BLOCCO DEI CONTRATTI E DEGLI SCATTI

BLOCCO DEI CONTRATTI E DEGLI SCATTI

Il Governo Letta ha di nuovo bloccato i contratti della scuola e del PI e gli scatti stipendiali non solo per il 2013, ma anche per il 2014! Per salvare il governo dai contraccolpi della condanna di Berlusconi, Letta ha continuato per giorni a dichiarare che il governo non poteva cadere proprio nel momento in cui si sta superando la crisi; quando però vengono tagliati gli stipendi, il governo dichiara che “sussistono condizioni di eccezionalità”e che il provvedimento “si rende necessario per la particolare contingenza economico-finanziaria”.

E a pagare sono i soliti: l’ultimo CCNL risale al 2009; il 2012 era stato già congelato dal governo Berlusconi ai fini degli scatti stipendiali. Dopo gli scioperi del novembre 2012 il governo Monti aveva scongelato il 2011 in cambio di un taglio del 25 % dei fondi per la contrattazione di istituto: ora, in una sorta digioco delle tre carte,il governo non solo si riprende senza contropartite un anno di blocco degli scatti, ma lo raddoppia!

In base al confronto tra le tabelle stipendiali e il FOI (indice Istat dei prezzi per famiglie, operai e impiegati) dal 1990al2013 un dipendente della Scuola con 20 anni di servizio ha perso mediamente il 28,5% di potere d’acquisto, corrispondenti a una perdita lorda mensile di 460 € per il collaboratore scolastico o di 650 € per un docente laureato delle superiori.

Il taglio dei salari reali non solo è iniquo, ma è dannoso per l’economia nazionale e per gli stessi conti pubblici. Infatti, tagliare i salari reali comprime la domanda interna di beni e servizi, che a sua volta riduce la produzione, l’occupazione e, di conseguenza, lo stesso gettito fiscale. I governi di centro destra, di centro sinistra e di larghe intese continuano imperterriti e senza soluzione di continuità a portare avanti una politica di austerità che stritola l’economia, i diritti dei lavoratori e i servizi pubblici in un circolo vizioso: è dall’inizio della crisi che ogni manovra è il presupposto per una nuova manovra, costituendo il problema e non la soluzione.

Anche per questo è del tutto inaccettabile che qualcuno in rappresentanza dei lavoratori si sieda ad un tavolo di contrattazione della sola parte normativa che in questa congiuntura risulterebbe peggiorativa unendo così il taglio dei diritti al taglio degli stipendi.

I Cobas, insieme agli altri sindacati di base, hanno indetto sin da ora per il 18 ottobre uno sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma contro il blocco dei contratti e degli scatti, il taglio dei servizi pubblici e, in generale, la politica di austerità.

ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO DEL PERSONALE ATA

ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO DEL PERSONALE ATA

L’ autorizzazione di n. 5.336 unità di personale A.T.A., 5166 assunzioni per collaboratori
scolastici, 59 guardarobieri, 54 cuochi, e 10 infermieri. ai fini della stipula dei contratti a tempo
indeterminato con decorrenza giuridica a.s. 2012/13 e decorrenza economica a.s .2013/14.
escludono, ingiustamente, commenta il prof. Raffaele Di Lecce segretario generale della F.I.S.A.L
SCUOLA, i profili di assistente amministrativo ed assistente tecnico, e il profilo dei DSGA in
presenza, a livello nazionale, di un esubero superiore ai posti vacanti. Una situazione, prosegue Di
Lecce, determinata da scelte politiche scolastiche sbagliate, per cui per loro la stabilità continua ad
allontanarsi e lo spostamento degli inidonei sui posti amministrativi, prevista dalla spending review
del governo Monti, è una scelta inopportuna sia per gli inidonei che per il personale ATA. Non
basta manifestare solo un “disappunto” per la mancata assunzione sui profili di DSGA,
amministrativi e tecnici, bisogna mobilitare la categoria “scuola” affinché tale discriminazione non
si ripeta sul contingente destinato alle assunzioni 2013/14.
In una situazione di ingiustizia sociale, è paradossale pensare, che qualche organizzazione
sindacale possa continuare a sostenere, in sede di stipula del CCNL la necessità di costituire
un’area di contrattazione separata per i docenti, quindi di separare i contratti tra ATA e personale
docente. “La strategia della mera austerità, finora messa in campo, ha mostrato i suoi limiti e non
solo per la durezza dei sacrifici e per le prevalenti iniquità che ne sono derivati. Questa categoria
ha già pagato anni di isolamento, per cui è il momento di affermare l’idea di scuola capace di
produrre qualità che è sinonimo di crescita. Dobbiamo lavorare per individuare le modalità per
riorganizzare un sistema di opportunità formative capaci di sostenere il confronto con i sistemi
degli altri paesi europei. Solo un ingenuo potrebbe pensare che nella scuola non ci siano ancora
problemi. Di problemi ce ne sono tanti, frutto di ritardi e rinvii che si rincorrono e si susseguono
da anni, da decenni.
Sono urgenze e bisogni che trovano nella loro forse già rassegnata sedimentarietà il tratto di una
surreale ‘normalità’. È crisi di strutture, di certezze, di programmi, di valori, in una girandola di
progetti e disegni di legge, di ogni tipo di intonazione partitico-politica-ideologica-culturale.
Insomma, bisogna cambiare mentalità. La scuola deve essere il centro propulsivo del rinnovamento
del nostro Paese. Una scuola che vuole aprirsi all’esterno, all’Europa, per contribuire alla crescita
del Paese dovrà avere la possibilità di scegliere il personale migliore , e dare alle famiglie
l’opportunità di una scelta educativa altamente qualificata per i propri figli”. Con questi valori,
affronteremo le prossime sfide, capaci di mettere assieme forze, idee, movimenti che hanno storie
diverse, ma possono nella loro pluralità arricchire un nuovo modo di fare scuola”, conclude Di
Lecce.

Decreto D’Alia. Provvedimenti su scuola saranno scorporati. Pubblichiamo bozza originale. Sì a sostegno, forte rischio per “Quota 96” e docenti inidonei. Stretta a scuole non statali

da Orizzontescuola.it

 Decreto D’Alia. Provvedimenti su scuola saranno scorporati. Pubblichiamo bozza originale. Sì a sostegno, forte rischio per “Quota 96” e docenti inidonei. Stretta a scuole non statali

red – Problemi anche per provvedimento legato al concorso per diventare Dirigenti. Ok a cattedre di sostegno trasformate in organico di diritto. Il tutto rimandato a fine agosto. Nel testo originale anche stretta per formazione classi nelle scuole non statali, abolizione limite minimo 400/600 alunni per dimensionamento scuola. Tutto l’articolato originale che riguarda la scuola

La scuola e la questione dei precari per il pubblico impiego seguiranno un iter diverso, scorporato dal Decreto D’Alia che in questi giorni è stato oggetto di analisi da parte della nostra redazione.

La notizia conferma quanto già sostenuto tramite le nostre pagine circa le problematiche che i provvedimenti voluti dal Ministro Carrozza avessero pesato nei ritardi dell’avvio del provvedimento.

La richiesta della Carrozza è di 400milioni, forse troppo per uno stanziamento in così breve tempo. Quindi il provvedimento sarà scorporato e i tecnici del Ministero saranno costretti ad un tour de force per riformulare il tutto.

Conferme arrivano soltanto per la trasformazione delle cattedre di sostegno dell’organico di fatto in organico di diritto

In forse, misure per il pensionamento di chi ha i requisiti preriforma Fornero, i “Quota96“; soluzione per i docenti inidonei

Per quanto riguarda la questione legata alle dirigenze vuote a causa dei contenziosi, pare che le misure che consentiranno le reggenze riguarderanno soltanto la Lombardia. Dubbi giuridici hanno suggerito maggiore prudenza.

I provvedimenti previsti dal Decreto D’Alia che riguardano la scuola

  • Misure urgenti per l’avvio dell’anno scolastico (Incarichi di presidenza temporanei per limitare o eliminare il ricorso alle reggenze)
  • Dirigenti tecnici per il sistema nazionale di valutazione
  • Norme in materia di parità scolastica
  • Disposizioni in materia di prevenzione incendi nelle scuole
  • Dimensionamento delle scuole (eliminazione “sottodimensionamento” scuole attraverso abolizione limite minimo 400/600 alunni)
  • Docenti di sostegno (trasformazione di tutte le cattedre in organico di diritto)
  • Personale docente inidoneo (eliminazione norma della vergogna)
  • Pensionamento del personale scolastico (quota 96)
  • Formazione del personale docente
  • Accelerazione delle procedure in materia di edilizia scolastica
  • Scuola per l’Europa di Parma

CAPO III Norme in materia di istruzione

Art.17 Misure urgenti per l’avvio dell’anno scolastico

1. Al fine di consentire l’avvio del regolare anno scolastico, in deroga all’articolo 1-sexies, comma  1, del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo

2005, n. 43, possono essere conferiti incarichi di presidenza per il solo anno scolastico 2013-2014 ai seguenti soggetti:

a) soggetti non in quiescenza risultati idonei a seguito dell’espletamento di un concorso a dirigente scolastico indetto antecedentemente alla data del 1° gennaio 2011, ma che non hanno frequentato il corso di formazione o che pur avendolo frequentato non hanno comunque completato la procedura concorsuale;

b) soggetti per i quali è pendente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto un contenzioso con oggetto la partecipazione al concorso a posti di dirigente scolastico indetto con il decreto direttoriale 22 novembre 2004 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004 o la partecipazione al concorso a posti di dirigente scolastico indetto con il decreto del Ministro della pubblica istruzione 3 ottobre 2006;

c) soggetti che hanno ottenuto l’annullamento degli atti del concorso bandito nella regione Lombardia ai sensi del DDG del 13 luglio 2011 e ai controinteressati nel relativo giudizio, nei limiti di spesa già previsti in relazione alla autorizzazione alla copertura di posti disponibili dell’area V.

2. Gli incarichi cessano comunque alla data di nomina dell’avente diritto. All’incaricato spetta, oltre allo stipendio proprio della relativa qualifica, una indennità di natura accessoria sostitutiva di qualunque altro emolumento di pari natura inclusa la retribuzione professionale docenti, pari all’80 per cento della retribuzione di posizione, parte variabile, di un dirigente scolastico. Alla relativa spesa si dà copertura, per la quota parte relativa la didattica sostitutiva mediante corrispondente riduzione delle facoltà assunzionali relative i dirigenti scolastici limitatamente al periodo di effettiva durata degli incarichi e per la quota parte relativa l’indennità mediante corrispondente riduzione del Fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici.

Art.18 Dirigenti tecnici per il sistema nazionale di valutazione

1. Per le necessità di cui all’articolo 2 comma 4-undevicies lettera c) del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è autorizzato ad assumere i vincitori e gli idonei della procedura concorsuale a 145 posti di dirigente tecnico pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 5 febbraio 2008, n. 10 – 4ª Serie speciale “Concorsi ed esami”, in aggiunta alle facoltà assunzionali di cui all’articolo 3, comma 102, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, a decorrere dal 2014.

2. All’articolo 4, comma 6, della legge 10 dicembre 1997, n. 425, le parole da “, provinciale” sino a “interregionale.” sono sostituite da “e provinciale.”. Conseguentemente l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 3, comma 2, della legge 11 gennaio 2007, n. 1, è ridotta di euro 8,1 milioni a decorrere dall’anno 2014.

3. All’onere derivante dal comma 1, pari ad euro 8,1 milioni a decorrere dall’anno 2014, si provvede a valere sulle economie recate dal comma 2.

Art.19 Norme in materia di parità scolastica

1. All’articolo 1, comma 4, lettera f), della legge 10 marzo 2000, n. 62 sono aggiunti in fine i seguenti periodi: “Le classi devono essere costituite da almeno 8 alunni; le classi articolate possono essere costituite con gli stessi criteri e alle medesime condizioni stabilite per le scuole statali. Negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, in ogni caso, è vietata la costituzione di classi terminali collaterali.”.

2. All’articolo 193 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, dopo il comma 2 è inserito il seguente comma:

“2-bis. I candidati agli esami di idoneità sostengono i relativi esami presso istituzioni scolastiche, statali o paritarie, ubicate nei comuni di residenza. In caso di assenza nel comune dell’indirizzo di studio prescelto, i candidati sostengono gli esami presso istituzioni scolastiche ubicate nella provincia di residenza e, nel caso di assenza anche in questa del medesimo indirizzo, nella regione di residenza. Eventuali deroghe al superamento dell’ambito regionale, devono essere autorizzate, previa valutazione dei motivi addotti, dal dirigente generale preposto all’ufficio scolastico regionale di provenienza, al quale va presentata la relativa richiesta. L’istituzione scolastica, alla quale il candidato presenta la domanda di ammissione agli esami di idoneità, non può accogliere un numero di candidati superiore al cinquanta per cento degli alunni iscritti e frequentanti l’indirizzo di studio indicato nella domanda medesima. L’esito dell’esame di idoneità, in caso negativo, può valere, a giudizio della commissione esaminatrice, come idoneità ad una classe precedente a quella richiesta dal candidato.”.

Art.20 Disposizioni in materia di prevenzione incendi nelle scuole

1. Le vigenti disposizioni legislative e regolamentari in materia di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica sono attuate entro il 31 dicembre 2015. Con decreto del Ministro dell’Interno, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n.139, da emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, tenendo conto della normativa sulla costituzione delle classi di cui agli articoli 9, 10, 11 e 12 del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, sono definite e articolate, con scadenze differenziate, le prescrizioni per l’attuazione.

Art.21 Dimensionamento delle scuole

1. All’articolo 19 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5 la parola “Alle” è sostituita da “Nell’anno scolastico 2012/2013 alle”; b) al comma 5-bis le parole “A decorrere dall’” sono sostituite da “Nell’”; c) dopo il comma 5-bis è aggiunto il seguente: “5-ter. A decorrere dall’anno scolastico 2013/2014 i criteri per l’individuazione delle istituzioni scolastiche ed educative sede di dirigenza scolastica e di direttore dei servizi generali e amministrativi sono definiti con accordo tra il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il Ministero dell’economia e delle finanze in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, fermi restando gli obiettivi finanziari di cui ai commi 5 e 5-bis, come modificati dalla legge 183/2011.”.

Art. 22 Docenti di sostegno

Il primo periodo dell’art. 2, comma 414, della legge 24 dicembre 2007, n.244 è sostituito dal seguente “ La dotazione organica di diritto relativa ai docenti di sostegno è progressivamente rideterminata, nel triennio 2013-2015, fino al raggiungimento, nell’anno scolastico 2015/2016, di una consistenza organica pari al 100 per cento del numero dei posti di sostegno complessivamente attivati nell’anno scolastico 2006/2007, fermo restando il regime autorizzatorio in materia di assunzioni previsto dall’articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.”

Art. 23 Personale docente inidoneo

1. All’articolo 14 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, i commi 13, 14 e 15 sono abrogati.

Art. 24 Pensionamento del personale scolastico

1. All’articolo 24, comma 14, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dopo le prole: “ad applicarsi” sono inserite le seguenti: “al personale della scuola che matura i requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012”.

Art. 25 Formazione del personale docente

1. Per l’anno 2014 è autorizzata la spesa di euro 10 milioni per la formazione del personale scolastico con particolare riferimento ai temi della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica.

2. All’onere di cui al comma 1 si provvede mediante corrispondente deduzione, nell’esercizio finanziario 2014, dell’autorizzazione di spesa di cui all’art. 1 della legge 18 dicembre 1997, n. 440.

Art. 26 Accelerazione delle procedure in materia di edilizia scolastica

1. Al fine di attuare misure urgenti in materia di riqualificazione e di messa in sicurezza delle istituzioni scolastiche statali, nonché di garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico, fino al 31 dicembre 2014 i sindaci e i presidenti delle province interessati, per le attività inerenti alla costruzione di nuovi edifici scolastici e alla messa in sicurezza, ristrutturazione e manutenzione straordinaria di quelli esistenti, operano in qualità di commissari governativi. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono individuate le disposizioni di legge e regolamento alle quali i commissari governativi possono derogare.

Art. 27 Scuola per l’Europa di Parma

1. La Scuola per l’Europa di Parma di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 3 agosto 2009, n. 115 rientra tra le amministrazioni pubbliche, di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e successive modifiche ed integrazioni.

Aule a rischio terremoto: solo l’8% costruite con criteri antisismici

da Il Messaggero

Aule a rischio terremoto: solo l’8% costruite con criteri antisismici

DATI DEL CENSIS E DI LEGAMBIENTE MAI DECOLLATO IL CENSIMENTO SULL’EDILIZIA SCOLASTICA

LA PREVENZIONE ROMA Diciassette anni. Non sono bastati per portare a termine l’anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica. L’ultimo appello è stato lanciato a giugno da Cittadinanza attiva in un memorandum «La scuola che vorrei». L’associazione ha chiesto di completare l’anagrafe entro il 2013 per avere una panoramica esatta della situazione degli edifici scolastici. Un censimento importante che servirebbe a dare una mappatura delle maggiori criticità delle scuole. Prevista dalla legge 23 dell’11 gennaio 1996, lanciata subito dal ministero dell’Istruzione con una serie di iniziative, a tutt’oggi non è stata ancora portata a termine. Sono ancora molte le regioni che non hanno nemmeno comunicato i dati richiesti. E magari hanno preferito realizzare una propria anagrafe. E così per avere un quadro della situazione degli edifici scolastici in Italia bisogna far riferimento alle indagini del Censis e di Legambiente. Gli unici dati in possesso del Miur sono stati raccolti, l’anno scorso, tramite un questionario inviato a tutti i dirigenti scolastici. Qualcosa si muove sul fronte della prevenzione del rischio sismico. Il dl del Fare, infatti, ha autorizzato la spesa di 3,5 milioni di euro per ciascun anno dal 2014 al 2016 per il potenziamento della rete di monitoraggio degli edifici scolastici. Lo stanziamento è a carico del ministero dell’Economia e delle finanze con accantonamenti previsti dal ministero dell’Ambiente. La maggioranza degli edifici scolastici è stata costruita in Italia prima del 1974, l’anno della legge antisismica. Ma secondo l’ultima indagine di Legambiente emerge che pure le scuole costruite dopo il 1974 non sono state edificate con criteri antisismici. Solo l’8,22% supera l’esame.

Studiare in carcere per tanti resta un sogno

da Avvenire

Studiare in carcere per tanti resta un sogno
Studiare in carcere: un desiderio irrealizzabile per troppi detenuti. Mancano aule, materiale didattico e personale per soddisfare la domanda di istruzione che viene dalle celle. Le statistiche del Ministero della Giustizia, aggiornate al 30 giugno scorso, dicono che su 66.028 detenuti totali (38.795 italiani e 23.233 stranieri), il 7% è analfabeta o privo di titolo di studio, il 21,1% ha la licenza elementare, il 59,4% il diploma di scuola media, l’1,2% il diploma di scuola professionale, il 9,3% quello di scuola superiore e l’1,6% è laureato. Questi sono però dati molto parziali, visto che del 45,6% dei detenuti non si conosce il percorso scolastico, quota che sale al 61,8% per la componente straniera (40,6% per gli italiani).
C’è quindi necessità di lavorare ancora e, da settembre, l’intenzione del Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con quello della Giustizia, ma anche con le Regioni, le Province e i Comuni è proprio quella di incrementare, dove possibile, l’offerta formativa (vedi intervista in pagina). L’occasione è data dall’avvio, a settembre e in nove regioni, dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) che, per un anno, affiancheranno i Centri territoriali permanenti per l’istruzione e la formazione di quella fascia di popolazione adulta uscita dalla scuola senza titolo di studio. Secondo l’Istat, in Italia oltre 28 milioni di cittadini adulti sono in possesso, al massimo, di un titolo di studio conclusivo del primo ciclo e oltre l’80% non raggiunge il livello 3, quello «necessario per garantire il pieno inserimento nella società della conoscenza».
Aggiornata all’anno scolastico 2011/2012, l’offerta formativa delle scuole carcerarie era la seguente: 19.976 i corsi attivati. Così suddivisi: 3.881 (19,4%), corsi del primo ciclo di istruzione (Cpc); 4.929 (24,7%), corsi a favore dei cittadini stranieri per l’integrazione linguistica e sociale (Cils); 8.117 (40,6%) corsi brevi modulari di alfabetizzazione (Cbm); 3.049 (15,3%), corsi del secondo ciclo di istruzione (Cp/CsII).
La metà delle 253 scuole carcerarie è attiva nelle regioni del Sud Italia. Quella che ne ha il maggior numero è la Sicilia (43), seguita dalla Campania (30) e dalla Puglia (15). Un terzo delle scuole è invece nelle regioni del Nord: 19 in Lombardia, 18 in Emilia Romagna e 13 in Piemonte. Al Centro le scuole carcerarie sono in tutto 47, di cui 19 nel Lazio e 18 in Toscana. Al Nord sono programmati in maggioranza corsi brevi modulari, della durata di 50 ore (lingue, computer, falegnameria, arte, pittura, meccanica…); al Centro e al Sud, invece, sono in prevalenza i corsi del primo ciclo di istruzione. In minoranza, infine, i corsi di integrazione linguistica per gli stranieri.
Paolo Ferrario

L’anno scolastico “riparte” con proteste prof, precari e studenti

da AGI

L’anno scolastico “riparte” con proteste prof, precari e studenti

(AGI) – Roma, 16 ago. – L’anno scolastico 2013-2014 ripartira’ tra mobilitazioni, scioperi, proteste. Sono infatti sul piede di guerra tanto i sindacati dei professori e del personale amministrativo delle scuole, quanto i precari e gli studenti.
Le risorse stanziate dal governo per l’edilizia scolastica non sono bastate a placare gli animi di un mondo che da anni si sente penalizzato. Il rinvio del contratto degli insegnanti e il blocco degli scatti di anzianita’ deciso dal governo ad agosto ha provocato reazioni dure tra i sindacati che annunciano “tensioni” e “un autunno caldissimo”. Prima a fissare una data per la protesta e’ stata la Rete degli studenti medi: “L’11 ottobre saremo in tutte le piazze d’Italia – afferma Daniele Lanni, portavoce nazionale – per spiegare che gli studenti hanno bisogno di risposte concrete e immediate. Le nostre scuole necessitano di investimenti e di una riforma strutturale”. Le richieste sono: legge quadro nazionale per il diritto allo studio, riforma della struttura dei cicli della scuola, piu’ investimenti per l’edilizia scolastica. A distanza di una settimana, il 18 ottobre, si terra’ lo sciopero generale proclamato da Cobas, Cub, Usb per tutte le categorie, ma con un’attenzione particolare al pubblico impiego, con le richieste di rinnovo dei contratti e aumento dei salari.
Ma gli altri sindacati non intendono certo stare a guardare: la proroga al 31 dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi degli stipendi ha rafforzato la delusione per la mancanza di misure per la scuola nel decreto del Fare. L’attesa per la soluzione di alcune emergenze e’ affidata ora a un decreto legge che potrebbe essere portato al Consiglio dei Ministri previsto per il 23 agosto. I nodi sono numerosi: piano di assunzioni, organico di sostegno, inidonei, ‘quota 96′. “Sono tutti temi rinviati a non si sa quale data – afferma il segretario generale di Cisl Scuola Francesco Scrima – ma che devono essere risolti entro agosto o mettono a rischio l’inizio dell’anno scolastico. Siamo quasi fuori tempo limite. Se non arriveranno gli interventi attesi il personale della scuola reagira'”. Con il decreto, riferisce Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, “si cerca di prendere dei provvedimenti tampone per l’utilizzo dei docenti inidonei, i cosiddetti Quota ’96 e i dirigenti scolastici, che mancano in alcune regioni, ma quello che maggiormente serve alla scuola e’ la definizione degli organici”. Il problema piu’ spinoso resta infatti quello delle immissioni in ruolo: il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato che i posti saranno 15mila, di cui 4.000 Ata e 11 mila docenti (5.500 presi dai vincitori di concorso e 5.500 dalle graduatorie). “Ma i vincitori di concorso sono 11.500 – sostiene Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil – significa che gli altri resteranno senza posto ancora per anni, perche’ devono scontare i tagli fatti dall’ex ministro Gelmini e gli effetti della riforma Fornero”. “Ed invece – fa notare Pantaleo – servirebbe una nuova definizione degli organici: quella attuale non garantisce una scuola di qualita’.
In molte zone, soprattutto al Sud, la situazione e’ drammatica, per effetto delle operazioni di dimensionamento e delle riduzioni del personale amministrativo”. Altro tema ‘caldo’ e’ quello dei docenti inidonei: “Si rischia che persone affette da gravi patologie siano costrette a svolgere mansioni da assistenti tecnici e amministrativi, con un’ulteriore mortificazione della loro dignita’ – dichiara Pantaleo – ma la conseguenza e’ anche che salterebbe la possibilita’ di stabilizzare 3.300-3.400 lavoratri precari”. Ulteriore problema e’ quello relativo agli insegnanti di sostegno che vanno avanti con supplenze annuali: “Sono 27mila e in maggioranza precari: anche il ministro – osserva Pantaleo – ritiene giusto stabilizzarli”. E ancora, il nodo dei professori che rientrano nella cosiddetta ‘Quota 96′ (cioe’ 60 anni di eta’ e 36 di contribuzione) rimasti “impigliati” nei meccanismi della riforma Fornero, che non ha considerato la peculiarita’ dell’anno scolastico che non coincide con quello solare.
Infine, il “macigno” dei precari: “Chiediamo che si apra immediatamente il piano di stabilizzazione di 180mila inseriti nelle graduatorie a esaurimento e di smetterla con la ‘fabbrica delle illusioni’ dei tirocinii formativi”, afferma Pantaleo. Il coordinamento precari scuola di Roma ha gia’ invitato tutti gli altri coordinamenti “ad organizzare citta’ per citta’ assemblee” a fine agosto per contrastare “l’esiguo contingente messo in atto dal Ministero a partire dalla parola d’ordine del ritiro dei tagli della Gelmini e della riforma Fornero”. “I problemi accumulati possono sfociare in tensioni nelle scuole – avverte Pantaleo – e noi siamo pronti a grandi iniziative di mobilitazione per chiedere al governo segnali di inversione”; “Il blocco dei contratti e degli scatti di anzianita’ aggrava la vita di lavoratori che sono ormai vicini a situazioni di poverta’. La questione salariale e’ drammatica e non accetteremo di sederci a un tavolo per discutere solo della parte normativa del contratto, come vorrebbe il ministro D’Alia”. Della stessa opinione Scrima: “Non ci possiamo sedere a un tavolo di rinnovo dei contratti su quello che dice il datore di lavoro, cioe’ solo sulla parte normativa: il contratto si fa in due”. “Pronta alla lotta” anche la federazione Gilda: “E’ evidente che il governo sta cercando lo scontro – sostiene il coordinatore Rino di Meglio – e noi non resteremo in silenzio”. “Il blocco dei contratti e’ inaccettabile – avverte Di Menna – ma se il governo ragiona puo’ trovare una soluzione: devono saper che gli insegnanti sono arrabbiati; sara’ un loro problema far fronte a un milione di persone in protesta. Auspico quindi che siano ragionevoli e capaci di evitare lo scontro. Noi siamo pronti a partire subito con assemblee aperte, mobilitazioni e poi eventualmente a proclamare lo sciopero”. (AGI) .

La scuola riparte in protesta Tutti i nodi del «settembre caldo»

da L’Unita’.it

La scuola riparte in protesta Tutti i nodi del «settembre caldo»

Meno di un mese all’inizio del nuovo anno scolastico. E già studenti, prof precari e sindacati annunciano scioperi e proteste.
L’anno scolastico 2013-2014 ripartirà tra mobilitazioni, scioperi, proteste. Sono infatti sul piede di guerra tanto i sindacati dei professori e del personale amministrativo delle scuole, quanto i precari e gli studenti. Le risorse stanziate dal governo per l’edilizia scolastica non sono bastate a placare gli animi di un mondo che da anni si sente penalizzato. Il rinvio del contratto degli insegnanti e il blocco degli scatti di anzianità deciso dal governo ad agosto ha provocato reazioni dure tra i sindacati che annunciano «tensioni» e «un autunno caldissimo».

STUDENTI IN PIAZZA L’11 OTTOBRE
Prima a fissare una data per la protesta è stata la Rete degli studenti medi: «L’11 ottobre saremo in tutte le piazze d’Italia – afferma Daniele Lanni, portavoce nazionale – per spiegare che gli studenti hanno bisogno di risposte concrete e immediate. Le nostre scuole necessitano di investimenti e di una riforma strutturale». Le richieste sono: legge quadro nazionale per il diritto allo studio, riforma della struttura dei cicli della scuola, più investimenti per l’edilizia scolastica.

POI LO SCIOPERO DI COBAS, CUB E USB

A distanza di una settimana, il 18 ottobre, si terrà lo sciopero generale proclamato da Cobas, Cub, Usb per tutte le categorie, ma con un’attenzione particolare al pubblico impiego, con le richieste di rinnovo dei contratti e aumento dei salari.

Ma gli altri sindacati non intendono certo stare a guardare: la proroga al 31 dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi degli stipendi ha rafforzato la delusione per la mancanza di misure per la scuola nel decreto del Fare. L’attesa per la soluzione di alcune emergenze è affidata ora a un decreto legge che potrebbe essere portato al Consiglio dei Ministri previsto per il 23 agosto.

IMMISSIONI IN RUOLO, ORGANICI E PRESIDI
ECCO I  PERCHE’ DELLA PROTESTA

I nodi sono numerosi: piano di assunzioni, organico di sostegno, inidonei, ‘quota 96’. «Sono tutti temi rinviati a non si sa quale data – afferma il segretario generale di Cisl Scuola Francesco Scrima – ma che devono essere risolti entro agosto o mettono a rischio l’inizio dell’anno scolastico. Siamo quasi fuori tempo limite. Se non arriveranno gli interventi attesi il personale della scuola reagirà».

Con il decreto, riferisce Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, «si cerca di prendere dei provvedimenti tampone per l’utilizzo dei docenti inidonei, i cosiddetti Quota ’96 e i dirigenti scolastici, che mancano in alcune regioni, ma quello che maggiormente serve alla scuola è la definizione degli organici».

Il problema più spinoso resta infatti quello delle immissioni in ruolo: il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato che i posti saranno 15mila, di cui 4.000 Ata e 11 mila docenti (5.500 presi dai vincitori di concorso e 5.500 dalle graduatorie). «Ma i vincitori di concorso sono 11.500 – sostiene Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil – significa che gli altri resteranno senza posto ancora per anni, perchè devono scontare i tagli fatti dall’ex ministro Gelmini e gli effetti della riforma Fornero». «Ed invece – fa notare Pantaleo – servirebbe una nuova definizione degli organici: quella attuale non garantisce una scuola di qualità. In molte zone, soprattutto al Sud, la situazione è drammatica, per effetto delle operazioni di dimensionamento e delle riduzioni del personale amministrativo».

Insegnanti senza contratto, tra tagli spregiudicati e voci di corridoio estive

da Il Fatto Quotidiano

Insegnanti senza contratto, tra tagli spregiudicati e voci di corridoio estive

di Marina Boscaino

Un rapido promemoria per i non addetti ai lavori. E per coloro che si lamentano della scuola. Se -invece di lamentarsi- si analizzassero con un minimo di senso critico le condizioni che a questa istituzione dello Stato sono state riservate negli ultimi 5 anni, ci si stupirebbe e ci si rallegrerebbe della sorprendente tenuta del nostro sistema scolastico. E della serietà di gran parte dei suoi lavoratori.

Il piano programmatico pluriennale della legge 133/08 (scritto a 4 mani, ministri dell’Economia e dell’Istruzione, Tremonti-Gelmini) ha avuto lo scopo di ridurre la consistenza organica del personale scolastico entro il 2012 di 131.900 unità: 87mila docenti e 44.500 Ata. Storicamente, il risparmio più consistente e il governo che è intervenuto in modo più massiccio sull’organizzazione del lavoro nelle scuole.

L’operazione si è articolata su diversi punti, che prevedono un uso quantomeno singolare del mantra della “razionalizzazione”, che da allora significò taglio spregiudicato ed incuria per esistenze individuali, valorizzazione di competenze professionali, diritti maturati, apprendimenti degli studenti: razionalizzare ed accorpare le classi di concorso; razionalizzare quadri orari e criteri di formazione delle classi; razionalizzare la rete scolastica; portare a 18 ore di lezione frontale tutte le cattedre di insegnamento; portare l’orario scolastico della scuola primaria a 24-27-30 e 40 ore, il tempo pieno solo su richiesta e solo se l’organico della scuola lo consentiva senza oneri aggiuntivi, eliminando le compresenze e introducendo il cosiddetto maestro unico e/o prevalente; limitare l’orario della scuola media a 30 ore, eliminando tempi e curricoli aggiuntivi o opzionali; ridurre consistentemente l’orario settimanale dei tecnici e dei professionali, comprese le classi non investite direttamente dal riordino nell’a. s. 2010-11; imporre una nuova architettura per la scuola superiore, con 6 licei, 11 indirizzi tecnici divisi in 2 settori; 6 indirizzi professionali suddivisi in 2 settori. Operazione perfetta, che ha fruttato all’erario un risparmio di 8mld di euro, alla comunità nazionale la precarizzazione selvaggia e la discontinuità didattica sul posto di lavoro, l’impoverimento di molti insegnamenti.

In sostanziale continuità con il governo precedente, quello “tecnico” portò a termine l’operazione-tagli, perfezionando una serie di interventi ad hoc, e proponendo autonomamente alcune fantasiose trovate estemporanee, come l’aumento a 24 ore dell’orario di lezione a parità di salario, fortunatamente sventato da una dura opposizione del mondo della scuola e dalle circostanze (si era in ottobre, le imminenti elezioni), che sconsigliarono il governo dal perseguire nel progetto.

Il governo Letta fin dalle prime battute ha – almeno a parole – dichiarato la propria avversione (contenuta del resto anche nel programma elettorale del Pd) contro le politiche precedenti. Il premier stesso affermò che si sarebbe dimesso in caso di tagli alla cultura.

La questione attuale – il blocco del contratto economico, scaduto dal 2009, fino al 2015 – non configura direttamente un vero e proprio taglio alla cultura, ma alla vita di coloro che fanno cultura sì. Questo ulteriore stop all’adeguamento dei salari nel pubblico impiego, ad opera di un regolamento da parte del Cdm la cui adozione, “si rende necessario per la particolare contingenza economico-finanziaria, che richiede interventi non limitati al solo 2013, i cui effetti sono stati già scontati sui saldi di finanza pubblica. Sussistono infatti condizioni di eccezionalità tali da giustificare la proroga al 31 dicembre del 2014 di una serie di misure in materia di pubblico impiego, comunque con un orizzonte temporale limitato, come richiesto nei pareri delle Commissioni parlamentari che hanno espresso parere favorevole al provvedimento”.

Insomma, siamo fuori o stiamo per essere fuori dalla crisi, come ci ripetono da più parti? Qualsiasi sia la risposta, si continua a impoverire il comparto pubblico – scuola, sanità – senza considerare che è tra i settori che hanno pagato uno dei più alti tributi alla crisi economica.

Alla notizia del blocco dei contratti i sindacati hanno risposto con la proclamazione di un possibile sciopero il 18 ottobre («Siamo pronti a tutte le iniziative di mobilitazione fino allo sciopero generale – dichiara il segretario generale della Flc Cgil Mimmo Pantaleo -. Il modo autoritario con il quale è stato deciso l’ulteriore taglio dei salari dimostra che non s’intende discutere seriamente e responsabilmente con le organizzazioni sindacali. Non siamo disponibili a discutere della parte normativa del contratto senza affrontare anche la parte economica, fa notare Pantaleo. È un metodo inaccettabile. I contratti sono bloccati dal 2009 e fermano anche gli scatti d’anzianità: la situazione è disastrosa. Non possono pagare sempre dipendenti pubblici e professori»; analoga la posizione degli altri confederali e di Gilda, Cobas, Cub, Usb.)

Contemporaneamente il governo ha dichiarato piena disponibilità al rinnovo contrattuale per quanto attiene la parte normativa, al fine di regolamentare istituti giuridici che leggi recenti hanno sottratto all’autonomia contrattuale. Ad esempio, dare concretezza, attraverso articoli precisi, a quanto previsto alla “riforma Brunetta”, che aleggia sulla scuola dal 2009, ma che ancora non è stata accolta dal contratto. Ma il tema che viene ventilato da più parti come una possibile insidia è quello delle 24 ore di lezione: aumento da 18 a 24 delle ore di cattedra per tutti gli ordini di scuola, che garantirebbe – come già nelle intenzioni di Monti e Profumo – un ulteriore giro di vite sulle condizioni di insegnamento e apprendimento, già provate dai tagli cui si accennava precedentemente.

Il rischio esiste: non solo la necessità di far cassa, ma un’opinione pubblica fortemente condizionata dalle esternazioni dei soloni di turno non sarebbero contrari ad un aumento del 33% dell’orario di lezione dei docenti.

Quando in settembre, come annunciato dal ministro della Funzione Pubblica D’Alia, riprenderà il confronto con i sindacati sulla parte normativa del contratto (integrato, poi, nel 2015 con la parte economica) quale sarà la posizione dei sindacati? Internet e i social network in particolare pullulano di indiscrezioni secondo cui la trattativa – in particolare sull’aumento forzoso dell’orario di insegnamento – sarebbe in qualche modo già iniziata, in modo informale, ci verrebbe da dire “nei corridoi”.

Noi lavoratori della scuola esigiamo invece comportamenti chiari sia dalle istituzioni sia da coloro che sostengono di rappresentarci: se vi sono colloqui, devono essere trasparenti. Se non vi sono, le smentite devono essere immediate e costituire un impegno per il futuro della contrattazione.

La scuola nelle carceri

da Tecnica della Scuola

La scuola nelle carceri
di P.A.
Il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, parla di istruzione nelle carceri col quotidiano Avvenire: “la scuola abbatte il tasso di recidiva”
“Come il lavoro, anche la scuola, in carcere, è un punto cardine del percorso di educazione e reinserimento sociale dei detenuti. Lo studio in cella abbatte drasticamente il tasso di recidiva”: così ha detto il sottosegretario con delega all’istruzione degli adulti, Toccafondi. “Vorrei fosse chiaro – spiega – che la scuola in carcere non è un’ora d’aria, ma apprendimento vero. Che richiede applicazione e fatica agli studenti-detenuti, la cui età media supera i trent’anni”. Per questo, continua il sottosegretario : “dobbiamo assolutamente migliorare per dare a un maggior numero di detenuti la possibilità di studiare”. Ma per fare questo, aggiunge : “Occorre una particolare attenzione e una volontà chiara di interventi all’interno delle carceri perché un detenuto che frequenta le lezioni con regolarità, raggiungendo la licenza media o il diploma, ma anche la licenza elementare, è una persona che vuole cambiare, che capisce che ha bisogno di studiare per poter cambiare vita, crede nelle sue possibilità e nei suoi talenti. Se studia vuole creare le basi per costruirsi un’esistenza migliore e di conseguenza l’istruzione è uno strumento per abbattere la recidiva. Chi studia, così come chi impara un mestiere all’interno di un istituto di pena, ha una possibilità reale di “ripartire” sia all’interno del carcere sia dopo avere scontato la pena”. Il punto centrale è allora per Toccafondi quello di puntare su “insegnanti formati”. “Quelli che attualmente vi operano sono “professionisti che prestano servizio sia nelle scuole “normali” che in carcere. Alcuni, quelli più motivati, lavorano, anche da decenni, soltanto in carcere. La loro è una vera vocazione. E sono questi a spingere per potenziare l’offerta. Sono i primi a poter testimoniare quanto sia utile studiare in cella. Alcuni hanno portato detenuti fino alla laurea”. Ancora però, dice il sottosegretario: “Manca la consapevolezza dell’utilità della scuola in carcere. Eppure, a pensarci bene, è un bene per tutti. Per i detenuti, che così possono rifarsi una vita, ma anche per la società, che recupera una persona che ha buone probabilità di non tornare a delinquere. A settembre si parte con i Cpia. Questo sarà un banco di prova della volontà di potenziare l’istruzione in carcere. Credo che unendo le forze si possa tranquillamente raddoppiare i corsi oggi esistenti”.

L’intervallo (ricreazione) delle lezioni è “tempo scuola“

da Tecnica della Scuola

L’intervallo (ricreazione) delle lezioni è “tempo scuola“
di Aldo Domenico Ficara
Un generale orientamento in dottrina e giurisprudenza definisce che l´intervallo delle lezioni rappresenti un momento formativo della vita scolastica complessiva degli alunni e di conseguenza viene considerato a tutti gli effetti “tempo scuola”
Ed essendo tale è conteggiato nelle ore di lezione. Durante l´intervallo gli alunni debbono essere vigilati dai docenti secondo le modalità fissate dal regolamento interno, deliberato dal Consiglio di istituto ai sensi del Dec. Leg. 297 del 16 aprile 1994, art. 10 comma 3 lett. a. Il tempo dell´intervallo in cui l´insegnante è assegnato a funzioni di vigilanza sugli alunni rientra quindi nell´ordinario orario di lezione settimanale. A tal proposito si riporta, come esempio, il contenuto di una possibile circolare sulla vigilanza, che potrebbe essere comune a molte scuole residenti nel territorio nazionale. “ Ai fini di una più efficace azione di vigilanza sia interna, che esterna, è necessario che le varie componenti scolastiche (insegnanti, genitori, alunni, personale ausiliario) rispettino quanto segue:
1) Il personale docente deve trovarsi nell’atrio della scuola cinque minuti prima dell’inizio delle lezioni per accogliere gli alunni, vigilare gli stessi ed iniziare le lezioni al suono della campanella. 2) Tutte le attività e gli spostamenti all’interno dell’edificio e relativi cortili, compreso l’uso dei servizi igienici, si svolgeranno in maniera ordinata e sotto il vigile controllo degli insegnanti e dei collaboratori scolastici. 3) E’ opportuno, nel rispetto dei bisogni individuali, far uscire gli alunni dall’aula ( uno alla volta ), per l’utilizzo dei servizi igienici, possibilmente verso la fine o all’inizio della lezione. 4) Durante l’intervallo il personale docente deve vigilare sul comportamento degli alunni in maniera da evitare danni a persone e cose “.

Utilizzazioni: ai DOP non spettano punteggi aggiuntivi e continuità

da Tecnica della Scuola

Utilizzazioni: ai DOP non spettano punteggi aggiuntivi e continuità
di Lucio Ficara
Come si calcola il punteggio dei docenti in esubero che fanno parte della cosiddetta dotazione organica provinciale?
Incominciamo con il dire che i punteggi vengono redatti con un’apposita graduatoria dagli uffici scolastici provinciali, che sono chiamati a graduare il personale docente che non solo è risultato in soprannumero, ma è rimasto senza una sede sull’organico della provincia di titolarità. La modalità del calcolo del punteggio per i docenti DOP è scritta all’art.23 del CCNI del 29 febbraio 2013.  In tale articolo è indicato che per i docenti DOP, l’ufficio territorialmente competente graduerà i docenti predetti in base al punteggio loro attribuito dal dirigente scolastico dell’istituto in cui prestano servizio. Il dirigente scolastico attribuirà il punteggio in base alla tabella A) di valutazione dei titoli per i trasferimenti tenendo conto esclusivamente delle lettere A), B), A1), B2) del titolo I, delle lettere B), C) del titolo II e del titolo III dell’ALLEGATO D. A parità di punteggio prevale la maggiore età anagrafica. Cosa significa che il punteggio verrà attribuito in base alle lettere A), B), A1), B2) del titoli I della tabella A) di valutazione dei titoli dell’allegato D?  In buona sostanza significa che verranno esclusi dal conteggio del punteggio del docente DOP, la continuità del servizio nella scuola e nella sede e il punteggio aggiuntivo di 10 punti per non avere prodotto domanda di trasferimento nell’arco di tempo dal 2000/2001 al 2007/2008 per un triennio consecutivo. Cosa significa invece che il punteggio verrà attribuito secondo le lettere B), C) del titolo II e del titolo III dell’ALLEGATO D? Sostanzialmente significa che non verrà preso in considerazione il ricongiungimento al coniuge, ma soltanto il punteggio per i figli minori di 6 anni e quelli con età compresa tra i 6 e i 18 anni.  Per quanto riguarda invece il titolo III dell’allegato D verranno presi in considerazione, le promozioni di merito distinto, il superamento di pubblico concorso relativo al ruolo di appartenenza o di pari livello, i diplomi di specializzazione previsti dal DPR n. 162/82 o dalla legge 341/90, i master e i corsi di perfezionamento con esami finali, 60 CFU e 1500 ore di corso, diplomi universitari oltre quello che dà accesso al ruolo di appartenenza, dottorato di ricerca, e partecipazione degli esami di stato nel triennio 1999/00, 2000/01 e 2001/2002. Quindi per l’utilizzazione dei DOP non verranno tenuti in conto la continuità del servizio, i punteggi aggiuntivi e il punteggio di ricongiungimento.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 192

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 192 del 17-8-2013

Sommario

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 agosto 2013


Proroga dello stato di emergenza in conseguenza delle eccezionali
avversita’ atmosferiche verificatesi nel mese di marzo 2013, nel
territorio di alcuni comuni delle province di Arezzo, Firenze,
Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pistoia, Prato e Pisa. (13A07014)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLA SALUTE

 


DECRETO 20 marzo 2013


Autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
«Fosbel Extra». (13A06918)

 

 

Pag. 2

 

 

 


DECRETO 24 luglio 2013


Autorizzazione, secondo la procedura di riconoscimento reciproco, del
prodotto fitosanitario «Armicarb 85» contenente la sostanza attiva
bicarbonato di potassio. (13A06915)

 

 

Pag. 5

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 18 luglio 2013


Autorizzazione al laboratorio «Labo 2000 S.r.l.», in Campiglia
Marittima – Venturina, al rilascio dei certificati di analisi nel
settore oleicolo. (13A06913)

 

 

Pag. 11

 

 

 


DECRETO 19 luglio 2013


Riconoscimento del Consorzio volontario per la tutela dei vini Amelia
DOC e attribuzione dell’incarico a svolgere le funzioni di tutela,
promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura
generale degli interessi di cui all’articolo 17, comma 1 e comma 4,
del d.lgs. 8 aprile 2010, n. 61 per la DOC «Amelia». (13A06914)

 

 

Pag. 12

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 14 giugno 2013


Sostituzione del commissario liquidatore della «C.I.S. Cooperativa
Industriale Servizi S.c. a r.l. – in liquidazione», in Vicenza.
(13A06823)

 

 

Pag. 14

 

 

 


DECRETO 14 giugno 2013


Sostituzione del commissario liquidatore della «Sant’Anna Latte
societa’ cooperativa in liquidazione», in Marano di Valpolicella.
(13A06824)

 

 

Pag. 14

 

 

 


DECRETO 14 giugno 2013


Sostituzione del commissario liquidatore della «Trasporti Tevere
societa’ cooperativa», in Savona. (13A06825)

 

 

Pag. 15

 

 

 


DECRETO 14 giugno 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Consorzio servizi integrati
europa soc. coop. per azioni in forma abbreviata C.S.I. Europa soc.
coop. per azioni – in liquidazione», in Novara e nomina del
commissario liquidatore. (13A06826)

 

 

Pag. 16

 

 

 


DECRETO 28 giugno 2013


Revoca del decreto 13 marzo 2013, nella parte relativa allo
scioglimento della «Centro servizi generali soc. coop. a r.l. detta
anche in breve C.S.G. soc. coop. a r.l.», in Milano. (13A06827)

 

 

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