Nuova vittoria al TAR Lazio

Nuova vittoria al TAR Lazio: i ricorrenti ANIEF parteciperanno alle prove pratiche

 

Continua la serie di vittorie ANIEF avverso il D.D.G. 82/2012 di indizione del Concorso a cattedra. Il MIUR ha illegittimamente separato la valutazione delle prove laboratoriali dalle prove scritte escludendo i candidati che allo scritto non avevano superato il punteggio di 21/30 ed impedendo loro, iniquamente, l’accesso alla prova laboratoriale prevista per alcune classi di concorso. Con altri due ricorsi patrocinati dal nostro sindacato, l’Avv. Tiziana Sponga ottiene l’immediata ammissione dei ricorrenti alle prove pratiche ancora in corso e il pieno rispetto della normativa vigente in materia di procedura concorsuale.

 

L’ANIEF aveva da subito denunciato la decisione arbitraria presa dal MIUR di scorporare il punteggio conseguito negli scritti da quello delle prove laboratoriali ricordando che il D.Lgs. 297/94 disciplina chiaramente lo svolgimento di tutta la procedura concorsuale e prevede che la prova grafica o pratica debba essere valutata congiuntamente alla prova scritta. Il punteggio finale di almeno 28/40 per l’accesso agli orali, quindi, doveva essere raggiunto solo al termine di entrambe le prove. Chi non era stato ammesso alla prova laboratoriale – ma aveva comunque raggiunto un punteggio di almeno 18/30 agli scritti – è stato, dunque, iniquamente escluso dal concorso.

 

Il TAR Lazio, con altri due Decreti monocratici emessi d’urgenza, ha dato piena ragione all’ANIEF e ammesso con riserva allo svolgimento delle prove pratiche ancora in corso i nostri ricorrenti che ora potranno, grazie all’efficace e determinante intervento dei nostri legali, essere valutati nel pieno rispetto della normativa vigente in materia.

Le politiche del personale del pubblico impiego al corso di Bressanone

Le politiche del personale del pubblico impiego al corso di Bressanone

Anche quest’anno, dal 28 al 31 maggio, presso la sede di Bressanone dell’Università di Padova si svolgerà il corso di formazione organizzato dal Mip – Politecnico di Milano dalla Sda Bocconi e da Epr, scuola di formazione degli  enti pubblici di ricerca. Tra i temi trattati dai relatori durante le quattro  giornate del corso, giunto ormai alla sua 24esima edizione, emerge in  particolare quello dedicato alle politiche del personale del pubblico impiego,  che inizierà con la presentazione da parte dell’Avv. Maurizio Danza, arbitro del  pubblico impiego, del suo ultimo libro, dal titolo: “La disciplina degli enti  di ricerca”, edito dal Sole 24 Ore in collaborazione con il Codiger. L’opera si  presenta come una sorta di “compendio” delle varie fonti normative, finalizzato  ad agevolare l’approfondimento della disciplina degli istituti fondamentali del  rapporto di lavoro del personale dipendente del comparto della Ricerca.

Alla presentazione seguirà poi, sempre da parte dell’Avv. Danza, l’introduzione ai lavori del 30 maggio con una relazione sul tema “La evoluzione del rapporto di lavoro pubblico tra potere di organizzazione della pubblica amministrazione e contrattazione collettiva”. A seguire interverranno i  responsabili del dipartimento della Funzione pubblica, Dott.ssa Maria Barilà – Direttore Uorcc, sul tema “Il nuovo mercato del lavoro dopo la riforma Fornero e dopo la spending review”; il Dott. Eugenio Gallozzi – Direttore Urspa, su “Le relazioni sindacali dopo il blocco dei contratti” e il Dott. Marco Rossi – Direttore servizio legale e contenzioso Uorcc, su “I concorsi pubblici alla luce della legge n. 183/2011”.

Programma XXIII corso

Napoli 28-31 maggio, II edizione delle Olimpiadi delle Lingue e civiltà classiche

Napoli 28-31 maggio, II edizione delle Olimpiadi delle Lingue e civiltà classiche

(Roma, 27 maggio 2013) A Napoli, dal 28 al 31 maggio, si terrà la seconda edizione delle Olimpiadi di Lingue e civiltà classiche. La manifestazione, che si svolge sotto l’Alto Patronato, del Presidente della Repubblica, è diventata un appuntamento molto atteso dagli studenti appassionati di queste materie.

180 ragazzi e ragazze, 81 le studentesse, provenienti da tutta Italia: 21 dalla Sicilia, 15 dalla Puglia, 21 dal Lazio, 13 dal Veneto, 10 dalla Calabria 10 dall’Emilia Romagna, 22 dalla Puglia, 17 dal Lazio, 21 dalla Lombardia e tanti altri dalle diverse regioni italiane, si sfideranno anche quest’anno all’insegna delle lingue e delle civiltà classiche. La sfida è stata lanciata dalla Direzione generale degli Ordinamenti scolastici e dal Comitato dei Garanti per la cultura classica.

Per conquistare le medaglie Olimpiche, i concorrenti hanno dovuto scegliere tra tre diverse tipologie di prove: Traduzione dal greco con commento; Traduzione dal latino con commento; Civiltà.

Le giornate della manifestazione saranno ricche di incontri e di attività culturali. Una tavola rotonda con gli studiosi del mondo classico, il 29 maggio alle ore 18 presso la sala del Teatro del Convitto, spettacoli teatrali, percorsi nel Museo Archeologico Nazionale e tra gli scavi di Ercolano, oltre a momenti di convivialità vissuti con tutti i protagonisti.

“Come in ogni avventura, partiamo senza sapere cosa ci attenderà. Abbiamo vinto dei certamina, sì, ma non siamo preparati ad un evento tanto nuovo e inatteso; alcuni di noi hanno compilato la domanda di partecipazione all’ultimo momento, senza sapere di cosa si tratti veramente. Ma è una competizione di lingue e civiltà classiche. È un’occasione per incontrare altri ragazzi da tutta Italia con le nostre stesse passioni”, così un Olimpionico che ha vinto la sezione “Civiltà” nella prima edizione della manifestazione.

La cerimonia di premiazione si svolgerà il 31 maggio presso la Sala dei Baroni a Castel Nuovo (Maschio Angioino). Ospite d’onore sarà l’attore Michele Placido che leggerà brani tratti da opere di autori latini e greci.

La città di Napoli farà da sfondo a questo evento. Napoli dopo Venezia, che ha accolto la prima edizione delle Olimpiadi; due città molto diverse, distanti geograficamente, ma entrambe luogo di approdi per popoli e etnie diverse, ricche di contaminazioni e suggestioni culturali.

I quindici vincitori riceveranno, oltre ai premi previsti dal bando (medaglie, benefit e libri d’arte) un viaggio premio a Roma, concesso dall’Associazione italiana editori (AIE), che prevede una visita ai Fori e la visione di uno spettacolo al Teatro dell’Opera.

In diretta streaming, all’indirizzo www.raiscuola.it, saranno trasmesse la Tavola Rotonda con i Garanti, lo spettacolo teatrale “Babel 012” (29 maggio), e la cerimonia di premiazione presso la Sala Baroni.

Brochure

Distribuzione dei ragazzi nelle tre sezioni di gara
CIVILTA’ 24
TRADUZIONE DAL GRECO 53
TRADUZIONE DAL LATINO 103
TOTALE 180

Regioni di provenienza dei concorrenti
Abruzzo
1
Basilicata
1
Calabria
10
Campania
30
Emilia Romagna
10
Friuli V. G.
2
Lazio
21
Liguria
5
Lombardia
21
Marche
4
Piemonte
6
Piemonte
3
Puglia
15
Sicilia
21
Toscana
6
Trentino A.A
9
Umbria
2
Veneto
13
Totale
180

Referendum Bologna: vince la scuola pubblica

Referendum Bologna: vince la scuola pubblica

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

L’esito del voto del referendum di Bologna è chiaro. Ha vinto la scuola pubblica e adesso l’amministrazione comunale deve tenerne conto aprendo una discussione pubblica sul come rendere coerenti, con l’esito referendario, le proprie scelte. Bisogna garantire alle bambine e ai bambini una scuola pubblica laica e inclusiva. Sarebbe un errore utilizzare l’argomento della scarsa partecipazione al voto per non rivedere la convenzione con la quale s’intende dare alle scuole paritarie private un milione di euro l’anno. Bisogna avere rispetto per gli 86 mila bolognesi che sono andati a votare e che, nonostante l’ampio ed eterogeneo schieramento di forze contrarie al quesito referendario, hanno fatto prevalere i diritti di cittadinanza delle bambini e dei bambini e delle famiglie.

La FLC CGIL è stata parte fondamentale dello schieramento che ha promosso e portato avanti la campagna referendaria in modo coerente con le tante battaglie fatte in questi anni per la difesa della scuola della Costituzione. Dovrebbe riflettere la stessa Ministra Carrozza perché quel voto rispecchia i sentimenti delle persone che vogliono più scuola pubblica e non la privatizzazione dell’istruzione. È da apprezzare la minaccia di dimettersi nel caso non vengano date risorse adeguate alla scuola, ma non abbiamo condiviso le inopportune posizioni sul referendum. Vorrei ricordare che i tagli epocali hanno riguardato solo la scuola pubblica mentre alle paritarie sono state assicurate le stesse risorse.

Alla Ministra Carrozza chiedo di aprire immediatamente un tavolo di confronto sull’emergenza in cui versa la scuola dell’infanzia cogliendo il grido di aiuto che viene da tanti enti locali che non riescono più ad assicurare l’offerta pubblica comunale e chiedono di statalizzare le loro scuole. La scuola dell’infanzia deve essere una priorità e per questa ragione deve essere generalizzata al sud, al centro e al nord del Paese.

Referendum Bologna un segnale positivo per la difesa della scuola pubblica

A Bologna un referendum sul finanziamento pubblico alle scuole private ha visto un risultato inequivoco, una robusta maggioranza ha votato perché il denaro pubblico vada alla scuola pubblica.
Questo nonostante a favore del finanziamento alla scuole private si fossero schierati il sindaco di Bologna, la grande maggioranza dei partiti presenti in parlamento, la curia e, purtroppo, colei che dovrebbe essere il Ministro della Scuola Pubblica.
A questo punto, e chi ne dubitava?, gli esperti a un tanto al chilo di flussi elettorali si sono affrettati a spiegarci che i votanti sono stati pochi e che il risultato del referendum, di conseguenza, non avrebbe rilevanza.
Per parte nostra, ci limitiamo a rilevare che un referendum consultivo, penalizzato da difficoltà notevoli nel raggiungimento dei seggi, come questo ha visto comunque una massiccia partecipazione e che il segnale che viene da Bologna ci conferma nella necessità di una mobilitazione generale a difesa di una scuola pubblica di qualità per tutti e per tutte.

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Cosimo Scarinzi

Scuola, libri digitali – Gli editori ricorrono contro il decreto Profumo

Scuola, libri digitali – Gli editori ricorrono contro il decreto Profumo
Palumbo (AIE): “Non contestiamo i libri digitali ma i tempi e i modi di realizzarne la diffusione”

Gli editori ricorrono contro il decreto Profumo. “Non ricorriamo contro i libri digitali – chiarisce il presidente del Gruppo Educativo dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Giorgio Palumbo –  ma contro  i tempi e i modi di realizzarne la diffusione, che sono in contrasto rispetto alla legge votata dal Parlamento e non tengono conto delle carenze infrastrutturali della scuole”.
Due infatti gli argomenti attaccati dagli editori nel ricorso al Tar rispetto al provvedimento ministeriale: l’adozione “forzata” di testi digitali imposta dal decreto per le classi “capiciclo” (la prima classe della scuola primaria e secondaria) e, in secondo luogo, l’abbattimento previsto dei tetti di spesa del 20%-30% già dall’anno 2014/2015.
“Il decreto Profumo – ha spiegato Palumbo – ha introdotto una nuova adozione digitale forzata a dispetto delle autonomie delle scuole e delle stesse capacità tecniche di scuole, insegnanti e alunni ad essere pronti già per l’anno 2014/2015. Costringerà noi editori ad annullare i nostri investimenti e a macerare i nostri magazzini, costituiti in base alla legge dei blocchi delle adozioni e calcolati secondo le ragionevoli aspettative del graduale passaggio al digitale, così come definito dal testo della legge votato in Parlamento”.
“In secondo luogo – ha proseguito –, il decreto Profumo è andato in modo irragionevole, senza alcuna istruttoria sui costi reali di produzione che supportasse la decisione, ad abbattere  i tetti di spesa per tutte le classi delle scuole secondarie del 20-30% già dall’anno 2014/2015. L’ex ministro si è basato sul falso presupposto che il passaggio al digitale comportasse un abbattimento dei costi di produzione, indimostrato peraltro. Al contrario esso richiede altre professionalità e altri costi e sconta un’iva di 17 punti percentuali (forse da luglio di 18) in più rispetto ai libri di carta. Il danno per noi e per tutta la filiera è ancora maggiore se si considera che dobbiamo stare in questi tetti di spesa non solo per i nuovi libri digitali ma anche per tutti gli altri già in utilizzo”.
“Per tutti questi motivi – ha concluso Palumbo – il decreto Profumo viola i diritti patrimoniali di autori ed editori, espressamente tutelati dalla legge, creando al tempo stesso un danno di sistema a tutta la filiera – si pensi a stampatori, cartai, promotori, ma anche agli stessi autori – peraltro in modo arbitrario e giuridicamente illogico. Il decreto, oltretutto, non favorisce alcun risparmio per le famiglie, a maggior ragione se si considera che in base alla filosofia del decreto Profumo il risparmio sui contenuti dovrebbe essere da loro investito in tablet e device. Auspichiamo per questo che il ricorso venga accolto: nel frattempo ci ritroviamo a gestire questo momento davvero con estrema difficoltà”.

Area V: incontro al Miur del 24/5/2013

Il 24 maggio si è svolto al MIUR l’incontro, avente per oggetto: “Area V Dirigenza scolastica:- Conferimento e mutamento incarichi a.s. 2013/14; – Stato concorso DDG 13/07/2011”, nel corso del quale ci è stato anticipato che l’Amministrazione intende diramare una circolare ai Direttori Regionali sul conferimento e mutamento degli incarichi per l’a.s. 2013/2014.

E’ intenzione dell’Amministrazione, pertanto, non procedere alla sottoscrizione di un accordo ma dare una informativa sulla materia alle OO.SS..

In tale logica la Parte pubblica, nel corso dell’incontro, ha avviato una lettura-confronto con le OO.SS. sui contenuti della circolare diramata nel passato anno scolastico, raccogliendo le osservazioni delle OO.SS. sul testo del 2012 per adeguarlo anche “storicamente” alle situazioni che sono attualmente esistenti.

In tale contesto rientra anche la delicata questione della mobilità interregionale atteso che sono vive le graduatorie degli idonei del concorso che ovviamente ambiscono alla nomina.

Riguardo a quest’ultima questione la Parte pubblica si è impegnata a convocarci entro la prima decade di giugno per comunicare il dato definitivo dei cessati dal servizio, atteso che il 31 maggio è il termine ultimo per la presentazione delle domande di recesso, per determinare i posti che potranno essere resi disponibili per le neo immissioni in ruolo.

In sede di incontro la Parte pubblica ha anche fatto il punto sulle sentenze e sui ricorsi in atto riguardo ai concorsi a dirigente scolastico delle regioni Toscana, Campania e Lombardia. E’ presumibile che entro il mese di giugno dovrebbero chiudersi le vicende dei predetti concorsi dal punto di vista giudiziale.

Referendum, Bologna dice no al finanziamento alle scuole private

da Il Sole 24 Ore

Referendum, Bologna dice no al finanziamento alle scuole private

di Deborah Dirani

Il no ai fondi alle scuole private dell’infanzia ha vinto il referendum consultivo di Bologna con il 59%. Sono i dati definitivi forniti dal sito del Comune. Per l’opzione A hanno votato 50.517 persone: 35.160, pari al 41%, per quella B, in difesa dell’attuale convenzione.

La cronaca di ieri Bologna, la rossa e dotta città della cultura si spacca oggi (ieri, ndr) proprio sull’educazione e scopre, suo malgrado, che le sfumature possibili di rosso se non sono 50, di sicuro sono almeno due. A rendere edotti i bolognesi circa la nuova scala cromatico-politica e’ un referendum sui finanziamenti pubblici alle scuole private. Due i voti possibili: in ordine alfabetico chi voterà A dirà no al sistema, ad oggi in vigore, che consente al Comune di finanziare gli istituti privati, paritari, spesso cattolici; chi sceglierà l’opzione B invece manifestera’ l’intenzione di tenere immutato il sistema di erogazione di fondi pubblici.

Fin qui niente di strano: si tratta di legittimo esercizio della democrazia. Strano invece e’ che ormai da mesi a Bologna ci siano barricate opposte che vedono fronteggiarsi vecchi amici e alleati politici. Lo stesso Pd (che di certo non brilla per compattezza ma che sotto le Due Torri ha sempre mantenuto una parvenza di granitica resistenza) e’ diviso. Due nomi su tutti: Romano Prodi ha dichiarato che voterà B, Francesco Guccini ha detto di essere per la A.

Ad essere d’accordo con il cantautore, poi, c’è una pletora di intellettuali, artisti, studiosi: tra i firmatari dell’appello a votare A si contano Stefano Rodota’, Margherita Hack, Andrea Camilleri, Salvatore Settis (rettore della Scuola Normale di Pisa), i Wu Ming, Valeria Golino e Riccardo Scamarcio. La B raccoglie l’assenso di nomi altrettanto eccellenti (già da solo Romano Prodi a Bologna smuove le montagne) dall’economista Stefano Zamagni a Pier Ferdinando Casini. Altro nome illustre a favore della A e’ Nichi Vendola che, dando il suo appoggio al comitato promotore del referendum Articolo 33, ha fatto infuriare il sindaco Virginio Merola, favorevole all’opzione B, che giorni fa ha definito il segretario di Sel “vergognoso”. E volano le parole grosse. Grosse perché Merola deve avere dimenticato che governa a Bologna in alleanza con il partito di Vendola e che lo stesso governatore della Puglia si e’ fatto un giro sotto le Due Torri per chiudere (davanti a una folla enorme in piazza Maggiore) la campagna elettorale del sindaco un paio di anni fa. Scassata l’alleanza, Sel ha dichiarato che rimarrà alleata a tempo determinato nel governo Pd della città, Merola tira dritto e raccoglie l’appoggio di Cisl e Spi. D’altra parte non ce la fa con l’intera Cgil, le responsabili scuola del sindacato invitano a votare A, e così pure i duri e puri della Fiom di Maurizio Landini.

Morale: i risultati si avranno questa sera, ad urne chiuse, la vittoria della A e’ pagata tantissimo, le probabilità di vittoria del referendum sulle materne private non sono alte, come ha sintetizzato l’ex segretario Ds Mauro Zani dalle pagine del suo blog: “perderemo credo – ha scritto -. Tuttavia ci sono battaglie che vanno combattute anche a futura memoria”. Chiunque vinca resta una crepa cromatico-politica di diverse sfumature di rosso.

Articolo 33 esulta lo stesso per la vittoria “Davide ha battuto Golia, se ne tenga conto”

da la Repubblica

Articolo 33 esulta lo stesso per la vittoria “Davide ha battuto Golia, se ne tenga conto”

Nel quartier generale dei referendari: “Non è vero che l’affluenza è stata bassa”. Reclami pure per disagi ai seggi

ILARIA VENTURI ALLE undici di sera arriva di corsa, dai seggi, Giovanni Cocchi, insegnante. «Stiamo vincendo». Partono gli abbracci e le urla, nel quartier generale dei referendari in via dello Scalo. Bruno Moretto si commuove, «Sono felice», non si tiene Mirco Pieralisi di Sel, ed esulta Sandra Soster, sindacalista Cgil. E’ la loro vittoria. Per storia personale, per molti è una rivincita. E quando arriva la conferma ufficiale, ecco il commento condiviso del Comitato Articolo 33. «Ha vinto Davide contro Golia, la scuola pubblica ha vinto il referendum, l’amministrazione dovrà tenerne conto, al paese diciamo che Bologna ha scelto la scuola laica e di tutti». Nonostante l’astensionismo, i referendari festeggiano con le lacrime agli occhi dalla gioia. «Per noi la partecipazione è stata buonissima, gli elettori superano di gran lunga gli interessati al voto: non solo nonni, mamme e papà, ma la cittadinanza ha capito il valore della battaglia», commentano ricordando il clima politico (il crollo dell’affluenza alle amministrative) e il fatto che all’ultimo referendum sulle farmacie votò il 36% dei bolognesi, ma in tre giorni. Il risultato arriva dopo una lunga giornata elettorale segnata da code in alcuni seggi e disagi, soprattutto di chi è stato costretto a vagare alla ricerca di quello giusto. In fila le mamme coi passeggini, tante suore e sacerdoti schierati per le paritarie. Il Comitato referendario ha inviato una diffida al Comune per denunciare l’assenza di stradari in alcuni seggi e dunque «file o rinunce per la difficoltà ad individuare la propria sezione». La giornata era partita con molte facce scure per un’affluenza che alle 12 aveva superato di poco l’8%. Ad urne chiuse, i ringraziamenti dell’assessore Matteo Lepore ai 700 dipendenti comunali impegnati ai seggi. Nella sede del comitato c’è tensione, che si scioglie all’arrivo delle prime telefonate dai seggi: «Bolognetti è nostro, al Navile vinciamo». Arrivano in tanti, verso mezzanotte: tra questi, Ivano Marescotti, Paolo Soglia, i Wu Ming. «La devastante forza tranquilla del popolo della scuola. Domani è un altro giorno, ma di fronte a un pronunciamento di 86mila bolognesi si dovranno pesare le parole e aver rispetto», commenta Pieralisi. E arriva la torta con la scritta: scuola pubblica.

A Bologna vince il No al finanziamento alle private

da Tecnica della Scuola

A Bologna vince il No al finanziamento alle private
di Pasquale Almirante
Il referendum consultivo di Bologna ha detto No ai fondi alle scuole private dell’infanzia con il 59% dei consensi. Il 41% dei bolognesi invece si è espresso per l’opzione B, in difesa dell’attuale convenzione
Da mesi ormai Bologna è divisa in due, e non solo fra opposti idee ma anche fra idee comuni, come quelle che stanno insieme nel Pd che appunto, in occasione del referendum si è diviso. I motivi della divisone come è noto stanno nei due voti possibili per finanziare la scuola dell’infanzia: chi ha votato A voleva dire no al sistema, ad oggi in vigore, che consente al Comune di finanziare gli istituti privati, paritari, spesso cattolici; chi ha scelto l’opzione B invece ha manifestato l’intenzione di temere immutato il sistema di erogazione di fondi pubblici.  L’affluenza è stata molto bassa: 85.934 cittadini, pari al 28.71% degli aventi diritto, quindi un bolognese su tre.  Un dato sottolineato dal fronte del B, che raccoglieva, oltre a tutto il mondo cattolico, la Curia, il Pd, la Cisl e il centrodestra. “Mi sembra che abbia votato poca gente, e’ stato il referendum con la piu’ bassa affluenza nella storia di Bologna”, ha detto la senatrice e responsabile Scuola nazionale del Pd, Francesca Puglisi.  “La bassa partecipazione e’ l’indice di una formulazione del quesito referendario del tutto inadeguato per una discussione utile sulla scuola”. “Gran parte dei bolognesi”, ha concluso la parlamentare Pd, “sono rimasti a casa perche’ probabilmente pensano che sia una discussione del tutto fuorviante”. Ora, dopo mesi di dibattiti, la battaglia fra A e B con le relative divisioni si è conclusa e siccome il referendum è solo consultivo, il Comune di Bologna può pure continuare, anche se la maggior parte dei bolognesi è contraria, a finanziare le scuole paritarie.

Ccni assegnazioni e utilizzazioni: molti dubbi dalla Funzione Pubblica

da Tecnica della Scuola

Ccni assegnazioni e utilizzazioni: molti dubbi dalla Funzione Pubblica
di L.F.
I punti incriminati sarebbero due: la disciplina delle utilizzazioni ai licei musicali e l’articolo sulle precedenze. Ministero e sindacati dovranno rivedere il testo prima di firmare l’accordo definitivo.
Com’è ormai noto, le ipotesi di contratto integrativi sulla mobilità, in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 40 bis, commi 1 e 2, del D.L.vo n. 165/2001, come sostituito dall’art. 55 del D.L.vo n. 150/009, sono oggetto di un lungo e complesso percorso di verifica, che tra le sue tappe, prevede il rilascio della competente certificazione finanziaria da parte dell’Ufficio Centrale di Bilancio del Miur, quale organo di controllo, le successive valutazioni di competenza, del dipartimento per la Funzione Pubblica del Ministero economia e finanza, volte all’accertamento congiunto della compatibilità economico-finanziaria.  Nel caso dell’ipotesi di contratto sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per l’anno scolastico 2013/2014, firmato il 15 maggio 2013, la Funzione Pubblica esprime alcune perplessità, che potrebbero con molta probabilità significare uno stop dello stesso contratto, che dovrà quindi tornare indietro per essere modificato.  Quali sono i punti critici del contratto evidenziati dalla Funzione Pubblica? I punti incriminati sono due e riguardano la disciplina delle utilizzazioni ai licei musicali e l’articolo sulle precedenze. Nello specifico si tratta degli artt. 6 bis e 8. Infatti, secondo la FP, il comma 3 dell’art. 6 bis che limita i docenti parzialmente utilizzati in altro istituto su insegnamento di indirizzo del liceo musicale e/o coreutico a non potere ricevere ulteriori spezzoni orari nelle scuole di servizio che diano luogo ad un orario settimanale superiore a quello previsto dal vigente Ccnl, è illegittimo in quanto non osserva la legge n. 448/2001 che all’art..22 comma 4 garantisce la priorità delle ore eccedenti ai docenti interni alla scuola, fino ad un massimo di 24 ore di servizio settimanale.  La Funzione Pubblica entra anche nel merito delle precedenze elencate all’art. 8 della su citata ipotesi di contratto per le utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. In questo caso si fa notare che mentre si garantisce la precedenza al personale docente non vedente (art. 3 della legge 28 marzo 1991, n. 120) e al personale docente emodializzato (art. 61 della legge n. 270/82), ci si dimentica di proteggere un’altra categoria di invalidi, cioè i disabili con protesi agli arti inferiori che dall’art. 61 della legge n. 270/82 vengono equiparati agli stessi emodializzati. Inoltre nel disporre la precedenza in favore del disabile grave ne limita gli effetti al comune di residenza contravvenendo all’art.33 comma 6 della legge 104/92, che fa esplicito riferimento al domicilio e non alla residenza. L’osservazione che sorge spontanea, visto che il sistema delle precedenze è così fatto anche nel contratto di mobilità, è quella di capire come mai la Funzione Pubblica, non ha sollevato queste serie valutazioni anche per il Ccni del 11 marzo 2013. Probabilmente si tratta di una lettura più approfondita fatta su questa ipotesi di contratto sulle utilizzazioni, che inevitabilmente farà tardare tutto l’iter contrattuale.

Niente prospetti del fondo di istituto a RSU e sindacati

da Tecnica della Scuola

Niente prospetti del fondo di istituto a RSU e sindacati
di R.P.
Condannata l’Amministrazione penitenziaria che aveva trasmesso ai sindacati i dati relativi ai compensi erogati a un dipendente per il lavoro straordinario svolto. La decisione del Garante appare estensibile anche al comparto scuola.
Le pubbliche amministrazioni non possono fornire alle organizzazioni sindacali dati nominativi sui compensi erogati al personale dipendente a titolo di lavoro straordinario.  Lo stabilisce una recente disposizione del Garante della Privacy che si è espresso su un caso specifico sollevato da un dipendente della amministrazione penitenziaria che è stata anche multata per aver invece consegnato ai sindacati i dati in questione. Inizialmente il dipendente si era rivolto al Dipartimento della Amministrazione competente lamentando il fatto che fosse stata trasmessa alle organizzazioni sindacali una comunicazione in forma nominativa del prospetto concernente le prestazioni di lavoro straordinario da lui effettuate con le relative competenze. Poiché il Dipartimento non aveva dato alcun riscontro al suo esposto, si è rivolto al Garante chiedendo che i suoi dati personali non venissero né trasmessi ai sindacati, né affissi e quindi diffusi in locali comuni. A questo punto il Garante si è pronunciato affermando che le pubbliche amministrazioni, in assenza di disposizioni normative o di specifiche clausole contenute in contratti collettivi, non possono comunicare le ore di straordinario svolte da un dipendente indicando anche il nome e il cognome dello stesso. Le comunicazioni – ha precisato ancora il Garante – vanno fatte in forma anonima o aggregata. Nella sua decisione l’Autorità ha richiamato anche quanto previsto dalle Linee guida del Garante del 14 giugno 2007 sul trattamento dei dati personali nel rapporto di lavoro pubblico, le quali stabiliscono che l’amministrazione pubblica può fornire alle organizzazioni sindacali dati numerici e aggregati e non anche quelli riferibili ad uno o più lavoratori individuabili. La decisione del Garante, pur riguardando un caso specifico, è facilmente estensibile anche ad altri comparti del pubblico impiego e fa ritenere che anche nella scuola non sia possibile consegnare a RSU di istituto o ad altri rappresentanti sindacali prospetti contenenti i nominativi e compensi individuali del personale destinatario del fondo di istituto.

Concorso a cattedra a rischio annullamento?

da Tecnica della Scuola

Concorso a cattedra a rischio annullamento?
di Aldo Domenico Ficara
Siamo arrivati alla conclusione delle correzioni delle prove scritte nel concorso a cattedra e cresce la protesta degli aspiranti docenti per le numerose irregolarità segnalate.
Tra queste si possono evidenziare l’utilizzo della penna blu al posto di quella nera, le correzioni in bella copia, lo svolgimento della traccia oltre le 22 righe, la consegna dei fogli di brutta copia, l’inversione dei quesiti e l’utilizzo della scrittura in stampatello. In altre parole sono questi i “dettagli” che rischiano di compromettere la validità degli elaborati consegnati. Dal canto loro le commissioni non hanno risposto nel modo atteso in quanto tali problematiche sono state affrontate in modo del tutto soggettivo.  Altri problemi procedurali sono venuti alla luce grazie ad alcune testimonianza scritte riportate sulle pagine di alcune testate giornalistiche di settore, come l’uso dello smartphone durante l’esame fino alla discrezionalità con cui sono stati accordati i permessi per andare in bagno, passando per l’utilizzo di testi non ammessi in sede d’esame come atlanti e dizionari scientifici.  Si può affermare senza essere smentiti che mentre il concorso per dirigenti scolastici in molte regioni naviga a vista sotto il peso di ordinanze del Consiglio di Stato e sentenze del Tar Lazio e Tar periferici, il concorso a cattedra inizia a rivolgere lo sguardo alle aule della giustizia amministrativa con il possibile rischio di un suo annullamento.

Due nodi da sciogliere per Carrozza: reclutamento e valutazione

da Tecnica della Scuola

Due nodi da sciogliere per Carrozza: reclutamento e valutazione
di R.P.
Lo sostiene l’economista Daniele Checchi in un intervento pubblicato su lavoce.info. Ma reclutare nuovi docenti non è facile come sembra e anche la valutazione non può continuare ad essere una operazione fine a se stessa.
Reclutamento dei docenti e valutazione sono i due nodi che il ministro Maria Chiara Carrozza deve affrontare subito: lo sostiene l’economista Daniele Checchi in un ampio intervento pubblicato sul sito lavoce.info
Checchi parte da una osservazione quasi ovvia e afferma che “il problema centrale per ogni datore di lavoro è attrarre, trattenere e motivare il proprio personale” e il Ministero dell’Istruzione, con il suo milione di dipendenti, è il più grande datore di lavoro del Paese. Numeri alla mano Checchi rileva che nei prossimi 10 anni più di 300mla insegnanti andranno in pensione, 32mila all’anno in media. Saranno quindi necessarie non meno di 25mila nuove assunzioni all’anno. “Ma questo scenario – sottolinea l’economista –
si scontra, da un lato, con il concorso a posti per docenti abilitati (quindi un reclutamento immediato) in corso di espletamento e, dall’altro, con la presenza di circa 200mila precari iscritti nelle liste a esaurimento”. “Il dilemma è chiaro – continua Checchi – immettere in ruolo tutti i precari significa non assumere nessun nuovo laureato per i prossimi dieci anni; immettere solo nuovi laureati significa rendere disoccupati (probabilmente senza alcuna possibilità di reingresso) persone tra i trenta e i quarant’anni con una esperienza media di servizio di 4-5 anni”. Non a caso il ministro Profumo ha evitato di intervenire sul problema rinviandolo al suo successore. Il punto è che “non esiste una soluzione palesemente migliore delle altre, ma ci sono soluzioni più o meno inique gene razionalmente”. La strada potrebbe essere quella di procedere con le nuove assunzioni, cercando di selezionare i migliori aspiranti insegnanti, ma l’operazione – come è facile immaginare non è per niente semplice. Il secondo nodo è quello della valutazione del sistema scolastico. “Su questo terreno – ammette Daniele Checchi – i Governi precedenti hanno creato le premesse perché il processo diventi una prassi regolare”. “Ma la valutazione – fa osservare ancora Checchi – è tale se alla misurazione degli esiti fa seguire interventi correttivi o premiali. Altrimenti rimane un esercizio conoscitivo che può produrre effetti solo attraverso meccanismi reputazionali: studenti e famiglie scelgono le scuole e le università emerse come migliori e abbandonano quelle peggiori”. La conclusione dell’economista fa riflettere: “Ci auguriamo che il ministro voglia dare un segnale di apertura ai capaci. Verrebbe da chiamarlo “meritocratico” se i suoi predecessori non avessero ideologizzato il termine al punto da renderlo inoperativo. Ma scuola e università, che hanno come mission quella di valutare e selezionare i percorsi formativi dei giovani, non possono sottrarsi ad analoghi processi valutativi e selettivi”. Vedremo nelle prossime settimane se il ministro Carrozza intende tenere conto in qualche misura di questi suggerimenti.

Copiare è come rubare l’ingegno degli altri

da Tecnica della Scuola

Copiare è come rubare l’ingegno degli altri
di Pasquale Almirante
Se i bambini che copiano sono il 34% già alle elementari, alle superiori la percentuale si evolve, mentre in Usa il Wall Street Journal stigmatizza questa tendenza. Allora, più che controlli tecnologici agli esami,bisogna forse istruire nuove pratiche culturali
In Italia, dice il Corriere, i bambini che copiano arrivano al 34% già alle elementari, senza tenere conto, a parere del sociologo, che “I raggiri scolastici sono delle vere e proprie prove generali d’illegalità, ma vengono rappresentati come gesti sporadici insignificanti o episodi di costume e di folklore”. Per questo allora, più che intensificare i controlli, installando marchingegni tecnologici sugli edifici scolastici, per impedire ai ragazzi di copiare agli esami di Stato, sfruttando telefonini e smartphon, sarebbe opportuno una sorta di svolta culturale che consideri finalmente ignominiosa la scopiazzatura, una sorta di furto del sacrificio altrui. Una battaglia insomma per assegnare il suo vero negativo valore all’atteggiamento di “comprensione” nei confronti degli studenti copioni, una lotta ferma contro la tendenza a considerare inutilmente fiscale il rispetto delle leggi e persino a giustificare o a tollerare indebiti aiuti, compreso passare ai propri allievi traduzioni e soluzioni, come sottolineano schiere serie di docenti. Una inversione di tendenza di carattere culturale insomma piuttosto che di “polizia tecnologica” anche perché, e soprattutto, la scuola è il luogo deputato alla legalità e al rispetto delle regole, per cui continuare a parlare di merito, di lealtà, di responsabilità senza una effettiva applicazione nella prassi appare diseducativo e non credibile. Fra l’altro il Consiglio di Stato si è schierato dalla parte dei copioni, con una sentenza che dichiara illegittima l’esclusione dagli esami di una candidata sorpresa a copiare da un palmare. In ultima analisi, dunque, permettere ai ragazzi di copiare agli esami ha la stessa identica valenza della tolleranza abulica e delle mancate denunce agli evasori fiscali che, sulla pelle degli altri e sui sacrifici di chi paga, usano i servizi dello stato. Per questo, più che richiedere sorveglianze tecnologiche, la scuola ha il dovere di scoraggiare e di punire in qualche modo chi copia, perché costui non fa altro che sfruttare il lavoro e il sacrifico degli altri a suo vantaggio, senz’altro mettere sul tavolo che la propria ignava ignoranza e la neghittosità. Il nuovo impegno culturale della scuola sta allora nel chiedere conto e far pagare il disimpegno e il disinteresse, per favorire e premiare chi si impegna, chi studia, chi si sacrifica in attesa del dovuto riconoscimento che non può essere condiviso con alunni irresponsabili, inattivi, e, più che asini, sciacalli pronti a ghermire il sacrificio altrui.