Servizio di consulenza dedicato per il controllo della valutazione titoli nelle graduatorie finali del concorso a cattedra

Concorso a cattedra: attenzione alla valutazione dei titoli nelle graduatorie finali

ANIEF offre a idonei e vincitori del concorso a cattedra un servizio di consulenza dedicato per il controllo della valutazione titoli nelle graduatorie finali del concorso a cattedra. Scrivi a titoli.concorso@anief.net per avere assistenza e per richiedere il modello di reclamo.

Se hai bisogno di assistenza per verificare la corretta valutazione dei titoli nella graduatoria finale del concorso a cattedra ex DDG 82/2012, ANIEF ti offre un servizio di consulenza dedicato.

Invia un’email a titoli.concorso@anief.net indicando i tuoi dubbi e allegando la documentazione a supporto del punteggio richiesto e non valutato. Allo stesso indirizzo è possibile, inoltre, richiedere il modello di reclamo predisposto da ANIEF.

Ricorda che il reclamo deve essere inviato entro il termine indicato dal tuo USR dalla pubblicazione delle graduatorie provvisorie.

ANIEF metterà a tua disposizione gli strumenti di tutela sindacale e legale necessari per la corretta valutazione dei titoli in graduatoria di merito.

 

L’enorme abuso delle reggenze

DiSAL si oppone all’enorme abuso delle reggenze e invita all’“obiezione di coscienza”

La gravissima situazione creatasi per l’assenza di dirigenti scolastici in Lombardia è nota, anche se da pochi compresa appieno. Con il prossimo 1 settembre, delle 1204 Istituzioni Scolastiche Autonome (di cui 33 sottodimensionate e 20 CPIA – Nota U.S.R. 1.8.13) 473 saranno senza un preside. Da ieri 49 di queste saranno coperte da trattenimenti in servizio: quindi 424 sedi con certezza dovranno essere coperte da reggenze di presidi a “mezzo servizio”.
Il legittimo diritto fatto valere da parte di chi non si era sentito tutelato dallo svolgimento della procedura concorsuale, diventerà di fatto elemento di paralisi di un intero sistema. In Italia presidi e docenti ormai non sono più selezionati da concorsi seri e sistematici, ma dalle aule dei tribunali.
A questo si aggiunge il serio e fondato rischio che il “ricorsismo” dilagante impedirà anche la conclusione del concorso che viene rinnovato, perché, ad esempio, risulta difficile immaginare come potrà essere garantito l’anonimato dei candidati che vanno ri-esaminati, dopo che numerosi di elaborati sono stati ampiamente pubblicati.
L’indifferenza politica e sindacale ad una problema grave che si trascina da tempo, sembra sottendere la convinzione che l’assenza del preside in una scuola sia cosa di poco conto, senza conseguenze pratiche per docenti, studenti e famiglie, come se in fondo quella figura debba in fondo occuparsi delle scartoffie dell’ufficio.
Non serve scomodare fior di ricerche internazionali per dimostrare il contrario: basta solo l’esperienza di chi alla vita di una comunità scolastica ed alla sua qualità è costantemente attento ed interessato. Amare il proprio lavoro (magari con la soddisfazione di poter andare qualche volta in classe..), proporre obiettivi da perseguire ed una visione che li giustifichi, collaborare ad una equilibrato clima educativo, valorizzare con attenzione risorse e capacità di una comunità professionale, curare un ordine fisico e sociale non fine a sé stesso ma a favore di un positivo clima di apprendimento, sono forme di esercizio di una professione che, se attuate seriamente e con impegno, servono non soltanto a migliorare l’efficienza di una scuola, ma anche a farne la differenza nell’azione culturale e formativa.
L’U.S.R., dopo un primo invito all’attesa, ha chiesto in data 1 agosto le disponibilità dei dirigenti alle reggenze per il prossimo anno scolastico.
Solo per richiamare alla seria necessità di esercitare bene, non “a mezzo servizio”, la professione direttiva, DiSAL ha inviato a tutti i dirigenti scolastici in Lombardia una lettera per raccogliere adesioni ad una “obiezione di coscienza” contro l’enorme abuso delle reggenze in atto da anni a settembre raggiungerà dimensioni ancora maggiori.
Consapevoli del rischio che la dichiarazione di non disponibilità comporta sul piano disciplinare e senza voler in alcun modo esprimere valutazioni su quel che costituisce per l’U.S.R. un irrinunciabile obbligo operativo, “l’obiezione” vuole essere una pressione morale (l’ultima che rimane, dopo varie iniziative, proposte, denunce e richieste) per sollecitare politici e amministrazione a prendersi le responsabilità che non hanno saputo prendersi in questi anni.
I presidi di DiSAL, che propongono ai colleghi questo ultimo tentativo, sono convinti che l’enorme ed ingiusto abuso delle reggenze (in atto da anni in tutta la nazione) abbia superato ogni limite, compromettendo la vita delle scuole e la professione direttiva, messe a dura prova da tanti fattori, tra i quali spicca anche un forsennato incremento delle dimensioni delle scuole italiane. Si pensi che in un solo anno si è passati in Italia da oltre 12000 Istituzioni  alle attuali 8193, con scuole che spesso superano i 1500 alunni, magari sparsi su oltre 10 plessi scolastici.
A meno di improvvise novità, che potrebbero giungere da un probabile Consiglio dei Ministri di venerdì 23 agosto, i dirigenti scolastici che stanno aderendo alla proposta di DiSAL si ritroveranno prima della fine del mese per valutare come proseguire l’azione a difesa della scuola e della professione.
C’è in gioco infatti il diritto delle scuole ad una dirigenza stabile ed efficace e la dignità stessa della professione direttiva che deve essere servizio adeguato alle necessità delle comunità scolastiche e locali.

Il presidente regionale  Roberto Fraccia
Il presidente nazionale Roberto Pellegatta

IMMISSIONI IN RUOLO – In alto mare le 3.730 del personale ATA

IMMISSIONI IN RUOLO – In alto mare le 3.730 del personale ATA

 

Rischia di ripetersi lo ‘scaricabarile’ del 2012, quando per attendere la fine della vertenza su oltre 4 mila docenti inidonei e quasi mille Itp titolari delle classi di concorso C999 e C555 si è deciso di non decidere. Per poi lasciare fuori dalle assunzioni, poche settimane fa, amministrativi e tecnici.

 

Anief-Confedir: è intollerabile bloccare ancora una volta l’assunzione di migliaia di dipendenti per premure ragionieristiche che non hanno alcun fondamento!

 

Anief ritiene davvero grave che per il secondo anno l’amministrazione decida di sospendere a data da destinarsi le assunzioni del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario. La motivazione rimane sempre la stessa: la difficile applicazione dei commi 13 e 14 dell’art. 14 relativi al D.L. 95/2012 sulla spending review, poi convertito nella Legge 135/12, in base ai quali oltre 4 mila docenti inidonei e quasi mille Itp titolari delle classi di concorso C999 e C555 verrebbero collocati coattivamente tra il personale amministrativo e tecnico. Sottraendo altrettanti posti ai precari collocati nelle graduatorie pre-ruolo. E per questo motivo l’amministrazione non intende assumere.

 

Vale la pena ricordare, inoltre, che per gli inidonei che non dovessero trovare collocazione tra il personale non docente, rimane sempre aperta la possibilità di essere trasferiti, anche in questo caso coattivamente, presso un’altra amministrazione pubblica. Pure a centinaia di chilometri da dove sono in servizio in questo momento.

 

Anief-Confedir ritiene che questa situazione di stand by non abbia motivo di esistere. I posti vacanti tra il personale ATA sono infatti circa 40mila: è intollerabile bloccare ancora una volta l’assunzione di migliaia di dipendenti per premure ragionieristiche che non hanno alcun fondamento. L’assunzione dei circa 5.300 ATA, avvenuta nei giorni scorsi, seppur escludendo amministrativi e tecnici, sembrava un primo passo verso la normalizzazione del reclutamento del personale non docente della scuola. Ora, invece, questa decisione ci fa tornare indietro di un anno.

 

Non si capisce – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – per quale motivo l’amministrazione, ma anche il Governo, non mettano al primo posto le esigenze legate all’efficienza del servizio scolastico. Invece di incaponirsi su operazioni che mortificano tantissimi professionisti, in buona parte vittime di seri problemi di salute, anche derivanti da cause di servizio, utilizzandoli su ruoli a loro sconosciuti, perché non si impegnano a produrre delle norme che rilancino la nostra scuola? Perché non si chiedono cosa ha portato la Consulta a dichiarare incostituzionale il dimensionamento di 2mila istituti? Perché – continua Pacifico – non approfondiscono i motivi che hanno convinto la Corte di Giustizia Europea ad avviare una procedura d’infrazione contro l’Italia per mancata attuazione della normativa che tutela la stabilizzazione dei precari?“.

 

Il sindacato ricorda che per evitare il transito di inidonei e Itp nei ruoli del personale Ata ha avviato un ricorso ad hoc al Tar Lazio, con il primo fine di ottenere la sospensione del decreto interministeriale, firmato nel marzo scorso, che vuole dare seguito, sul piano attuativo, proprio agli artt. 13 e 14 della Legge 135/12.

 

Il nostro ricorso – spiega ancora Pacifico – vuole evitare che con questo passaggio professionale il Governo riesca nell’obiettivo di danneggiare tutti: i docenti inidonei, che oltre al cambio forzato di ruolo potrebbero ritrovarsi costretti a cambiare provincia; gli ITP perché ‘degradati’ in Ata; il personale Ata in attesa del ruolo perché rischia di veder vanificate le proprie aspettative di stabilizzazione, mortificate dall’occupazione di tanti posti vacanti e disponibili dal personale transitato da altri ruoli”.

 

A questo punto – conclude il sindacalista Anief-Confedir – il Governo non ha scelta: trovi i 100 milioni di euro l’anno, fino al 2017, per evitare il passaggio forzato di inidonei e Itp. Come chiedono tutti. Ad iniziare dal Parlamento, i cui rappresentanti si sono più volte già espressi contro questa norma ritenuta palesemente sbagliata”.

 

Tutti i dipendenti interessati a chiedere informazioni su come ricorrere possono scrivere a riconversione@anief.net o a inidonei.itp@anief.net.

 

23 AGOSTO 2013 PRESIDIO IN PIAZZA MONTECITORIO

23 AGOSTO 2013 DALLE ORE 9 al termine del Consiglio dei Ministri PRESIDIO IN PIAZZA MONTECITORIO

Cobas/Inidonei/Precari/ITP

Quota 96

Ancora una volta la mobilitazione dei docenti inidonei  unisce il movimento docenti ed ATA di ruolo e non

Il presidio del 23 agosto diventa la prima mobilitazione contro i tagli sulla scuola

appello dei Cobas Scuola

ai Docenti e Ata Quota’96

Uniti al presidio del 23 agosto a Montecitorio dalle ore 9 fino al termine del consiglio dei ministri.

 

 

Il provvedimento per il pensionamento dei quota 96, continua ad avere rimandi e ostacoli,i politici di turno mostrano solo cialtroneria e incompetenza a partire dalla ministra Carrozza che con una sua dichiarazione dei primi giorni di luglio si era assunta l’impegno di mandare in pensione i quota 96 fin dal 1 settembre 2013, ma oggi le sue urgenze sono indirizzate agli e-book mentre l’inizio dell’imminente anno scolastico si prospetta nel caos più totale.

In questi due mesi abbiamo assistito a vergognosi balletti di cifre tra Miur e Inps  sulla platea di coloro i quali hanno il diritto al pensionamento secondo le regole antefornero, dai 3000-3500 secondo il Miur a 9000 secondo l’Inps, così come si sono create enormi difficoltà per la copertura finanziaria.

 

C’è il forte rischio che anche il consiglio dei ministri del 23 agosto scorpori dal decreto D’Alia il provvedimento dei quota ’96 insieme ai provvedimenti sugli inidonei/ata/ITP e sulle cattedre di sostegno. In particolare lo scorporo del provvedimento sui quota 96 è suggerito dalla Ragioneria dello stato che con una relazione tecnica inviata tra l’altro con notevole ritardo, oltre a ipotizzare oneri finanziari gonfiati ,prevede conseguenze “sismiche” per tutto il sistema pensionistico italiano.

Secondo la Ragioneria dello stato il pensionamento dei quota ’96 è da affrontare successivamente in un decreto di revisione più complessiva della riforma Fornero.

 

Ci auguriamo che il governo Letta non tenga conto di tale suggerimento e che nel consiglio dei ministri del 23 agosto approvi, con  il cosiddetto art.23 per gli inidonei, anche il provvedimento riguardante il personale della scuola, art.24, perchè i lavoratori  della scuola possano aver riconosciuto il diritto acquisito ad andare  in pensione il 1°settembre 2012 secondo l’art.59 della legge 449/97 e che la riforma Fornero ha negato, quando l’ultimo anno di servizio era già iniziato da 4 mesi.

 

DIRIGENTI SCOLASTICI IN EMILIA ROMAGNA

DIRIGENTI SCOLASTICI IN EMILIA ROMAGNA

PROCEDURA CONCORSUALE E IMMISSIONI IN RUOLO

INTERVENTO DEL VICE DIRETTORE DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE

 

 

Con riferimento ad alcune notizie di stampa diffuse nei giorni scorsi a livello nazionale prende la parola il Vice Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, Stefano Versari, per precisare che in Emilia-Romagna il concorso per l’assunzione dei Dirigenti scolastici non è stato annullato né bloccato dai ricorsi al Tar e tutte le immissioni in ruolo sono state effettuate nell’anno scolastico 2012-13.

Anche in merito alla mancata autorizzazione, da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di immissioni in ruolo di Dirigenti scolastici in Emilia Romagna, per l’anno scolastico 2013-14, arrivano le precisazioni del Vice Direttore Generale: “Nel precedente anno scolastico 2012-13, tutti i 153 posti per Dirigente scolastico messi a concorso in regione con bando del  13 luglio 2011 sono stati autorizzati dal MEF e quindi utilizzati per un numero corrispondente di immissioni in ruolo nel predetto anno scolastico. Non deve pertanto destare preoccupazione” – prosegue Stefano Versari – “la notizia secondo cui il MEF non ha autorizzato immissioni in ruolo per l’a.s. 2013-14. Ciò in quanto, diversamente dalla situazione creatasi in  altre regioni italiane, in Emilia Romagna i posti messi a concorso sono già stati tutti assegnati nel precedente anno scolastico”.

L’impossibile riscatto dell’Università di Bari

L’impossibile riscatto dell’Università di Bari

È di queste ore il durissimo attacco del Governatore della Regione Abruzzo contro alcune università meridionali, tra le quali Bari che, a suo avviso, andrebbero chiuse per il bene stesso della comunità in cui insistono.

Non ci interessa rispondere a prese di posizione ideologiche e muscolari di chi, piuttosto che occuparsi della chiusura di atenei di altre regioni, dovrebbe dedicarsi maggiormente ai tanti problemi del proprio territorio: è così evidente la ricerca di una visibilità elettorale, così abnorme la sciocchezza detta e confermata nell’ignoranza degli stessi dati ANVUR portati ad esempio, della composizione degli indicatori statistici, del loro andamento e contestualizzazione.

Vorremmo, invece, controbattere a chi ancora una volta e ancora oggi, dietro quelle parole e attraverso le più seducenti argomentazioni di economisti più raffinati, vuole indicarci la strada da seguire per l’emancipazione, per il riscatto sia dal punto di vista economico, sia delle politiche per la conoscenza.

Credevamo superati i tempi in cui il dualismo economia-sociale legittimasse e inducesse nel nostro Paese a calpestare l’autonomia delle comunità regionali e locali, indicando le soluzioni migliori, i modelli più efficienti da seguire (non a caso Chiodi parla espressamente di “imitazione” sebbene “in senso qualitativo”).

Abbiamo sempre respinto questo approccio imitativo, l’idolatria dei modelli che “funzionano”, tanto più nel settore della conoscenza, dove è complicato definire cosa e quale sia il modello più efficiente. Si dovrebbe sapere (almeno dovrebbero saperlo politici e accademici), che la misurazione dei risultati non è mai asettica e oggettiva, ma dipende da molti fattori, tutti politicamente influenzati. Coloro che decidono le politiche dovrebbero innanzitutto imparare a sottoporre a misurazione e a valutazione gli esiti delle proprie azioni politiche, non foss’altro perché sono quelle decisioni a incidere sui risultati degli atenei, come di tutti i servizi pubblici per la conoscenza. Si scoprirebbe così che le politiche della Gelmini e del suo successore, Profumo, sull’Università non stanno aiutando lo sradicamento del baronato, non stanno incrementando l’accesso al sapere, non stanno alimentando la ricerca, né la stabilizzazione e il benessere di chi lavora nel settore.

Un maggiore rispetto per l’autonomia delle nostre comunità e della nostra capacità critica permetterebbe di apprezzare il lavoro dei soggetti, singoli e collettivi, che meticolosamente, con intelligenza e facendo rete, si battono quotidianamente per il miglioramento e la risoluzione dei tanti problemi dell’università barese.

Non ci servono, né ci aiutano, le bacchettate di chi, non conoscendo e non conoscendoci, vorrebbe suggerirci come fare, o addirittura venirci a spiegare che perdere un così importante presidio di produzione di cultura e conoscenza, come l’università di Bari, sia per noi un bene.

Vogliamo rassicurare politici e ideologi: a Bari non sguazziamo nella mediocrità, anzi la combattiamo costantemente. Abbiamo bisogno di continuare a lavorare per il riscatto del nostro Ateneo come da sempre facciamo e abbiamo dimostrato di saper fare.

Continueremo a farlo insieme, a tutti i livelli, a maggior ragione, ancora di più dopo parole così insensate.

 

FLC CGIL Bari                                           ADI Bari                                           LINK Bari

Novità per le certificazioni sanitarie scolastiche

Novità per le certificazioni sanitarie scolastiche *

di Gennaro Palmisciano

Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, di concerto con il Ministro per lo Sport, Piero Gnudi, ha firmato il decreto ministeriale “Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri salvavita”, che è entrato in vigore il 26 aprile 2013.

L’adozione del decreto era prevista dall’articolo 7 comma 11 del decreto Salute e sviluppo del 2012.

Il testo raccoglie le indicazioni del gruppo di lavoro istituito dal Ministro Balduzzi nel febbraio scorso e del corrispondente gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità.

Il provvedimento modifica la disciplina sui Certificati per l’attività sportiva non agonistica, i quali erano differenziati a seconda se si fosse trattato di attività complementare per l’avviamento alla pratica sportiva o di qualsiasi altra attività: per i primi era sufficiente un certificato di buona salute, mentre per i secondi era necessario un certificato di idoneità alla pratica non agonistica sportiva.

L’attuale tutela della pratica sportiva è unificata: gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalle scuole nell’ambito delle attività parascolastiche e i partecipanti ai campionati sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale devono sottoporsi a un controllo medico annuale effettuato da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport.

La visita dovrà prevedere la misurazione della pressione arteriosa e un elettrocardiogramma a riposo.

I partecipanti all’attività complementare sportiva ricadono nell’obbligo di certificazione, quando prendono parte ad una manifestazione interscolastica, potendosi considerare l’attività intrascolastica (per es. il torneo d’istituto) una mera estensione dell’insegnamento curricolare, il quale resta esente da certificazione.

Il certificato è gratuito quando richiesto dalla scuola al medico di base: pertanto, è bene che gli Istituti approntino un modello da presentare al medico ASL.

Le famiglie, inoltre, devono essere informate che, rivolgendosi al pediatra di libera scelta o ad un medico dello sport, può essere richiesto al genitore il pagamento di un onorario.

E’ in ogni caso fatta salva l’integrazione con l’eventuale normativa regionale (stante la competenza di tipo concorrente in materia).

Il decreto prevede anche che i Ministeri della Salute e dello Sport e il Coni promuoveranno annualmente una campagna di comunicazione sullo sport in sicurezza, alla quale potranno collaborare anche le società scientifiche di settore.

Nel testo del decreto non è, però, previsto il coordinamento di questa azione educativa con quella delle scuole.

________________________

*NB: L’art 42 della Legge 9 agosto 2013, n. 98 sopprime il certificato per le attività ludico-motorie e amatoriali, previsto da decreto del ministero della salute 24 aprile 2013.

In conclusione, per la scuola non cambia nulla in materia di certificazione.

IN OGNI CASO DAL MOMENTO CHE NON TUTTE LE SCUOLE SI SONO DOTATE, è bene che gli Istituti approntino un modello da presentare al medico ASL per richiedere la certificazione gratuita per gli alunni partecipanti ai Campionati Studenteschi. Le famiglie, inoltre, devono essere informate che, rivolgendosi al pediatra di libera scelta o ad un medico dello sport, può essere richiesto al genitore il pagamento di un onorario. E’ in ogni caso da fare salva l’integrazione con l’eventuale normativa regionale (stante la competenza di tipo concorrente in materia).

ASSUNZIONI IN RUOLO DOCENTI E DIRIGENTI

ASSUNZIONI IN RUOLO DOCENTI E DIRIGENTI

finalmente definiti il contingente regionale e  la ripartizione provinciale

Per il prossimo anno scolastico nell’incontro al MIUR di ieri 20 agosto 2013 alla Puglia sono stati assegnati 633 degli 11.268 posti per le immissioni in ruolo dei docenti cui si aggiungono le  89 nuove immissioni per i dirigenti scolastici sui 557 posti a livello nazionale.

In particolare  i posti per docenti  sono così suddivisi:  62 posti  per l’infanzia, 51 per la primaria, 194 per la secondaria di primo grado, 195 per la secondaria di secondo grado, 130 sul sostegno, 1 posto da educatore a Foggia. Se in termini percentuali la regione Puglia vede confermato il proprio peso percentuale (pari al 5,6% del contingente nazionale) non si può negare però che restano in piedi i motivi di malumore  della FLC CGIL Puglia

  1. per il mancato rispetto del piano triennale di assunzioni
  2. soprattutto, per l’assordante silenzio  della Ministra sulle assunzioni di personale ATA

Sul primo punto la FLC CGIL Puglia ribadisce con fermezza la necessità di procedere alle nomine in ruolo su tutti i posti liberi lasciati dai pensionamenti.

Sul secondo punto la FLC CGIL Puglia fa presente che, ad  oggi, mancano all’appello le 3.500 immissioni in ruoli di personale ATA relativi al 2013/2014, perché ancora non autorizzati dal MEF. Infatti, a causa delle norme introdotte dalla “ spending review ”, è  ancora previsto il transito forzato nei profili ATA del personale docente inidoneo e delle classi di concorso C555 e C999 che sottrae  di fatto la possibilità di immissioni in ruolo per assistenti amministrativi e tecnici.

Non può essere sottaciuto, infine,  il pericolo che  non giungano a conclusione  tutte le procedure di  avvio del nuovo anno scolastico entro la scadenza del 31 agosto visto che le procedure concorsuali si vanno svolgendo con ritmi diversi nelle diverse regioni determinando discrasie burocratiche di difficile soluzione. Questo ritardo crea problemi però anche ai dirigenti scolastici impegnati nella richiesta di assegnazione delle scuole sottodimensionate da dare in reggenza visto che ancora manca la relativa circolare dell’USR Puglia.

Per il 28 agosto il MIUR ha riconvocato le parti sindacali per fornire aggiornamenti rispetto alle nomine in ruolo ATA e alla situazione dei concorsi.

Al Governo la FLC CGIL chiede  un segno tangibile della volontà di procedere ad una reale politica di stabilizzazione degli organici e del personale, più volte annunciata e mai praticata: è  l’ora di passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti e, soprattutto per il personale ATA,  resta in piedi lo stato di agitazione se non ci saranno risposte adeguate agli impegni assunti e non mantenuti.

Claudio Menga

                                                                                                        s. g. FLC CGIL Puglia

IMMISSIONI IN RUOLO DETTAGLI

C’è il via libera per le immissioni in ruolo: saranno assunti 11.268 docenti e 557 presidi

da Repubblica.it

C’è il via libera per le immissioni in ruolo: saranno assunti 11.268 docenti e 557 presidi    

Incontro tra i tencici del ministero dell’Istruzione e i sindacati: è arrivato il placet del Tesoro. Ma i tempi sono strettissimi: i posti vanno assegnati entro il 31 agosto

Insegnanti precarie davanti alle graduatorie per le supplenze                                                                                       Il ministero dell’Economia dà l’ok alle immissioni in ruolo nella scuola: 11.268 docenti e 557 presidi. A comunicarlo sono gli stessi tecnici del dicastero dell’Istruzione in un incontro durante il quale sono stati illustrati ai sindacati criteri e numeri delle assunzioni che decorreranno dal prossimo primo settembre. Dopo tante polemiche, termina in questo modo l’attesa dei precari e dei vincitori dell’ultimo concorso a cattedra bandito lo scorso anno dopo 13 anni di attesa. Adesso la palla passa agli uffici periferici del ministero – gli ex provveditorati agli studi, ora Ambiti territoriali provinciali – che in pochissimi giorni dovranno organizzarsi per assegnare le cattedre ai neoassunti. I tempi, come hanno sottolineato a più riprese i sindacati, sono strettissimi.
La normativa vigente impone infatti agli uffici scolastici regionali e provinciali di assegnare i posti entro il 31 agosto. In caso contrario, il posto andrà a un supplente e verrà attribuito al vincitore di concorso – o al precario inserito nella graduatoria ad esaurimento – soltanto l’anno successivo. Una beffa per chi aspetta da anni o si è sobbarcato un lunghissimo iter concorsuale per ottenere la cattedra. Gli 11.268 posti che cominceranno ad essere assegnati nei prossimi giorni verranno suddivisi in parti uguali tra i vincitori del concorso e i precari inseriti nelle liste provinciali. Poi, si procederà alla nomina dei supplenti che dovrebbero arrivare in cattedra prima dell’inizio delle lezioni.
Le assunzioni autorizzate da via XX settembre sono state suddivise tra i vari odini di scuola assegnando 1.274 posti ai docenti di scuola dell’infanzia, 2.161 ai colleghi della primaria, 2.919 cattedre ai futuri prof della scuola media e 3.136 cattedre agli insegnanti delle superiori. Inoltre, 1.648 posti andranno agli insegnanti di sostegno e 68 agli educatori dei convitti nazionali e degli educandati. Ne mancano 62  che andranno a insegnanti di scuole comunali e provinciali passate allo Stato. In totale 11.268 cattedre. Per il personale Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi) è, al momento, tutto bloccato dalla vicenda dei docenti inidonei che secondo la Spending review del governo Monti dovrebbero passare proprio nei profili di Assistente tecnico e Assistente amministrativo.
Un provvedimento che, sin dall’inizio, ha suscitato tantissimi mal di pancia tra gli interessati. Per questa ragione è in ballo un provvedimento ad hoc, portato avanti da tutte le forze politiche che formano l’attuale governo, che tenderebbe a scongiurare il declassamento dei docenti inidonei per motivi di salute liberando i posti per le assunzioni di bidelli, tecnici di laboratorio e amministrativi. Ma non è ancora stata trovata la copertura finanziaria e il provvedimento è in stand by. Intanto, il ministero dell’Economia ha autorizzato anche l’assunzione di 557 dirigenti scolastici che hanno vinto il concorso avviato nel 2011 che prevedeva l’assunzione in due anni di 2.386 neodirigenti incaricati di traghettare la scuola italiana nel terzo millennio.
Ma in diverse regioni, dopo gli scritti, sono fioccati i ricorsi che hanno – come in Lombardia, Piemonte, Molise e Emilia Romagna – bloccato tutto. In altri contesti il dimensionamento scolastico – l’accorpamento tra scuole operato dalle regioni per risparmiare posti di dirigente scolastico e di direttore dei servizi amministrativi (l’ex segretario) – ha fatto sparire parecchie poltrone di capo d’istituto e nonostante fossero stati banditi più posti, al momento ne sono stati autorizzati di meno: appena sei in Toscana, al posto dei 112 banditi due anni fa.

Concorsi e ricorsi: controreplica al ministro Carrozza

Concorsi e ricorsi: controreplica di Pacifico al ministro Carrozza, dopo l’intervista RAI ripresa da OS.it

È l’amministrazione che deve attuare quanto disposto dalla magistratura a seguito di un contenzioso e non il cittadino a rassegnarsi sulla gestione scorretta di una procedura concorsuale. I ricorsi nascono quando sono lesi alcuni diritti come nel caso di un’ingiusta esclusione, di una cattiva valutazione o ancora di una mancata valorizzazione o spendibilità del titolo conseguito. Chi ha la confiance di amministrare la res publica lo dovrebbe sapere. Anzi, dovrebbe rispondere dei suoi errori. Non siamo in uno Stato assoluto.

L’art. 113 della Costituzione – replica Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir che soltanto il 16 agosto ha denunciato dai microfoni di Radio1 il silenzio sulle immissioni in ruolo dei precari e la vastità del contenzioso in atto – tutela il diritto dei cittadini a ricorrere contro gli atti della pubblica amministrazione ritenuti illegittimi, mentre la Consulta può cancellare dal nostro ordinamento le leggi approvate dal Parlamento lesive dei principi sanciti dalla nostra Carta. Da quanto riportato nel comunicato di OS.it, farebbe bene il ministro ad attendere gli esiti del contenzioso prima di lanciare giudizi affrettati e a concorrere con il Governo per trovare una soluzione perché ogni ricorso contro gli atti della P.A. sia deciso in tempi rapidi. La soluzione non è certamente quella di impedire i ricorsi dei cittadini o di abolire il Tar o il CdS come qualcun altro ha ipotizzato in un editoriale della stampa dei giorni scorsi. Se poi si vuole un buon amministratore, basta fargli assumere le responsabilità erariali (spese legali e risarcimenti) delle decisioni prese.

Troppi ricorsi, c’è qualcosa che non funziona nei rapporti Stato-cittadini

da Tecnica della Scuola

Troppi ricorsi, c’è qualcosa che non funziona nei rapporti Stato-cittadini
di R.P.
Lo sostiene il ministro Carrozza che se attribuisce ritardi e disservizi al perverso meccanismo dei ricorsi. Ma forse il Ministro confonde la causa con gli effetti. In ogni Carrozza auspica misure di semplificazione.
Nel corso della sua intervista a “Prima di tutto” (Rai), il ministro Maria Chara Carrozzo ha fatto una dichiarazione che merita qualche approfondimento: “Purtroppo – ha esordito su questo punto il Ministro – al Miur siamo abituati a ricevere ricorsi per ogni provvedimento, e’ la cosa che piu’ vorrei che cambiasse”. E fin qui va tutto bene, ma poi Carrozza aggiunge: “C’e’ qualcosa che non va nei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini”. E questa è davvero una affermazione curiosa: il Ministro, pur senza dirlo esplicitamente, sembra quasi puntare il dito contro i cittadini che stanno lì a fare le pulci alla pubblica amministrazione. Forse, però, Maria Chiara Carozza dovrebbe prendersela con gli uffici preposti alle diverse procedure che, in non pochi casi, non rispettano le regole che, è bene ricordarlo, la stessa Pubblica Amministrazione si è data. Gli esempi in proposito si sprecano. Se le regole stabiliscono che prima di emanare il decreto sugli organici il Miur debba acquisire una serie di parere, si può anche ignorare la regola con la motivazione che “così si fa più in fretta”; ma ovviamente non si può impedire a un comitato di cittadini di chiedere alla giustizia amministrativa di fare chiarezza. Nelle nomine del personale ci sono procedure da seguire, si può farne a meno per garantire la regolarità del servizio, ma se un precario presenta un ricorso perchè si sente leso in  un suo legittimo interese, non si può parlare di rapporti distorti fra cittadini e P.A. Anche la vicenda dei contratti integrativi su assegnazioni provvisorie e utilizzazioni è emblematica: si ritarda la firma dell’intesa definitiva perché la bozza del contratto resta ferma nei cassetti del Miur per troppo tempo e poi si vuole scaricare la responsabilità sui ricorrenti ? Insomma, il Ministro sembra confondere la causa con gli effetti e la cosa non sarebbe di per sè gravissima: peccato, però, che Carrozza sia laureata in fisica, scienza che si occupa appunto dei rapporti fra causa ed effetto. E comunque il Ministro conclude: “Serve un salto di qualità: bisogna semplificare le regole rendendole meno attaccabili e più eque, ma bisogna anche imparare ad accettare gli esiti dei concorsi, il ricorso non deve essere la soluzione”. Può darsi che il Ministro abbia ragione da vendere, ma allo stato attuale delle cose le regole esistenti – anche se non sono particolarmente efficaci – dovrebbero essere rispettate da tutti, amministrazione compresa.

Immissioni in ruolo 2013/14, per ora solo ai docenti: la maggior parte alle superiori

da Tecnica della Scuola

Immissioni in ruolo 2013/14, per ora solo ai docenti: la maggior parte alle superiori
di Alessandro Giuliani
Lo hanno comunicato i dirigenti Miur ai sindacati: 1.274 posti andranno all’infanzia, 2.161 alla primaria, 2.919 alla secondaria di I grado, 3.136 a quella di II grado; 1.648 posti saranno i nuovi prof di sostegno; 68 gli educatori dei convitti nazionali e degli educandati. Altri 62, ora nelle scuole comunali, verranno assorbiti dallo Stato. In tutto saranno 11.268 i nuovi assunti. Molti vincitori del “concorsone” rischiano però di aspettare un anno. Brutte notizie anche per gli Ata: per il secondo anno consecutivo le loro assunzioni (ne erano state chieste 3.730) saranno “congelate”.
L’informativa ai sindacati sulle assunzioni dell’a.s. 2013/14 ha confermato le indicazioni della vigilia: i posti che andranno ai docenti saranno 11.268, una decina in meno di quelli citati poche ore prima dal ministro Carrozza nel corso di una trasmissione radiofonica su Rai Radio Uno.
Durante l’incontro con i rappresentanti dei lavoratori, il Miur ha comunicato la ripartizione ufficiale dei posti in base ai diversi ordini di scuola: 1.274 posti andranno alla scuola dell’infanzia, 2.161 alla primaria, 2.919 alla secondaria di primo grado e 3.136 a quella di secondo grado. Complessivamente, 1.648 posti saranno i nuovi insegnanti di sostegno a tempo indeterminato. Solo 68 gli educatori dei convitti nazionali e degli educandati che entreranno in ruolo. Altri 62, al momento in forza negli istituti scolastici comunali, verranno assorbiti dallo Stato.
Il Miur ha confermato ai sindacati la convinzione di riuscire a concretizzare le nomine nei dieci giorni rimanenti al 31 agosto. Vale la pena ricordare che se entro quella data non verranno effettuate le immissioni in ruolo, i posti andranno a supplenza annuale e verranno assegnati l’anno successivo: chi rientrerà in questa casistica dovrà accontentarsi di godere solo del riconoscimento giuridico con data 1° settembre 2013.
Per quanto riguarda i posti da assegnare ai vincitori del concorso a cattedra, cui andrà il 50% di ogni tipologia di insegnamento o classe di concorso, il Miur ha spiegato che intende conferirli solo laddove saranno pronte le graduatorie definitive (al momento in poche regioni e solo per una parte residua di insegnamenti). Per la maggior parte dei vincitori del cosiddetto “concorsone”, quindi, si profila un anno di limbo. Soprattutto per coloro che non sono inseriti nelle GaE e che quindi non possono aspirare ad una supplenza annuale. I dirigenti ministeriali hanno spiegato ai sindacati che quei posti verranno assegnati nel 2014, assicurando che le graduatorie definitive avranno una durata triennale.
Nulla di fatto, invece, per i 3.730 Ata che il Miur aveva chiesto al Tesoro di assumere: come da noi ipotizzato, per il secondo anno consecutivo quei posti saranno “congelati” in attesa di capire come andrà a finire la vicenda di oltre 3.500 docenti inidonei e Itp provenienti dagli enti locali. Per amministrativi e tecnici in “odore” di ruolo la decisione ha il sapore della beffa: invece di ritrovarsi il posto in tasca nell’estate del 2012, ora rischiano di vedersi chiamati in ruolo nel 2014!

Cibo, sessualità, procreazione

Cibo, sessualità, procreazione

di Adriana Rumbolo

PANKSEPPNei pomeriggi più caldi d’estate ci distrae guardare vecchi films o documentari su animali.

Si ringrazia l’alta temperatura che ci pemette così di osservare  specie   sconosciute dai colori e dalle forme più affascinanti o  così strane da sembrare finte.

Nuotano negli oceani,sopravvivono a temperature gelide o torride ,volano con una disinvoltura  invidiabile.

Il mondo degli insetti piccoli ,piccoli ripresi quasi in ogni momento della loro vita  che si adatta alla mancanza di luce e a condizioni così difficili dove mai avremmo pensato ci potesse essere vita.

Ma  tutti ,proprio tutti  inseguono gli stesi  scopi: procacciarsi il cibo in tutti modi possibili e con tutti gli adattamenti possibili e accoppiarsi per procreare.

La   loro intimità  così poco rispettata dalle video-camere , ci ricorda quanto è presente e importante la sessualità perché la vita continui.

E poi il miracolo della  procreazione e l’accudimento .

Il ruolo della madre in alcune specie condiviso con il padre per  un corso intenso di sopravvivenza ai cuccioli.

Mentre il mondo  dei mammiferi ,degli uccelli, dei rettili  riconosce e osserva questi imperativi tutti avranno delle  perdite ,anche i più forti ,tutti devono dare qualcosa,anche la loro vita per contribuire alla sopravvivenza cosmica.

In un documentario in un melmoso fiume nuota lentamente un coccodrillo.

E’ una femmina che si avvicina alla riva in cerca di un luogo asciutto e soleggiato per scavare una buca e deporvi le sue bianche uova

Le ricopre con molta cura e ritornata nel fiume ,non si allontana  per sorvegliarle con ansia ed eventualmente difenderle.

Ma al luogo che sembra sicuro e sorvegliato possono avvicinarsi altri animali come il varano che riescono a trovare le uova e rubarne alcune con cui cibarsi.

Quindi non solo devono  provvedere a procreare,  ma anche all’ecosistema ed è così anche per l’essere umano.

Tutto questo potrebbe essere fortemente influenzato, se non vengono disorientati, dai SETTE SISTEMI DELLE EMOZIONI DI JAAK PANKSEPP.

Questi sette principali neurocircuiti o sistemi emotivi rinominati da Panksepp utilizzando una nomenclatura maiuscola, sono:

1) il sistema della RICERCA, del desiderio e dell’euforia, legato alla Dopamina.

2) il sistema della RABBIA e della dominanza, legato al testosterone e alla serotonina

3) il sistema della PAURA e dell’ansia, legato al cortisolo,

4) il sistema della SESSUALITÀ e della brama, legato agli ormoni sessuali,

5) il sistema della CURA e dell’amorevolezza, legato all’ossitocina

6) il sistema della TRISTEZZA, del panico e della solitudine affettiva, legati all’assenza di CURA

7) il sistema del GIOCO, della FANTASIA e della GIOIA legato alla dopamina e alle endorfine

TFA ordinario: ricorso Tar Lazio per inserimento in GaE

TFA ordinario: ricorso Tar Lazio per inserimento in GaE. Anief proroga i termini di adesione al 27 settembre

Grazie alla sospensione feriale dei termini, è possibile ancora aderire al ricorso al Tar Lazio per chiedere il solo annullamento dell’art. 15, c. 27bis del D. M. n. 81 del 25 marzo 2013, pubblicato il 4 luglio in G. U.,  prima dell’aggiornamento triennale delle graduatorie, previsto per la primavera del 2014. Per chiedere le istruzioni scrivi a tfaingae@anief.net entro il 27 settembre 2013. Leggi le precisazioni.

A seguito di diverse segnalazioni giunte si precisa, inoltre, quanto segue:

  1. Il ricorso impugna il solo D. M.  n. 81 del 25 marzo 2013 e non già il D. M. n. 572 del 27 giugno 2013 perché estraneo alla materia (scioglimento riserva per chi è già inserito in graduatoria) e per la sua giurisdizione (giudice del lavoro)
  2. Il ricorso non è impostato come una Class action perché i suoi effetti non potrebbero essere spesi dai singoli ricorrenti e perché non vi è alcun atto amministrativo da mettere in esecuzione perché in contrasto con la normativa primaria (presupposto di tale azione legale)
  3. Il ricorso mira ad annullare l’esplicita esclusione dalle Gae degli abilitati con il TFA perché irragionevole e discriminatoria, comunque incostituzionale.
  4. Se non si otterrà un provvedimento cautelare positivo prima dell’aggiornamento triennale delle graduatorie o se tale provvedimento – se positivo – non sarà recepito dal Miur con la previsione dell’inserimento con riserva dei ricorrenti – in attesa della decisione di merito, l’adesione individuale al ricorso presentato in forma collettiva al Tar Lazio contro tale decreto ministeriale entro i termini di legge sarà condizione pregiudizievole per l’eventuale ulteriore procedura di impugnazione al giudice del lavoro del provvedimento di esclusione dalle Gae all’atto della loro nuova pubblicazione (v. ricorsi Anief inserimento a pettine).
  5. L’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento rappresenta in questo momento l’unico possibile accesso al ruolo e alle supplenze annuali dei docenti abilitati. Non esiste alcuna ipotesi di un prossimo concorso riservato ai soli abilitati con il TFA che sarebbe impugnato, in primo luogo dagli abilitati delle SSIS, di contro, per il 50% dei posti potrebbe essere riservato ai soli precari con tre anni di servizio come da intenzioni del Governo.

Undicimila assunzioni non bastano. Approvare il decreto D’Alia

da Tecnica della Scuola

Undicimila assunzioni non bastano. Approvare il decreto D’Alia
di R.P.
Incuriosisce molto l’endorsement di Mimmo Pantaleo nei confronti del ministro della Funzione Pubblica, democristiano doc dall’inizio della sua carriera politica.
Il Ministro dichiara di voler assumere poco più di 11mila docenti e i sindacati subito ribattono: “Va bene, ma non basta; anzi non va bene affatto”. Il più critico è il sindacato di Mimmo Pantaleo (Flc-Cgil) che auspica piuttosto che il Ministro Carrozza si metta subito al lavoro per far sì che nella prossima seduta del Consiglio dei Ministri venga approvato il decreto proposto dal ministro della Funzione Pubblica Gianpiero D’Alia, un passato da democristiano doc, che a quanto pare sta raccogliendo ampi consensi perfino fra i duri e puri del sindacato di Susanna Camusso. Pantaleo accusa: “I posti vacanti sono almeno 30mila, non è questa la strada per dare operatività alla scuola e per rispondere alle legittime aspettative dei precari. Questa scelta minimalista risulta ancora più inaccettabile da parte di un Governo che sbandiera il superamento della precarietà come priorità del suo agire politico”. “Molto grave – aggiunge poi il segretario nazionale della Flc – la mancata previsione delle assunzioni del personale ATA oggetto di una vera e propria discriminazione sociale, in particolare per gli assistenti amministrativi e tecnici”. E allora cosa si aspetta il sindacato di Pantaleo ? E’ presto detto: “È l’ora di passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti. Ciò vuol dire investire nella scuola pubblica per attuare l’organico funzionale docente e ATA come primo passo per rimettere al centro la qualità della didattica e stabilizzare quasi 100.000 precari che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole”. E, per concludere, un suggerimento a Maria Chiara Carrozza: “Il Ministro non perda l’occasione del Decreto D’Alia sulla pubblica amministrazione per restituire fiducia al mondo della scuola e offrire un futuro migliore ai giovani e ridare qualità all’offerta formativa”. Un endorsement nei confronti di un democristiano doc che francamente suona davvero curioso se esce dalla bocca del segretario del sindacato della categoria (quella della conoscenza) più di tutte vicina alla Fiom dell’intransigente Landini.