Se si rompe l’alleanza tra scuola e famiglia

da Il Fatto Quotidiano

Se si rompe l’alleanza tra scuola e famiglia
di Claudio Figini

Ci sono eventi che si consumano sotto gli occhi dei popoli senza che l’escalation, pur tangibile e allarmante, turbi la coscienza collettiva abbastanza da innescare una reazione più forte e contraria. Manca sempre la goccia in più, quella che fa traboccare il vaso. Tutti vediamo e storciamo il naso. Stop. Reagire pare uno zelo eccessivo e vano. Un qualcosa di troppo. Finché poi è troppo tardi. I popoli osservano lo scempio compiersi con fatalismo e connivenza sufficienti a illudersi che la colpa sia comunque degli altri. L’ascesa del nazismo, lo scioglimento dei ghiacci, l’epidemia di cinepanettoni e persino lo spappolamento dell’Inter F. C. 2013 style. Tutti drammi che hanno richiesto tempo. Ci si poteva opporre e organizzare, si poteva provvedere. E invece.

A questo pensavo, riflettendo su un altro caso di maltrattamento ai minori (per riallacciarci al post di qualche mese fa) inteso come pessimo servizio per le giovani generazioni. Mi riferisco allo sgretolarsi dell’alleanza che fino a qualche decennio fa è intercorsa tra scuola e famiglia, o viceversa, non saprei, perché non so se sia nato prima l’uovo o la gallina, se sia la famiglia ad aver perso interesse nella scuola o se sia stata la scuola a censurarsi. Ma qualcosa di grosso, d’inesorabile come l’acqua cheta che abbatte i ponti, un qualcosa deve pur essere avvenuto, se stiamo messi così. O si tratta di un altro “inspiegabile” esempio di lento e inesorabile mutamento delle coscienze di milioni di persone che è spesso tanto causa quanto effetto di macro cambiamenti social-planetari? Chissà. Certo, il fenomeno ci ha messo tempo, sembrava che stesse accadendo, ne sentivamo parlare ma non abbiamo provveduto, pur avvertendolo stonato. E il risultato non piace a nessuno.

Togliamoci subito un pensiero: è un dato di fatto che esistono, in merito alla questione del disfacimento della scuola italiana, enormi e aberranti responsabilità interamente imputabili al piano istituzionale. Ma non è questo il punto che c’interessa oggi. Stiamo parlando del problema da un altro punto di vista.

C’è stato un passato in cui scuola e famiglia dialogavano di più o comunque si cercavano, reputandosi complementari. Tale rapporto si basava su anacronistici formalismi e rigidità che possiamo pure non rimpiangere, ma anche sul riconoscimento di ruoli e di autorevolezze rispettati e rispettabili che sono stati gettati via col resto, come il bambino con l’acqua sporca, nel nome di svecchiamenti agiti da modelli progressisti che potevano funzionare solo a patto che li bilanciasse un collante sociale solido e consapevole. In tempi come questi, dove il confine tra il tollerabile e l’intollerabile, l’opportuno e l’inopportuno è al limite superiore del relativo, è evidente che tanto, troppo viene lasciato semplicemente accadere, anche quando infastidisce. Infatti, molto di ciò che avviene nelle scuole e che non ci piace è imputabile semplicemente ad una questione di cattiva cittadinanza, di ineducazione, prima ancora che di maleducazione. Non ci si educa ad essere cittadini cafoni: lo si diventa perché non ci si educa ad essere buoni cittadini. Ecco il problema: ci si educa poco.

Che i ragazzi non riconoscano nella scuola un soggetto autorevole (non necessariamente piacevole, ma almeno arricchente) non deve meravigliare, dato che la scuola è lo specchio più severo del degrado, anche morale, di un Paese. È un disprezzo che mutuano da padri e madri. Da tempo è in atto un lavoro di demolizione e discredito dell’autorità scolastica che, in una sorta di circolo vizioso, parte dalle mura domestiche tanto quanto ad esse giunge.

Siamo di fronte a genitori che, quasi riverberando il discredito che la scuola riceve a livello istituzionale, alla scuola medesima chiedono pochi impegni e fastidi, ne bollano come inutili e superflui (anche in presenza dei figli) i contenuti didattici, vivono il brutto voto o la sgridata all’intoccabile gioiellino di casa come un’inammissibile ingerenza nel proprio metodo educativo, gridano al trauma irreversibile che segnerà il ragazzo per la vita. Si diventa cassa di risonanza delle insindacabili ragioni dei figli, ci si nomina avvocati e si diffida l’insegnante che ha osato fare il proprio lavoro. Provate: ritirate un telefonino e le parentali proteste di lesa libertà, se non proprio maestà, schizzeranno alle stelle come azioni dopate a Wall Street.

Sì, la delegittimazione si consuma spesso in casa. In un’altra epoca la maestra, come il farmacista, il sindaco o il parroco, erano soggetti forti della comunità. Che idea abbiamo invece oggi degli insegnanti? Sarebbe interessante dare risposta a questo interrogativo. Certo, non credo che ci sia in giro una gran nostalgia dell’unità educativa di vecchio stampo, autorevole e più ancora autoritaria. Però nemmeno quella sorta di apatia che impera oggi gode di gran celebrità. Una volta l’insegnante aveva sempre ragione, ricordate? La mia maestra aveva sempre ragione, per i miei genitori, anche quando aveva torto. E comunque era giustificata. Ora no, ora sono i figli di troppi genitori ad avere sempre ragione e giustificazione. Anche quando hanno torto o, semplicemente, si comportano male. La difesa parte d’ufficio.

Torniamo a quel non riuscire a fare i genitori di cui parlavo altrove, all’equivocare il ruolo, a proteggere a priori, all’intervenire con arroganza sull’esterno piuttosto che con pazienza e fermezza all’interno, sui figli, per mancanza di coraggio, di competenza, di tempo. Per comodità o per paura. Si saltano le fasi intermedie dell’analisi dei rapporti per giungere subito a conclusioni grossolane tipiche del ripetilo ancora, se c’hai coraggio. Sì, ormai viviamo in pieno nella cultura del ripetilo ancora, se c’hai coraggio. Le relazioni scuola-famiglia ne sono un esempio crudele, stridente, soprattutto perché dovrebbero rappresentare invece il brodo di coltura da cui ripartire.

Due righe devo destinarle anche al tono pavido che la scuola si è data. È timida e spuntata perché si è lasciata spuntare. Ho udito coordinatori di classe inaugurare la riunione di consegna delle pagelle scusandosi coi genitori per averli distratti dai loro impegni. E i genitori facevano sì sì con la testa, come a dire vabbè dai, ormai siamo qui, diamoci una mossa.  Ecco, io non so chi sia messo peggio, se l’insegnante o il genitore. Certo so che non stanno bene né la scuola né lo studente. Soprattutto lo studente, che da una scuola in soggezione non potrà apprendere granché. E questo è un tema che ci interroga visto che ogni mattina in Italia sette milioni e mezzo di bambini e ragazzi si siedono ai propri banchi. Per ora sulla pagina del MIUR dedicata alla discussione in parlamento c’è scritto: l’aggiornamento è sospeso.

Invalsi, dal prossimo anno l’andamento dei test sarà pubblico

da la Repubblica

Invalsi, dal prossimo anno l’andamento dei test sarà pubblico

I docenti temono una hit parade delle scuole. I genitori applaudono, vince la trasparenza

Cinzia Gubbini 

Gli insegnanti parlano di «follia», i genitori al contrario di «necessaria trasparenza». L’Invalsi, l’Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico, sta per essere investito da un’altra tegola: dal prossimo anno infatti fornirà un apposito «form» attraverso cui le scuole potranno divulgare sul sito del ministero dell’Istruzione i risultati conseguiti alle prove che vengono svolte ogni anno alle elementari, alle medie e alle superiori.

Per alcuni insegnanti siamo alla temuta classificazione tra scuole di serie A e serie B. E sì che, dal 2007 anno di introduzione dei test nazionali, cosa normale nella maggior parte dei Paesi europei ogni anno arrivano puntuali le polemiche: una parte della scuola non ha mai digerito la novità.

Con il passare del tempo, però, i test hanno guadagnato fiducia dimostrando che non vince il nozionismo, bensì il «saper pensare». «Infatti noi riteniamo che le prove siano uno stimolo molto utile» dice Giuseppe Bagni, presidente del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, Cicli «ma qui si va nella direzione opposta: pensare di divulgare i risultati significa vendere illusioni. La conseguenza è certa: i genitori andranno sul sito del ministero e iscriveranno il figlio alla scuola che ha ottenuto punteggi maggiori. Ma i test nulla dicono sul processo educativo».

L’Invalsi si difende dicendo che il loro è un tentativo di evitare «fughe di notizie» non controllate. «Già ora, se vogliono, le scuole possono divulgare i risultati» ha spiegato il Commissario straordinario dell’Istituto, Paolo Sestito, «vogliamo solo che sia fatto in modo corretto. Siamo i primi a dire che itest non possono valutare la complessità della scuola». «Ma è ovvio che andrà a finire che i genitori sceglieranno in base ai test» insiste Bagni. «Sarà un caso che in altri Paesi, come Francia e Finlandia, è proibito comparare i singoli istituti in base ai risultati ottenuti alle prove nazionali?».

Il Cidi chiederà una norma che vieti la divulgazione dei dati. Ma di parere opposto sono i genitori: «È normale che i dati siano pubblici» dice Davide Guarnieri, presidente dell’Age, l’Associazione dei genitori. «Sono un patrimonio di tutti, che senso avrebbe altrimenti un tale sforzo di valutazione? Ovviamente l’informazione è importante: i test non vanno venduti come oggettività assoluta». «Ma è altrettanto vero» continua Guarnieri, «che le scuole migliori e le scuole peggiori, gli insegnanti bravi e quelli meno bravi, esistono. Invece di continuare a parlarne fuori dai cancelli delle scuole, perché non si apre un dibattito sereno, a partire da quei dati?».

Dirigenti scolastici: una decina di loro vuol tornare a insegnare

da Tecnica della Scuola

Dirigenti scolastici: una decina di loro vuol tornare a insegnare
di R.P.
Carichi di lavoro eccessivi, troppo peso ai temi della sicurezza, incarichi assegnati senza tener conto della esperienza pregressa. E così in Veneto, nel Lazio e anche in altre regioni una decina di neo-dirigenti preferisce tornare in cattedra.
Il mestiere del dirigente scolastico si fa sempre più complesso e difficile, tanto che alcuni dirigenti che assunto l’incarico nel settembre scorso hanno già deciso di tornare ad insegnare a partire dall’inizio del prossimo anno scolastico. La notizia, per ora ufficiosa, è molto attendibile e per nulla inattesa: già la scorsa estate, infatti, si erano verificate alcune rinunce di docenti che avevano superato il concorso , pur essendo utilmente inseriti nella graduatoria finale, non avevano accettato l’incarico. In Piemonte si era anzi verificato un caso clamoroso: una concorrente collocata nei primissimi posti della graduatoria aveva preferito continuare ad insegnare nel suo liceo di provincia. Adesso – stando alle prime notizie – una decina di neo-dirigenti avrebbero deciso tornare in cattedra; 4 o 5 casi si segnalano nel Veneto e un paio nel Lazio. Ma anche in altre regioni del nord potrebbero esserci casi analoghi. Il fenomeno potrebbe essere legato soprattutto alle dimensioni delle scuole affidate ai neo-dirigenti che non si aspettavano di trovarsi di fronte a problemi gestionali e amministrativi di tale complessità. Nel Veneto, in particolare, le rinunce riguardano per lo più dirigenti assegnati a istituti comprensivi provenienti dalla scuola superiore. Quanto sta accadendo dovrebbe però far ripensare almeno in parte alle attuali modalità di reclutamento e di assegnazione dei dirigenti scolastici. Fino ad alcuni fa il concorso era articolato in due settori riservati al I e al II ciclo di istruzione; a ciascun settore si accedeva in relazione alla cattedra di provenienza. Il meccanismo garantiva che maestri di scuola elementare non andassero a dirigere un istituto agrario o che ingegneri docenti in istituti tecnici non si andassero poi ad occupare di scuola dell’infanzia. Con gli ultimi concorsi le modalità sono cambiate e le graduatorie sono uniche con risultati non sempre positivi. E c’è anche chi lamenta l’eccessivo carico di lavoro legato anche alle attività formative rivolte ai neo dirigenti in cui il tema della sicurezza ha avuto un peso predominante rispetto alle questioni connesse con la gestione delle relazioni educative e umane.

La legge 62 sulla parità è ottima e non va cambiata

da Tecnica della Scuola

La legge 62 sulla parità è ottima e non va cambiata
di R.P.
E’ questo il senso complessivo della posizione assunta dalla ministra Carrozza con un comunicato stampa delle ultime ore.
Per chiarire definitivamente la posizione ufficiale del Ministero e dell’intero Governo sulla questione del rapporto scuola statale-scuola pubblica, Maria Chiara Carrozza ha pensato bene di diramare un comunicato stampa limpido e cristallino. “La legge Berlinguer – sostiene la Ministra riferendosi alla legge 62 del 2000 – delinea un modello che definisce bene i rapporti con le scuole paritarie e definisce anche i vincoli cui devono sottostare, un modello in cui c’è un governo pubblico del sistema”. “Le scuole paritarie – aggiunge ancora Carrozza – coprono in questo momento una parte degli studenti italiani e offrono un servizio che è un servizio pubblico”. Ma cosa succederebbe se si riducessero o addirittura si eliminassero i finanziamenti alle paritarie ? La Ministra non ha dubbi: “Metteremmo in grave difficoltà le scuole e alcuni bambini non avrebbero accesso”. Molto indicativo è il titolo del comunicato: “Problema è investimento complessivo”.
Il significato è molto chiaro: occorrono sì investimenti sulla scuola, ma anche che ciò che Stato, Regioni ed Enti locali spendono per sostenere la scuola paritaria va messo nel conto perché si tratta comunque di risorse che servono per un servizio pubblico, proprio come prevede la legge 62. Il comunicato della Ministra conferma quanto da noi già rilevato nei giorni scorsi: il nodo di fondo resta quello della legge 62 del 2000 che – al di là delle legittime e comprensibili proteste di chi non la condivide – molto difficilmente sarà abrogata o modificata in modo radicale nell’immediato futuro.

Ampi consensi per le dimissioni minacciate dalla Ministra

da Tecnica della Scuola

Ampi consensi per le dimissioni minacciate dalla Ministra
di R.P.
Maria Chiara Carrozza dimentica che le dimissioni si danno e non si minacciano. Ma i consensi sulle sue dichiarazioni non mancano. Anche l’Anief mostra di apprezzare la sortita della Ministra
Tutti d’accordo con la Ministra Maria Chiara Carrozza che nella mattinata del 24 maggio ha dichiarato che potrebbe anche dimettersi dall’incarico se non ci saranno risorse adeguate per affrontare i numerosi problemi del nostro sistema scolastico. E’ di queste ore, per esempio, il comunicato con cui Anief-Confedir dà precisi consigli alla Ministra: “Carrozza farebbe bene a chiedere la cancellazione di tutte le riforme Gelmini, perché è dal loro fallimento che sono derivati i numeri decadenti sulla formazione dell’ultimo periodo, anche a livello universitario e di occupazione”.
Ma l’Anief mette in discussione anche “l’abolizione e il ridimensionamento delle province, che gestiscono anche la manutenzione dell’edilizia delle scuole superiori”. Su quest’ultimo punto è difficile che il Governo possa tornare indietro, visto che la riduzione delle province è un tema su cui tutte le forze politiche si sono spese negli ultimi mesi. Ancora più complicata appare l’ipotesi di cancellare “tutte le riforme Gelmini” anche perché le disposizioni del “Piano programmatico” di voluto da Tremonti nel 2008 sono ormai state ampiamente applicate ed è difficile pensare che possano essere annullate con un decreto legge.  Nei prossimi giorni la Ministra dovrà presentarsi alle Commissioni parlamentari per presentare il suo programma di governo e sarà l’occasione per capire con maggior precisione quali sono le reali intenzioni dell’esecutivo. Comunque che le dichiarazioni di Maria Chiara Carrozza abbiano suscitato interesse e anche un po’ di entusiasmo è del tutto comprensibile, ma non bisogna dimenticare il vecchio adagio che “le dimissioni si danno, non si minacciano e non si annunciano”.

Test Invalsi, i capi d’istituto chiedono di far slittare la consegna dei risultati

da Tecnica della Scuola

Test Invalsi, i capi d’istituto chiedono di far slittare la consegna dei risultati
di A.G.
Anp: il 27 maggio è troppo presto, non è stato tenuto conto che a Roma, ad esempio, le scuole sono chiuse per i seggi elettorali. Ivana Uras, ds del liceo Newton di Roma: non c’é collaborazione sui tempi.
I tempi per la consegna dei risultati dei test Invalsi svolti nei giorni scorsi sono troppo circoscritti. A sostenerlo è una l’Associazione nazionale dei presidi. “L’Invalsi ha dato come scadenza per l’elaborazione dei dati – che dovranno essere forniti dalle scuole – fino al 27 maggio. Ma non è stato tenuto conto che a Roma, ad esempio, le scuole sono chiuse per i seggi elettorali”.
Le difficoltà a consegnare i dati nei tempi prefissati dall’istituto che gestisce la valutazione standardizzata per conto del dicastero di viale Trastevere sono confermate da Ivana Uras, dirigente scolastico del liceo Newton di Roma (subentrata da settembre all’ex dirigente scolastico Mario Rusconi, che ha lasciato il servizio per andare in pensione). La quale rivela anche che una richiesta di proroga è stata già negata. “Avevamo chiesto una proroga ma non c’é stata – spiega la preside del liceo capitolino – dall’Invalsi non c’é collaborazione sui tempi, visto che ci è stata imposta l’elaborazione dei dati dal 24 al 27 maggio, quando molte scuole di Roma sono chiuse per le elezioni”.
Considerando che gli istituti impegnati nelle operazioni elettorali saranno riconsegnati al personale scolastico solo il 29 maggio, il buon senso vuole che la proroga per la consegna dei dati dovrebbe essere collocata tra la fine di maggio e l’inizio di giugno.

Carrozza pronta ad andarsene se non si aumentano le risorse per la scuola

da Tecnica della Scuola

Carrozza pronta ad andarsene se non si aumentano le risorse per la scuola
di Lucio Ficara
Dopo la “minaccia” di Letta (“Se ci saranno altri tagli a scuola e università ne trarrò le conseguenze”) arrivano adesso le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione che dice: “Che ci sto a fare se non ci sono soldi?”
Le dichiarazioni del ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, fatte ai microfoni della trasmissione radiofonica “Nove in punto” sulle frequenze di Radio 24, si potrebbero sintetizzare nel seguente modo: “Il Ministro lascia o raddoppia?”.  Le parole del responsabile del dicastero di viale Trastevere sono un messaggio chiaro a tutto il Governo e sembrano prospettare un netto cambiamento di passo, rispetto ai Governi precedenti, sulle politiche scolastiche e della ricerca.  Il ministro Carrozza è determinato a lasciare il suo ministero se le scelte del governo non fossero volte a trovare risorse economiche da investire sulla scuola pubblica. Le sue dichiarazioni sono molto trasparenti ed anche impegnative: “O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica oppure devo smettere di fare il Ministro dell’Istruzione”.  Due le priorità che emergono dalle parole del Ministro: sicurezza edilizia delle scuole e bisogno di più insegnanti.  Anche in questo caso le dichiarazioni sentite dall’emittente Radio 24 non lasciano dubbi: “E’ necessario per il futuro del Paese, non ci sono strade disponibili. Siamo in una situazione drammatica, dobbiamo mettere in sicurezza le nostre scuole, dobbiamo metterle in grado di proteggere i nostri bambini. Abbiamo bisogno prima di tutto di un investimento nell’edilizia scolastica e poi abbiamo bisogno di più insegnanti”.  Secondo il ministro Carrozza il futuro del nostro Paese passa inevitabilmente dal rafforzamento del corpo docenti e dal potenziamento, sia sotto l’aspetto del tempo scuola e sia sotto quello della qualità dell’offerta formativa, del servizio di istruzione pubblica.  Secondo il Minsitro per sconfiggere l’alto tasso di abbandono scolastico e per migliorare le competenze dei nostri studenti bisogna lavorare su questo potenziamento, e quindi è necessario investire sull’intero settore.  Adesso attendiamo il Ministro alla prova del fuoco, per appurare se sarà costretta a lasciare, sotto la scure delle politiche di austerità, oppure se ci sarà il miracolo del raddoppio delle risorse economiche anche in un momento di crisi. Non vorremmo che, come capita spesso nel nostro mondo politico, che si permane e non si lascia nonostante i continui tagli e risparmi di spesa.

La rivoluzione digitale fa bene soprattutto ai docenti

da Tecnica della Scuola

La rivoluzione digitale fa bene soprattutto ai docenti
di P.A.
Ma anche i ragazzi, dicono i docenti che stanno usando in classe tablet o lim, diventano soggetti attivi durante le lezioni
Dunque la scuola digitale, quella del 2.0 viene promossa a pieni voti, in particolare entusiasmante per dei docenti sarebbe l’introduzione del tablet, “uno strumento semplice, intuitivo e ricco di funzioni che aiutano e migliorano notevolmente l’apprendimento in classe e a casa”. Ma non solo; a sentire i racconti di alcuni professori milanesi, che adottano le nuove tecnologie, sembrerebbe che il tablet sia utile agli studenti ma ancor di più ai docenti. secondo questa tesi i professori che avrebbero preso sul serio questa novità, pur con tutte le difficoltà iniziali, ne hanno tratto indubbi benefici per il proprio lavoro. Non è vero, sostengono costoro, che gli insegnati non sono capaci di confrontarsi con la tecnologia e si affannano dietro ai loro studenti. I ragazzi sanno usare Facebook e YouTube ma spesso incontrano delle difficoltà a ricercare informazioni su Internet nel modo corretto. L’uso del tablet in classe, secondo questi insegnanti, consente ai ragazzi di non essere più soggetti passivi durante le lezioni, ma d’interagire con l’insegnante attivamente. L’aspetto fondamentale sarebbe però sempre legato all’entusiasmo che il docente sa elargire alla classe, al suoi essere in grado di interessare, appassionare e di coinvolgere i ragazzi, che si trovano tra le mani una vera rivoluzione.

Carrozza: O si reinveste nella scuola pubblica o me ne vado

da tuttoscuola.com

Carrozza: O si reinveste nella scuola pubblica o me ne vado
Ma sul referendum di Bologna, togliere i finanziamenti pubblici alle scuole paritarie “sarebbe un disastro”

O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica, oppure devo smettere di fare il ministro dell’Istruzione“. È il messaggio del ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza lancia ai microfoni di Nove in Punto su Radio 24.

Per il ministro, l’investimento “è necessario per il futuro del Paese, non ci sono altre strade disponibili“. “Siamo in una situazione drammatica – spiega Carrozza – dobbiamo mettere in sicurezza le nostre scuole, dobbiamo metterle in grado di proteggere i nostri bambini. Abbiamo bisogno prima di tutto di un investimento nell’edilizia scolastica e poi abbiamo bisogno di più insegnanti. Credo che il futuro del nostro Paese si possa giocare con un esercito di nuovi insegnanti, che davvero ci permettano di migliorare la qualità del nostro servizio“.

Maria Chiara Carrozza lancia anche un secondo messaggio nell’’intervista a Radio 24: “Sono rimasta colpita dal rapporto Istat che ci dice che siamo il Paese con la quota più alta in Europa di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non partecipano ad attività formative, questo per me è un dramma, che non mi fa dormire la notte. Dobbiamo lavorare su questo, altrimenti come facciamo a parlare di crescita“.

Sul referendum di Bologna, dove domenica si voterà per decidere che cosa fare del finanziamento alle scuole materne private, Maria Chiara Carrozza prende posizione: “Sto dalla parte dello Stato, dei bambini e del servizio pubblico. Il dibattito è ampio e credo che i promotori del referendum avessero un obiettivo più a lungo termine, anche in relazione al fatto che la scuola pubblica è stata tagliata troppo. Il dibattito mette l’attenzione sulla scuola e quindi a me piace che se ne parli. Magari poi dobbiamo anche pensare a chi deve riuscire a coprire il servizio“.

Sarebbe un disastro“, chiarisce il ministro togliere i finanziamenti pubblici alle scuole paritarie, come si propone di fare il referendum di Bologna: “La legge Berlinguer delinea un modello che definisce bene i rapporti con le scuole paritarie e definisce anche i vincoli cui devono sottostare, un modello in cui c’è un governo pubblico del sistema. Le scuole paritarie coprono una parte degli studenti italiani e offrono un servizio pubblico. Se togliessimo questi soldi metteremmo in grave difficoltà queste scuole e molti bambini non avrebbero accesso alla scuola“.

Tra l’altro – aggiunge il titolare del Ministero dell’Istruzione – i 500 milioni circa di finanziamento alle scuole paritarie sono una parte dei 40 miliardi di spesa per la scuola pubblica. Sono una piccola parte, che però copre laddove il sistema delle scuole statali non riesce ad arrivare. Soprattutto sulla scuola dell’infanzia, sulla quale siamo deboli e sulla quale dovremmo tornare ad investire“.

Rilievi sull’organico

Accolti i rilievi del SAB, in particolare sulla seconda lingua comunitaria e sull’organico delle scuole medie della provincia di Cosenza; irrisolto ancora il problema dei 91  perdenti posto sul sostegno e del personale ATA. Richiesto un nuovo incontro.

 

L’ATP di Cosenza, nel pubblicare in data 22/5/2013 l’organico di diritto delle scuole medie della provincia per l’a.s. 2013/14, ha accolto i rilievi formulati dal sindacato SAB tramite il segretario generale prof. Francesco Sola tendenti al recupero, ove possibile, dei docenti soprannumerari con l’abbinamento delle ore residue e l’istituzione della seconda lingua comunitaria obbligatoria (Francese), non inserita al sistema SIDI in alcune scuole, in particolare Cosenza F.lli Bandiera, Francavilla Marittima, Cerchiara di Calabria, San Lorenzo Bellizzi, Pedace e Casole Bruzio.

Inoltre, è stato rettificato l’organico delle scuole medie di Amantea Mameli, San Marco Argentano, Rende De Coubertin-Commenda e Castrolibero dove risultavano cattedre interne di Francese, funzionanti nel corrente anno scolastico, trasformate in cattedre esterne a seguito di istituzione di nuove prime con una terza lingua comunitaria in violazione della C.M. n. 10 del 21/3/2013 che regolamenta la formazione degli organici per il prossimo anno scolastico.

In merito all’insegnamento dello strumento musicale, sono stati confermati i 197 posti a livello provinciale con l’incremento di ore in quelle scuole che presentavano maggior numero di alunni iscritti alla frequenza dello strumento, anche se, il dirigente dell’ATP dott. Nicola Penta, ha inteso trasformare in posti cattedra esterni i posti interni in alcune scuole con minor numero di alunni frequentanti.

Resta ancora irrisolto il problema del sostegno che ha creato 91 docenti perdenti posto con casi estremi a Longobardi -3 posti, Fiumefreddo -3 posti, Cassano Lauropoli -4 posti, Castiglione C.-3 posti, Paola Bruno -3 posti, Cetraro -5 posti, Rende Quattromiglia -5 posti, Cosenza F. Gullo -3 posti, Corigliano C. “Tieri” -3 posti. Considerato che i posti vacanti risultano solo 60, 31 docenti si ritroveranno senza sede; a questi bisogna aggiungere i 13 neo immessi in ruolo.

Nel merito il SAB ha richiesto incontro urgente con il dirigente dell’ATP di Cosenza, anche per una disamina delle posizioni del personale ATA incluso nelle graduatorie permanenti (24 mesi) e per quei contratti conferiti “fino all’avente titolo”, trasformati in contratti annuali al 30 giugno oppure al 31 agosto su posti vacanti, compresi quelli autorizzati sull’organico adeguato alla situazione di fatto, anche alla luce della nota MIUR n. 4988 del 21/5/2013 oltre ai posti ridotti da 36 a 24 ore.

 

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Il Tribunale di Firenze dice 14 volte “Sì” ai ricorsi Pettine

Il Tribunale di Firenze dice 14 volte “Sì” ai ricorsi Pettine ANIEF. MIUR condannato a 24.000 Euro di spese di lite

 

L’ANIEF sbaraglia le difese del MIUR anche a Firenze e ottiene 14 sentenze di totale accoglimento con relativa condanna del MIUR a riconoscere la retrodatazione giuridica dell’immissione in ruolo dei ricorrenti in base al loro corretto inserimento “a pettine” nelle graduatorie 2009/2011.

 

L’Avv. Simona Fabbrini dello Studio Legale Fabbrini-Rotundo di Firenze, che con sempre professionalità e competenza si occupa dei nostri iscritti sul territorio, ci trasmette con soddisfazione la notizia del totale accoglimento di tutti i ricorsi patrocinati per l’ANIEF presso il Tribunale di Firenze e la conseguente condanna a carico del MIUR, soccombente in tutti i giudizi, a un totale di 24.000 Euro per le spese di lite.

 

Il Giudice del Lavoro di Firenze condivide pienamente le tesi portate avanti dall’ANIEF e conviene che il D.M. n. 42/2009 è illegittimo in quanto contenente “disposizioni emesse dal M.I.U.R. in violazione del disposto della sentenza del T.A.R. Lazio n. 10809/2008, poi confermata dal Consiglio di Stato con sentenza n. 2486 del 27.04.2011” e successivamente censurate anche dalla sentenza n. 41/2011 della Corte Costituzionale. Per il Tribunale di Firenze, infatti, il collocamento “in coda” disposto dal MIUR si pone “in contrasto con il vigente ordinamento giuridico, alla stregua del quale i docenti devono essere inseriti “a pettine” nelle graduatorie permanenti ad esaurimento […]” e riconosce, pertanto, il diritto alla retrodatazione dell’immissione in ruolo degli iscritti ANIEF proprio in virtù del loro corretto inserimento “a pettine” nelle graduatorie 2009/2011.

 

Piena soddisfazione da parte dell’ANIEF per questo ennesimo e completo successo ottenuto in favore dei propri iscritti a coronamento della battaglia giudiziaria che da anni impegna il giovane sindacato. Il MIUR si è sempre ostinato a negare il diritto dei nostri iscritti all’immissione in ruolo in virtù del loro corretto inserimento “a pettine” nelle graduatorie 2009/2011; anche il Tribunale di Firenze – esprimendosi per la prima volta sul contenzioso “pettine” – non ha avuto dubbi e ha accolto le tesi dell’ANIEF ristabilendo il giusto rispetto del merito e della Costituzione.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 121

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 121 del 25-5-2013

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


LEGGE 23 maggio 2013, n. 57


Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo
2013, n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria.
(13G00102)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 28 dicembre 2012


Proroga della attivita’ dell’Unita’ tecnica amministrativa di cui
all’articolo 15 dell’OPCM n. 3920 del 28 gennaio 2011. (13A04426)

 

 

Pag. 3

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 maggio 2013


Scioglimento del consiglio comunale di Spezzano Albanese e nomina del
commissario straordinario. (13A04436)

 

 

Pag. 4

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 maggio 2013


Nomina del commissario straordinario per la provvisoria gestione
della provincia di Foggia. (13A04437)

 

 

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DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLA SALUTE

 


DECRETO 14 gennaio 2013


Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
denominato ICADE, registrato al n.15671, a nome dell’Impresa Dow
Agrosciences Italia Srl. (13A04330)

 

 

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DECRETO 14 gennaio 2013


Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
denominato «Folpec 80 WG Advance», registrato al n. 13485, a nome
dell’impresa Sapec Agro S.A. (13A04331)

 

 

Pag. 9

 

 

 


DECRETO 23 gennaio 2013


Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
denominato «Siattol 200 SL», registrato al n.15641, a nome
dell’impresa Cheminova Agro Italia. (13A04332)

 

 

Pag. 13

 

 

 


DECRETO 23 gennaio 2013


Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
denominato «Mediator 2,5 gr», registrato al n. 15522, a nome
dell’Impresa Nufarm Italia Srl. (13A04333)

 

 

Pag. 17

 

 

 


DECRETO 23 gennaio 2013


Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
denominato «Pyreos 2,5 gr», registrato al n. 15523, a nome
dell’Impresa Nufarm Italia Srl. (13A04334)

 

 

Pag. 21

 

 

 


DECRETO 7 maggio 2013


Annullamento della revoca di alcuni prodotti fitosanitari contenenti
la sostanza attiva composti del rame riportati nell’elenco allegato
al decreto 26 marzo 2013 e conseguente ri-registrazione provvisoria.
(13A04328)

 

 

Pag. 25

 

 

 


DECRETO 13 maggio 2013


Riconoscimento dell’acqua minerale naturale «ECO» in Comune di Riardo
e Rocchetta e Croce (Caserta) al fine dell’imbottigliamento e della
vendita. (13A04329)

 

 

Pag. 26

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 24 aprile 2013


Decadenza dai benefici per gruppi di imprese agevolate ai sensi
dell’art. 2, comma 203, lettera d), della legge 23 dicembre 1996, n.
662. Patti territoriali. (13A04425)

 

 

Pag. 27

 

 

 


DECRETO 26 aprile 2013


Sostituzione del commissario liquidatore della «Cassa di mutualita’
del Tavoliere – societa’ cooperativa a r.l.», in San Severo in
liquidazione coatta amministrativa. (13A04417)

 

 

Pag. 30

 

 

 


DECRETO 26 aprile 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Aquila societa’
cooperativa», in Volla e nomina del commissario liquidatore.
(13A04418)

 

 

Pag. 30

 

 

 


DECRETO 26 aprile 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Media Taxi societa’
cooperativa a responsabilita’ limitata», in Napoli e nomina del
commissario liquidatore. (13A04419)

 

 

Pag. 31

 

 

 


DECRETO 26 aprile 2013


Revoca della liquidazione coatta amministrativa della ex societa’
cooperativa «A.P.PA.», in Verona e nomina del commissario
liquidatore. (13A04420)

 

 

Pag. 32

 

 

 


DECRETO 26 aprile 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Cooperativa CLA.BAL –
Societa’ cooperativa siglabile CLA.BAL S.C.», in Grugliasco e nomina
del commissario liquidatore. (13A04427)

 

 

Pag. 32

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

 


DELIBERA 11 dicembre 2012


Aeroporto di Cagliari – Contratto di programma ENAC – SOGAER
2012-2015. (Delibera n. 131/2012). (13A04326)

 

 

Pag. 33

 

 

 


DELIBERA 21 dicembre 2012


Riprogrammazione del fondo infrastrutture stradali e ferroviarie di
interesse strategico di cui all’art. 32, comma 1, del decreto-legge
n. 98/2011 – Assegnazione programmatica risorse del fondo revoche di
cui all’articolo 32, comma 6, del decreto legge n. 98/2011 –
Assegnazione somme disponibili sul capitolo 7060 del Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti. (Delibera n. 137/2012). (13A04327)

 

 

Pag. 37

 

 

TESTI COORDINATI E AGGIORNATI

 


TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 25 marzo 2013, n. 24


Testo del decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24 (in Gazzetta Ufficiale –
serie generale – n.72 del 26 marzo 2013), coordinato con la legge di
conversione 23 maggio 2013, n. 57 (in questa stessa Gazzetta
Ufficiale – alla pag. 1), recante: “Disposizioni urgenti in materia
sanitaria.”. (13A04530)

 

 

Pag. 45

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

MINISTERO DELL’INTERNO

 


COMUNICATO


Riconoscimento e classificazione di alcuni manufatti esplodenti
(13A04504)

 

 

Pag. 48

 

 

 


COMUNICATO


Riconoscimento e classificazione di alcuni manufatti esplodenti
(13A04505)

 

 

Pag. 48

 

 

 


COMUNICATO


Riconoscimento e classificazione di alcuni manufatti esplodenti
(13A04506)

 

 

Pag. 48

 

 

 


COMUNICATO


Classificazione di un manufatto esplosivo (13A04507)

 

 

Pag. 49

 

 

 


COMUNICATO


Classificazione di alcuni manufatti esplosivi (13A04508)

 

 

Pag. 49

 

 

MINISTERO DELLA DIFESA

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio pubblico militare a quello dei beni
patrimoniali dello Stato delle opere dell’ex sbarramento difensivo
denominate «Monte Mladesena» e «Bocchetta di Calla», in Pulfero.
(13A04460)

 

 

Pag. 49

 

 

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio pubblico militare a quello dei beni
patrimoniali dello Stato delle aliquote perimetrali facenti parte del
compendio Malcontenta «Ex Tenuta Giaron», in Mira. (13A04461)

 

 

Pag. 49

 

 

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio pubblico militare a quello dei beni
patrimoniali dello Stato dell’immobile denominato «poligono di tiro
San Clemente», in Caserta. (13A04462)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio pubblico militare a quello dei beni
patrimoniali dello Stato della ex casermetta ex corpo di guardia
denominata «Tamoris – Bocchetta di Calla», in Torreano di Cividale.
(13A04463)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio pubblico militare a quello dei beni
patrimoniali dello Stato delle opere dell’ex sbarramento difensivo e
dell’ex corpo di guardia «alloggio del consegnatario», in San Lorenzo
Isontino. (13A04464)

 

 

Pag. 50

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


COMUNICATO


Domanda di registrazione della denominazione «WATERFORD BLAA»/«BLAA»
(13A04421)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Domanda di modifica della denominazione registrata «ČESKOBUDĚJOVICKE’
PIVO» (13A04422)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Domanda di modifica della denominazione registrata «MIEL DE
CORSE»/«MELE DI CORSICA» (13A04424)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


OCM Vino – Invito a presentare proposte di progetti di promozione nei
mercati dei Paesi terzi. (13A04465)

 

 

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REGIONE TOSCANA

 


COMUNICATO


Approvazione ordinanza n. 5 del 24 aprile 2013 (13A04423)

 

 

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