Circolare per le supplenze as 2013 2014 – Scheda di lettura

Circolare per le supplenze as 2013 2014
Scheda di lettura

Con la nota 1878 del 30 agosto 2013, il MIUR fornisce le istruzioni agli uffici territoriali per il conferimento delle supplenze annuali al personale docente, educativo ed ATA. Rimandando per i dettagli alla lettura integrale del documento che alleghiamo, segnaliamo le novità più rilevanti:
Tutto il personale
− Viene chiarito che si può rinunciare ad uno “spezzone” per accettare una supplenza su posto intero, di durata annuale, fino al 30 giugno o 31 agosto, la cui disponibilità sia sopravvenuta dopo la convocazione;
− Si chiarisce che, nei casi di nomina entro il 31 agosto, il 1° settembre deve essere retribuito;
− Si stabilisce che il possesso dei requisiti previsti dalla legge 104/92 può essere documentato all’atto della convocazione;
− Viene esplicitata l’abolizione dell’obbligo di presentare la certificazione sanitaria di idoneità all’impiego;
Docenti
• Scuola primaria: i posti, gli “spezzoni” orari e i posti part-time che residuino dopo le utilizzazioni del personale di ruolo devono essere integrati con ore di programmazione col seguente criterio: 1 ora per 11 ore di insegnamento, 2 ore per 22 ore di insegnamento;
• Licei musicali e coreutici: i bandi relativi alla copertura dei posti eventualmente disponibili dovranno essere pubblicati entro il 5 settembre. Gli interessati potranno presentare la domanda entro il 14 settembre 2013, le graduatorie dovranno essere pubblicate entro il 25 settembre 2013. I bandi di scuola saranno sottoposti a supervisione da parte degli uffici scolastici, soprattutto in relazione alle convenzioni con i Conservatori.
• Sostegno: il personale incluso nelle graduatorie di circolo e d’istituto che abbia conseguito il titolo di specializzazione per il sostegno tardivamente rispetto ai termini previsti viene inserito, a domanda, in coda agli elenchi di sostegno della fascia di appartenenza delle graduatorie d’istituto. Le domande, in carta libera, dovranno essere consegnate o inoltrate con raccomandata A/R, entro il 10 settembre 2013, al Dirigente della scuola destinataria dei modelli A1, A2, A2 bis, relativi alla scelta delle istituzioni scolastiche per l’inclusione nelle graduatorie di circolo e d’istituto.
• Spezzoni fino a 6 ore: come negli anni precedenti, in base al Regolamento viene ribadito che le ore di insegnamento pari o inferiori a 6, che non concorrono a costituire cattedra o posto orario, restano nella competenza della scuola dove si verifica la disponibilità.
ATA
• Assistenti Amministrativi e Tecnici: per le supplenze su posti di Assistente amministrativo e tecnico la circolare richiama la nota n.8468, del 26 agosto 2013, dove si stabilisce che gli Uffici individueranno, in base allo scorrimento delle graduatorie permanenti della provincia, gli aventi titolo che stipuleranno presso le scuole il contratto a tempo determinato fino alla nomina dell’avente diritto. Detti contratti potranno essere convertiti in supplenze annali o fino al termine delle attività didattiche quando si risolveranno le problematiche relative al personale inidoneo. Dette disposizioni si applicano anche al personale con contratto a tempo indeterminato che chiede l’applicazione dell’art. 59 del CCNL.
• Per il personale Ata, oltre alla possibilità di lasciare un posto ridotto per uno intero, viene ribadito il diritto al completamento orario.

I presidi attaccano il bonus maturità “Sistema ingiusto, va cambiato”

da LaStampa.it

I presidi attaccano il bonus maturità “Sistema ingiusto, va cambiato”

Non convince la novità di quest’anno “Favoriti gli studenti diplomati nelle scuole che hanno un rendimento medio peggiore”

maria teresa martinengo

Per chi sta cercando di entrare in uno dei corsi di laurea a numero programmato in tutta Italia, dopo la fatica della preparazione, arriva un nuovo stress: il «bonus maturità». Il ministero ha pubblicato sul sito www.universitaly.it i voti dell’esame di stato scuola per scuola, in base ai quali i candidati possono calcolare i propri eventuali punti aggiuntivi. E i presidi degli istituti superiori: «È un sistema di calcolo che non garantisce equità, è un vero scandalo», afferma Anna Boggio, dirigente del liceo classico e linguistico Gioberti, dopo aver passato in rassegna le tabelle torinesi. «Uno studente che ci lasci e si iscriva ad un diplomificio ha più chance di avere il bonus rispetto ai suoi vecchi compagni. E si sa che l’accesso a Medicina si gioca su uno scarto minimo, il bonus vale molto».

«È un sistema che non garantisce uniformità di giudizio. Nessun sistema aritmetico lo può fare», commenta Tommaso De Luca, preside dell’Itis Avogadro e presidente di Asapi, l’associazione delle scuole del Piemonte nel cui ambito si discuterà del bonus. Per capire dove sta l’ingiustizia è eclatante il caso del liceo classico dell’istituto paritario Fossati di Rivoli: la soglia per il bonus qui, come nella sezione esaminata dalla stessa commissione allo statale Norberto Rosa di Susa, è 100/100. «La nostra sezione di classico – racconta Paola Bonaudo, coordinatrice didattica del Fossati – era di appena 12 allievi che siamo riusciti a “curare” con successo: l’esame è finito con un 100 e lode, quattro 100, un 99, un 91. Il voto più basso? 80. Immaginare lo stato d’animo della studentessa che ha avuto 99, che sosterrà il test di Medicina e che non avrà il bonus…».

«L’università si lamenta che i ragazzi arrivano dalla scuola superiore con una preparazione inadeguata – riflette Caterina Bocchino -: credo che sia indispensabile chiarire con l’università cosa serve davvero. I ragazzi studiano per i test cose mai viste a scuola e l’anno prossimo i test saranno in primavera: bisogna trovare in fretta dei punti di contatto». Quanto ai punteggi: «Anche a scuola c’è qualcosa di sbagliato: la lode è diventata inarrivabile, lo standard di prestazioni impone incredibili sacrifici».

Scuola, i precari scendono in piazza: “Siamo esasperati. Letta? Come la Gelmini”

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, i precari scendono in piazza: “Siamo esasperati. Letta? Come la Gelmini”

Manifestazioni in tutta Italia per protestare contro la condizione di 150mila che lavorano senza contratto fisso. Il coordinamento di Bologna: “L’Emilia Romagna ha una popolazione scolastica cresce ogni anno, ma cattedre di ruolo e supplenze continuano a diminuire. E’ ora di alzare la voce”

di Annalisa Dall’Oca

Possibilità di stabilizzazione che di anno in anno diminuiscono, cattedre che calano anche se il numero degli studenti cresce, e soprattutto tagli. Tagli alle buste paga, alle risorse destinate alle scuole, “alla qualità dell’istruzione che è un diritto costituzionale”. È un grido di dolore quello che il 4 settembre prossimo gli insegnanti precari d’Italia, da Bologna a Milano, da Napoli a Roma, porteranno di città in città attraverso una manifestazione nazionale denominata “il giorno della piazza precaria”. Un grido di esasperazione, di sfiducia verso un governo, quello guidato dal presidente del Consiglio Enrico Letta, che opera “sotto i colori di un partito che fa della scuola la sua bandiera, ma che agisce come l’ex ministro Mariastella Gelmini: distruggendo un sistema che già funziona male”.

Perché la vita dei 150mila precari della scuola pubblica italiana è sempre più dura. “E per noi è arrivato il momento di alzare la voce” dice il coordinamento precari della scuola di Bologna. I problemi da affrontare a ogni nuovo inizio d’anno sono molti, e sono “sempre gli stessi perché nessuno interviene per disfare le politiche dannose promosse in passato”. Somigliano a un filo rosso che lega, istituto dopo istituto, una penisola dalle casse vuote, “dove il risparmio ha sostituito il principio della qualità”. “L’Emilia Romagna – spiega Valentina Millozzi, insegnante precaria della scuola pubblica – ha una popolazione scolastica che cresce ogni anno. Eppure i posti disponibili per cattedre ‘di ruolo’ e supplenze continuano a diminuire: come mai? Abbiamo classi che diventano sempre più invivibili, con 30-32 studenti ciascuna, abbiamo giovani stranieri che hanno bisogno di sostegno per integrarsi e ragazzi con difficoltà privi di insegnanti di sostegno. Noi capiamo che la coperta è corta, ma la platea si allarga e ha dei bisogni che vanno ascoltati”.

Un trend che rispecchia a pieno quello della penisola, dove complessivamente, il 20% del personale didattico è precario. “Alla scuola viene demandato molto: l’educazione didattica, l’educazione civica, la trasmissione di un bagaglio di principi che comprendono l’integrazione, e che debbono contrastare fenomeni come l’omofobia e il femminicidio. Eppure ci tolgono gli strumenti per stare vicino ai ragazzi – continua Milozzi – io in 8 anni ho cambiato 8 scuole e non so ancora dove sarò all’inizio di questo quadrimestre. Il 29 maggio ero in classe con i miei alunni quando c’è stato il terremoto, eppure a settembre li ho dovuti lasciare, pur legata a loro da un’esperienza così drammatica. Il precariato non danneggia solo noi insegnanti, ma anche i nostri studenti”.

Ma di governo in governo non ci sono stati spiragli, né boccate d’ossigeno. Non con Silvio Berlusconi, che al dicastero dell’Istruzione aveva scelto la Gelmini, “il ministro dei tagli più pesanti”. Non con il successore Mario Monti, e il ministro Francesco Profumo, “che ha portato avanti una politica del risparmio deleteria e dannosa”. Infine, nemmeno con l’attuale capo del governo Letta, “che doveva agire in maniera molto diversa dai predecessori, ma che invece non sta facendo nulla per la scuola”: se la spending review 2012 ha sottratto ai precari il diritto di “monetarizzare le ferie”, “a noi che ogni anno veniamo licenziati a giugno solo per essere riassunti a settembre”, l’attuale ministro all’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato 44mila assunzioni ‘di ruolo’ in tre anni. Quindi significa che saremo condannati a questa situazioni ancora a lungo. E a risentirne sarà soprattutto la scuola”.

Perché, insistono gli insegnanti precari, “non si fa una buona scuola tagliando”. Bisognerebbe, invece, “infondere nuove risorse nel sistema, assumere più docenti, ridistribuire gli studenti in classi meno affollate per garantire parità di apprendimento”. E soprattutto “basta con l’ingiustizia delle graduatorie a esaurimento: l’ex ministro all’Istruzione Giuseppe Fioroni le aveva introdotte per collocare i precari, così che piano piano fossero assunti tutti. Oggi invece si fanno nuovi concorsi che allungano le liste e protraggono l’attesa per chi è in graduatoria, spesso da più di dieci anni, con un’età media che va dai 37 ai 65 anni. Si può vivere così, con uno stipendio misero, un carico di lavoro enorme e una responsabilità tale sulle spalle? Noi amiamo il nostro lavoro, ma lo Stato deve intervenire, altrimenti – promettono da Bologna – attueremo una politica di non collaborazione: non compieremo, cioè, tutte quelle attività non previste dal contratto nazionale, di cui invece fino a oggi ci facevamo carico, come il ricevimento settimanale con i genitori, la sostituzione dei colleghi assenti, il coordinamento di classe o le uscite didattiche”. “Lo Stato ci usa come cavie, come banco di prova per togliere diritti ai lavoratori. Ma se ora non ci restituisce i nostri, smetteremo di fingere di averli” promettono gli insegnanti precari. “Cominceremo con la manifestazione del 4 e poi vedremo – conclude Millozzi – noi abbiamo scelto questo mestiere e continueremo con ogni mezzo lecito a nostra disposizione, a difenderlo”.

Il liceo classico ‘è stato morto’

da Il Fatto Quotidiano

Il liceo classico ‘è stato morto’

di Silvia Truzzi

Convegno serale in una prestigiosa università milanese, domande ai relatori. Uno studente stupisce il pubblico ponendo il suo quesito – rivolto a un parterre misto – direttamente in inglese. Fa una bellissima figura, tanto che al termine dell’articolato discorso – rectius: speech – non trattiene un compiaciuto sorriso. Prima di rispondere, il moderatore chiede al giovanotto di tradurre a beneficio dei non anglofoni: lui esegue con frasi brevi, pensate in inglese. Verso il finale scivola: “Quando il protagonista è stato morto”. La lingua – anche quella straniera – batte dove il dente duole. Ma uno dirà: capita di sbagliare. Of course! Epperò l’orecchio del nostro studente modello non sente proprio la stonatura. Allo strafalcione non segue alcuna correzione e al tavolo dei relatori solo un canuto prof tradisce l’orrore con un impercettibile spasmo muscolare. Ma nessuno fiata: le correzioni, si sa, mortificano l’alunno.

Questa storia racconta benissimo l’Italia se – co m e spiega Repubblica – è vero che i licei classici sono a un passo dalla chiusura per un’inarrestabile emorragia di iscrizioni al Ginnasio. Perfino a Firenze è in crisi nera il liceo intitolato a quel tizio diventato famoso per aver scritto un’incomprensibile commedia in versi e per aver amato tutta la vita una tale Beatrice che manco gliel’ha mai data.

Molti giubilano: per anni, pregevoli ministri di destra e di sinistra ci hanno spiegato che sono fondamentali le tre “i” (inglese, impresa e imbecillità) e non certo le lingue morte. Che anzi potenzialmente sono perniciose per i teneri virgulti: si sa mai che traducendo una versione di Tucidide o Lisia, s’imbattano in inopportuni elogi della democrazia. Oggidì serve parlare l’inglese (ma spesso è solo globish), più che conoscere l’alfabeto di Omero o i Pensieri di Marco Aurelio (sì, il vecchietto del Gladiatore di Ridley Scott). Dopotutto i turboragazzi moderni – always connected, nativi digitali e probabilmente pure satellitari – sono tutti più o meno bilingui. Tra gli alfieri della nuova cultura globalizzata nessuno si pone il problema di cosa si dicono i ragazzi, oltre a rallegrarsi perché sanno farlo in una lingua diversa. Sapere non è più importante. Non esiste alcuna sanzione sociale verso l’ignoranza, perché abbiamo una classe digerente impresentabile anche da questo punto di vista (memo: il tunnel Ginevra-Gran Sasso scoperto dal ministro Gelmini). La cultura non dà da mangiare e dunque non serve. Tuttavia non bisogna sottovalutare le necessità dei giovani perché anche oggi – a.D. 2013 – continuano a fare le stesse cose di sempre, tipo innamorarsi. Solo che lo fanno così: “Con te accanto posso rinunciare ha tutto”, annuncia su un muro un writer in love. E sotto, un pignolo buontempone che sembra uscito dalla penna di Guareschi, ha aggiunto: “Anche all’italiano”.

Chi si azzarda a sostenere che sapere è (ancora) potere viene immediatamente tacciato di passatismo oscurantista e conservatore. “Ora il vecchio mi parla d’ altre rive/ d’altri tempi, di sogni… E più m’alletta/ di tutte, la parola non costretta/di quegli che non sa leggere e scrivere. Sereno è quando parla e non disprezza/ il presente pel meglio d’altri tempi/ “O figliuolo, il meglio d’altri tempi /non era che la nostra giovinezza!”. È indubbiamente vero, ma per saperlo bisogna aver letto L’analfabeta del vecchio, crepuscolare e polveroso Guido Gozzano.

Carrozza a caccia di 600 milioni

da ItaliaOggi

Carrozza a caccia di 600 milioni

Decreto legge, cdm rinviato. Round sulle assunzioni

di Alessandra Ricciardi

È lievitato a circa 600 milioni di euro, dai 400 iniziali, il pacchetto scuola messo a punto dal ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza. E nel conto non rientra l’università, le cui misure allo studio dovrebbero finire in un decreto ad hoc, e neanche il piano triennale per le assunzioni degli insegnanti, già annunciato ma i cui oneri non sono stati ancora quantificati.

In attesa di definire i costi, e soprattutto di avere un riscontro sulle coperture da parte del Tesoro, il decreto legge per la scuola salterà un giro, si parla come prossima data papabile del 9 settembre, alla vigilia della riapertura di tutte le scuole. Sempre che il confronto con il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, si chiuda positivamente. Un risultato, questo, sul quale sono scettici gli stessi tecnici del ministero dell’istruzione che hanno scritto buona parte delle misure oggetto di esame. «Vanno stabilite le priorità, che devono essere il più possibile ad ampio impatto», dicono da Viale Trastevere.

In pole la misura della stabilizzazione dei docenti di sostegno su tutti i posti di organico: altre 27 mila assunzioni, costo stimato 100 milioni. Una misura molto attesa nella scuola che servirebbe anche a risolvere il problema del contenzioso con le famiglie dei ragazzi che richiedono maggiore presenza di docenti specializzati. É in discesa invece la quotazione della norma che autorizza i docenti con i requisiti per il pensionamento preFornero al 31 agosto 2012, e non al 31 dicembre 2011, ad andarsene in pensione: troppi i 200 milioni necessari per la copertura. Anche perché ci sono i docenti inidonei per motivi di salute, che la legge vorrebbe siano trasferiti, al di là di competenze e stato di salute, di forza tra gli Ata, ai quali dare una risposta. E poi c’è l’organico di rete, che da solo assorbe un altro centinaio di milioni di euro.

Forte il pressing politico e sindacale per il sì a un nuovo piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato: servirebbe a recuperare i 14 mila posti su cui non si sono fatte immissioni in ruolo questo settembre e a coprire il resto del turn over del triennio: ma i costi? Il via libera anuove assunzioni potrebbe calmare gli animi di una categoria che ha la prospettiva di avere gli stipendi bloccati per 7 anni e che vede un precariato record nel pubblico impiego: sono circa 107 mila i contratti di supplenza sottoscritti nel 2012/2013. E, al tempo stesso, darebbe una risposta di garanzia di continuità didattica a famiglie e studenti.

Trattavie in corso poi per i candidati al concorso a dirigente della Lombardia, a cui il Consiglio di stato ha imposto la ricorrezione degli scritti: il decreto potrebbe prevedere, per la copertura delle scuole prive di dirigente titolare, incarichi assegnati a chi ha superato le sole prove preselettive. Si creerebbe però una situazione di fatto di dirigenza che potrebbe dare luogo, è il timore dei tecnici, alla richiesta di regolarizzazione, a dispetto del responso finale del concorso. La revisione generale delle prove di accesso alla dirigenza a questo punto sembra però inevitabile, dopo la messe di sentenze della giustizia amministrativa che hanno sanzionato, in lungo e in largo, i concorsi regionali.

Spuntano nel pacchetto scuola anche proposte di più ampio interesse come il welfare per gli studenti, con interventi a sostegno del diritto allo studio, dai trasporti all’acquisto dei libri che potrebbe essere sostituito dal comodato d’uso. Per favorire la formazione dei prof, invece, è all’esame un’intesa con il dicastero dei beni culturale per l’accesso gratuito ai musei.

Ritorna in ballo la misura delle scuole aperte anche di pomeriggio per contrastare la dispersione scolastica. Una misura che deve fare i conti con il maggior impegno dei docenti e del personale di vigilanza che già in passato ne ha frenato la realizzazione causa carenza di risorse. Ecco perché si potrebbe optare, se la coperta finanziaria dovesse risultare corta, per una nuova sperimentazione che riguardi i territori a più alta esposizione mafiosa.

Scuola digitale, una sconosciuta

da ItaliaOggi

Scuola digitale, una sconosciuta

Non esiste neppure il piano di dematerializzazione del ministero, atteso da un anno. Toccafondi al senato: anche il 2014 sarà di transizione

 di Mario D’Adamo

Nemmeno l’imminente inizio delle lezioni di quest’anno scolastico vedrà completate le operazioni di dematerializzazione e digitalizzazione, cui ha dato impulso il governo di Mario Monti con la spending review, il decreto legge n. 95 del 2012. Tolte le iscrizioni on line, che in moltissimi casi si sono svolte con l’assistenza delle segreterie scolastiche e hanno così comportato non già uno snellimento delle procedure ma un loro aggravamento, pagella in formato elettronico, registri on line, invio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico sono una realtà di non moltissime scuole.

E non servirebbe nemmeno un intervento formale di proroga dell’entrata in vigore delle norme sulla dematerializzazione, commi da 27 a 32 dell’art. 7, come richiede con un’interrogazione la senatrice del partito democratico Elena Ferrara, poiché, risponde il sottosegretario del ministero dell’istruzione Gabriele Toccafondi, termini perentori per la messa a regime delle relative operazioni in materia di istruzione nel decreto legge n. 95 proprio non ci sono.

A onor del vero non c’è neppure il piano per la dematerializzazione per la cui predisposizione a cura del ministero dell’istruzione un termine invece c’era, anche se non perentorio, ed era il 14 ottobre 2012, sessanta giorni dal 15 agosto 2012, data entrata in vigore della legge di conversione del decreto n. 95. Entro quella data, ormai passata da quasi un anno, il ministero avrebbe dovuto effettuare una ricognizione delle disponibilità esistenti, dei materiali occorrenti, delle iniziative necessarie anche di formazione, darsi e dare dei tempi. Il 3 ottobre del 2012 uscì invece solo una breve circolare per tranquillizzare le scuole, in fibrillazione e incerte sul da farsi, e per dichiarare l’anno scolastico 2012/2013, appena trascorso, «un periodo di transizione durante il quale le scuole dovranno attivarsi per realizzare al meglio il cambiamento». E, per quel che si legge nelle parole del sottosegretario Toccafondi, anche quello che è appena iniziato rappresenta «un periodo di transizione».

La senatrice Ferrara, nonostante si dolga non ci sia un computer in ogni aula e non ci sarà per chissà quanto tempo ancora, si è dichiarata soddisfatta della risposta ricevuta, avendovi colto che almeno «i dirigenti scolastici potranno contare sull’assistenza del Dicastero». Dalla risposta del sottosegretario si apprende anche che il ministero «ha reso disponibili una pluralità di servizi, quali il portale SIDI, il protocollo informatico, la posta elettronica ordinaria e certificata, la firma digitale e l’albo on line» e che è stata stanziata una somma complessiva di 40 milioni di euro per gli interventi sulla dematerializzazione. Anche se forse si tratta di quei soliti 40 milioni (16 dalle regioni e 24 dal miur), che dovevano servire ad altro, continuare il progetto cl@sse 2.0. Il sottosegretario, pur nella consapevolezza che gli investimenti necessari sono rilevanti, ritiene che le somme assegnate costituiscano un primo significativo supporto alle scuole, le quali comunque possono contare sull’intervento degli enti locali, e avverte che in ogni caso sono allo studio, visto l’obbligo di invarianza della spesa, «possibili soluzioni per la messa a punto di strumenti applicativi, organizzativi e gestionali dedicati».

Infine, risulta già avviato attraverso l’Osservatorio tecnologico uno specifico monitoraggio, l’ennesimo, su tutto il territorio nazionale per effettuare le periodiche rilevazioni sulla presenza di dotazioni multimediali per la didattica, di infrastrutture di rete e della connettività internet e sulla disponibilità di servizi on line di comunicazione scuola-famiglia. Fatto sta che nessuno è più convinto, né lo afferma, che i tempi saranno brevi. Del resto, per instaurare un paragone, stando agli esiti della valutazione richiesta all’Ocse dall’allora ministro Francesco Profumo, l’estensione del piano nazionale della scuola digitale con gli attuali ritmi di spesa richiederà non meno di quindici anni.

Aumentare l’orario di insegnamento? I prof dicono no

da ItaliaOggi

Aumentare l’orario di insegnamento? I prof dicono no

Ricerca Swg per gilda: per il 91% dei docenti il lavoro è già a tempo pieno e mal retribuito

Emanuela Micucci

Gli insegnati sono contrari a un eventuale aumento delle ore di servizio. Per il 91% l’insegnamento è già oggi un lavoro a tempo pieno e non adeguatamente retribuito. A fotografare «le problematiche dell’insegnamento e le percezioni di alcune proposte di riforma» è l’indagine condotta dalla Swg per la Gilda Insegnati, presentata ieri a Roma.

Per l’86% degli insegnanti, l’incremento dell’orario di servizio «provocherebbe tra l’altro nuovi tagli sull’organico, con ulteriore precarizzazione della categoria». E il 71% ritiene che la proposta «serve a giustificare aumenti stipendiali solo per pochi», «a fronte del mantenimento di bassi stipendi per la maggior parte dei docenti». Quasi il 70% sostiene che più ore di lavoro «porterebbero a un calo della qualità dell’insegnamento». Un’apertura arriva però dagli insegnati di ruolo con oltre 20 anni di anzianità e over 54enni: 2 docenti su 3 sarebbero pronti a un aumento d’orario se accompagnato da «un congruo aumento di stipendio». Mentre il 6% di docenti che ritiene l’orario di lavoro «inferiore a quello degli altri dipendenti pubblici e quindi va innalzato» è composto per lo più da insegnati della scuola dell’infanzia: una motivazione questa che incassa il disaccordo totale del 65% dei prof. Resistente al Centro e alle superiori. Ampio il consenso, 70%, sulla proposta della Gilda di ammorbidimento delle regole dei pensionamenti dei docenti con la possibilità negli ultimi 5 anni di lavoro di combinare lavoro part-time e metà pensione. Un favore che si impenna tra i 41-54enni (78%), al Nord e al Centro, alle primarie e alle superiori e che è collegabile con il peso considerevole attribuito ai docenti all’innalzamento dell’età di pensionamento, considerato particolarmente gravoso nelle scuole dell’infanzia e primarie. Tanto che il sondaggio lo colloca al quinto posto tra le problematiche molto importanti per i docenti (66 %), subito sopra gli stipendi troppo bassi (60%). La sofferenza maggiore resta la carenza di risorse a disposizione della scuola (78%), seguita dalla scarsa importanza sociale di cui gode la categoria (71%), dal numero eccessivo di alunni per classe (70%) e dal blocco degli scatti di anzianità che segna il 66%. Al 55% la diminuzione del fondo d’istituto (55%). Due aspetti, questi ultimi, del dibattito sul rinnovo del contratto della scuola. C’è, infatti, la proposta di distinguere già a livello nazionale la quota del fondo d’istituto spettante ai docenti da quella spettante ai non docenti, finora fatta scuola per scuola. Il 68% dei docenti la condivide. I più restii i precari (43%). Nessun dubbio se mantenere il fondo o gli scatti di anzianità: il 69% sceglierebbe gli scatti di anzianità, solo il 14% il fondo. «E’ molto significativo che oltre i 2/3 degli insegnati condivide la priorità data dalla Gilda agli scatti rispetto al fondo», commenta Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda. Accolta dal 54% degli insegnati la proposta del ministrod ell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, di legare la progressione di carriera e di retribuzione anche al merito, riducendo la rilevanza dell’anzianità. Insegnati favorevoli alla valutazione delle scuole (51%), sebbene un non esiguo 37% vi si opponga. Spaccature alla primaria (42% sì, 45% no) e alle medie (44% sì , 42% no), contro il 60% di docenti di superiori e scuola dell’infanzia favorevoli. Una possibile spiegazione, secondo Swg, nella bocciatura inflitta dal 78% dei docenti all’utilità dei test Invalsi per la valutazione delle scuole, che invece per il 46% dovrebbe essere affidata a un organo composto da soggetti sia esterni sia interni alla scuola.

Inidonei al palo e gli Ata pagano

da ItaliaOggi

Inidonei al palo e gli Ata pagano

Sono circa 3.350 i posti congelati dal ministero dell’istruzione

Disco rosso anche per l’anno scolastico 2013/2014 per il conferimento di incarichi a tempo indeterminato agli aspiranti assistenti amministrativi e assistenti tecnici inclusi nelle graduatorie provinciali permanenti.

Il ministro dell’economia e delle finanze non ha infatti autorizzato le immissioni in ruolo degli assistenti amministrativi e tecnici sui posti vacanti negli organici di diritto delle istituzioni scolastiche sempre a causa della mancata definizione delle problematiche relative al passaggio del personale docente inidoneo nei ruolo del personale Ata, così come previsto dai commi 13, 14 e 15 dell’art. 14 del decreto legge n. 95/2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.135. Fonti ministeriali parlano di una platea di circa 3350 docenti inidonei.

Pertanto anche per l’anno scolastico 2013/2014, come avvenuto per l’anno scolastico precedente, i posti vacanti e disponibili di assistente amministrativo e assistente tecnico potranno essere coperti solo mediante il ricorso all’istituto della supplenza, nei termini e con le modalità espressamente previsti dall’art. 40 della legge 449/97. A tale fine, si legge nella nota ministeriale n. 8468 del 26 agosto 2013, gli uffici scolastici territoriali dovranno individuare, in base allo scorrimento delle graduatorie permanenti della provincia, gli aspiranti o gli aventi titolo che stipuleranno presso le istituzioni scolastiche il relativo contratto a tempo determinato fino alla nomina dell’avente diritto, ai sensi appunto del citato art. 40. In tal modo, si legge sempre nella nota ministeriale, i contratti così stipulati potranno essere convertiti in supplenze annuali o fino al termine delle attività didattiche, allorché si risolvano le problematiche relative al personale inidoneo.

L’unica soluzione delle problematiche relative al personale inidoneo, che potrebbe consentire al ministro dell’economia e delle finanze di autorizzare la copertura dei posti vacanti e disponibili mediante il conferimento di incarichi a tempo indeterminato, sarebbe quella di modificare, se non addirittura abrogare, le disposizioni contenute nei predetti commi dell’art. 14 del decreto legge n. 95/2012. Modifica o abrogazione, che potrebbero essere disposte o dal Parlamento con specifica legge o dal consiglio dei ministri con un decreto legge, dovrebbero riguardare in particolare le disposizioni contenute nel comma 13 che, come è noto, prevedono in prima battuta il transito del personale docente dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, esclusivamente nei ruoli del personale amministrativo e tecnico.

In ogni caso, una eventuale modifica o una parziale abrogazione delle disposizioni contenute nei commi 13, 14 e 15 del citato decreto legge n. 95/2012 potrebbe eliminare i molti problemi creati al personale Ata (blocco delle nomine in ruolo, incertezze nelle supplenze, difficoltà per il personale di ruolo di potere accettare incarichi a tempo determinato di durata annuale), ma non potrebbe tuttavia risolvere di per sé la precaria situazione personale e professionale nella quale continuano ad operare i docenti inidonei già collocati fuori ruolo ed utilizzati in altri compiti.

Nicola Mondelli  

Assunzioni, certificato addio

da ItaliaOggi

Assunzioni, certificato addio

Va in soffitta l’attestazione di idoneità all’impiego

di Antimo Di Geronimo  

L’obbligo di presentare la certificazione sanitaria di idoneità all’impiego all’atto dell’assunzione è stato abolito dall’art. 42 del decreto legge 21 giugno 2013 n. 69. Lo ha ricordato il ministero dell’istruzione con la prot. n. 1878 del 30 agosto 2013. Il provvedimento reca le istruzioni e le indicazioni operative per le supplenze, ma la cancellazione dell’obbligo vale anche per i docenti neoimmessi in ruolo.

L’amministrazione ha ricordato, inoltre, che la rinuncia alla nomina o l’abbandono del lavoro comporta sanzioni; il part time è previsto ma è soggetto ad alcune condizioni; la precedenza nella scelta della sede è anch’essa soggetta a limitazioni. Ecco qualche dettaglio in più.

La rinuncia

Gli aspiranti che all’atto della presentazione della proposta di lavoro dovessero rinunciarvi o dovessero risultare assenti, perderanno il diritto a ricevere ulteriori proposte derivanti dallo scorrimento della graduatoria a esaurimento della classe di concorso o posto di riferimento.

La supplenza

Qualora, dopo l’accettazione l’interessato non prenda servizio presso la scuola di riferimento, la sanzione prevista dall’ordinamento è la perdita della possibilità di ottenere proposte di lavoro sia dalle graduatorie a esaurimento che da quelle di istituto, limitatamente alla classe di concorso o al posto di riferimento. Per esempio, se un docente viene assunto sulla classe di concorso A043 e non si presenta a scuola ingiustificatamente, perde il diritto alla supplenza già ottenuta e decade anche dal diritto di riceverne altre dai dirigenti scolastici. Sempre però nella classe di concorso A043. Per le altre classi di concorso tutto resta come prima.

L’abbandono fa perdere tutto

Nel caso in cui il supplente prenda servizio e poi, senza giustificato motivo, dovesse ritenere di non andare più a scuola, oltre alla supplenza perderà il diritto a ricevere proposte di lavoro per tutte le classi di concorso o per tutti i posti per i quali risulta incluso sia nelle graduatorie a esaurimento che in quelle di istituto.

Le sanzioni per un anno

E’ bene precisare che le sanzioni derivanti dalla rinuncia, dalla mancata presa di servizio e dall’abbandono del servizio valgono solo per la durata del corrente anno scolastico. Dal prossimo anno, dunque, gli interessati che sono stati sanzionati o lo saranno nel corso dell’anno, rientreranno nel pieno possesso di tutti i loro diritti. Sia per quanto riguarda le graduatorie a esaurimento che per le graduatorie di istituto.

Il part time

L’amministrazione ha ricordato, inoltre, che anche per le assunzioni a tempo determinato vige la facoltà, per l’interessato, di chiedere il part time. A questo proposito, il ministero ha chiarito che nel contratto bisognerà indicare anche l’articolazione dell’orario di lavoro. E in ogni caso l’adozione del tempo parziale dovrà garantire l’unicità del docente nei rispettivi insegnamenti.

Riservisti

Anche quest’anno l’amministrazione ha recepito il criterio di individuazione degli aventi titolo alla riserva dei posti indicato dalla Corte di cassazione. In particolare, il ministero ha ricordato che oltre agli invalidi, ne hanno titolo anche gli orfani per lavoro o le vittime del terrorismo. E sebbene rinviando ad altra normativa, ha chiarito che le assunzioni dei riservisti vanno effettuate senza tenere contro delle fasce, come se si trattasse di un’unica graduatoria.

Le precedenze

Per quanto concerne la precedenza nell’assegnazione della sede prevista dalla legge 104/92 per i portatori di handicap e chi li assiste, il ministero ha spiegato che i criteri da adottare sono diversi a seconda se si tratti di handicap personale o assistenza. Nel primo caso la precedenza assume rilievo su tutte le sedi disponibili. Nel caso degli assistenti, invece, il diritto di precedenza ha valore solo per il comune di residenza del disabile da assistere o, in mancanza, nel comune più vicino.

Ore eccedenti

Quanto agli spezzoni fino a 6 ore, il dicastero di viale Trastevere si è conformato alla prassi in uso, secondo la quale, tali spezzoni devono essere utilizzati dai dirigenti scolastici per garantire il completamento ai docenti in servizio nell’istituzione scolastica. E qualora non ve ne fosse bisogno dovranno essere proposti ai docenti interni a titolo di lavoro supplementare: prima agli insegnanti di ruolo e poi ai supplenti. Se anche in questo modo non sarà possibile individuare un docente interessato ad occuparsene, il dirigente dovrà scorrere la graduatoria di istituto e assegnare lo spezzone a supplenza. L’amministrazione ha chiarito che questa procedura vale solo per gli spezzoni che nascono tali già in organico. Per quelli che dovessero venire fuori da frazionamenti di cattedre dovuti a part time o altre operazioni, invece, bisognerà procedere direttamente con lo scorrimento della graduatoria di istituto così da assegnare la frazione di cattedra disponibile direttamente a supplenza.

Referaggio: condizione necessaria per iniziative di book in progress?

da Tecnica della Scuola

Referaggio: condizione necessaria per iniziative di book in progress?
di Aldo Domenico Ficara
Cominciamo con il dire che il referaggio è un Intervento o esame valutativo svolto da un referee su un progetto o un articolo di ricerca scientifica. Le pubblicazioni scientifiche, nella maggioranza dei casi, appartengono a una delle seguenti tre categorie principali:
1. articoli (o lettere) pubblicate su riviste scientifiche; 2. comunicazioni pubblicate in atti di congressi; 3. libri (monografie scientifiche) o contributi a libri. Nel caso in cui si voglia iniziare un’esperienza di Book in progress, ovvero libri di testo, di elevato spessore scientifico e comunicativo, scritti direttamente da docenti, nasce il problema della controprova sull’effettiva validità dello spessore scientifico e comunicativo del testo.  In questo caso l’unico rimedio è la prassi seguita nella pubblicazione di libri scientifici o di divulgazione scientifica.  In altre parole per i libri, la garanzia di validità scientifica dei contenuti è data dalla pubblicazione presso una casa editrice specializzata e di riconosciuta autorevolezza, in una collana che abbia un comitato scientifico di riferimento.  Quindi la struttura del Book in Progress, pur consentendo di variare, sulla base delle esigenze didattiche, formative e degli apprendimenti degli allievi, i contenuti da trasmettere, deve necessariamente sottostare a logiche di stretto referaggio, inteso come un’attività indispensabile per tener conto delle specificità di contenuto proprie dei settori di riferimento della pubblicazione stessa.  Sono tutte precauzioni didattiche necessarie, onde evitare imprecisioni o errori che annullerebbero i vantaggi economici di queste iniziative

Manuela Ghizzoni: quattro questioni per quattro coperture finanziarie

da Tecnica della Scuola

Manuela Ghizzoni: quattro questioni per quattro coperture finanziarie
di P.A.
Ecco le quattro questioni della scuola, scrive l’on. Manuela Ghizzoni (Pd) nel suo blog, che necessitano di quattro indispensabili coperture finanziarie: “Quota 96, inidonei, organico dei docenti di sostegno e nuove assunzioni su posti ricavati da spezzoni di orario”.
Dopo una nobile premessa nella quale la deputata democratica, che fra l’altro è stata la prima e la più convita sostenitrice della soluzione dei “Quota 96”, mette in conto i rischi di credibilità che il suo partito corre, aggiunge: “L’approvazione affrettata del sistema pensionistico, che tanti problemi e drammi ha causato, è un errore sociale e politico di cui il PD ha pagato e pagherà le conseguenze. Non c’è dubbio, su questo. Ecco perchè condivido quanto ha scritto Damiano nei giorni scorsi (…), di ‘flessibilizzare’ l’uscita dal lavoro”, la cui proposta però non è stata “inserita perché la soluzione di Quota 96 è stata affidata alla mia proposta di legge (che non prevede flessibilizzazione, ma l’attuazione della normativa previgente alla riforma Fornero)”. E poi continua: “A distanza di un anno e mezzo il risultato non è raggiunto. Non sfuggo alle mie responsabilità per un risultato mancato, come non deve farlo il mio partito. Ho ripetuto spesso, nei miei commenti, che dall’inizio del percorso è cresciuta la schiera dei favorevoli alla modifica della normativa Fornero in favore del personale della scuola”, e in molti del Pd, inclusa la ministra, “hanno preso posizioni pubbliche inequivocabili e assunto impegni precisi”. “Ad oggi, tutti gli interlocutori coinvolti nella redazione del decreto continuano a mettere sul tavolo quattro questioni, che necessitano una copertura finanziaria importante: Quota 96, inidonei, organico dei docenti di sostegno e nuove assunzioni su posti ricavati da spezzoni di orario. Tutte questioni di rilievo per la scuola – cioè per gli alunni e per il personale – tutte e quattro inserite nel programma elettorale del PD nel paragrafo “Se tocca a noi. La scuola che vogliamo”. Ma come stanno veramente le cose? Ghizzoni non pare nascondersi dietro al dito: “Ad oggi, il dado non è tratto. I giochi non sono fatti nel definire quale di queste questioni è dentro e quale fuori. Sì, è una tela di Penelope, almeno fino alla presentazione definitiva del decreto”, la cui positiva soluzione diventa più complessa “dopo aver approvato definitivamente la cancellazione della prima rata del l’IMU a tutti (molto meglio sarebbe stato abolirla per l’80% dei proprietari) e aver rinviato la seconda alla legge di stabilità, e quindi dopo aver rastrellato risorse per miliardi da diverse coperture. Molti esponenti dell’esecutivo hanno citato il decreto della scuola come un punto qualificante dell’azione di governo. Bene, vediamo fino a che punto. A questa battaglia non mi sottraggo”. La necessità di coprire il mancato gettito ricavabile all’Imu avrebbe consigliato, sembra di capire dall’onesto scritto di Ghizzoni, di racimolare soldi da altri luoghi e quindi anche dalla scuola, mettendo in forse, oltre alla travagliata faccenda del Q96, anche le altre tre questioni, immerse nel pozzo della incertezza per mancanza proprio di soldi: inidonei, organico dei docenti di sostegno e nuove assunzioni su posti ricavati da spezzoni di orario.
La parte grottesca di tale operazione politica è però dipinta tutta nelle sole pareti del Pd che non ottiene consensi, né da parte dei possessori di case, che devono ringraziare il Pdl, né da parte dei lavoratori della scuola che si vedono defraudati di promesse e impegni solennemente assunti dai politici democratici, seppure forse costretti a fare tali passi falsi sul ricatto della caduta del Governo Letta.

Registri on line: si continua a transigere anche per quest’anno

da Tecnica della Scuola

Registri on line: si continua a transigere anche per quest’anno
di Lucio Ficara
In Italia si fanno le leggi e subito dopo ci si accorge di non essere pronti ad attuarle concretamente. E come agiscono i ministeri in caso di impossibilità di applicazione della norma legislativa?
Senza disconoscere la legge appena approvata, il ministro, con nota ministeriale, dispone una fase di transizione, che potrebbe durare anche anni e anni, in attesa di potere applicare la legge. Ad esempio la riforma del secondo ciclo, voluta tenacemente dal ex ministro dell’ istruzione Mariastella Gelmini, avrebbe dovuto prevedere un riordino, conseguenziale e parallelo, delle classi di concorso, invece niente , nessun riordino delle classi di concorso è stata ancora attuata.  Diverse sono state, in questi anni , le bozze di regolamento di riordino delle classi di concorso, ma nessuna decisione definitiva al riguardo è stata presa. Sul riordino delle classi di concorso si naviga a vista, di rinvio in rinvio, attuando di anno in anno le varie tabelle di transizione. Quindi mentre la riforma scolastica del secondo ciclo sta per entrare a regime, ancora il riordino delle classi di concorso, che avrebbe dovuto seguire di pari passo la riforma, langue nei meandri del ministero di viale Trastevere. Tutto questo comporta che, da un anno a quell’altro, gli organici vengano formati con norme transitorie e come è accaduto per questo anno scolastico le tabelle per l’assegnazione degli insegnamenti alle prime quattro classi delle scuole secondarie di secondo grado, sono state ancora una volta provvisorie.  La stessa solfa accade per i provvedimenti in materia di dematerializzazione ed in particolar modo per l’utilizzo quotidiano dei registri on line. Bisogna ricordare che con il decreto legge n. 95/2012 contenente “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica”, convertito dalla legge n. 135/2012, viene dato un ulteriore impulso al processo di dematerializzazione, tanto da rendere obbligatorio l’utilizzo, da parte dei docenti, dei registri digitali. Questo obbligo sarebbe dovuto entrare in vigore già a partire dall’anno scolastico 2012-2013, ma una nota ministeriale del 3 ottobre 2012 ha dato la possibilità alle scuole di continuare, transitoriamente, ad utilizzare i registri cartacei.  Una nota, firmata dal ex capo dipartimento dott. Giovanni Biondi , in cui si disponeva un periodo di transizione durante il quale le scuole dovranno attivarsi per realizzare al meglio il cambiamento. Per garantire la trasferibilità dei dati, generati dalle applicazioni che gestiscono i vari processi soggetti a dematerializzazione, verso il sistema informativo centrale, il MIUR ha formalizzato un accordo aperto a tutti i fornitori di software che volessero aderirvi, per la gestione delle attività delle segreterie amministrative e didattiche delle scuole.  Oggi con l’inizio del nuovo anno scolastico 2013-2014, non tutte le scuole del territorio nazionale sono in grado di poter offrire integralmente il servizio dei registri on line. Alcune scuole non hanno gli edifici cablati, altre hanno una cablatura parziale, altre ancora non sono in possesso dei software per il servizio dei registri digitali, senza contare che c’è un’assoluta carenza dal punto di vista della formazione dei docenti che non sanno utilizzare questo tipo di tecnologia.  Allora cosa farà il ministro Carrozza? Siamo certi che provvederà, come da consuetudine ministeriale, a pubblicare una nota, in cui si darà la possibilità alle scuole di utilizzare anche per l’anno scolastico 2013-2014 i registri cartacei, con buona pace della spending review e per dirla in italiano del risparmio di spesa.

In classe con le app

da Tecnica della Scuola

In classe con le app
di P.A.
Libri e diari, penne e block-notes nel cestino per recuperare le app. Wired.it seleziona le 10 app più utili ad affrontare le materie maggiormente indigeste per gli alunni o per organizzare al meglio la vita scolastica. Qualcuno potrebbe dire: ai miei tempi…
Penultimate è un’app pensata per prendere appunti e combina l’esperienza naturale di penna e carta con la flessibilità e la sincronizzazione di Evernote. Perfetta per prendere appunti a scuola o mentre si studia. Orario Lezioni serve per consultare l’orario settimanale dall’iPhone, assegnando un colore ad ogni materia in base al piano di studi.
Class Buddy: Student planner organizza trimestri o semestri, corsi e lezioni, eventi come esami e test, incontri col professore, votazioni. Si sincronizza in automatico al Google Calendar, e molte altre funzionalità.
iStudente è invece un perfetto student planner per i possessori di iPhone. Sostituisce il diario ed è inoltre perfetto per sincronizzare i dati su diversi dispositivi, promemoria personalizzabili con notifiche push, media dei voti, formulari, possibilità di prendere appunti, calendario scolastico settimanale, libretto delle giustificazioni. Dragon Dictation velocizza ricerche e scrittura di testi. Consente di dettare facilmente i propri testi ed è cinque volte più veloce della battitura sulla tastiera. Una volta ottenuto il dettato si può procedere con diverse attività: creare un documento per la ricerca di storia, twittare o aggiornare lo status su Facebook. Calcbot è una calcolatrice semplice e disegnata apposta per iPhone, iPod touch e iPad. Si possono persino recuperare i vecchi calcoli ed espressioni presenti nello storico per usarli nel calcolo attuale o per inviarli via email agli amici.
MathBoard è un’applicazione matematica largamente configurabile e adatta a tutti i bambini in età scolastica. Dall’asilo alla scuola elementare, quando l’apprendimento di moltiplicazione e divisione può essere impegnativo.
iMatematica è una delle migliori applicazione su AppStore dedicate alla matematica. Contiene oltre 120 argomenti, più di 1000 formule, 7 risolutori e calcolatrici e l’esclusiva versione iPad. Barefoot World Atlas è un mappamondo interattivo in 3D che invita i bambini a esplorare regioni e paesi del mondo facendoli immergere nelle grandi meraviglie del nostro pianeta.
Studenti.it Latino serve per i dubbi di traduzione su una versione di latino o se non si ricorda una regola grammaticale o per ripassare velocemente un autore.

Pubblicata la nota sulle supplenze per l’a.s. 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Pubblicata la nota sulle supplenze per l’a.s. 2013/2014
di L.L.
La disposizione contiene, tra le varie indicazioni, anche le scadenze per la presentazione delle domande su posti di sostegno e per le supplenze nei licei musicali e coreutici
Oltre alla novità riguardante l’abolizione dei certificati di sana e robusta costituzione, la nota prot. n. 1878 del 30 agosto 2013, recante “Istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze al personale docente, educativo e A.T.A.”, riporta le scadenze per la presentazione delle domande su posti di sostegno e per i licei musicali e coreutici.
La prima scadenza è il 5 settembre 2013, data entro la quale tutti i licei musicali e coreutici devono pubblicar sul proprio sito, sul proprio albo e sull’albo del competente Ufficio territoriale deIl’U.S.R. il bando relativo alla copertura dei posti eventualmente disponibili e quello relativo alla copertura delle supplenze temporanee per l’a.s. 2013/14, da attribuirsi dopo le utilizzazioni dei docenti non in esubero appartenenti alla classe di concorso A077, facendo riferimento agli specifici insegnamenti attivati presso le singole istituzioni scolastiche con l’indicazione analitica dei vari strumenti musicali.
Il bando, concordato con l’Ufficio scolastico del territorio di riferimento, deve essere uguale per tutti gli istituti musicali della provincia e conforme alle disposizioni contenute nella nota prot. n. 4405 del 7 maggio 2013, allegato E, tabella Licei.
Tutti gli interessati inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimentoper le classi di concorso A031, A032 e A077 possono presentare domanda entro il 14 settembre 2013 alle istituzioni scolastiche della provincia nella cui graduatoria ad esaurimento sono inclusi, per essere inseriti nell’elenco relativo al personale fornito di abilitazione.
Entro la stessa data del 14 settembre 2013 possono presentare domanda anche coloro che sono inseriti nelle graduatorie di terza fascia di istituto.
Gli elenchi devono essere pubblicati nei modi ordinari e inviati all’Ufficio territoriale competente entro il 25 settembre 2013. Nel caso di esaurimento degli elenchi. le istituzioni scolastiche procedono all’individuazione del personale da nominare in base ai criteri Indicati da Convenzioni stipulate con i Conservatori.
Un’altra scadenza riguarda i posti di sostegno. Entro il 10 settembre deve presentare domanda il personale che ha titolo ad essere incluso nelle graduatorie di circolo e di istituto che abbia conseguito il titolo di specializzazione per il sostegno tardivamente rispetto ai termini prescritti dai provvedimenti relativi alle graduatorie ad esaurimento e alle graduatorie di circolo e di istituto.
La domanda dovrà essere consegnata o inoltrata con raccomandata A/R al Dirigente scolastico della scuola destinataria dei modelli A1. A2, A2 bis di scelta delle istituzioni scolastiche per l’inclusione nelle graduatorie di circolo e di istituto. Il Dirigente scolastico comunicherà direttamente al sistema informativo il nominativo dell’interessato, in caso di aspirante incluso in seconda o terza fascia, mentre invierà una comunicazione al competente Ufficio territoriale, perché quest’ultimo provveda all’acquisizione al sistema informativo del nominativo di colui che presenta la domanda, se trattasi di aspirante inserito in prima fascia.

Pasticcio ‘bonus’. Tutti scontenti, ma il problema è reale

da tuttoscuola.com

Pasticcio ‘bonus’. Tutti scontenti, ma il problema è reale 

Nei giorni scorsi il ministero dell’Istruzione ha pubblicato le tabelle per il calcolo del bonus maturità nella versione rivista dal ministro Carrozza. Ma le polemiche continuano, e c’è chi prevede una valanga di ricorsi contro un meccanismo che premia con bonus molto diversi ragazzi che hanno conseguito lo stesso voto.

Il bonus si sommerà infatti al risultato dei test per l’accesso alle facoltà a numero programmato nazionale: chi si è diplomato con un voto superiore a 80 centesimi dovrà però aver preso un voto superiore all’80° percentile dei voti  dati dalla commissione dove lo studente ha sostenuto l’esame. Se la commissione è stata generosa e l’80° percentile si colloca, per esempio, a quota 97, chi ha preso 96 non avrà neanche un punto. Ma se l’80% percentile si attesta a 85 o 90 perché la commissione è stata più severa lo stesso punteggio di 96 darà fino a 7 punti di bonus. Di qui le proteste.

Il ministro Carrozza ha istituito un’apposita commissione per modificare il meccanismo.  “Ci stiamo impegnando per arrivare ad una revisione che possa entrare in funzione il prossimo anno accademico”, ha detto, senza però entrare nel merito della questione.

E’ un fatto comunque, messo in luce anche da Tuttoscuola già con il primo ‘Rapporto sulla qualità nella scuola’ (2007) che esistono grandi squilibri settoriali e territoriali nell’assegnazione del voto di maturità. E perciò, sempre che venga confermata la scelta di tenerne conto nel calcolo del punteggio complessivo dei test universitari, ci sembra giusto che venga individuato un correttivo che ponga riparo a questa evidente stortura.

Possibili rimedi per la disparità nei criteri di valutazione dei docenti? Come abbiamo sottolineato in altre occasioni, il problema dovrebbe essere approfondito su basi scientifiche e sarebbe opportuno discutere a fondo coinvolgendo i docenti nel dibattito. Si possono avanzare alcune ipotesi di soluzione:

– la trasformazione della ‘terza prova’ dell’esame di maturità in una prova nazionale

– fissare dei criteri standard, consistenti in griglie e criteri di correzione idonei a limitare la soggettività locale delle valutazioni e a diffondere una cultura docimologica

– un piano nazionale di formazione dei docenti

Si tratta di misure che potrebbero forse rendere gli esiti degli esami più omogenei e più corrispondenti all’effettiva preparazione degli studenti e all’esito delle prove oggettive. Il dibattito è aperto, chi vuole intervenire può scrivere a redazione@tuttoscuola.com , pubblicheremo l’intervento.