Pensioni: il governo Letta deve rivedere la riforma Fornero

Pensioni: il governo Letta deve rivedere la riforma Fornero

La riforma impedisce a tutti gli effetti il cambio intergenerazionale di cui il nostro paese ha bisogno per andare avanti.

La drammatica crisi finanziaria ed economica che ha colpito anche il nostro Paese ha comportato una grave crisi occupazionale che ha reso più incerto il futuro di milioni di giovani e compromesso il percorso lavorativo di molti 40enni e 50enni.

A causa della mancanza di politiche per l’occupazione, i periodi di attività lavorativa dei giovani sono sempre più frammentari e intervallati da periodi di disoccupazione spesso privi di ammortizzatori sociali, mentre il rientro al lavoro per gli adulti che lo hanno perso è reso difficoltoso anche dalla mancanza di politiche di formazione.

La riforma Fornero sulle pensioni è intervenuta a mano bassa sui criteri di accesso all’assegno pensionistico:

  1. inasprendo la cosìdetta aspettativa di vita, rende impossibile prevedere la data del  pensionamento con pesanti conseguenze sulla vita delle persone
  2. allungando l’età pensionabile, rende impossibile il ricambio generazionale e penalizza soprattutto le donne, sempre più impegnate nel lavoro di cura.

La FLC CGIL ha da subito denunciato come la Riforma Fornero abbia utilizzato le casse previdenziali dei lavoratori per reperire risorse (sono 20 miliardi di euro a regime), evitando invece di prelevare i fondi dai grandi patrimoni.

Ora è indispensabile che il governo Letta riveda la Riforma Fornero negli aspetti che rendono il nostro sistema previdenziale il più duro di Europa, al fine di avviare politiche di sviluppo nel nostro Paese, di garantire un futuro pensionistico ai giovani, di garantire un’anzianità protetta a chi potrebbe essere in procinto di andare in pensione.

La FLC CGIL ritiene:

  • che il sistema pubblico delle pensioni determini le pari opportunità rispetto al benessere nell’anzianità
  • che il ripristino della flessibilità in uscita, sganciata dal meccanismo dell’aspettativa di vita, sia la garanzia del pensionamento come ricambio intergenerazionale e della scelta consapevole di uscita dal lavoro, senza riduzioni della pensione, soprattutto quando  con l’avanzare dell’età esso diventa sempre più gravoso
  • che i coefficienti di trasformazione, previsti dal metodo contributivo vadano rivisti, per far sì che le generazioni future abbiano diritto a un assegno pensionabile degno di una anzianità protetta.

Inoltre la FLC CGIL considera che non siano più rinviabili i tempi per un ragionamento sui temi della previdenza pubblica che tenga conto della situazione lavorativa dei giovani e degli interventi previdenziali necessari anche nei periodi di non lavoro. Un ragionamento che tenga conto del lavoro di cura delle donne e il conseguente riconoscimento previdenziale, necessario soprattutto in un Paese che sta dimettendo le politiche di sostegno alla vecchiaia e all’handicap.

Comparto scuola

Tra le ingiustizie causate dalla Riforma Fornero c’è quella relativa al personale del comparto scuola, per il quale ai fini del computo del servizio prestato vale l’anno scolastico e non solare, come recita l’art.1 del DPR 351/98

La Riforma invece nella norma di salvaguardia ha bloccato l’esigibilità dei vecchi requisiti pensionistici anche per il comparto scuola al 31 dicembre 2011, quando avrebbe dovuto essere estesa al 31 agosto 2012.

La FLC CGIL ha avviato numerosi contenziosi, oltre ad aver interloquito più volte con la politica perché rimediasse ad un illecito legislativo, prodotto dall’incuranza con la normativa confliggente.
Chiediamo al governo Letta di rimediare alla grave ingiustizia inferta al personale della scuola, consentendo di poter andare in pensione a coloro che hanno maturato i requisiti pensionistici al 31 agosto 2012 (estensibile al 31 dicembre 2012 per l’art. 59 c.9 della legge 449/97 che salvaguardia la continuità didattica), anche in considerazione che la scuola è l’unico comparto di lavoro, insieme all’AFAM, ad avere una sola finestra annuale di uscita dal lavoro.

Allo stesso modo chiediamo che venga consentito l’accesso al pensionamento, a coloro che appartenendo a classi di concorso in esubero, hanno i requisiti richiesti dalla spending review della scorsa estate.

Gli alti numeri del precariato dei comparti della conoscenza, in particolare della scuola, richiedono interventi di stabilizzazione del personale: la revisione della riforma fornero è il primo passo per quel ricambio intergenerazionale che tante volte la politica ha richiesto. Altrimenti è demagogia!

IL MINISTRO CARROZZA HA INCONTRATO UNA DELEGAZIONE DELL’ANCI

IL MINISTRO CARROZZA HA INCONTRATO UNA DELEGAZIONE DELL’ANCI

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha incontrato nella serata di ieri una delegazione dell’Anci, guidata dal Presidente facente funzioni Alessandro Cattaneo.
Al centro dell’incontro, nel quale il ministro ha voluto sottolineare l’importanza del legame con gli enti locali per un buon funzionamento del sistema formativo, i temi dell’edilizia scolastica, della scuola dell’infanzia e degli istituti musicali pareggiati.

Università, una commissione di studio sulle università telematiche

Università, una commissione di studio sulle università telematiche
Il Ministro Carrozza firma decreto di istituzione

Una Commissione di studio sulle problematiche relative alle Università telematiche, con l’incarico di formulare una serie di proposte di intervento per tutelare la qualità dell’offerta formativa. E’ quanto prevede il decreto firmato oggi dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza.
La commissione di studio, senza oneri per l’amministrazione, sarà composta dal Prof. Stefano Liebman, Professore ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università commerciale “Luigi Bocconi” di Milano; dal Prof. Marco Mancini, Rettore dell’Università della Tuscia di Viterbo e Presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane e dalla dott.ssa Marcella Gargano, Vice Capo di Gabinetto del Miur.
La commissione presenterà al Ministro, al termine dei suoi lavori, e comunque entro due mesi dalla sua costituzione, una relazione finale.

Urgente sbloccare i contratti nel pubblico impiego

Urgente sbloccare i contratti nel pubblico impiego

Stop al precariato

E’ inderogabile la discontinuità rispetto al passato delle politiche governative nelle categorie del lavoro pubblico.  Lo hanno ribadito le segreterie di Cgil, Cisl e Uil durante l’incontro con il ministro della Funzione Pubblica di questa mattina. I sindacati hanno confermato l’assoluta contrarietà al provvedimento che proroga il blocco dei contratti al 2014.  Quattro anni  hanno determinato una pesante perdita del potere di acquisto delle retribuzioni e la totale negazione delle regole sindacali e della contrattazione di secondo livello. E’ necessario far ripartire la stagione contrattuale dando anche risposte economiche al lavoro pubblico. Per rendere concreta questa politica è necessario modificare quelle misure legislative che hanno negato la contrattazione e reso sostanzialmente nullo il sistema di relazioni sindacali.

Assemblea Nazionale dei movimenti precari della Scuola

Per rilanciare e riorganizzare le lotte contro i tagli, in difesa dei diritti dei lavoratori della scuola, precari e di ruolo, e per la qualità della Scuola Pubblica

il Coordinamento “3ottobre” di Milano invita a partecipare ad una

Assemblea Nazionale dei movimenti precari della Scuola
presso CSOA Transiti in via Transiti,28 (Metro 1 rossa – fermata Pasteur)

9 GIUGNO 2013 MILANO
ore 10.00 – 17.00

per confrontarci insieme sui seguenti punti:

·         Riorganizzazione interna del movimento nazionale dei precari (analisi dei punti di forza e debolezza delle lotte di questi anni, utilizzo di sistemi di comunicazione e coordinamento fra gruppi precari)

·         Prospettive di lotta e strategie da adottare per fronteggiare:

–          i tagli e le mancate immissioni in ruolo
–          il problema del futuro reclutamento/concorso
–          le nuove indicazioni sui Bes, che comporteranno tagli alle cattedre di sostegno e sovraccarico di lavoro, non riconosciuto, ai docenti curricolari
–          il rischio del mancato pagamento delle ferie non godute, maturate nell’a.s. in corso e per i prossimi anni
–          i test Invalsi

·         Possibili prospettive di lotta in difesa dell’art.33, contro i finanziamenti alle scuole private

Campagna per la regolarizzazione contributiva

A rischio le posizioni contributive di centinaia di lavoratori pugliesi iscritti alla Gestione separata INPS

La Cgil lancia la campagna per la regolarizzazione contributiva.
Mercoledì 5 giugno infopoint presso l’Ateneo di Bari

Il problema dei periodi contributivi mancanti o incompleti sembra interessare in particolare coloro che a vario titolo (collaboratori, assegnisti di ricerca, dottorandi di ricerca) lavorano presso le Università e gli Istituti di ricerca pubblici e i collaboratori della Pubblica Amministrazione (ministeri, agenzie, comuni).

Il possibile danno subito dai lavoratori è particolarmente rilevante in quanto il mancato accredito effettivo di tutti, o di parte, dei contributi non dà accesso alle prestazioni temporanee e sociali (maternità, malattia, congedo parentale, da ultimo l’una tantum co.pro). A ciò bisogna aggiungere il possibile danno che questi lavoratori avranno allorquando dovranno verificare la propria posizione contributiva per accedere alla pensione.

Per queste ragioni CGIL, FLC, FP, Nidil e INCA hanno indetto una campagna nazionale sui mancati versamenti contributivi dei lavoratori iscritti alla Gestione separata INPS. La campagna partirà mercoledì 5 giugno in alcuni luoghi simbolo scelti in altrettante regioni.  Per la Puglia, dove il fenomeno potrebbe riguardare diverse centinaia di persone, l’appuntamento è, a Bari, dalle 9.30 alle 13.00, presso l’Ateneo dove verranno allestiti banchetti dove gli interessati riceveranno informazioni e consulenza sul proprio rapporto di lavoro e sull’estratto conto contributivo.

La scuola tra pubblico e privato. Quale riforma possibile?

11613_Pagina_1Martedì 11 giugno 2013
ore 18

La scuola tra pubblico e privato
Quale riforma possibile?

Giancarlo Cerini
Daniele Checchi
Andrea Ichino
Guido Tabellini
coordina
Daniele Manca

Liberiamo la scuola, proposta di riforma elaborata dal Forum Idee per la Crescita (un’iniziativa di Università Bocconi e Eief) e pubblicata nei Corsivi del «Corriere della Sera»

 

Sala Buzzati
via Balzan 3
angolo via S. Marco 21
Milano
Ingresso libero
solo con prenotazione

T 02 87387707
rsvp@fondazionecorriere.it
www.fondazionecorriere.it
Fondazione Corriere della Sera
@FondCorriere

 

Maturità il ministro sul caso dei “bonus”: “Molte proteste, l’obiettivo è semplificare”

da Repubblica.it

Maturità il ministro sul caso dei “bonus”: “Molte proteste, l’obiettivo è semplificare”

Maria Chiara Carrozza rivela di ricevere appelli e lettere: “Provvedimento ereditato, lo esamineremo”. Per la prima volta gli studenti  potranno aggiungere fino a 10 punti al risultato dei test d’ammissione. Ma il sistema rischia che con lo stesso voto si prendano punti diversi anche in scuole della stessa città

di SALVO INTRAVAIA

Sul pasticcio del bonus-maturità per i test di accesso all’università interviene il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. E lo fa da Buti in provincia di Pisa, dove ha consegnato una copia della Costituzione ai ragazzi del comune toscano, dopo il caso sollevato dall’articolo di Repubblica.it sulla disparità di valutazioni che possono nascere dale nuove norme. “Sui bonus maturità ci sono molte discussioni, ma il mio obiettivo è quello di semplificare la normativa rispettando i principi”. Proprio l’altro ieri il ministero ha pubblicato gli intervalli di voti che consentiranno agli diplomanti di quest’anno di raggranellare qualche punto  –  da 4 a 10  –  che verrà sommato all’esito del test di ammissione a medicina e alle altre facoltà a numero chiuso nazionale.
Ma il meccanismo messo in piedi dall’ex ministro Francesco Profumo determina disparità fra alunni di scuole diverse anche della stessa città. Dai calcoli di Repubblica.it rischiano di essere avvantaggiati Avvantaggiando le scuole non statali e gli studenti degli istituti tecnici a scapito dei liceali. Nelle intenzioni l’obiettivo doveva essere esattamente quello opposto: evitare che gli studenti che frequentano i diplomifici privati o istituti poco seri venissero favoriti dalla manica larga dei giudizi. Ma i criteri messi creati rischiano di penalizzare soprattutto gli studenti dei licei o comunque degli istituti più selettivi. E il neoministro Carrozza prende le distanze dal suo predecessore.
“Ho ereditato  –  spiega il ministro  –  il provvedimento e sto cercando di capire. Sto ricevendo tantissimi appelli e lettere di giovani su questo tema, la cui normativa deve essere semplificata, altrimenti ci esponiamo a discussioni. Il ministero dell’Istruzione è pieno di ricorsi e controversie, alle quali si risponde superando i cavilli e provando a rendere il sistema molto più semplice”. Una dichiarazione che lascia pensare ad un intervento che potrebbe anche riguardare il bonus di quest’anno. I primi a protestare per le evidenti “disparità di trattamento” che la nuova normativa sul bonus-maturità introduce in vista dei test di accesso all’università sono stati gli studenti della rete degli studenti e dell’Unione degli universitari, che hanno chiesto all’inquilino di viale Trastevere un cambio di rotta rispetto al passato attraverso l’apertura di un tavolo di confronto.
“Queste discriminazioni, sommate all’anticipo dei test a luglio e al sempre ostico sistema di risposte a crocette, scoraggiano sempre più gli studenti e impediscono loro di accedere alla facoltà scelta” aveva detto Michele Orezzi, dell’Udu. “L’esame di Stato già di per sé ha tantissimi problemi, e spesso e volentieri non riesce minimamente a valutare correttamente gli studenti per quel che vale il loro percorso di studi. Dare una ulteriore importanza al voto di maturità rende questa ingiustizia ancora più grande e stabilisce delle nuove barriere al mondo della conoscenza, che già non è un mondo aperto a tutti” aveva aggiunto Daniele Lanni, portavoce della Rete degli Studenti Medi. 

Maturità, caccia ai commissari esterni

da LaStampa.it

Maturità, caccia ai commissari esterni

On line le commissioni e gli studenti si lanciano alla ricerca di informazioni
roma

Uno dei riti dell’esame di Maturità si sta compiendo. Oggi il Ministero dell’Istruzione mette fine all’interminabile attesa di migliaia di maturandi rendendo noti i nomi dei commissari esterni.

Secondo un sondaggio di Skuola.net, ora che i commissari esterni hanno finalmente un nome e un cognome, 4 studenti su 5 si metteranno immediatamente alla ricerca di informazioni su di loro. Infatti, sottolinea il sito dedicato, sapere che tipo di carattere ha l’insegnante che ci si ritroverà ad affrontare nei giorni dell’esame, quali sono gli argomenti che chiede agli studenti con più frequenza, la sua eventuale fede politica e, perché no, anche quella religiosa, può aiutare i maturandi ad affrontarlo nel migliore dei modi o, per lo meno, ad andare all’esame con più tranquillità.

Tra i metodi di “alto spionaggio” utilizzati dagli studenti, vince senza dubbio uno dei più tradizionali: la richiesta di informazioni direttamente ai propri professori. Infatti, circa il 40% dei maturandi ha affermato di chiedere ai propri insegnanti che tipi di persone sono coloro che dovranno affrontare agli esami di Stato contando sulla vecchia conoscenza fra colleghi.

Ma c’è anche chi, circa il 38% dei diplomandi, ha affermato di cercare informazioni sui suoi commissari esterni sul web. Infatti, i siti per studenti, Facebook e, più in generale, i Social network, sono uno dei principali alleati dei nativi digitali. Di questi ragazzi, circa il 29% è intenzionato a cercare nomi e cognomi sulla rete, magari inserendoli nei motori di ricerca e sperando in qualche recensione da parte degli studenti che hanno già avuto a che fare con loro.

Invece, circa il 9% dei maturandi vuole puntare direttamente sul social network di Mark Zuckerberg, visto che permette con facilità di cercare quali alunni frequentano la scuola dove insegna il commissario esterno e, di conseguenza, chiedere proprio a loro informazioni sul professore.

DS e RSU recepiscono il decreto Brunetta ma non l’articolo 11 sulla trasparenza

da Tecnica della Scuola

DS e RSU recepiscono il decreto Brunetta ma non l’articolo 11 sulla trasparenza
di Lucio Ficara
Il caso di cui parliamo non è così infrequente come si potrebbe credere. In molte scuole le RSU hanno sottoscritto contratti che recepiscono le norme del decreto Brunetta.
È paradossale ma accade sul serio. Una dirigente scolastica propone alle RSU della scuola che dirige una piattaforma contrattuale in cui l’organizzazione del lavoro non viene considerata materia di contrattazione. In sostanza questa contrattazione d’Istituto, proposta dalla solerte dirigente scolastica, non prevede la trattazione dei punti h), i), m) dell’art. 6 CCNL 2006-2009, che secondo l’opinione della dirigente scolastica, per quanto previsto dal decreto attuativo della legge 15/2009, sono prerogativa esclusiva del dirigente. Quindi in tale contrattazione, a sentire i firmatari RSU, rappresentanti della Flc Cgil, Cisl scuola e Ugl scuola, non si è scritto niente sulle modalità di utilizzazione del personale docente in rapporto al piano dell’offerta formativa e al piano delle attività e sulle modalità di utilizzazione del personale ATA in relazione al relativo piano delle attività formulato dal DSGA, non è stato necessario individuare i criteri riguardanti le assegnazioni del personale docente, educativo ed ATA alle sezioni staccate e ai plessi, in quanto la scuola è sita su un solo plesso; e per quanto riguarda i rientri pomeridiani non sono stati individuati criteri e modalità relativi alla organizzazione del lavoro e all’articolazione dell’orario del personale docente, educativo ed ATA, e non sono stati individuati nemmeno i criteri per l’individuazione del personale docente, educativo ed ATA da utilizzare nelle attività retribuite con il fondo di istituto. Si tratterebbe di una contrattazione d’Istituto fortemente sbilanciata sulla discrezionalità ed opinabilità di scelta della dirigente, per quanto concerne l’organizzazione del lavoro, ma soprattutto per quanto riguarda la scelta dei criteri per individuare gli insegnanti e il personale scolastico da utilizzare nelle attività retribuite con il Fis. Ma perché le Rsu avrebbero firmato, nonostante l’ostilità dichiarata dai sindacati di riferimento, una contrattazione di questo tipo?  Non si riesce a capire quale convenienza contrattuale possa esserci a consegnare tutto questo potere decisionale nelle mani del proprio dirigente. La cosa curiosa di questa storia, oltre all’incongruenza di vedere firme di RSU elette con la Flc Cgil, sotto un contratto la cui piattaforma è quella delle associazioni sindacali dei presidi, è quella che la contrattazione ormai firmata da più di un mese è sparita nei cassetti della dirigenza e non è stata pubblicata all’albo pretorio on line del sito della scuola.  Forse ci si dimentica che la legge 150/2009, proprio quella utilizzata per stipulare il contratto integrativo di Istituto che, contiene anche un articolo (e precisamente il numero 11) dedicato alla trasparenza?  Allora è utile ricordare che in questo art. 11 la trasparenza è intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell’attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità. Essa costituisce livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione.

Favoriscono i percentili agli esami di Stato le scuole paritarie?

da Tecnica della Scuola

Favoriscono i percentili agli esami di Stato le scuole paritarie?
di Aldo Domenico Ficara
La nuova norma che introduce i percentili nei prossimi esami di stato rischia di creare disparità tra gli studenti iscritti in scuole diverse
Infatti, in ogni scuola i punti di bonus saranno assegnati secondo tabelle riportanti intervalli valutativi distinti, perché rapportati alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola ma nell’anno scolastico 2011/12. Il bonus (max 10 punti) utile per potersi iscrivere in una facoltà universitaria a numero programmato, spetterà solamente ai candidati che avranno ottenuto un voto di maturità pari o superiore a 80/100, in altre parole per vedersi attribuire il massimo del punteggio lo studente dovrà diplomarsi con un punteggio che nell’anno scolastico precedente è stato superato dal 5 per cento degli studenti iscritti alla stessa scuola. Questo meccanismo valutativo porta con sé alcune ombre, ben evidenziate in un articolo pubblicato sulle pagine de “La Repubblica”, dove si riporta un confronto tra due scuole romane, in relazione ai risultati attribuiti negli esami di stato dell’anno scolastico 2011/12.  Nell’articolo si legge testualmente: “A Roma, per acciuffare il massimo del bonus – 10 punti – basterà diplomarsi con appena 81 centesimi al liceo classico paritario Pirandello, mentre non basterà neppure diplomarsi con 100 e lode al classico statale Virgilio perché – per il complesso meccanismo di calcolo – gli studenti di questa scuola potranno ambire al massimo a 9 punti “.
Da quanto scritto, il prossimo anno scolastico i percentili degli esami di stato potrebbero condizionare i flussi di iscrizione nelle scuole superiori di secondo grado, favorendo, come nel caso romano riportato da La Repubblica, le scuole paritarie.

Concorso DS Toscana: accolto il ricorso Miur

da tuttoscuola.com

Concorso DS Toscana: accolto il ricorso Miur 

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del MIUR sul concorso DS svoltosi in Toscana,  precedentemente cassato dal TAR Toscana.

Nella motivazione del provvedimento che sospende d’urgenza, in via cautelare, gli effetti della sentenza del TAR si legge che il CdS “Considerato che l’esecuzione della sentenza in epigrafe (quella del TAR, ndr) è idonea a determinare nell’immediato un pregiudizio di eccezionale gravità alla continuità e regolarità dello svolgimento dell’attività scolastica, anche in considerazione dell’imminente conclusione dell’anno scolastico; accoglie l’istanza cautelare e per l’effetto sospende gli effetti della sentenza impugnata”. 

Per ora i DS vincitori del contestato concorso restano al loro posto. Ma per la definitiva soluzione del contenzioso che li coinvolge dovranno attendere ancora un mese: Il CdS infatti ha fissato la discussione sul merito della vicenda per il giorno 2 luglio 2013.

Ferie dei supplenti: i sindacati chiedono un incontro al ministro

da tuttoscuola.com

Ferie dei supplenti: i sindacati chiedono un incontro al ministro

L’avvicinarsi della fine dell’anno scolastico senza una chiara presa di posizione del ministero sul problema delle ferie dei supplenti (pagabili o no) sta preoccupando i diretti interessati e i sindacati scuola.

Tutti i sindacati di settore hanno deciso di sollecitare il ministero a fornire quanto prima una risposta definitiva in merito.

Tra le prese di posizione sindacali riportiamo, una per tutte, quella della Cisl-scuola.

La situazione di incertezza e disagio nelle scuole nonché comportamenti da parte dei dirigenti scolastici ingiustificatamente diversificati a scapito dei diritti dei lavoratori a tempo determinato in  materia di fruizione delle ferie e di pagamento di trattamenti economici sostitutivi spingono anche la Cisl a scrivere al Ministro affinché emani uno specifico provvedimento.

Il problema è sempre quello che stanno vivendo i supplenti con contratto al 30 giugno, che giornalmente devono rispondere alle richieste dei Dirigenti Scolastici di usufruire delle ferie nei periodi di sospensione delle attività didattiche, entro il 30 giugno.

Ma secondo i sindacati il disposto di Spending review e Legge di Stabilità va applicato a partire dal 1° settembre, pertanto le ferie non godute del corrente anno scolastico vanno retribuite.

Ma di fronte al silenzio del Ministero, che ha richiesto un parere all’Avvocatura dello Stato, il disagio diventa insostenibile per l’appressarsi della fine dell’anno scolastico.

Invitiamo ancora una volta i docenti a leggere con attenzione le indicazioni dei sindacati ed eventualmente a contattare le strutture provinciali, al fine di concordare il corretto comportamento da assumere di fronte alle richieste dei Dirigenti scolastici.

Ferie dei supplenti: pagabili o no?

da tuttoscuola.com

Ferie dei supplenti: pagabili o no?

Sta scoppiando la questione delle ferie dei supplenti: pagabili o no?

Due recenti leggi sono intervenute in merito prevedendo che le ferie dei supplenti vadano godute durante il periodo di nomina e, quindi, non pagate perché comprese nella normale retribuzione.

Una di queste leggi, occupandosi della scuola, ha disposto che la restrizione si applica dal prossimo anno scolastico.

Il Miur ha chiesto chiarimenti all’Avvocatura dello Stato.

Nel frattempo molti dirigenti scolastici hanno invitato i supplenti a chiedere le ferie (alcuni li stanno mettendo in ferie d’ufficio), anche perché non saprebbero come pagarli.

L’Uil-scuola ha sintetizzato la questione normativa nei termini di seguito indicati.

C’è da chiarire in maniera chiara e definitiva la data di entrata in vigore della nuova normativa sulla materia rispetto alla quale esistono due date:

1. l’art. 5, comma 8 del Decreto Legge 95/2012 (le ferie del personale delle amministrazioni pubbliche sono obbligatoriamente fruiti secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti e non possono in nessun caso determinare trattamenti economici sostitutivi) abroga le disposizioni normative e contrattuali più favorevoli a decorrere dal 7 luglio 2012 (data di entrata in vigore del decreto);

2. mentre l’art. 56 della legge 228 del 24 dicembre 2012 dispone che le clausole contrattuali contrastanti con le disposizioni di cui ai commi 54 e 55 (condizioni di fruizione delle ferie riguardanti in maniera specifica il personale della scuola) sono disapplicate dal 1° settembre 2013 ”.

Risulta evidente che mentre la data 7 luglio 2012 costituisce la norma generale e riguarda il restante personale del pubblico impiego, per il comparto scuola non può che valere la data del 1° settembre 2013, sia perché stabilita da un provvedimento successivo, sia perché il legislatore ha voluto tener conto delle specificità del calendario scolastico, evitando disparità di trattamento tra il personale con l’introduzione di una norma che interviene ad anno scolastico già abbondantemente avviato.

Gli studenti contro il bonus maturità

da tuttoscuola.com

Gli studenti contro il bonus maturità 

Il ministro Fioroni, nella sua legge di revisione degli esami di Stato (n. 1/2007), aveva provato, senza successo, ad introdurre “una quota del punteggio degli esami di ammissione ai corsi universitari” da assegnare “agli studenti che abbiano conseguito risultati scolastici di particolare valore, nell’ultimo triennio e nell’esame di Stato”.

Il ministro Gelmini aveva ereditato quell’impegno senza riuscire a trovare l’intesa con la CRUI (Conferenza dei Rettori), mentre Profumo ha risolto la questione, anche se fuori tempo massimo, emanando il Decreto Ministeriale 24 aprile 2013 n. 334 con il quale ha previsto un bonus maturità da valere per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso.

Contro quel decreto che, tra l’altro, anticipa le prove di ammissione a luglio, subito dopo l’esame di maturità, ha preso posizione la Rete degli studenti.

I criteri di valutazione riguardanti il “bonus maturità” previsto dall’ex ministro Profumo incideranno pesantemente sul punteggio finale del test: è la critica dell’Unione degli universitari e della Rete degli studenti, che chiedono l’apertura di un tavolo di discussione tra il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza e gli studenti per bloccare il decreto.

Non soltanto serve un voto dall’80 al 100 centesimi per avere dai 4 ai 10 punti, ma inoltre va equiparato il voto di diploma alla media dei voti presi nello stesso istituto scolastico nell’anno accademico 2011/2012 e non nell’anno in cui si è conseguito il diploma – dice il coordinatore nazionale dell’Udu – confrontando il calcolo dei percentili nella tabella pubblicata dal Ministero, si notano subito le disparità non solo tra città diverse, ma anche tra istituti della stessa città. Queste discriminazioni, sommate all’anticipo dei test a luglio e al sempre ostico sistema di risposte a crocette, scoraggiano sempre più gli studenti e impediscono loro di accedere alla facoltà scelta”.