29/04/2013 – Progetto nazionale “Qualità e Merito” – Autorizzazioni Piani di Disseminazione – Annualità 2012/2013

Oggetto: PON FSE “Competenze per lo sviluppo” – Obiettivo/Azione A.2 “Definizione di strumenti e metodologie per l’autovalutazione/valutazione del servizio scolastico inclusa l’azione di diagnostica”. Azioni di disseminazione progetto nazionale “Qualità e Merito” nelle Regioni Obiettivo Convergenza. Avviso prot. AOODGAI/3978 del 08/04/2013 – Autorizzazioni Piani di Disseminazione – Annualità 2012/2013.

Autorizzazioni Campania e comunicazione all’USR Campania
Autorizzazioni Puglia e comunicazione all’USR Puglia
Autorizzazioni Sicilia e comunicazione all’USR Sicilia

29/04/2013 – Obiettivo/Azione F3: “Istruzioni operative per la Gestione dell’Obiettivo F “

Oggetto: PON POR FSE “Competenze per lo Sviluppo” – Piano Azione Coesione – Priorità Istruzione – Regioni Obiettivo Convergenza – Obiettivo/Azione F3: “Istruzioni operative per la Gestione dell’Obiettivo F “Promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e l’inclusione sociale” – Azione 3 “Sviluppo di reti contro la dispersione scolastica e la creazione di prototipi innovativi. Anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014.

Nota n. 5984 del 22 maggio 2013 e linee guida

29/04/2013 – Autorizzazione formazione in presenza “DIDATEC BASE” e “DIDATEC AVANZATO”

Oggetto: PON FSE “Competenze per lo sviluppo” – Obiettivo/Azione E.2 – Interventi per la creazione di reti su diverse aree tematiche e trasversali (educazione ambientale, interculturale, competenze di base, ecc.). Autorizzazione formazione in presenza “DIDATEC BASE” e “DIDATEC AVANZATO“. Asse I – Obiettivo 5 Azione 5 “Progetti Nazionali con la FAD” progetti D5-FSE-2010-1 e D5-FSE-2010-2 previsti nell’ambito della circolare AOODGAI/11552 del 27/07/2012

Autorizzazioni Calabria e comunicazione all’USR Calabria
Autorizzazioni Campania e comunicazione all’USR Campania
Autorizzazioni Puglia e comunicazione all’USR Puglia
Autorizzazioni Sicilia e comunicazione all’USR Sicilia

LA CISAL SCUOLA CAMBIA DENOMINAZIONE IN F.I.S.A.L. SCUOLA

LA CISAL SCUOLA CAMBIA DENOMINAZIONE IN F.I.S.A.L. SCUOLA

La segreteria nazionale del sindacato F.I.S.A.L. Scuola, rende noto che la Cisal Scuola non esiste
più. Difatti, Il giorno 23 -24 del mese di marzo dell’anno 2013 il congresso straordinario degli
associati alla Cisal Scuola Nazionale, ha deliberato il cambio di denominazione, e la revoca del
rapporto associativo alla Confederazione Cisal, con la precisazione che la F.I.S.A.L. SCUOLA è
la continuazione naturale, sotto diversa denominazione della Cisal scuola (che non esiste più).
Di conseguenza la F.I.S.A.L. SCUOLA subentra nell’attribuzione dei diritti sindacali che ad essa
saranno imputati. Una decisione, sofferta, commenta il segretario generale prof. Raffaele Di Lecce,
scaturita dal fatto che i recenti accordi instaurati per la costituzione di un nuovo soggetto sindacale
denominato CGU CISAL, costituito da Cisal da una parte e dall’altra dalla Gilda degli insegnanti,
Federazione sindacale Scuola, esclusero, di fatto, la CISAL SCUOLA dalla partecipazione al tavolo
della trattativa per costituzione del nuovo soggetto sindacale, denominato CGU CISAL,
esponendola a una sorta di delegittimazione politico-sindacale, in quanto incompatibile con altra
federazione dello stesso comparto presente nel nuovo soggetto sindacale del pubblico impiego.
Ciò perché la confederazione CISAL, alla quale la Cisal Scuola aderiva, non rese mai partecipe la
Cisal Scuola della la costituzione del nuovo soggetto sindacale denominato CGU-CISAL, facendo
venir meno i doveri e i patti di collaborazione, cooperazione, basati sul concetto di lealtà e
correttezza al fine della tutela e dell’immagine della Cisal Scuola, con conseguente violazione delle
norme Statutarie.
Pronti al dialogo e nel rispetto di competenze e ruoli saremo disponibili, commenta il segretario
generale prof. Raffaele Di Lecce, alla ricerca di soluzioni atte a gratificare ruoli e competenze in
una prospettiva di responsabilità e crescita del nostro movimento sindacale e a dare ai nostri
associati un riferimento forte attraverso i nostri quadri sindacali nazionali che periferici.
Con lo sguardo attento al passato, forti di una storia fatta di grandi sacrifici, ma consapevoli di poter
costruire un sindacato nuovo moderno, per tutti i lavoratori e per le generazioni future in una
prospettiva di libertà di giustizia sociale, di progresso. Conclude Di Lecce

I diritti educativi nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia

I diritti educativi nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia

di Margherita Marzario

Abstract: Attraverso una breve disamina dell’atto internazionale, l’Autrice presenta gli aspetti molteplici, profondi e multiformi dell’educazione minorile, scavandone il significato.

 

Per far fronte alla cosiddetta “sfida educativa” ci si sforza di dare nuovi contenuti all’educazione parlando, fra le ultime, di educazione alla gentilezza, educazione alla cittadinanza economica.

L’educazione è innanzitutto un diritto che si sostanzia in diritti educativi.

È interessante fare una lettura, in tale direzione, della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia sottoscritta a New York il 20 novembre 1989.

Il primo articolo in cui si parla di educazione è l’art. 20, relativo all’ambiente del fanciullo, in cui si legge la formula “necessità di garantire una certa continuità nell’educazione del fanciullo”. La locuzione “continuità nell’educazione” è usata, a livello nazionale, solitamente nell’ambito scolastico, invece dovrebbe ispirare ogni intervento educativo e soprattutto la coppia genitoriale. Per continuità s’intende azioni costanti e coerenti, che diano radici e che tengano conto che “un figlio è una persona e la vita di una persona è un continuum dall’attimo in cui viene concepita al momento in cui muore” (la scrittrice Oriana Fallaci[1]). “Cultura ed educazione sanciscono la continuità della storia che si incarna nei pensieri e nelle azioni quotidiane. Il destino dell’umanità futura dipende dalle scelte del nostro presente” (lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro).

Nell’art. 24, relativo alla salute del fanciullo, si parla di “educazione dei genitori” (anche se riferito alla pianificazione familiare). L’educazione dei genitori, intesa anche come automaieutica, è necessaria proprio per il benessere dei fanciulli, pensando ai numerosi casi di famiglie patologiche o patogene. Da qui la necessità di interventi di sostegno alla genitorialità, in maniera coordinata e mirata, che accompagnino e mantengano sempre in allenamento i genitori come un “tapis roulant” e non in maniera eccezionale o sostitutiva, come una “stampella” o una “protesi”.

Nell’art. 28, interamente dedicato all’educazione, si riconosce “il diritto del fanciullo ad avere un’educazione” e non “il diritto di essere educato”, come si legge nella nostra legislazione, per esempio nell’art. 315 bis cod. civ. (aggiunto dalla L. 219/2012). L’essere educato può far pensare ad una posizione di soggezione, di passività, invece avere un’educazione fa pensare ad un’interazione, ad una relazione perché l’educazione è relazione ed è nella relazione. Nell’art. 28 si legge, poi, “piena realizzazione di tale diritto”, espressione simile si trova solo nell’art. 24, relativo alla salute. Perché salute e educazione sono presupposti dell’interezza della persona, della sua libertà e della sua realizzazione. Infatti, nelle scienze umane si usa il vocabolo “realizzazione” per esprimere “realizzazione della persona”, “realizzazione del sé”, o altre affini. Nella Convenzione si parla di “realizzazione” in generale negli artt. 41, 43 e 44 a coronamento di tutti i diritti del fanciullo e degli obblighi contratti dagli Stati. Da questa lettura sistematica dell’intera Convenzione si evince ancor di più la rilevanza dell’educazione e della sua realizzazione. Continuando la lettura dell’art. 28 si trova la locuzione “sulla base di eguali opportunità”, unica in tutta la Convenzione, perché l’educazione è fonte di eguali opportunità ed è essa stessa un’opportunità. Nel testo dell’art. 28 si identifica, poi, l’educazione con l’istruzione. Alla lettera d) si parla di “informazione educativa”, come dovrebbe essere ogni informazione soprattutto se diretta ai bambini. Nel paragrafo 2 dell’art. 28 vi è il binomio “disciplina scolastica” e “dignità umana”, che non dovrebbe essere trascurato da docenti e discenti. Secondo alcuni etimologi “dignità” ha la stessa origine dei verbi latini “dicere”, mostrare, dire, e “docere”, far conoscere, istruire; quindi tra disciplina (dal latino “discere”, imparare) e dignità vi è una profonda connessione.  La scuola, dandosi come obiettivo sommo la dignità umana, recupera la sua immagine di “palestra di vita”, dove si impari non per la scuola ma per la vita, per se stessi (parafrasando un aforisma di Seneca). Nel terzo ed ultimo paragrafo dell’art. 28 si prevede “la cooperazione internazionale in materia di educazione”, previsione che richiama la rilevanza dell’educazione giacché la cooperazione internazionale, oltre ad essere programmata in maniera generale nel Preambolo e nell’art. 45, è incoraggiata in altre situazioni giuridiche fondamentali, disciplinate negli artt. 17 (informazione), 22 (fanciullo “rifugiato”), 23 (disabilità) e 24 (salute).

L’art. 29, che è quello che più ricalca i principi espressi nel Preambolo, può essere considerato una “dichiarazione in seno alla Convenzione”. La formulazione del primo paragrafo “l’educazione del fanciullo deve tendere a” evoca i concetti di “continuità dell’educazione”, di “tensione educativa”, di “attenzione” che significa proprio “tendere a”. Inoltre, evoca anche la crescente segnalazione di “disturbi attentivi” nei bambini e la loro preoccupante medicalizzazione che rappresenta un fallimento dell’educazione e della pedagogia. Alla lettera a) si legge: “promuovere lo sviluppo della personalità del fanciullo, dei suoi talenti, delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutto l’arco delle sue potenzialità”. Previsione rimasta disattesa anche a livello legislativo. A titolo esemplificativo, nella nostra legislazione nazionale non si trova il vocabolo “talenti”; l’art. 315 bis comma 1 cod. civ. “Diritti e doveri del figlio” recita: “Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”. Riscrivendo insieme l’incipit degli artt. 28 e 29, si potrebbe dire che “il fanciullo ha diritto ad avere un’educazione che deve tendere”. Inoltre nella lettera a) dell’art. 29 si usa il vocabolo “potenzialità” (ciò che si può realizzare), mentre nell’art. 28 lettera c) il vocabolo “capacità” (ciò che può contenere). La differenza non dovrebbe essere trascurata né dai genitori né da altri educatori, perché gli interventi educativi vanno differentemente mirati e calibrati. L’art. 29 è l’unico articolo della Convenzione in cui sono state scritte le seguenti locuzioni: “inculcare”, verbo molto efficace, perché materialmente è “introdurre a forza”, ma in senso traslato significa “la cura di bene imprimere un consiglio, un avvertimento nella memoria, scolpire nella mente” e non scolpire la mente, perché educare è avere forza e cura; “valori”; “responsabilità della vita”; “civiltà”, che è la sublimazione della cultura; “amicizia”. Il riferimento all’amicizia riecheggia il concetto greco di “philia”, che significa anche “affinità, affetto, piacere”. L’educazione trasmette “philia” e avviene nella “philia”. “Philia” ha dato origine ai nomi di alcune scienze umane, tra cui la filosofia di cui bisognerebbe recuperare la valenza educativa, come nella proposta “Philosophy for children” e tenendo conto che in passato i più grandi educatori erano i filosofi. Le cinque espressioni suindicate, da “inculcare” ad “amicizia”, dovrebbero ispirare l’educazione permanente e continua della persona affinché sia persona. La parola che viene più volte ripetuta (ben quattro volte) è “rispetto”. Ci si deve soffermare sull’espressione “rispetto dei genitori”, fondamentale perché i bambini maturino il rispetto per tutti gli adulti e gli altri e successivamente delle istituzioni. Si noti anche che alla lettera a) si parla di “personalità del fanciullo”, come nel Preambolo. Quello svolgimento della personalità di cui si parla già nell’art. 2 della nostra Costituzione e che, invece, spesso è l’obiettivo educativo più trascurato dai genitori, in particolare i genitori non educano i figli all’autonomia e all’indipendenza di pensiero. Ci si rende conto dell’importanza di “promuovere lo sviluppo della personalità del fanciullo” solo quando si manifestano disturbi della personalità, fenomeno tristemente crescente. Nel paragrafo 2 sono indicati i criteri direttivi per le istituzioni educative; dovrebbero essere educative tutte le istituzioni in quanto tali, a cominciare dallo Stato.

“Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e qualsiasi tipo di lavoro rischioso o che interferisca con la sua educazione o che sia nocivo per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”: così l’art. 32 par. 1. È interessante che l’educazione sia stata anteposta alla salute e allo sviluppo del fanciullo proprio perché è propedeutica alla salute e allo sviluppo del fanciullo. Inoltre il fatto che si stabilisca “il diritto del fanciullo ad essere protetto che nulla interferisca con la sua educazione” dovrebbe essere anche un monito per i genitori che qualsiasi vicenda familiare o extrafamiliare non deve mai interferire con l’educazione dei figli.

Oltre a questi articoli in cui si parla espressamente di educazione, ve ne sono altri in cui vi è l’aggettivo “educativo”. Negli artt. 19 e 33 si parla di “ogni misura appropriata di natura […] educativa” contro qualsiasi forma di violenza, contro l’uso illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope o altre attività illecite connesse. Opinabile è aver anteposto le altre misure a quelle educative che, invece, dovrebbero essere prioritarie.

Così com’è criticabile che, per i fanciulli accusati e riconosciuti colpevoli, siano previsti “programmi di formazione educativa […] al fine di garantire che i fanciulli vengano trattati in modo adeguato al loro benessere” solo nel 4° ed ultimo paragrafo dell’art. 40. Tutti gli interventi educativi istituzionali e nei confronti di tutti i fanciulli dovrebbero essere coordinati in “programmi di formazione educativa” coniugando formazione e educazione. Nella nostra realtà italiana, purtroppo spesso non è così, se si guarda alle continue riforme scolastiche, incongruenti e inconcludenti. L’educazione non dovrebbe essere considerata, o non solo, un mezzo di prevenzione primaria, secondaria e terziaria come nell’ultimo paragrafo dell’art. 40, ma innanzitutto un mezzo di promozione (aspetto, quest’ultimo, tanto evidenziato nella Convenzione) e investire in tal senso. Anziché preoccuparsi ed occuparsi di migliorare la qualità di vita nelle carceri e nelle comunità minorili, bisognerebbe preoccuparsi ed occuparsi di più delle scuole e di altre istituzioni educative.

Perché educare è educare alla vita. “Educare alla vita significa innanzitutto porre nel cuore di ognuno le condizioni perché venga accolta: è indispensabile crescere le nuove generazioni seminando nella loro coscienza l’atteggiamento di una permanente apertura alla vita. Educare significa anche proporre la scala delle priorità di fronte alle molte opportunità che incontriamo quotidianamente e che configurano il senso fondamentale che diamo al nostro vivere. Nell’ordine di tali priorità, la tutela della vita ha un ruolo primario; senza il diritto alla vita nessun altro diritto, infatti, può essere garantito” (Gian Antonio Dei Tos, esperto di bioetica).



[1] O. Fallaci, “Lettera a un bambino mai nato”, Rizzoli, 1975.

Lavoro: accordo storico sulla rappresentanza

Lavoro: Camusso, accordo storico sulla rappresentanza

“Un accordo storico, che mette fine ad una lunga stagione di divisioni”: così la leader della CGIL, Susanna Camusso, definisce l’intesa su rappresentanza e democrazia raggiunta nella serata del 31 maggio 2013 con i leader di CISL e UIL e Confindustria.

L’accordo in materia di democrazia e rappresentanza è un punto di svolta importante nella regolazione dei rapporti tra la parti e completa il quadro di regole previsto dall’accordo del 28 giugno 2011. Infatti, oltre a definire le modalità con cui misurare la rappresentanza delle organizzazioni sindacali, determina le regole con cui validare e rendere esigibili i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL).

Misurazione della rappresentanza

  1. Ai fini della determinazione del peso di ogni organizzazione sindacale, che determina la possibilità di sedere ai tavoli dei rinnovi contrattuali, valgono:
    – le deleghe sindacali (trattenuta operata dal datore di lavoro su esplicito mandato del lavoratore) comunicate dal datore di lavoro all’INPS e certificate dall’Istituto medesimo;
    – i voti raccolti da ogni singola organizzazione sindacale nell’elezione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) in carica (validità 36 mesi)
  2. Il numero degli iscritti e il voto per le RSU peseranno ognuna per il 50% (così come anche previsto nel decreto legislativo 165/01 per il pubblico impiego)
  3. Questi due dati, iscritti e voto, verranno comunicati ad un ente esterno certificatore (es: CNEL) che procederà, per ogni CCNL, a determinare il calcolo della rappresentanza di ogni organizzazione sindacale.
  4. Le RSU saranno elette con voto proporzionale ai voti ottenuti, superando così l’1/3 destinato alle Organizzazioni Sindacali firmatarie di CCNL, e vi è l’impegno a rinnovare quelle scadute nei successivi sei mesi.

Validità ed esigibilità dei CCNL

Con l’accordo si stabiliscono regole che determinano le modalità con cui rendere esigibili, per entrambe le parti contraenti, il CCNL. Trattasi, per la prima volta nella storia delle relazioni sindacali nel nostro Paese, di una procedura formalizzata e condivisa da entrambe le parti.

  1. Saranno ammesse al tavolo della trattativa le Organizzazioni Sindacali “pesate” con le regole sopra descritte, che superino la soglia del 5%.
  2. Le modalità di presentazione delle piattaforme contrattuali è lasciata alla determinazione delle singole categorie, con l’auspicio di entrambe le parti affinché si determinino richieste unitarie.
  3. Un CCNL è esigibile ed efficace qualora si verifichino entrambi le seguenti due condizioni:
    – sia sottoscritto da almeno il 50%+1 delle organizzazioni sindacali deputate a trattare;
    – sia validato, tramite consultazione certificata, dalla maggioranza semplice dei lavoratori e delle lavoratrici, con modalità operative definite dalle categorie.
    La sottoscrizione formale del CCNL che abbia seguito tale procedura diviene atto vincolante per entrambe le parti.
  4. I CCNL  definiranno clausole e/o procedure di raffreddamento finalizzate a garantirne l’esigibilità e le relative inadempienze.

Maturità, on line il 3 giugno gli elenchi delle commissioni

da LaStampa.it

Maturità, on line il 3 giugno gli elenchi delle commissioni

L’esame al via il 19 giugno con la prima prova scritta di italiano
roma

Sale l’ attesa sia per tra gli studenti che tra i professori per lunedì 3 giugno quando  saranno disponibili sul sito www.istruzione.it gli elenchi delle commissioni degli esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione.

 

Già dalle prime ore di domani, tuttavia, secondo quanto riferisce una nota inviata dal ministero dell’Istruzione a Direttori degli uffici scolastici regionali, segreterie scolastiche e provveditorati agli studi, si potranno consultare, attraverso l’accesso al sistema informatizzato del Sidi, le composizioni delle commissioni, per visualizzare i commissari esterni e presidenti di commissione.

 

La riunione preliminare di insediamento delle commissioni è fissata al 17 giugno.

 

È confermato anche quest’anno l’utilizzo del “plico telematico” per l’invio alle scuole delle tracce per la prima e seconda prova scritta (nonché, ove prevista, quarta prova) dell’esame di maturità.

 

La prima prova scritta (quella di italiano, uguale per tutti gli indirizzi) è in calendario per mercoledì 19 giugno, la seconda (quest’anno i ragazzi del classico dovranno cimentarsi con il latino, gli studenti dello Scientifico dovranno vedersela con la Matematica e i ragazzi del Linguistico con una lingua straniera) giovedì 20 giugno e la terza (il quizzone) lunedì 24 giugno.

 

Il giorno successivo saranno ancora impegnati i maturandi dei licei e degli istituti tecnici presso i quali è presente il progetto sperimentale Esabac e quelli dei licei con sezioni a opzione internazionale spagnola e tedesca.

La “voglia e la capacità di studiare” è scritta nel Dna

da LaStampa.it

La   “voglia e la capacità  di studiare” è scritta nel Dna

 Alcune varianti genetiche  sarebbero collegabili ai conseguimenti accademici e scolastici
roma

Un  maxistudio internazionale pubblicato su Science  ha individuato le “radici genetiche” della predisposizione a studiare.

 

Sono stati analizzati i Dna di oltre 125mila individui e rintracciate alcune varianti genetiche collegabili ai conseguimenti accademici intesi come gli anni di studio e la conquista di un diploma di laurea.

 

Lo studio è stato condotto dal consorzio Social Science Genetic Association Consortium (SSGAC), che include ricercatori di mezzo mondo.

Il campione di individui coinvolto è per dimensioni senza precedenti, spiega David Cesarini della New York University, altrimenti questo studio non sarebbe possibile.

 

Gli esperti hanno analizzato a tappeto il Dna del campione   “diviso” per anni e titoli di studio conseguiti e trovato alcune varianti genetiche collegabili ai conseguimenti accademici e scolastici.

 

Siamo certo lontani dalla scoperta di quanto mai inverosimili “geni dell’istruzione” o geni che decidano il destino di “asino” o “secchione” di una persona, ma rintracciare varianti geniche legate ai risultati scolastici potrebbe mettere sulla via della scoperta di geni legati ad apprendimento, memoria e disturbi dell’apprendimento.

Revoca domande di mobilità: occhio alla scadenza

da Tecnica della Scuola

Revoca domande di mobilità: occhio alla scadenza
di L.F.
C’è tempo fino al 10 giugno per revocare le domande di mobilità già presentate.
É utile ricordare che il termine ultimo per la comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado è stato fissato, nell’ordinanza ministeriale n.9 del 13 marzo 2013, al 20 giugno prossimo. Nella stessa ordinanza all’art.5 comma 2 è scritto che è consentita la revoca delle domande di movimento presentate. La richiesta di tale revoca deve essere inviata tramite la scuola di servizio o presentata all’Ufficio territorialmente competente rispetto alla provincia di titolarità dell’interessato ed è presa in considerazione soltanto se pervenuta non oltre il decimo giorno prima del termine ultimo, previsto per ciascuna categoria di personale nell’art. 2 della su citata O.M., per la comunicazione al SIDI dei posti disponibili. Quindi nel caso specifico delle scuole secondarie di secondo grado, la revoca è consentita entro e non oltre il 10 giugno prossimo. Dai vari ambiti territoriali italiani è pervenuta, ai dirigenti scolastici, una nota dove si rammenta questa scadenza e la normativa relativa. Cosa succede se l’istanza di revoca è inviata successivamente al 10 giugno 2013? In questo caso le istanze possono essere prese in considerazione solo per gravi motivi validamente documentati ed a condizione che pervengano entro il termine ultimo, previsto per ciascuna categoria di personale nell’art. 2 della presente O.M., per la comunicazione al SIDI dei posti disponibili, nel caso specifico delle scuole secondarie di secondo grado fissato per il 20 giugno. Qualora fossero state presentate più domande di movimento (trasferimento, passaggio ruolo o passaggio cattedra), si può anche decidere di revocare una domanda e lasciare un’altra richiesta. In tal caso si deve dichiarare esplicitamente e chiaramente per quali domande si chiede la revoca. In mancanza di tale precisazione la revoca si intende riferita a tutte le domande di movimento. Queste date, del 10 giugno e comunque inderogabilmente quella del 20 giugno, riguardano anche chi deve presentare domanda, perché individuato soprannumerario, di trasferimento. Infatti in molte province italiane, l’individuazione dei soprannumerari per le scuole secondarie di secondo grado sta avvenendo proprio in questi giorni. I dirigenti scolastici sulla base della dotazione organica di diritto assegnata, stanno procedendo all’individuazione dei docenti soprannumerari e li stanno invitando, entro cinque giorni dalla loro individuazione, alla presentazione della domanda di trasferimento, che ricordiamo dovrà essere presentata in modello cartaceo.

Supplenti messi in ferie d’ufficio: ma è legittimo ?

da Tecnica della Scuola

Supplenti messi in ferie d’ufficio: ma è legittimo ?
di L.F.
Arrivati alla fine dell’anno scolastico si ripropone la questione delle ferie del personale supplente. Per il momento le norme contrattuali sono ancora in vigore.
Le domande che i dirigenti scolastici si stanno ponendo sulla concessione delle ferie dei docenti precari, con contratto fino al termine delle attività didattiche o delle lezioni, sono molteplici.  Pagare o non pagare le ferie ai docenti supplenti con contratto fino al 30 giugno? Bisogna obbligatoriamente mettere in ferie, nei giorni di giugno dopo la fine delle lezioni e gli scrutini o durante le festività di Natale o Pasqua, un docente precario con contratto fino al termine delle attività didattiche, in modo da non monetizzare le sue ferie?  La risposta la troviamo nell’art. 54 della legge 24.12.2012 n° 228, che disapplica le norme contrattuali sulle ferie dei precari a partire dal primo settembre 2013.  La formulazione dell’articolo di legge fa dunque intendere che per questo anno scolastico per le ferie dei precari bisogna fare riferimento ancora a quanto previsto dagli articoli 13 e 19 del vigente CCNL/ Scuola che prevedono il pagamento delle ferie non godute.  Quindi, per questo anno scolastico, le ferie del personale assunto a tempo determinato sono proporzionali al servizio prestato. Qualora la durata del rapporto di lavoro a tempo determinato sia tale da non consentire la fruizione delle ferie maturate, le stesse saranno liquidate al termine dell’anno scolastico e comunque dell’ultimo contratto stipulato nel corso dell’anno scolastico.  La fruizione delle ferie nei periodi di sospensione delle lezioni nel corso dell’anno scolastico non è obbligatoria. Pertanto, per il personale docente a tempo determinato che, durante il rapporto di impiego, non abbia chiesto di fruire delle ferie durante i periodi di sospensione delle lezioni, si dà luogo al pagamento sostitutivo delle stesse al momento della cessazione del rapporto.  Questa norma contrattuale decadrà dal prossimo anno scolastico ai sensi dell’art. 1  comma 56 della legge di stabilità 2012 e verrà sostituita dalle disposizioni di cui al comma 54  che prevedono che il personale docente di tutti i gradi di istruzione fruisce delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali, ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative.  Durante la rimanente parte dell’anno la fruizione delle ferie è consentita per un periodo non superiore a sei giornate lavorative subordinatamente alla possibilità di sostituire il personale che se ne avvale senza che vengano a determinarsi oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.  Dunque, se il dirigente scolastico, in questo scorcio d’anno, dovesse applicare la norma di mettere in ferie d’ufficio il docente precario, obbligandolo a fruire di giornate di ferie non richieste, in modo da non pagarle, compirebbe un atto contrario alla legge vigente.

Concorso dirigenti scolastici Toscana: Consiglio di Stato annulla decisione TAR

da Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti scolastici Toscana: Consiglio di Stato annulla decisione TAR
di R.P.
Per ora i dirigenti assunti dal 1° settembre 2012 restano al loro posto. La decisione di merito è prevista per il 2 luglio prossimo
La vicenda (senza fine) del concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici continua E’ di queste ore la notizia che la VI Sezione del Consiglio di Stato, con una serie di decreti monocratici datati 30 maggio 2013, ha accolto le istanze cautelari del Minsitero dell’Istruzione e dell’USR della Toscana decidendo così di sospendere gli effetti delle decisioni già assunte dal TAR in merito al concorso svoltosi in quella regione. Il prossimo appuntamento è già stato fissato per il 2 luglio 2013 quando la Camera di consiglio si riunirà per decidere sul merito della questione. Per intanto i docenti assunti nel ruolo dei dirigenti scolastici a partire dal 1° settembre 2012 restano al loro posto.

Continua il “Programma Pestalozzi”

da Tecnica della Scuola

Continua il “Programma Pestalozzi”
di L.L.
Per candidarsi alle selezioni regionali, dirigenti Scolastici e i docenti possono presentare domanda di partecipazione agli U.s.r. entro il 31 luglio 2013
Il Programma “Pestalozzi”, è una attività del Consiglio d’Europa per la formazione in servizio del personale scolastico, direttivo e docente, avviata nel 1969 tra i quarantanove (*) firmatari della Convenzione Culturale Europea.
Ogni anno vengono organizzati una serie di brevi workshop, di durata variabile da tre a cinque giorni, i cui temi sono strettamente legati alle priorità individuate dal Consiglio d’Europa in materia di educazione.
Al personale scolastico di ruolo (dirigenti tecnici e scolastici; docenti) è consentito candidarsi per tali attività formative.  Per partecipare alle selezioni regionali è necessario possedere i seguenti requisiti generali di ammissione:
  • contratto a tempo indeterminato e superamento del periodo di prova;
  • svolgere a scuola l’effettivo servizio proprio della qualifica;
  • avere una o più certificazioni linguistiche di livello non inferiore a B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER) – sono esonerati dall’allegare tale certificazione i laureati in lingue e letterature straniere.
I candidati dotati dei citati requisiti dovranno far pervenire entro il 31 luglio 2013 ai rispettivi Uffici Scolastici Regionali: una domanda, per via telematica, avente genericamente per oggetto Partecipazione al Programma Pestalozzi promosso dal Consiglio d’Europa. Selezioni  2013, e attestante i suddetti requisiti di accesso; curriculum vitae (format europeo); certificazione linguistica attestante il livello di competenza di una o più lingue straniere, secondo  i livelli del QCER.
Per partecipare alle attività del Programma Pestalozzi, i candidati selezionati nel corrente anno 2013 potranno presentare la propria candidatura a partire dal mese di gennaio 2014, scegliendo nell’elenco dell’apposito sito del Consiglio d’Europa – www.coe.int/pestalozzi – i seminari, le scuole estive e i moduli di formazione europei a cui proporsi in base al target group richiesto dal Paese ospitante e alle proprie motivazioni, competenze professionali e capacità linguistiche.

In Sicilia definita la ripartizione dei posti tra 2 concorsi a Ds

da Tecnica della Scuola

In Sicilia definita la ripartizione dei posti tra 2 concorsi a Ds
di Aldo Domenico Ficara
A fronte di 237 posti assegnati alla Sicilia, ne residuano 61, questi verranno conferiti agli idonei del concorso del 2004
Attraverso un decreto (MIURAOODIRSI. REG. UFF. 11206 USC.) del 29 maggio 2013, l’Usr della Sicilia, poiché a fronte di n. 237 posti assegnati alla regione siciliana per le procedure concorsuali, sono risultati idonei n. 176 candidati partecipanti al concorso indetto con D.D.G. 13/7/2011 e che, pertanto, residuano n. 61 posti, ritiene di dovere utilizzare tali posti al fine del reclutamento dei candidati che risulteranno idonei al termine della procedura concorsuale di cui al D.D.G.22/11/2004. A tal proposito la decisione dell’USR può essere sintetizzata in 2 punti principali:
a) n. 176 posti sono destinati alle assunzioni a tempo indeterminato dei candidati risultati idonei al concorso indetto con D.D.G. 13/7/2011 b) i rimanenti posti che risulteranno vacanti e disponibili dopo le nomine dei dirigenti scolastici vincitori del concorso indetto con il D.D.G. 13/7/2011 sono destinati alle assunzioni a tempo indeterminato dei candidati che saranno dichiarati idonei al termine della procedura concorsuale di cui al D.D.G. 22/11/2004, rinnovata ai sensi dell’art. 5 della legge n. 202/10.
Quindi se non interverranno ostacoli di giustizia amministrativa, il prossimo primo settembre andranno in cattedra di presidenza i 176 candidati inseriti nella graduatoria di merito del concorso D.D.G. 13/7/2011, e solo successivamente saranno assegnate le rimanenti 61 presidenze, a completamento dei 237 posti assegnati alla Sicilia, ai candidati recuperati dalla rinnovata procedura concorsuale ai sensi della legge 202/10.

Nuovo allarme dell’Ocse per i Neet: Ci vuole più formazione tecnica

da tuttoscuola.com

Nuovo allarme dell’Ocse per i Neet: Ci vuole più formazione tecnica

La disoccupazione tra i giovani continua a crescere, e sempre più spesso è di lunga durata. In Italia, in particolare, la situazione è drammatica: 39% dei giovani sono senza lavoro, dato inferiore solo a quello di Grecia, Spagna e Portogallo. È l’allarme lanciato dall’Ocse in chiusura della ministeriale, accompagnato a un monito ai governi, chiamati ad “agire immediatamente” per ridare prospettive a chi non riesce ad entrare nel mondo del lavoro.

Ciò che preoccupa soprattutto è l’incessante aumento dei giovani ‘Neet’, ovvero di quelli che non hanno un lavoro e non sono nemmeno in educazione o formazione. Nell’insieme dell’area Ocse sono ormai 22 milioni, e in Italia superano il 21% tra gli under 25. Un problema che, sottolinea il direttore della divisione Lavoro dell’organizzazione parigina, Stefano Scarpetta, esisteva già prima della crisi, ma adesso “da serio è diventato drammatico”.

Per affrontarlo, i 34 Paesi membri dell’Ocse hanno stilato un “piano d’azione”, articolato su due pilastri. Prima di tutto, misure rapide, di breve termine, che offrano “una garanzia di risorse ai giovani disoccupati”, e soprattutto a quel 20% che è senza lavoro da almeno un anno, e che farà sempre più fatica a rientrare nel mercato. “Parlare di ‘generazione perduta’ forse è un po’ troppo da slogan mediatico – commenta  ancora Scarpetta – ma certo c’è una quota significativa di giovani che sono in difficoltà da diversi anni”.

Le azioni d’urgenza, però, non bastano: occorrono anche interventi di più lungo respiro, che vadano a toccare i problemi strutturali. In Italia in particolare, spiega sempre l’esperto Ocse, occorre intervenire sul sistema educativo e sull’elevata dispersione scolastica: “Il numero di giovani che non finiscono neanche la scuola secondaria è molto alto, pochi si iscrivono all’università e ancora meno la finiscono”, sottolinea, e spesso chi esce da scuola non ha le competenze richieste dal mondo del lavoro. Inoltre, prosegue, nel nostro Paese “si è disinvestito nella formazione tecnica di qualità”, anche per un problema di percezione da parte delle famiglie, che spesso la ritengono meno auspicabile di un percorso accademico per i loro figli.

I Paesi che sono riusciti a tenere la disoccupazione giovanile sotto il 10%, come la Germania, hanno rafforzato la formazione tecnico-professionale di alta qualità, favorendo la connessione tra imprese e scuole – dice ancora – L’Italia ce l’aveva, aveva già quello di cui la Germania si vanta, ma purtroppo l’ha un po’ persa”.