Jaak Pansekpeep

Jaak Pansekpeep

di Adriana Rumbolo

È l’area dei disturbi leggeri, e dei più comuni disagi psicologici. È l’area delle neuropersonalità che risultano da una iperattivazione dei sistemi emotivi (es: troppa aggressività => dominanza, o troppa paura => insicurezza) o da una inibizione dei sistemi emotivi, come nelle relazioni materne anaffettive che generano => tristezza e dipendenza) o nell’inibizione del gioco o della sessualità.

La persona che cresce in questa condizione genera una neuropersonalità rigida, strutturata e leggermente disfunzionale, che, per adattarsi alle necessità famigliari o sociali, accetta di vivere un progressivo allontanamento dal proprio autentico Sé (falso sé), dai propri bisogni fisici, affettivi e psicologici che potrebbero aggravandosi diventare disturbi veramente gravi.

Era il tema dei miei interventi nella scuola con l’assistenza di alcuni insegnanti. I risultati più che soddisfacenti, il costo bassissimo in denaro, ma grande il desiderio di capire e di continuare a crescere con i ragazzi che poi con il sistema emotivo più equilibrato, si sarebbero realizzati in tanti lavori con soddisfazione e risultati concreti anche nell’economia.

 

Consulta: legittimo pagare gli scatti ai docenti di religione per il pre-ruolo

Consulta: legittimo pagare gli scatti ai docenti di religione per il pre-ruolo, per il loro specifico status giuridico.

Sentenza n. 146 del 17.06.13. Rimane impregiudicato il diritto del personale della scuola precario ad avere lo stesso trattamento economico di quello di ruolo, in quanto il principio di non discriminazione richiamato dalla normativa europea esige la comparabilità tra i diritti del personale a tempo indeterminato e determinato, e non come nel caso di specie. Sul tema, Anief ricorda come a conferma delle centinaia di sentenze favorevoli di primo grado, si sono espresse già le corti di Appello dell’Aquila e di Torino, mentre la liceità della deroga alla stabilizzazione sarà decisa dal giudice di Lussemburgo.

La Corte costituzionale, in un giudizio promosso dalla Corte di Appello di Firenze circa la disparità di trattamento tra il personale supplente docente curricolare e ata della scuola e quello inquadrato nella docenza di religione, dichiara inammissibile la disparità di trattamento, visto il richiamato status specifico dell’ultima categoria nella precedente sentenza n. 343/99. Per i giudici, tale disparità si ritrova nella legge 186/2003 riguardo alla fissazione dell’organico al 70% dei posti effettivamente coperti, nella possibile revoca dell’idoneità da parte dell’ordinario diocesano, nell’intesa tra l’autorità scolastica italiana e la Conferenza episcopale italiana richiamata anche dalla sentenza n. 297/2006, e rende inidonea la figura del docente di religione come tertium compariatonis in riferimento alla violazione dell’art. 3, 11, 36, 117 della Costituzione, anche in riferimento al principio di non discriminazione riguardante la direttiva 1999/70/CE. “Rimane pertanto estranea al presente giudizio ogni questione relativa alla disparità di trattamento tra personale di ruolo e non di ruolo, come risulta senza possibilità di dubbio dal tenore complessivo dell’ordinanza di rimessione e dal fatto che la medesima non ha proposto alcuna questione di legittimità costituzionale relativa al primo comma del medesimo art. 53 (L. 312/80); sicché l’oggetto del presente scrutinio di legittimità costituzionale deve essere limitato all’ambito sopra delineato”.

Sul tema del pagamento degli scatti per il pre-ruolo o ai precari, infine, Anief ricorda come in questi mesi già le Corti di Appello di Torino e dell’Aquila abbiano confermato il diritto del personale della scuola ad avere lo stesso trattamento economico, indipendentemente dalla natura del contratto a termine o di ruolo, proprio in applicazione del principio di non discriminazione richiamato, mentre la sentenza della Cassazione del 20 giugno 2012, n. 10127, che ha negato il diritto alla stabilizzazione di un precario in virtù della specifica deroga introdotta dal legislatore con l’art. 9, c. 18, della legge 106/11, potrebbe essere superata dal giudizio della Corte di Giustizia Europea sulla compatibilità delle nuove norme con l’impianto giuridico dell’Unione.

Organici definitivi di strumento musicale nelle scuole medie

Organici definitivi di strumento musicale nelle scuole medie provincia di Cosenza.    Moderata soddisfazione del SAB.

 

Con la pubblicazione degli organici definitivi scuole medie provincia di Cosenza e in particolare per quelli riferiti allo strumento musicale, il SAB con il segretario generale prof. Francesco Sola, facendo riferimento anche ai reiterati interventi sindacali in merito e alle conclusioni alle quali è giunta la commissione dei tecnici di strumento, dove il SAB è rappresentato dal prof. Francesco Ricciuti, esprime moderata soddisfazione per i risultati ottenuti.

Nel merito e in controtendenza rispetto al passato, le cattedre intere, le ore residue e i posti vacanti, sono sensibilmente aumentati per un totale d’incrementato posti da 197 a 209, accogliendo anche le sollecitazioni del SAB per l’esatta applicazione del quadro orario del D.M. n. 37/2009, richiamato dalla C.M. 10/2013 in materia di formazione degli organici a.s. 2013/14. Infatti, per i corsi a indirizzo musicale, le ore di strumento sono sei per classe o gruppo di alunni per ognuno dei quattro strumenti; un posto per ogni corso (18 ore settimanali) per ciascuno dei quattro strumenti, con l’obbligo d’insegnamento nelle classi di un corso completo.

Alla luce di ciò, l’ATP di Cosenza ha aumentato i posti interni a 18 ore, da 137 a 152, questo significa minori spostamenti dei docenti fra più scuole con continuità di servizio in una sola istituzione scolastica per assicurare continuità didattica agli alunni.

Tale importante risultato favorirà certamente anche le future immissioni in ruolo, in base al contingente nazionale che sarà assegnato alla provincia di Cosenza e un migliore funzionamento delle Scuole.

Restano ancora irrisolti problemi specifici come quello della costituzione di ulteriori posti cattedra con abbinamenti di ore residue e soprattutto quello di soddisfare tutte le richieste delle famiglie e delle scuole che hanno chiesto l’insegnamento dello strumento musicale così come confermato anche da numerose sentenze di merito, non ultima quella del TAR della Calabria, sez. Reggio Calabria.

Per una scuola inclusiva, per una qualità per tutti

Per una scuola inclusiva, per una qualità per tutti

Alcune recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione, Carrozza, nel corso di un’audizione parlamentare hanno generato, da alcune parti, contestazioni e reazioni negative. Il tema è quello degli insegnanti di sostegno (con timori di “tagli”) e della futura applicazione delle disposizioni sui BES, i bisogni educativi speciali per affrontare i quali i docenti dovrebbero ricevere una specifica formazione.

Ovvio che questi temi fossero oggetto principale dell’incontro del 20 giugno dell’Osservatorio ministeriale sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Vi partecipano, fra gli altri, anche le maggiori Federazioni nazionali delle persone con disabilità (FAND e FISH) che hanno concordato su non pochi punti, partendo dall’apprezzamento della recente normativa sui BES ispirata alla volontà di porre al centro dell’azione educativa la capacità di inclusione delle istituzioni scolastiche.

Le contestazioni al Ministro derivano da una lettura frettolosa delle sue dichiarazioni. Ma, obiettivamente, vi sono degli elementi di fatto di segno opposto: saranno immessi in ruolo circa 27.000 docenti per il sostegno, sui 38.000 attualmente precari. Saranno poi garantite le nomine dei docenti precari per il sostegno relativamente a tutti gli altri casi di alunni certificati con disabilità. Non potrebbe essere altrimenti: nel 2010 la Corte Costituzionale (Sentenza 80/2010) ha stabilito in modo inequivocabile che il diritto allo studio, e quindi alle azioni di sostegno, non può essere compresso per esigenze di bilancio.

Ma, secondo FAND e FISH, rimangono altre emergenze e priorità.

Proprio sulla normativa BES è necessario che il Ministero precisi meglio le competenze dei Gruppi di lavoro interistituzionali provinciali istituiti e dei Centri territoriali per l’inclusione. Quale ruolo avranno negli interventi a favore degli alunni con bisogni educativi speciali? E come saranno riattivati e potenziati i Gruppi di lavoro per un corretto coordinamento delle politiche locali sull’inclusione scolastica?

Ma bisogna da subito pensare anche al prossimo anno scolastico: è necessaria una stretta vigilanza, sulle direzioni regionali sull’assegnazione del numero di classi alle singole scuole, affinché venga rispettato il tetto massimo di 20, massimo 22 alunni, nelle classi frequentate da alunni con disabilità. In tal senso vanno emanate disposizioni che ribadiscano il rispetto del numero massimo di due alunni con disabilità in ciascuna classe.

E infine la formazione e il miglioramento della qualità inclusiva della scuola. FAND e FISH caldeggiano che sia fissato, d’intesa con i sindacati, l’obbligo di formazione in servizio per tutti i docenti curricolari che hanno alunni con disabilità in classe.

È in via di approvazione una normativa sull’autovalutazione della qualità della scuola: vanno previsti anche indicatori per valutare la qualità inclusiva di classi e scuole e coinvolte le famiglie degli alunni con e senza disabilità in questa importante valutazione.

FAND e FISH, con il consueto spirito collaborativo, hanno ribadito piena disponibilità ad un confronto costruttivo sia con in Ministro Carrozza che con il Sottosegretario Rossi Doria. L’obiettivo è chiaro: l’ulteriore miglioramento delle politiche inclusive nel quadro dell’attuazione piena dell’autonomia scolastica.

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
Pietro Vittorio Barbieri

Il Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Giovanni Pagano

Fis 2011/12: sottoscritto l’accordo delle “briciole”

Fis 2011/12: sottoscritto l’accordo delle “briciole”

 

Invece di spiegare come stanno le cose, i sindacati si autoesaltano per un mini-accordo che porterà 50 euro a lavoratore. Dimenticando che quegli stessi fondi destinati ai progetti a miglioramento della didattica erano stati saccheggiati per salvare gli scatti di anzianità: un’operazione che il Governo Letta potrebbe tra l’altro anche vanificare, qualora approvasse la proroga del blocco sino a tutto il 2014.

 

Dopo aver recuperato gli scatti di anzianità tagliando i fondi destinati al Mof e riducendo al minimo le attività di supporto alla didattica, i sindacati rappresentativi firmano un accordo che non cambia la sostanza delle cose. Anzi per certi versi le peggiora. Anief ritiene ingiustificata, pertanto, la soddisfazione espressa dalle organizzazioni sindacali – in particolare da Cisl, Snals e Gilda – per l’accordo sulla ripartizione delle economie sul Fis-Mof 2011/12 (40.670.000 euro) e sulla pratica sportiva 2012/13 (3.104.000 euro).

 

Si fa presto a dire che si è centrato un obiettivo rendendo pubbliche le cifre complessive. Ma andando a fondo l’accordo si scopre che c’è poco da esultare: il nostro sindacato ha infatti calcolato che in media la scuola primaria e secondaria di primo grado (le destinatarie principali dell’accordo) riceveranno in media circa 4mila euro per implementare il fondo d’istituto. Ora, considerando che gli organici delle scuole italiane è composto da almeno 40-50 unità, tra personale docente e Ata, ad ognuna di queste andranno (qualora si operasse una suddivisione equa) non più 100 euro lordi. Quindi 50 netti. La domanda è d’obbligo: dov’è il grande risultato raggiunto dai sindacati?

 

Ma il punto è anche un altro. Perché la sottoscrizione dell’accordo ha riportato nel Mof degli istituti una parte di fondi che per contratto dovevano essere loro destinati (come previsto dal contratto nazionale di lavoro), ma che attraverso la Legge 122/2010 sono andati a finanziare gli scatti di anzianità del personale. Quegli stessi scatti che ora il Governo Letta, su indicazione del precedente esecutivo guidato da Mario Monti, vuole rimettere in discussione bloccando contratti e aumenti stipendiali fino a tutto il 2014.

 

Come si fa a dire che questo accordo rende giustizia ai lavoratori della scuola?”, si chiede Marcello Pacifico, presidente Anief. “Vedersi assegnare un’elemosina per un progetto realizzato lo scorso anno scolastico non è paragonabile al danno ricevuto di rinviare di almeno un anno gli scatti stipendiali. E la cui assegnazione potrebbe, tra l’altro, venire meno qualora il Governo non dovesse trovare la copertura economica rimanente. Un sindacato serio queste cose le deve dire. Anziché – conclude Pacifico – parlare di risultato importante a vantaggio dei lavoratori”.

 

“Maturità, le tracce dei temi? Belle ma provocatorie Ed è mancata la letteratura”

da LaStampa.it

“Maturità, le tracce dei temi? Belle  ma provocatorie Ed è mancata la letteratura”   

ANSA

I titoli erano tutti molto attuali ed interessanti. Sicuramente risultano una provocazione rispetto sl fatto che i ragazzi devono essere aiutati di più a stare davanti all’attualità. Quello a cui va la mia preferenza e che io avrei sicuramente svolto, se fossi stata studentessa, è il saggio breve storico sugli omicidi politici. Originale, profondo e fattibile. È un saggio breve in cui si può veramente vedere la capacità che un ragazzo ha di approfondire un argomento che ha studiato. Credo che questo sia uno degli scopi della prima prova dell’esame di stato.

Andando più nel dettaglio si può dire che l’analisi testuale presentava un testo di Magris bello ed interessante, non solo per quello che diceva, ma anche per l’argomento che trattava: il viaggio. Non è tra i brani più belli e suggestivi di questo autore così originale e profondo, ma apprezzabile e capibile: è un autore spesso criptico. Alcune domande dell’analisi però erano un po’ troppo generiche, per esempio negli approfondimenti o nella richiesta di redigere un commento di sufficiente ampiezza sulle osservazioni personali.

Il saggio breve artistico- letterario riguardava il rapporto tra individuo e società di massa, un argomento su cui un ragazzo di quinta liceo ha avuto modo di lavorare in diverse materie (storia, filosofia, letterature) con un bellissimo brano di Pasolini dagli Scritti Corsari. Dico la verità: visto che l’analisi non era di un testo letterario, a mio parere, occorreva un saggio breve artistico letterario un po’ più letterario. Siamo al termine di un percorso di liceo italiano, mi è sembrato strano che nella prova di italiano siano rimasti a bocca asciutta proprio gli appassionati di letteratura. In tutta la prova compare un solo testo specificamente letterario, una breve poesia dell’ultimo Montale.

Il secondo saggio breve e soprattutto il quarto a me ed anche ai professori dell’area scientifica sono parsi molto alti. Interessanti, ma molto difficili. Bisognerebbe capire se davvero uno studente di quinta abbia la possibilità di affrontare quegli argomenti: stato, mercato e democrazia, per il saggio breve socio economico, e, soprattutto, la ricerca scommette sul cervello, per l’ambito scientifico. Quando è così si rischia che i ragazzi, non cogliendo la difficoltà, cadano nella banalità più spicciola, ma del resto anche la scelta del tema indica la maturità di uno studente.

Il tema di storia ci interroga, nel senso che è sullo sviluppo di paesi che dovremmo conoscere, ma nel programma di storia i ragazzi non raggiungono le competenze per trattare in modo argomentato dello sviluppo di due paesi tra Russia, Brasile, India, Cina e Sudafrica. Questo è il parere dei diversi professori di storia che ho sentito.

Tema di ordine generale bellissimo su cooperazione e progresso. Come sempre, questo tipo di tema rischia di sembrare abbordabile, mentre è difficilissimo. Alla fine potrei dire che è stato un anno strano: molti dei nostri alunni hanno scelto l’analisi testuale, perché è sembrata più facile (Io personalmente penso che sempre l’analisi testuale sia più facile, ma quello che è strano è che quest’anno se ne sono accorti anche i ragazzi…).

I giovani spiazzati fra metodi opposti

da Il Messaggero

I giovani spiazzati fra metodi opposti

Giorgio Israel

Ormai non ci sono dubbi: al ministero dell’Istruzione c’è chi lavora per cancellare il tema di maturità. Del resto è noto che questo proposito è vivo da anni. Noi siamo invece più che favorevoli al tema, purché offra allo studente l’opportunità di esprimersi in piena autonomia e di dar prova delle sue capacità, su un argomento circoscritto e correlato a temi approfonditi nel corso di studi. La via infallibile per renderlo disgustoso, e alimentare la spinta a cancellarlo, è assegnare come argomenti quelli che Gentile chiamava “brevi cenni sull’Universo”. “Stato, mercato, democrazia”, “Individuo e società di massa”, “La ricerca scommette sul cervello”… Nessuno si sognerebbe non dico di dare una tesi di laurea, ma neppure una tesi di dottorato su temi del genere. Per dire qualcosa di sensato sul primo occorrerebbe conoscere una mole di contributi teorici mai visti nelle scuole, dalla contrapposizione tra pianificazione collettivista e liberismo economico, tra keynesismo e “mainstream”, al versante di teoria politica. Per il secondo tema occorrerebbe aver letto qualcosa della letteratura sui totalitarismi del ventesimo secolo. Dove? In una scuola in cui raramente si arriva a studiare la Seconda guerra mondiale? E che dire del terzo tema che apre l’immensa tematica del rapporto-cervello? Ma c’è una via furbesca per tenere in piedi l’approccio del tipo “brevi cenni dell’Universo” in un contesto in cui non si sa più in che secolo siano vissuti Adam Smith, Karl Popper e Hannah Arendt, ammesso che si sappia chi siano. La via è quella di offrire tracce molto terra terra, articoli di giornale, dietro cui lo spessore dei temi è ridotto a formulette semplificate e informazione, o è visibile solo a chi ne sa molto. Certo, i brani su “Stato, mercato e democrazia” sono densi di temi rilevanti, ma sono tanti e di complessità tale che l’unica via è cavarsela con luoghi comuni sulla crisi. Va assai peggio su “Individuo e società di massa”. Pasolini era un letterato di valore, ma di certo non un maestro di teoria sociale, soprattutto in un brano in cui la spara grossa: «Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi». Visto che la prima parte della traccia di Bodei è in consonanza, e che le connessioni con le tracce letterarie sono esangui, c’è da chiedersi se non sia un invito a confezionare un compitino anticapitalista. Certo, si dirà che lo studente poteva andarsene per conto suo ignorando i testi proposti. Ma, siamo seri, chi oserà farsi beffe delle tracce ministeriali? Il risultato è che lo studente – altro che autonomia e creatività – è stato messo su binari atti solo a determinare risultati preconfezionati e grotteschi. Ciò è ancor più evidente nel tema sulla ricerca e il cervello. Qui, oltre a uno scritto di Boncinelli – che contiene l’unica asserzione di merito sul rapporto tra teorie del cervello e teorie della mente, peraltro assai discutibile – si offrono solo articoli di giornale che informano circa i progetti di simulazione informatica del cervello. Su queste basi cosa scrivere se non un panegirico del programma di Obama? In barba allo spirito critico: da Marcuse allo scientismo è l’apoteosi del conformismo. Quanto ai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) non costituiscono un argomento se non di analisi economica, visto che l’unico tratto comune di quei Paesi è l’incremento del Pil. Lo sa anche l’estensore della traccia che invita a sceglierne due a caso e dire qualcosa sulle loro vicende politiche recenti. A parte la mediocrità della proposta è roba mai vista a scuola. È un invito a navigare di soppiatto con lo smartphone? Viene da pensare che chi ha preparato questi testi non abbia mai messo piede in una scuola, non abbia figli e non abbia la più pallida idea delle conoscenze che vi si acquisiscono, che sono sempre più esili e frammentarie e che andrebbero vigorosamente riqualificate. Ma già, è proprio quel che non si vuole. L’ideologia che emerge è quella di una scuola che da un lato invita a fabbricarsi a ruota libera i propri cenni sull’Universo, dall’altro verifica le “competenze” con test e quiz. In che modo il pensiero di Cartesio abbia influenzato la visione moderna del rapporto mente-cervello non ha alcun interesse. Dite quel che vi pare sul tema e mettete una crocetta sulla risposta esatta: Renato Cartesio: filosofo e scienziato francese o amministratore delegato delle cartiere di Fabriano

Ma è giusto bocciare in prima media?

da Panorama

Ma è giusto bocciare in prima media?

Marco Rossi-Doria

Finito l’anno scolastico, l’ansia di genitori e studenti si riversa sugli scrutini: sapere che un ragazzino deve ripetere la classe quando è ancora nella scuola dell’obbligo può provocare piccoli e grandi drammi. Un argomento che divide famiglie, docenti ed esperti.

Marco Rossi-Doria*

I RAGAZZI VANNO SEMPRE ACCOMPAGNATI Mi è capitato di bocciare all’esame di terza media anche ragazzi «drop out», dopo averli con fatica riconquistati alla scuola insieme ai miei colleghi a Napoli. La mia posizione non è «non si boccia per principio». Ci sono situazioni, che a volte sono casi limite, in cui viene meno il patto educativo deciso insieme. Diffido delle soluzioni semplici, che servono più alla coscienza dei docenti che ai ragazzi. Il compito educativo è di per sé complicato. Ci sono studenti per cui la bocciatura può essere un fatto terribile, mentre alle volte può essere utile. E soprattutto in ogni caso servono misure dì accompagnamento e deve essere chiaro ai ragazzi il motivo per cui si decide di bocciare. Nella mia esperienza funzionava così: vedevo una volta al mese i ragazzi più in difficoltà insieme ai loro insegnanti e si faceva il punto sul programma di lavoro che avevamo condiviso. Se il programma veniva portato avanti, allora si poteva aiutare il ragazzo a essere promosso. Ci deve essere un percorso in cui i ragazzi capiscano che è possibile verificare se stanno lavorando oppure no. Se c’è un patto e vengono messe in campo le risorse educative necessarie, è un conto. Se la bocciatura arriva di colpo sulla testa del ragazzo, è un altro conto. Quanti docenti dicono all’inizio che cosa si aspettano e come richiedono di lavorare alla classe? Questo è essenziale per stabilire un patto educativo. Poi, siccome si parla di persone in crescita, questo patto va rimesso in carreggiata continuamente fra settembre e aprile. Soltanto dopo, e a queste condizioni, si può arrivare a una valuta rione finale comprensibile e utile per il ragazzo. `

sottosegretario all’Istruzione, università e ricerca nei governi Monti e Letta

Esami di Stato all’insegna dell’attualità. E lunedì 24 è già tempo di “quizzone”

da Tecnica della Scuola

Esami di Stato all’insegna dell’attualità. E lunedì 24 è già tempo di “quizzone”
di A.G.
Dopo l’analisi del testo dedicata a Magris, il Miur conferma la linea dei temi vicini ai nostri giorni: vale per tutti l’esempio delle scienze sociali, dove è stato proposta una traccia sulla riduzione dei fondi al sistema di Istruzione conseguenza della crisi economica. Intanto gli studenti attesi da un week end di studio sui libri delle materie sinora non affrontate.
Può essere avvertito già nella proposizione delle tracce degli esami scritti prescelte dal Miur il “vento” di rinnovamento auspicato dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, nell’ultima tappa che porta alla maturità. Uno degli esempi che vale per tutti, dopo l’analisi del testo dedicata ad un’opera del contemporaneo Claudio Magris è probabilmente il testo della seconda prova preparato per gli studenti in scienze sociali: è stato chiesto, infatti, come il taglio dei fondi al sistema dell’istruzione, dovuto alla Crisi avvertita dal 2008, abbia indotto a livello mondiale una riduzione dei fondi al sistema di Istruzione, con la conseguenza che in futuro i cittadini saranno docili macchine anziché cittadini a pieno titolo. “Ai candidati – concludeva la traccia – si chiede di commentare un passo che esprime questi concetti tratto dal libro “Non per il Profitto” di Marta C. Nussbaum, edito nel 2011. Significativo, in tal senso, quanto dichiarato da Daniele Grassucci, responsabile dei Contenuti del portale Skuola.net : “di nuovo una traccia di strettissima attualità anche alla luce delle recenti dichiarazioni del Ministro”.
Intanto, archiviate le prime due prove scritte, per gli studenti le verifiche sono giunte a metà percorso. La prossima tappa, dopo un week end di pausa, è rappresentata dalla terza prova, in calendario per lunedì 24 giugno: il temuto “quizzone” multidisciplinare, prova che, a differenza delle due precedenti, non è predisposta dal Miur ma dalle singole commissioni esaminatrici. In realtà non si tratterà soltanto di mettere crocette poiché gli studenti potrebbero trovarsi di fronte domande sia a risposta chiusa sia a risposta aperta, trattazioni sintetiche o esercizi. Riguarderanno non più di cinque discipline e saranno comunque in linea con le simulazioni e le esercitazioni svolte dai ragazzi durante l’anno scolastico.
In base al regolamento sia i quesiti sia le materie sulle quali verte devono restare segreti fino all’inizio della prova. Accade spesso però che le commissioni anticipino agli studenti le materie che saranno incluse nella prova. In caso contrario comunque – suggeriscono i siti studenteschi – non è difficile intuirle: è sufficiente infatti informarsi sulle materie per le quali sono abilitati i docenti che prendono parte alle commissioni. Da queste si possono tranquillamente sottrarre quelle delle materie oggetto della prima e seconda prova. E si può essere quasi certi che quel che resta finirà nel quizzone. In genere la prova è strutturata per accertare anche la conoscenza di almeno una lingua straniera, ma non è un requisito indispensabile, per cui se nella commissione non è presente almeno un insegnante abilitato all’insegnamento della lingua inglese, è possibile escluderne la presenza. Una domandina, in tal caso, potrebbe però spuntare agli orali, in programma subito dopo la correzione degli scritti: per i più fortunati (o sfortunati), prescelti a caso dalla commissione, la maturità si concluderà già a fine giugno.

Nel mese di giugno quinto modulo del corso-concorso DS 2004 in Sicilia

da Tecnica della Scuola

Nel mese di giugno quinto modulo del corso-concorso DS 2004 in Sicilia
di Aldo Domenico Ficara
Nonostante le polemiche per la ripartizione dei posti di presidenza, continua il corso-concorso in Sicilia
Da una nota dell’USR della Sicilia del 10/06/2013 si apprende che il quinto modulo del Corso di formazione per i candidati giudicati idonei a seguito della ricorrezione dei compiti – Programma del corso di formazione per il mese di giugno 2013, rif. Nota U.S.R. Sicilia Prot. 596 del 10 gennaio 2013, si svolgerà in questo mese di giugno.  La prima parte, già eseguita, riguardante l’ innovazione tecnologica nella scuola si è svolta il 14 giugno 2013 ( ore 10-14/15-19 ) e il 15 giugno 2013 ( ore 8-12/13-17 ). La seconda parte si svolgerà il 28 giugno 2013 ( ore 10-14/15-19 ) e il 29 giugno 2013 ( ore 8-12/13-17 ) e riguarderà l’organizzazione della scuola: aspetti formativi, giuridici, amministrativi, comunicativi e relazionali. La docenza di quest’ultima fase del quinto modulo sarà affidata al Dott. Giovanni Biondi.  Nonostante le forti polemiche relative alla ripartizione dei posti di presidenza in Sicilia, e in attesa del pronunciamento del TAR sul concorso a DS del 2011, il corso-concorso ordinario per Dirigenti scolastici D.D.G. 22.11.2004 continua la sua strada secondo la rinnovazione della procedura concorsuale prevista dalla Legge 202/2010

Aggiornato a mercoledì prossimo l’affaire “Quota 96”

da Tecnica della Scuola

Aggiornato a mercoledì prossimo l’affaire “Quota 96”
di Pasquale Almirante
L’on Manuela Ghizzoni (Pd), in una nota, informa sulla seduta alla Commissione Lavoro di oggi, durante la quale si è discusso il contenuto della proposta di legge Marzana tendete a modificare la normativa in materia di requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola
La relatrice Antonella Incerti (Pd) ha descritto il contenuto della Pdl Marzana, che coincide con la proposta 249 (GHIZZONI ed altri: “Modifica all’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola”) per quanto riguarda il dispositivo, quello cioè della risoluzione della faccenda “Quota 96”, mentre propone una diversa copertura finanziaria rispetto alla n° 249 (che vorrebbe una tassazione minima delle pensioni d’oro) e cioè la tassazione degli idrocarburi. E’ poi intervenuto il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Carlo Dell’Aringa, anche su sollecitazione della relatrice Incerti che chiedeva conto della quantificazione della platea dei beneficiari, come già richiesto nella seduta precedente. Il sottosegretario, oltre a precisare che è stata inviata formale richiesta all’INPS, ha pronunciato queste parole: “il problema è noto e conosciuto… In esso ci sono elementi di ragionevolezza molto seri”. Mi pare, continua Ghizzoni, che siano parole incoraggianti… Ha aggiunto che sulla copertura della 249 – come già aveva accennato la relatrice – è intervenuta la recente sentenza della Corte costituzione, anche se basterebbe applicarla anche al settore privato e la questione sarebbe risolta. Sono poi intervenute le on. Marzana (M5S), prima firmataria di una Pdl che dispone la modifica alla normativa in materia di requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola, e Annalisa Pannarale (SEL) per sostenere la soluzione del problema, dando entrambe la disponibilità a trovare una copertura condivisa come quella sollecitata da Sel volta a reperire i fondi nella tassazione delle concessioni televisive.
Anche l’on Manuela Ghizzoni è intervenuta per suggerire al sottosegretario di non limitarsi a richiedere informazioni all’INPS, ma di rivolgersi anche al MIUR che dispone di dati certi e immediati in merito alla maturazione dei requisiti per il pensionamento dei lavoratori della scuola. La seduta è dunque stata aggiornata a mercoledì. In quella data e sede con tutta probabilità (o sicurezza?) “avremo contezza della platea e, conseguentemente, della necessaria copertura. Potremo poi fissare un termine emendamenti e procedere con l’iter”. Così l’on Manuela Ghizzoni alla quale bisogna dare il merito di avere seguito passo passo tutta la materia relativa a questo gruppo di lavoratori della scuola ingabbiati ingiustamente nella legge Fornero sulle pensioni. Tutto dunque farebbe ben sperare, anche se mancano a quanto sembra due elementi importanti: la richiesta all’Inps per sapere il numero esatto di coloro che sono inseriti nella cosiddetta “Quota 96”, benché, come dice Ghizzoni, il Miur dovrebbe essere ben più informato; e la faccenda ben più spinosa della copertura finanziaria che è stata sempre la buccia più pungente di questa “opuntia ficus indica” rappresentata dal personale che chiede la quiescenza.  Ma la domanda delle domande, quella delle 100 (e più) pistole, è la seguente: si vogliono tranciare circa 4 miliardi dall’Imu e non si riesce a trovare qualche milione per 3.500 persone?

Mobilità 2013/2014: prorogati i termini di scadenza

da Tecnica della Scuola

Mobilità 2013/2014: prorogati i termini di scadenza
di Lucio Ficara
Ufficiale la proroga dei termini di scadenza della mobilità 2013/2014 della scuola secondaria di secondo grado.
Come largamente preannunciato dalla nostra testata, arriva la notizia ufficiale della proroga dei termini di scadenza della mobilità 2013-2014 della scuola secondaria di secondo grado.  Quindi i nuovi termini di scadenza saranno il 25 giugno per quanto riguarda il termine ultimo comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili e il 9 luglio per quanto riguarda invece la pubblicazione dei movimenti. Avevamo segnalato in un precedente articolo le difficoltà di alcuni uffici territoriali a comporre gli organici ed ad individuare i soprannumerari, in sostanza non si è riuscito in alcune province ad espletare tutti gli atti previsti per la composizione degli organici e per l’individuazione dei perdenti posto entro i termini previsti dal O.M. 13 del marzo 2013.Per questi motivi il Miur comunica, con nota prot. 6174, emanata in data odierna, che le date concernenti i termini di acquisizione delle disponibilità e, conseguentemente, di pubblicazione dei movimenti relativi al personale docente della scuola secondaria di II grado fissati nell´O.M. 13 marzo 2013, n. 9 – art. 2 comma 2, non saranno più validi e saranno prorogati come su scritto.

Sarà mobilitazione contro il blocco degli stipendi

da Tecnica della Scuola

Sarà mobilitazione contro il blocco degli stipendi
No all’ulteriore proroga del blocco dei contratti nel pubblico impiego e i sindacati della scuola invitano il Governo ad aprire le trattative, perché in mancanza di risposte potrebbe essere a rischio l’avvio del prossimo anno scolastico
I Segretari generali di Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda unams, nel corso di un incontro tenuto in vista del confronto con il ministro dell’Istruzione, previsto per i prossimo 1 luglio, hanno manifestato “netta contrarietà” a quanto deliberato dalle Commissioni. “Il provvedimento – affermano in una nota unitaria i leader delle cinque organizzazioni, Pantaleo, Scrima, Di Menna, Nigi e Di Meglio – sarebbe per il personale della scuola doppiamente penalizzante, in quanto al blocco del contratto aggiungerebbe il blocco degli aumenti di anzianità, previsti dal Contratto vigente e quindi già finanziati”. I sindacati annunciano quindi che “in relazione alle decisioni che saranno adottate dal Governo, assumeranno le necessarie iniziative di mobilitazione, che potranno avere effetti anche sull’avvio del prossimo anno scolastico”.

Ferie docenti ed esami di sospensione del giudizio

da Tecnica della Scuola

Ferie docenti ed esami di sospensione del giudizio
di Lucio Ficara
Con l’entrata in vigore del D.M. n. 80/2007 si istituisce nuovamente, dopo l’abolizione degli esami di riparazione a settembre nelle scuole secondarie di secondo grado, la “sospensione del giudizio” per gli alunni non meritevoli di ammissione a giugno.
Si tratta di una sorta di marcia indietro dopo che la legge n. 352 dell’8 agosto 1995, aboliva i succitati esami di riparazione ed introduceva gli Idei (Interventi didattici educativi integrativi) e il “debito formativo”. Con il suddetto D.M. n. 80/2007 si introduce in buona sostanza un esame valutativo delle carenze riscontrate a giugno, da espletare entro la fine dell’anno scolastico e quindi entro il 31 agosto di ogni anno, per decidere l’ammissione o la non ammissione alla classe successiva.
Bisogna ricordare che, a rigore di norma, l’art. 5 del D.M. n. 80 /2007 stabilisce nei confronti degli studenti per i quali, al termine delle lezioni, è stato constatato il mancato conseguimento della sufficienza in una o più discipline, tale da non comportare un immediato giudizio di promozione, il consiglio di classe procede al rinvio della formulazione del giudizio finale.
L’art. 6 di tale decreto ministeriale spiega che il giudizio finale interverrà, a cura dello stesso consiglio di classe, a conclusione degli interventi didattici proposti obbligatoriamente dalla scuola, dopo esami di verifica scritti ed orali e di norma entro il 31 agosto dell’anno scolastico di riferimento, salvo particolari esigenze organizzative delle istituzioni scolastiche, e comunque non oltre la data di inizio delle lezioni dell’anno scolastico successivo.
Cosa comporta questo per i docenti della scuola di secondo grado? Che per potere espletare questo giudizio finale secondo la normativa vigente, dovranno interrompere, obtorto collo, la parte finale delle proprie ferie.
Infatti per potere espletare le verifiche d’esame scritte ed orali e i relativi scrutini finali differiti, dovranno rientrare a scuola per il 26 agosto, interrompendo le ferie.
Ci poniamo la seguente domanda: “ma nel mese di luglio ed agosto le ferie per i docenti non sono un diritto, espressamente scritto nel contratto?”. Tra le altre cose bisogna ricordare che chi è impegnato fino a metà luglio con gli esami di Stato, non ha altra possibilità che fruire le ferie di 36 giorni (32+4 di festività soppresse) effettivi, tra la fine di luglio e il mese di agosto.
Alcune scuole, sfruttando il fatto che la norma preveda la possibilità di rinvio a settembre di tali esami, per particolari esigenze organizzative delle istituzioni scolastiche, differiscono il rientro degli insegnati per svolgere tali esami dal primo di settembre. Ma questo comporta un altro grave problema, che potrebbe essere causa di invalidazione di tali esami in caso di ricorso al Tar.
Infatti a settembre potrebbe capitare che i docenti del consiglio di classe andati in pensione o trasferiti, non potranno partecipare al giudizio finale che hanno sospeso, in quanto non più appartenenti a quella scuola e quindi a valutare i ragazzi saranno altri consigli di classe. Questo è in contrasto con la normativa vigente, che prevede che sia lo stesso consiglio di classe a svolgere lo scrutinio finale. Quindi, pare evidente che gli esami e gli scrutini per la sospensione del giudizio vanno a invadere il diritto contrattuale del docente a godere delle ferie secondo l’art. 13 del CCNL 2006-2009, anche nell’ultima settimana di agosto.
La situazione diventa più grave se il docente, impegnato negli esami di Stato fino al 18 luglio, non può fruire dei 32 + 4 giorni di ferie, perché richiamato in servizio per gli esami della sospensione del giudizio. In questo caso si raffigura la possibilità di applicare al docente il comma 12 dell’art. 13 del contratto nazionale, in cui è scritto che se le ferie dell’insegnante vengono interrotte a causa di rientro anticipato in servizio, il dipendente ha diritto al rimborso delle spese sostenute per il periodo di ferie non goduto.

Via libera ai contratti (forse) ma solo per la parte normativa

da Tecnica della Scuola

Via libera ai contratti (forse) ma solo per la parte normativa
di R.P.
E’ la proposta che le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro fanno al Governo nel parere sostanzialmente favorevole allo schema di regolamento.
In attesa di conoscere le decisioni che potrà assumere la Commissione Affari Costituzionali del Senato, l’analoga commissione della Camera, riunitasi in seduta comune con la Commissione Lavoro, ha espresso il proprio parere sullo schema di regolamento relativo al blocco di contratti e stipendi. Come già da noi anticipato il parere è favorevole, anche se sono state sottolineate due condizioni. La Commissione ha sottolineato in primo luogo che la proroga prevista dal regolamento deve intendersi del tutto eccezionale e provvisoria, “rendendo, per il futuro, non ipotizzabile un ulteriore allungamento temporale, che rischierebbe di trasformare un intervento che doveva essere una tantum e limitato nel tempo in una vera e propria deroga al meccanismo medesimo” Inoltre le due Commissioni invitano il Governo “ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata a consentire, immediatamente dopo l’entrata in vigore del decreto in esame, la ripresa della contrattazione collettiva ai soli effetti normativi, modificando lo schema di decreto nella parte in cui lo stesso ha congelato fino al 31 dicembre 2014 la stessa contrattazione collettiva, fermo restando che la contrattazione per la parte economica potrà esplicare i suoi effetti a decorrere dall’anno 2015”. Poiché è poco probabile che al Senato l’orientamento dei parlamentari cambi radicalmente, la conclusione della vicenda è pressoché segnata: il regolamento verrà approvato dal Governo e, nella migliore delle ipotesi, la contrattazione si potrà aprire esclusivamente sugli aspetti normativi. Per ogni eventuale miglioramento di natura economica bisognerà aspettare ancora almeno un anno e mezzo. I sindacati si sono già fatti sentire e va anzi rimarcato che è la prima volta dopo molto tempo che lo fanno in modo unitario. Ma è molto difficile che la posizione del Governo possa cambiare in modo significativo.