Diritti negati: da chi?

Sicurezza nelle scuole

Diritti negati: da chi?

Ha suscitato scalpore negli scorsi giorni la vicenda di una bambina ipovedente della val di Susa, cui sarebbe stata negata l’iscrizione in un plesso di scuola media . I mezzi di comunicazione si sono immediatamente lanciati nella caccia al “colpevole”, prontamente individuato nel Dirigente della scuola.

Nessuno ha avuto l’onestà intellettuale di ricercare i motivi dell’accaduto, né dei comportamenti degli attori coinvolti: per esempio, che il plesso aveva un’unica classe prima, che quella classe era già di cinque unità sopra le norme di sicurezza (in provincia di Torino, dove la magistratura ha sanzionato implacabilmente per molto meno!), che comprendeva un altro disabile grave, che inserirvi un’altra bambina ed un altro insegnante di sostegno avrebbe portato la situazione a livelli inaccettabili, non solo per la sicurezza ma per la stessa agibilità didattica.

Nessuno si è preso la briga di ricercare se il Dirigente avesse la possibilità di sdoppiare la classe o se il Comune quella di ricavare nel plesso un’aula più grande: eppure sia l’uno che l’altro si erano immediatamente dati da fare in tal senso.

L’incidente sembra, fortunatamente, in via di soluzione, grazie all’impegno ed al senso di responsabilità di molti. Intorno al Dirigente si sono stretti solo i colleghi e gli amministratori locali dei comuni vicini, per fortuna numerosi. Facciamo volentieri nostra la loro richiesta di dare pubblicità al documento di solidarietà che hanno sottoscritto e che trovate in allegato.

Quel che vorremmo aggiungere è solo una considerazione: fino a quando si potrà continuare ad addossare sulle scuole e su chi le dirige ogni tipo di responsabilità, negando loro nel contempo i mezzi per farvi fronte?

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Documento sottoscritto da 108 persone (16 amministratori – tra cui 3 sindaci, 4 vicesindaci, il
vicepresidente e un assessore di Comunità Montana – 39 Professori di scuola secondaria di
primo e di secondo grado; 5 assistenti amministrativi; 6 collaboratori scolastici 36 insegnanti
di scuola primaria , 6 insegnanti scuola dell’infanzia e 1 consiglio di istituto.

Siamo un gruppo di amministratori, docenti e operatori della scuola della Valle di Susa e scriviamo
in merito a un episodio verificatosi in una scuola del nostro territorio che è immediatamente assurto
agli onori della cronaca.
Il fatto è il seguente: i genitori di una bambina ipovedente di nome Marta avevano chiesto di
iscrivere la propria figlia presso la scuola secondaria di primo grado del comune di Borgone e la
Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo di cui tale plesso fa parte non aveva acconsentito a
iscrivere la ragazzina. Per quale motivo? Perché la futura classe prima di cui Marta avrebbe dovuto
fare parte constava già di 23 iscritti di cui uno disabile e che quindi avrebbe necessitato della
presenza di un insegnante di sostegno, motivo per cui nell’aula – la cui capienza massima è di 20
ragazzi – avrebbero dovuto soggiornare 23 ragazzi e 2 docenti (la responsabile della sicurezza
scolastica è la Dirigente Scolastica) Nel caso in cui si fosse accettata anche l’iscrizione di Marta, i
ragazzi sarebbero passati a essere 24 e i docenti 3 (poiché Marta ha anche lei diritto a un docente di
sostegno). La Dirigente si è attivata immediatamente per chiedere presso il Comune l’ampliamento
di un’aula e presso l’Ufficio Scolastico per chiedere di valutare la possibilità di sdoppiare la futura
classe prima.
I giornali e i telegiornali si sono scatenati. Ovvio: il caso di una bimba disabile rifiutata da una
scuola appare particolarmente crudele. Quasi tutti i giornali hanno più o meno esplicitamente
lasciato intuire che la colpa fosse della Dirigente Scolastica, molti hanno sottolineato come il
ministro Profumo si sia immediatamente adoperato per risolvere la situazione e abbia anche parlato
personalmente con i genitori di Marta per rassicurarli e per fare gli auguri di buon anno scolastico
alla ragazzina…., quanta “umanità” rispetto alla “spietata” Dirigente Scolastica!!!
Nessuno si è degnato di far notare al tanto sensibile ministro Profumo che i dirigenti scolastici, i
docenti, i collaboratori scolastici, così come in altri ambiti i medici, gli infermieri, gli assistenti
sociali e tanti altri onesti lavoratori, per finire con gli amministratori (responsabili tra le altre cose
dell’edilizia scolastica e del sostegno economico della scuola per progetti particolari, compresi
quelli di sostegno all’handicap) si trovano a dover operare in situazioni sempre più difficili a causa
dei tagli che gli ultimi governi, compreso quello di cui Profumo fa parte, hanno imposto alla scuola
pubblica, alla sanità, alle spese sociali e alle amministrazioni.
Lo stesso ministro Profumo ha tagliato 200 milioni di euro alla scuola pubblica con la finanziaria
2011, taglio che si andava a sommare a quelli precedenti del governo Prodi che ammontavano a più
di 3 miliardi di euro in tre anni e a quelli del governo Berlusconi che ammontavano a più di 8
miliardi di euro nei tre anni successivi. Il governo di cui il tanto disponibile Profumo fa parte ha
inoltre operato tramite l’altrettanto sensibile ministro Fornero un taglio alla spesa sociale che si è
ridotta nel 2011 a 500 milioni di euro con la prospettiva di ridursi ulteriormente a 270 milioni di
euro entro il 2013, tagliando tra le altre cose i fondi per i malati di Sla (ai tempi del governo Prodi i
fondi per la spesa sociale ammontavano a 2,5 miliardi di euro).
Vale forse la pena ricordare che lo stesso governo di cui l’illustrissimo ministro Profumo fa parte
confermava nel frattempo – solo per fare un esempio – i finanziamenti per l’acquisto dei
cacciabombardieri F35 (spesa prevista: 15 miliardi di euro).
In questa situazione ci pare profondamente ingiusto e disonesto intellettualmente far ricadere la
colpa dell’accaduto sulla Dirigente Scolastica nostra concittadina, la cui unica colpa è forse quella di
aver cercato di rispettare una serie di leggi, essendo posta oggettivamente nell’impossibilità di
rispettarle tutte contemporaneamente; leggi peraltro che tendono sempre a scaricare verso il basso le
responsabilità e la cui logica sottintesa è nella sostanza spesso semplicemente quella del risparmio
economico. E’ sacrosanto dire che l’iscrizione di un alunno disabile non può mai essere rifiutata e
siamo ovviamente tutti d’accordo, solo un Paese incivile potrebbe permettere che avvenisse una
cosa simile; perché però una tale legge non sia priva di fondamento bisognerebbe concedere i fondi
alle amministrazioni locali per effettuare interventi sugli edifici scolastici, fondi alla scuola per i
docenti di sostegno in numero adeguato, per pagare i docenti per un’eventuale classe aggiuntiva e
per i collaboratori scolastici in numero sufficiente (perché ai più forse sfugge ma – solo per fare un
piccolo esempio -chi porta il/la ragazzino/a disabile in bagno se non c’è un collaboratore? Se ci va
l’insegnante, chi guarda gli altri alunni minorenni nel frattempo? E si potrebbero fare decine e
decine di altri esempi); bisognerebbe inoltre concedere i fondi alla spesa sociale per gli educatori e
gli operatori socio-sanitari, ecc.
Esprimiamo quindi la nostra solidarietà alla Dirigente Scolastica e preghiamo il Governo di
assumersi seriamente le proprie responsabilità, rifinanziando la scuola pubblica e i servizi
assistenziali e preghiamo i mass media di operare con maggior spirito critico andando a sviscerare
le cause prime degli eventi, anche se ci rendiamo conto che è molto più facile prendersela con una
Dirigente Scolastica che non con un Governo.
Auguriamo infine alla piccola-grande Marta di potersi iscrivere nel luogo da lei maggiormente
desiderato, come è suo diritto, e che la scuola che la accoglierà possa garantire appieno lo “star
bene” e la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti nella relazione educativa.

Vecchi scatti pagati. Poi si vedrà

da ItaliaOggi

Vecchi scatti pagati. Poi si vedrà

Retribuzioni adeguate da maggio. Emissione straordinaria ad aprile per gli arretrati
Il nuovo decreto annulla le progressioni del 2013

di Alessandra Ricciardi
È fatta. Il lungo slalom, durato quasi un anno, per portare a pagamento gli scatti di anzianità maturati nel 2011 è riuscito, tra manifestazioni, sindacati divisi, tentennamenti dell’amministrazione, risorse carenti, accordi. Il Tesoro (messaggio 051 del 5 aprile scorso) ha dato disposizioni perché gli aumenti contrattuali per il 2011 siano pagati da maggio e che ad aprile ci sia un’emissione straordinaria a copertura degli arretrati.

Il recupero dell’anno congelato dal decreto legge n. 78/2010 sarà valido ai fini giuridici per tutti i lavoratori della scuola, mentre i benefici economici, nell’immediatezza della conquista dello scalone, interessano circa 180 mila insegnanti, che vedranno crescere la busta paga di circa cento euro al mese. Sui 1400 euro gli arretrati. Resta ora da recuperare il 2012, l’ultimo anno del blocco. Anche in questo caso andranno certificati i risparmi conseguiti dal sistema dopo i tagli della riforma Gelmini, si dovrà verificare se c’è capienza per dare gli aumenti oppure se si dovrà ricorrere, come avvenuto in questa circostanza, al fondo di funzionamento della scuola per coprire quanto mancava. Ma il decreto 78 consente di recuperare per via negoziale tutti gli anni di servizio del triennio congelato. E dunque, anche se sarà una trafila lunga, ci sono i margini perché si possa trattare, come fatto con l’intesa siglata il 13 marzo scorso. Discorso diverso invece per il futuro. Nell’aria, infatti, c’è già aria di nuovi blocchi: il decreto del presidente della repubblica con il quale si dispone la proroga per il 2013/2015 del blocco dei contratti pubblici, e con essi di tutte le progressioni individuali, comprende gli scatti di anzianità nella scuola per il 2013. Il decreto, inviato per i controlli di rito al Consiglio di stato prima della firma definitiva, prevede all’art. 1, comma 1 lettera b), «la proroga al 31 dicembre 2013, con effetto sull’anno 2014, dei blocchi introdotti dall’art. 9, comma 23, del dl 78/2010, riguardanti il personale docente, educativo ed Ata della scuola». Il dpr si è reso necessario, si legge nella bozza di relazione tecnica, per conseguire i risparmi fissati dall’art. 16, comma 1, del dl 98/2011, convertito con modificazioni in legge 15 luglio 2011 n. 111. Si tratta, ha precisato il Tesoro, di obiettivi di risparmio, valutati in 2,7 miliardi di euro, che sono stati già scontati ai fini dell’indebitamento netto. Per cui senza il decreto ci sarebbe un buco nel bilancio dello stato. Insomma, anche se il premier Mario Monti non ponesse alla firma del capo dello stato Giorgio Napolitano il provvedimento, è il ragionamento del ministero del tesoro guidato da Vittorio Grilli, si tratterebbe solo di un rinvio, il nuovo governo non potrebbe fare a meno di adottarlo. «Per noi il blocco degli scatti va rimosso senza far gravare il ripristino a carico del salario accessorio di altri lavoratori», attacca Mimmo Pantaleo, numero uno della Flc-Cgil, da sempre contrario a risoluzioni per via negoziale (infatti l’intesa all’Aran non reca la sua firma), «l’unica via di uscita è ottenere il ripristino dei rinnovi dei contratti». Per Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, «lo sblocco degli scatti è il risultato di un’azione sindacale concreta e utile per tutti i lavoratori. Senza attendere l’arrivo di un presunto governo amico». Il segretario Uil scuola Massimo Di Menna ammette: « Abbiamo superato, sostenuti dalla mobilitazione del personale, una lunga serie di ostacoli posti dal governo, dal ministero, dalle lentezze di una amministrazione che non si fida di se stessa, per ripristinare un diritto…Ora si ricomincia». Parla di «scelta utile a difesa dell’unico strumento di incremento oggi disponibile delle paghe dei lavoratori», Marco Paolo Nigi, numero uno dello Snals-Confsal, e intanto Rino di Meglio, coordinatore Gilda, chiede di superare l’attuale situazione concentradosi « sull’insegnamento attivo e la sua valorizzazione».

Non solo risorse, contro la crisi più autonomia alla scuola

da ItaliaOggi

Non solo risorse, contro la crisi più autonomia alla scuola

È necessario dar vita ad una nuova cultura orientata ai principi dell’autonomia responsabile e dell’accountability, dove la comunità scolastica nel suo insieme risponde in modo trasparente dei risultati conseguiti.

di Antonio Cocozza* * Università Roma Tre e LUISS Guido Carli

Da uno studio Eurostat, su dati 2011, emerge che l’Italia investe solo l’1,1% in cultura, classificandosi ultima tra tutti i Paesi dell’Ue a 27, mentre la Germania è all’1,8%, la Francia al 2,5% e il Regno Unito al 2,1%. Inoltre, a seguito dei tagli praticati negli ultimi anni, la spesa per l’istruzione è giunta all’8,5%, penultima posizione nell’Ue, prima solo della Grecia ferma al 7,9%.A partire da questi dati, nel nuovo contesto politico istituzionale che si sta formando in questi giorni, che dovrebbe essere guidato dal contributo dei saggi scelti dal Presidente Giorgio Napolitano, è necessario adottare una strategia, il più possibile condivisa dall’insieme degli attori coinvolti, finalizzata a perseguire un obiettivo strategico e prioritario per il Paese: il rilancio della cultura, come volano per lo sviluppo e del sistema educativo, come bene comune da salvaguardare al di sopra delle parti, in una prospettiva di piena e corretta applicazione dell’autonomia scolastica tesa a valorizzare la scuola nella dimensione di comunità educante.

Tale scelta risulta essere ancora più necessaria oggi, poiché la crisi non ha solo un carattere economico e finanziario, ma affonda le sue radici nella mancanza di valori condivisi e nell’elevata e pervasiva conflittualità politica e sociale.

Per queste ragioni, non si tratta di elaborare ennesime prodigiose riforme, ma di dare attuazione a norme già esistenti, secondo i principi di opportunità e adeguatezza, e conseguire alcuni significativi risultati, frutto di analisi e proposte ragionevoli elaborate con il concorso responsabile di tutte le componenti della comunità scolastica, dai docenti, agli studenti e alle famiglie.

In questa prospettiva, l’autonomia potrebbe essere considerata la strada maestra attraverso la quale poter costruire una scuola al passo con i tempi, più efficace, ma anche maggiormente orientata ai bisogni degli studenti e alle attese delle famiglie e degli stakeholders presenti sul territorio.

È necessario dar vita ad una nuova cultura orientata ai principi dell’autonomia responsabile e dell’accountability, dove la comunità scolastica nel suo insieme risponde in modo trasparente dei risultati conseguiti.

Del resto, come dimostrano le indagini Ocse degli ultimi anni, i Paesi che conseguono i migliori risultati educativi hanno sistemi scolastici basati proprio su questi principi e puntano ad un responsabile coinvolgimento di tutti gli attori.

Tali indagini evidenziano alcuni fenomeni tipici del nostro sistema scolastico, sui quali sarebbe necessario attivare un’accurata riflessione: necessità di ottimizzare la spesa complessiva per l’istruzione; estensione e consolidamento dell’autonomia conferita alle istituzioni scolastiche; revisione di obiettivi, programmi, tempi e metodologie didattiche, in funzione del miglioramento dei risultati degli apprendimenti rilevati dalla ricerca Ocse Pisa; remunerare meglio e valorizzare il lavoro degli insegnanti; ridurre drasticamente la percentuale di dispersione scolastica.

In questo quadro così composito, sono individuabili cinque azioni strategiche verso le quali orientare gli sforzi e le risorse disponibili:

a) elaborare un nuovo Testo Unico della legislazione scolastica, che elimini sovrapposizioni e prescrizioni contraddittorie su varie materie, e aggiornare le norme che regolano il funzionamento degli Organi collegiali interni e territoriali;

b) rendere più funzionale il riparto di competenze tra stato e regioni previsto dal Titolo V della Costituzione;

c) costituire un organico d’istituto, funzionale alla progettazione e gestione del ciclo scolastico;

d) avviare un sistema di valutazione di sistema, che analizzi i diversi livelli di performance, dagli apprendimenti degli studenti, a quelli dei docenti, fino ai risultati del dirigente scolastico e dell’istituto, formalmente e sostanzialmente autonomo dal Miur;

e) dare vita a progetti mirati al contrasto alla dispersione scolastica, alla formazione dei docenti e alla diffusione delle nuove tecnologie.

In definitiva, si tratta di lanciare una sfida fondata sulla valorizzazione della ricerca e dell’innovazione, sull’ampliamento delle competenze e il sostegno di comportamenti personali e istituzionali virtuosi ed eticamente responsabili.

Quota 96, la Corte prende tempo

da ItaliaOggi

Quota 96, la Corte prende tempo

Quella del 2 aprile, ha precisato il legale, era una udienza di discussione unicamente per la fase cautelare, cioè in relazione alla richiesta di essere autorizzati a presentare appunto «in via cautelare e con ogni più ampia riserva» la domanda di pensionamento

di Franco Bastianini

C’è delusione tra i docenti e il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che hanno chiesto ai giudici di dichiarare illegittimo il rifiuto dell’amministrazione scolastica a collocarli a riposo avendo maturato i requisiti richiesti dalla normativa previgente l’entrata in vigore dell’art. 24 del decreto legge 201/2011, non entro il 31 dicembre 2011, bensì entro il termine dell’anno scolastico 2011/2012.

Dalla Corte dei Conti del Lazio, che si riuniva il 2 aprile, gli oltre duemila docenti e personale Ata che avevano sottoscritto un ricorso predisposto dalla Uil-Scuola si aspettavano infatti se non una sentenza favorevole quanto meno una indicazione su tempi, possibilmente brevi, per giungere ad una decisione. Non è andata come speravano e la spiegazione l’ha fornita l’avvocato che segue il loro ricorso.

Quella del 2 aprile, ha precisato il legale, era una udienza di discussione unicamente per la fase cautelare, cioè in relazione alla richiesta di essere autorizzati a presentare appunto «in via cautelare e con ogni più ampia riserva» la domanda di pensionamento con la procedura on-line senza che ciò potesse comportare per il ministero dell’istruzione il riconoscimento del diritto al trattamento pensionistico. Ha inoltre sottolineato di avere avanzato la richiesta di fissazione dell’udienza di merito (cioè per l’accertamento del diritto ad essere collocati in quiescenza con i criteri antecedenti la normativa Fornero) in tempi brevi evidenziando, ancora una volta, la necessità che la pronuncia della Corte dei Conti possa intervenire in tempo utile per consentire il collocamento in quiescenza prima dell’avvio del prossimo anno scolastico. Sulla richiesta di fissazione dell’udienza di merito il consigliere, in funzione di Giudice Unico, si è riservato di depositare una Ordinanza nei prossimi giorni. Ha invece respinto, con ordinanza n. 117/2013, la richiesta di sospensione di atti del Miur e dell’Inps, ex gestione Inpdap, che era finalizzata a consentire agli interessati di poter presentare in via cautelativa la domanda di pensionamento.

Un collocamento a riposo di alcune altre migliaia di docenti e di personale Ata avrebbe assunto una particolare rilevanza alla luce del ridotto numero di personale che è stato autorizzato a cessare dal servizio il prossimo primo di settembre. Un numero di cessazioni mai così basso, come si ricava dai dati provvisori provenienti del Ministero dell’Istruzione, non potrà infatti non ripercuotersi inevitabilmente sulla definizione del numero dei posti e delle cattedre vacanti e disponibili per le immissioni in ruolo e per il conferimento degli incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche.

Prove invalsi nell’ultimo anno delle scuole superiori a partire dal 2015

da Tecnica della Scuola

Prove invalsi nell’ultimo anno delle scuole superiori a partire dal 2015
A maggio il pre-test Invalsi su base campionaria a livello nazionale da somministrare agli studenti dell’ultimo anno delle scuola secondaria di II grado. La UilScuola fa il report dell’incontro col Miur. Presente il ministro Profumo
Verranno valutate le competenze di letto-scrittura e matematiche, ma l’introduzione della prova sarà graduale: a maggio di quest’anno verrà effettuato un pre-test su base campionaria, poi a gennaio 2014 su base censuaria e a gennaio 2015 ci sarà l’entrata a regime delle prove.
Questo annuncio toglie ogni dubbio riguardo alla sostituzione della terza prova d’esame con le prove Invalsi. D’altra parte, le scuole potranno decidere se utilizzare i risultati come elemento valutativo degli alunni. In ogni caso, c’è l’intenzione da parte dell’Istituto di farne anche uno strumento di orientamento e di selezione per le Università, realizzando in tal modo una connessione più stretta con la scuola secondaria. Probabilmente nel 2014 si avvieranno anche le sperimentazioni per la prova di Inglese per affiancarla nel 2015 alle altre due.  Resta da definire se sarà costruita in continuità con quelle dei segmenti precedenti o in modo diverso, come accertamento delle competenze linguistiche applicate ad altre materie. I quadri di riferimento, illustrati diffusamente dagli esperti, sono provvisori e nel periodo tra maggio e ottobre 2013 verrà data la possibilità agli addetti di esprimere la propria opinione o suggerimenti per modifiche degli stessi. A più riprese si è sottolineato il ricorso a prove somministrate con il computer, specialmente per attuare una futura personalizzazione in base a software in grado di adattare parte della prova sul livello dello studente rivelato dalle sue precedenti risposte.

Arriva la proroga di presentazione domanda mobilità 2013/2014: 11 aprile 2013

da Tecnica della Scuola

Arriva la proroga di presentazione domanda mobilità 2013/2014: 11 aprile 2013
di L.F.
La scadenza per la presentazione della mobilità 2013/2014 per il personale docente di ogni ordine e grado è stata prorogata alle ore 18.00 dell’undici aprile 2013
Ricordiamo che la scadenza era stata fissata precedentemente dall’ordinanza ministeriale n. 9 del 13 marzo 2013 alle ore 18.00 del 9 aprile 2013. Si tratta di una proroga dovuta a qualche problema tecnico delle istanze on line, che per l’eccessivo carico di collegamenti, ha presentato qualche piccolo disguido.  Alcuni docenti avevano anche segnalato, per i passaggi di ruolo, la mancata presenza della scelta di tutte le classi di concorso nella scuola secondaria di primo grado. Si tratta quindi di una proroga di 48 ore, che permetterà di regolarizzare le domande che dovranno ancora essere inviate attraverso il sistema delle istanze on line.

RESTITUIRE PIENA DIGNITA’ ALLA SCUOLA, ALLA RICERCA, ALL’UNIVERSITA’

RESTITUIRE PIENA DIGNITA’ ALLA SCUOLA, ALLA RICERCA, ALL’UNIVERSITA’

Gli effetti della legge Fornero sul mondo della scuola si stanno rivelando realmente devastanti:
allungando l’età lavorativa per uomini e donne, si ridurrà di circa il 50% il turn over all’interno
delle classi, accelerando quel processo di invecchiamento degli insegnanti di casa nostra che li pone
ben al di sopra della età media dei Paese OCSE, con oltre il 70% dei docenti che ha superato i 40
anni di età.
Inoltre, la riforma Fornero comporterà l’aumento del precariato, piaga storica nel mondo della
scuola italiana, con circa 160mila docenti che ancora non sanno se e quando saranno stabilizzati,
con tutte le conseguenze, per loro e per l’istituzione stessa, che questo comporta.
Ma, come se non bastasse, sembrano a rischio perfino le oltre 11.500 assunzioni relative al concorso
per docenti bandito alla fine del 2012: insomma, un quadro a dir poco desolante.
Purtroppo, occorre rilevare come la crisi della nostra scuola parta da molto lontano ed investa il
mondo dell’educazione e della formazione in toto.
Si tratta di un problema di fondo, che ha radici storiche antiche, e che ha visto molto spesso tanti
governi della Repubblica non investire adeguate risorse nell’istruzione, nella ricerca, nella
formazione, ma anzi a volte perfino tagliare i fondi relativi a queste voci, anche nel recente passato.
Queste scelte denotano una forte miopia, laddove molti Paesi evoluti (e, dobbiamo dire a questo
punto, più evoluti di noi) destinano a queste voci cospicue risorse del bilancio nazionale, con la
lungimirante consapevolezza che investire sui giovani, sulla scuola, sulla ricerca universitaria,
significa scommettere sul futuro, vuol dire far crescere un’intera Nazione.
Tanto per fare un esempio molto vicino a noi, vogliamo ricordare come la Francia,
nell’ambito della sua politica di spending review, che ha tra l’altro, quasi azzerato le auto blu,
ha operato pesanti tagli ai vari ministeri, tranne che per quello dell’Educazione Nazionale, al
quale ha “viceversa” aumentato il bilancio.
UNIONE GENERALE DEL LAVORO
Da noi purtroppo le cose vanno molto diversamente, perché manca del tutto la consapevolezza
dell’importanza di una politica che, attraverso il potenziamento delle sue agenzie formative, riesca
ad assicurare il reale cambiamento della sua classe dirigente, in tutti i campi, e quindi, a progredire
in modo concreto.
Questa gravissima carenza del nostro sistema, emerge in tutta la sua evidenza proprio dalla
condizione in cui versano gli insegnanti, i professori, i docenti di ogni ordine e grado, il cui
status sociale e il cui trattamento economico sono ben lontani da quelli riservati ai loro
colleghi dell’Europa occidentale.
Tutto ciò si ripercuote sull’intero sistema scolastico ed educativo del nostro Paese, dalla scuola
primaria fino all’università, con riflessi negativi sull’intera società italiana, considerato come i
percorsi formativi abbiano la funzione essenziale di creare la coscienza civile nei giovani,
trasmettendo loro l’eredità culturale che assicura il perpetuarsi, attraverso le generazioni nei secoli,
della nostra civiltà millenaria.
Non si può pensare che la scuola sia una semplice palestra atta a preparare i giovani ad una
professione per immetterli nel mondo del lavoro seguendo le leggi del mercato: questo sicuramente
è importante, ma non può e non deve bastare.
Occorre che al mondo della scuola, della ricerca, dell’università, venga restituita la sua piena
dignità, la sua importanza, il suo peso, perché solo così le giovani generazioni saranno in
grado di migliorare questo nostro Paese.

Giuseppe Mascolo

Paola Saraceni Maria

Antonietta Vicaro

Dall’a.s. 2014/2015 parte la digitalizzazione dei libri di testo

da Tecnica della Scuola

Dall’a.s. 2014/2015 parte la digitalizzazione dei libri di testo
Per la FLC è necessario prevedere misure e risorse ad hoc, mentre il Miur non chiarisce come garantire a tutti la fruibilità di questa innovazione. Un documento tecnico definisce in maniera minuziosa le caratteristiche che dovranno avere i futuri libri di testo
E’ stato pubblicato il D.M. n. 209/2013 che introduce la digitalizzazione dei libri di testo a partire dall’anno scolastico 2014/2015. Al decreto ministeriale è allegato un documento tecnico che definisce in maniera minuziosa le caratteristiche dei dovranno avere i futuri libri di testo. La Flc-Cgil, che riporta la notizia, esamina gli elementi essenziali di questo provvedimento: • Tempististica: si parte dal 2014/2015. I collegi docenti effettueranno le nuove adozioni dei libri nella versione digitale o mista per le classi prima e quarta della scuola primaria, per la prima classe della scuola secondaria di primo grado e per la prima e terza classe della scuola secondaria di secondo grado. Solo per gli anni scolastici 2014/2015 e 2015/2016 per la prima e terza classe della scuola secondaria di secondo grado, il collegio dei docenti potrà eventualmente confermare le adozioni dei testi già in uso • Costi: per la scuola secondaria di primo e secondo grado nel caso in cui l’intera dotazione libraria sia composta esclusivamente da libri in versione digitale i tetti di spesa sono ridotti del 30% e in tutti gli altri casi, i tetti di spesa sono ridotti del 20%. Eventuali incrementi degli importi indicati devono essere contenuti entro il limite massimo del 10% • Monitoraggio: l’agenzia INDIRE attiverà puntuali e continue azioni di monitoraggio e documentazione dell’andamento delle adozioni dei libri in versione mista e digitale sia delle proposte di integrazione tra supporti tecnologici destinati agli studenti (tablet, pc/portatili etc..), soluzioni di connettività (fibra, satellite, wifi ecc.) e libri di testo e contenuti digitali. Il libro di testo in versione mista contiene:
1. una parte “testuale-narrativa, descrittiva-esplicativa”, in formato cartaceo o digitale, che contiene i fondamenti della singola disciplina (leggi, definizioni, fatti, processi, ecc.); 2. una parte di contenuti digitali integrativi.
Il libro di testo in versione digitale è composto da:
1. una parte “testuale-narrativa, descrittiva-esplicativa”, articolata e strutturata in genere in capitoli, paragrafi 2. una serie di altri contenuti quali esercizi, dimostrazioni, schemi, immagini, documenti collegati al testo. Tutto in formato digitale.
Il punto centrale del decreto, dice sempre Flc-Cgil, è costituito dall’art. 7 dove si afferma che “si provvederà con successivo atto di natura non regolamentare a definire le modalità attraverso le quali le scuole potranno assicurare alle famiglie i contenuti digitali di cui al comma 3-bis e la disponibilità dei supporti tecnologici necessari alla fruizione dei contenuti digitali di cui al comma 3-ter dell’articolo 11 sopra citato”.
Quest’articolo rimanda a successivi provvedimenti, ma non a quello che è il problema centrale: come rendere fruibile a tutti i contenuti digitali del libro di testo. Il provvedimento dà per scontato che tutti possiedano un computer e/o un tablet e magari la connessione ad internet, mentre, come è noto, l’accesso a internet e il possesso di un pc non è di tutte le famiglie italiane.

L’età dei figli nella mobilità 2013/2014

da Tecnica della Scuola

L’età dei figli nella mobilità 2013/2014
di Lucio Ficara
Nel modello D1, allegato J/1 della domanda di mobilità 2013/2014, alla sezione D, esigenza di famiglia titolo II della tabella, si inseriscono i punteggi spettanti per i figli. Entrando nello specifico possiamo dire che in questa sezione, si trovano tra gli altri, anche i punti 10 e 11. Quanti punti spettano in questi due casi?
Il punto 10 riguarda il punteggio da assegnare ai figli di età inferiore a sei anni, il punto 11 quello per ogni figlio di età superiore ai sei anni, ma che non abbia superato il diciottesimo anno di età ovvero per ogni figlio maggiorenne che risulti totalmente o permanentemente inabile a proficuo lavoro. Quanti punti spettano in questi due casi? Per ogni figlio di età inferiore ai sei anni, spettano 4 punti, mentre per ogni figlio di età superiore ai sei anni, ma che non abbia superato il diciottesimo anno di età ovvero per ogni figlio maggiorenne che risulti totalmente o permanentemente inabile a proficuo lavoro, spettano tre punti.  C’è anche da dire che per la cura e l’assistenza dei figli minorati fisici, psichici o sensoriali, tossicodipendenti, ovvero del coniuge o del genitore totalmente e permanentemente inabili al lavoro che possono essere assistiti soltanto nel comune richiesto, si ha diritto a ricevere sei punti. Bisogna specificare che questa ultima voce è esprimibile sempre alla sezione D, ma al punto 9. È importante sottolineare una nota specifica sul punteggio dei figli, che riguarda il limite di confine tra chi ha un’età inferiore ai sei anni e chi invece si trova nella fascia tra i sei anni e i diciotto. Si tratta della nota 8 alla tabella di valutazione dei titoli e dei servizi della mobilità a domanda o d’ufficio. In tale nota è scritto: che il punteggio, riferito al punto 10 della sezione D, va attribuito anche per i figli che compiono i sei anni tra il 1 gennaio e il 31 dicembre dell’anno in cui si effettua il trasferimento.  Questo vale anche per il caso, riferito al punto 11, per chi ha già compiuto i 18 anni. Quindi se il figlio ha compiuto i sei anni o i diciotto tra l’uno gennaio e il 31 dicembre dell’anno in cui si effettua la domanda, il punteggio va considerato per chi compie i sei anni, come se fosse inferiore a sei e per chi compie i diciotto, come se fosse compreso tra sei e diciotto.  Facciamo un esempio pratico: se un figlio compie sei anni a febbraio e il docente effettua la domanda a marzo, ha diritto lo stesso ai 4 punti, in quanto c’è la clausola scritta nella nota 8. Nell’ambito della valutazione delle esigenze di famiglia si precisa che i punteggi riferiti “al figlio” si intendono estesi anche ai figli adottivi, in affidamento preadottivo ovvero in affidamento.

Per maturare i 20 anni di contribuzione si può rimanere in servizio oltre i 65 anni

da Tecnica della Scuola

Per maturare i 20 anni di contribuzione si può rimanere in servizio oltre i 65 anni
di Aldo Domenico Ficara
Nel caso in cui un docente di scuola ha nel suo totale un ammontare di anzianità contributiva che è insufficiente al raggiungimento del minimo contributivo per il requisito della pensione di vecchiaia, può rimanere in servizio oltre il compimento dei 65 anni d’età
A tal proposito la Funzione Pubblica interviene con un’apposita nota sulla possibilità di trattenimento in servizio di un pubblico dipendente a condizione che non siano stati raggiunti i 20 anni di contribuzione. In questo caso, sempre secondo la nota della Funzione Pubblica, il datore di lavoro deve verificare se prolungando il rapporto di lavoro oltre il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, sempre entro i 70 anni di età, il dipendente raggiunga il requisito minimo di anzianità contributiva.  Se ciò non dovesse verificarsi, l’Amministrazione dovrà collocare a riposo il dipendente una volta che egli abbia raggiunto il limite dei 65 anni. Si ricorda che Il limite dei 70 anni è soggetto all’adeguamento alla speranza di vita.  Infatti, l’aspettativa di vita è un particolare indice che prevede, in maniera automatica, l’aggiornamento continuo dei requisiti per il pensionamento.  Tale indice istituisce un legame tra l’accesso ai trattamenti pensionistici e la probabilità di vita e di morte misurando, statisticamente, la probabilità che un uomo e una donna di 65 anni hanno di vivere ancora. In caso di crescita della probabilità, ovvero se aumentano gli anni ancora attesi di vita, parallelamente anche l’età di pensionamento si sposta in avanti nel tempo della stessa misura.  In caso, invece, di abbassamento della speranza di vita, l’età di pensionamento resta stabile, in altre parole non c’è analoga diminuzione

“Quota 96”: respinta la sola richiesta di sospensiva

da Tecnica della Scuola

“Quota 96”: respinta la sola richiesta di sospensiva
di Pasquale Almirante
Uno dei ricorsi collettivi presentati presso la Corte dei Conti del Lazio per ottenere, in via cautelare, la domanda di pensionamento al 1 settembre di quest’anno non è stata accolta. Ma nulla di definitivo
Come avevamo già scritto, e per certi versi anche anticipato, la Corte dei conti del Lazio non ha accolto la richiesta di pensionamento al 1 settembre di quest’anno, 2013, presentata da un gruppo di docenti appartenenti al personale della scuola che al 31 agosto 2012 aveva raggiunto la quota 96, secondo il vecchio ordinamento per andare in pensione e poi riformato con estrema superficialità dalla Legge Fornero. La motivazione della sentenza infatti è chiara:“Non sussistono i presupposti per la richiesta sospensione cautelare dei provvedimenti in questione, posto che è controverso un diritto pretensivo di parte ricorrente” Con la sentenza emanata il 2 aprile scorso della Corte dei conti del Lazio, in altre parole, non è stato concesso ai ricorrenti, che l’hanno richiesto in via cautelare, di presentare la domanda di pensionamento, dribblando così la legge stessa. L’intenzione tuttavia del personale “quota 96”, su consiglio del legale, è quella di sfruttare questa udienza al fine di poter ottenere una tempestiva seduta di discussione nel merito del ricorso, in modo da ottenere una prima pronuncia prima della fine dell’anno scolastico.  La vera “madre di tutte le battaglie”, per sganciare definitivamente questi colleghi dalle grinfie di una Legge sbagliata, si combatterà nelle aule della Corte Costituzionale presso la quale è stato registrato il procedimento.  Il ricorso alla Corte Costituzionale diciamo che voleva essere una “ulteriore verifica della correttezza di quanto chiede il Comitato “Q96” dal momento che la tesi proposta in fase giurisdizionale è diversa dal profilo della incostituzionalità in quanto il personale coinvolto ritiene che vi siano già le norme di riferimento per poter procedere con l’accoglimento del ricorso.”

Le critiche del prof. Israel al ministro Profumo

da tuttoscuola.com

Le critiche del prof. Israel al ministro Profumo

Continua a far discutere la presa di posizione fortemente critica del prof. Giorgio Israel nei confronti del ministro Profumo, pubblicata alcuni giorni fa su “Ilsussidiario.net”.

La critica è a 360 gradi e non risparmia nessuna delle operazioni condotte in porto negli ultimi mesi dal titolare del Miur.

A noi risultava – dice con tono caustico Israel – che egli fosse in carica ‘per il disbrigo degli affari correnti’, e invece non si è mai visto un siffatto ministro prendere tanti provvedimenti che nulla hanno di ordinario, che modificano in profondità la struttura dell’istruzione e richiederebbe almeno uno straccio di discussione pubblica”. Il prof. Israel ironizza: ma il ministro è sordo.

Poi, dopo aver criticato Profumo per la mania della digitalizzazione e la mania della valutazione universale mediante test, Israel elenca e critica una serie di provvedimenti ministeriali che, a suo parere, hanno esorbitato rispetto ai limiti dell’ordinaria amministrazione: test d’ingresso anticipato per l’università, tfa speciali, sistema di valutazione dell’istruzione, digitalizzazione dei libri di testo, Bes.

Sui Bes, Bisogni Educativi Speciali, e sul nuovo Piano Didattico Personalizzato che i docenti dovranno predisporre per ogni alunno con difficoltà di apprendimento, Israel dichiara preoccupato che “Sarà la rincorsa ad avere il piano più facile e a studiare il meno possibile, facendosi diagnosticare questo o quel ‘bisogno’, in un’orgia di certificati che sommergeranno scuole, dirigenti didattici e insegnanti”.

Profumo: Occorre tornare ai fondamentali e quindi alla scuola

da tuttoscuola.com

Profumo: Occorre tornare ai fondamentali e quindi alla scuola

In un momento difficile come l’attuale dobbiamo tornare ai fondamentali e quindi alla scuola”. Lo ha detto il ministro Francesco Profumo in occasione della firma di un protocollo con la  Fondazione Cavour oggi a Torino.

Solo attraverso la scuola – ha sottolineato Profumo – un paese può rinascere. In Italia abbiamo otto milioni di studenti, ogni azioni che coinvolge la scuola interessa, attraverso le famiglie, metà del paese. A scuola si impara a diventare cittadini, si impara a rispettare il diverso, si apprende che cosa è il bene comune”.

Forse in questi anni – ha aggiunto Profumo – lo abbiamo dimenticato, non abbiamo fatto abbastanza perché la scuola diventasse l’elemento centrale delle politiche del paese. Forse – ha concluso – abbiamo avuto altre priorità, non siamo stati abbastanza lungimiranti”.

Sezioni primavera: arrivano i finanziamenti

da TuttoscuolaFOCUS

Sezioni primavera: arrivano i finanziamenti 

Il Miur ha disposto nei giorni scorsi l’assegnazione dei contributi finanziari dell’esercizio 2013 per il funzionamento delle sezioni primavera, il servizio educativo per bambini di 24-36 mesi, aggregato alle scuole dell’infanzia.

Secondo il bilancio dello Stato per il triennio 2013-15, alle sezioni primavera viene assegnato un contributo annuo di 12 milioni.

Per l’esercizio finanziario corrente i 12 milioni sono stati assegnati agli Uffici scolastici regionali che, in base alle intese con le rispettive Regioni, provvederanno alle ripartizioni alle singole sezioni primavera funzionanti sul territorio.

I 12 milioni di euro assegnati dal Miur serviranno a colmare il vuoto finanziario che si è creato dall’inizio dell’anno scolastico 2012-13 per la mancata assegnazione dei contributi finanziari per il 2012, che, come si ricorda, era stato oggetto di pressioni e richieste sfociate, a suo tempo, anche in alcune interrogazioni parlamentari.

Secondo l’accordo siglato nel 2010 in Conferenza unificata, dovrebbe esserci, oltre al contributo finanziario del ministero dell’istruzione, anche quello del Dipartimento per le politiche della famiglia e del Ministero del lavoro. Contributi non erogati l’anno scorso (come avvenuto da parte del Miur) e di cui, per quest’anno, non si hanno per il momento notizie.

Nel frattempo alcune Regioni (Friuli, Lazio, Sicilia e altre), pur non avendo obbligo di farlo, hanno disposto contributi finanziari per consentire il funzionamento delle sezioni.

Il quadro complessivo attuale del servizio, almeno per quanto riguardo l’aspetto finanziario, sembra ancora precario, se pur in via di evoluzione positiva.

Il prossimo accordo in Conferenza unificata – del quale ci risulta avviata la preparazione – dovrà affrontare prioritariamente la questione finanziaria, primo nodo per arrivare alla stabilizzazione del servizio.

Ricorsi Pettine: 10.000 Euro di condanna alle spese per lite temeraria

Sonora lezione al MIUR sui ricorsi Pettine ANIEF: 10.000 Euro di condanna alle spese per lite temeraria

 

Il Tribunale di Napoli, accogliendo le richieste dell’ANIEF, ha nuovamente censurato il MIUR per lite temeraria, rinvenendo nella condotta tenuta dall’Amministrazione nel corso degli anni un reiterato e intenzionale inadempimento degli ordini giudiziali e delle sentenze della Corte Costituzionale ottenute dal nostro sindacato contro le “code della vergogna”.

L’Avvocato Michele Speranza, della cui esperienza l’ANIEF si avvale per il patrocinio dei propri iscritti sul territorio, ci trasmette con soddisfazione una nuova sentenza in cui il Giudice del Lavoro di Napoli, Dott. Francesco Armato, accoglie pienamente il ricorso e dichiara il diritto della nostra iscritta all’inserimento “a pettine” nelle graduatorie d’interesse e alla conseguente immissione in ruolo con decorrenza giuridica ed economica dal 1° settembre 2009.

Rinvenendone gli estremi, così come dimostrato in udienza dal legale ANIEF, il Giudice ha inoltre condannato il MIUR “al pagamento alla ricorrente, a titolo di risarcimento del danno ex art. 96 c.p.c., della somma di euro 5.000 oltre accessori” e alle ulteriori spese di lite quantificate in 3.200 Euro oltre IVA, CPA e spese generali.

Ancora una volta il MIUR, grazie all’intervento dell’ANIEF, ha ricevuto una “sonora lezione” in tribunale con una condanna che supera i 10.000 Euro complessivi e l’obbligo a rispettare il merito e la Costituzione nelle operazioni di immissione in ruolo 2009/2011. Avvalendosi anche della competenza e della professionalità dei propri legali, l’ANIEF continuerà a tutelare in tutte le sedi opportune i diritti dei propri iscritti e non esiterà a denunciare e a far censurare in tribunale questa ed altre condotte illegittime messe in atto dal Ministero dell’Istruzione a discapito dei lavoratori della scuola.