiettivo in sintonia con un percorso intrapreso anche da molti altri Paesi. In questo senso, l’attuazione concreta del piano appare, secondo l’Ocse, in sintonia con l’obiettivo di incrementare l’uso delle tecnologie nelle scuole italiane. Il dispositivo tecnologico sul quale è incentrato il piano infatti è la lavagna interattiva multimediale (LIM), una tecnologia che gli insegnanti possono iniziare a utilizzare senza sopportare costi iniziali elevati e le cui possibilità di impiego si adattano a tutti i metodi di apprendimento e didattici, dai più tradizionali ai più innovativi. Anche per questo motivo la LIM si è rivelata negli anni uno strumento molto apprezzato dai docenti, una sorta di “cavallo di Troia” che incoraggia la maggior parte dei docenti a incrementare l’uso delle tecnologie (internet e PC) nella loro attività professionale;
  • La strategia adottata dal Piano, inoltre, alimenta la domanda di innovazione, anziché creare resistenze da parte degli insegnanti, grazie soprattutto all’approccio dal basso. Nel piano LIM, infatti, alle scuole è richiesto di presentare volontariamente domanda e, in seguito, di acquistare direttamente le dotazioni tecnologiche. Gli insegnanti, inoltre, devono rendersi fin da subito disponibili a svolgere un’attività di formazione per l’utilizzo della lavagna interattiva. Anche per questo motivo, il rischio che le nuove tecnologie finiscano per non essere utilizzate, una volta entrate in classe, è ridotto al minimo;
  • altro punto di forza è il sistema per le procedure di acquisto delle LIM, dei PC e dei computer portatili di cui il Piano si è avvalso. Al fine di contenere i costi, ma senza perdere di vista le esigenze locali, le scuole hanno effettuato gli ordini direttamente sul mercato elettronico, organizzandosi in gruppi di acquisto temporanei. Un’operazione facilitata da Consip, centrale per gli acquisti della pubblica amministrazione. Questo approccio ha agevolato il coinvolgimento di altre scuole che si sono associate con istituti vicini per creare reti locali di utenti o effettuare altri ordini di gruppo, ad esempio per i contratti di manutenzione;
  • il piano rientra in un approccio graduale il cui obiettivo è creare le condizioni per favorire un cambiamento di più vasta portata, prima ancora di introdurre altre innovazioni. Tutte le iniziative impostate infatti sono elaborate sulle competenze digitali già in possesso dei docenti. Allo stesso tempo, la strategia si incentra sulla creazione di reti formali e informali, tra docenti e scuole, e sulla base volontaria delle scelte. Elementi che possono generare coinvolgimento e beneficiare dell’entusiasmo dei docenti, in particolare dei più intraprendenti.

Le criticità

Per quanto riguarda il primo punto, l’Ocse pone però l’attenzione sulla lentezza con la quale le tecnologie digitali sono finora state diffuse nelle scuole italiane. Un ritmo contenuto, non dovuto tanto alla mancanza di richieste da parte del mondo della scuola quanto al budget limitato destinato al Piano. Con l’attuale tasso di diffusione – si fa notare – sarebbero necessari altri 15 anni per raggiungere i livelli di diffusione delle tecnologie digitali registrati ad esempio Gran Bretagna, dove l’80% delle classi può contare su strumenti didattici informatici e digitali. Altro punto critico, la scarsità di risorse didattiche digitali a disposizione dei docenti che deve essere superata stimolando la produzione di contenuti digitali ad uso didattico, curandone la qualità e favorendone la diffusione open source.

Suggerimenti e raccomandazioni

Fatte queste osservazioni l’Ocse rivolge al sistema italiano alcune raccomandazioni, sia per generalizzare l’utilizzo delle tecnologie digitali nelle scuole che per promuovere cambiamenti di sistema:

  • per quanto riguarda il primo punto è necessario accelerare l’integrazione e la diffusione delle ICT nelle classi e nelle scuole aumentando i finanziamenti per il piano LIM e ridefinendo alcuni suoi aspetti. Per farlo viene suggerito il ricorso a finanziamenti integrativi, da parte di Regioni, Fondazioni e scuole e l’apertura ad altre tecnologie meno costose e scelte dalle scuole (ad es. kit composto da computer di classe, visualizzatore e proiettore). Tra gli altri suggerimento, lo sviluppo di una piattaforma virtuale di scambio delle risorse digitali per insegnanti, la possibilità per le scuole di organizzare la formazione dei docenti in modo flessibile, l’istituzione di premi per gli insegnanti e fiere dedicate all’innovazione, la definizione di obiettivi, tappe per il completamento del programma e criteri di valutazione dei risultati.
  • Sul fronte dei cambiamenti di sistema invece si raccomanda di concentrare le risorse su Scuol@ 2.0 e interrompere l’iniziativa Cl@sse 2.0. L’impatto di quest’ultimo progetto infatti potrebbe essere molto più limitato di un’azione condotta a livello dell’intera scuola. Il progetto Scuoa@ 2.0 potrebbe consentire alle scuole pilota di ricercare, sviluppare e sperimentare soluzione per gli altri istituti. Secondo l’Ocse è inoltre necessario garantire una ricca documentazione proprio sulle pratiche didattiche realizzate nelle scuole pilota e finanziare progetti di ricerca, borse di dottorato e post-dottorato al fine di generare ulteriori e più approfondite conoscenze scientifiche.

La situazione attuale e lo sviluppo del Piano Nazionale Scuola Digitale
Secondo i dati dell’Osservatorio Tecnologico del Miur, aggiornati al 31 agosto 2012 ed elaborati su una rilevazione che ha riguardato l’85% delle scuole di ogni ordine e grado, i computer presenti nelle scuole sono: 169.130 nella primaria (1 PC ogni 15 studenti); 150.385 nella secondaria di I grado (1 PC per ogni 11 studenti); 334.079 nella secondaria di II grado (1 PC per ogni 8 studenti). I dispositivi portatili (PC/tablet) in uso individuale agli studenti sono 13.650. Le LIM attualmente installate sono 69.813, per una copertura del 21,6% delle aule scolastiche.
Le aule connesse in rete sono circa il 54%, mentre l’82% circa delle scuole possiede una connessione internet. Inoltre, sono attive 416 Cl@ssi 2.0 e 14 Scuole 2.0.

Per sviluppare il piano, una volta ultimata la rilevazione, il Ministero ha stipulato il 18 settembre 2012 una serie di accordi operativi con le Regioni, sulla base dei quali sono stati pubblicati avvisi pubblici che avranno termine il prossimo 11 marzo. Grazie a questa iniziativa, a partire dal prossimo anno scolastico, saranno installate nelle scuole altre 4.200 lavagne interattive multimediali (LIM), attivate altre 2.600 Cl@ssi 2.0, 16 Scuole 2.0 e istituiti Centri Scolastici Digitali in 6 regioni.

Complessivamente, dunque, lo sviluppo del Piano Nazionale Scuola Digitale consentirà di avere nelle scuole 74.013 LIM, passando dal 21,6% al 23% delle aule coperte da questo nuovo strumento didattico. Allo stesso modo il totale delle Cl@ssi 2.0 salirà a 3mila e quello delle Scuole 2.0 a 30.

MePi: soluzioni per la scuola

Durante la giornata è stato illustrato il bando “MePi: soluzioni per la scuola”. Il bando, frutto della collaborazione tra Miur e Consip, consentirà l’abilitazione di fornitori che presenteranno “Soluzioni integrate per la Scuola Digitale”, garantendo agli istituti un’efficiente procedura di acquisto, specifica e funzionale alle azioni previste nel Piano nazionale Scuola Digitale.

Review of the Italian Strategy for Digital Schools

Salone dello Studente “Campus Orienta”

 

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Salone dello Studente “Campus Orienta”

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, partecipa anche quest’anno alla XXIII edizione del Salone dello Studente, appuntamento di grande rilievo per l’orientamento scolastico e professionale, dedicato ai giovani studenti chiamati a compiere una scelta post-diploma.
Il prossimo appuntamento si terrà a Milano, il 19 e 20 marzo presso gli spazi fieristici di Superstudio Più, dove il Ministero sarà presente con un proprio spazio espositivo nel quale proporre materiali e informazioni su temi specifici e attuali del panorama educativo e formativo italiano, con particolare attenzione alle tematiche dell’orientamento.

Le tappe de Il Salone dello Studente:
26 e 27 febbraio 2013 – Monza, Autodromo di Monza
19 e 20 marzo 2013 – Milano, Superstudio Più
18 e 19 aprile 2013 – Firenze, Stazione Leopolda
16, 17, 18 ottobre 2013 – Bari, Fiera del Levante
13, 14 e 15 novembre 2013 – Roma, Fiera Roma
4 e 5 dicembre 2013 – Pescara, Palacongressi d’Abruzzo.

Per maggiori informazioni
www.salonedellostudente.it
www.universitaly.it

Scuola, presentate le nuove Indicazioni nazionali per il Curricolo della Scuola di base

Scuola, presentate le nuove Indicazioni nazionali per il Curricolo della Scuola di base

Profumo: Il documento rafforza l’inclusione scolastica mettendo al centro lo studente e i suoi bisogni

(Roma, 6 marzo 2013) Sono state presentate oggi, alla presenza del Ministro Francesco Profumo e del Sottosegretario Marco Rossi-Doria che ne ha seguito l’iter, le nuove Indicazioni nazionali per il Curricolo della Scuola di base. Il documento di indirizzo fornisce alla scuola primaria e alla secondaria di primo grado gli obiettivi e i traguardi che ogni studente deve raggiungere in termini di competenze e conoscenze.

Il testo finale, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5/2/2013, è frutto della revisione di un gruppo di esperti e di un percorso di consultazione e confronto con le scuole.
Il documento è stato sottoposto a una consultazione nazionale e ad un confronto con 10.000 scuole attraverso vari seminari dedicati. Un Comitato Scientifico avrà il compito di indirizzare, sostenere e valorizzare le iniziative di formazione e ricerca per aumentare l’efficacia dell’insegnamento.

I contenuti chiave del documento

  • Dialogo tra discipline: insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza in prospettiva complessa;
  • Essenzialità: ricerca dei nuclei fondamentali delle discipline;
  • Priorità: maggiore attenzione per una solida acquisizione delle conoscenze e competenze di base, fondamentali per lo sviluppo successivo del sapere e per l’esercizio della cittadinanza;
  • Traguardi: sistema di verifiche periodiche e sistematiche degli apprendimenti. Attenzione per le diversità individuali e valorizzazione dei momenti di passaggio.

“Al centro delle nuove Indicazioni c’è l’autonomia responsabile delle scuole  – ha detto il Ministro Francesco Profumo. Le Indicazioni rafforzano l’inclusione scolastica mettendo al centro lo studente e i suoi bisogni. Per questo la nostra scuola fa già tanto: dagli anni ’90 ad oggi siamo passati da meno di 60mila studenti di cittadinanza non italiana ad oltre 700mila”.

“Il metodo partecipativo e corresponsabile utilizzato per elaborare le Indicazioni Nazionali – ha dichiarato il Sottosegretario Marco Rossi-Doria – dovrebbe essere la normale modalità di lavoro per le istituzioni. Le indicazioni sono importanti perché sono un testo “non completo”, a doverlo completare sono le scuole, nel lavoro di ogni giorno”.

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Una ferita da risanare subito

da LaStampa.it

Una ferita da risanare subito

Marco Rossi Doria

La Città della Scienza di Napoli è un simbolo. E’ nata nel 1996 nell’area della grande dismissione dell’Ilva di Bagnoli. Nel luogo simbolo della Napoli produttiva e operaia, che era stata lasciata solenne e vuota, mai più dedicata a una prospettiva di sviluppo, come invece è stato per le aree industriali dismesse di Torino. La dolorosa Dismissione narrata da Ermanno Rea. Così, la vastissima area ricordava alla città una perdita operosa e cosciente – gli operai delle fonderie poi degli altoforni e dei laminatoi – che avevano donato per decenni l’ossatura di una vera presenza democratica e lasciavano un gigantesco vuoto.

Ebbene, è proprio in questa area dolente che la nascita della Città della Scienza – unica porzione attuata di un piano regolatore disatteso per colpevole inconsistenza dei ceti politici – aveva ritrovato un significato vero, che restituiva un senso di vita alla città. Perché la progressiva costruzione, con meticolosa cura scientifica, della Città della Scienza – negli edifici stessi degli impianti industriali riattati – ci diceva che ogni cosa è possibile, può riprendere vita, andare avanti. E’ così che il simbolo di una mancanza è diventato di nuovo un luogo vivo. E un luogo per apprendere. 350 mila visitatori all’anno, per il 65 per cento bambini e ragazzi delle scuole di ogni quartiere della città, delle città dell’entroterra e del Lazio e della Puglia e di tutta Italia. Il luogo per eccellenza dove, nel Mezzogiorno, con i nuovi media e con i laboratori, si impara a capire il mondo, le trasformazioni attuali e future, le leggi della chimica e della fisica, il cielo stellato e i suoi moti, le grandi questioni dell’ecologia e i sensi complessi della nostra biosfera… Finalmente un passaggio di consegna tra generazioni, che parte dalla storia, ben documentata, di un posto dove si produceva il ferro la ghisa e l’acciaio e arriva a mostrare come funzionano le cose e cosa può fare l’uomo per garantire tutela del pianeta e, insieme, innovazione, sviluppo.

La ferita di questo incendio è, dunque, radicale, intollerabile. E noi napoletani, mentre ci interroghiamo su quale probabile dolo lo abbia causato, dobbiamo chiederci come reagire. Perché dobbiamo presto restituire il lavoro didattico alle quasi duemila classi all’anno che dalle scuole andavano ad imparare insieme a centinaia di insegnanti competenti lì proprio lì dove l’incendio ha distrutto tutto. Quanti di noi insegnanti hanno fatto capire le cose lì anche a ragazzi distratti, con «poche basi», i quali, nelle ore passate nella Città della Scienza ogni volta hanno potuto ritrovare curiosità, dubbio, domanda, motivazione.

Non c’è che una cosa da fare: la Città della Scienza deve rinascere presto e migliore di prima. Il compito non sarà facile. Ma come diceva Giovan Battista Vico, il grande filosofo europeo della città: «Sono traversie ma sono anche opportunità». In queste ore centinaia di scuole fanno le prime raccolte di denaro, le associazioni degli studenti si attivano, i Ministri dell’Istruzione e della Coesione territoriale si sono subito sentiti con il Presidente della regione e con il sindaco. E si stanno cercando fondi sui capitoli di bilancio. In un’Italia e in una città affaticate è davvero tempo di darsi da fare – insieme ai nostri ragazzi – di riprendere la marcia, di riparare i danni e pensare a come possono rinascere le città, gli apprendimenti, le speranze.

Profumo, nessuna decisione presa sulla riduzione di un anno di studio

da LaStampa.it

Profumo, nessuna decisione presa sulla riduzione di un anno di studio

Il ministro: “Stiamo facendo delle analisi relative a un nuovo modello di scuola, più vicino alla domanda dei giovani e al mercato del lavoro”
roma

Ridurre di un anno la durata delle scuole superiori è una proposta, «ma nessuna decisione è stata presa in proposito». A ribadirlo è il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che, intervenuto e “Prima di tutto” su Radiouno, spiega il significato della proposta contenuta nell’Atto d’indirizzo concernente l’individuazione delle priorità politiche per il 2013“on line sul sito del Miur.

«In questi mesi – ha spiegato il ministro – abbiamo avviato, come avviene in tutta Europa, una serie di analisi relative a un nuovo modello di scuola, più vicino alla domanda dei giovani e al mercato del lavoro. In questa direzione una delle cose che abbiamo studiato è stato il modello complessivo delle scuole pre-università. Ma non ho preso alcuna decisione, è un’analisi di una situazione abbastanza generale in Europa e nel mondo».

Secondo il ministro «nel caso in cui si decidesse di andare in quella direzione, le persone potrebbero venir usate per una modalità di scuola diversa, una scuola con tempo prolungato o con maggiore attenzione agli studenti».

Tra le priorità individuate da Profumo nell’atto di indirizzo per il 2013 anche il potenziamento della formazione dei docenti e misure di rafforzamento dell’istruzione tecnico professionale: «La domanda di educazione e formazione è diversa rispetto al passato – ha osservato – i nostri ragazzi hanno bisogno di un’educazione più moderna e più rispondente alla loro domanda quotidiana. Nel futuro sarà necessario fare un grande investimento sulla scuola e certamente un elemento centrale è quello della formazione dei docenti pre-messa in ruolo e permanente».

Per quanto riguarda infine l’istruzione tecnico professionale, Profumo ha concluso: «La nostra economia ha bisogno di più tecnici, di più persone strettamente collegate alla natura manifatturiera della nostra economia, molto simile a quella tedesca. In Germania abbiamo un rapporto di 30 studenti che scelgono il percorso liceale e 70 che ne scelgono uno tecnico professionale, noi siamo circa a 50 e 50: dobbiamo investire di più sulla formazione tecnica-professionale».

Usr Puglia, l’Anief denuncia il vice-direttore per licenziamento senza giusta causa

da Tecnica della Scuola

Usr Puglia, l’Anief denuncia il vice-direttore per licenziamento senza giusta causa
di A.G.
Il sindacato punta il dito sul dirigente: se non ritirerà la Circolare del 29 gennaio scorso, attraverso cui indica di avvicendare gli ultimi immessi in ruolo nel 2011 con i vincitori dei ricorsi per l’abuso dei contratti a termine, rischia gravi sanzioni pecuniarie dalla Corte dei Conti. Ma il messaggio è anche un altro: nella scuola non c’è spazio per il “metodo Marchionne”.
È finita su un tavolo della Procura della Repubblica la contestazione dell’Anief per la decisione dell’Usr della Puglia, tramite una Circolare del 29 gennaio scorso, di sollevare dall’incarico alcune decine di docenti e Ata assunti nel 2011 con meno punti in graduatoria, per fare spazio ai colleghi vincitori dei ricorsi ai giudici del lavoro a seguito dell’accertato abuso dello Stato dei contratti a termine stipulati nei loro confronti (più di 36 mesi anche non continuativi).
Il sindacato degli educatori in formazione ha reso pubblico l’esposto-denuncia, inviato il 5 marzo, nel quale spiega che trattandosi di un “licenziamento senza giusta causa, la responsabilità erariale è del dirigente”. Pertanto, sempre secondo l’Anief, il vice-direttore dell’Usr Puglia, autore della Circolare, avrebbe “violato il c. 41 dell’art. 1 della legge 92 del 2012 e potrebbe pagare fino a 12 mensilità dell’ultima retribuzione di fatto”.
Insomma, per il sindacato autonomo fa acqua da tutte le parti la motivazione dell’Usr pugliese di dover “rispettare il divieto ad assumere personale con contratto a tempo indeterminato superando il contingente autorizzato annualmente dal MEF e dal Dipartimento della Funzione Pubblica”.
Questa la replica dell’Anief: “non è imputabile al dipendente né la mancata stipula del contratto a tempo indeterminato del ricorrente precario assunti per ordine del giudice a causa della condanna dell’abuso del contratto a termine in violazione della direttiva 1999/70/CE né è stata riscontrata alcuna sanzione disciplinare prevista dal decreto legislativo 150/2009. E la condotta del dirigente dell’amministrazione appare tanto più grave dopo la soccombenza in tribunale rispetto ai risarcimenti danni già disposti in sede di conversione del suddetto contratto, visto che a questi si andrebbero ad aggiungere nuovi risarcimenti per il dipendente licenziato senza alcuna giusta causa”.
Concludendo, “l’Anief invita il vice-direttore dell’USR Puglia a ritirare immediatamente la nota 775 del 29 gennaio 2013 prima di incorrere nelle stesse gravi sanzioni pecuniarie già comminate dalla Corte dei Conti – sezione giurisdizionale per il Lazio – a un sindaco colpevole di aver licenziato senza motivo un suo dipendente”.
Insomma, l’organizzazione sindacale guidata da Pacifico è stata di parola: il cosiddetto “metodo Marchionne” non può essere applicato alla pubblica amministrazione. E nemmeno possono essere messe in discussione le “sentenze passate in giudicato. Di cui la stessa Anief si è fatta storica promotrice. Sentenze che permettono, finalmente anche in Italia, al contrario di quello che vorrebbero i nostri governanti, di far assumere automaticamente in ruolo tutto il personale che ha svolto più di 36 mesi di servizio con contratti a tempo determinato”.
L’obiettivo è chiaro: mantenere in ruolo tutti gli assunti nel 2011. E far assumere tutti i ricorrenti vincitori del ricorso. L’ultima parola spetterà al tribunale. E alla Corte dei Conti. A meno che l’Usr Puglia torni sui suoi passi.

Anticipo di un anno: Benedetto Vertecchi e Giuseppe Bertagna a confronto

da Tecnica della Scuola

Anticipo di un anno: Benedetto Vertecchi e Giuseppe Bertagna a confronto
di P.A.
Per Vertecchi ordinario di Pedagogia sperimentale all’Università di Roma: “Il punto non è ridurre, ma ridisegnare il percorso educativo”, mentre per Bertagna, pedagogista e docente nell’Università di Bergamo, “uscire a 18 anni si può fare”
In due diverse interviste, l’una a La Repuiblica e l’altra a Il sussidiario, i due studiosi dimostrano di avere idee diverse sulla recente dichiarazione del ministro dell’Istruzione, Francesco profumo, di anticipare di un anno l’uscita dei ragazzi dalla scuola, accorciando così di un anno il corso complessivo degli studi. “Sono contrario a qualunque ipotesi di riduzione, credo anzi che bisognerebbe aumentare da 13 a 18 anni il percorso scolastico italiano”, così Benedetto Vertecchi, che aggiunge “Il problema non è ridurre di un anno il percorso, ma ridisegnare il sistema educativo italiano. Sarei anzi per allungare l’intero percorso da 13 a 18 anni, partendo proprio dal basso”. E il motivo è presto spiegato: “Nel resto d’Europa le scuole sono aperte tutta la giornata e i ragazzi restano a scuola molte più ore che in Italia. In tutto il mondo si fanno laboratori di fisica, biologia, chimica e tanto altro. In Italia, quelle poche scuole che avevano i laboratori li hanno distrutti per fare spazio ai computer. Occorre una interazione tra pensiero e azione che stabilizzi le conoscenze per rilanciare il sistema scolastico italiano” Di diverso parere Giuseppe Bertagn:” è condivisibile il fatto di chiudere la scuola secondaria a 18 anni” anche se non sarebbe chiaro se si vuole “fare cominciare un anno prima la scuola primaria e quindi diminuire di un anno la scuola dell’infanzia, o se invece si raggiunge lasciando il primo ciclo di 8 anni com’è adesso e riducendo il secondo ciclo da 5 a 4 anni”. In ogni caso, dice Bertagna, “una soluzione esiste già perché gli istituti professionali delle Regioni sono quadriennali e rilasciano un diploma. Dunque si tratterebbe di irrobustire e finanziare questo percorso formativo proprio per far sì che ci si abitui all’idea che a 18 anni si può avere un diploma e si possa, poi, estendere la soluzione anche ai percorsi quinquennali attuali di scuola secondaria”.
Ma a parte questo precedente, Bertagna dice una cosa giusta, allorchè afferma che “abbassare la scuola secondaria a 18 anni significa ristrutturare l’intero segmento razionalizzato dalla Riforma Gelmini e quindi tornare alle proposte della Riforma Moratti, avere percorsi di pari dignità e tutti analogamente spendibili, compreso l’apprendistato”. E vorrebbe dire soprattutto “di articolare il primo ciclo di 8 anni in bienni progressivi e graduali, il secondo ciclo di 4 anni in due bienni. E con i risparmi che si ottengono da questa razionalizzazione si potrebbero istituire i laboratori per lo sviluppo degli apprendimenti per chi non riesce a raggiungere determinati standard qualitativi, in secondo luogo istituire periodi di allineamento formativo per i giovani che non superano gli esami di ammissione sia per l’università sia per l’istruzione e formazione superiore”. E poi conclude: “se il ministro Profumo avesse avuto intenzioni serie questa proposta non l’avrebbe fatta a fine mandato ma l’avrebbe messa nel programma di governo. Aspettiamo di capire che tipo di politiche ordinamentali e formative vorrà fare il nuovo governo.” Quale può essere e chi possa formare il nuovo Governo alla data odierna non è dato sapere, mentre tutto lascia presagire nuove elezioni.

Pubblicato In G.U. il regolamento sui Cpia

da Tecnica della Scuola

Pubblicato In G.U. il regolamento sui Cpia
Il D.P.R. n. 263 del 29 ottobre 2012 (riportato nella Gazzetta Ufficiale dello scorso 25 febbraio) riguarda la ridefinizione, a partire dall’a.s. 2013/2014 e non oltre l’a.s. 2014/2015, dell’assetto organizzativo e didattico dei Centri per l’istruzione degli adulti, compresi i corsi serali.
È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio scorso ed è quindi in vigore il D.P.R. n. 263/2012 (Regolamento recante norme generali per la ridefinizione  dell’assetto organizzativo didattico dei Centri d’istruzione per gli  adulti, ivi compresi i corsi serali, a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133).

I Cpia saranno costituiti, di norma, su base provinciale, nel rispetto delle competenze di programmazione delle regioni e saranno dotati di autonomia scolastica.

Studio Ocse sul Piano nazionale italiano per la scuola digitale

da Tecnica della Scuola

Studio Ocse sul Piano nazionale italiano per la scuola digitale
Conferenze stampa di presentazione dello studio Ocse il 6 marzo al Miur, con la partecipazione del ministro Profumo.
Il 6 marzo, alle ore 10.30, presso la Sala Comunicazione del Miur, sarà presentato il rapporto “Review of the Italian Strategy for Digital Schools”, lo studio Ocse sul Piano nazionale italiano per la scuola digitale. Interverranno il ministro Francesco Profumo ed esperti rappresentanti dell’Ocse.

Durante la giornata sarà illustrato il bando, in via di pubblicazione, “MePi: soluzioni per la scuola”, che frutto della collaborazione tra Miur e Consip “consentirà l’abilitazione di fornitori che presenteranno ‘Soluzioni integrate per la Scuola Digitale’, garantendo agli istituti un’efficiente procedura di acquisto, specifica e funzionale alle azioni previste nel Piano nazionale Scuola Digitale”.

Al Miur presentazione delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola di base

da Tecnica della Scuola

Al Miur presentazione delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola di base
Mercoledì 6 marzo dalle ore 14.30 alle ore 16.30, presso la Sala Comunicazione del Miur, in Viale Trastevere 76/a, si terrà la conferenza di presentazione delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola di base. Saranno presenti il ministro Francesco Profumo e il sottosegretario Marco Rossi-Doria.
Il documento di indirizzo fornisce alla scuola primaria e alla secondaria di primo grado gli obiettivi e i traguardi che ogni studente deve raggiungere in termini di competenze e conoscenze.
Il testo finale, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 febbraio 2013, è frutto della revisione di un gruppo di esperti e di un percorso di consultazione e confronto con le scuole.
La conferenza è rivolta anche alle delegazioni di studenti delle facoltà di Scienze della formazione delle Università “Roma Tre” e “Lumsa” di Roma, al fine di sottoporre ai futuri insegnanti il quadro di riferimento adottato all’interno delle Indicazioni.

De Sanctis (Usr Lombardia): no a presidi da fuori Regione

da tuttoscuola.com

De Sanctis (Usr Lombardia): no a presidi da fuori Regione

I 406 vincitori del concorso per presidi in Lombardia sono ormai da diversi mesi in attesa della decisione del Consiglio di Stato in merito all’annullamento della prova da parte del Tar per le ‘buste trasparenti’.

La situazione di stallo ha dato spazio (e speranze) ai dirigenti scolastici di altre Regioni interessati ad occupare quei posti tramite la mobilità interregionale. Ma il direttore dell’ufficio scolastico regionale, Francesco De Sanctis, ha escluso recisamente che per superare l’impasse si possa ricorrere a questa misura. “Piuttosto preferisco dare di nuovo delle reggenze”, ha detto, perché “fino a prova contraria quei posti sono di chi ha superato la selezione e quindi della regione in cui si è svolta la prova”.

Questo nonostante il sistema delle reggenze abbia creato una “situazione insostenibile che mette a rischio la qualità dell’istruzione”.  Il direttore dell’USR ha tuttavia confermato di nutrire “il massimo rispetto nella magistratura” e allo stesso tempo si è detto sicuro che il concorso “si sia svolto con la massima regolarità”.

Intanto anche l’udienza del 22 marzo (la vicenda si trascina dallo scorso mese di luglio) rischia di saltare perchè il perito individuato dal Consiglio di Stato per verificare le buste ha chiesto una proroga dei tempi. L’8 marzo i giudici decideranno sulla proroga. “Mi auguro che decidano nel più breve tempo possibile, ha detto De Sanctis, e non appena si pronunceranno, dato che non è pensabile nè dimostrabile alcun dolo perchè è stato fatto tutto con la massima serietà, provvederei immediatamente alla nomina dei vincitori”.