30/04/2013 – Proroga termini iscrizioni sul sistema informativo – Progetto “Sviluppo delle competenze dei dirigenti scolastici e dei DSGA nella programmazione e gestione di attività e progetti: formazione e social networking”

Oggetto: Proroga termini iscrizioni sul sistema informativo – Progetto “Sviluppo delle competenze dei dirigenti scolastici e dei DSGA nella programmazione e gestione di attività e progetti: formazione e social networking” nelle Regioni Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Avvio delle attività formative in Calabria, Campania, Sicilia.Programma Operativo Nazionale FSE 2007-2013 “Competenze per lo Sviluppo” – Asse II “Capacità Istituzionale”– Azione H.2 “Percorsi di formazione sulle procedure di acquisto della PA in ottemperanza alle direttive europee e comunque finalizzate a promuovere la trasparenza dell’azione amministrativa e la legalità” .

Circ. n. 4971 del 30 aprile 2013

30/04/2013 – Azione H.2 “Percorsi di formazione sulle procedure di acquisto della PA

Oggetto: Programma Operativo Nazionale FSE 2007-2013 “Competenze per lo Sviluppo” – Asse II “Capacità Istituzionale” Azione H.2 “Percorsi di formazione sulle procedure di acquisto della PA in ottemperanza alle direttive europee e comunque finalizzate a promuovere la trasparenza dell’azione amministrativa e la legalità” – Progetto “Sviluppo delle competenze dei dirigenti scolastici e dei DSGA nella programmazione e gestione di attività e progetti: formazione e social networking” nelle Regioni Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Avvio delle attività formative in Calabria, Campania, Sicilia e apertura iscrizioni sul sistema informativo.

Circ. n. 4237 del 12 aprile 2013

 

Concorso dirigenti Lombardia: drammatico esito al Consiglio di Stato

Concorso dirigenti Lombardia: drammatico esito al Consiglio di Stato

Il nuovo rinvio di ogni decisione sulle sorti del concorso a dirigente scolastico in Lombardia, stabilito questa mattina nelle aule del Consiglio di Stato, rappresenta in modo drammatico una situazione che ormai ha raggiunto i toni del surreale.
Chi fosse stato presente con lucidità in aula avrebbe sicuramente dubitato della realtà che aveva di fronte.
Il rappresentante dello Stato, assente dalla seduta odierna, aveva in precedenza chiesto un nuovo rinvio ed il Collegio lo ha concesso per il 4 giugno !
E’ difficile ormai esprimere un commento obiettivo: non riusciamo ad immaginare la situazione di metà delle scuole lombarde a settembre, se i tempi tecnici rendessero impossibile la nomina per settembre di presidi titolari e non fatichiamo certo a comprendere anche la rabbia vissuta dai vincitori di concorso, ai quali va la nostra piena solidarietà.
Ogni soggetto istituzionale e politico dovrà trovare assolutamente il modo di intervenire a difesa della scuola, dei diritti degli alunni, degli operatori, delle famiglie e di un territorio che non si merita in alcun modo questa incredibile situazione.
“I presidi di DiSAL – ha ricordato Roberto Pellegatta presidente nazionale – valuteranno al più presto ogni legittima azione per difendere la dignità di una professione ormai da tempo calpestata ed il prezioso valore della scuola, tanto compromesse dalle vicende concorsuali, purtroppo non solo in Lombardia”.

VALUTAZIONE NON PRESCINDA DA PROFESSIONALITA’ DOCENTI

SCUOLA, GILDA: VALUTAZIONE NON PRESCINDA DA PROFESSIONALITA’ DOCENTI

CONVEGNO 2 MAGGIO, ORE 9:30, AULA MAGNA DELL’I.S.S. ‘F.ALGAROTTI’ DI VIA CANNAREGIO n° 351 (VENEZIA)

Le modalità e le procedure dei modelli di valutazione scolastica. Non solo, ma anche gli obiettivi cui punta il sistema scolastico italiano. Saranno questi i temi al centro del convegno nazionale “Non solo per profitto – Una riflessione partendo dall’analisi di Martha Nussbaum sul sistema formativo e sui temi della valutazione”. L’iniziativa, promossa dal Centro studi della Gilda degli Insegnanti insieme all’associazione Docenti art 33, si terrà giovedì 2 maggio, alle ore 9:30, presso l’aula magna  dell’I.S.S. ‘F. Alagarotti’ di Venezia (via Cannaregio,351).

“Le scelte dell’Europa, recepite anche dal nostro Paese, di applicare il sistema di certificazione  di competenze sul quale costruire un ambito di valutazione  sia dei sistemi scolastici che degli allievi – sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato – rendono necessario un momento di riflessione e confronto. Un dibattito che, però, si sviluppa in una cornice già ben definita. La bussola, infatti, è una soltanto: la professionalità dei docenti, oltre alla libertà dell’insegnamento, così come prevista dalla Costituzione”.
Alla tavola rotonda, insieme a Di Meglio, interverranno Fabrizio Reberschegg, presidente dell’associazione Docenti art.33, Gianluigi Dotti, responsabile del Centro Studi Gilda nazionale e i professori Lino Giove e Renza Bertuzzi, responsabile del periodico ‘Professione Docente’.

GOVERNO: AUGURI BUON LAVORO AL MINISTRO CARROZZA

GOVERNO, GILDA: AUGURI  BUON LAVORO AL MINISTRO CARROZZA
“Registriamo con favore la nomina di Maria Chiara Carrozza al ministero dell’Istruzione. La sua provenienza dal mondo della cultura le fornisce sicuramente quelle competenze e sensibilità necessarie per affrontare le complesse problematiche della scuola”. Con queste parole, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, augura buon lavoro al neo inquilino di viale Trastevere.

“Dal richiamo ai dettami della Costituzione alla stabilizzazione dei precari nei posti vacanti – prosegue il sindacalista – sono tanti i temi già sollevati da Carrozza che ci vedono favorevoli. Altre questioni, invece, saranno per noi uno spunto di discussione”.

La Gilda, quindi, ribadisce le sue priorità in materia scolastica: “E’ necessario restituire agli insegnanti lo scatto 2012 e consentire al più presto un contratto di lavoro che contempli il pareggio sull’inflazione”.

Telegramma al Ministro

PREG.MA PROF.SSA MARIA CHIARA CARROZZA

MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA

VIALE TRASTEVERE 76

00153   ROMA

 

GENTILE MINISTRO ON. MARIA CHIARA CARROZZA

NELL’AUGURARLE A NOME DELLO SNALS-CONFSAL BUON LAVORO PER L’IMPEGNO CHE LA ATTENDE, LE ASSICURIAMO LA PIENA COLLABORAZIONE PER OGNI INIZIATIVA CHE TENDA A GARANTIRE SERIETÀ NEGLI STUDI E VALORIZZAZIONE DELLE PROFESSIONALITÀ OPERANTI NELLA SCUOLA, NELL’UNIVERSITÀ E NEL MONDO DELLA RICERCA.

COME È NELLA TRADIZIONE DEL NOSTRO SINDACATO SAREMO SEMPRE DISPONIBILI AL CONFRONTO E AL DIALOGO SE I PROVVEDIMENTI PROPOSTI TENDERANNO A RIPORTARE I TEMI DELL’ISTRUZIONE AL CENTRO DELL’AZIONE DI GOVERNO E LI CONSIDERERANNO TRA QUELLI PRIORITARI A CUI FORNIRE I NECESSARI STRUMENTI IN TERMINI DI RISORSE ECONOMICHE, PROFESSIONALI E STRUTTURALI, MA SAREMO ALTRETTANTO PRONTI A DENUNCIARE EVENTUALI PROVVEDIMENTI CHE DOVESSERO CONTINUARE A PENALIZZARE IL MONDO DELLA SCUOLA E I SUOI OPERATORI.

L’INVESTIMENTO NELLA “CONOSCENZA” È ESSENZIALE PER IL FUTURO DEI GIOVANI E DEL PAESE E SIAMO CERTI CHE, COME HA DICHIARATO ANCHE RECENTEMENTE, CONOSCE I PROBLEMI DELLA SCUOLA E CONFERMERÀ NEI FATTI LA VOLONTÀ ENUNCIATA DI DOTARLA DEI NECESSARI INVESTIMENTI.

 

IL SEGRETARIO GENERALE SNALS-CONFSAL

PROF. MARCO PAOLO NIGI

Scuole sicure? Servono 13 mld

da ItaliaOggi

Scuole sicure? Servono 13 mld

Le priorità del neoministro, Carrozza: edilizia e reclutamento. Sfida sui sottosegretari

Ecco quanto costa rimettere in sesto 57 mila istituti di Alessandra Ricciardi

Scuole sicure, reclutamento, ricerca. Nelle prime uscite da ministro dell’istruzione, università e ricerca, Anna Maria Carrozza ha indicato i temi su cui indirizzerà l’azione di governo del suo dicastero. Pisana, ex rettore del Sant’Anna, ordinario di Bioingegneria industriale, e da poche settimana parlamentare del Pd, la Carrozza vanta ottimi rapporti sia con Pier Luigi Bersani, che l’aveva già indicata nella squadra di un suo possibile governo di centrosinistra, che con il neopremier, Enrico Letta.

Passandole il testimone di viale Trastevere, Francesco Profumo, che ritornerà a insegnare al Politecnico di Torino, ha invocato «continuità, perché la scuola non si può permettere stop and go». E uno dei temi della continuità potrebbe essere quello della messa in sicurezza degli edifici. «Sicuramente vorrei portare impulso alla scuola, partendo dall’edilizia scolastica, dal reclutamento dei docenti, dai rapporti con le aziende, e dalla ricerca», ha detto a caldo la Carrozza. Impegni che però richiedono risorse: solo sul fronte dell’edilizia l’ex capo dipartimento della protezione civile, Guido Bertolaso, a seguito della tragedia della scuola di Rivoli, denunciò in parlamento che per la messa in sicurezza di 57 mila edifici scolastici servirebbero 13 miliardi di euro. Una manovra finanziaria di medie dimensioni.

E dunque anche a voler stare con i piedi per terra, a voler cominciare dalle cose concrete come la sicurezza delle aule in cui studiano 7 milioni di ragazzi e lavorano un milione di dipendenti, servono risorse, quelle che finora sono sempre arrivate con il contagocce (l’ultimo bando per il cofinanziamento dell’edilizia scolastica è di 38 milioni di euro). Quando sono arrivate. Perché negli anni invece la scuola è stata terreno privilegiato dei tagli alla spesa pubblica (8 miliardi di euro con il decreto legge n.112/2008). Risorse servono anche per la stabilizzazione dei precari e il reclutamento di nuove leve, altro cavallo di battaglia del Pd. Insomma, pur in un clima di diverso respiro, in cui si punta ad allentare con l’Unione europea i vincoli del patto di stabilità, i margini di manovra sono ridotti. Ridurre la dispersione scolastica, aprendo le scuole anche di pomeriggio, incentivare l’apprendistato, innalzare il numero dei laureati rispetto alle origini delle famiglie, sono gli altri punti qualificanti per l’istruzione annunciati ieri da Letta alla camera. In queste ore Pd, Pdl e Scelta civica definiranno la squadra dei sottosegretari: per il Pdl, che attende un riequilibrio politico, c’è in lizza il nome di Elena Centemero, per Scelta civica si parla della riconferma dell’attuale sottosegretario Elena Ugolini. Per il Pd Francesca Puglisi, responsabile scuola del partito, e l’ex viceministro del governo Prodi Mariangela Bastico. Dovrebbe restare a capo del gabinetto Luigi Fiorentino, esperto di diritto amministrativo ed ex segretario dell’Antitrust. Molti cambiamenti sono invece attesi per gli incarichi dirigenziali di prima fascia.

Il decreto Monti vanifica il recupero dei vecchi scatti

da ItaliaOggi

Il decreto Monti vanifica il recupero dei vecchi scatti

Ok del consiglio di stato al provvedimento. perplessità sul congelamento della vacanza contrattuale

di Antimo Di Geronimo

Via libera del Consiglio di stato allo schema di decreto sul blocco dei contratti, dei gradoni e dell’indennità di vacanza contrattuale approvato dal governo il 21 marzo scorso. L’ok di palazzo Spada è stato emesso il 17 aprile con il parere 1832/2013 (si veda Italia Oggi del 25 aprile). La sezione ha detto che il blocco per decreto della progressione di carriera del personale della scuola è legittimo. Perché discende direttamente dalle disposizioni contenute nell’articolo articolo 16 del decreto legge n. 98 del 2011. Che dispone delega il governo a fissare la disciplina di dettaglio con un regolamento presidenziale. Il decreto, il cui iter è stato avviato dal governo di Mario Monti, per produrre effetti dovrà essere controfirmato dal neo presidente del consglio dei ministri, Enrico Letta, prima di essere trasmesso al capo dello stato. Qualche perplessità è stata manifestata, dal Consiglio di stato, sulla questione del blocco dell’indennità di vacanza contrattuale (Ivc), che il decreto legge fissa in due anni, dal 2013 al 2014. Uno stop che non si traduce nell’azzeramento dell’Ivc, ma solo nel blocco del suo incremento. In buona sostanza, dunque, l’indennità sarà comunque corrisposta nel 2013 e nel 2014, ma il suo importo sarà pari a quello corrisposto nel 2012. E quindi non sarà calcolata sul tasso di inflazione del 2013 e del 2014, ma su quello del 2012.

Le critiche del Consiglio di stato si sono appuntate sul fatto che lo schema di decreto sembrerebbe precludere il recupero del blocco nel successivo triennio 2015-2017. Dal 2015, infatti, lo stop cesserà i suoi effetti e l’importo dovrà essere ricalcolato.

Ma nella disposizione che regola la faccenda non si capisce bene se gli effetti del blocco sono recuperabili oppure no. E se il recupero non fosse possibile, secondo i giudici amministrativi, si potrebbero creare spunti per il contenzioso con potenziale soccombenza dell’amministrazione. Quanto al blocco della progressione di carriera, lo schema di decreto, al comma 1 lettera b), prevede espressamente la proroga al 31 dicembre 2013, con effetto sull’anno 2014, dei blocchi introdotti dall’art. 9, comma 23, del decreto legge n. 78 del 2010, riguardanti il personale docente, educativo ed Ata della scuola. E anche su questo il collegio non ha trovato nulla da ridire perché le relative disposizioni «si collocano correttamente nel quadro delineato dalla normativa primaria».

Resta il fatto, però, che questa ulteriore decurtazione retributiva compiuta sulla busta paga di docenti vanificherà gli effetti del recupero del 2011 operata con il contratto del 13 maggio scorso. Effetti che andranno a regime nella busta paga di maggio. L’art. 9, comma 23, del decreto legge n. 78 del 2010, infatti, aveva disposto un ritardo di tre anni nella maturazione dei gradoni per tutto il personale della scuola (cancellando l’utilità del 2010 del 2011 e del 2012).

Dopo di che vi era stato un accordo tra governo e sindacati che aveva consentito il recupero del 2010 (si veda il decreto interministeriale 3/2011). E poi era stato recuperato anche il 2011 con il contratto del 13 marzo scorso.

Il ritardo, dunque, era stato ridotto solo ad un anno. Con le nuove disposizioni, invece, il ritardo ritornerà di due anni. Perché a fronte della inutilità del 2012, che comune è rimasta, il decreto cancellerà anche l’utilità del 2013. Ma questa volta la strada per il recupero del 2012 e del 2013 si annuncia tutta in salita. Perché i soldi ricavati dai tagli dell’articolo 64 sono finiti. E già per finanziare il recupero del 2011 è stato necessario ridurre di circa il 25% le risorse destinate al compenso accessorio che confluiscono nel fondo di istituto.

Salvate i piccoli geni: arriva il tutor che li protegge

da Repubblica.it

Salvate i piccoli geni: arriva il tutor che li protegge

In Veneto un progetto per valorizzare gli alunni più dotati. Sono tra il 3 e il 10 per cento degli studenti, ma per loro non esistono programmi specifici

di SALVO INTRAVAIA

In classe sono spesso con la testa per aria e con il loro atteggiamento fanno infuriare gli insegnanti. Si isolano e non riescono a giocare per troppo tempo con i loro coetanei. E a volte sono anche aggressivi e irascibili. Ma sono capaci di intuire al volo i concetti proposti da maestri e professori, che bombardano di domande.
Si tratta dei cosiddetti gifted children, gli alunni superintelligenti, che la scuola italiana spesso snobba non sapendoli individuare e gratificare adeguatamente. Ma dal prossimo anno, in Veneto, partirà un progetto pilota per supportarli sin dalle scuole elementari ed evitare che questo potenziale umano rischi di perdersi tra gli ingranaggi di una scuola che arranca. Sarà compito degli insegnanti scovarli e personalizzare l’attività d’insegnamento evitando la noia e il disagio di essere “superiori” alla media. “La scuola spesso mortifica gli alunni più dotati. Per questa ragione – spiega Gianna Marisa Miola, vicedirettore dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto – abbiamo deciso di accettare la proposta avanzata dall’università di Padova”. Il progetto E. T. Education to Talent è infatti promosso dalla Regione con l’Ufficio scolastico e sarà realizzato dal Centro produttività Veneto con il Dipartimento di psicologia dello sviluppo dell’università di Padova.
Lo scopo è di fornire agli insegnanti gli strumenti per individuare i soggetti ad alto potenziale cognitivo e di mettere in atto tutte le metodologie necessarie per individualizzare l’insegnamento, valorizzando i “genietti” che si aggirano tra le mura scolastiche. Saranno 260 gli insegnanti del primo ciclo che potranno seguire i corsi. E, alla fine del percorso, almeno in Veneto, gli alunni superdotati saranno adeguatamente supportati. “Se un bambino è particolarmente dotato in logica o in matematica, la scuola deve saperlo supportare”, spiega Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo nell’ateneo di Padova. “L’idea”, aggiunge, “è quella di insegnare ai docenti a variare le strategie di insegnamento per supportare i talenti che ogni alunno manifesta. Ed è proprio con gli alunni più piccoli che si possono ottenere i migliori risultati”. Aggiunge Lucangeli: “Durante il corso, gli insegnanti imparano a riconoscere gli errori fatti durante le loro attività di classe e imparano le cosiddette “strategie divergenti”: in pratica, a proporre agli alunni tante soluzioni diverse per lo stesso problema. E per misurare l’impatto in termini quantitativi delle loro lezioni sugli alunni, somministrano questionari di strategia costruiti di volta in volta dagli stessi docenti”.
Ma chi sono i geni in erba che frequentano le classi italiane e, soprattutto, quanti sono? Quantificarne il numero non è affatto facile. Secondo una indagine pubblicata dalla Commissione europea alcuni anni fa, nelle classi europee ce ne sarebbero tra il 3 e il 10 per cento: in Italia, tra 240 e 900mila alunni. Che cosa si intende per alunno superintelligente? Anche a questa domanda non è facile dare una risposta univoca. In alcuni paesi, come Germania e Olanda, per fare parte del club dei supergeni occorre mostrare un Qi (il quoziente di intelligenza) superiore a 130 punti: 100 è il valore attribuito ai soggetti “normali”. In altri paesi, come la Francia, la definizione è meno rigida: gli alunni intellettivamente precoci sono quelli capaci di realizzare performance che, in media, sono messe in atto da bambini di due, tre o quattro anni più grandi.
E la scuola italiana, come si comporta al cospetto degli alunni più dotati? Dopo i tagli imposti in particolare dall’ex ministro Mariastella Gelmini, insegnanti e presidi si sono dovuti preoccupare di assicurare almeno l’indispensabile alla maggior parte degli 8 milioni di alunni che affollano ogni giorno le classi. E i fondi per la formazione dei docenti si sono assottigliati.

Meditare aiuta a studiare meglio

da LaStampa.it

Meditare aiuta a studiare meglio

I risultati di una ricerca: il contributo della «pausa riflessiva» al rendimento nei test sarebbe talmente importante da permettere di capire ex ante chi fosse in grado di superare il test stesso.
francesco semprini
NEW YORK

Volete migliorare il vostro rendimento a scuola, o prendere voti più alti agli esami universitari? La meditazione è quello che fa per voi. A rivelarlo sono i ricercatori della George Mason University e della University of Illinois, autori di uno studio congiunto messo a punto su una classe di studenti di college iscritti a un corso di psicologia. Alcuni di loro si sono dedicati alla meditazione prima seguire una «lecture», ovvero una lezione, per poi sottoporsi al test di fine sessione. Ebbene, questi ultimi hanno tutti registrato risultati superiori a chi aveva evitato la seduta di meditazione.

Dopo aver ripetuto la rilevazione alcune volte è addirittura emerso che il contributo della «pausa riflessiva» al rendimento nei test era talmente importante da permettere di capire ex ante chi fosse in grado di superare il test stesso. Ma non è tutto perché dalle graduatorie stilate sulla base delle analisi empiriche condotte è emerso che il sostegno della meditazione è di impatto ancor più forte per gli studenti al primo anno. «Personalmente ho trovato la meditazione in grado di garantirmi maggiore lucidità, concentrazione e autodisciplina», spiega Jared Ramsborg, uno dei ricercatori dell’Università dell’Illinois che ha contribuito alla sperimentazione. «A questo punto – prosegue – non si può escludere che sia altrettanto utile in altri ambiti applicativi».

Del resto non è la prima volta che la scienza indichi nella meditazione un aiuto all’apprendimento nelle sue diverse forme, in particolare accademiche. Uno studio pubblicato lo scorso mese dal «Journal Psychological Science», spiegava che risultati importanti erano stati osservati in termini di comprensione e memorizzazione dagli studenti che si sottoponevano al sezione orale del Gre, l’esame che è necessario sostenere per accedere al college. «I risultati a cui siamo giunti suggeriscono che praticare la meditazione è una tecnica efficace ed efficiente per migliorare le funzioni cognitive – ribadiscono gli autori dello studio – E i vantaggi sono ormai inconfutabile».

Maturità: stangata per privatisti contributi fino a 300 euro

da LaStampa.it

Maturità: stangata per privatisti contributi fino a 300 euro

roma

Tempi duri per chi deve prendere il diploma di Maturità, soprattutto se da privatista. Oltre alla difficoltà di doversi preparare in maniera autonoma, magari alternando lo studio con il lavoro, non mancano ostacoli economici sotto forma di contributi scolastici.

I famigerati contributi volontari spacciati per obbligatori colpiscono anche quelli che a scuola tornano solo per prendere l’agognato pezzo di carta: tra esami di idoneità, necessari per essere ammessi alla Maturità, e iscrizione all’esame di Stato, la richiesta può arrivare fino a 300 euro. È quanto emerge da una ricerca svolta da Skuola.net sulla scorta di quanto fatto già negli anni passati e alla luce di nuove segnalazioni giunte in redazione.

Una volta che l’Ufficio Scolastico assegna al candidato la sede scolastica in cui svolgere l’esame e aver pagato le tasse erariali (12.09 euro per l’esame, 15.13 per il ritiro del diploma), ci si può trovare di fronte una richiesta di denaro imprevista. Come nel caso di uno studente lavoratore dell’Istituto Tecnico «F. Carrara» di Lucca, cita il portale studentesco, al quale è stata recapitata una lettera in cui si ricordava che doveva sborsare 300 euro per sostenere l’esame preliminare, come da delibera del Consiglio di Istituto del 7 Febbraio 2013 (vedi allegato). In queste condizioni, senza la dovuta informazione, lo studente si risolve a pagare senza batter ciglio a meno di non iniziare una battaglia con la scuola a colpi di epistole e incontri de visu che si trasformano infine in trattative sul prezzo finale: le scuole, infatti, non hanno il potere di stabilire il pagamento di imposte o tributi, quindi queste delibere di Consiglio hanno validità solo sull’importo ma non sulla natura dello stesso, che resta volontario.

Tuttavia, evidenzia Skuola.net, non si tratta di casi isolati: bastano alcune ricerche su Google con le parole chiave giuste e sui siti delle scuole compaiono circolari nelle quali si richiedono contributi, a vario titolo e con vari nomi. Tra esami preliminari e Maturità al Niccolò Braucci di Caivano (NA) servono 280 euro, 250 invece al Natta come anche al Feltrinelli di Milano, sempre a Milano si chiedono 300 euro al Liceo Agnesi di cui 100 di cauzione (?), 250 al Vendramin Corner di Venezia, 160 al Piaget di Roma.

Tuttavia anche i maturandi frequentanti non sono esenti dal pagamento del contributo alle scuole. Si tratta di cifre chiaramente più basse: l’80% dichiara di aver corrisposto una somma che può variare dalle poche decine di euro nel caso più comune ma anche superare di slancio i 50 euro.

«Le richieste di contributi per sostenere l’esame di Maturità a carico dei privatisti sono un fenomeno ormai noto da anni – Dichiara Daniele Grassucci, Responsabile delle Relazioni Esterne – e come si può vedere molto spesso è alla luce del sole, visto che le richieste di denaro sono quantificabili e visibili direttamente sui siti delle scuole. Rispetto alla ricerca condotta lo scorso anno, abbiamo notato che alcuni istituti censiti hanno smesso di pubblicare sul proprio sito moduli o circolari da cui si poteva evincere la richiesta di denaro. Hanno smesso o continuano a farlo in maniera più discreta? Non è dato saperlo».

Una scuola moderna ma con i parametri Ocse

da Corriere della sera

Una scuola moderna ma con i parametri Ocse

Non è solo questione di fondi. C’è una complessiva centralità che la scuola sembra aver perso come agenzia sociale di formazione delle nuove generazioni, e quindi di riferimento per la intera collettività.

Ha detto Enrico Letta: «La società della conoscenza e dell’integrazione si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Dobbiamo ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza e dobbiamo ridurre il ritardo rispetto all’Europa nelle percentuali di laureati e nella dispersione scolastica». Il presidente del Consiglio ha aggiunto che solo il 10% dei giovani italiani col padre non diplomato riesce a laurearsi contro il 40% in Gran Bretagna e il 33% in Spagna. Inutili i commenti, le cifre sono troppo eloquenti. La scuola pubblica italiana è in una crisi abissale. Molti insegnanti si sentono in trincea senza un quartier generale alle spalle. E quel quartier generale è un governo, la mano politica. Non è solo questione di fondi. C’è una complessiva centralità che la scuola sembra aver perso come agenzia sociale di formazione delle nuove generazioni, e quindi di riferimento per la intera collettività. C’è chi non vede l’ora di raggiungere l’età della pensione per abbandonare un mondo nel quale non si riconosce più. Non c’è solo l’età di mezzo: è la perdita di un senso complessivo del lavoro, la sensazione di uno sganciamento dalla contemporaneità. Sicuramente il nuovo capo del governo sa che per creare quella nuova società «della conoscenza e dell’integrazione» di cui ha parlato c’è un solo metodo, per non perdere tempo: allinearsi all’Europa. L’Ocse, pochi giorni fa, ha esaminato il Piano nazionale scuola digitale e ha scoperto che appena il 30% degli studenti italiani per studiare usa le tecnologie della comunicazione contro il 48% della media europea. Appena il 16% delle classi è dotata di una lavagna interattiva contro l’80% della Gran Bretagna. È ovvio che, per ricostruire una società che ha perso coesione, occorre ripartire dalla scuola. E la questione non riguarda solo i ragazzi. Recentemente Tullio De Mauro ricordava: «Basterebbe un piccolo investimento per tenere aperte le scuole nel pomeriggio e organizzare corsi di varie discipline per «rieducare» quegli adulti ancora attivi ma condannati a una progressiva, inesorabile marginalità culturale e sociale». Insomma, la scuola è ancora una risorsa, una possibile rampa per un nuovo decollo. Ma un governo deve crederci profondamente. Esperienze molto amare, e nemmeno tanto lontane, dimostrano come certi slogan facili quanto inutili passano. E la scuola sempre più impoverita di mezzi e di motivazioni resta. Purtroppo per l’Italia, a terra rispetto all’Europa. Paolo Conti

Educazione fisica, servirebbero almeno tre ore a settimana

da Tecnica della Scuola

Educazione fisica, servirebbero almeno tre ore a settimana
di A.G.
Un’università svedese segue per due anni 2.625 alunni dai 7 ai 9 anni: un terzo svolge giochi con la palla, corsa e salti per 200 minuti a settimana, il gruppo di controllo per un’ora. Ai primi si riscontra più forza muscolare e ossa resistenti alle fratture. Con le bambine che incrementano la massa magra del corpo E pensare che in Italia sino agli 11 anni è prevista solo un’ora di attività fisica senza maestro specializzato.
Svolgere solo un’ora generica di attività fisica settimanale a scuola, come accade nella primaria in Italia, può comportare seri problemi in età adulta. E anche le due ore canoniche di educazione fisica svolte normalmente alle medie e alle superiori non sarebbero sufficienti. Uno studio – che arriva proprio mentre il presidente del Consiglio Enrico Letta parlava a Montecitorio della necessità di aumentare le attività sportive scolastiche fin dalla scuola primaria – mostra infatti che i benefici si ottengono con 200 minuti alla settimana. Ad affermarlo sono i ricercatori della Lund University in Svezia che, per due anni, hanno condotto lo studio su 2.625 bambini, maschi e femmine, dai 7 ai 9 anni in una scuola svedese. Un terzo del campione ha fatto ginnastica per 200 minuti la settimana, il gruppo di controllo per 60 minuti. Le attività erano quelle normalmente svolte nelle scuole, come giochi con la palla, corsa e salti. Nessun allenamento extra durante le vacanze.
Gli specialisti sono arrivati alla conclusione che le ore dedicate all’attività fisica nelle scuole dovrebbero essere incrementate perché “il movimento permette uno sviluppo migliore ai piccoli e diminuisce il rischio di incorrere in patologie muscolo-scheletriche da adulti”.
E quindi la ginnastica in classe può diventare un’occasione per aumentare la forza muscolare, ossea e migliorare la quantità di massa magra del corpo nei bambini e negli adolescenti. Ma 60 minuti (come accade in Italia nella primaria) o 120 minuti alla settimana (sempre in Italia dalla prima media in poi), non bastano: il tempo dedicato all’attività fisica nelle scuole andrebbe incrementato.
“I ragazzini che facevano ginnastica per 200 minuti alla settimana hanno sensibilmente migliorato la forza muscolare, la resistenza e la forza delle ossa in confronto al gruppo di controllo, le bambine inoltre hanno incrementato maggiormente la massa magra del corpo”, ha spiegato Bjarne Lofgren, a capo dell’indagine. “I ragazzini che hanno fatto più ginnastica non hanno avuto neanche un numero di fratture in più, come invece ci si poteva aspettare. Su 84 fratture totali, percentuale nella norma, 30 erano del gruppo più sportivo, 54 dell’altro”.

Un accenno alla scuola dal nuovo presidente del Consiglio

da Tecnica della Scuola

Un accenno alla scuola dal nuovo presidente del Consiglio
di P.A.
Nel suo discorso di oggi pomeriggio per chiedere la fiducia al Parlamento, il neo premier, Enrico Letta, ha tenuto un lungo e articolato discorso nel quale la scuola è stata appena accennata, ma nei punti ineludibili
E il riferimento è partito allorchè ha inteso ricordare la nomina Cecile Kyenge, il nuovo ministro all’integrazione, e infatti ha detto: “la sua nomina significa una nuova concezione di confine, da barriera a speranza, da limite invalicabile a ponte tra comunità diverse. La società della conoscenza e dell’integrazione si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Dobbiamo ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza e dobbiamo ridurre il ritardo rispetto all’Europa nelle percentuali di laureati e nella dispersione scolastica.” E ha continuato ricordando le indagini sulle disparità sociali e culturali presenti nella nostra Nazione: “In Italia c’è una nuova questione sociale, segnata dall’aumento delle disuguaglianze. Solo il 10% dei giovani italiani con il padre non diplomato riesce a laurearsi, mentre sono il 40% in Gran Bretagna, il 35% in Francia, il 33% in Spagna. Bisogna finalmente dare piena attuazione all’art. 34 della Costituzione, per il quale “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. L’uguaglianza più piena e destinata a durare nelle generazioni è oggi più che mai l’uguaglianza delle opportunità. Per rilanciare il futuro industriale del Paese, bisogna scommettere sullo spirito imprenditoriale e innovare e investire in ricerca e sviluppo. Per questo intendiamo lanciare un grande piano pluriennale per l’innovazione e la ricerca, finanziato tramite project bonds.” E se è concentrato in questo breve passaggio tutto l’interesse del presidente Letta per i problemi della scuola, anche se l’accenno all’ “entusiasmo e ai mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza” potrebbe far ben sperare, sono partite in contemporanea le lettere aperte e i promemoria verso la nuova ministra dell’Istruzione.
Un rituale già visto che avevamo registrato con la nomina di Francesco Profumo in modo particolare. Da ciò si desume tuttavia, sebbene attendiamo Maria Chiara Carrozza alla prova dei fatti, la grande sete e fame di ordine e di giustizia del popolo della scuola, il suo bisogno di certezze e di prospettive certe, e non solo in riferimento al personale ma anche ai ragazzi, agli alunni che ogni giorno si affollano nelle aule, chiedendo sapere e legalità, ma soprattutto speranze e promozione sociale

L’antidoto al dilagare degli esuberi e dei soprannumeri è l’organico funzionale “puro”

da Tecnica della Scuola

L’antidoto al dilagare degli esuberi e dei soprannumeri è l’organico funzionale “puro”
di Lucio Ficara
In questi ultimi anni il fenomeno degli esuberi, che ingrassano le fila della dotazione d’organico provinciale, e il prodromico caso del docente DOP ovvero quello dei docenti perdenti posto, registra, inesorabilmente e con una preoccupante continuità, una crescita di carattere esponenziale
Ogni anno, di questi tempi, fatte le graduatorie interne d’Istituto e formati gli organici di diritto, si possono contare centinaia di migliaia di docenti perdenti posto, che dopo tanti anni di continuità di servizio prestati nella stessa scuola di titolarità, si trovano improvvisamente risucchiati in quell’imbuto che si chiama soprannumerarietà. Per costoro incomincia quella che viene chiamata la “transumanza degli insegnanti”, che nella migliore dell’ipotesi si risolve con il trasferimento in un’altra scuola dello stesso comune, ma che potrebbe anche sfociare nell’entrata del tunnel della dotazione organica provinciale, dove vengono collocati tutti quei docenti rimasti senza sede. Costoro rimangono a disposizione della provincia e vengono assegnati annualmente in diverse scuole per coprire eventuali spezzoni e ore residue, come fossero tappa buchi di tutte le scuole della provincia.  Come porre rimedio a questa umiliante transumanza? Qual è lo strumento più idoneo per fare in modo che questa forza lavoro, destinata a perdere posto, possa essere giustamente canalizzata? A nostro modo di vedere l’antidoto al dilagare degli esuberi e dei soprannumeri è l’organico funzionale “puro”. L’aggettivo qualificativo “puro” accanto al sostantivo organico funzionale ha un fondamentale valore di principio politico. Questo vuol dire che l’organico funzionale deve essere svincolato dalle catene costrittive dell’art.64 della legge finanziaria n.112/2008, in modo da essere realmente funzionale al conseguimento dell’offerta formativa deliberata dal Collegio di una data scuola. Proporre un organico funzionale, così come già fatto dall’ex ministro Profumo, vincolato al rispetto dei principi e degli obiettivi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 è un provvedimento sterile che ha il sapore della beffa.  Vogliamo ricordare che l’organico funzionale “annacquato” è stato già approvato dalla legge n.5/2012, che all’art.50 si occupa di attuazione sull’autonomia scolastica. Pensare ad un organico funzionale limitato dai tagli degli organici previsti dal dl n.112, è del tutto inutile e non risolve il problema della crescita esponenziale dei perdenti posto e nemmeno dell’organizzazione del lavoro delle singole scuole. Con l’insediamento a viale Trastevere del neo ministro Maria Chiara Carrozza, forte sostenitrice dell’organico funzionale, quello che è lecito sperare, è che si abbandoni l’idea attuale di un organico funzionale “limitato” e si possa superare, con decisione, questa fase, con l’introduzione dell’organico funzionale “puro”. Intanto per l’anno scolastico 2013-2014, ignorando la legge n.5/2012, ci si avvia ancora una volta a fare un organico di diritto che poi verrà adeguato successivamente ai bisogni che di fatto si renderanno necessari.