Corte d’Appello di Torino: sugli scatti biennali

Corte d’Appello di Torino: sugli scatti biennali ha ragione l’ANIEF; ‘illogiche’ le argomentazioni del MIUR

 

Rigettati altri 6 appelli del MIUR contro le sentenze di primo grado ottenute dall’ANIEF a Torino. Le argomentazioni del Ministero sono state ritenute completamente infondate anche dai Giudici di secondo grado ed è stata ribadita la disparità di trattamento retributivo posta in essere a discapito dei precari della scuola in palese violazione della normativa comunitaria. L’Avv. Giovanni Rinaldi dell’ANIEF, patrocinando i diritti dei nostri iscritti sul territorio, ottiene vittoria completa per i suoi assistiti e una nuova condanna del MIUR al pagamento delle spese di lite.

 

I Giudici della Corte d’Appello di Torino, ormai, non hanno dubbi e continuano a rigettare gli appelli del MIUR che si ostina a non voler riconoscere gli scatti biennali ai docenti precari. Analizzata con puntualità l’attuale normativa che regola il conferimento delle supplenze e degli incarichi annuali, la Corte d’Appello di Torino sposa le tesi dell’ANIEF e conferma che “per verificare il diritto gli incrementi periodici biennali del 2,50% […] deve utilizzarsi come parametro la prestazione di almeno 180 giorni reiterata per due anni consecutivi, e non già la durata dell’incarico fino al 31 agosto, secondo un’interpretazione restrittiva che non si giustifica né sotto il profilo formale, né sotto quello sostanziale della diversità delle prestazioni”. Interpretando la portata dell’art. 53 della legge 312/80, la Corte ritiene che “non è fondata la tesi della sua riferibilità ai soli docenti di religione affermata dal Ministero in primo grado”. Sul punto i Giudici, accogliendo le argomentazioni sostenute dall’Avvocato Rinaldi dell’ANIEF, chiariscono nuovamente che “un’interpretazione così restrittivamente intesa si tradurrebbe in un ingiustificato privilegio di dubbia legittimità costituzionale”.

 

La Corte d’Appello, inoltre, non ravvisando ragioni che possano giustificare la disparità di trattamento posta in essere dal MIUR ha ritenuto che “le ragioni addotte, in proposito, dal Ministero, incentrate, essenzialmente, sulla specialità del sistema normativo di reclutamento del personale docente e di assegnazione delle supplenze, che avrebbero la finalità di garantire, attraverso la continuità didattica, il diritto costituzionale allo studio e all’istruzione (artt. 33 e 34 Cost.) […] non hanno alcuna correlazione logica con la negazione della progressione retributiva in funzione dell’anzianità di servizio maturata, che corrisponde unicamente ad una finalità di risparmio di spesa pubblica comprensibile ma del tutto estranea alle “ragioni oggettive” nell’accezione di cui alla clausola 4, punto l, dell’Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato”.

 

Le sei sentenze ribadiscono senza alcun dubbio, quindi, che l’ANIEF ha ragione e che “il contrasto tra le previsioni del diritto comunitario e le regole dettate dalla normativa interna speciale del settore scolastico, non giustificato da “ragioni oggettive”, deve essere risolto dal giudice nazionale in favore delle prime, in ragione della loro superiorità nella gerarchia delle fonti, attraverso la disapplicazione delle norme interne confliggenti”. Rigettate, pertanto, le vane argomentazioni del MIUR, la Corte d’Appello di Torino accerta nuovamente il diritto dei nostri iscritti a percepire l’incremento del 2,50% per ogni biennio di insegnamento prestato con contratti a tempo determinato e conferma le sentenze di primo grado ottenute dall’ANIEF che già avevano dato torto al MIUR. Le condanne alle spese del secondo grado di giudizio sono state poste tutte a carico del Ministero, nuovamente soccombente, e quantificate in un totale di circa 10.000€.

 

Il nostro sindacato ha sempre sostenuto che corrispondere una retribuzione che non tiene conto dell’esperienza e della professionalità acquisita nel corso del tempo è una inammissibile mortificazione della professionalità dei lavoratori precari. L’ANIEF non smetterà di far condannare in tutte le sedi opportune queste intollerabili iniquità e continuerà a denunciare con fermezza le illegittime violazioni della normativa comunitaria poste in essere dal MIUR a discapito di quanti, con sacrificio e competenza, contribuiscono al buon andamento della scuola italiana.

Ferie supplenti. Flc: «Vertenze se non pagate»

da l’Unità

Ferie supplenti. Flc: «Vertenze se non pagate»

È allarme per i supplenti precari della scuola di ogni ordine e grado, anche a Bologna e in Emilia-Romagna

Chiara Affronte

È allarme per i supplenti precari della scuola di ogni ordine e grado, anche a Bologna e in Emilia-Romagna. A lanciarlo è la Flc-Cgil che fa sapere: «Stanno subendo la violazione di un diritto contrattuale e siamo pronti a far partire vertenze individuali se si continuerà di questo passo », tuona la segretaria regionale Raffaella Morsia. Il punto della questione sono le ferie che, per contratto, devono essere consumate o pagate. Un diritto che vale per tutti, e che ovviamente acquista un rilievo maggiore nel caso dei precari che già si trovano a vivere una condizione lavorativa molto difficile. Arrivati ormai a fine anno, con i contratti in scadenza il 30 giugno, «stanno subendo l’imposizione di vedere collocate d’ufficio le loro ferie nei giorni di sospensione della scuola», scandisce Morsia. La spending review vietava di pagare le ferie non consumate ma «prevedeva una deroga per i supplenti – spiega la segretaria dell’Flc-Cgil -; la legge di stabilità ha poi apportato una modifica prevedendo che le clausole in materia di ferie fossero applicate dal settembre 2013 per il prossimo anno». L’intenzione del Minisitero è quella però di applicare la norma già da questo anno, «creando tra l’altro molta confusione perché ogni dirigente si sta comportando in maniera diversa». L’Flc, a livello nazionale, ha inoltrato una diffida al Ministero il 15 maggio scorso sostenendo che va rigettata una norma che interviene, di fatto, sul contratto. «Siamo stanchi di queste continue prevaricazioni – aggiunge Morsia – una invasione della legge sulle norme contrattuali che è diventata inaccettabile». Gli Uffici scolastici regionali e provinciali sono stati allertati della situazione affinché vigilino sugli istituti e sui dirigenti, in mano ai quali è il pagamento dei supplenti. «Si tratta infatti, oltre che di un diritto previsto dal contratto, anche di una disposizione contenuta in una direttiva comunitaria de11988», aggiunge l’Flc. L’AUT-AUT A questo cortocircuito si sta aggiungendo un altro elemento. Le direzioni provinciali del Tesoro, infatti, stanno inviando alle scuole e ai dirigenti scolastici comunicazioni in cui intimano i responsabili a non monetizzare le ferie e a procedere con l’assegnazione nei gironi di chiusura della scuola, come a Natale e a Pasqua. «Se così sarà noi come sindacato procederemo con le vertenze individuali per tutti quei docenti precari a cui non verrà riconosciuto il diritto al pagamento delle ferie», minaccia Morsia

Legalita’: Ministeri, educare studenti a contrasto ecomafie

da ANSA

Legalita’: Ministeri, educare studenti a contrasto ecomafie

Carrozza e De Girolamo firmano protocollo,’urge cambiamento’

Incontri formativi – per scuole di ogni ordine e grado – su ciclo dei rifiuti, lotta agli sprechi alimentari, consumo sostenibile e lotta alle agromafie. Campi scuola nei beni e terreni confiscati alla mafia per discutere sui temi della legalita’ e dell’educazione alimentare.

Realizzazione di fattorie e orti didattici, con il coinvolgimento ”prioritario” delle scuole in aree a rischio e di quelle con sezioni negli istituti penali per minori e adulti.

Sono alcuni capisaldi della Carta d’intenti sottoscritta oggi dai ministri dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, durante una visita all’Istituto statale di Istruzione specializzata per sordi Magarotto di Roma. Obiettivo: educare gli studenti alla legalita’, perche’ sensibilizzare le nuove generazioni su temi come l’ecomafia e’, secondo le ministre, ”la premessa per un cambiamento necessario e improcrastinabile”.

”Crediamo che la lotta per la legalita’ – ha commentato De Girolamo – sia un dovere, ma anche un diritto per una societa’ che vuole crescere”. Con il protocollo i due ministeri si impegnano quindi a ”realizzare programmi specifici per gli istituti scolastici in aree a rischio con particolare riferimento ai temi dell’agromafia e delle biotecnologie per gli istituti tecnici agrari; realizzare percorsi specifici di orientamento professionale nel settore agrario con particolare attenzione al coinvolgimento dei minori in stato di difficolta’; promuovere un piano di orientamento alla formazione professionale nell’agricoltura che preveda percorsi specifici per l’inserimento degli alunni con disabilita’ nel mondo del lavoro attraverso il coinvolgimento degli istituti scolastici di appartenenza; realizzare un programma specifico per le scuole di ogni ordine e grado sulle tematiche relative all’educazione alimentare e alle iniziative legate all’Expo 2015”.

Dirigenti scolastici: mutamento d’incarico 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Dirigenti scolastici: mutamento d’incarico 2013/2014
di L.F.
Le domande vanno presentate entro il 22 giugno ai rispettivi Uffici scolastici regionali.
Con la fine delle lezioni dell’anno scolastico in corso, si avviano, come ogni anno, le procedure per il mutamento d’incarico dei dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2013/2014. Ecco arrivare puntualmente la circolare del Miur, indirizzata a tutti i Direttori generali degli uffici scolastici regionali, in cui sono esplicitate le disposizioni generali sul conferimento e mutamento di incarico. In particolare si raccomanda la validità delle seguenti disposizioni: artt. 19 e 25 – D.L.vo n. 165/2001; art. 11 del C.C.N.L. – Area V dell’11/4/2006; art. 9 del C.C.N.L. – Area V del 15/7/2010. In che ordine dovranno essere conferiti tali incarichi? In prima istanza si applicano le conferme degli incarichi ricoperti, successivamente si passerà all’assegnazione di altro incarico per ristrutturazione e riorganizzazione dell’ufficio dirigenziale e assegnazione degli incarichi ai dirigenti scolastici che rientrano, ai sensi delle disposizioni vigenti, dal collocamento fuori ruolo, comando o utilizzazione, ivi compresi gli incarichi sindacali e quelli all’estero, dopo saranno fatti gli incarichi di nuova istituzione, la fase successiva prevede il mutamento d’incarico in pendenza di contratto individuale, a ruota seguirà, qualora ci fossero situazioni particolari, il mutamento d’incarico in casi eccezionali e per concludere si tratterà la fase della mobilità interregionale. In ogni fase, secondo quanto previsto dal comma 1 dell’art. 19 del D.Lgs. 165/2001, si terrà conto delle attitudini e delle capacità professionali del singolo Dirigente, da valutare considerando le esperienze svolte nel ruolo dirigenziale e le competenze maturate. Nella circolare si precisa che nel caso di dimensionamento e quindi nelle ipotesi di assegnazione di altro incarico per ristrutturazione e riorganizzazione dell’ufficio dirigenziale, per individuare il dirigente perdente posto si cercherà di trovare in prima istanza un accordo tra i dirigenti coinvolti nel dimensionamento, si terrà ovviamente anche conto degli anni di servizio continuativo sulle sedi sottoposte a dimensionamento, dell’esperienza dirigenziale complessivamente maturata e infine anche del numero di alunni della scuola di provenienza che confluisce nella nuova scuola. Si precisa che per l’a.s. 2013/2014 la domanda per la richiesta di mutamento di incarico deve essere presentata entro il 22 giugno 2013 all’Ufficio Scolastico regionale di appartenenza.

Italia insufficiente in istruzione: parola di ministra

da Tecnica della Scuola

Italia insufficiente in istruzione: parola di ministra
di Pasquale Almirante
Leggendo il passaggio relativo all’Istruzione, nell’audizione davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato della ministra Carrozza, si scopre che la nostra scuola è indietro rispetto a tutti i benchmark che la strategia europea detta per l’istruzione.
Dalla competenza nella lettura a quelle in matematica e in scienze, dagli abbandoni precoci alla percentuale di diplomati, dalla partecipazione degli adulti alla formazione continua fino alla quota di cittadini laureati, il ritardo segnalato dalla ministra appare robusto. La tabella allegata alla relazione è facilmente consultabile e dove, nero su bianco, si evidenzia che le indagini nazionali (Invalsi) e internazionali (Ocse-Pisa) dimostrano che, nonostante i progressi degli ultimi anni, il 21% dei 15enni italiani ha ancora competenze insufficienti, a fronte di una media europea del 20% e di un obiettivo del 15% per il 2020. Inoltre solo il 5,8% dei nostri studenti si colloca nel livello dei più bravi contro i valori compresi tra il 9 e il 15% dei Paesi che vantano risultati complessivamente migliori dei nostri. Una distanza ancora maggiore si registra in matematica e scienze. Dove le insufficienze arrivano, rispettivamente, al 24,9% e al 20,6% contro una media Ue del 22,2 e 18 per cento. E anche qui il benchmark che l’Europa si è data è del 15 per cento. “Il sistema di istruzione italiano, dunque, presenta ancora tassi troppo alti di studenti con risultati insoddisfacenti e tassi troppo bassi di studenti con risultati eccellenti. Se vogliamo garantire la qualità degli apprendimenti, dobbiamo anche dare un segnale di valorizzazione e di riconoscimento al prezioso lavoro del docente”, dice Carrozza nell’audizione.  Tuttavia aggiunge che oltre alla qualità degli apprendimenti, c’è anche l’inclusività, a cominciare dal tasso di dispersione scolastica, con gli abbandoni precoci che ci distanziano di quasi cinque punti dal resto dell’Ue e praticamente il doppio dell’obiettivo di Europa 2020, fissato al 10 per cento. “Di fronte alla gravissima emergenza dell’occupazione dei giovani – attestata dall’Istat al 38,4% nel marzo 2013, mentre il fenomeno dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano) riguarda il 22,7% dei 15-29enni – garantire una formazione di qualità a tutti i bambini e i ragazzi, dalla scuola di base fino ai più alti gradi dell’istruzione, diventa obiettivo strategico nel quadro delle politiche volte a restituire il futuro alle giovani generazioni e riavviare lo sviluppo e la crescita del Paese”: dice ancora la ministra. Tuttavia un tale ritardo accumulato si riflette sui livelli dei titoli raggiunti e ammonta al 76,3% la quota di 20-24enni che completano le scuole superiori a fronte del 78,6% degli altri Paesi e dell’85% del target al 2020. Ma le distanze sono ancora più rilevanti per il numero di laureati che le nostre università riescono a sfornare. Gli italiani con una laurea nella fascia di età lavorativa 30-34 anni sono il 19% rispetto al 32,3% dell’Ue e a un benchmark a regime del 40 per cento, mentre abbiamo un contradditorio surplus di laureati e diplomati in discipline con pochi sbocchi sul mercato del lavoro. Su questo versante la quota di popolazione adulta (25-64 anni) che ha partecipato a corsi di formazione continua di almeno quattro settimane è ferma al 6,3% contro il 9,5% di media Ue e il 15% da ottenere entro sette anni. Benchmark di Lisbona 2020 Media UE – Italia
Scarsa competenza in lettura (15 anni): % di 15enni che hanno livello 1 (o meno) nella scala di lettura (PISA 2009): Media Ue 20,0%; Italia 21,0% Scarsa competenza in matematica (15 anni): % di 15enni che hanno livello 1 (o meno) nella scala di lettura (PISA 2009) Media Ue 22,2%; Italia 24,9% Scarsa competenza in scienze (15 anni): % di 15enni che hanno livello 1 (o meno) nella scala di lettura (PISA 2009) Media Ue 18%; Italia 20,6%
Abbandoni precoci: % di 18-24enni con solo licenza di I grado (o meno) e che non frequentano percorsi di istruzione/formazione (Eurostat 2009) Media Ue 14,4%; Italia 19,2% Completamento secondaria superiore: % 20-24enni in possesso del diploma (Eurostat 2009) Media Ue 78,6%; Italia 76,3%
Partecipazione degli adulti in lifelong learning: % di popolazione adulta (25-64 anni) che ha partecipato a corsi di almeno quattro settimane (Eurostat 2008) Media Ue 9,5%; Italia 6,3% Livello alto di istruzione della popolazione: % di laureati nella fascia di attività lavorativa (30-34 anni) Media Ue 32,3%; Italia 19,0%