Per accedere alle prove di laboratorio basta il punteggio di 18/30 agli scritti

Concorso a Cattedra. Il Tar Lazio dà ragione all’ANIEF: per accedere alle prove di laboratorio basta il punteggio di 18/30 agli scritti

 

Con altre due ordinanze cautelari emanate dal TAR del Lazio, l’Avv. Tiziana Sponga dell’ANIEF fa riammettere al concorso altri 24 docenti che avevano ottenuto agli scritti un punteggio pari ad almeno 18/30 e che il MIUR aveva iniquamente escluso imponendo il punteggio di 21/30 per accedere alla successiva prova pratica o laboratoriale.

 

L’ANIEF ha sempre sostenuto che la prova grafica o pratica prevista per alcune classi di concorso delle scuole secondarie deve essere valutata congiuntamente alla prova scritta; soltanto al termine di entrambe deve essere conseguito il punteggio complessivo di almeno 28/40 previsto dal D.Lgs. 297/94. In maniera del tutto arbitraria, invece, il MIUR ha violato la normativa di riferimento e ha deciso con il D.D.G. 82/2012 di scorporare le prove laboratoriali dalle prove scritte e di valutare preliminarmente i primi tre quesiti fissando il punteggio di 21/30 quale minimo utile per accedere alla successiva prova di laboratorio.

 

Il TAR del Lazio ha dato, dunque, nuovamente ragione all’ANIEF e ora i candidati che si sono rivolti con fiducia al nostro sindacato potranno accedere alla prova di laboratorio e proseguire l’iter del concorso da cui il MIUR li aveva ingiustamente esclusi.

Il Sottosegretario Rossi-Doria ha incontrato le rappresentanze sindacali dei lavoratori Ex LSU e degli appalti storici per le pulizie delle scuole

Il Sottosegretario Rossi-Doria ha incontrato le rappresentanze sindacali dei lavoratori Ex LSU
e degli appalti storici per le pulizie delle scuole

Ieri, presso la sede del MIUR, alla presenza del Sottosegretario di Stato Marco Rossi-Doria si è tenuto l’incontro con le rappresentanze sindacali dei lavoratori Ex LSU e dei cosiddetti appalti storici per le pulizie delle scuole. Durante l’incontro le organizzazioni sindacali hanno rappresentato le loro richieste in merito all’elaborazione di un progetto che assicuri la continuità occupazionale e reddituale del personale attualmente impiegato dalle ditte titolari di contratti di servizi con le istituzioni scolastiche ed educative, alla necessità urgente di garantire la cassa integrazione guadagni in deroga, alla possibilità di prorogare l’avvio dei nuovi contratti conseguenti alla gara Consip per garantire il passaggio dei lavoratori alle nuove imprese. Tali necessità si presentano a seguito dei risparmi e delle razionalizzazioni all’interno del comparto scuola stabilite precedentemente al 2011.

Il Sottosegretario Rossi-Doria ha comunicato la piena disponibilità del Ministro Maria Chiara Carrozza ad istituire un tavolo politico di confronto con le organizzazioni sindacali a partire dal 22 luglio, finalizzato ad affrontare le questioni poste. Inoltre il Ministero si è impegnato a porre in essere ogni iniziativa utile con i Ministeri competenti per assicurare l’erogazione della cassa integrazione guadagni  in deroga in base all’accordo del 14 giugno 2011 e seguenti, prendendo l’impegno a ricordare nelle sedi opportune l’esigenza di continuità nel sostegno al reddito per i lavoratori appartenenti ai cosiddetti appalti storici. Una prima informativa in merito verrà resa dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca alle organizzazioni sindacali il 17 luglio. Infine il Ministero verificherà con CONSIP la fattibilità giuridica della riprogrammazione temporale dell’avvio dei nuovi contratti attuativi.

“Si tratta di un passaggio importante” ha dichiarato in merito il Sottosegretario Rossi-Doria “Perché si è passati da un confronto tecnico ad un tavolo politico, che avrà il compito di affrontare l’insieme delle questioni per vagliare una situazione molto complessa, per altro ereditata. Ringrazio le rappresentanze sindacali per la disponibilità a questo confronto di merito”.

Alle superiori i docenti soprannumerari restano oltre 7.000

Alle superiori i docenti soprannumerari restano oltre 7.000. Ecco l’effetto trascinamento dei tagli

La nostra elaborazione su posti disponibili e soprannumero. I posti vacanti complessivamente sono oltre 23.000 con 7.500 esuberi.

Dopo la pubblicazione delle operazioni di mobilità del personale della scuola secondaria di II grado è possibile fare un’analisi dell‘effetto trascinamento determinato, anche quest’anno, dai tagli voluti dal Governo Berlusconi.

Malgrado il tentativo di nascondere gli effetti dei nuovi regolamenti anche negli anni successivi, sulla scuola e sui lavoratori, il riepilogo che pubblichiamo parla chiaro. Rispetto allo scorso anno, nonostante i pensionamenti nella scuola superioreposti liberi sono 6.919 e i soprannumerari sono ben 6.991 (solo 240 in meno dello scorso anno). Scarica la nostra elaborazione.

Per alcune classi di concorso (tra le quali educazione musicale, diritto, economia aziendale, trattamento testi/dattilografia e gli insegnamenti tecnico pratici) il saldo a livello nazionale risulta negativo di centinaia di posti.
Solo su sostegno, essendo confermato l’organico dello scorso anno, i soprannumerari sono solo 65 con 481 posti liberi.

Questo è l’effetto dell’applicazione dei regolamenti anche alle IV classi: riduzione del tempo scuola ed esuberi di personale.

La FLC CGIL chiede che il personale in esubero sia utilizzato per il potenziamento, l’ampliamento del tempo scuola e della qualità dell’offerta formativa.

Solo così si può affrontare seriamente tale problema e dare avvio alla sperimentazione dell’Organico funzionale.

Va anche garantita l’applicazione piena della norma che prevede la possibilità di collocamento a riposo con i requisiti pre-riforma Fornero, per coloro che appartengono a classi di concorso in esubero.
Dopo questi trasferimenti è completo il quadro per il personale docente, mentre per gli ATA occorre aspettare il 30 luglio.

Dal riepilogo che segue si evince che comunque c’è una disponibilità di posti (al netto dei soprannumerari) di oltre 15.000 posti e quindi non ci sono ragioni per non effettuare le assunzioni previste dal piano triennale.

Posto comune Sostegno Esuberi
Infanzia

2.651

601

Primaria

3.981

1.274

126

I grado

6.744

846

410

II grado

6.919

481

7.056

Totale

20.295

3.202

7.592

A questi posti si aggiungono quelli liberati dai passaggi verso altri ordini di scuola pubblicati successivamente e che non erano compresi nelle elaborazioni effettuate di volta in volta.

LETTERA APERTA AL MINISTRO

LETTERA APERTA AL MINISTRO DELL’ ISTRUZIONE DELL’ UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA Maria Chiara Carrozza

 

 Istruzione Artistica, Disegno e Storia dell’ arte nella scuola secondaria di II grado, considerazioni urgenti, analisi effetti riforma

 

E’ innegabile che ogni società, i cui organi amministrativi abbiano una “visione” in termini di offerta formativa e sviluppo economico, debba saper valorizzare l’ importante ruolo svolto dal patrimonio artistico.  Sono in gioco la promozione di occasioni formative coerenti e capaci di dare risposte alle speranze della società in relazione alla propria capacità di investire risorse e qualità per la più ampia riuscita sociale.

Il sistema dell’ istruzione pubblica in Italia come risponde a questo importante input? Vi è adesione, coerenza, capacità di raccogliere le sfide, proiettare in termini di accrescimento le abilità, le attitudini, le aspirazioni allo sviluppo dei propri cittadini?  La risposta è NO. I provvedimenti ministeriali, oggetto della recente riforma  nella Scuola Secondaria di Secondo Grado, hanno inverosimilmente imposto la cancellazione degli istituti d’ arte; la cancellazione di discipline fondamentali negli istituti professionali e tecnici; drasticamente ridotto l’ insegnamento del Disegno e della Storia dell’ arte nei licei.  Ne emerge un quadro allarmante.

Gli studenti dei bienni dei Licei Classici, Linguistici, Scienze Umane si interrogano sulle ragioni per cui, da tre anni a questa parte,  a partire dall’ applicazione della Riforma Gelmini, non hanno più  studiato a scuola Storia dell’ arte e/o Disegno.  Per poter dare un minimo di completezza allo studio della Storia, per svolgere qualche ricerca sulla “bellezza in Grecia, o a Roma”  proposta loro dai docenti di Lettere o Greco, vagano per i corridoi alla ricerca di docenti esperti in Storia dell’ arte ed incontrano realtà esigue numericamente: le cattedre dei docenti della disciplina sono state dimezzate, licenziati i docenti precari e in esubero i docenti di ruolo, collocati ai margini della scuola!  Svalutazione professionale inaccettabile.

Il primo biennio è determinante per la trasversalità  e l’ unitarietà dello studio tra discipline storico-umanistiche; decisivo per il potenziale apprezzamento da parte degli stessi studenti nei confronti della disciplina e il conseguente successo formativo.  Storia dell’ arte è disciplina trasversale ai saperi e culmine intellettuale dei saperi stessi.  Richiede di essere studiata per la durata di tutto il quinquennio in tutti gli indirizzi di scuola; richiede di essere affiancata a momenti di attività grafiche per l’ approfondimento dello studio dell’ opera, e creative,  a garanzia della capacità di fruizione del “bene comune” da parte di tutti i cittadini.

E’ evidente che in soli tre anni di studio scolastico non si potrà che procedere per “abbreviazioni”, “semplificazioni”, didattica a percorso unico.

 

Gli studenti che aspirano a formarsi nel Liceo Sportivo hanno visto attuarsi solo recentemente la legittimazione, da parte del Miur, del nuovo liceo, ma  cancellata la disciplina Disegno e Storia dell’ arte.  A questi studenti verrà impedito di confrontarsi nello studio  verso i contenuti  di una disciplina che educa alla costruzione della “bellezza”, virtù morale e intellettuale.  Nella necessità di rappresentare il movimento, lo sport,  l’ arte è giunta ad evoluzioni altissime, e lo sport ha raggiunto altissimi livelli di comunicazione attraverso l’ arte! Civiltà e Cultura si compensano, si realizzano attraverso i saperi dell’ arte che promuovono l’ accrescimento della consapevolezza individuale del proprio sé e della collettività, per l’ appartenenza in senso territoriale, culturale e storico. Il Nuovo Liceo Sportivo è “deriva” del Liceo Scientifico ad indirizzo Sportivo: prima della riforma, la disciplina era regolarmente nel piano di studi!

 

Gli Istituti d’ Arte sono stati cancellati a fronte della presunzione improbabile di “accorpare” le arti per riassorbirle nei sei indirizzi dei “Nuovi”  Licei Artistici, i cui  percorsi forniscono allo studente strumenti culturali e metodologici per il proseguimento degli studi di ordine superiore. Come far coincidere realtà educative che hanno diverso il fondamento, diversi gli intenti formativi, i profili, le opportunità di inserimento occupazionale?  Gli Istituti d’ Arte qualificavano figure competenti nei diversi e specifici settori dell’ artigianato artistico per la realizzazione di Tesori della creatività e della produzione artistica italiana che non possono essere assimilati a semplici  “ mezzi di comunicazione nell’ arte”.

Si tratta di una rigida e ingiusta semplificazione, nonché svalutazione dell’ arte e di quelle abilità individuali, fini e ingegnose che ottengono il manufatto artistico.

 

I provvedimenti che hanno cancellato gli Istituti d’ arte, declassando l’ immagine che il resto d’ Europa aveva dell’ istruzione artistica in Italia, hanno di fatto declassato la qualità dell’ insegnamento offerto a tutti i cittadini italiani, fortemente minata la capacità di lettura e comprensione dei linguaggi dell’ arte per la tutela e valorizzazione del Patrimonio, venuto meno l’ impulso alla frequentazione delle istituzioni museali. Una depressione culturale complessiva che aggrava la depressione economica. L’arte è una risorsa intellettiva, culturale, etica; è fattore di crescita economica vitale, il cui potenziale sviluppo è però trascurato e ancora atteso. Il patrimonio artistico vive del passato nel presente, e del presente, oggi e nel futuro.

 

Quegli stessi provvedimenti, infatti, hanno soppresso e/o snaturato anche importanti indirizzi di studio professionalizzanti, Grafica e Moda, negli Istituti Professionali; Moda, Grafica e Turismo degli Istituti Tecnici, tramite la cancellazione di discipline fondamentali quali Comunicazioni Visive e Disegno Professionale, di cui ora non vi è più traccia; soppressa  Disegno e Storia del Costume, disciplina  mirata alla formazione di tutti gli aspetti legati alla moda dalla fase di progettazione, ideazione, organizzazione e realizzazione, alla storia della moda nelle epoche. Il  “nuovo” assetto estremamente tecnico e la genericità dei programmi delle  discipline che oggi si insegnano negli indirizzi “residui” dei “Grafici” e del “Sistema Moda” di quegli Istituti, mortifica l’ istruzione e svilisce la componente  “identità della professione”  proprio di quelle figure che si vorrebbero formare.

 

Chiediamo agli studenti scusa, noi docenti senza responsabilità dirette, o con la colpa di non aver potuto/saputo tutelare e impedire che la disciplina venisse posta ai margini dello studio nella scuola superiore di secondo grado e della nostra società.

 

E chiediamo al ministro che si impegni  per la riqualificazione dell’ insegnamento di Disegno e Storia dell’ arte e per la rinascita dell’ Istruzione Artistica, affinché le giovani generazioni non siano ulteriormente private della capacità di “ideazione” e di immaginazione, oggi sempre  più poveri e a “rischio” di ritrovarsi  senza futuro.

 

Con i più Distinti Saluti da parte di tutti i Fondatori di Artem Docere.

 

Marinella Galletti

Presidente Artem Docere

PENALIZZATE LE SCUOLE VIRTUOSE CHE HANNO ANTICIPATO I PAGAMENTI

SCUOLA / M5S INTERROGA SACCOMANNI E CARROZZA SUI CREDITI DELLE SCUOLE NON ANCORA SALDATI DAL MINISTERO

MUSSINI (M5S) : “PENALIZZATE LE SCUOLE VIRTUOSE CHE HANNO ANTICIPATO I PAGAMENTI NEI CONFRONTI DI FORNITORI E PERSONALE”

“Quali provvedimenti e iniziative, anche di carattere normativo, i Ministri Saccomanni e Carrozza intendono adottare nei confronti dei residui attivi (crediti vantati dalle scuole nei confronti del Ministero ndr) ed in quali tempi, al fine di procedere celermente al rimborso di quei crediti certi, esigibili ed anticipatamente saldati dalle istituzioni scolastiche ?”. Lo chiede il Movimento 5 Stelle in una interrogazione al Senato ai Ministri dell’Economia e dell’Istruzione che vede come prima firmataria Maria Mussini, che prima di essere eletta era insegnante di scuola superiore . “A quanto ammontano i debiti a carico delle istituzioni scolastiche al 31 dicembre 2012 ? Quale quota di questi debiti è stata saldata da parte del Ministero? A quanto ammontano i crediti vantati dalle istituzioni scolastiche nei confronti del Ministero a titolo di rimborso per pagamenti già effettuati al 31 dicembre 2012 nei confronti di terzi?”  sono le altre domande presentate da Maria Mussini insieme ad altri undici parlamentari a 5 Stelle che hanno sottoscritto l’atto.  La Mussini chiede  infine “se a seguito della circolare n. 17, emanata dal Ministero dell’economia e delle finanze in data 10 aprile 2013 le scuole che hanno gestito oculatamente i propri bilanci, anticipando i pagamenti degli stipendi al personale supplente, dei compensi accessori al personale docente e A.T.A. e dei fornitori di beni e servizi con proprie risorse risulteranno penalizzate, non ricevendo rimborso per i crediti che vantano verso il MIUR”.

Concorso a cattedra

Concorso a cattedra: ANIEF avvia i ricorsi per gli idonei al termine delle prove orali

ANIEF ricorre per la creazione di una graduatoria di merito cui attingere per il 50% delle immissioni in ruolo nei prossimi tre anni e per la possibilità di optare per il punteggio ottenuto al concorso precedente se più favorevole. Scrivi a concorsoacattedra@anief.net per richiedere le istruzioni operative.

Mentre si susseguono indiscrezioni e smentite su una possibile revisione al ribasso dei posti a concorso da assegnare ai vincitori, a causa del minor numero di pensionamenti e degli esuberi, e in attesa che il ministro Carrozza chiarisca se e quando vedrà la luce il prossimo concorso (annunciato dall’ex ministro Profumo per l’ormai trascorsa primavera), ANIEF continua la battaglia legale per riportare l’attuale bando di concorso sui binari della legittimità rispetto alla norma primaria.

Dopo i contenziosi contro le esclusioni di intere categorie di candidati, la soglia di 35/50 alle preselezioni, l’obbligo della prova di inglese alla primaria e la valutazione separata della prova di laboratorio, adesso è il momento di chiedere l’applicazione del Testo Unico in materia scolastica (D.Lgs 297/1994, modificato dalla L. 124/99) anche sugli adempimenti finali, ovvero sulla costituzione delle graduatorie degli idonei.

Il concorso è stato bandito ai sensi dell’art. 400 del D.Lgs 297/1994 che autorizza il ministro a rinnovarlo ogni tre anni. Pertanto non potevano che essere infondate le dichiarazioni dell’ex ministro Profumo sul concorso per la primavera 2013, come denunciato a suo tempo dall’ANIEF, a meno che non venga emanato un secondo un regolamento attuativo della legge 244/2007 da legare alla formazione iniziale. Per questa ragione, se è vero che il concorso non può fornire altre abilitazioni, tuttavia deve garantire una graduatoria di merito di durata triennale e fino al concorso successivo. Chi ha superato la soglia di 28/40 alle prove scritte e orali prima della valutazione dei titoli non necessariamente deve ottenere subito la cattedra, a meno che non si selezioni a priori il numero esatto dei candidati in base ai posti messi a concorso.

Inoltre, il Testo Unico è stato ignorato anche laddove prevede (c. 12, art. 400) che il candidato con un punteggio inferiore a quello ottenuto in occasione del precedente concorso, possa optare per il vecchio punteggio prima della valutazione dei titoli.

ANIEF, pertanto, invita tutti coloro che hanno superato la prova orale del concorso a cattedra ma non sono in posizione utile per la stipula del contratto T.I. nella graduatoria finale, a ricorrere per chiedere la creazione di una graduatoria di merito al fine di massimizzare le proprie possibilità di immissione in ruolo nel prossimo triennio. Per richiedere le istruzioni operative, è sufficiente inviare una mail a concorsoacattedra@anief.net con oggetto: “graduatoria di merito triennale” e contenente i propri dati anagrafici, recapiti mail e telefonici.

Coloro che vogliono poter optare per il punteggio più favorevole ottenuto al termine delle prove di un precedente concorso, devono inviare una mail a concorsoacattedra@anief.net con oggetto: “punteggio precedente” e contenente i dati anagrafici, recapiti mail e telefonici.

TFA ordinario – PAS (ex TFA speciale)

TFA ordinario – PAS (ex TFA speciale): ANIEF avvia i ricorsi al Tar Lazio per inserimento in GaE

Impugnate le modifiche al Regolamento introdotte dall’art. 15, c. 27bis del D.M. 25 marzo 2013 pubblicate in Gazzetta il 4 luglio scorso che vietano l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento, già previsto per i docenti abilitati presso le SSIS o i corsi ex-lege 143/04. Possono aderire sia i docenti iscritti o già abilitati presso il TFA ordinario sia chi si iscriverà ai PAS. Invia la scheda di preadesione a tfaingae@anief.net entro il 4 agosto per ricevere le istruzioni operative.

Coloro che hanno già preaderito inviando la scheda a tfa@anief.net riceveranno nei prossimi giorni le istruzioni senza ulteriori adempimenti.

Si ricorda che anche chi deve inoltrare nei prossimi giorni la domanda di iscrizione ai percorsi abilitanti speciali deve fin da adesso promuovere ricorso al Tar Lazio, perché il provvedimento va impugnato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Tutta la normativa successiva alla trasformazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento, infatti, ha sempre concesso l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti abilitati presso i percorsi abilitanti attivati dallo Stato come presso i percorsi abilitanti all’estero. Persino chi era inserito con riserva nelle Gae, in qualità di congelato SSIS, può ora inserirsi a pieno titolo dopo aver conseguito l’abilitazione presso il TFA ordinario. La legge era chiara: la nuova formazione iniziale doveva essere collegata al reclutamento, mentre oggi si vorrebbe addirittura escludere nel Regolamento l’assunzione in ruolo o come supplente annuale, visto il divieto di inserimento nelle stesse graduatorie ad esaurimento. Partecipa al ricorso per aver riconosciuti gli stessi diritti dei tuoi colleghi grazie all’ANIEF che si è distinta in questi anni per aver fatto inserire nelle Gae i docenti del IX ciclo SSIS e di SFP.

Supplenze personale ATA

Supplenze personale ATA: solo un’ora di tempo per rispondere alla proposta inviata per e-mail!

Già nel mese di aprile abbiamo ricevuto una segnalazione con la quale ci chiedevano un nostro parere in merito alla legittimità di una proposta di nomina per la copertura di una supplenza breve a mezzo e-mail con tempo di risposta, al fine dell’accettazione, entro un’ora dal ricevimento della stessa.

Come è ovvio il nostro parere non poteva non essere che in disaccordo con la tempistica imposta dalla procedura di nomina, priva di qualsivoglia principio di ragionevolezza.
Com’è possibile che una segreteria scolastica non tenga conto del fatto che chi riceve di norma la proposta è un lavoratore precario, magari in quel momento in servizio e quindi impossibilitato a controllare in tempo reale il proprio account di posta elettronica?

È anche vero che il MIUR con propria circolare, nel mese di dicembre 2012 ha annunciato la sospensione dell’invio di sms con i quali si avvisava il personale interessato di una proposta di nomina e quindi di controllare più frequentemente la posta elettronica, ma ciò non giustifica affatto l’assegnazione di un tempo pressoché nullo per rispondere alla proposta.

Preso atto della nota, se tutti avessero adottato lo stesso sistema di convocazione, sarebbe stato necessario controllare la casella e-mail ogni ora.

La stessa situazione si è ripetuta qualche settimana fa in un’altra scuola delle valli biellesi. La scuola propone sempre via e-mail una supplenza breve dando un tempo massimo per accettare la nomina di un’ora. L’email viene inviata alle ore 12:36 con termine per la risposta fissato alle 13:36.
Ad allarmarci ulteriormente è la circostanza che la Dirigente scolastica di una delle due scuole è anche dirigente sindacale del comparto scuola e – secondo alcune indiscrezioni che ci auguriamo prive di fondamento – chi ha preso quella supplenza, l’unico a rispondere, parrebbe essere un suo collaboratore sindacale.

Altro elemento poco trasparente nella vicenda è il fatto che la supplenza in questione è stata proposta per qualche giorno ma che, guarda caso, pare si protrarrà per tutto il mese luglio; secondo alcuni, i soliti maligni, potrebbe addirittura continuare anche ad agosto.

L’ANIEF non ci sta e chiede al Dirigente dell’A.T. di Biella – che sicuramente vorrà disporre anche i necessari accertamenti in ordine ai presunti favoritismi – di intervenire immediatamente nei confronti della scuola, affinché si interrompa il contratto stipulato e si ripetano le procedure di convocazione e di nomina secondo principi di ragionevolezza, garantendo un congruo lasso di tempo per la risposta. E contemporaneamente, inviare a tutte le scuole di Biella una comunicazione interna che, alla luce dei fatti sopra esposti, eviti il ripetersi di tale situazione.

Erasmus: superati i tre milioni di studenti, quelli italiani crescono del 6,1%

da Repubblica.it

Erasmus: superati i tre milioni di studenti, quelli italiani crescono del 6,1%    

Tanti sono i giovani che hanno beneficiato del programma europeo di scambio universitario attivato nel 1987. L’anno scorso 250mila borse di studio, un record. L’Italia tra i Paesi che mandano all’estero e ricevono più giovani

BRUXELLES –  In un quarto di secolo il programma europeo Erasmus ha permesso di fare  un’esperienza all’estero a oltre tre milioni di studenti. Il dato, fornito dalla  Commissione Ue, è aggiornato all’anno accademico 2011-2012 durante il quale  hanno ottenute le borse di studio 250mila giovani, un record raggiunto grazie a  un incremento del 9% sul 2010-2011. Di questi, circa 23.400 erano italiani, un  aumento di oltre il 6% rispetto all’anno precedente. L’Italia è anche uno dei  principali Paesi di destinazione degli studenti stranieri, e Bologna è stata  nell’anno 2011/2012 la terza università europea per numero di studenti Erasmus  ricevuti, dopo Granada e l’università Complutense di Madrid.

Sostegno anche per gli insegnanti. Inoltre, più di 46.500 membri del personale accademico e amministrativo hanno ricevuto un sostegno da Erasmus per insegnare o ricevere una formazione all’estero, un’esperienza volta a migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento nei 33 paesi partecipanti al programma (Stati membri dell’Ue, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia).

“Cifre record testimoni di grande successo”. Androulla Vassiliou, commissario europeo responsabile per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, ha affermato: “Le ultime cifre da record, le quali indicano che abbiamo superato il nostro obiettivo di arrivare a 3 milioni di studenti Erasmus, testimoniano il perdurante successo e la popolarità del programma. Erasmus è più importante che mai in tempi di ristrettezze economiche e di elevata disoccupazione giovanile: le competenze e l’esperienza internazionale acquisite dagli studenti Erasmus accrescono la loro occupabilità e li rendono più mobili sul mercato del lavoro. Erasmus ha svolto inoltre un ruolo importantissimo nel migliorare la qualità dell’istruzione superiore in Europa aprendola alla cooperazione internazionale. Guardando al futuro, sono compiaciuta che il nostro nuovo programma Erasmus+ consentirà a 4 milioni di giovani di studiare, formarsi, insegnare o far opera di volontariato all’estero nei prossimi sette anni”.

Tirocini in azienda sempre più popolari. Circa 205.000 studenti, vale a dire l’80% di coloro che hanno ricevuto un sostegno da Erasmus nel 2011-2012, hanno scelto di trascorrere in media sei mesi all’estero presso un’università o un’altra istituzione di istruzione superiore nell’ambito del loro programma di laurea. Il numero di coloro che hanno scelto l’opzione ‘studio’ è aumentato del 7,5% rispetto all’anno precedente. Con un tasso di crescita del 18% rispetto all’anno precedente i tirocini in azienda sono sempre più popolari. Nel 2011-2012 uno studente Erasmus su cinque, in totale quasi 50.000 studenti, ha scelto questa opzione.

Domanda maggiore dell’offerta. La domanda di borse Erasmus ha continuato a superare l’offerta nella maggior parte dei paesi. La borsa media mensile Erasmus destinata a coprire parte dei costi addizionali determinati dal viaggio e dalla vita all’estero era di 252 euro. La borsa, che è rimasta stabile nell’ultimo triennio, è integrata in certi paesi da finanziamenti nazionali, regionali o delle varie istituzioni. Erasmus+, il nuovo programma dell’Ue per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, che dovrebbe prendere il via nel gennaio 2014, prenderà le mosse dall’eredità di Erasmus offrendo entro il 2020 a 4 milioni di persone l’opportunità di studiare, formarsi, insegnare o fare opera di volontariato all’estero. Il programma dovrebbe disporre di un bilancio di circa 14,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, con un aumento di più del 40% rispetto ai finanziamenti destinati agli attuali programmi per la mobilità nell’istruzione e nella formazione. Erasmus+ sostituisce l’attuale programma di apprendimento permanente (Erasmus, Leonardo da Vinci, Comenius, Grundtvig), nonché Gioventù in Azione, Erasmus Mundus, Tempus, Alfa, Edulink e il programma di cooperazione bilaterale con i paesi industrializzati.

Nuova infornata di prof abilitati

da ItaliaOggi

Nuova infornata di prof abilitati

La Carrozza con i corsi riservati apre la strada ad altri 80 mila aspiranti docenti. Ma i posti su cui assumere nei prossimi anni scarseggiano

di Carlo Forte e Alessandra Ricciardi  

Al via i corsi abilitanti riservati ai docenti precari. E senza la prova preselettiva, paventata dall’ex ministro dell’istruzione, Francesco Profumo. La dizione ufficiale è «percorsi formativi abilitanti speciali» che va a sostituire la vecchia dizione dell’era Profumo dei Tfa speciali (la sigla Tfa sta per tirocini formativi attivi). La novità è contenuta in un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale serie generale n.155 del 4 luglio scorso, che entrerà in vigore il 19 luglio prossimo. A partire da quella data gli interessati potranno produrre domanda, utilizzando la procedura via web che sarà attività dal ministero dell’istruzione. É prevista anche l’emanazione di un decreto dirigenziale che recherà la normativa di dettaglio. L’accesso ai corsi abilitanti sarà riservata ai precari che potranno vantare 3 anni di servizio, ma fino al 2011/2012, di cui almeno uno nella disciplina oggetto del corso, anche se abilitati in altre discipline. Non è previsto il superamento di prove di accesso e, secondo quanto risulta a Italia Oggi, per fare fronte alle richieste (che potrebbero raggiungere quota 80mila) gli aventi titolo a partecipare saranno classificati secondo l’anzianità di servizio. Tale criterio servirà a definire gli scaglioni che saranno gradualmente avviati alla frequenza dei corsi. Il tutto però senza che ci sia chiarezza sui posti disponibili per le future assunzioni. Dopo gli annunci del ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, relativi a 15 mila nuove immissioni in ruolo a settembre e 44 mila nel successivo triennio, grazie al turn over, non sono giunti atti concreti. Ma non solo. La disponibilità dei posti indicati, circa 15 mila all’anno, si rivela comunque largamente insufficiente se confrontata con il fabbisogno occupazionale della categoria dei docenti precari abilitati, oggi a quota 150 mila. Categoria destinata a crescere ulteriormente proprio grazie ai corsi riservati che stanno per partire. Insomma, il sistema della formazione e del reclutamento sta mettendo sempre più a nudo le sue falle complice l’assenza, in questo concordano tutte le sigle sindacali, di una politica che guidi il processo, contemperando l’esigenza di rinnovamento con la tutela di diritti acquisiti, e non lo insegua. Il decreto sui corsi riservati tra l’altro sbarra la strada ai docenti di ruolo. Di fatto precludendo una ricollocazione professionale per i circa 9mila insegnanti in esubero sulla propria classe di concorso e che potrebbero abilitarsi su altri classi per le quali c’è carenza di prof. E così la mobilità professionale, pensata dalla legge per un utilizzo intelligente del personale, perde un’altra buona occasione per passare dalle parole ai fatti. La preclusione appare ancora più stridente se si pensa che molti docenti in esubero sono stati e saranno ricollocati secondo i titoli di studio posseduti e a prescindere dal possesso dell’abilitazione, così come indicato dall’art. 14, comma 17 del decreto legge 95/2012. Quanto al contenuto del decreto sui corsi riservati, il dispositivo prevede che fino all’anno accademico 2014-2015 gli atenei e le istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica dovranno istituire ed attivare percorsi abilitanti speciali finalizzati al conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado e analoghi percorsi dovranno essere organizzati per la scuola dell’infanzia e primaria. Potranno partecipare i docenti non di ruolo che abbiano maturato, a decorrere dal 1999/2000 fino al 2011/2012 incluso, almeno tre anni di servizio in scuole statali, paritarie o nei centri di formazione professionale. Il lavoro prestato nei centri di formazione riconducibile a insegnamenti compresi in classi di concorso sarà valutato solo se prestato per garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione a decorrere dall’anno scolastico 2008/2009. Ai fini del raggiungimento dei requisiti previsti sarà valutato anche il servizio effettuato nella stessa classe di concorso o tipologia di posto, prestato per ciascun anno scolastico per un periodo di almeno 180 giorni. Oppure quello valutabile come anno di servizio intero, ai sensi dell’articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124. E cioè dal 2 febbraio fino agli scrutini. Il requisito potrà essere raggiunto anche cumulando i servizi prestati, nello stesso anno e per la stessa classe di concorso o posto, nelle scuole statali, paritarie e centri di formazione professionale.

Maturità, i commissari interni rischiano un solo compenso

da ItaliaOggi

Maturità, i commissari interni rischiano un solo compenso

Per effetto di una nota ministeriale che, volendo dire troppo, è caduta in errore

 di Mario D’Adamo  

I membri interni delle commissioni di maturità rischiano di ricevere un unico compenso, anche se designati a rappresentare più d’una classe. Ora che gli esami stanno per terminare e i compensi per essere erogati, le organizzazioni sindacali si sono messe sul piede di guerra e qualche giorno fa hanno sollecitato il ministero dell’istruzione a ritirare o a puntualizzare meglio la nota con la quale lo scorso 13 novembre Carmela Palumbo, direttore generale per gli ordinamenti scolastici, aveva precisato che «al commissario interno spetta un unico compenso forfetario qualora operi su un’unica commissione [e che] viene attribuito un ulteriore compenso aggiuntivo solo nel caso in cui il commissario interno operi su più commissioni e non anche nel caso in cui si trovi ad operare in entrambe le classi della medesima commissione». Effettivamente la nota è mal formulata, giacché sembra distinguere tra commissione d’esame e classe assegnata, mentre è vero il contrario: commissione e classe d’esame coincidono o, meglio, c’è corrispondenza tra l’una e l’altra, una classe di candidati dovendo essere esaminata da una commissione formata dal presidente, da non più di tre commissari esterni e da altrettanti commissari interni (art. 4, primo e secondo comma, della legge n. 425 del 1997). Il fatto che al presidente e ai membri esterni siano affidati anche candidati appartenenti a un’altra classe e siano quindi unici non autorizza ad affermare che la commissione sia anch’essa unica. Le commissioni, invece, sono invece due, una per ciascuna classe. Si deve perciò parlare non di una commissione d’esame cui sono affidate due diverse classi ma di due distinte commissioni d’esame di diversa composizione (variano i membri interni) cui sono affidate due distinte classi. Presidente e commissari esterni, essendo unici, ricevono compensi elevati rispetto a quelli corrisposti ai commissari interni: il presidente, 1249 euro; i membri esterni, 911 euro; mentre i commissari interni, che possono essere diversi tra una classe/commissione e l’altra, 399 euro ciascuno, poco meno della metà del compenso dei colleghi esterni. I compensi erogabili ai commissari interni sono sei (tre per ciascuna commissione), e se uno di essi è lo stesso per ciascuna delle due commissioni/classi riceve un compenso doppio, il cui importo totale si avvicina a quello dei colleghi esterni. Così come correttamente prevede l’art. 3, primo comma, del decreto ministeriale del 24 maggio 2007, che stabilisce anche il limite massimo di due compensi che possono essere erogati a ciascun commissario interno. La rilevante differenza di compenso, uno è più del doppio dell’altro, si spiega quindi con il fatto che i commissari esterni sono unici per ciascuna delle due commissioni di cui fanno parte ed esaminano i candidati appartenenti a due diverse classi, mentre i commissari interni possono essere diversi per ciascuna commissione ed esaminare i candidati di una sola classe. Per la corrispondenza tra commissione d’esame e classe, non si può dare il caso di una commissione cui siano affidate due classi né quindi di commissari interni che operino, come erroneamente precisa la nota ministeriale, «in entrambe le classi della medesima commissione». Insomma, la nota ministeriale ha voluto precisare troppo, doveva limitarsi ad affermare che «viene attribuito un ulteriore compenso aggiuntivo solo nel caso in cui il commissario interno operi su più commissioni», e sarebbe stata nel giusto, mentre è caduta in errore aggiungendo l’ipotesi di un membro interno che operi «in entrambe le classi della medesima commissione». Resta da dire che i commissari interni, per esaminare i candidati di due diverse classi devono essere stati designati dai rispettivi consigli e avervi insegnato materie non affidate ai commissari esterni (art. 11 del decreto ministeriale n. 6 del 2007), e infine che l’onere di retribuire i commissari interni delle classi di candidati appartenenti a istituti legalmente riconosciuti o pareggiati, abbinate a una commissione di istituto statale o paritario, è a carico degli istituti di provenienza.

Tutti a caccia di un posto nelle GaE

da Tecnica della Scuola

Tutti a caccia di un posto nelle GaE
di A.G.
La conclusione dei Tfa ordinari e il contemporaneo (quasi) avvio dei Percorsi abilitanti speciali fa tornare in auge l’ambizione per gli abilitati post Ssis di accedere alle graduatorie ad esaurimento. Ognuno si muove come crede meglio: c’è chi crea gruppi su Facebook, chi lancia petizioni, chi mette gruppi di precari contro e chi li unisce. L’obiettivo però è sempre lo stesso: entrare nelle liste di attesa che portano dritti al ruolo.
Se sono state trasformate da graduatorie “permanenti” ed “esaurimento” un motivo logico c’era: al Miur hanno voloto creare una barriera verso l’inarrestabile ascesa del numero di iscritti. I risultati, però, soprattutto per via della riforma delle pensioni, non sono stati conformi a quelli sperati: le GaE sono rimaste piene zeppe di gente. Non solo: quelle che oggi raccolgono, a detta del Miur, 168mila docenti precari abilitati (a nostro avviso sono almeno 30mila di più), nel frattempo sono diventate le liste di attesa più desiderate dalla categoria dei supplenti.
Riuscire ad entrare nelle GaE comporta, infatti, il diritto ad essere chiamati con priorità per le supplenze più importanti. E soprattutto di poter approdare, senza essere sottoposti ad ulteriori selezioni o concorsi, all’agognato ruolo. Ecco che, così, chiedono accesso nelle Gae gli oltre 21mila che proprio in questi giorni si stanno abilitando attraverso i Tfa ordinari.
C’è chi si muove autonomamente, rivolgendosi ad un legale di fiducia. Ma la maggior parte cerca di far valere i propri diritti raggruppandosi. Anche su Facebook: uno di questi gruppi si presenterà il prossimo 15 luglio davanti al Miur, per manifestare tutto il proprio dissenso contro l’esclusione dalle graduatorie più importanti: spiegano di essere passati per “il superamento di tre dure prove selettive di accesso, di numerosi esami di scienze dell’educazione e delle discipline specifiche di insegnamento, la frequenza di un tirocinio nelle scuole, il sostenimento di una prova conclusiva con relazione e discussione finale, nonché il pagamento di una cospicua tassa d’iscrizione”. Considerando che le loro attività formative sono state svolte nelle università, non hanno tutti i torti: il percorso cui sono sono stati sottoposti è davvero molto simile a quello che per dieci anni era stato creato per i sissini. Ma l’epilogo è decisamente diverso.
Ancora prima di iniziare la loro esperienza abilitanti, si fanno sentire pure i candidati dei neonati Percorsi abilitanti speciali (che nella dicitura hanno preso il posto dei Tfa speciali): rivendicano sia il riconoscimento del punteggio pieno (2 punti al mese per un massimo di 12 punti l’anno) per il servizio di supplenza svolto con titolo richiesto, sia l’inserimento nelle GaE: “non ci sembra giusto dover subire tante discriminazioni rispetto a tutti gli altri, crediamo e pretendiamo che ci venga riconosciuta la nostra professionalità”, si legge in una delle petizioni on line avviate per l’occasione.
A rendere più infuocata la situazione ci sono poi le associazioni e i sindacati. L’Adi, l’Associazione docenti italiani, sta raccogliendo adesioni per tentare di tenere tutti gli abilitati Pas dietro a coloro che hanno terminato con successo i Tfa ordinari. “Mentre 18.000 corsisti, in gran parte giovani, stanno in questi giorni discutendo la tesi che conclude il primo TFA ordinario, con il miraggio di conquistarsi un posto in seconda fascia delle graduatorie di istituto, – sostiene l’Adi – scoppia su tutti la bomba dell’ennesima sanatoria. Il PAS elargirà l abilitazione a 75.000 persone, che satureranno le graduatorie, sbaragliando i giovani”. Questi ultimi, gli aspiranti docenti che si sono laureati da poco, si ritroverebbero inevitabilmente in fondo alle graduatorie, per via della mancanza di punti legati al servizio.
Se l’Adi mette i due schieramenti (Tfa e Pas) un contro l’altro armato, l’Anief non fa differenze. E difende tutti. L’8 luglio il sindacato guidato da Marcello Pacifico ha pubblicato un duro comunicato, nel quale si parla di “pasticcio del Miur”, con “esclusioni incomprensibili e punteggi stravolti nelle graduatorie dei precari”: l’Anief punta quindi il dito contro i 30 punti che il Miur concede “alle abilitazioni estere corrispondenti ai percorsi SSIS”, mentre chi “ha conseguito un semestre aggiuntivo o si abilita con il TFA ordinario rimane fuori, a meno che abbia adesso completato la SSIS di prima abilitazione ‘congelata’ in precedenza”. Per il sindacato autonomo sono “pazzie di un Paese alla deriva, che accoglie (giustamente) nelle proprie scuole chi si abilita all’estero ma caccia incredibilmente i docenti che abilita in Italia a numero chiuso. E poi si parla di fuga dei cervelli”. Per questo “annuncia ricorsi in tribunale contro l’evidente disparità di trattamento e mette a disposizione il modello cartaceo per lo scioglimento della riserva delle categorie escluse”. Questi i profili per i quali l’Anief si rivolgerà “alla magistratura per ottenere giustizia”, perchè “i titoli non sono carta straccia: abilitati con semestre aggiuntivo o secondo biennio di specializzazione già inseriti con riserva in III fascia; abilitati TFA ordinario non inseriti in GaE; aventi titolo alla priorità nella scelta della sede L. 104/92”.

Carichi di lavoro differenti per stipendi uguali

da Tecnica della Scuola

Carichi di lavoro differenti per stipendi uguali
di L.F.
Perché gli stipendi dei docenti non devono tenere conto dei carichi di lavoro obbligatori ed oggettivi che alcuni docenti svolgono, mentre altri sono esentati? E ancora: quante ore all’anno dedica un docente per preparare e correggere le prove scritte?
Si tratta delle ore di lavoro, previste dall’art. 29 del contratto collettivo nazionale della scuola, per quanto riguarda la preparazione delle verifiche scritte e la loro correzione. La norma contrattuale è percepita, dai docenti che hanno l’obbligo della verifica scritta, come una vera e propria ingiustizia, perché non riconosce economicamente, un considerevole carico di lavoro aggiuntivo all’attività d’insegnamento. Ma quante ore all’anno dedica un docente per preparare e correggere le prove scritte? Facciamo un calcolo specifico al ribasso. Per esempio, un docente di matematica e fisica che ha 3 classi per 18 ore di orario cattedra, dove, in due classi, insegna sia matematica e fisica e nell’altra solo matematica, si trova a gestire come minimo 80 alunni, a cui deve somministrare una media di 11 elaborati scritti l’anno, che si traduce in un impegno orario di lavoro, tra preparazione della verifica e correzione della stessa, di almeno 160 ore. In questo calcolo ovviamente non rientrano le ore di lavoro, svolte gratis et amore Dei, della correzione delle prove Invalsi, che coinvolgono unicamente matematica e italiano. Quindi l’art. 29 del Ccnl scuola vigente, prevede che queste 160 ore, che non tutti i docenti sono obbligati a fare, rientrano nell’attività funzionale all’insegnamento e quindi a titolo gratuito. Se queste ore fossero riconosciute come un’attività aggiuntiva di lavoro dovrebbero essere pagate a € 17,50 l’ora, producendo un aumento salariale annuo di 2800 euro. Questo mancato riconoscimento economico del lavoro svolto per la preparazione degli elaborati scritti e la loro correzione, con relativa valutazione, è vista dai docenti che, per statuto normativo sono obbligati a somministrare un congruo numero di verifiche scritte, come una palese ingiustizia. Quindi a parità di anzianità di servizio , si verifica che, i docenti, pur avendo carichi di lavoro sostanzialmente differenti, percepiscano stipendi uguali. I sindacati perché non intervengono a sanare una così evidente disparità? Da parte loro i sindacati sanno bene che questa è effettivamente una disparità, ma in nome di un desueto egualitarismo, mantengono il concetto del pari valore di tutte le discipline scolastiche. A nostro avviso riconoscere economicamente un carico di lavoro aggiuntivo, che esiste nella realtà dei fatti, non significa sminuire il valore educativo, che ogni singola disciplina contribuisce a portare per la crescita psico-fisica dei nostri ragazzi. Per altro, in questa fase politica, non si fa altro che parlare di riconoscere il merito e si parla anche di premialità, allora sarebbe giusto incominciare con il riconoscere economicamente il carico di lavoro che hanno i docenti che ogni anno si trovano a correggere 800, 900 o addirittura 1000 elaborati scritti. Bisogna avere il coraggio, con il nuovo contratto scuola, di modificare l’art. 29 nella parte che riguarda gli adempimenti individuali dei docenti, facendo i dovuti distingui e riconoscendo nei fatti, il lavoro aggiuntivo obbligatorio, che consta di tanti sacrifici e molta competenza professionale.

Le ferie non fruite per malattia sono rinviabili all’anno scolastico successivo

da Tecnica della Scuola

Le ferie non fruite per malattia sono rinviabili all’anno scolastico successivo
di Lucio Ficara
Cosa succede a quel dipendente scolastico, docente o personale Ata, quando si trova oggettivamente impedito a fruire parzialmente o del tutto delle ferie? A questa domanda, non tutte le segreterie scolastiche rispondono allo stesso modo.
C’è chi sostiene che le ferie concesse dall’Amministrazione vengono perse, perché la causa dell’impedimento non dipende dal servizio; c’è invece chi sostiene che in tal caso, se opportunamente certificato, le ferie possono essere monetizzate. Ma qual è la risposta giusta a questa domanda? La risposta che ci viene da dare è quella che troviamo scritta sul contratto di lavoro all’art. 13 comma 10. In tale comma è scritto testualmente: “in caso di particolari esigenze di servizio ovvero in caso di motivate esigenze di carattere personale e di malattia, che abbiano impedito il godimento in tutto o in parte delle ferie nel corso dell’anno scolastico di riferimento, le ferie stesse potranno essere fruite dal personale docente, a tempo indeterminato, entro l’anno scolastico successivo nei periodi di sospensione dell’attività didattica”. Nello stesso comma si aggiunge, per quanto riguarda il personale Ata, quanto segue: “in analoga situazione, il personale Ata può fruire delle ferie non godute di norma non oltre il mese di aprile dell’anno successivo, sentito il parere del Dsga”. Stiamo parlando di casi che impediscono, in modo prolungato, di potere fruire delle ferie, ad esempio un infortunio con una prognosi di 40 giorni è una motivata esigenza di malattia che non permette al docente di fruire nei mesi di luglio e agosto delle ferie. In questo caso il docente non perde il diritto a fruirle ma le potrà fruire, in accordo con il proprio dirigente scolastico, entro l’anno successivo nei periodi di sospensione dell’attività didattica, allungando anche quelle estive. Si ricorda anche che, se il docente sta già fruendo delle ferie, esse posso essere interrotte, come si evince dal comma 13 dell’art. 13 del Ccnl scuola, in cui è scritto che le ferie sono sospese da malattie adeguatamente e debitamente documentate che abbiano dato luogo a ricovero ospedaliero o si siano protratte per più di 3 giorni. L’Amministrazione deve essere posta in grado, attraverso una tempestiva comunicazione, di compiere gli accertamenti dovuti. Il fatto che la malattia debba protrarsi per più di tre giorni, è opportuno dirlo, può considerarsi una condizione necessaria ma non pienamente sufficiente per interrompere le ferie, infatti è il caso di ricordare una sentenza della Corte di Cassazione, a seguito di contrastanti pareri in merito all’interpretazione del succitato principio, è intervenuta con sentenza n. 1947/98 precisando che la regola della sospensione delle ferie per sopravvenuta malattia non ha valore assoluto. Afferma che, l’infermità può interrompere lo stato feriale solo se questa determina un’incompatibilità tale da impedire il realizzarsi della finalità propria dell’istituto delle ferie, che è quella di consentire un adeguato riposo, ristoro e recupero delle energie psicofisiche. Bisogna infine ricordare che, in ogni caso, l’art. 5 comma 8 del D.L. n. 95/2012 impone la fruizione delle ferie, asserendo che i riposi ed i permessi spettanti al personale scolastico, compresi dirigente scolastico e Dsga, sono obbligatori e devono essere fruiti secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti e non danno luogo in nessun caso alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi. Quindi anche nel caso di interruzione delle ferie queste non potranno essere monetizzate, ma semplicemente rinviate all’anno scolastico successivo.