Ministro Carrozza chiama sindaco di Roma e preside Liceo Socrate

Ministro Carrozza chiama sindaco di Roma e preside Liceo Socrate

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha telefonato al sindaco di Roma Ignazio Marino e al preside del Liceo Socrate, colpito da un incendio doloso nella notte.

“Ho voluto esprimere la mia solidarietà e la mia vicinanza alla città di Roma e alla scuola per quanto accaduto – spiega il Ministro – Si tratta di un atto vergognoso che colpisce un istituto che si è distinto per iniziative a favore della legalità e della convivenza civile. Faremo quanto possibile per garantire la continuità didattica della scuola e la serenità degli studenti, degli insegnanti e di tutto il personale. Spero che presto si faccia piena luce sull’accaduto. La scuola è e deve rimanere un luogo sicuro, di crescita culturale e sociale”.

Falsi invalidi? Per la Corte dei conti nessuna frode. Sprecati i controlli Inps

da Il Redattore Sociale

“Falsi invalidi? Per la Corte dei conti nessuna frode. Sprecati i controlli Inps”

Conferenza nazionale sulla disabilità. Le federazioni Fish e Fand si scagliano contro la campagna sulle pensioni percepite illegalmente. Pagano: solo malavitosi. Barbieri: solo lo 0,06 per cento del totale

13 luglio 2013

BOLOGNA – Forti del sostegno venuto il giorno prima dal viceministro Maria Cecilia Guerra, le due maggiori federazioni di associazioni di persone disabili hanno colto l’occasione della sessione conclusiva della Conferenza di Bologna per dire parole molto dure contro la campagna sui “falsi invalidi”.

“Non esistono!”, ha tuonato con nettezza il presidente della Fand Giovanni Pagano, “O esistono in una percentuale talmente vicina allo zero da considerarsi fisiologica. E questo fenomeno è frutto soprattutto di malavitosi”, ha concluso, invitando la platea a non confondere tra i casi di falsi invalidi e le revisioni della percentuale di disabilità, che avvengono continuamente in conseguenza di variazioni dello stato di salute.

Ancora più argomentato l’intervento di Pietro Barbieri, presidente della Fish, il quale ha citato l’ultima relazione della Corte dei conti nella quale si legge testualmente che “non si segnalano frodi riguardanti l’invalidità civile”. Ciò vuol dire, ha sottolineato Barbieri, che “gli 800 mila controlli disposti dall’Inps (la metà di tutte le pensioni di invalidità pagate in Italia) per smascherare il presunto fenomeno non sono serviti a nulla: hanno scovato solo 1.500 casi, pari allo 0,06 per cento del totale”. I falsi invalidi sono invece esistiti un tempo e in modo diffuso, ha aggiunto, “quando un posto di lavoro si pagava 30 milioni di lire”.

 

Invalidità civile, ritardi cronici per il riconoscimento: “Costano 58 milioni di euro”

Rapporto sull’invalidità civile di Cittadinanzattiva. Ci vuole quasi un anno di attesa per il riconoscimento della condizione di invalido civile e lo Stato è costretto a pagare gli interessi passivi: il peso della burocrazia brucia risorse pubbliche

58 milioni di euro: è il costo per lo stato di tutti i ritardi accumulati per il riconoscimento dell’invalidità civile. Con l’aumento delle attese aumentano infatti anche gli interessi passivi. Specifica Cittadinanzattiva nel suo rapporto: “I 58 milioni di euro rappresentano la somma dei costi per interessi passivi e costi per i medici convenzionati Inps (unica tipologia di costi rispetto ai quali esistono dati certi). E’ la somma del peso della burocrazia, dei ritardi dell’iter di riconoscimento e dello svolgimento del Piano straordinario di verifica”. Su dati della Corte dei conti (Relazione controllo Inps esercizio 2011, determinazione n. 91/2012), in media occorrono 278 giorni per riconoscere l’invalidità civile, 325 per la cecità civile e 344 per la sordità, tempi ben lontani dall’obiettivo del termine massimo di 120 giorni. In particolare – riferisce il rapporto – gli interessi passivi sulle prestazioni pensionistiche arretrate nel 2011 sono di 37,5 milioni, in aumento rispetto ai 34 del 2010. L’incidenza, sul totale degli interessi, della quota relativa al settore dell’invalidità civile è pari al 63,3%, ossia circa 24 milioni di euro, in aumento rispetto al 2010 (62,2%). (ep)

Invalidità civile, ecco come cambiare: le proposte di Cittadinanzattiva

Nel rapporto le proposte per migliorare la situazione attuale: attenzione alla semplificazione dell’iter burocratico per dare risposte più veloci ai cittadini e far pagare meno la collettività e alla revisione delle linee guida operative

ROMA – Contenute nel I rapporto sull’invalidità civile e la burocrazia, ecco le proposte di Cittadinanzattiva per invertire una tendenza che, come denuncia l’associazione, pare mirare sopra tutto e tutti, anche se in modo non dichiarato, a contenere quanto più possibile la spesa assistenziale nel nostro paese.

Per prima cosa va messa a punto una semplificazione dell’attuale iter amministrativo di riconoscimento dell’invalidità civile. Poi, va annullata la Comunicazione interna del direttore generale Inps delle “linee guida operative” del 20 settembre 2010, con riguardo ai criteri di riconoscimento dell’indennità di accompagnamento: “Ciò garantirebbe – spiega il rapporto – il rispetto della volontà del Parlamento, il quale si era già espresso sull’argomento (bocciando l’emendamento al Decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78, poi convertito nella Legge 30 luglio 2010 n. 122, che tentava di restringere i criteri per la concessione dell’indennità di accompagnamento).

Terza proposta, l’approvazione del ddl n. 538 che in modo esplicito pone come limite reddituale per ottenere la provvidenza economica legata all’invalidità civile parziale o totale solo il reddito personale, senza considerare il reddito dell’eventuale coniuge. Il ddl è una risposta concreta alla Circolare n. 149 del 28 dicembre 2012 dell’l’Inps che aveva previsto che si dovesse fare riferimento anche al reddito del coniuge: l’Istituto l’ha temporaneamente ritirata, ma se trovasse nuovamente applicazione metterebbe a rischio le pensioni di oltre 850.000 persone.

Le altre proposte di Cittadinanzattiva sono le seguenti: che prosegua e si concluda l’Indagine Conoscitiva sulle procedure di accertamento delle minorazioni civili da parte dell’Inps, avviata dalle Commissioni 11ma (Lavoro, previdenza sociale) e 12ma (Igiene e sanità); che venga ripristinata la possibilità d’impugnazione del giudizio di primo grado sul ricorso giudiziario da parte dei cittadini contro i verbali emessi dall’Inps; che l’Inps istituisca presso i propri uffici un tavolo permanente e paritetico di confronto, composto dalle organizzazioni civiche di tutela del diritto alla Salute, dalle organizzazioni di tutela dei diritti delle persone con disabilità, dai rappresentanti dei Ministeri coinvolti, nonché dai rappresentanti dell’Inps, per “individuare le misure necessarie per superare le criticità del sistema e a formulare proposte di miglioramento condivise”. Infine, che contro il fenomeno delle assegnazioni indebite delle indennità, lo Stato avvii azioni ad hoc anche nei confronti dei propri funzionari che violano le norme, e non soltanto attraverso controlli, in molti casi vessatori, nei confronti dei cittadini. (ep)

Disabilità, la Conferenza è un successo. Ma ora c’è “una montagna da scalare”

Disabilità, la Conferenza è un successo. Ma ora c’è “una montagna da scalare”

Partecipazione folta, molti applausi e quasi nessuna polemica. Bilancio positivo nonostante i pochi giorni di preparazione. Protagonista il Programma biennale d’azione sulla disabilità, che il ministro Giovannini dà già “per approvato”

BOLOGNA – “E’ andata pure troppo bene…”. Sembrano quasi increduli gli organizzatori (sia politici che funzionari) della IV Conferenza nazionale sulla disabilità, conclusasi oggi a Bologna. Partecipazione folta e clima positivo, molti applausi e quasi nessuna polemica, ad eccezione della notizia, poi smentita, dell’ascensore guasto che avrebbe bloccato “una cinquantina di disabili”. Una vicenda che ha poi finito per ritorcersi sia contro chi l’aveva diffusa (il presidente dell’associazione  Fiaba), sia indirettamente contro l’informazione locale e nazionale, che della prima giornata di lavori non aveva quasi parlato, salvo riprendere appunto il lancio di un’agenzia scaturito da una “telefonata”.

Cominciamo dalla partecipazione: “In realtà avevamo prenotato solo metà della sala grande – svela un funzionario del ministero del Lavoro e delle politiche sociali – perché prevedevamo al massimo 4-500 persone. Poi invece la sala è servita tutta: 750 preiscritti e quasi 200 che si sono presentati direttamente”. Un risultato sorprendente, se si pensa che il primo annuncio dell’evento era quasi sfuggito al viceministro Guerra solo il 30 maggio e che la conferma della data era arrivata solo il 18 giugno, quando si era avuta la conferma della partecipazione di Giovannini.

Quanto al clima, ha colpito l’applauso finale alla viceministra Maria Cecilia Guerra, responsabile diretta dell’organizzazione di “una conferenza diversa dalle altre”, come ha rilevato il ministro Enrico Giovannini, e anche il consenso all’intervento di quest’ultimo, il quale dopo aver ricordato il padre disabile dall’età di 12 anni a causa della poliomielite, ha affermato in un modo che non è sembrato formale di aver vissuto una mattinata “di arricchimento straordinario”.

Tra le varie attestazioni pubbliche di apprezzamento bastino le parole di Giovanni Pagano, presidente della Fand, a sottolineare “l’ottima riuscita della conferenza e della sua preparazione: abbiamo sempre avuto in questi mesi degli interlocutori disponibili al dialogo, che hanno ascoltato e spesso accolto le nostre proposte”. Il riferimento era al programma biennale d’azione sulla disabilità, il documento stilato dall’Osservatorio nazionale e grande protagonista dell’incontro bolognese. Un documento che il ministro Giovannini ha definito “una montagna di 140 azioni, che io mi sento impreparato a scalare e della quale dovremo imparare a distinguere le cose importanti da quelle urgenti, altrimenti ne ricaveremmo solo un senso di frustrazione”. Ma anche un documento che per lo stesso Giovannini costituisce una “pietra miliare” e che è “intriso di concretezza”, tanto da “darlo per approvato” già qui a Bologna, nonostante debba ancora sottostare al passaggio della Conferenza stato regioni per poi diventare, se non ci saranno ostacoli, un decreto del Presidente della Repubblica.

Quelle 140 azioni sono dunque da mettere in sequenza e da monitorare, ha aggiunto Giovannini, individuando le priorità da attuare e non cambiandole in corsa: “Non facciamoci prendere dall’idea che tanto non cambia nulla – ha detto il ministro rivolto alle associazioni – Siate equlibrati, solo lavorando insieme faremo passi avanti: la burocrazia ama il cambiamento delle priorità perché ciò costituisce un alibi per non fare davvero nulla”. Un atteggiamento che poco prima avevano del resto mostrato di condividere gli stessi sindacati. Secondo Cerrito (Cisl) “il programma avrà valore se daremo segnali sulle cose che si possono fare subito”, mentre per Scacciavillani (Ugl), “se realizzato il programma segnerà una svolta per il mondo della disabilità”.

Secondo Pietro Barbieri, presidente della Fish, l’importanza del programma biennale d’azione è che recepisce appieno le indicazioni della Convenzione Onu sulle persone con disabilità. “Ho molti dubbi – ha affermato – che noi siamo il paese dalla normativa più avanzata, come spesso ci diciamo compiaciuti. La legge quadro sulla disabilità (104 del 1992) in realtà non aveva previsto diritti, ma solo interventi. Così i disabili hanno dovuto continuare a marciare sul doppio binario del recinto e della contenzione da una parte e della lotta per la vita indipendente dall’altro: la Convenzione è il grimaldello per affermare la scelta che d’ora in poi si lavorerà solo sulla strada dell’indipendenza”. A patto però, ha affermato Barbieri, “che le risorse siano uguali e i diritti applicati in tutto il paese, superando  il solito schema a macchia di leopardo”. (st

Fonte: REDATTORE SOCIALE

J.-F. Gayraud e J. de Saint Victor, I nuovi orizzonti del crimine organizzato

Affari e poteri criminali, dalle mafie mediterranee a Wall Street

di Giovanna Corradini

Jean-François Gayraud e Jacques de Saint Victor, I nuovi orizzonti del crimine organizzato. Colletti bianchi, affari criminali e mafie, Edizioni di storia e studi sociali, Cava d’Aliga-Palermo, 2013, pp. 160

Gayraud-Saint VictorLa criminalità nel mondo contemporaneo cambia in modo impetuoso. È andata spostandosi sempre più verso il centro del sistema, in molti casi fino a conquistarlo. Corrode le democrazie dall’interno, decisa a rimuovere ogni ostacolo sul proprio cammino. Si è incardinata strutturalmente nel mondo finanziario e penetra in profondità la vita sociale, avvalendosi di mezzi potenti, protetta da una spessa cortina di discrezioni e rumori. Tutto questo disorienta, rende difficoltosa l’attività di contrasto, istiga al disinteresse, alla coabitazione e al compromesso. Un compito fondamentale che spetta agli operatori della legalità e alle espressioni della democrazia è allora quello di contrastare le logiche del rifiuto, del non vedere, portandosi oltre l’ovvietà e i modelli sconfessati dai fatti, alla ricerca di chiavi di lettura adeguate ai fenomeni reali e alle emergenze dei tempi.

È questo lo sfondo da cui muove il libro, appena uscito, I nuovi orizzonti del crimine organizzato, che inaugura la collana «Questioni attuali» delle Edizioni di storia e studi sociali (di cui è direttore il saggista Carlo Ruta). Gli autori sono il criminologo Jean-François Gayraud e lo storico Jacques de Saint Victor, tra i maggiori esperti europei dei fenomeni criminali, da anni legati da un importante impegno di studio sulle evoluzioni delle mafie e sulle condotte predatorie del capitalismo neoliberista.

I casi esaminati sono di vario livello: l’evoluzione della zona grigia nel Mezzogiorno d’Italia; il ruolo del crimine in colletto bianco nella crisi statunitense dei mutui subprime, da cui ha preso le mosse, nel 2008, una delle più grandi crisi della storia contemporanea; le sismicità mafiose del Mediterraneo; le porosità dei paesi dell’UE al crimine organizzato e in colletto bianco; l’opacità del trading algoritmico ad alta frequenza, che, come spiega Gayraud, rischia di portare il crimine finanziario alla soglia del «delitto perfetto»; infine, la nuova geografia dei paradisi fiscali, all’insegna della flessibilità.

Gayraud e de Saint Victor passano al vaglio gli effetti perversi della deregulation, senza trascurare appunto il ruolo della finanza criminale nella crisi che da anni devasta i paesi. Mettono quindi in discussione alcuni paradigmi della criminologia del secolo scorso, rilevando che il crimine organizzato e il crimine in colletto bianco non si presentano necessariamente come sfere autonome, più o meno dialoganti, ma formano a determinati livelli un’unica realtà, che nell’attuale mondo globalizzato non manca di effetti sistemici. Da questa particolare prospettiva, essi si trovano a spiegare in definitiva un contesto criminale distinto, elitario e fortemente strutturato pure in senso organizzativo, che non sembra abbia ricevuto fino ad oggi una chiara e sufficiente attenzione in sede criminologica. È quel che i due studiosi chiamano «crimine organizzato in colletto bianco».

Il 50% degli studenti cade in matematica. I più bravi a Trento

da Corriere della sera

Il 50% degli studenti cade in matematica. I più bravi a Trento

di Valentina Santarpia

ROMA — Che cosa è successo il 17 giugno che ha fatto abbassare drasticamente il livello di buonumore di Twitter, tanto da farlo segnare come giorno da «bollino rosso», con 38 mila post più o meno pessimisti? È stato il test Invalsi, come ha certificato Voices from the blog, la società a cui l’Istituto di valutazione nazionale ha demandato la missione di cogliere il «sentiment» della rete, ovvero le riflessioni, i commenti e le paure dei ragazzi di terza media alle prese con il test. Risultato: gli studenti del Sud sembrano più in difficoltà rispetto ai contenuti delle prove, quelli del Nord più sicuri di sé. Uno specchio fedele del nuovo rapporto Invalsi, presentato ieri sulla base dei risultati delle classi campione (circa 9.000 su 142 mila) alle prove che si sono svolte in oltre 13 mila scuole dal 7 maggio al 17 giugno. Il Nordovest (Val d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia) si conferma la zona più preparata d’Italia, con valori superiori alla media nazionale (208 rispetto a 200) sia in italiano sia in matematica. Prima in classifica la provincia autonoma di Trento, che consegna risultati positivi in tutti i livelli e gli ambiti, seguita da Bolzano, che ha uno scatto soprattutto per le prove di italiano. Segue il Nordest, mentre i fanalini di coda sono il Sud e le isole, anche se migliorano le performance di alcune regioni, come Puglia, Basilicata e Abruzzo. E soprattutto, come accade già da 2-3 anni, ottimi risultati vengono raggiunti dalle Marche. Il rapporto conferma anche le differenze di genere: «I maschietti non escono mai benissimo dalle comprensioni di lettura, ma migliorano con l’innalzarsi dei livelli scolastici», spiega il direttore Invalsi Roberto Ricci. In matematica invece accade il contrario: i maschi sono più bravi con i numeri e diventano sempre più in gamba man mano che proseguono nella loro carriera in aula, a differenza delle femmine. Resta anche la divisione tra livelli di apprendimento tra immigrati e italiani: anche se gli stranieri di seconda generazione, nati in Italia, sono molto meno distanti dai propri coetanei italiani rispetto a quelli di prima generazione, nati all’estero. In matematica il divario scende, a dimostrazione del fatto che sono spesso le barriere linguistiche a rendere complicata la comprensione dei test da parte dei ragazzini figli di migranti. Ma i numeri restano una gatta da pelare difficile per tutti: «Se il 50% degli studenti sbaglia gli esercizi di matematica — sbotta Giorgio Bolondi, professore all’università di Bologna — ci sarà da chiedersi il perché». Certo, è molto diverso se frequenti il liceo più prestigioso della città o un oscuro istituto tecnico-professionale: i dati rivelano che un’altra barriera è quella creata, alle scuole superiori, dall’indirizzo dell’istituto. Per capirci: un ragazzo che frequenta un istituto tecnico consegue in media 16 punti in più rispetto al suo coetaneo che frequenta un professionale e 15 in meno rispetto ad un liceo. Insomma, l’indirizzo di studio sembra incidere sulle performance dei ragazzi più delle motivazioni personali. E a volte persino più del contesto. «Vengano a vedere come lavoriamo nelle zone disagiate della Campania e poi ne parliamo — contesta Filomena Zamboli, preside di un circolo didattico e reggente di un istituto comprensivo a Trecase, periferia di Napoli —. Ci sono i bambini che in seconda elementare non conoscono il significato di parole semplici. Quelli che dobbiamo andare a prendere a casa tutti i giorni perché vengano a scuola. I ragazzini segnalati dai servizi sociali. Altro che scuole scevre dal contesto». E a chi continua a contestare il test, come molti sindacati e famiglie, risponde direttamente il ministro all’Istruzione Anna Maria Carrozza: «Il momento della valutazione nella nostra vita prima o poi arriva: valutare e valutarci ci dà l’opportunità di conoscere quello che siamo. Non è un giudizio divino».

Miur, arrivano i nuovi Capi Dipartimento: all’Istruzione nominato Chiappetta

da Tecnica della Scuola

Miur, arrivano i nuovi Capi Dipartimento: all’Istruzione nominato Chiappetta
di A.G.
Al Dipartimento per l’Università, l’Afam e per la Ricerca il professor Marco Mancini, mentre al Dipartimento per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali la dottoressa Sabrina Bono. Nominati dal Cdm su proposta della Carrozza. Ai nuovi capi di dipartimento i migliori auguri di buon lavoro da parte della direzione e della redazione della nostra Casa editrice.
Si completa il puzzle del nuovo staff ministeriale: il 12 luglio il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha nominato i nuovi Capi Dipartimento del Miur.  A dirigere il Dipartimento per l’Istruzione è stato chiamato il dottor Luciano Chiappetta, al Dipartimento per l’Università, l’Afam e per la Ricerca il professor Marco Mancini, mentre al Dipartimento per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali la dottoressa Sabrina Bono.
Quella di Chiappetta era una nomina nell’aria da qualche settimana: attualmente direttore generale del personale scolastico, vanta una lunga esperienza direttiva all’interno dell’Amministrazione, dove ha rivestito tra l’altro l’incarico di dirigente del Csa di Napoli, dirigente incaricato del coordinamento degli organici del personale della scuola presso la Direzione Generale Regionale della Lombardia, Provveditore agli Studi di Pavia. Con l’uscita di scena di Lucrezia Stellacci, andata in pensione, tra i vari incarichi che Chiappetta prenderà in gestione anche quello del reclutamento: una “patata bollente” non da poco, considerando l’alta tensione che si è scatenata sul fronte dei concorsi a cattedra e per dirigente scolastico, oltre che per i Tfa e i Pas.
Il secondo capo dipartimento voluto dalla Carrozza è Marco Mancini, rettore dell’Università di Viterbo e presidente della CRUI dal 2011: è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e vice-presidente della Fondazione per l’Innovazione e la Tecnologia (COTEC); è stato Presidente del Parco Scientifico e Tecnologico dell’Alto Lazio e dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO).

Il terzo e ultimo capo dipartimento è Sabrina Bono, direttore generale e attualmente vice capo di Gabinetto Vicario del Miur, ha una vasta esperienza amministrativa maturata in diverse Amministrazioni centrali dello Stato (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica, Ministero degli affari esteri e Ministero delle comunicazioni).

Il vicario che sostituisce il Ds deve essere pagato

da Tecnica della Scuola

Il vicario che sostituisce il Ds deve essere pagato
di L.F.
A dirlo è la sentenza n. 1194/2013 del Tribunale del lavoro di Frosinone, che ha condannato il Miur che si era opposto ad un decreto ingiuntivo emesso dal medesimo Tribunale
Il docente individuato dal dirigente scolastico per svolgere le funzioni superiori, in assenza del capo d’Istituto, deve essere pagato. È quindi messo in discussione quanto previsto dall’ art. 14, comma 22, del d.l. n.95/2012 , nota come spending review, perché l’interpretazione autentica contenuta in questa norma non riguarda l’affidamento di funzioni vicarie del dirigente. A dirlo è una sentenza del Tribunale del lavoro di Frosinone, sentenza n. 1194/2013, che ha condannato il Miur che si era opposto ad un decreto ingiuntivo emesso dal medesimo Tribunale. A dare la notizia il sindacato Flc cgil, che ha patrocinato l’ istanza per il riconoscimento della retribuzione dovuta al vicario facente funzioni di Ds in assenza dello stesso. Il sindacato si legge ha seguito e assistito con il proprio ufficio legale un docente che avendo svolto le funzioni di dirigente scolastico in assenza dello stesso, non ha percepito il compenso dovuto. Questa sentenza conferma e rafforza le norme contrattuali che tutelano il personale docente o ata, chiamato a svolgere le mansioni superiori. Infatti nella sentenza il giudice Luigi D’Alessandro, sostiene contro il parere del Miur che l’ex art.69 del Ccnl 1994/1997 confermato nei successivi contratti determina il giusto compenso per l’ esercizio delle funzioni superiori. Lo stesso giudice definisce inconferente il riferimento all’art.14 comma 22 del dl n.95/2012 e irrilevante l’art.52,comma 5, del d.lgs. 165/01. Una volta tanto il contratto scuola prevale e respinge l’invasione delle leggi sul risparmio di spesa.

Emergenze Ata, la Flc Cgil avvia la procedura di conciliazione

da Tecnica della Scuola

Emergenze Ata, la Flc Cgil avvia la procedura di conciliazione
Il 10 luglio la Flc Cgil ha inviato la richiesta di esperimento della procedura di conciliazione e la conseguente proclamazione dello stato di agitazione di tutto il personale Ata della scuola. Accuse, inoltre, contro le “incessanti inefficienze del sistema NoiPa”.
La Flc Cgil fa notare che il ministro Maria Chiara Carrozzanon ha ancora dato risposte concrete rispetto le numerose questioni  irrisolte del personale Ata”. Tante le questioni da affrontare, tra le quali “le mancate immissioni in ruolo e il pagamento delle posizioni economiche”.
“Di fronte al nuovo blocco contrattuale, alle riduzioni salariali in nome di applicazioni autentiche di norme e circolari, ai tagli ai servizi di pulizia, alle inadempienze contrattuali, alle mancate attivazioni dei tavoli di confronto promessi non c’è più tempo che tenga”, sottolinea il sindacato guidato da Domenico Pantaleo.
Nel comunicato della Flc si legge anche: “a tutto questo si aggiunga il blocco continuo di NoiPA per il pagamento degli stipendi, che rende impossibile accedere al portale del Mef. E’ da mesi che stiamo segnalando le gravissime e incessanti inefficienze del sistema NoiPA che non consente di pagare regolarmente stipendi ai supplenti e compensi accessori al personale”.
Questa inefficienza – aggiunge la Federazione dei lavoratori della conoscenza – è divenuta insostenibile sia per i lavoratori direttamente interessati al pagamento, sia per quelli che lavorano nelle segreterie e che devono giustamente godere delle ferie maturate”.
Ricordando che finora non è stato dato alcun “segnale tangibile positivo verso la scuola pubblica”, la Flc Cgil, con particolare riferimento alle problematiche del personale amministrativo, tecnco e ausiliario, “di fronte al silenzio e alla inamovibilità del Ministero su ruoli e questioni irrisolte” ha inviato, a nome del segretario generale Domenico Pantaleo, la richiesta di esperimento della procedura di conciliazione e ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale Ata.

Licei musicali, elenco delle sedi per l’a.s. 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Licei musicali, elenco delle sedi per l’a.s. 2013/2014
di Andrea Toscano
L’ipotesi di Ccni sulle utilizzazioni sottoscritto il 15 maggio scorso prevede che gli Usr nel cui territorio sono ubicati i nuovi licei musicali e coreutici provvedono a pubblicare nei propri siti istituzionali l’elenco delle disponibilità di posti interi o spezzoni orario, distinto per insegnamento, almeno cinque giorni prima delle date di scadenza di presentazione delle domande.
Lo prevede il comma 6 dell’art. 6 bis dell’ipotesi su utilizzazioni e assegnazioni provvisorie firmata lo scorso 15 maggio da amministrazione e organizzazioni sindacali e trasmessa con la nota ministeriale prot. n. 6894 del 4 luglio che fissa le scadenze per la presentazione delle domande in attesa della sottoscrizione definitiva del contratto.

Quindi, tenuto conto che la scadenza per la presentazione delle domande per quanto riguarda gli istituti secondari di II grado è stata fissata al 25 luglio, l’elenco dei Licei musicali e coreutici, nonché le disponibilità di posti interi o spezzoni orario, devono essere resi noti almeno a partire dal 20 luglio.
Dopo aver segnalato nei giorni scorsi l’elenco dei Licei musicali e coreutici riportato sul sito del Cnafam (comprensivo in quel caso anche delle sezioni presso istituti paritari) attivi in Italia nell’anno scolastico 2012/2013, pubblichiamo adesso l’elenco dei Licei musicali relativamente all’a.s. 2013/2014 che è stato elaborato dalla Flc Cgil, basato sull’esame incrociato delle delibere regionali sulla programmazione dell’offerta formativa e dei dati presenti sul sito del Miur.
Peraltro la Flc, ricordando che “si tratta di dati ancora non ufficiali”, evidenzia che “nonostante le ripetute richieste, il Miur ad oggi non ha ancora pubblicato l’elenco ufficiale dei Licei musicali funzionanti nel 2013/2014” e segnala che “l’esperienza dei tre anni scolastici passati insegna che il numero dei Licei autorizzati può variare anche dopo la scadenza della presentazione delle domande di utilizzazione.

Lo Bello (Confindustria): puntare sull’alternanza

da tuttoscuola.com

Lo Bello (Confindustria): puntare sull’alternanza

Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è rilevante e molto maggiore rispetto agli altri Paesi. Non è solo un fatto legato alla situazione economica o sociale. In Italia manca in maniera rilevante un’idea della scuola che abbia un rapporto molto forte con il mondo del lavoro. In altri paesi la cosiddetta alternanza scuola-lavoro è un tema centrale che ha abbassato il tasso di disoccupazione”. Lo ha detto il vicepresidente di Confindustria con delega all’Education Ivan Lo Bello, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di un convengo a Firenze organizzato dalla Scuola di scienze aziendali.

In Germania – ha sottolineato – dove il tasso di disoccupazione è attorno al 7%, l’alternanza scuola-lavoro è fondamentale nelle politiche formative ed educative. L’Italia sotto questo profilo è molto indietro”. Per questo, ha sottolineato, ”serve nel nostro paese un’idea di riforme che sia strategica. Dobbiamo mettere prioritariamente in piedi una cultura vera dell’alternanza scuola-lavoro, attraverso stage formativi, tirocini, apprendistato, che è l’unico vero modo per sconfiggere la disoccupazione tra i giovani”.

Vero, come è vero però che in Germania gli imprenditori sono molto più disponibili dei nostri a favorire la formazione dei giovani in alternanza, innanzitutto perchè li assumono.

Rapporto Invalsi: commenti sindacali

da tuttoscuola.com

Rapporto Invalsi: commenti sindacali

È più che mai urgente riconsegnare il dibattito sulla valutazione del sistema scolastico a un clima di discussione aperta e seria, libera da forzature polemiche pretestuose che non hanno alcuna utilità per la scuola e per chi ci lavora”. E’ il commento di Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, ai risultati del Rapporto 2013 dell’Invalsi, presentato ieri, e anche alla avvenuta pubblicazione del regolamento sulla valutazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Regolamento che “non può rappresentare la conclusione di un percorso, né la blindatura di un modello alla cui messa a punto possono e devono concorrere, in fase di gestione, tutti i soggetti a vario titolo chiamati in causa”.

Scrima riconosce comunque che il nuovo regolamento è “scevro da ossessioni premial punitive, orientato in modo esplicito a sostenere processi di miglioramento della qualità del servizio scolastico, in una dimensione che mette assieme la responsabilità e l’interesse di ogni scuola a sviluppare pratiche di rendicontazione sociale”. Ora “Di tutto c’è bisogno, meno che di ulteriori ostruzionismi per scelte sicuramente perfettibili, ma il cui difetto maggiore è di giungere troppo in ritardo”. In ogni caso “è urgente il coinvolgimento attivo delle scuole, valorizzandone ruoli, competenze ed esperienze, nello sviluppo di una diffusa cultura della valutazione, da promuovere anche attraverso opportune azioni sul piano formativo”.

Anche l’Anief  auspica che il Miur sappia utilizzare “le indicazioni provenienti dal rapporto Invalsi per scollegare una volta per tutte i risultati degli studenti dal merito dei docenti e dei dirigenti scolastici. Per utilizzarli, invece, ai fini di una più mirata assegnazione delle risorse a sostegno dei progetti di potenziamento dell’offerta formativa statale su contesti specifici particolarmente svantaggiati: le aree territoriali, le zone a rischio e gli istituti scolastici più in difficoltà non hanno bisogno di essere giudicati. Ma di avere maggiore sostegno”.

La preoccupazione condivisa dai sindacati, anche se espressa in forme diverse, è che i risultati delle indagini Invalsi non siano messi in relazione con le prestazioni professionali dei docenti secondo logiche premiali o meritocratiche.

Miur: nominati i capi dipartimento

da tuttoscuola.com

Miur: nominati i capi dipartimento

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro Maria Chiara Carrozza, ha nominato i nuovi Capi Dipartimento del Miur. A dirigere il Dipartimento per l’Istruzione è stato chiamato il Dottor Luciano Chiappetta, al Dipartimento per l’Università, l’AFAM e per la Ricerca il Professor Marco Mancini, mentre al Dipartimento per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali la Dottoressa Sabrina Bono.

Luciano Chiappetta, attualmente Direttore generale del Personale scolastico, ha una lunga esperienza direttiva all’interno dell’amministrazione, dove ha rivestito tra l’altro l’incarico di Dirigente del C.S.A. di Napoli, Dirigente incaricato del coordinamento degli organici del personale della scuola presso la Direzione Generale Regionale della Lombardia, Provveditore agli Studi di Pavia.

Marco Mancini, Rettore dell’Università di Viterbo e Presidente della CRUI dal 2011, è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Vice-Presidente della Fondazione per l’Innovazione e la Tecnologia (COTEC); è stato Presidente del Parco Scientifico e Tecnologico dell’Alto Lazio e dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO).

Sabrina Bono, direttore generale e attualmente Vice Capo di Gabinetto Vicario del Miur, ha una vasta esperienza amministrativa maturata in diverse amministrazioni centrali dello Stato (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica, Ministero degli affari esteri e Ministero delle comunicazioni).

Ai nuovi capi dipartimento giungano le felicitazioni e gli auguri di Tuttoscuola.

Aprea sul concorso DS in Lombardia: i posti non si toccano

da tuttoscuola.com

Aprea sul concorso DS in Lombardia: i posti non si toccano

Apprendo con stupore della sentenza del Consiglio  di Stato che rinvia l’esito del concorso a Dirigenti Scolastici per la Lombardia – ha dichiarato l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro  Valentina Aprea – imponendo la ricorrezione delle prove scritte di tutti i 996  candidati e di fatto operando una riedizione del concorso“. “Ci aspettavamo  un esito diverso – ha continuato l’assessore regionale – vista la perizia  dell’Istituto poligrafico dello Stato che negava la possibilità di una lettura  dei nomi dei candidati a colpo d’occhio attraverso le buste.In ogni caso questa  è l’ennesima dimostrazione, se ce ne fosse stato bisogno, del fatto che il  reclutamento dei docenti e dei dirigenti non può più avvenire attraverso  procedure concorsuali elefantiache e farraginose esposte a sicuri ed  innumerevoli contenziosi in tutte le fasi procedurali. Regione Lombardia  proporrà in tempi brevi in Conferenza Stato Regioni proposte di reclutamento e  valutazione dei docenti e dei dirigenti maggiormente legati all’autonomia  scolastica e alle realtà locali.”
Ancora una volta esprimo preoccupazione –  ha aggiunto Aprea – per il buon funzionamento delle scuole lombarde che, almeno  nella fase iniziale del nuovo anno scolastico, saranno private della titolarità  di un dirigente scolastico per una seconda volta“.

L’assessore regionale ha manifestato  anche piena solidarietà ai candidati già dichiarati idonei che “Dovranno  attendere ancora del tempo per vedersi riconosciuto il merito di aver  regolarmente superato un concorso, anche nella certezza che i 355 posti messi a  concorso per la Lombardia non potranno essere assegnati ad altre  operazioni“.

Ci aspettiamo – ha  concluso l’assessore Aprea – che il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale  Francesco De Sanctis, ponga in essere immediatamente l’esecuzione della sentenza  per scongiurare ritardi nell’individuazione dei vincitori. A lui e ai dirigenti  della scuola lombarda confermiamo il pieno sostegno e il supporto operativo di  Regione Lombardia“.

Concorso DS Lombardia: tutto da rifare

da tuttoscuola.com

Concorso DS Lombardia: tutto da rifare

Il Consiglio di Stato non ha salvato il concorso per dirigenti scolastici della Lombardia che il TAR aveva invalidato per la trasparenza delle buste. Ne ha dato notizia la DISAL (Associazione dei dirigenti delle scuole autonome) con il seguente comunicato:

“Nel tardo pomeriggio di giovedì 11 luglio 2013, il Consiglio di Stato ha inviato, con numero di Registro Generale: 5836/2012, l’Avviso di pubblicazione della sentenza tanto attesa sulla vicenda delle nomine in ruolo degli idonei al concorso dirigenti scolastici della Lombardia. L’Avviso comunica che la sentenza sul ricorso indicato è stata pubblicata in data 11/07/2013 con il n. 3747/2013 ed esito: Respinge Appello Incidentale.

Nella tarda serata è stato pubblicato anche il testo della sentenza che obbliga la ricorrezione degli scritti. In pratica occorrerà rifare il concorso con le tristi conseguenze che ne derivano:  l’Ufficio Scolastico Regionale non potrà procedere alla nomina in ruolo degli idonei che hanno superato il concorso lombardo; il prossimo anno 355 scuole non avranno un dirigente scolastico titolare; altre 355 (siamo a 710 su 1100) avranno un dirigente scolastico nominato in reggenza sulle prime; senza contare altre 110 circa senza preside titolare per motivazioni varie.

Si dovrà procedere alla ricorrezione di tutti gli scritti, con l’ovvio strascico di ricorsi, opposizioni e contrasti che ha avvicinato la Lombardia a quanto già visto in Sicilia oltre cinque anni fa.

Riservandoci di commentare il testo, è triste riconoscere che la giustizia amministrativa assesta un incredibile colpo alla scuola lombarda, agli operatori, agli studenti ed alle famiglie ed a quei docenti che si sono battuti in questi mesi  per veder riconosciuto il merito del proprio percorso concorsuale”.

12/07/2013 – Applicazione della dematerializzazione per le ricevute dei modelli CERT e REND

Oggetto: PON FSE “Competenze per lo Sviluppo” e PON FESR “Ambienti per l’Apprendimento” – Verifica dei mandati quietanzati – Applicazione della dematerializzazione per le ricevute dei modelli CERT e REND.

Circ. prot. 7756 del 12 luglio 2013 e allegato