Il ministro si appresta a firmare ma con pasticcio dell’ultima ora

Il ministro si appresta a firmare ma con pasticcio dell’ultima ora

TFA SPECIALI / Incontro ministero – sindacati

Nessun confronto. Il ministero in confusione con i ‘soliti presunti esperti’

Il giorno 22 marzo 2013 si è tenuto un incontro nel quale il Miur, rappresentato dai sindacati il decreto per l’attivazione dei T.F.A. speciali e quello sulla sperimentazione di un nuovo modello scolastico che, al fine di prevedere l’uscita dei ragazzi dal sistema scolastico a 18 anni, prevede una annualità in meno.
Per la Uil scuola ha partecipato Pasquale Proietti.
TFA speciale
Su forte insistenza della Uil scuola il Miur ha convocato, ieri sera in tarda serata, la riunione di oggi con  i  sindacati per illustrare il decreto ministeriale che, probabilmente, il Ministro firmerà nella giornata di oggi.
Sulle modalità attuative è stata descritta una procedura particolarmente confusa che prevede un percorso applicativo graduale, ingiusto e complicato.
La Uil ha espresso una valutazione negativa sulle modalità con cui sono stati affrontate le questioni poiché, invece di verificare le procedure applicative attraverso il confronto, il Miur ha ritenuto di decidere nel chiuso delle stanze ministeriali, affidandosi ai ‘soliti presunti esperti’.
La Uil si riserva una valutazione più approfondita del testo del DM  in quanto nei contenuti il Miur ha ritenuto di procedere senza un vero confronto con le organizzazioni sindacali.
Comunque, la Uil ha insistito affinché  il DM venga emanato rapidamente e che le procedure si concludano in tempo utile per consentire al personale di poter utilizzare il titolo di abilitazione per il prossimo anno scolastico.
Sperimentazione
Il Miur ha comunicato la volontà del Ministro di procedere ad una sperimentazione che, per il futuro,  possa creare le condizioni per l’uscita dal sistema scolastico per i ragazzi non più a 19 anni ma a 18.
L’ipotesi di lavoro prospettata prevede tre tipologie di sperimentazioni:
– a) anticipo a cinque anni;
– b) riduzione di una annualità nel ciclo di base, o tra le classi IV e V della primaria o tra le classi I e II della media di primo grado;
– c) riduzione del biennio della secondaria di secondo grado in due “semestri”.
Per la Uil il problema va capovolto: prima va affrontato  in modo serio il problema della stabilizzazione dell’organico e la creazione dell’organico funzionale, successivamente  si può avviare un confronto sulla materia.
Senza tale intesa, tale riforma  rappresenta semplicemente una ulteriore riduzione di organico, cosa di cui la scuola non ha bisogno.
La Uil, infine, ha rappresentato un problema di opportunità, considerando che tra qualche giorno avremo un governo diverso e un ministro diverso; sarebbe il caso che tali questioni, che prefigurano riforme di ordinamento importanti,  venissero affrontate successivamente.

TFA SPECIALI E RIDUZIONE PERCORSI SCOLASTICI

TFA SPECIALI E RIDUZIONE PERCORSI SCOLASTICI, GILDA: DA PROFUMO UN COLPO DI MANO DI GRAVITA’ INAUDITA

“Un colpo di mano di gravità inaudita e in totale disprezzo dei sindacati e del nuovo governo che è in procinto di insediarsi”. Il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, commenta con parole dure il blitz con cui entro la mezzanotte di oggi il ministro dell’Istruzione uscente, Francesco Profumo, intende firmare due decreti riguardanti i Tfa speciali e la riduzione di un anno dei percorsi scolastici.

“Ieri sera alle 19 abbiamo ricevuto la convocazione per un incontro che si è svolto questa mattina alle 11 a viale Trastevere– afferma Di Meglio – ma Profumo non ha partecipato, delegando altri dirigenti del ministero, e ai sindacati non è stata presentata alcuna bozza dei due decreti in questione”.

Per quanto riguarda i Tfa speciali, l’intenzione di Profumo è di istituire test di accesso non selettivi basati su prove di cultura generale, mentre sul fronte della riduzione di un anno dei percorsi scolastici il decreto prevederebbe varie forme di sperimentazione, tra cui l’anticipo della scuola dell’infanzia e il taglio di un anno delle scuole superiori.

“Si tratta di atti di grande rilievo politico – tuona il coordinatore nazionale della Gilda – che il ministro uscente vuole adottare senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali e pregiudicando i poteri del nuovo governo”

Durata dei corsi di studio: nuovo colpo di mano del Ministro Profumo

Durata dei corsi di studio: nuovo colpo di mano del Ministro Profumo

Illustrata ai sindacati la sperimentazione di tre tipologie di percorso scolastico accorciato di un anno. Il Ministro continua ad agire senza rispetto delle normative e delle competenze.

Venerdì 22 marzo si è svolto al MIUR un incontro tra l’amministrazione e le organizzazioni sindacali, convocato frettolosamente nella tarda serata di giovedì.

Sul primo punto all’ordine del giorno riguardante il decreto sui TFA speciali è già pubblicata una specifica notizia, nella quale abbiamo sottolineato l’ennesimo colpo di mano del Ministro Profumo.

Questa considerazione ben si addice anche al secondo punto all’ordine del giorno.
L’Amministrazione ha illustrato la proposta del Ministro: progetti innovativi sulla durata dei corsi di studio. Poiché in molti paesi europei l’uscita dalla scuola è a 18 anni, poiché in Italia si sta diffondendo la sperimentazione delle scuole europee, il Ministro propone di avviare tre tipologie di percorso scolastico accorciato di un anno, con questi criteri e su richiesta delle scuole coinvolte:

  • anticipo a 5 anni dell’ingresso alla scuola primaria
  • riduzione fra la IV° e la V° classe della scuola primaria
  • riduzione del biennio iniziale della scuola superiore di secondo grado a 2 semestri.

Un comitato tecnico scientifico seguirebbe la sperimentazione, l’organico non verrebbe modificato nelle scuole oggetto della sperimentazione.

I sindacati hanno così avuto contezza dei fantomatici progetti sulla durata dei corsi di studio.
La FLC CGIL al tavolo ha ribadito che spera siano solo voci dal sen fuggite, perché come abbiamo avuto modo di scrivere ieri, è incredibile che un Ministro sull’uscio licenzi ipotesi di questa natura con sprezzo delle regole, senza un confronto nel merito, tentando in modo scorretto di condizionare le politiche del prossimo governo.

L’obiettivo di una scuola di qualità si fonda su un progetto di investimenti che diano pari opportunità a tutti gli studenti italiani, a partire dalla stabilizzazione del personale precario a vario titolo. “Per questo – ha dichiarato Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC CGIL – scenderemo in piazza il 10 aprile a Roma con un presidio del personale precario dei comparti della Conoscenza presso il Ministero dell’Istruzione”.

TFA speciali in dirittura di arrivo, ma il Ministro cerca di modificarne lo scopo

Al momento della firma si interviene con decreti organizzativi che rischiano di stravolgerne il senso.

Ancora una volta il Ministro Profumo agisce senza rispetto delle normative. Il decreto sui TFA speciali aveva superato tutti i passaggi necessari per arrivare alla firma definitiva. Il testo approvato dalle commissioni parlamentari era stato presentato di recente alle Organizzazioni Sindacali.

Nell’incontro del 22 marzo 2013 è stato annunciato che la firma del Ministro è subordinata ad un’altra da apporre su due decreti di carattere organizzativo, di cui non si era mai fatta menzione.

Il primo prevede l’istituzione di un test nazionale, e non selettivo, che avrebbe l’unico scopo di graduare i partecipanti per l’eventuale ripartizione nei vari anni accademici (dal 2012/13 al 2014/15), quando sarebbe bastato utilizzare l’anzianità maturata.

Il secondo introdurrebbe una modifica al regolamento delle supplenze per prevedere una diversa valutazione di punteggi di abilitazione rispetto ai TFA ordinari.

Il Ministro Profumo dimentica che il regolamento delle supplenze è appunto un “Regolamento” e come tale non può essere modificato con un semplice provvedimento amministrativo. Il Ministro dimentica, anche, che il Parlamento ha approvato il decreto sui TFA Speciali nello schema passato ai pareri del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e del Consiglio di Stato, senza che vi fosse menzione di questi due ulteriori atti.

“Al di là del merito dei due decreti organizzativi, di cui aspettiamo di ricevere il testo – ha dichiarato Domenico Pantaleo – abbiamo espresso profonda preoccupazione per l’ennesimo colpo di mano del Ministro Profumo che agisce come se le regole legislative fossero un optional e non una conquista della democrazia”.

Queste continue forzature non fanno altro che allontanare il varo del provvedimento impedendone la piena attuazione in questo anno accademico, unitamente al secondo TFA ordinario, di cui abbiamo sollecitato l’emanazione.

22 marzo TFA Speciali e Sperimentazione riduzione percorso scolastico

Il giorno 22 marzo 2013, nel corso di un incontro con le OO.SS., il MIUR ha presentato ai sindacati due decreti, uno per l’attivazione dei T.F.A. speciali ed un altro sulla riduzione di un anno del percorso scolastico tramite tre tipologie di sperimentazioni:
– a) anticipo a cinque anni;
– b) riduzione di un anno del ciclo di base (tra le classi IV e V della primaria o tra le classi I e II della secondaria di primo grado);
– c) trasformazione del biennio iniziale della secondaria di secondo grado in due “semestri”.

Ammissione con riserva dei corsisti TFA ordinari a graduatorie e concorsi

L’ANFIS promuove una petizione per ammettere con riserva a graduatorie e concorsi (eventuali) i corsisti TFA. L’iniziativa è motivata dal fatto che si considera estremamente ingiusto far ricadere sugli studenti iscritti ai TFA i danni derivanti dai ritardi nell’organizzazione dei corsi e dei periodi di tirocinio, nella trasmissione delle informazioni e nel compimento degli atti che allo stato attuale impedirebbero ai corsisti di poter concorrere alle procedure di selezione o inserimento alle quali avrebbero potuto accedere in assenza di detti ritardi.

Link per la petizione:

http://firmiamo.it/ammissione-con-riserva-abilitandi-tfa-ordinari#petition

AL SUD SITUAZIONI DELLE MENSE STRUTTURALMENTE INTOLLERABILI

BIMBO SOFFOCATO, GILDA: AL SUD SITUAZIONI DELLE MENSE STRUTTURALMENTE INTOLLERABILI

“In molte scuole, soprattutto del Sud, le situazioni delle mense sono strutturalmente intollerabili: in assenza di locali appositamente adibiti alla refezione, i bambini sono costretti a consumare i pasti sui banchi e ovunque manca il servizio medico scolastico che è fondamentale per fornire un soccorso tempestivo in caso di necessità ed evitare tragedie come quella avvenuta nella materna Minucci di Napoli”. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene sulla polemica esplosa dopo la morte del piccolo Patrizio Castiglia, il bimbo di 4 anni rimasto soffocato dalla mozzarella mentre mangiava a scuola durante la refezione.

“Si tratta di una tragedia enorme – afferma Di Meglio – ma ha ragione l’assessore comunale all’Istruzione, Annamaria Palmieri, quando dice che non bisogna demonizzare gli insegnanti. Purtroppo molte scuole soffrono di gravi carenze strutturali: non è ammissibile che gli alunni debbano mangiare nelle stesse aule dove si svolge l’attività didattica e che gli istituti scolastici non possano contare sulla presenza di personale paramedico. Bisogna smetterla con l’improvvisazione – conclude Di Meglio – e procedere a una riorganizzazione seria e scrupolosa di strutture e servizi”.

Scellerato e pure raffazzonato…

Scellerato e pure raffazzonato…

Il Ministro Profumo ha firmato il decreto sul passaggio dei docenti utilizzati in altri compiti nel ruolo Ata.
Sinceramente dopo quasi nove mesi, potevano partorire un … prodotto migliore, se non nella sostanza, almeno nella forma! Sfruttando con maggiore efficienza i propri uffici legali che presto dovranno fronteggiare i contenziosi
Non stiamo qui a valutare (e pure si dovrebbe!) l’opportunità di impacchettare il decreto nelle stesse ore in cui si svolgono le consultazioni per un nuovo Governo: le smanie di efficienza dei “Tecnici” sulla pelle degli ultimi ci sono ben note.
Ci soffermiamo soltanto ad esaminare gli aspetti burocratici alla luce di quanto già avevamo denunciato in questi mesi, evidenziando i punti critici di un decreto che, per il rispetto della persona, non avrebbe mai dovuto essere scritto né pensato. … Avrebbe semmai richiesto un basilare STUDIO, nelle commissioni parlamentari e nelle stanze ministeriali, e un confronto NEGOZIALE vero;  invece, a distanza di nove mesi, è lo stesso frettoloso decreto frutto dei  tagli ciechi della spending review .
Innanzitutto notiamo che il testo continua ad indicare l’A.S. 2012-13 (commi 1.3 – 3.1 – 3.4 ) come data del trasferimento di ruolo: non considerano, i “Tecnici”” che il decreto potrebbe diventare operativo ormai col finire delle lezioni? Le cause di forza maggiore  –dovute all’incongruità del decreto stesso- che hanno inceppato la traduzione operativa della norma, non si possono tradurre in retroattività punitiva. In quale ottica dobbiamo interpretare il comma 3.1 : refuso dovuto a ”stanchezza” operativa o accanimento perverso a retrodatare un provvedimento già tanto devastante?
Ancora constatiamo che non sono stati affatto sciolti i nodi che tante volte abbiamo evidenziato:
– Hanno capito, i “Tecnici”, che si tratta di persone malate? come si può stilare una graduatoria a punteggio (comma 2.2) dove i primi -presumibilmente più anziani- verrebbero… premiati col ruolo ATA, costretti a reinventarsi una improbabile professionalità (a 55-60 anni!), mentre chi è dopo di loro –più giovane- può rimanere dov’è, in attesa di un posto vacante?
– E in quale veste gli “ultimi in graduatoria” rimarranno  “nell’attuale posizione” (comma 2.1)? cioè chi era utilizzato in biblioteca, vi rimane o va in segreteria (essendo un amministrativo retrodatato), pur restando nella stessa scuola? ci saranno nelle segreterie  ”amministrativi in incognito”? ma allora avremmo una grande disparità fra scuole, le cui segreterie risulterebbero formate secondo criteri non uniformi.
– Suscita poi perplessità il comma 2.3,  laddove indica l’assegnazione di una sola persona per istituzione scolastica: in pratica qui “il legislatore” prende improvvisamente coscienza che si tratta di personale malato, pensa ai possibili disservizi e pone un argine. Ma non si tratta dello stesso personale malato che si vuole far transitare a suon di maggior punteggio? E in quali posti (uno per scuola) se i pensionamenti -anche per gli ata-  sono drasticamente in calo?
– Ma la scarsa conoscenza del “fenomeno” riemerge nel comma 3.2, dove si parla di provincia di appartenenza, dimenticando che gli inidonei, considerati fuori ruolo, hanno una provincia di ”utilizzazione”, a volte diversa ed assai lontana da quella di “precedente titolarità”. Questa distinzione -mai chiarita- ha già generato equivoci e disguidi (anche per le visite di verifica): si ripeteranno?
– Continuando… l’eventuale passaggio ad altra amministrazione pubblica (ventilata mobilità intercompartimentale), effettuata DOPO il passaggio ATA (comma 1.5) su quale profilo si attuerebbe? è mai possibile che personale immesso in ruolo con la laurea venga penalizzato di ben 3 livelli e soltanto dopo verrebbe consentito il passaggio ad altra Amministrazione? E’ legittimo? E’ costituzionale?
– Infine non si capisce
a) quali sono i requisiti per il pensionamento (comma 5.3): si intende, come sarebbe opportuno, la condizione pre-Fornero o si gioca ancora sulla solita ambigua RETICENZA ?
b) cosa si debba intendere riguardo alla dispensa. Infatti con la dizione “Nei soli confronti del suddetto personale resta impregiudicata del CCNI (2008) in particolare all’art. 2 c. 3 che prevede che in caso dell’attivazione di procedure di mobilità l’interessato può rinunciarvi e chiedere di essere dispensato per motivi di salute” si intende in pratica realizzare una sanatoria limitata agli inidonei “storici”?
Analoghe ambiguità e reticenze  nel D.M. 79 del 12/9/2011 comma 4.4 (Considerato che il passaggio in altro ruolo comporta il cambiamento di stato giuridico, il personale interessato può chiedere, in alternativa ai passaggi di ruolo di cui ai commi 12 e 15 della richiamata legge n. 111/2011, di essere dispensato dal servizio per motivi di salute, secondo le modalità previste dalla normativa vigente al momento della domanda.) hanno  creato scompiglio negli UST e  negli altri enti coinvolti nei pensionamenti di centinaia di persone, che avevano visto in quel comma una possibilità di esodo. Tali persone si sono trovate in situazioni  paradossali e dolorose: senza stipendio, né pensione, riammessi al lavoro dopo molti mesi.
Siamo dunque sicuri che questa volta l’Inps non si frapporrà al loro pensionamento?

Al momento in cui scriviamo non sappiamo se il decreto verrà firmato in tempi brevissimi dagli altri ministeri interessati e ci auguriamo che le questioni qui avanzate, da noi che le viviamo sulla nostra pelle, possano far riflettere e rimandare la decisione a una situazione di maggior approfondimento di tutta la problematica. Altrimenti l’emanazione del decreto dimostra solo una gran voglia di scrollarsi di dosso una responsabilità, anzi fuor di metafora, svela un superficiale e inqualificabile menefreghismo.

Firmato il decreto per il personale inidoneo e Itp

da Tecnica della Scuola

Firmato il decreto per il personale inidoneo e Itp
di P.A.
Il ministro Profumo dispone il passaggio nei ruoli Ata del personale inidoneo e degli Itp. Consegnato ai sindacati il testo del decreto firmato dal ministro. Coinvolti 3.084 docenti inidonei, 460 titolari sulla C999 e 28 titolari sulla C555. Si attende la controfirma del Mef e della Fp
Il decreto, firmato dal ministro Profumo nella mattinata di oggi, dà attuazione al disposto della legge del 7 agosto 2012, la quale ha previsto il passaggio dei docenti inidonei fuori ruolo della scuola ed i titolari nelle classi di concorso C999 e C555 nei ruoli Ata.
Dall’ultima rilevazione fatta dal Miur (del 13 marzo 2013) questo provvedimento riguarderà, ad oggi, 3.084 docenti inidonei, 460 titolari sulla C999 e 28 titolari sulla C555.
Secondo la Flc-Cgil, che ha diramato la notizia col testo del decreto, il ministro Profumo, decide di compiere questo atto grave.
Inadempiente, continua la Flc, sull’attivazione dell’organico funzionale e dell’organico di “reti di scuole” (dove questi docenti avrebbero potuto trovare un qualificato utilizzo che avrebbe valorizzato la loro esperienza lavorativa anche in funzioni non didattiche) e le mancate immissioni in ruolo del personale Ata, decide di firmare come suo ultimo atto proprio questo decreto!
In ogni caso questo provvedimento non è ancora efficace perché deve essere controfirmato sia dal ministro dell’Economia che dal ministro della Funzione Pubblica.
“La FLC darà mandato ai propri uffici legali di avviare il contenzioso e nei prossimi giorni darà conto delle iniziative di mobilitazione che verranno avviate per bloccare l’attuazione del decreto”.

Ugolini: tra un anno e mezzo avremo la nuova istruzione per gli adulti

da Tecnica della Scuola

Ugolini: tra un anno e mezzo avremo la nuova istruzione per gli adulti
di Alessandro Giuliani
Il 20 marzo si è insediato il comitato tecnico nazionale per definire l’attuazione del regolamento sui centri provinciali istruzione (CPIA) pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 febbraio scorso. Il sottosegretario spiega che l’obiettivo è avviare dei progetti assistiti a partire dal 1° settembre 2013 ed accompagnare la messa a sistema dei centri territoriali permanenti e dei rinnovati corsi serali nell’ a.s. 2014/15. Ancora diversi i nodi da sciogliere, come quello delle province cancellate.
Il 20 marzo si è insediato il comitato tecnico nazionale per l’istruzione degli adulti, al fine di avviare l’attuazione concreta del regolamento sui centri provinciali istruzione per gli adulti (CPIA) pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 febbraio scorso. A darne notizia è il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini, che con l’occasione fa anche il punto sul nuovo assetto dell’istruzione rivolta agli adulti: “lo scopo – spiega il sottosegretario – è mettere a sistema l’ esperienza dei centri territoriali permanenti e dei corsi serali e dare strumenti concreti per valorizzare il capitale umano delle persone che vivono e lavorano nel nostro Paese”.
Secondo quanto previsto dal regolamento i CPIA saranno istituzioni scolastiche dotate di una propria autonomia organizzativa, didattica e gestionale per poter progettare e proporre anche attraverso accordi di rete stabili, un’ offerta formativa più flessibile e personalizzata. “Lo scopo – sottolinea Ugolini – è consentire a più persone possibile di poter conseguire dei titoli di studio di primo e di secondo livello , attraverso dei patti formativi individuali capaci di valorizzare le competenze già acquisite e di conciliare i tempi del lavoro e della famiglia”.
In effetti, i CIPIA potrebbero diventare una risposta concreta per le migliaia di ragazzi tra i 16 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in cerca di un’ occupazione (i cosiddetti neet). Ma anche diventare uno strumento per la riqualificazione professionale di chi ha perso il lavoro, un luogo in cui favorire l’ alfabetizzazione linguistica per gli stranieri e la formazione nelle carceri, rispondendo ad un bisogno diffuso di coesione sociale .
Il gruppo tecnico nazionale è composto da rappresentanze dei diversi attori che a vario titolo lavorano per l’apprendimento permanente: Miur, dirigenti e docenti esperti di istruzione per gli adulti, Regioni ed Enti locali, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, Organizzazioni Sindacali.
Il gruppo è articolato in 5 sezioni differenti di lavoro: percorsi di primo livello, percorsi di secondo livello, percorso di istruzione nelle carceri, strumenti di flessibilità, assetti organizzativi e accordi di rete.
I lavori del Comitato saranno funzionali alla creazione di un documento di riferimento sulla base del quale avviare dei progetti assistiti a partire dal 1° settembre 2013 ed accompagnare la messa a sistema nell’ anno scolastico 2014/2015.
Ancora Ugolini: “questa riorganizzazione dei percorsi di istruzione degli adulti è una parte molto importante dell’ apprendimento permanente che ha visto un passo in avanti fondamentale nella pubblicazione del decreto legislativo relativo alla certificazione delle competenze del 15 febbraio”.
Rimangono, tuttavia, ancora molti nodi da sciogliere. Come quello riguardante le province accorpate dall’ultimo Governo e quelle eliminate in Sicilia. In tali casi, i Centri di istruzione per gli adulti saranno costituiti da macro-aree territoriali? Oppure si continuerà a mantenere il vecchio assetto provinciale?

Dati sui pensionamenti nella scuola. Per Flc-Cgil è confermata una drastica riduzione

da Tecnica della Scuola

Dati sui pensionamenti nella scuola. Per Flc-Cgil è confermata una drastica riduzione
di P.A.
Secondo la Flc-Cgil, il Miur non avrebbe avuto il coraggio di pubblicare i dati sui pensionamenti della scuola perché dimostrerebbero gli effetti disastrosi della riforma Fornero a danno dei lavoratori, che avrebbero avuto i requisiti per la pensione, e dei precari.
Il Ministero, rendendo pubblici i soli dati provvisori (mantenuti segreti fino a oggi) delle domande di pensionamento del personale della scuola, ha dato ampia conferma della drastica riduzione dei pensionamenti. Pensionamenti che, oltre a non dare risposta a chi avrebbe avuto i requisiti pre-riforma, danneggiano pesantemente i lavoratori precari a cui viene negata la prospettiva di stabilizzazione.
Da questi primi dati, dice la Flc-Cgil, si ricava una riduzione di quasi il 50% rispetto allo scorso anno. I docenti che andranno in pensione sono solo 10.009 contro le oltre 20.000 dello scorso anno e gli ATA sono solo 3.343 contro le oltre 5.000 dello scorso anno.
Con questi dati sicuramente si avranno meno assunzioni e perfino l’attuale concorso rischia di non avere posti sufficienti.
Per FLC CGIL sono dunque indispensabili due operazioni:
1. “riformare” la riforma Fornero per consentire ai giovani l’accesso al lavoro
2. investire nel sistema dell’istruzione per restituire alle scuole organico e risorse.

CislScuola: situazione pessima. Scuola spossata, stanca e sotto assedio

da Tecnica della Scuola

CislScuola: situazione pessima. Scuola spossata, stanca e sotto assedio

Una scuola spossata, stanca di promesse deluse, sotto assedio da oltre dieci anni: è la fotografia senza sconti che esce dal congresso regionale di categoria della Cisl in Friuli Venezia Giulia, celebrato oggi, alla presenza del segretario nazionale Francesco Scrima e del segretario della Cisl Fvg, Giovanni Fania
Un congresso che fa il punto sulla situazione della scuola, in generale, ed in Fiuli Venezia Giulia, ma che segna anche una nuova pagina del Sindacato. “Alla luce di quello che sta succedendo e del bisogno di tutele di chi nella scuola lavora – spiega il segretario uscente Donato Lamorte – abbiamo deciso di regionalizzare la nostra categoria: in questo modo saremo meglio attrezzati alle nuove sfide, capaci di dare risposte concrete e soprattutto di essere più vicini a chi rappresentiamo, superando di fatto campanilismi e steccati”.
Insomma una Cisl Scuola pronta ad incidere in modo ancor più determinante sulle partite aperte, in primis attraverso la concertazione. “Ci piacerebbe che in questo Paese, ma anche in questa regione, si parlasse di più di scuola: purtroppo, invece, in questi anni si è dimenticato che proprio la scuola è un elemento imprescindibile di sviluppo ancorato ai più grandi cambiamenti in atto”.
“Oggi ci troviamo di fronte ad una realtà stressata, vittima di politiche confuse, punitive ed autoritarie più orientate ai tagli ragionieristici che alla crescita della scuola con il suo capitale di professionalità”.
In Friuli Venezia Giulia a fare le spese di “calcoli miopi” sono stati in questi anni oltre 2mila lavoratori, tra personale Ata e docenti, senza contare il taglio alle risorse economiche che di fatto ha “annichilito il sistema dell’istruzione statale”, impedendo anche interventi sulla sicurezza degli edifici.
Tuttavia – per la Cisl Scuola, come emerso anche dal dibattito – i nodi non finiscono qui, malgrado i diversi risultati portati a casa dalla categoria come, ad esempio, la stabilizzazione a livello nazionale di 90mila precari.
C’è, infatti, il problema aperto degli organici per il sostegno e quello annoso della valutazione delle istituzioni scolastiche, ma anche il blocco del rinnovo contrattuale. A livello regionale, poi, desta preoccupazione la questione del ridimensionamento scolastico “irresponsabile” che ha creato un’assurda discrasia tra “mega scuole con un numero altissimo di studenti, fuori da ogni media sia nazionale che regionale” e piccole scuole impossibilitate, per le dimensioni, ad avere un dirigente scolastico e un direttore dei servizi amministrativi.
Al pari crescono i timori legati non solo alla sorte delle scuole non statali paritarie, diffuse soprattutto a Udine e Pordenone (146) e che contano circa 1.500 dipendenti, molte delle quali a rischio chiusura a causa della crisi economica che ha reso difficile il pagamento delle rette per le famiglie, ma anche del sistema della formazione professionale regionale (che coinvolge più di 4mila addetti) che sconta un taglio di finanziamenti pari a 6 milioni e a cui va a sommarsi una contrazione d’attività dovuta al venir meno delle risorse legate al Fondo Sociale Europeo.
“Di fronte a questo quadro riteniamo necessario che la Regione si doti di una nuova governance con l’obiettivo di creare un sistema della formazione sempre più proteso verso le politiche attive del lavoro e a supporto dell’apparato economico industriale”.
Precise richieste vengono anche dal nazionale della categoria, Francesco Scrima che per la scuola chiede al prossimo Esecutivo di investire nel capitale umano. “Oggi la sfida tra i Paesi si gioca più che sulla materia prima, sulla materia grigia”.
Dopo il taglio di oltre 8,4 miliardi subiti dal comparto con un “atto di estrema arroganza”, la scuola merita un’azione risarcitoria, il che per Scrima significa garantire strutture e tecnologie, aprire il contratto del personale, mettere mano all’edilizia scolastica.
“L’Italia deve tornare ad avvicinarsi agli altri Paesi nel rapporto tra investimenti per la scuola e Pil”. Obiettivo che si raggiungerebbe con un investimento di almeno 4-5 miliardi. Quanto infine al tema caldo di questi giorni, ovvero il test di ammissione richiesto per gli istituti tecnici, Scrima non fa sconti: “Questo è l’effetto della crisi e del patto di stabilità che si è abbattuto sull’edilizia scolastica: boccio il test perchè è molto pericoloso per la scuola dell’obbligo, ma boccio anche le istituzioni locali che non hanno saputo garantire le strutture”.

Quando la visita fiscale è inopportuna o addirittura molesta

da Tecnica della Scuola

Quando la visita fiscale è inopportuna o addirittura molesta
di L.F.
Si tratta di decisioni talvolta inopportune e addirittura moleste, come quella accaduta ad un docente che si era assentato per due giorni per sostenere una visita specialistica consistente anche in una seduta di chemioterapia. Ma il dirigente ha disposto la visita fiscale: illegittimo impedimento?
Partiamo con il dire che la richiesta di visita fiscale da parte della scuola per la malattia di un dipendente, non è sempre obbligatoria e che in questo particolare caso si sarebbe dovuto riflettere sull’inopportunità di richiederla.
La normativa che regola le visite fiscali è richiamata dalla circolare Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione del 18-12-2009 e dalla più recente legge 111/2011 all’art. 16, comma 9. La visita fiscale è obbligatoria sin dal primo giorno quando l’assenza si verifica nelle giornate immediatamente precedenti o successive a quelle non lavorative.
Negli altri casi, nel richiedere le visite, il dirigente scolastico dovrebbe tener conto della condotta complessiva del dipendente e dei costi della visita stessa. Il controllo non è disposto in caso di ricovero in ospedali pubblici o convenzionati. Il dipendente, fino all’effettuazione della visita, deve farsi trovare all’indirizzo indicato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 di tutti i giorni, compresi i festivi. Se in queste fasce orarie il dipendente deve allontanarsi da casa per visite mediche o per seguire terapie, o per altri giustificati motivi, deve informare preventivamente la scuola, indicando altri orari di reperibilità.
Nel caso specifico il docente, noto nella sua scuola per non avere mai richiesto in passato giorni di malattia o permessi di altro genere, ha dovuto chiedere due giorni di malattia per una visita specialistica e per una seduta di chemioterapia, in seguito ad un intervento chirurgico per grave patologia avuto durante la scorsa estate, si è visto recapitare, al suo domicilio, un avviso del medico fiscale che non lo aveva trovato in casa. Vista la situazione contingente e la riconosciuta professionalità del docente, che nonostante la sua grave malattia, ha sempre garantito la sua presenza a scuola, ci viene spontaneo domandarci: “in questo caso era proprio necessaria la richiesta di visita fiscale?”
Sembra dunque di poter dire, se così stessero realmente le cose, che questa richiesta di visita fiscale è inopportuna, molesta e anche uno spreco di denaro pubblico.

In arrivo il saldo dei fondi MOF 2012/2013

da Tecnica della Scuola

In arrivo il saldo dei fondi MOF 2012/2013
Assegnazione del saldo del MOF alle scuole: il 19 marzo è stata sottoscritta la seconda Intesa
Martedì 19 marzo, Miur e sindacati (ad eccezione della Flc-Cgil) hanno sottoscritto la seconda Intesa finalizzata all’assegnazione del saldo del MOF alle scuole.
L’accordo conferma i parametri di distribuzione dei fondi alle scuole già previsti dall’Intesa del 30 gennaio.
Il confronto con la Direzione del Bilancio sui tanti problemi finanziari delle scuole (pagamento supplenti, linee guida Consip, pagamento ferie supplenti, pagamento indennità di funzioni superiori) sarà ripreso lunedì 23 marzo.