Scuola digitale

Corso di Formazione in Ingresso per il Personale Docente A.S. 2012/2013

I.T.E.S. “A. Olivetti”

Lecce, 17 maggio 2013, ore 15.00 – 19.00

Dario Cillo, “Scuola digitale

XXI Anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio

XXI Anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio
Salpano da Civitavecchia e Napoli le Navi della legalità
Le nuove rotte dell’impegno. Geografia e legalità

(Roma, 17 maggio 2013) Oltre 800 scuole, 20 mila studenti e 13 Paesi europei con le loro delegazioni di giovani tornano a Palermo per commemorare il XXI anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il 23 maggio costituisce una data simbolo nel segno della memoria e per ribadire con forza il “No alla mafia” da parte degli studenti italiani attraverso le Navi della legalità che salperanno da Civitavecchia e da Napoli.

“Le nuove rotte dell’impegno. Geografia e legalità”, questo il tema scelto quest’anno che ha dato il titolo al concorso nazionale e alla cerimonia istituzionale che si svolgerà come di consueto nell’Aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo per ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, le donne e gli uomini delle scorte (Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina), uccisi barbaramente, a distanza di pochi mesi, da due attentati mafiosi.

La giornata del 23 maggio è il momento conclusivo del percorso di educazione alla legalità, organizzato e promosso dal Miur e dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. Ogni anno prevede un concorso nazionale attraverso cui vengono selezionate le scuole che, insieme ad altre delegazioni di studenti di tutta Italia, parteciperanno alle manifestazioni in programma.

Mercoledì 22 maggio 2013 – Il Viaggio della Legalità

Il 22 maggio, dai porti di Napoli e di Civitavecchia, partiranno le due “Navi della Legalità”, simbolicamente ribattezzate “Giovanni” e “Paolo”, messe a disposizione dalla Snav, su ciascuna delle quali saliranno circa 1.300 studenti. Durante il viaggio i ragazzi e i docenti che li accompagneranno avranno la possibilità di confrontarsi con importanti figure delle istituzioni e delle associazioni che si occupano di legalità.
La nave che salperà da Civitavecchia avrà come ospiti il Presidente del Senato Piero Grasso, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, il Presidente Rai Anna Maria Tarantola, il prof. Nando Dalla Chiesa, associato di Sociologia della Criminalità organizzata presso l’Università degli Studi di Milano.
La nave che partirà da Napoli avrà come ospiti, il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, il Presidente di Libera don Luigi Ciotti, il Commissario Straordinario Antiracket Giancarlo Trevisone, l’Imprenditore e testimone di giustizia Pino Masciari.

Giovedì 23 maggio 2013 – La giornata a Palermo

L’arrivo al Porto di Palermo e L’Aula Bunker del Maxi-Processo
La mattina del 23 maggio centinaia di studenti delle scuole di Palermo e di tutta la Sicilia attenderanno al porto l’arrivo delle navi. Dopo la cerimonia di benvenuto, a cui parteciperanno Maria Falcone e molti rappresentanti delle istituzioni, gli studenti si divideranno nei vari luoghi simbolo della città. Molti andranno verso l’Aula Bunker del carcere Ucciardone per assistere, dalle ore 10.00 al momento istituzionale e commemorativo della manifestazione.

Ad oggi hanno confermato la loro presenza in Aula Bunker: il Presidente del Senato, Piero Grasso, il Ministro dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza; il Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri; il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo; il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Rodolfo Sabelli; il Presidente del Tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta; il Presidente della Rai, Anna Maria Tarantola; il professor Nando Dalla Chiesa, associato di Sociologia della Criminalità organizzata presso l’Università degli Studi di Milano e lo scrittore e giornalista, Roberto Saviano. A coordinare la cerimonia, il conduttore televisivo, Fabio Fazio.

Nel cortile antistante l’Aula Bunker sarà allestito per gli studenti delle scuole primarie un “Villaggio della Legalità” con stand e laboratori realizzati dalle forze dell’Ordine, dalle Associazioni del territorio e dagli scout.

Le Piazze di Palermo e della Provincia
Contemporaneamente, gli altri ragazzi si recheranno in alcune piazze simboliche della città di Palermo (Piazza Magione, Parco Ninni Cassarà) e a Corleone. La città di Partinico ha invece programmato la sua piazza e il villaggio per il 22 maggio. Gli studenti parteciperanno alle iniziative organizzate dal MIUR, dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e dalle scuole di Palermo. Sono i cosiddetti “Villaggi della Legalità” allestiti ad hoc non solo dalle scuole ma anche dalle associazioni antimafia e dalle Forze dell’Ordine, dalla Protezione Civile e da molti altri organismi che operano a vario titolo per il bene comune e in nome della legalità.
Nelle piazze è prevista la partecipazione di circa 15 mila studenti, di ogni ordine e grado, di istruzione che nel corso della mattinata prenderanno parte ai laboratori creativi e ai dibattiti.

I Cortei degli studenti
Nel pomeriggio partiranno due cortei: uno dall’Aula Bunker alle 16.30, l’altro da via D’Amelio alle 16.00. Entrambi si riuniranno sotto l’Albero Falcone in via Notarbartolo per ricordare insieme il momento solenne rispettando il Silenzio nell’orario della strage, le 17.58.

L’Albero Falcone in Via Notarbartolo
E’ il momento conclusivo in cui tutta la città e gli studenti che hanno partecipato alla giornata si ritrovano di fronte all’Albero Falcone, divenuto bene culturale tutelato dalla Regione Siciliana e dallo Stato Italiano. Luogo simbolo e universale di legalità. Alle 17.58 il trombettiere della Polizia di Stato eseguirà “Il Silenzio” in ricordo di tutte le vittime delle stragi mafiose. Alle 18.30 verrà celebrata la S. Messa in memoria delle vittime della mafia presso il Centro Educativo Ignaziano (CEI).

I NUMERI DELLA MANIFESTAZIONE

Complessivamente, saranno circa:

  • 20mila gli studenti che parteciperanno alle celebrazioni;
  • 250 le scuole di Palermo e provincia che hanno lavorato per mesi all’organizzazione della giornata; 800 le persone che parteciperanno al dibattito in Aula Bunker;
  • 250 le scuole che, selezionate con il concorso del Miur – Fondazione Falcone, saliranno sulle 2 navi; 2.600 il numero totale di studenti e docenti che saliranno sulle navi;
  • 1000 i volontari (Scout, Protezione Civile, studenti universitari, Associazioni del territorio) impegnati per la riuscita della manifestazione;
  • 19mila il numero di studenti, docenti, genitori che hanno aderito alla manifestazione e saranno nelle piazze di Palermo;
  • 70 gli autobus che le Forze dell’Ordine hanno messo a disposizione degli studenti e dei docenti per gli spostamenti a Palermo.

ACCREDITI GIORNALISTI
I giornalisti, i fotografi e gli operatori televisivi interessati a seguire l’evento partendo con una delle due navi, Civitavecchia o Napoli, il 22 maggio, devono inviare, entro e non oltre il 20 maggio, il proprio nominativo, luogo e data di nascita, numero di tesserino giornalistico, numero di documento di identità e riferimento telefonico all’ indirizzo: uffstampa@istruzione.it

I giornalisti, i fotografi e gli operatori televisivi già sul luogo e interessati a seguire l’evento in Aula Bunker dovranno comunque inviare, entro e non oltre il 20 maggio, il proprio nominativo, luogo e data di nascita, numero di tesserino giornalistico, e numero di documento di identità all’indirizzo: uffstampa@istruzione.it.

17/05/2013 – Piano Azione Coesione. Gestione dei progetti autorizzati. Errata Corrige

Oggetto: PON POR FSE “Competenze per lo sviluppo” – Avviso per la “Realizzazione di prototipi di azioni educative in aree di grave esclusione sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle reti esistenti” – Anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014 – Piano Azione Coesione. Gestione dei progetti autorizzati. Errata Corrige

Circ. prot. n. 5657 del 15 maggio 2013 e allegato

17/05/2013 – Piano di Formazione per lo sviluppo delle competenze linguistico-comunicative e metodologico-didattiche dei docenti della scuola primaria

Oggetto: PON FSE “Competenze per lo Sviluppo” – Piano di Formazione per lo sviluppo delle competenze linguistico-comunicative e metodologico-didattiche dei docenti della scuola primaria (DPR 81/09 art. 10 c.5) nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza: avvio dei corsi metodologici, conclusione del primo anno di attività e predisposizione dei corsi per la seconda annualità, iniziative sulle iniziative del piano Integrato a supporto dell’apprendimento della lingua inglese nelle scuole primarie

Circ. prot. n. 5386 del 10 maggio 2013 e allegati

Maturità, presidi al Miur “no agli studenti copioni”

da Lastampa.it

Maturità, presidi al Miur “no agli studenti copioni”

 Chiedono guerra all’uso dei cellulari e di contrastare l’attività dei siti che offrono il aiuto
roma

Misure più stringenti per evitare che gli studenti copino durante gli esami di maturità. È quanto chiedono i presidi al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. In una lettera il presidente nazionale dell’associazioni Anp, Giorgio Rembado, chiede al ministro di prendere «tutte le possibili misure per garantire la regolarità degli esami di stato», contrastando l’attività dei siti che pubblicano le soluzioni delle prove d’esame (anche attraverso l’intervento della Polizia postale) e valutando la possibilità di utilizzare «apparecchiature elettroniche atte a rilevare la presenza di cellulari accesi, anche in stand-by».

Tali apparecchiature, «di basso costo – si legge nella lettera – non emettono radio-frequenze (che potrebbero interferire con le comunicazioni), essendo soltanto rilevatori passivi delle frequenze emesse dai cellulari».

Secondo una stima avanzata dal sito skuola.net, la dotazione di tali rilevatori costerebbe almeno mezzo milione di euro: il calcolo è fatto moltiplicando il prezzo di un’apparecchiatura (dai 20 ai 100 euro) per le circa 22.500 classi del quinto anno, con un risultato che va da 450mila a 2 milioni e 250mila euro, una cifra tale da richiedere una procedura di bando di gara europeo.

Rembado però contesta il calcolo: «Il prezzo di un rilevatore intorno ai 50-100 euro è verosimile, ma va moltiplicato per 3.000 istituti e non per le classi: quindi il risultato è ben diverso. Noi comunque – prosegue  – non ci siamo messi nella logica esecutiva ma abbiamo voluto porre l’attenzione sul problema di fondo: è giusto che le prove possano essere adulterate e abbiano scarsa affidabilità, considerando anche che saranno sempre più importanti per l’accesso all’università? Vogliamo favorire la truffa e l’inganno? Noi pensiamo di no».

Nella lettera i presidi chiedono anche di «ricordare in modo circostanziato i doveri di sorveglianza che incombono ai commissari e i provvedimenti da prendere nel caso di studenti sorpresi a copiare». Inoltre, di rafforzare tali indicazioni con l’adozione di strumenti più vincolanti degli attuali, dal momento che «secondo alcune pronunce giudiziarie, la mancanza di una normativa primaria in merito renderebbe illegittima l’adozione di sanzioni».

Infine, di «prendere tutte le iniziative consentite dalle norme per contrastare l’attività dei siti che offrono il loro aiuto a chi vuole copiare e che comunque pubblicano le soluzioni delle prove d’esame durante l’orario in cui si svolgono, valutando ad esempio la possibilità di stabilire uno specifico divieto in tal senso e di rafforzare le possibilità di intervento della Polizia postale».

Scuola, quiz Invalsi. Proteste contro la discriminazione dei disabili

da Il Corriere della Sera

Scuola, quiz Invalsi. Proteste contro la discriminazione dei disabili

Docenti e genitori di studenti con bisogni educativi speciali hanno avviato una raccolta firme denunciando che i quiz Invalsi sospendono i più elementari diritti di integrazione scolastica –

Antonella Cignarale

Guarda il video:

http://www.corriere.it/inchieste/reportime/societa/scuola-quinz-invalsi-proteste-contro-discriminazione-disabili/a409593a-bd9a-11e2-a017-98f938f31864.shtml

L’Invalsi è l‘Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione che, attraverso dei test scritti nelle scuole elementari, medie e superiori, ha l’obiettivo di monitorare il livello di apprendimento degli studenti e la qualità formativa e didattica offerta dalle scuole.

Il protocollo di somministrazione è standard per tutte le scuole: prevede un test di italiano, uno di matematica e un questionario dello studente. Ogni prova va svolta in un tempo massimo a seconda del grado scolastico: 45 minuti nelle scuole elementari, un’ora e 15 minuti nelle medie e un’ora e mezza nelle superiori.

Per gli allievi con bisogni educativi speciali ci sono dei protocolli da rispettare: possono partecipare alle prove ed è ammesso l’uso di sistemi dispensativi, purché non modifichino in alcun modo le condizioni di somministrazione per sé e per gli altri alunni. Non è possibile dunque la lettura ad alta voce né la presenza dell’insegnante di sostegno, a meno che l’alunno con gravi disabilità o con disturbi specifici di apprendimento non venga allontanato fisicamente dal resto della sua classe. In più è prevista la segnalazione del codice di disabilità, in modo da considerare separatamente la valutazione dei test e non inserirla nella statistica dei risultati del resto dei compagni.

Secondo quanto cita la legge 104 del 1992, che tutela l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, “la Repubblica ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nella società e nel lavoro…e predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata».

Partendo da questo, genitori, docenti e membri del Cesp, Centro Studi per la scuola pubblica, hanno avviato una raccolta firme denunciando la sospensione dei più elementari diritti di integrazione scolastica. Secondo una docente di sostegno, «l’istituto Invalsi vuole fotografare la realtà della scuola italiana, ma da questa foto escono tanti buchi perché gli oltre duecento mila alunni disabili non vengono considerati. È grave perché la scuola pubblica punta all’inclusività, mentre così si rischia di discriminarli senza esclusione di colpi”.

Omofobia, Carrozza: accettiamo la diversità

da Tecnica della Scuola

Omofobia, Carrozza: accettiamo la diversità
di A.G.
Alla vigilia della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, il Ministro invita le scuole a continuare nell’opera di costruzione di una comunità inclusiva. Tutte le informazioni su www.noisiamopari.it e www.smontailbullo.it. C’è anche il numero verde 800.669.696. Una vasta indagine dell’agenzia Ue per i diritti fondamentali conferma: paura, esclusione e discriminazione all’ordine del giorno, basta barriere e odio.
Niente omofobia. Ad iniziare dalla scuola. A lanciare il messaggio, con determinazione, è il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza,  alla vigilia della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, in programma il 17 maggio: l’ex rettore della Scuola S. Anna di Pisa ha invitato le scuole “a continuare nell’opera quotidiana di costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le diversità di ciascuno. A tal fine è indispensabile contrastare ogni forma di discriminazione, compresa l’omofobia”. Il nuovo responsabile del Miur, inoltre, ha fatto sapere che il dicastero di viale Trastevere continua a dare supporto alle scuole, “raccogliendo le iniziative ed esperienze realizzate sul portale www.noisiamopari.it e su www.smontailbullo.it , dove studenti, docenti e famiglie possono trovare materiale informativo e divulgativo e interventi didattici. Invitiamo dunque tutte le scuole – ha concluso Carrozza – a condividere con noi le proprie esperienze”. Dal ministero dell’Istruzione ricordano, infine, che alcuni suoi operatori sono a disposizione per informazioni e prima assistenza in caso di discriminazioni: il numero verde antibullismo a cui rivolgersi è 800.669.696.
Sempre alla vigilia della giornata contro l’omofobia, una vasta indagine dell’agenzia Ue per i diritti fondamentali (Fra), a cui hanno risposto on line oltre 93mila persone, ha rivelato che “dall’ambiente scolastico a quello del lavoro, paura, esclusione e discriminazione sono all’ordine del giorno nella comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender (Lgbt) in Europa”.
Secondo il direttore della Fra Morten Kjaerum si tratta della più vasta indagine mai condotta nel vecchio Continente sui crimini generati dall’odio e dalla discriminazione contro la comunità Lgbt, e mostra la necessità “un’azione a livello Ue per abbattere le barriere, eliminare l’odio e creare una società in cui tutti possano godere dei propri diritti”. Due intervistati su tre hanno detto di aver nascosto o dissimulato la propria identità a scuola e almeno il 60% di loro è stato oggetto di commenti o comportamenti negativi, mentre oltre l’80% – in ogni stato membro dell’Ue – ricorda commenti negativi o atti di bullismo verso studenti Lgbt. Il 19% degli intervistati si è sentito discriminato sul posto di lavoro o nella ricerca di un impiego, nonostante la tutela giuridica sancita dal diritto Ue. Il 26% del campione dichiara di aver subito violenza o minacce negli ultimi cinque anni. Il 66% degli intervistati ha paura di tenere per mano il partner dello stesso sesso in pubblico. Percentuale che sale al 75% per gli uomini gay e bisessuali. E i transgender sono i più colpiti fra gli intervistati: circa il 30% ha dichiarato di aver subito violenza o minacce più di tre volte nell’anno precedente all’indagine. Inoltre è stato rilevato un bassissimo tasso di denuncia di casi di discriminazione e crimini generati dall’odio, malgrado il 56% degli intervistati fosse a conoscenza delle leggi contro la discriminazione. La metà delle vittime di violenza e molestie ha creduto che una denuncia sarebbe stata inutile.

Esclusione disabili dalle prove Invalsi, inchiesta del Corriere della sera on line

da Tecnica della Scuola

Esclusione disabili dalle prove Invalsi, inchiesta del Corriere della sera on line
di L.F.
Sale forte la protesta dei docenti e genitori di studenti con bisogni educativi speciali perché esclusi, a causa del loro essere diversamente abili, dalle prove Invalsiche che si sono svolte in questi giorni.
Docenti e genitori hanno avviato una raccolta di firme denunciando che i quiz Invalsi sospendono i più elementari diritti di integrazione scolasticaNella rubrica Reportime del “Corriere della sera on line”, Antonella Cignarale, espone il problema che di fatto esclude dalla regolare partecipazione allo svolgimento dei test Invalsi gli studenti diversamente abili. Infatti nel regolamento dello svolgimento delle prove Invalsi, per gli allievi con bisogni educativi speciali ci sono dei protocolli che limitano di fatto e sostanzialmente la loro regolare partecipazione alle prove. Durante le prove dei test Invalsi è ammesso l’uso di sistemi dispensativi, utili agli alunni diversamente abili, purché non modifichino in alcun modo le condizioni di somministrazione per sé e per gli altri alunni.  Quindi non è stato possibile, ad esempio,effettuare per gli ipovedenti la lettura ad alta voce, non è stato possibile garantire la presenza dell’insegnante di sostegno, a meno che l’alunno con gravi disabilità o con disturbi specifici di apprendimento non venga allontanato fisicamente dal resto della sua classe. In più è stata prevista la segnalazione del codice di disabilità, in modo da considerare separatamente la valutazione dei test e non inserirla nella statistica dei risultati del resto dei compagni.  Ce n’è abbastanza per gridare allo scandalo e mandare su tutte le furie docenti e genitori degli studenti con bisogni educativi speciali. Si è fatto notare anche, da generose insegnati di sostegno, che in alcuni casi, la disabilità motoria, non diminuisce le abilità cognitive e riguardanti la sfera dell’apprendimento ed anzi, la partecipazione dell’alunno portatore di handicap, avrebbe potuto innalzare anche la misura della valutazione della classe e della scuola.  Nel servizio di Reportime si è tenuto a sottolineare che per la legge n. 104/1992 per l’integrazione sociale e la tutela dei diritti delle persone disabili, la Repubblica dovrebbe promuovere la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nella società e nel lavoro e predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata. A questo proposito verrebbe da domandarsi: “ forse l’Invalsi è un ente totalmente estraneo alla nostra Repubblica?”.

Fatto lo sciopero antiQuiz trovata la contromisura proTest

da Tecnica della Scuola

Fatto lo sciopero antiQuiz trovata la contromisura proTest
di Aldo Domenico Ficara
Un dirigente scolastico di Ferrara non ha fatto entrare le classi per concentrare i docenti non in sciopero nelle 7 di prima che dovevano svolgere le prove Invalsi. Una misura alla contromisura dei sindacati in sciopero contro i test-quiz
Scontro all’interno delle scuole sui test Invalsi. Alcuni sindacati esprimono una posizione molto critica su queste prove, perché i test Invalsi sono quesiti inutili per la valutazione della crescita e maturazione degli studenti e servono semplicemente a misurare la conformità a nozioni e concezioni standardizzate; sono uno strumento utile a condizionare le attività didattiche in funzione delle prove e la formazione culturale è ridotta a un mero addestramento alla compilazione dei test stessi, con conseguente appiattimento della ricerca intellettuale e omologazione dei saperi. A Ferrara i toni della polemica si fanno sicuramente più accesi. Infatti, in un istituto comprensivo il dirigente scolastico è finito nel mirino del sindacato degli insegnanti Usb per aver tenuto a casa, in occasione delle prove di martedì 14 maggio, tutte le classi di 2ª e 3ª media, per garantire il regolare svolgimento dei test, nonostante lo sciopero anti-Invalsi. Lo stesso Preside difende il suo comportamento dicendo di essere convinto di aver agito nei limiti della norma, nella situazione che si andava profilando con lo sciopero era l’unica strada possibile per evitare giri a vuoto a famiglie e studenti, e svolgere le prove Invalsi che, è bene ricordarlo, sono state inserite nell’attività ordinaria delle scuole da una legge nazionale. Nonostante il Dirigente scolastico difenda il suo operato, i fatti sono incontrovertibili, ovvero il Dirigente ha deciso di lasciare a casa, lo scorso martedì, 14 classi delle secondarie di primo grado, per concentrare i docenti non in sciopero nelle 7 classi di prima che dovevano svolgere le prove Invalsi. Come dire: fatto lo sciopero trovata la contromisura.

Invalsi o formula segreta dell’impossibile felicità?

da Tecnica della Scuola

Invalsi o formula segreta dell’impossibile felicità?
di Aluisi Tosolini
Molto si è dibattuto, si dibatte e si dibatterà dell’Invalsi e delle prove Invalsi. Appartengo allo (sparuto) gruppo di quanti reputano che le prove Invalsi – se ben interpretate – possano costituire un utile strumento per la valutazione di alcuni aspetti del sistema d’istruzione italiano. Non tutti, ovviamente. Ma alcuni di certo sì.
Ma oggi, 16 maggio 2013 – giorno delle prove invalsi delle superiori – sono qui a chiedermi se quelli dell’invalsi vivono su un altro pianeta o se sono io che sono fuori come un balcone.
Nella scuola superiore che dirigo abbiamo fatto di tutto per avvertire Invalsi che tra i nostri studenti ci sono ipovedenti e alunni con Dsa. Ovviamente ci è stato assicurato che avremmo avuto le prove in formato specifico per questi studenti. E, altrettanto ovviamente, nulla si è visto sino a stamattina. Quando alle 8,30 in segreteria è arrivato per posta elettronica il messaggio che forniva le istruzioni necessarie per scaricare la prova in formato word, mp3 ecc…
Il tutto passando attraverso uno scaricamento di file zippati in modalità rar che andavano dezippati secondo una contortissima procedura a cui mancava solo la richiesta di uno spicchio di aglio come nelle migliori pozioni di Piton, docente nella scuola di Harry Potter diretta da Albus Silente.
Neanche si trattasse della formula segreta della (impossibile) felicità, o della bomba nucleare, o del brodo primordiale. Ovviamente siccome mezza Italia (chi non ha un alunno Dsa in classe seconda superiore???) cercava di connettersi, la rete andava a due all’ora e il tutto si è concluso dopo le ore 9.00, orario di inizio della prova per tutte le classi (anche quella in cui è inserito l’alunno Dsa o ipovedente a cui la prova viene fornita con significativo ritardo).
Per non dire della complessissima procedura che attenderà i docenti che dovranno inserire on line gli esiti della prova, utilizzando un foglio di calcolo (ovviamente excel microsoft, in onore alla logica della minore spesa e dell’uso di software open source e gratuito, che tanto le scuole sprizzano denaro da tutti i pori!!!) che per essere aperto e compilato chiede tanti di quei passaggi che manca solo la richiesta di un’ala di pipistrello.
In sintesi: siamo proprio sicuri che tutto questo lavoro debba essere svolto dagli insegnanti e non dall’invalsi? Quell’Invalsi che pare provare un godimento particolare a rendere tutto più complesso ed astruso? Ad esempio: perché non fornire giorni fa i file per le prove Dsa o ipovedenti? Non ci si fida forse delle segreterie? O dei dirigenti?
Beh, se non ci si fida perché inviare i pacchi con i plichi delle prove una settimana prima? Davvero l’Invalsi crede che nessuno abbia preparato ieri pomeriggio – invece che all’alba di oggi – i vari plichi con etichette varie e correlazione tra codice studente e codice etichetta su fascicolo? Davvero? E se ci crede allora la domanda successiva è: Invalsi vive su Marte? Crede alle fate?
Se Invalsi non si fida di noi tanto vale chiudere baracca e burattini e smetterla. Se invece Invalsi si fida dei dirigenti e delle scuole perché fa di tutto per rendersi insopportabile? Perché rende tutto così inutilmente astruso, complesso, impossibile?
Forse che Invalsi ha voglia di rendersi più criticabile di quanto non lo sia già?

Flc-Cgil: una soluzione per gli Ata o sarà sciopero

da Tecnica della Scuola

Flc-Cgil: una soluzione per gli Ata o sarà sciopero
di P.A.
204.974 posti in organico di diritto per il prossimo anno scolastico: questo l’annuncio del MIUR. La FLC contesta i criteri di distribuzione di questo personale e propone che si stabiliscano organici funzionali, si avviino subito le immissioni in ruolo e si paghino le posizioni economiche. Altrimenti sarà sciopero
La Flc-Cgil fornisce il report dell’incontro del 15 maggio al MIUR sugli organici del personale ATA la cui previsione, a causa anche degli accorpanti, per il prossimo anno è di 204.974 unità di cui 11.857 posti sul profilo di collaboratore scolastico accantonati per la terziarizzazione del servizi ausiliari. L’Amministrazione intende confermare gli stessi criteri di attribuzione degli organici, già adottati lo scorso anno nella formazione dell’organico di diritto, ma per Flc sono anacronistici rispetto alla reale situazione delle scuole, gli accantonamenti (11.857) sui posti di collaboratori scolastici, risalenti al 2009, sono da rivedere in relazione ai tagli sugli organici degli anni successivi. E’ infine urgente stabilizzare in organico di diritto le quote attribuite a luglio in organico di fatto (circa 3.000 posti) e fermare il dimensionamento della rete scolastica. Per Flc inoltre la mancata soluzione del problema degli inidonei continua a essere utilizzata come pretesto per non immettere in ruolo gli ATA che vengono assunti con supplenze “super provvisorie” e cioè “fino all’arrivo dell’avente diritto”. La FLC ha annunciato che non tollererà ulteriori rinvii e rimandi per superare le criticità e gli ostacoli che impediscono le immissioni in ruolo degli ATA il pagamento delle posizioni e economiche. In mancanza di soluzioni adeguate e tempestive sarà sciopero. L’informativa sugli organici prosegue lunedì 27 maggio.

La Cassazione sull’infortunio durante l’ora di educazione fisica

da Tecnica della Scuola

La Cassazione sull’infortunio durante l’ora di educazione fisica
La sentenza precisa che vi può essere solo un rimprovero e non responsabilità penale dell’accaduto
La CislScuola riporta la sentenza n. 13310 del 21.3.2013 della V Sezione Penale della Corte di Cassazione che ha deliberato che: “in caso di infortunio del bambino a scuola durante un esercizio di ginnastica, l’insegnante che non si accorge della gravità del danno non è punibile per omissione di soccorso, ma al massimo può essere oggetto di rimprovero”, ribaltando la sentenza della Corte d’Appello di Perugia che aveva condannato la docente alla pena di giustizia ed al risarcimento del danno.
Durante un esercizio ginnico, si legge sul sito del sindacato, il ragazzo aveva riportato un infortunio e l’insegnante dopo aver accertato difficoltà respiratorie e praticato un massaggio lo aveva messo a riposo avvertendo poi della cosa il preside della scuola e gli insegnanti delle ore successive. Ad avviso della Suprema Corte ciò non è sufficiente “a fondare il giudizio sulla colpevolezza dell’imputato formulata dai giudici d’Appello”. In simili casi “si rivelano semplicemente la sottovalutazione da parte della medesima della situazione di pericolo pure percepita ed errate modalità di soccorso per arginarla”. Quindi precisa la Corte “la motivazione della sentenza appare idonea a sostenere al più un giudizio di rimproverabilità dell’imputata per non aver saputo riconoscere l’effettiva entità del pericolo in cui versava il minore e per non aver adottato misure adeguate a fronteggiarli a causa della propria imperizia, non già l’affermazione della volontarietà dell’omissione delle corrette modalità di soccorso nella consapevolezza della loro necessità”. Al contrario prosegue la Corte tutti i comportamenti dell’insegnante sono “accomunati da un grado di incompatibilità con il dolo del reato in contestazione”. Quindi agli atti della Corte “emerge in maniera incontestabile l’evidenza della prova negativa della sua colpevolezza dovendosi escludere che nella condotta della medesima possa rinvenirsi traccia alcuna del dolo necessario per la sussistenza del reato contestato”. Dunque prosegue la Corte “deve reputarsi escluso il dolo, anche solo nella forma eventuale, qualora l’omissione di soccorso sia dovuta in un errore in ordine alla valutazione della reale natura della situazione percepita attraverso i propri sensi, né può ritenersi integrato l’elemento soggettivo del reato in contestazione pur avendo riconosciuto la situazione di pericolo ed abbia poi errato nelle modalità di soccorso poste in essere”. La sentenza pertanto precisa che vi può essere solo un rimprovero e non responsabilità penale dell’accaduto

La scuola digitale al Salone del Libro di Torino

da Tecnica della Scuola

La scuola digitale al Salone del Libro di Torino
di P.A.
“Strutture inadeguate e docenti ancora senza esperienza”: questo il senso delle anticipazioni del dibattito del 17 maggio al Lingotto di Torino dal titolo “Editoria scolastica – creatività e progetto. Il libro: la struttura di un’idea”, organizzato dall’Associazione Nazionale Agenti Rappresentati Promotori Editoriali (ANARPE), insieme all’Associazione Italiana Editori (AIE) e all’Associazione Librai Italiani (ALI)
Al dibattito, scrive La Stampa, parteciperanno Angelo Roncoroni e Giovanni Reale (autori di libri), Giulio Gorello (direttore della collana “Scienza e idee”), Cristina Vernizzi (direttore editoriale RCS spa), Giuseppe Ferrari (direttore editoriale Zanichelli spa), Davide Guarneri (presidente AGE, Associazione Italiana Genitori), Angela Nava (presidente CGD, Coordinamento Genitori Democatici), Lucia Maurenzi ed Eva Giuliano (insegnanti). Presenterà Alessandro Carta, presidente ANARPE. Le anticipazioni sui temi che verranno trattati le dà Paolo Barbero, presidente ANARPE Piemonte. E per Barbero le scuole non sono pronte ad adottare libri digitali “e per diversi motivi. Un primo problema è infrastrutturale: molte scuole non sono dotate di banda larga in tutte le aule. Un altro riguarda invece la formazione dei docenti, e non parlo solo di alfabetizzazione digitale, ma soprattutto di innovazione della didattica: la rivoluzione 2.0, infatti, necessita il superamento della lezione frontale. Si tratta di innovazioni interessati, ma difficili da realizzare”. Inoltre, dice ancora Barbero: “Ritengo che prima bisogna intervenire sull’edilizia scolastica, sui disturbi di apprendimento, i cosiddetti DSA, o sull’inserimento degli stranieri con percorsi specifici. Il digitale resta comunque un aspetto importante. Ma sarebbe opportuno spingere i docenti a sperimentare didattiche innovative attraverso le tecnologie e non imporre un cambiamento radicale a chi non ha formazione nè motivazioni sufficienti” Tuttavia i ragazzi, dice Barbero “non mostrano particolare entusiasmo verso questi “nuovi” testi. I docenti hanno invece un atteggiamento preoccupato, dovuto alle difficoltà di utilizzo degli strumenti, alla mancanza di infrastrutture adeguate e alla mancanza di esperienza didattica. Per questo ritengo che la gradualità sia la chiave del successo per una scuola 2.0” Per quanto riguarda i risparmi tra il 20 e il 30 per cento che le famiglie riceverebbero dall’adozione dei testi digitali, il presidente dell’Anarpe dice che “l’abbassamento dei tetti di spesa farà scendere di quella percentuale il prezzo dei libri, ma resta da capire chi metterà i soldi per l’hardware e la connessione per lo studio a casa. Credo tuttavia che la digitalizzazione rischi di rendere ancora più marcato il divario tra studente e studente, tra chi può permettersi gli strumenti tecnologi e chi invece no. Poi c’è il discorso dell’usato. Con il cloud computing i testi di seconda mano non troverebbero più mercato: gli accessi alle piattaforme e ai cloud per la consultazione dei materiali digitali, infatti, hanno una scadenza. Così, solo chi potrà permettersi libri nuovi avrà accesso ai materiali aggiuntivi e a quelli di verifica”. Si è inoltre chiesto al governo la “detraibilità dalla tesse del costo dei libri di testo”. Diverso invece il discorso per l’editore che incasserà la metà di quanto accade attualmente e che “aggraverà la crisi che il settore. Sempre più librerie indipendenti, ormai, sono costrette a chiudere mentre la grande distribuzione organizzata ha causato una riduzione delle vendite in libreria anche oltre il 30%. La promozione editoriale nelle scuole rischia di non avere più energie sufficienti per presentare prodotti sempre più articolati, trasformatisi di fatto da “libri di testo” in veri e propri “progetti didattici multimediali”. Per quanto riguarda le altre figure della filiera (trasportatori, stampatori, redattori ecc…), rischia di essere una carneficina. E’ stata calcolata infatti una riduzione dell’occupazione in tre anni di circa 15% su 35.000 occupati. Senza contare che questo famoso 20-30% andrebbe a beneficio di industrie straniere produttrici di strumenti tecnologici, a danno dell’industria italiana” In Europa “secondo la classifica dei test Pisa 2009 sulla digitalizzazione nelle scuole, l’Italia si trova al ventinovesimo posto e gli USA al diciassettesimo. Al primo posto Shanghai. Seguono Corea del Sud, Finlandia, Hong Kong, Singapore, Canada, Nuova Zelanda, Giappone, Australia, Paesi Bassi. Ritengo che gli esempi da seguire siano soprattutto europei e che la distinzione non vada fatta sull’inserimento del digitale nelle aule, quanto piuttosto sulla percentuale di PIL destinata all’istruzione, con tutto quel che ne consegue in termini di strutture scolastiche, retribuzione del corpo docenti e motivazione degli stessi”

Carrozza promette un investimento ‘importante’ nell’edilizia scolastica

da tuttoscuola.com

Carrozza promette un investimento ‘importante’ nell’edilizia scolastica

E aggiunge che approfondirà le accuse di discriminazione nei confronti dei disabili ai test Invalsi

Il ministro per l’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha detto che il Governo punta “a un investimento importante sull’edilizia scolastica“, intervenendo nel corso di un dibattito pubblico tra ministri dell’Istruzione Ue in corso a Bruxelles. Il ministro ha aggiunto che “in un momento di recessione questo comporterà un grande sforzo“. Carrozza ha anche indicato che il Governo punta a rafforzare e rendere “più stabile negli anni” la formazione degli insegnanti.

A margine dell’incontro il ministro ha parlato con i giornalisti assicurando che “approfondirà” le accuse di discriminazione nei confronti dei disabili ai test Invalsi, discriminazione denunciata da un gruppo di genitori e studenti che hanno avviato una raccolta di firme.

Posso solo dire che sono particolarmente sensibile al tema delle persone disabili – ha premesso il ministro – perché ho lavorato per gran parte della mia attività scientifica in questo campo, per sviluppare tecnologie per favorire l’integrazione e la qualità della vita per tutti“.

Detto questo, la  Carrozza ha garantito che avrà “particolare cura per approfondire questo tema: certamente devo far partire un’inchiesta interna per capire dove sono avvenuti questi fatti, come avvengono, perché non li conosco, non sono un’esperta, devo valutare“.

Il ministro ha chiarito infine che, se la questione è normativa, “sarà più semplice fare l’approfondimento, potremo intervenire sicuramente in questo campo”.

Omofobia, è la scuola il luogo dove si discrimina di più

da tuttoscuola.com

Omofobia, è la scuola il luogo dove si discrimina di più

È la scuola, secondo un’indagine dell’associazione Gay Center su mille studenti, il luogo dove le persone omosessuali si sentono maggiormente discriminate: il 49% degli intervistati dichiara di aver subito forme di discriminazione o pregiudizio in classe, il 42% in famiglia, il 33% in bar o locali e il 30% sui media o su Internet.

Da oggi sono online alcuni video sull’omofobia realizzati dagli studenti delle scuole superiori protagoniste del progetto antidiscriminazione portato avanti dall’Ufficio Nazionale contro le Discriminazioni (Unar) della Presidenza del Consiglio e da Gay Center, al fine di contrastare il bullismo e le discriminazioni verso le persone lesbiche, gay e trans partendo dall’ambito primario dell’educazione. Il progetto ha coinvolto oltre 20 scuole e associazioni. In particolare in alcune scuole sono stati attivati i laboratori con gli studenti che hanno portato alla produzione di sei campagne contro l’omofobia realizzate da ragazzi dai 14 ai 18 anni.

Nei video i ragazzi affrontano l’omofobia in molti modi, ricorrendo alla metafora sportiva con le squadre di calcio che annullano le differenze, mostrando la violenza che si esprime tra coetanei, affrontando il tema del matrimonio, trattando con delicatezza l’amore, il coming out e la scoperta della propria omosessualità.

I video potranno essere votati su Internet dal 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omofobia, fino al 3 giugno. Successivamente saranno valutati il 4 giugno da una giuria di qualità e presentati nel corso di un evento che si terrà presso la  sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio.

L’iniziativa ha coinvolto circa 16 mila ragazze e ragazzi delle scuole superiori del Lazio, dove si sono tenuti dibattiti e iniziative di sensibilizzazione anche affrontando vicende complesse, come al liceo Tacito di Roma dove proprio di recente uno dei rappresentanti di istituto era stato discriminato perché gay.