Concorso per dirigenti scolastici, il Governo pronto a tutto: anche a perdere i contenziosi

Concorso per dirigenti scolastici, il Governo pronto a tutto: anche a perdere i contenziosi

 

Interrogato dagli on. Ghizzoni e Cenni, il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria fa sapere pubblicamente che il Ministero, pur auspicando una positiva conclusione del contenzioso giudiziario, sta comunque valutando tutte le eventuali misure da adottare nei confronti dei vincitori del concorso qualora l’indirizzo assunto dal giudice di appello non dovesse essere confermato nella decisione di merito.

 

Pacifico (Anief-Confedir): comunque vada, ciò dimostra che i nostri rilievi avevano una loro fondatezza. Ad iniziare dai troppi quiz preselettivi sbagliati. Ora l’importante è tutelare tutti.

 

Sui tanti contenziosi in atto che potrebbero far saltare il concorso per dirigenti scolastici, avviato ormai quasi due anni fa, il Governo in carica ammette che qualcosa potrebbe essere andato storto: nel rispondere a due interrogazioni alla Camera, rispettivamente presentate da Manuela Ghizzoni (Pd) e Susanna Cenni (Pd), il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, fa sapere pubblicamente che l’esecutivo è pronto ad adottare “tutte le più opportune misure a tutela dei candidati e dell’amministrazione scolastica nel caso l’esito del predetto giudizio fosse diverso” da quello che l’amministrazione statale e scolastica si aspettano.

 

Vale la pena ricordare che i rilievi mossi dai ricorrenti non sono da poco. In Campania, oggetto della prima interrogazione, il ricorso è stato incentrato su una lunga serie di motivazioni: “sull’incompatibilità di alcuni componenti della commissione giudicatrice; i ricorrenti, infatti, hanno evidenziato – ad esempio – che un componente della Commissione risultava dirigente scolastico referente ufficiale di un sindacato, per l’istruzione tecnico professionale; un altro esponente della commissione aveva fatto parte del comitato scientifico ed era stato docente di un corso di preparazione al concorso, organizzato da un ente nazionale; un altro componente della commissione aveva effettuato un master di preparazione al concorso”. Inoltre, “i ricorrenti hanno dimostrato, altresì, che alcuni componenti della commissione erano legati ad alcuni candidati da un rapporto di stretta collaborazione in quanto risultavano essere vicari o collaboratori di un dirigente scolastico facente parte della stessa commissione”.

 

Seri problemi nell’organizzazione e gestione del concorso sono stati ravvisati pure in Toscana. Dove “il tribunale amministrativo regionale – si legge nell’interrogazione dell’on. Cenni – il 19 aprile 2013 ha emanato una sentenza, accogliendo i ricorsi di alcuni candidati, con cui ha annullato i risultati del suddetto bando di concorso; tra le motivazioni del Tar della Toscana: la composizione della commissione, in seguito alle dimissioni del presidente della stessa, la collegialità della valutazione degli elaborati non supporta da analoga lettura dei lavori dei candidati, ed altri vizi”.

Ora, Marco Rossi Doria sostiene, a nome del Governo, che le censure mosse dal TAR sulla presunta incompatibilità di alcuni componenti della Commissione esaminatrice non sono condivisibili. Nessuna delle incompatibilità sollevate rientra infatti tra le ipotesi di astensione normativamente previste, né i rilievi mossi sulle modalità di svolgimento del concorso sono tali da mettere in discussione la correttezza e imparzialità della procedura.
Si auspica dunque un esito positivo del giudizio in corso”. Allo stesso tempo, il sottosegretario “rassicura che sono comunque all’esame dell’amministrazione tutte le più opportune misure da adottare a tutela dei candidati e dell’amministrazione scolastica nel caso l’esito del predetto giudizio fosse diverso” dalla decisione di merito.

 

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri, “il fatto che il Governo contempli l’ipotesi di soccombenza, predisponendo per tempo alcune soluzioni per salvaguardare il funzionamento della macchina amministrativa e delle scuole italiane, è un dato davvero indicativo. Fa capire che i rilievi mossi dall’Anief sul concorso, ormai molti mesi fa, ad iniziare dagli errori macroscopici presenti in tantissimi quiz preselettivi, avevano davvero fondatezza per essere presentati e valutati dai giudici competenti. In ogni caso, arrivati a questo punto, comunque terminino le vicende giudiziarie, il sindacato torna a chiedere al Miur di assumere il ruolo che gli compete: tutelando gli interessi di tutti i candidati. Sia dei vincitori del concorso, sia degli eventuali vincitori in tribunale”.

 

AFAM: paradosso tutto italiano

AFAM: paradosso tutto italiano, gli studenti entrano di ruolo e i loro insegnanti restano precari

 

Parte la mobilitazione dell’ANIEF per il rilancio del comparto da molto tempo trascurato, 14 anni dopo dalla legge 508/99. Il sindacato avvia i ricorsi per la stabilizzazione dopo 36 mesi di servizio e la restituzione del TFR/TFS. Previsto anche lo sblocco del contratto. Scrivi a ricorsi.afam@anief.net per ricevere le istruzioni per ricorrere al giudice del lavoro.

 

Le prime iniziative – dichiara il presidente Anief e coordinatore Confedir della Scuola, Marcello Pacifico – tendono alla salvaguardia e alla tutela non solo del personale precario che da anni è lasciato in uno stato di incertezza ma anche di tutto il personale di ruoloIn un paese dove l’arte e la cultura sono state il punto di riferimento di tutta l’umanità è impensabile rilanciare le istituzioni e valorizzare tutto il personale del comparto Artistico e Musicale senza partire dalla stabilizzazione di tutto il personale con almeno 3 anni di servizio fino ad arrivare allo sblocco degli automatismi contrattuali e alla restituzione del TFS/TFR indebitamente percepito dall’amministrazione.

 

Anche nelle istituzioni del comparto Afam spesso gli allievi superano i maestri. Ma in questo caso non parliamo di migliori capacità in campo artistico. I docenti dell’AFAM restano precari mentre guardano ogni anno i propri ex-studenti passare di ruolo nella scuola. Quando ormai tutti gli studenti dei corsi abilitanti AFAM stanno lavorando e molti stipulano contratti a tempo indeterminato grazie anche all’intervento del nostro sindacato, la maggior parte dei docenti dei corsi AFAM sono costretti ad essere precari. Già l’ANIEF aveva portato all’attenzione del Parlamento la questione della stabilizzazione dei precari dell’AFAM presentando propri emendamenti. Solo in Italia i docenti che hanno dato l’abilitazione all’insegnamento si trovano a non essere assunti a tempo indeterminato. Il sindacato ANIEF ora dice basta. Inizia la mobilitazione. Partono i ricorsi al Giudice del Lavoro per ottenere la trasformazione in contratto a tempo indeterminato dei contratti a tempo determinato su posti vacanti e disponibili illegittimamente reiterati per oltre 36 mesi con richiesta di relativo risarcimento.

 

Per informazioni scrivi a  ricorsi.afam@anief.net indicando i tuoi dati anagrafici, recapiti e-mail e telefonici e specificando nell’oggetto: richiesta info ricorso stabilizzazione, restituzione TFS o TFR, sblocco del contratto.

Maturità, in pausa fino al “quizzone” del 24 giugno

da LaStampa.it

Maturità, in pausa fino al “quizzone” del 24 giugno

roma

Messe ormai alle spalle le prime due prove scritte gli studenti alle prese con l’esame di maturità potranno concedersi una breve pausa per il weekend. Bisognerà infatti attendere lunedì per tornare tra i banchi e affrontare il terzo e ultimo scritto, il temutissimo “quizzone”, prova che, a differenza delle altre non è decisa dal ministero dell’Istruzione ma dalle singole commissioni esaminatrici.

La terza prova, ha carattere pluridisciplinare ed ha l’obiettivo di verificare le conoscenze sulle diverse materie studiate nell’ultimo anno. Sono previste diverse tipologie: trattazione sintetica, non più di cinque argomenti; quesiti a risposta singola, da 10 a 15; quesiti a risposta multipla, da 30 a 40; problemi scientifici a soluzione rapida, non più di due; casi pratici o professionali, non più di due; un progetto.

La data fissata dal ministero per questa terza prova è il 24 giugno. Il tempo a disposizione è generalmente entro le tre ore. Il punteggio massimo che si può ottenere è di 15/15, la sufficienza corrisponde a 10/15, ma nonostante il suo punteggio sia uguale a quello della prima e della seconda prova, spaventa molto più delle altre per il carico di studi visto che è composta non da una ma da diverse materie.

In realtà non si tratterà soltanto di mettere crocette poiché gli studenti potrebbero trovarsi di fronte domande sia a risposta chiusa sia a risposta aperta, trattazioni sintetiche o esercizi. Riguarderanno non più di cinque discipline e saranno comunque in linea con le simulazioni e le esercitazioni svolte dai ragazzi durante l’anno scolastico. In base al regolamento sia i quesiti sia le materie sulle quali verte devono restare segreti fino all’inizio della prova.

Dopo la correzione del tris di prove soltanto gli orali separano i ragazzi dall’agognato diploma. Il via ai colloqui viene fissato dalle singole commissioni, ma, da quest’anno c’è una novità: una stretta sui tempi di conclusione degli esami di maturità. Con una nota inviata ai presidi e ai direttori degli uffici scolastici regionali, lo scorso 14 maggio, il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha, infatti, confermato (era stato già segnalato da un’ordinanza ministeriale dello scorso 24 aprile) che la trasmissione al sistema informativo del dicastero di viale Trastevere (Sidi, Area ´Esiti Esami di Stato’) dei risultati di esame «deve improrogabilmente concludersi entro il 18 luglio 2013». Nella nota si forniscono, inoltre, indicazioni operative per l’utilizzo della procedura informatizzata da parte delle segreterie scolastiche e delle commissioni d’esame.

Gli acronimi e la valutazione: tra Invalsi e Ava

da Tecnica della Scuola

Gli acronimi e la valutazione: tra Invalsi e Ava
di Aldo Domenico Ficara
Il sistema INVALSI sta alla scuola come il sistema AVA sta all’Università: due acronimi che fanno discutere animatamente gli addetti ai lavori della valutazione. Gli obiettivi dei due sistemi
L’INVALSI è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha raccolto, in un lungo e costante processo di trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione (CEDE) istituito nei primi anni settanta del secolo scorso. Sulla base delle vigenti Leggi, che sono frutto di un’evoluzione normativa significativamente sempre più incentrata sugli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico, l’Istituto tra le altre cose: • effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni di istruzione e di istruzione e formazione professionale, anche nel contesto dell’apprendimento permanente; in particolare gestisce il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV); • studia le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al contesto sociale ed alle tipologie dell’offerta formativa; • effettua le rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole; • predispone annualmente i testi della nuova prova scritta, a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti nell’esame di Stato al terzo anno della scuola secondaria di primo grado; Il sistema AVA, coordinato dall’ANVUR in base al D.L. n. 19 del 27-01-12, è un sistema integrato in cui l’elemento portante è l’assicurazione interna della qualità nei corsi di studio, nei dipartimenti e nell’intero ateneo. Il potenziamento dell’autovalutazione, unito all’avvio di forme di controllo esterno chiare e trasparenti, è finalizzato a un miglioramento continuo della qualità della formazione e della ricerca. Gli obiettivi dell’AVA sono: – fornire alle università italiane informazioni utili per meglio sviluppare le loro future strategie nella formazione, nella ricerca e nelle attività di terza missione; – fornire ai corsi di laurea e alle unità di ricerca elementi comparativi per un miglioramento della qualità delle loro attività; – fornire al MIUR le informazioni necessarie ai fini della programmazione nazionale, alle autorizzazioni a operare e alle decisioni concernenti l’allocazione delle risorse; – fornire agli studenti informazioni utili per le loro scelte formative fornire al mondo del lavoro informazioni circa la qualità dei programmi formativi e dei laureati; – fornire alla società civile informazioni affidabili e trasparenti circa le attività del sistema universitario

Rivalutazione annuale dei redditi per l’assegno per il nucleo familiare

da Tecnica della Scuola

Rivalutazione annuale dei redditi per l’assegno per il nucleo familiare
di L.L.
Su NoiPa è disponibile il modulo per la presentazione della nuova domanda valida dal 1° luglio 2013 al 30 giungo 2014
Come ogni anno, per la corresponsione dell’assegno per il nucleo familiare, è necessario ripresentare apposita domanda, valevole dal 1° luglio dell’anno in corso al 30 giugno dell’anno successivo.

In applicazione della circolare della Ragioneria Generale dello Stato – IGOP n. 26 del 4 giugno 2013, il MEF ha provveduto alla rivalutazione del 3,00% dei livelli di reddito utili per la determinazione dell’importo dell’assegno per il nucleo familiare, a partire dal 1° luglio 2013.

Da tale data – ricorda il MEF con messaggio n. 81/2013 saranno sospesi i pagamenti di tutti gli assegni per nucleo familiare, per i quali non sia presente in banca dati la segnalazione dei redditi relativi all’anno 2012.

Il personale interessato dalla sospensione riceverà un apposito messaggio nell’area privata del Portale NoiPA, con l’invito a presentare nuovamente la domanda per la fruizione dell’assegno con decorrenza dal 1° luglio 2013, qualora sussistano i requisiti di legge.

Il modulo per la presentazione della nuova domanda è presente sul Portale NoiPA all’indirizzo: https://noipa.mef.gov.it/web/guest/modulistica

L’Inps sulla trattenuta del 2,50%

da Tecnica della Scuola

L’Inps sulla trattenuta del 2,50%
di L.L.
Per i dipendenti in regime di TFS in servizio o per quelli cessati il contributo previdenziale sulla retribuzione contributiva utile rimane comunque dovuto anche per il periodo successivo al 31 dicembre 2010
L’Inps torna a fornire chiarimenti relativi all’applicazione della Sentenza della Corte Costituzionale n. 223/2012 che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 12, comma 10, del decreto Legge  31 maggio 2010, n. 78.

Ricordiamo che l’art. 1, commi 98 -101, della legge 24 dicembre 2012, n. 228 – che ha recepito i contenuti del decreto legge n. 185/2012, decaduto senza conversione in legge e che contiene disposizioni per l’attuazione della Sentenza della Corte Costituzionale dell’8 -11 ottobre 2012, n. 223 –  ha stabilito l’abrogazione dell’art. 12, comma 10, del citato decreto legge n.78/2010 a decorrere dal 1° gennaio 2011 e, nel contempo, la riliquidazione d’ufficio entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto stesso (31ottobre 2012) di tutti i trattamenti di fine servizio liquidati in base all’art. 12, comma 10, del decreto legge n. 78/2010 (ora abrogato), per tutte le cessazioni dal servizio intervenute tra il 1° gennaio 2011 e il  30 ottobre 2012.

Inoltre, il richiamato art.1 ha disposto l’estinzione di diritto di tutti i processi pendenti e l’inefficacia di tutte le sentenze emesse (tranne quelle passate in giudicato) in materia di restituzione del contributo previdenziale obbligatorio nella misura del 2,50% della retribuzione contributiva utile prevista dall’art. 11 della legge 8 marzo 1968, n. 152 e dagli artt. 37 e 38 del d.P.R. 23 dicembre 1973, n. 1032.

In altri termini, l’abrogazione dell’art.12, comma 10, del decreto legge n. 78/2010 ha determinato il ripristino della normativa previgente in tema di calcolo dei trattamenti di fine servizio comunque denominati.

Per tali ragioni l’Inps ha recentemente ribadito la propria posizione in seguito ad istanze volte ad ottenere l’interruzione e la restituzione della trattenuta previdenziale obbligatoria nella misura del 2.50% della retribuzione contributiva utile ai fini del TFS, a seguito appunto della suddetta dichiarazione di illegittimità costituzionale.

Per i dipendenti in regime di TFS in servizio ovvero per quelli cessati, essendo state ripristinate le regole previgenti, il contributo previdenziale sulla retribuzione contributiva utile rimane comunque dovuto anche per il periodo successivo al 31 dicembre 2010.

Invece, per i dipendenti pubblici  in regime di TFR non trovano applicazione né la sentenza della Corte Costituzionale n. 223/2012, né l’art. 1, commi 98-101, della legge 228/2012, in considerazione del fatto che costoro non  sono mai stati riguardati dalla norma dichiarata illegittima. A tale personale si applica, invece,  la disciplina sulle modalità di estensione, finanziamento ed erogazione  del TFR contenuta nell’art. 26, comma 19, della legge n. 448/1998 e nel d.P.C.M. 20 dicembre 1999 e successive modifiche e integrazioni. A carico del personale cui spetta il TFR non può dunque più essere trattenuto il contributo previdenziale del 2,50% ma, per assicurare l’invarianza della retribuzione netta, il legislatore ha previsto la contestuale diminuzione della retribuzione lorda di tali dipendenti in misura pari a quella della quota di contributo a carico dell’iscritto cui spetti invece il trattamento di fine servizio. Ne consegue che una eventuale interruzione di tale diminuzione della retribuzione lorda costituirebbe violazione di precisi obblighi di legge.

Burocrazia e poca trasparenza sono i buchi neri dell’edilizia scolastica

da Tecnica della Scuola

Burocrazia e poca trasparenza sono i buchi neri dell’edilizia scolastica
di Lucio Ficara
Spesso i soldi finanziati per l’edilizia scolastica non vengono spesi tutti, come sarebbe necessario, perché si perdono nei mille rivoli della burocrazia e degli appalti o subappalti della cantieristica.
Una vera e propria piaga, quella della burocrazia e degli appalti, che divora i pochi fondi disponibili come se si trattasse di un processo di fagocitosi cellulare.
Un esempio di quanto stiamo dicendo è stato riportato dal ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza nell’audizione a Camere riunite del 6 giugno scorso, dove è emerso che con fondi Cipe del settembre 2010 in cui erano disponibili per l’edilizia scolastica 358 milioni di euro, allo stato dell’arte ne sono stati spesi soltanto 98.
Il Ministro ecumenicamente ha sottolineato che il sistema, contraddistinto da una molteplicità di attori e da una pluralità di linee di finanziamento, sia stato inefficace per i tempi troppo lunghi, non più sostenibili, per rendere spendibili le risorse stanziate e per aprire i cantieri.
Si tratta probabilmente di una sorta di buco nero, che attraverso burocrazia e mancanza di trasparenza, inghiotte soldi e dilata i tempi a dismisura, rendendo la questione d’intervento sull’edilizia scolastica urgente e non più rimandabile.
Anche il finanziamento di 300 milioni di euro in tre anni inserito nel decreto del “fare”, servirebbe a ben poco, se non si dovesse intervenire ad arginare il sistema d’intervento, troppo farraginoso, pieno di burocrazia e con un’evidente mancanza di trasparenza.
Di questo il ministro Carrozza è cosciente e pensiamo che non tarderà a tentare di sburocratizzare e rendere più trasparente il sistema degli interventi di edilizia scolastica.
Il problema che noi abbiamo voluto figurare come se ci fosse l’esistenza di un buco nero a cui nulla sfugge, è quello dei finanziamenti erogati direttamente dagli organi centrali, che si disperdono ed infrangono contro la burocrazia e la poca trasparenza degli enti locali, per i più svariati motivi ponderabili ed anche imponderabili.
Un sistema allucinante, che purtroppo deve fare i conti con la debolezza umana della corruzione e anche dell’incompetenza. Quindi trai buchi neri che tutto trattengono, finanche la luce, e i pochi finanziamenti erogati, il problema dell’edilizia scolastica è destinato a non essere risolto nell’immediato e forse, se non si interviene con tempestività, ad incancrenirsi ancora di più.

Carrozza sulle scuole paritarie: necessarie, le pubbliche non bastano

da Tecnica della Scuola

Carrozza sulle scuole paritarie: necessarie, le pubbliche non bastano
di A.G.
Il Ministro: lo Stato investe per loro l’1,2% delle proprie risorse, ricevendone il 10% della copertura dell’utenza studentesca. E ancora: non possiamo pensare e agire solo ideologicamente. Posizione in linea con il Pd. Luca Zaia, presidente regione Veneto: finalmente un ministro che ci ascolta, avanti a testa bassa.
Anche se sono passati solo cinquanta giorni dall’insediamento a viale Trastevere, sulle scuole paritarie il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha detto in più occasioni che si tratta di strutture utili e che non possono essere eliminate: l’ultima volta, il 21 giugno, è stata in occasione di un suo intervento ad “Agorà” su Raitre. Le scuole paritarie, ha spiegato il ministro, sono necessarie, perché il pubblico da solo non ce la fa. Per poi aggiungere: lo Stato “investe l’1,2% delle proprie risorse nel sistema paritario, il quale copre il 10% dei bambini”. Soprattutto, ricordiamo, a livello di scuola d’infanzia e primaria.
E ancora: “noi abbiamo un sistema scolastico che si basa sul servizio pubblico”, ha spiegato Carrozza. Le scuole paritarie “offrono un servizio: è un sistema su cui investiamo pochissimo ma che rende tantissimo, perché ci aiuta a dare un servizio a chi ne ha bisogno”. Quello che ci interessa, ha sottolineato il Ministro, “é il servizio e mettere in campo tutte le risorse che abbiamo” per garantirlo.
Un ragionamento, quello della Carrozza, che rispecchia in pieno la posizione assunta dal Pd in occasione del referendum di Bologna sul mantenimento dei finanziamenti comunali per la scuola non statale.
“In questo momento di crisi – ha concluso – non possiamo pensare e agire solo ideologicamente. Questo però non significa che lo Stato non deve investire sulla scuola pubblica, su cui dobbiamo avere un piano a lungo termine per creare e costruire nuove scuole”.
Morale della favola: le scuole paritarie rimarranno in vita. Almeno per tutta la durata di questo Governo.Le parole della Carrozza hanno trovato immediato consenso tra alcuni politici. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, sostiene che il Ministro dice “esattamente ciò che in Veneto affermiamo da anni e che abbiamo fatto presente in tutti i modi a tanti ministri che l’hanno preceduta, ma sempre inascoltati”. “Da noi, ben il 70% dei bambini – contro il 10% a livello nazionale – frequentano le scuole paritarie – ricorda Zaia – che costano un terzo di quelle statali. Per permettere di continuare a erogare il servizio indispensabile che offrono alle famiglie la Regione ha stanziato 16,5 milioni di euro per il 2013 in pratica togliendosi il pane di bocca visto il bilancio lacrime e sangue che abbiamo fatto. Invito il ministro – continua Zaia – ad andare avanti a testa bassa all’interno del Governo per reperire le risorse necessarie ad assicurare a tutti i bambini che ne hanno diritto di poter frequentare le scuole per l’infanzia siano esse pubbliche e/o paritarie”.

Scuola speciale per alunni autistici, Palermo rettifica

da tuttoscuola.com

Scuola speciale per alunni autistici, Palermo rettifica

Palermo non intende creare scuole o classi ghetto riservate ai bambini autistici. È questo il pensiero dell’amministrazione comunale dopo le reazioni, inevitabili, dovute alla mozione approvata il 22 maggio scorso dal consiglio comunale che parlava di “creazione di una scuola materna per bambini autistici“.

L’amministrazione comunale corregge subito il tiro rispetto a quella che è stata una formulazione sbagliata che molto probabilmente verrà rettificata. L’intenzione dei consiglieri sembra sia stata invece quello di votare una mozione che facesse riferimento all’incremento migliorativo degli strumenti educativi dedicati a questi bambini, ma sempre all’interno delle stesse classi frequentate dagli altri loro compagni. Il Consiglio comunale, citando la legge 104/92 che abolisce le scuole speciali, ha infatti richiamato l’attenzione sulla necessità di dotare le scuole comunali di personale e procedure che garantiscano “pari opportunità educative e di socializzazione” ai bambini affetti da autismo.

A gettare acqua sul fuoco su quella che è stata una formulazione non corretta della mozione è stata subito l’assessore comunale Agnese Ciulla, che ha chiesto chiarimenti ad alcuni consiglieri comunali. “L’integrazione è il primo elemento che fonda il lavoro della nostra amministrazione a tutti i livelli. Da parte mia e dell’assessore Barbara Evola non c’è alcuna volontà di fare classi speciali – sottolinea l’assessore comunale alla cittadinanza sociale, Agnese Ciulla – Ho avuto modo di confrontarmi con alcuni consiglieri che mi hanno detto che l’intenzione della mozione approvata è, infatti, quella di lavorare non per una scuola o una classe speciale ma per una scuola sempre più a misura di chi ha altri bisogni, incrementando gli strumenti per accogliere ed integrare i bambini autistici nella relazione con gli altri loro compagni“.

Nella rubrica Botta & risposta è presente il commento di un lettore sul tema, che invita a riflettere sul modello preferibile riguardo all’handicap e all’inclusione, in cui vi invitiamo a intervenire.

Carrozza: Il pubblico da solo non ce la fa; scuola paritaria è necessaria

da tuttoscuola.com

Carrozza: Il pubblico da solo non ce la fa; scuola paritaria è necessaria

Le scuole paritarie sono necessarie, perché il pubblico da solo non ce la fa. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, sottolineando che lo Stato “investe l’1,2% delle proprie risorse nel sistema paritario, il quale copre il 10% dei bambini”.

Noi abbiamo un sistema scolastico che si basa sul servizio pubblico”, ha spiegato Carrozza, intervenendo ad “Agora”’ su Raitre. Le scuole paritarie “offrono un servizio: è un sistema su cui investiamo pochissimo ma che rende tantissimo, perché ci aiuta a dare un servizio a chi ne ha bisogno”. Quello che ci interessa, ha sottolineato il ministro, “è il servizio e mettere in campo tutte le risorse che abbiamo” per garantirlo. “In questo momento di crisi – ha concluso – non possiamo pensare e agire solo ideologicamente. Questo però non significa che lo Stato non deve investire sulla scuola pubblica, su cui dobbiamo avere un piano a lungo termine per creare e costruire nuove scuole”.

Scuola-lavoro, Carrozza punta sui tirocini

da tuttoscuola.com

Scuola-lavoro, Carrozza punta sui tirocini

Puntare “sicuramente sull’orientamento”, “facilitare l’alternanza scuola-lavoro” e proporre “tirocini durante i percorsi curriculari, affinché l’università li riconosca come elementi fondamentali della formazione”. È questa la ricetta del ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, per aiutare gli studenti a capire quanto prima quale potrà essere il loro futuro lavorativo. “Arrivare a 25 anni senza aver mai lavorato nemmeno un giorno”, secondo il ministro, “non è un buon modo di preparare al lavoro. Dobbiamo investire su questo e mescolare la vita accademica con la vita pratica”.

Ospite oggi ad “Agora”’ su Raitre, Carrozza ha affermato che il ruolo del governo è quello di “programmare e avere un’idea precisa di dove va il sistema d’istruzione: scuola e università sono elementi fondamentali per l’occupazione giovanile, non sono fini a loro stessi”. Per aiutare gli studenti a scegliere il loro futuro, ha aggiunto il ministro, “dobbiamo fare in modo che alla data dell’esame di maturità sappiamo esattamente dove andranno a settembre, perché manca poco tempo. Dobbiamo fare in modo che i ragazzi non si concentrino solo sull’esame di maturità, ma che già dal penultimo anno di scuola – ha concluso – comincino a pensare a cosa fare dopo. Anche la selezione per le facoltà a numero programmato va fatta prima”.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 145

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 145 del 22-6-2013

Sommario

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 6 aprile 2013


Disposizioni per la realizzazione di strutture sanitarie campali,
denominate PASS, Posto di Assistenza Socio Sanitaria, preposte
all’assistenza sanitaria di base e sociosanitaria alla popolazione
colpita da catastrofe. (13A05372)

 

 

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DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 6 aprile 2013


Indicazioni per il coordinamento della piattaforma nazionale per la
riduzione del rischio da disastri di cui al decreto del Presidente
del Consiglio dei ministri 18 gennaio 2008, n. 66, recante:
“Istituzione della Piattaforma nazionale per la riduzione del rischio
da disastri”. (13A05373)

 

 

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DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 31 maggio 2013


Delega del Ministro dell’economia e delle finanze al Sottosegretario
di Stato on. dott. Alberto GIORGETTI, per taluni atti di competenza.
(13A05369)

 

 

Pag. 6

 

 

 


DECRETO 31 maggio 2013


Delega del Ministro dell’economia e delle finanze al Sottosegretario
di Stato on. Pier Paolo BARETTA, per taluni atti di competenza.
(13A05370)

 

 

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MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA

 


DECRETO 15 gennaio 2013


Equipollenza delle lauree specialistiche/magistrali delle classi 8/S
Biotecnologie industriali – LM-8 Biotecnologie industriali, alle
lauree specialistiche/magistrali delle classi 6/S Biologia – LM-6
Biologia, ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici in ambito
medico-sanitario. (13A05371)

 

 

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DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

 


DELIBERA 11 dicembre 2012


Programma delle infrastrutture strategiche (Legge n. 443/2001). Linea
C della metropolitana di Roma. Tracciato fondamentale da T2 a T7
(Clodio/Mazzini – Monte Compatri/Pantano). Individuazione di risorse
statali pari a 81,1 milioni di euro, a parziale copertura dell’atto
transattivo relativo alle tratte T3, T4, T5, T6A, T7 e deposito
Graniti, tra Roma metropolitane s.r.l. (soggetto aggiudicatore) e
metro C S.p.A. (contraente generale) – (CUP E51I0400001007).
(Delibera n. 127/2012). (13A05374)

 

 

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DELIBERA 18 marzo 2013


Interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa.
(Delibera n. 25/2013). (13A05375)

 

 

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ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


COMUNICATO


Rettifica relativa all’estratto della determinazione n. 37/2013 del
18 gennaio 2013 concernente il medicinale per uso umano «Clarimide
Diarrea». (13A05339)

 

 

Pag. 22

 

 

 


COMUNICATO


Rettifica relativa alla determinazione n. 404/2013 del 15 aprile 2013
concernente il medicinale per uso umano «Aciclin». (13A05340)

 

 

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MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

 


COMUNICATO


Presentazione di lettere credenziali (13A05342)

 

 

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COMUNICATO


Rilascio di exequatur (13A05343)

 

 

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MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Vitulazio (13A05344)

 

 

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COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Napoli. (13A05345)

 

 

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COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Introbio. (13A05346)

 

 

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COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Gubbio. (13A05347)

 

 

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COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Villa di Tirano. (13A05348)

 

 

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COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Vigodarzere. (13A05349)

 

 

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RETTIFICHE

 


ERRATA-CORRIGE


Comunicato relativo alla determina 27 maggio 2013 dell’Agenzia
italiana del farmaco recante: «Classificazione, ai sensi dell’art.
12, comma 5, legge 8 novembre 2012, n. 189, di medicinali per uso
umano approvati con procedura centralizzata. (Determina n.
518/2013).» . (Determina pubblicata nella Gazzetta Ufficiale – serie
generale – n. 138 del 14 gennaio 2013). (13A05458)

 

 

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