Tutti i libri di testo con € 50,00

Tutti i libri di testo con € 50,00

Continua anche quest’anno presso l’IISS Istituto Tecnico-Liceo Scientifico Scienze Applicate “S. Mottura” di Caltanissetta il progetto “Liberi Libri”. Tutti gli 800 alunni della scuola possono fruire di tutti i libri di testo in comodato d’uso con una spesa di € 50,00 annue a prescindere dal reddito. Come è possibile? Nel corso degli ultimi sei anni la scuola ha acquistato gradualmente, iniziando dai testi delle prime classi, tutti i libri in adozione ed ora è in grado di fornire agli alunni di tutte le classi i libri necessari per studiare le varie materie. Da martedì 10 settembre 2013 inizierà la consegna dei libri  che avverrà direttamente a scuola, senza bisogno di fare file in libreria e in questo modo già prima che  abbiano inizio le lezioni gli alunni del “Mottura” di Caltanissetta saranno in possesso dei libri con la spesa di sole € 50,00 e  con l’unico impegno di riconsegnarli in buone condizioni alla fine dell’anno scolastico, cosa che avviene regolarmente e puntualmente. Naturalmente l’onere maggiore è nella fase organizzativa, sono impegnati un docente e due collaboratori che si occupano di tutto, dagli acquisti dei libri al reperimento dei sacchetti per il trasporto, dalla gestione, acquisizione alla consegna dei 10.000 libri a tutti gli alunni.  Il progetto , dice il Dirigente Scolastico Prof. Salvatore Vizzini,offre anche l’opportunità per vivere attivamente una lezione di educazione civica sul rispetto degli strumenti didattici intesi come bene di pubblica utilità e consente alle famiglie un notevole risparmio nella gestione degli studi dei propri figli.

Test di ammissione a Veterinaria: ecco la prova ufficiale commentata

Test di ammissione a Veterinaria: ecco la prova ufficiale commentata da Alpha Test

MILANO. Sul sito di Alpha Test è da pochi minuti disponibile gratuitamente il testo della prova ufficiale di ammissione a Veterinaria commentata dai docenti Alpha Test. Secondo quanto definito a livello ministeriale, la prova si è svolta ieri in tutta Italia ed è composta da 60 quesiti, di cui 5 di cultura generale, 25 di logica, 12 di biologia, 12 di chimica e 6 di matematica/fisica, da risolvere in 100 minuti.

Commenta il coordinatore della didattica di Alpha Test, Stefano Bertocchi: «Il test di ammissione a Veterinaria di quest’anno non ha riservato particolari sorprese ed era in linea con le attese. Abbiamo deciso di! pubblicare la prova con i commenti dei nostri docenti per via delle molte richieste dei ragazzi. Oltre a coloro che hanno fatto l’esame ieri, sono infatti numerosi gli studenti che si stanno preparando al test di ammissione a Medicina e Odontoiatria di lunedì prossimo (9 settembre) interessati a conoscerne i contenuti».

Alleghiamo il testo della prova con tutti i quesiti risolti e commentati dai docenti Alpha Test. Tale materiale può essere pubblicato dalla vostra testata insieme alla citazione della fonte come riportata sul frontespizio.

Alpha Test è da oltre 25 anni leader nel campo della preparazione degli studenti ai test di ammissione all’università: 2.000 i corsi svolti in 25 città, 40.000 le ore di lezione effettuate, 150 docenti coinvolti, e 80.000 studenti formati e oltre 3 milioni di libri venduti.

“Sezioni primavera”, rinnovato l’Accordo-quadro ma le risorse sono sempre poche

“Sezioni primavera”, rinnovato l’Accordo-quadro ma le risorse sono sempre poche

A seguito dell’Accordo quadro per la realizzazione di un’offerta di servizi educativi a favore di bambini dai due ai tre anni sancito in sede di Conferenza Unificata lo scorso 1° agosto, il Dipartimento per l’Istruzione del MIUR ha incontrato le Organizzazioni Sindacali confederali e di categoria per illustrare il contenuto del nuovo accordo, di validità biennale, che sostanzialmente ripropone quanto già contenuto nei precedenti accordi, in particolare quello del 14.6.2007.

L’offerta di  servizio educativo per bambini di età compresa tra i 24 e i 36 mesi è da intendersi come servizio socio-educativo integrato e aggregato alle attuali strutture delle scuole dell’infanzia ed eventualmente dei nidi d’infanzia.

Al fine di assicurare qualità e funzionalità, i progetti educativi dovranno

  • assicurare locali e spazi idonei sotto il profilo funzionale e della sicurezza, allestiti con arredi e materiali in grado di qualificare l’ambiente educativo
  • assicurare, altresì, un orario di funzionamento che preveda un modulo orario compreso tra le cinque e le otto ore giornaliere
  • prevedere un rapporto numerico educatori-bambini che, nel rispetto delle leggi regionali, non sia superiore a 1:10
  • prevedere, infine, una dimensione contenuta del gruppo omogeneo di età che può variare tra i 10 e i 20 bambini in base al modello educativo ed organizzativo adottato.

Per il funzionamento delle “sezioni primavera” gli Uffici Scolastici Regionali (USR) e le Regioni – sentite le ANCI regionali – dovranno stipulare apposite intese nelle quali definire il soggetto istituzionale (Regione o USR) che provvederà alla gestione unitaria amministrativa, finanziaria e di controllo/verifica.

Lo Stato, le Regioni e i Comuni concorrono al funzionamento del servizio  sulla base delle rispettive risorse finanziarie: il MIUR, il Dipartimento delle politiche per la famiglia e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali mettono annualmente a disposizione del servizio specifiche risorse che si aggiungono ai contributi quantificati in sede di definizione dell’intesa regionale.
In caso di mancata sottoscrizione della suddetta intesa regionale, la programmazione e la gestione del servizio è rimessa alla competenza degli USR.

I Comuni, per parte loro, concorrono al funzionamento delle “sezioni primavera” con proprio apporto di risorse strumentali e umane. In sede di intesa regionale sono definiti i criteri di massima della contribuzione richiesta alle famiglie.

I gestori dei servizi procedono, di norma, alla conferma del personale educativo/docente impiegato in precedenza nei progetti educativi; in assenza di un profilo professionale unico di settore, il personale è assunto con riferimento, per quanto applicabile, al CCNL del settore in cui è inserita la “sezione primavera”.

Sono confermati: a) in sede nazionale, il “Gruppo paritetico nazionale”, quale cabina di regia del progetto; b) in sede regionale, il “Tavolo tecnico di valutazione”. In sede locale, il Comune è riconosciuto come soggetto “regolatore” della nuova offerta educativa.

I dirigenti MIUR hanno comunicato per il biennio 2014-2015 la previsione di finanziamenti sul bilancio del MIUR pari a circa 12 milioni di euro.

Cisl e Cisl Scuola – nell’accogliere positivamente la stipula del nuovo accordo – hanno ribadito la necessità:

  • di verificare la possibilità di integrare le risorse del MIUR a copertura del periodo settembre-dicembre 2013 in attesa della effettiva destinazione della quota per il 2014
  • che il nuovo accordo sia inoltrato agli USR con l’indicazione della tempistica per le varie operazioni, sia per quanto riguarda le contrattazioni regionali, sia per la conferma e l’eventuale istituzione di nuove sezioni, evidenziando e superando le criticità emerse nel monitoraggio effettuato dal MIUR nel 2010 (in particolare l’iscrizione alle sezioni di bambini con età inferiore ai 24 mesi);
  • che il “Tavolo tecnico di valutazione” effettui un attento monitoraggio durante e alla fine dell’anno scolastico, per assicurare che criteri e condizioni indicati nell’Accordo-quadro siano, di fatto, applicati.

Cisl e Cisl Scuola, inoltre, hanno sollecitato un attento monitoraggio anche a livello nazionale in grado di individuare disfunzioni, criticità ed eventuali mancanze del progetto educativo-formativo, consentendo in tal modo quelle modifiche e quegli accorgimenti atti a superare la fase sperimentale per l’avvio alla stabilizzazione del servizio, fortemente richiesto dalle famiglie e, altresì, necessario per favorire gli apprendimenti nella primissima infanzia, come raccomandato dalla Comunità Europea che ravvisa negli investimenti per la prima infanzia uno degli obiettivi europei per il 2020.

Programma Annuale 2013

Programma Annuale 2013 – Bozza di nota – Incontro al Miur

Informativa sulla bozza di nota per l’integrazione Programma Annuale 2013 periodo settembre-dicembre 2013

Nella mattinata di oggi, 3 settembre 2013, si è tenuta al MIUR una riunione con il seguente o.d.g.: “Informativa sulla bozza di nota per l’integrazione Programma Annuale 2013 – periodo settembre-dicembre 2013”.

L’Amministrazione, rappresentata dal Direttore Generale dott. Marco Ugo Filisetti e dalla dott.ssa Elisabetta Davoli, ha illustrato alle organizzazioni sindacali presenti i contenuti di una bozza di nota integrativa del Programma Annuale 2013, già definito con la precedente nota n. 8110 del 17/12/2012. Tale nota prevedeva, nella parte relativa a “eventuali integrazioni e modifiche alla risorsa finanziaria per il P.A. 2013”, la possibilità di effettuare integrazioni, tra l’altro, per:

·         in generale il periodo settembre-dicembre 2013;

·         la remunerazione dei servizi esternalizzati, non assicurabili mediante il solo personale interno, a causa del parziale accantonamento dell’organico di diritto dei collaboratori scolastici, per il periodo settembre-dicembre 2013;

·         le scuole dove prestano servizio soggetti con contratti co.co.co., ai fini della remunerazione della loro prestazione relativa al periodo settembre-dicembre 2013;

·         eventuali ulteriori somme e risorse finanziarie per le supplenze brevi e saltuarie.

 

La delegazione SNALS-Confsal, in merito ai contenuti della bozza di nota, ha:

ü       chiesto di inserire nella stessa uno specifico paragrafo relativo al finanziamento delle scuole oggetto di dimensionamento, al fine di evitare i disguidi verificatisi lo scorso anno in tali scuole, con conseguenti ritardi e lesioni di diritti a danno del personale che vi opera, che talvolta si è visto retribuire attività effettivamente svolte con notevole ritardo;

ü       chiesto che la contrattazione sull’assegnazione dei fondi per il MOF a.s. 2013/2014 si svolga soltanto quando sarà chiaro il quadro della certificazione dei risparmi del Comparto Scuola, derivanti dall’applicazione dell’art. 64 della legge 133/2008;

ü       ribadito che l’utilizzo del 30% di tali risparmi per il pagamento degli scatti 2012 al personale della scuola, rappresenta una priorità assoluta per lo SNALS-Confsal e chiesto, altresì, di reperire eventuali risorse aggiuntive necessarie per il riconoscimento degli scatti, all’interno di risorse presenti nel bilancio MIUR.

Anche le organizzazioni sindacali CISL Scuola, UIL Scuola e GILDA Unams hanno condiviso di rinviare, per ora, l’intesa sul MOF per l’a.s. 2013/2014, accelerando, nel contempo, la certificazione dei risparmi.

Il Ministro Carrozza ha incontrato i dirigenti degli uffici scolastici regionali

MIUR: il Ministro Carrozza ha incontrato i dirigenti degli uffici scolastici regionali

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha incontrato stamattina presso la sede del Miur i dirigenti degli Uffici scolastici regionali per discutere insieme a loro dell’avvio del nuovo anno scolastico.

Dopo aver visitato gli Uffici scolastici regionali di Lazio e Toscana nei giorni scorsi, il Ministro ha voluto fare il punto alla vigilia dell’apertura delle scuole su questioni come le immissioni in ruolo e le nomine dei docenti.

“È stato un incontro utile per capire i problemi concreti che ogni giorno affrontano i nostri uffici regionali e per effettuare un monitoraggio delle procedure di avvio dell’anno scolastico – ha dichiarato il Ministro Carrozza –

È stato anche deciso che la prossima riunione di aggiornamento sarà trasmessa in streaming sul sito del Miur per iniziare una operazione di trasparenza e comunicazione istituzionale”.

Adesione alla manifestazione nazionale del 4 settembre

Nella giornata del 4 settembre, in tutte le città italiane, i precari della scuola manifestano con presidi di sensibilizzazione,
davanti le sedi degli uffici scolastici provinciali e delle Prefetture.
La scelta di manifestare il proprio disappunto è legata alle drammatiche condizioni lavorative e di vita dei precari e della scuola tutta.

Malgrado gli altisonanti e roboanti proclami del Ministro Profumo,che indice un concorso per una manciata di immissioni in ruolo e della attuale ministro Carrozza, che sbandiera un numero irrisorio di immissioni in ruolo (autentiche briciole)

a fronte della richiesta reale delle scuole , nulla è cambiato nella scuola italiana.

Nessuno ha avuto il coraggio, ovvero la volontà politica di annullare quello che era previsto dalla riforma Gelmini-Tremonti.
I tagli alla scuola, in maniera trasversale, sono accettati da “destra” a “sinistra” con eguale entusiasmo.

La situazione nelle scuole italiane non è dunque cambiata con la fine del governo Berlusconi. Il governo Monti e l’attuale governo Letta non vogliono,
ancora una volta, dire basta ai tagli, non vogliono investire sulla ricerca, sul futuro, non intendono garantire il diritto allo
studio (dalle materne all’università). Questa politica decisamente anti-egalitaria penalizza, soprattutto i disabili, i migranti, chi vive in territori disagiati

LA situazione di continua emergenza (evidentemente voluta da chi ci governa) spinge ancora una volta i precari della scuola a scendere
in piazza per chiedere:
1. il ritiro immediato dei tagli, risalente alla Gelmini;

2. immissione in ruolo su tutti i posti liberi e vacanti.

Ministro Carrozza non ci può illudere con le sue briciole, i conteggi statistici e le altre amenità che giustificano l’esiguo numero di immissioni in ruolo non può convincere nessuno, soprattutto chi vive la scuola.
Ancora una volta troveremo all’inizio dell’anno, cattedre vuote e ore e ore di lezione negate agli studenti.

Scuola materna: la lotteria dell’iscrizione

da Il Fatto Quotidiano

Scuola materna: la lotteria dell’iscrizione

di Manuela Campitelli

Maternità a confronto. Lei ha 40 anni, un lavoro a tempo pieno e un contratto a tempo indeterminato. Una posizione solida in una grande società, scatti di carriera, premi di produzione, buoni pasto, tredicesima e cesto a natale. Praticamente un animale in estinzione. L’altra è semplicemente disoccupata, o meglio, in cerca di occupazione.

La prima ha una figlia di tre anni. Nido pubblico e pubblica anche la scuola materna. Al momento di consegnare la domanda di iscrizione non ha presentato l’Isee (l’indicatore di reddito familiare) perché il suo reddito familiare è tra i più elevati e quindi è rientrata automaticamente nella fascia più alta. La scuola materna le viene a costare 280 euro al mese.

La seconda anche ha una figlia di tre anni, e vive nello stesso quartiere della prima. Nido privato e privata anche la scuola materna. Ha presentato la domanda a una scuola pubblica ogni singolo anno, corredata dal modello Isee, perché il loro reddito familiare è tra i più bassi. Ma con un solo genitore lavoratore è rimasta fuori dalle graduatorie. Per l’asilo pagava la bellezza di 450 euro al mese, per la materna (privata) oggi ne spende 350 mensili. Materiale didattico, carta igienica, merende e attività extra escluse.

A pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, è evidente che qualcosa continua a non funzionare. Il criterio che ruota intorno alle graduatorie, per il quale una famiglia con entrambi i genitori occupati ha un punteggio maggiore per l’accesso alla scuola pubblica di una famiglia con un genitore disoccupato, fa acqua da tutte le parti. In un paese dove, secondo gli ultimi dati Istat, il tasso di disoccupazione ha segnato un record storico dal 1977 (3 milioni 140mila disoccupati a maggio 2013, il 18,1% in più dello scorso anno, pari a 40mila persone senza lavoro ogni mese) è evidente che un punteggio calcolato sulla base delle ore lavorative, più che sul reddito familiare, è anacronistico. La carenza di posti nelle scuole e la mancanza di lavoro, innescano un meccanismo per il quale i pochi banchi disponibili vengono assegnati in automatico a chi ha un impiego a tempo pieno, lasciando a casa la marea di disoccupati. Richiedere l’Isee per poi tagliare fuori una famiglia perché uno dei due genitori è disoccupato e quindi non accumula punteggio è una contraddizione in termini. L’ha capito la Germania che, con l’inizio del nuovo anno scolastico, ha messo in piedi una delle più importanti riforme sociali tedesche: un posto all’asilo per ogni bambino, con la possibilità per i genitori dei piccoli rimasti fuori dalle graduatorie, di fare causa al Comune che dovrà provvedere a trovare una sistemazione entro tre mesi. Sono queste le riforme a lungo termine che funzionano e non provvedimenti emergenziali a scadenza, come i miseri voucher Fornero che prevedono risorse limitate, per il triennio sperimentale 2013-2015, da destinare solo a poche famiglie.

Le riforme strutturali funzionano perché la mancanza di posti nei nidi e nelle scuole materne è strutturale e non può essere affrontato come l’emergenza del momento. E’ una carenza cronica, che con il passare degli anni invece di risolversi si acutizza: quest’anno a Roma, per le scuole d’infanzia comunali, sono state presentate mille domande in più rispetto al 2012 e a fronte di 21.757 richieste complessive, 11.381 bambini sono finiti in lista d’attesa. Mancano le scuole pubbliche (il problema è semplice quanto mai complicato da risolvere) e quando ci sono devono chiudere perché fatiscenti tanto da prendere addirittura fuoco. E se negli anni precedenti, un sindaco come Alemanno, pensò bene di lanciare una proposta per realizzare un impianto sciistico del valore di 1,6 milioni di euro direttamente sul mare della capitale (per altro in uno dei quartieri romani più popolosi e colpiti dalla mancanza di scuole), vuol dire che il cuore del problema non è tanto la mancanza di fondi quanto la mancanza di testa. Ed è questa mancanza di testa a rendere l’infanzia italiana tra le più povere d’Europa con il 22,6% dei minori a rischio povertà e a far sì che quasi due donne su tre siano disoccupate se ci sono due figli. E questo perché la mancanza di scuole ha dei costi economici per le famiglie e dei costi sociali che, nella maggior parte dei casi, ricadono sulle donne.

Logica vorrebbe che a pagare di più per la mancanza dei servizi non debbano essere certo le famiglie più povere. L’equità sociale, nella storie delle mamme a confronto, ci dice invece che l’accesso ai diritti dovrebbe essere universale e che il cuore del problema non è che una famiglia abbia in questo caso più diritto di un’altra ma la mancanza di volontà istituzionale nel superare il paradosso che danneggia i disoccupati ad accedere alla scuola pubblica.

Senza bocciature la scuola sarebbe migliore?

da Corriere della sera

Senza bocciature la scuola sarebbe migliore?

Bocciare o non bocciare, è un’alternativa che torna nel dibattito sull’educazione.

ROMA — «La bocciatura? È utile soltanto in casi rari», perché «quando si entra in una scuola, si entra per uscirne vincitori con il diploma». Parole del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che solleveranno il morale agli studenti alla vigilia del rientro. Meglio una selezione all’ingresso, con l’orientamento, suggerisce il ministro, e casomai proprio non riuscissero a seguire, «indirizzare gli studenti verso altri percorsi», che «l’estrema soluzione». Questione di motivare i ragazzi ma anche questione di sistema: «L’alto tasso di respinti in Italia è legato alla dispersione scolastica e all’incapacità delle famiglie di seguire al meglio i propri figli — ha detto ieri Carrozza al Mattino —. Insomma è un elemento di disagio del sistema educativo nel suo complesso». Bocciare o non bocciare, è un’alternativa che torna nel dibattito sull’educazione. E in Italia evoca certi fasti scolastici sessantottini e infastidisce i sostenitori del merito. Ma è diventato negli ultimi anni, da quando sono disponibili i rapporti internazionali dell’Ocse (il prossimo alla fine di quest’anno) un tema europeo. Una questione psico-pedagogica certo, ma anche economica. Era stato nel 2008 il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa a fornire i dati del costo per il bilancio dello Stato delle bocciature scolastiche: due miliardi e mezzo all’anno, dieci miliardi in quattro anni, ottomila euro per ogni ragazzo che deve ripetere l’anno, secondo l’Ocse. Da allora di che cosa fare con i «costi» economici e non solo sociali del fallimento scolastico si è molto parlato. In Italia c’è stata la «stretta» sui voti (condotta innanzitutto) imposta dalla riforma Gelmini. In Europa l’ultima proposta in ordine di tempo è tedesca: la coalizione Spd-Verdi in Bassa Sassonia ha in mente l’abolizione delle bocciature nelle scuole del Land. Non sarebbero d’accordo i colleghi bavaresi: lo scorso giugno in una scuola tecnica vicino a Monaco un’intera classe ha conquistato il record negativo della bocciatura collettiva, 27 su 27 ripeteranno l’anno. Il dilemma europeo attraversa tutti i Paesi. In Francia, dove la scuola vive uno dei momenti più turbolenti degli ultimi decenni, dopo lungo dibattito il Parlamento ha approvato in primavera una legge per la riduzione progressiva delle bocciature che diventano «eccezionali». In Finlandia, il migliore sistema scolastico europeo secondo l’Ocse, come in Danimarca, Grecia, Regno Unito, Norvegia, Svezia e Cipro, la promozione è automatica fino ai 16 anni (scuola dell’obbligo) e la bocciatura è prevista solo in casi eccezionali (assenze, gravissime lacune) e concordata con psicologi e genitori. L’aria cambia nel biennio finale dove il sistema diventa ovunque più rigido. «Il tema non è quello della bocciatura ma delle alternative che la scuola e le famiglie riescono a mettere in campo prima di arrivarci — spiega Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli —. La bocciatura sanziona un errore di percorso e dunque bisognerebbe insistere con l’orientamento». A Torino la Fondazione con il Comune ha predisposto un test attitudinale per tutti i ragazzi delle medie pubbliche per aiutare gli insegnanti a dare indicazioni: «Chi segue i risultati ha un tasso di abbandono minimo». Ma poi servirebbero corsi di recupero personalizzati, scuole aperte il pomeriggio… Insomma, «finanziamenti e una riorganizzazione dell’insegnamento». Certo il rischio che la scomparsa anche solo della minaccia della bocciatura porti un certo lassismo è un dubbio anche per i sostenitori del sistema più «inclusivo». I dati sulla dispersione scolastica contenuti nell’ultimo rapporto del Miur (giugno 2013) sono chiari sul rischio di fallimento del sistema: rispetto alla media europea l’Italia ha una dispersione del 18%, quasi uno studente su cinque, un tasso più alto della media europea. Dunque è venuta l’ora di cambiare, come peraltro consiglia l’Ocse («I Paesi con il maggior numero di bocciati sono anche quelli con il sistema meno efficiente»)? A riabilitare la bocciatura è invece uno che ha dovuto «incassare il colpo», parole sue, di dover ripetere la quarta ginnasio e poi, venticinque anni dopo, ha vinto il premio Strega, Niccolò Ammaniti: «La bocciatura serve, se riconosciuta dallo studente e dalla famiglia come tale: come un momento per resettarsi, mettersi in discussione e ricominciare. Se invece è contestata, considerata come un problema da superare senza onta, allora no. Anche se fosse ingiusta, serve perché ti mette alla prova con l’ingiustizia di fondo che c’è anche nella vita».

Gianna Fregonara

I 1.124 presidi mancanti. La scia di concorsi e ricorsi che blocca le assunzioni

da Corriere della sera

I 1.124 presidi mancanti. La scia di concorsi e ricorsi che blocca le assunzioni

Se la Lombardia rappresenta forse una vicenda limite, la sindrome che l’ha colpita è diffusa in tutta la penisola. In tutta Italia le poltrone vuote sono 1.124, il 12,4 per cento del totale

ROMA — Dice il perito che i nomi dei candidati erano leggibili «in condizioni di luce media del giorno a cielo coperto all’interno di un locale non illuminato artificialmente». In alternativa, sarebbe stato sufficiente usare «una lampada da tavolo come piano visore». Anche piuttosto fioca: 28 watt. Per dirla più semplicemente, le buste che accompagnavano i compiti, con dentro i dati anagrafici dei loro autori, erano trasparenti. E poco importa se erano state acquistate, come hanno fatto presente i legali del ministero, con regolare procedura Consip. Il fatto è che ci si vedeva attraverso, e chiunque avrebbe potuto leggere il nome del candidato dentro la busta. Così al giudice del Tar prima, e poi a quello del Consiglio di Stato, non è rimasto altro che annullare il concorso per i presidi della Lombardia, cui avevano fatto ricorso in 120 dei circa 500 partecipanti. E le scuole di quella Regione adesso sono nei guai. Perché fra quel concorso andato in malora due anni fa e gli altri buchi che si sono aperti mancano la bellezza di 392 presidi su 1.118 «istituzioni scolastiche», come si chiamano nel gergo burocratico ministeriale. Banalmente, il 35 per cento di posti vuoti. Il triplo rispetto al resto d’Italia. Perché se la Lombardia rappresenta forse una vicenda limite, la sindrome che l’ha colpita è diffusa in tutta la penisola. In tutta Italia le poltrone vuote sono 1.124, il 12,4 per cento del totale (i presidi dovrebbero essere in tutto 8.047). Carenza da mitigare con le circa 500 assunzioni già decise dal governo, senza però che questo risolva le altre situazioni più spinose. L’Abruzzo, per fare un caso. Il concorso per 68 posti da dirigente scolastico bandito due anni fa è stato annullato dal Tar, e la sentenza è stata sospesa successivamente dal Consiglio di Stato. Nonostante questo, le pressioni di quanti hanno presentato ricorso dopo la bocciatura sono incessanti. Chiedono di avere comunque l’incarico fino alla definizione del giudizio, forti dell’esempio di quello che è accaduto in altre Regioni. E forti, soprattutto, del sostegno della politica abruzzese, che schiera in prima linea l’imprenditrice Paola Pelino da Sulmona, senatrice del Popolo della libertà e produttrice dei famosi confetti Pelino. Qui i posti vacanti sono il 23,2 per cento. Non vanno meglio le cose in Sicilia, dove i concorsi banditi quasi dieci anni fa, nel 2004, sono stati annullati: la conseguenza è che le poltrone vuote sono quasi il 21 per cento né in Toscana, dove il Tribunale amministrativo ha provveduto a cancellare l’esito del concorso del 2011. Ma neppure in Molise. Nel gorgo della giustizia amministrativa, insomma, ci sono finiti quasi tutti. Perché coloro che resistono alla tentazione di rivolgersi in ogni caso al Tar, qualunque sia il motivo della bocciatura, si contano sulle dita di una mano. E siccome le regioni sono venti, altrettanti sono i fronti con cui bisogna avere a che fare: in un delirio di carte bollate, fra annullamenti, sospensive, contro sospensive, appelli e controappelli. Ragioni? Le più varie. Talvolta semplicemente pretestuose: gettare un po’ di sabbia negli ingranaggi, sperando di pescare magari il jolly. In qualche altro caso, come dimostra la vicenda della Lombardia, riguardano invece errori o sciatteria delle amministrazioni. Comunque sia, i contenziosi durano anni, con legioni di avvocati (spesso sempre gli stessi) impegnati in una offensiva che non si esaurisce mai. E nella quale non di rado si inserisce anche la politica. Per non parlare dei costi, immani, per l’amministrazione. Diretti e indiretti, naturalmente. Il risultato finale è sempre lo stesso, ovvero la paralisi. Ce n’è abbastanza, insomma, per dire basta. Ma come? Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, parlamentare del Partito democratico, è convinta che sia arrivato il momento di riportare al centro tutti i concorsi, oggi gestiti a livello regionale. Consapevole che non sarà semplice privare i tanti potentati locali piccoli e grandi delle ghiotte prerogative che la macchina degli esami porta con sé. In futuro dovrebbe occuparsi di gestirli, con la formula del corso-concorso, la Scuola superiore di pubblica amministrazione. E nel frattempo? In attesa che le carte bollate tacciano, i posti vacanti potrebbero essere affidati a reggenti. Cioè presidi ai quali verrebbe chiesto di occuparsi temporaneamente, per un anno, della scuola vicina. Anche se questo, secondo gli esperti del ministero, non risolverebbe del tutto il problema della Lombardia: Regione molto grande e con tanti posti vacanti, spesso assai distanti fra loro. Non resta che sperare nella bacchetta magica.

Sergio Rizzo

Decreto scuola, anche l’Anci “batte cassa”

da Tecnica della Scuola

Decreto scuola, anche l’Anci “batte cassa”
di A.G.
Il presidente, Piero Fassino, ha inviato una lettera al titolare dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, per chiedere un confronto che porti a individuare insieme le questioni da inserire nel provvedimento: servono finanziamenti per i servizi per l’infanzia, libri di testo per la scuola primaria, rimborso della mensa per il personale educativo e risorse per la Tarsu. La risposta arriverà direttamente dal CdM.
Anche l’Anci si aspetta dei provvedimenti positivi nel decreto in via di approvazione nel Consiglio dei ministri. Tanto da chiedere un incontro “urgente” per un confronto “che porti a individuare insieme le questioni da inserire nel provvedimento sulla scuola di prossima emanazione”. La richiesta è pervenuta al titolare del dicastero dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, attraverso una lettera che il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha inviato in queste ultime ore.
Fassino non parla di finanziamenti, ma il tema di fondo è quello. Dopo aver segnalato che l’Anci ha appreso dagli organi di stampa che gli uffici del Ministero stanno lavorando a un decreto legge sulla scuola che nei prossimi giorni sarà presentato al Consiglio dei Ministri, Fassino sottolinea come siano “diverse le priorità inerenti la scuola che necessitano di provvedimenti urgenti e mirati: dai servizi per l’infanzia ai libri di testo per la scuola primaria, dal rimborso della mensa per il personale educativo statale alle risorse per la Tarsu nelle scuole e negli istituti superiori di studi musicali. Senza tralasciare l’importante tema dell’edilizia scolastica che però, al momento – evidenzia il Presidente Anci – non sembra sarà inserito in questo provvedimento”.
“Si tratta di questioni che l’Anci nei mesi scorsi aveva chiesto di poter affrontare in una sessione di Conferenza Unificata dedicata alla scuola, ma che a questo punto – conclude Fassino- diventa quanto mai necessario poter condividere prima dell’uscita del Decreto”.
La risposta al presidente dei Comuni italiani arriverà direttamente tramite il Governo: se, come sembra, il decreto verrà approvato lunedì 9 settembre, non sembrano esserci i tempi tecnici necessari per un esame approfondito delle richieste formulate al ministro Carrozza.

Concorso a cattedra, partono i ricorsi al giudice del lavoro

da Tecnica della Scuola

Concorso a cattedra, partono i ricorsi al giudice del lavoro
di A.G.
Sono almeno 4mila a lamentare l’ingiusta esclusione dalle immissioni in ruolo. Che sarebbero state “spostate” – a causa della mancanza di posti vacanti o ritardi della pubblicazione delle graduatorie – sulle liste di attesa dei vecchi concorsi o tutte sulle GaE. Proteste anche per l’errata assegnazione dei posizionamenti. L’Anief: hanno maturato il diritto all’assunzione, di cui si chiederà la certificazione in tribunale. La Flc-Cgil chiede un mega-piano triennale di assunzioni.
Era inevitabile. Malgrado i recenti appelli lanciati dal ministro Carrozza perché non si scatenasse una “guerra” tra le diverse tipologie di aspiranti alle immissioni in ruolo (precari delle GaE, neo-abilitati con il Tfa, vincitori delle procedure concorsuali che portano direttamente al ruolo, non abilitati, ecc.), la mancata assunzione di una parte dei neo-vincitori del concorso a cattedre sta producendo non pochi malumori. Con tanto di ricorsi al giudice del lavoro. Che, tra l’altro, La Tecnica della Scuola che aveva ipotizzato prima ancora che si scatenesse tutto.
A scatenare le proteste di migliaia di danneggiati sono una sommatoria di fattori. Prima di tutto vi sono le riduzioni dei posti vacanti e disponibili: in alcune realtà nessuno maestro è stato assunto. Vale per tutti l’esempio della primaria del Molise: in 27 avevano passato positivamente le prove del concorso, ma nemmeno uno di loro è entrato in ruolo.
Un secondo fattore è quello da ricondurre ai ritardi della pubblicazione delle graduatorie: nel Lazio non è stato fatto in tempo a produrne nemmeno una; in Sicilia e Toscana solo una parte. In questi casi si “pescato” dalle vecchie graduatorie. Sempre se ancora in vita. In caso contrario, i posti sono stati assegnati tutti attraverso lo scorrimento delle GaE.
C’è poi una terza motivazione che ha portato dei “mal di pancia” nei docenti che speravano nel ruolo: quella delle graduatorie sbagliate. Sembra che non siano rari i casi in cui le commissioni, al fine di stringere i tempi, abbiano operato pensando troppo al risultato. Con la complicità, in qualche caso, anche degli Usr. Come in Calabria, dove i dirigenti ministeriali hanno pensato bene di pubblicare direttamente la lista definitiva dei vincitori del concorso a cattedra. Saltando a piè pari quella provvisoria. Con “coda”, inevitabile, all’insegna di esposti e ricorsi.
Secondo il quotidiano “la Repubblica”, sarebbero solamente 3.123 i neo-assunti. A fronte degli 11.542 posti banditi e che sarebbero dovuti andare a ruolo nel biennio. Considerando che, di questi, a detta del Miur (in occasione della pubblicazione del D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012) ben 7.351 sarebbero dovuti essere stati assunti entro lo scorso 31 agosto, il conteggio dei danneggiati è presto fatto: oltre 4.200. E anche per i restanti le prospettive sono poco rassicuranti. Soprattutto perché il prossimo anno (al massimo nel 2015), la loro posizione di vincitori decadrà. In contemporanea alla pubblicazione delle nuove liste di candidati risultati idonei al prossimo concorso a cattedra.
Era inevitabile, dicevamo, che questo genere di situazione scatenasse delle reazioni. Con alcuni sindacati che danno manforte ai danneggiati. L’Anief sostiene, a tal proposito, che “non è colpa dei vincitori del concorso se i posti messi a concorso dal ministero non sono più disponibili, anzi, i vincitori hanno maturato il diritto a un contratto a tempo indeterminato, di cui si chiederà la certificazione in tribunale, vista la conclusione delle operazioni di nomina a t. i. e i ritardi nella pubblicazione delle altre graduatorie definitive”. La parte che l’Anief contesta (contenuta nell’art. 13 del D.D.G. n. 82) è la seguente: “Il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale competente approva la predetta graduatoria e con proprio decreto individua i vincitori parti al numero dei posti messi a concorso, dandone massima pubblicità”. Il sindacato guidato da Marcello Pacifico, quindi, farà partire “un’azione giudiziaria, individuale”, con il fine dichiarato di ridare anche “serietà a una prova concorsuale e ripristinare un diritto altrimenti leso, visti i continui tagli, le riconversioni professionali, i mancati pensionamenti”. Anche la Flc-Cgil si lamenta. E chiede di “avviare al più presto il confronto sul reclutamento e la formazione iniziale degli insegnanti per dare risposta a tutte le legittime aspettative dei lavoratori precari della scuola”. Per garantire il completamento delle assunzioni dal concorso, ma anche dalle graduatorie da esaurimento, il sindacato guidato da Pantaleo reputa “necessario definire un nuovo piano triennale che parta anche dalla stabilizzazione in organico di diritto dei posti di organico di fatto, in particolare per il sostegno”.

Perde quota “Quota 96”: non ci sono soldi!

da Tecnica della Scuola

Perde quota “Quota 96”: non ci sono soldi!
di Pasquale Almirante
Ormai sembra certo: non ci sono soldi per il personale della scuola di “Quota 96”. Sull’altare dell’Imu è stata immolata una sonora ingiustizia che tale rimane. In preparazione una manifestazione davanti alla sede del Pd di Roma
Oggi, 3 settembre, in occasione della manifestazione dei Cobas, anche una delegazione del comitato “Quota 96” è stata ricevuta dai dirigenti del Miur, Luciano Chiappetta e Luigi Fiorentino, ai quali si è aggiunta, qualche attimo prima dei saluti di commiato, la ministra, Maria Chiara Carrozza. Dal prof Giuseppe Grasso di “Q96”, che partecipava all’incontro, veniamo a sapere che tutto l’affaire dei circa 6000 lavoratori della scuola, impelagati ingiustamente nelle trame della legge Fornero sulle pensioni, non c’è nulla da fare. Qualche spiraglio rimane invece aperto per i colleghi inidonei, relativamente al loro spostamento nei ruoli Ata, e per i precari, relativamente al numero delle assunzioni. Il motivo di tanto accanimento contro i “Q96”, che chiedono il pensionamento a partire dal 31 agosto 2012 e non dal 31 dicembre 2011 dal momento che la scuola prevede una sola finestra di uscita, sarebbe il decreto sull’Imu che avrebbe inghiottito nel sul suo gorgo tutte le risorse. Tuttavia, per gli aderenti a “Quota 96”, questa giustificazione sarebbe “l’ennesima frottola consumata ai nostri danni dai politici e governanti attuali che non hanno nemmeno il coraggio di dirci che stiamo portando avanti una rivendicazione che loro non condividono, mentre non hanno avuto il coraggio di dircelo prima, adducendo sempre, come scusa e come tormentone, che non ci sono le coperture finanziarie. Il fatto è forse un altro e bisogna avere il coraggio di ammetterlo con estrema franchezza: ci hanno preso in giro di nuovo.” “Aspettiamo pure il 9 settembre”, dicono ancora dei componenti del Comitato, “quando il pacchetto scuola sarà licenziato pubblicamente visto che, per il momento, ci «stanno ancora lavorando». Ma non aspettiamoci granché perché il messaggio di oggi è stato chiaro e inequivocabile. il Comitato Civico «Quota 96» può scordarsi le sue rivendicazioni”. A conclusione di questo amaro sfogo, gli stessi compienti del Comitato proponevano una manifestazione di protesta davanti alla sede del Pd di Roma per accusare i suoi esponenti di non avere onorato né gli impegni né la parola data nel corso di tante pubbliche conferenze e riunioni.

La chiamata diretta dei docenti trova diversi sostenitori

da Tecnica della Scuola

La chiamata diretta dei docenti trova diversi sostenitori
di Lucio Ficara
Il tormentone della chiamata diretta dei docenti, proposta in un progetto di legge dalla regione Lombardia, non è tramontato, nonostante la sentenza n. 76 della Corte costituzionale del 24 aprile 2013, che bocciava il tanto discusso art. 8.
La chiamata diretta dei docenti da parte delle singole scuole è un’idea che, trovando le sue radici politiche nel programma del centro destra, non è per nulla accantonata, ma sta trovando un maggiore consenso, anche politicamente più trasversale, tra i tecnici esperti di riforme scolastiche. Ricordiamo che nel 2012 l’ex ministro dell’istruzione Francesco Profumo aveva già espresso il suo personale orientamento favorevole ad una sperimentazione della chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole. Oggi dopo tutte le difficoltà operative del chiacchieratissimo concorsone e la confusione legislativa sul reclutamento dei docenti, cresce il consenso verso una riforma del reclutamento basata sulla chiamata diretta dei docenti. Ad esempio per il prof. Andrea Ichino, le scuole dovrebbero scegliere liberamente gli insegnanti, in modo da mettere la parola fine alla babele dei concorsi , tfa ordinari, percorsi abilitanti speciali, graduatorie ad esaurimento che generano un continuo contenzioso giuridico volto a fare guadagnare gli avvocati . Per il direttore Fondazione Giovanni Agnelli, Andrea Gavosto bisognerebbe abolire il meccanismo di reclutamento legato all’ anzianità di servizio e sarebbe opportuno puntare ad un reclutamento di concorsi interni alle scuole o basato sulla chiamata diretta dei docenti.  Anche Giorgio Israel, non vede di cattivo occhio la chiamata diretta dei docenti, ma certamente vede negativamente le immissioni in ruolo ope legis. Una delle domande che alcuni lettori si potrebbero porre è la seguente: perché si torna a parlare di chiamata diretta se questa è stata ritenuta illegittima dalla Corte costituzionale? Nel caso specifico della sentenza n.76 su citata, l’illegittimità stava nel fatto che la regione Lombardia non poteva disporre l’assunzione in merito a personale inserito nel pubblico impiego statale, ma questa può essere disposta soltanto dallo Stato e non dalla Regione o dal singolo dirigente scolastico o dalle fantomatiche, ma previste dalla legge n.5/2012, reti di scuole.  Quindi nulla osta al parlamento disporre un progetto di legge volto a favorire altre forme di reclutamento che non tengano conto dell’anzianità o del concorso, ma che si basino su un coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, in modo da fare perno sulla loro autonomia amministrativa e organizzativa. Il fronte della chiamata diretta dei docenti mai domo e sempre combattivo, cerca consensi e maggiori convergenze politiche, ma i sindacati restano molto scettici e pensano che le priorità da affrontare siano altre, ed invitano la politica a concentrarsi sulle urgenze senza sprecare energie in mille rivoli.

Concorso a DS in Lombardia: punteggi preselettiva e incarichi annuali

da Tecnica della Scuola

Concorso a DS in Lombardia: punteggi preselettiva e incarichi annuali
di Aldo Domenico Ficara
Nel Decreto scuola potrebbe trovare spazio un intervento per la “gestione ponte” sulla dirigenza scolastica. In questa “gestione ponte” probabilmente sarà coinvolta anche la questione Lombardia, dove il concorso per Dirigenti scolastici è stato bloccato dalla sentenza ( buste trasparenti ) del Consiglio di Stato
Nel Decreto scuola potrebbe trovare spazio un intervento per la “gestione ponte” sulla dirigenza scolastica. In questa “gestione ponte” probabilmente sarà coinvolta anche la questione Lombardia, dove il concorso per Dirigenti scolastici è stato bloccato dalla sentenza ( buste trasparenti ) del Consiglio di Stato.  L’intento potrebbe essere quello di assegnare a una parte di coloro che hanno superato il test preselettivo del 12 ottobre 2011 un incarico di un anno.  Questa idea piace al Partito Democratico ( proposta avanzata dall’On Coscia e Malpezzi ) e alla Lega Nord. Se passasse questa proposta sarebbe interessante conoscere i punteggi relativi alla prova preselettiva svolta in Lombardia.  Da un semplice calcolo statistico relativo alla tabella sotto indicata, considerando il numero dei docenti aspiranti DS che avevano superato la prova preselettiva e il numero delle sedi vacanti di presidenza destinate all’incarico annuale, si può stabilire che il punteggio sufficiente per ottenere l’incarico è la media aritmetica degli estremi dell’intervallo 85-89.  In altre parole con un punteggio pari o superiore a 87 punti si potrebbe aspirare all’incarico di presidenza in terra lombarda. Sono molti i candidati idonei alla prova preselettiva che sono concordi con queste proposte e che aspettano il loro concretizzarsi.  Di seguito si propone una tabella relativa ai punteggi Idonei Lombardia
punteggio                           candidati                     % Idonei con punteggio massimo              100                                          10                        1% Idonei con punteggio                                 da 95 a 99                              171                     18% Idonei con punteggio                                da 90 a 94                              212                      22% Idonei con punteggio                               da 85 a 89                              299                      31% Idonei con punteggio                                da 80 a 84                              276                      28%                                                                             968                                                                  100%

Carrozza ai prof: bocciare un alunno è una soluzione estrema

da Tecnica della Scuola

Carrozza ai prof: bocciare un alunno è una soluzione estrema
di A.G.
Il Ministro sostiene che sarebbe meglio, prima di fermare un ragazzo, indirizzarlo verso altri percorsi. Se in Italia accade il contrario è colpa dell’alta dispersione scolastica e all’incapacità delle famiglie di seguire al meglio i propri figli. Poi torna sul decreto del 9 settembre: sarà uno spartiacque col passato.
Bocciare un alunno è una scelta estrema. E come tale deve usata solo quando non è possibile altra soluzione. A sostenerlo, attraverso un’intervista al Mattino, è il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza: “la bocciatura è utile solo in casi rari. Io non faccio il suo elogio. La scuola deve permettere ai ragazzi di studiare al meglio. Vengo da una mentalità in cui si seleziona all’ingresso ma, quando si entra in una scuola, si entra per uscirne vincitori con il diploma”.
La Carrozza ha ricordato di essere sostenitrice di “un’istruzione che educa al lavoro e alla cittadinanza. Bocciare sia allora un’estrema soluzione”, sottolinea il Ministro. Secondo cui “sarebbe meglio, prima di una bocciatura, indirizzare lo studente verso altri percorsi. Purtroppo in Italia – osserva – l’alto tasso di respinti è legato alla dispersione scolastica e all’incapacità delle famiglie di seguire al meglio i propri figli. Insomma è un elemento di disagio del sistema educativo nel suo complesso”.
Il responsabile del Miur coglie l’occasione per sottolineare l’importanza del decreto sulla scuola in via di approvazione da parte del CdM. “Quello di cui faccio parte – evidenzia il ministro – è il primo governo in cui ritorna un’attenzione per la scuola. Lo ha testimoniato il premier e lo dimostreranno i provvedimenti che prenderemo il 9 settembre con un decreto. Sarà un segnale di grande cambiamento, dopo anni in cui si è parlato solo di come tagliare. Nel governo c’è una coscienza nuova del ruolo dell’istruzione in Italia”.
Ora, però, è arrivato il momento dei fatti. Anche perchè se Quota96, inidonei, precari, finanziamenti alle scuole e tante altre problematiche dovessero essere ancora una volta rimandate, sempre per la cronica mancanza di finanziamenti, sarebbe difficile dimostrare che il ciclo negativo è messo alle spalle.