Attuazione delle indicazioni Nazionali 2012 (CM 22-13)
di Salvatore Nocera
Decisivo il ‘comportamento insegnante’
di Maurizio Tiriticco
Gli argomenti di discussione proposti da Tuttoscuola sono tutti interessanti, in quanto individuano i sei punti deboli del nostro “Sistema Educativo di Istruzione e Formazione” professionale (legge 53/03; art. 2, 1c). Il terzo argomento riguarda gli insegnanti del sottosistema dell’Istruzione che necessita di un personale docente che sia all’altezza di quei cambiamenti epocali che sono sotto gli occhi di tutti, nel campo dell’educazione (del cittadino), della formazione (della persona) e dell’istruzione (le discipline di studio che preparano alle competenze professionali), le tre vie che devono garantire a tutti i nostri giovani quel successo formativo, di cui all’art.1, c2 del dpr 275/99.
E’ corretto affermare che “nessuna riforma può avere successo se non vengono sviluppati nei docenti interesse e motivazione verso la propria professione (che indubbiamente deve essere legata ai risultati)” e che “nessun sistema di valutazione degli insegnanti e della scuola può essere avviato se non vengono rifondate le basi del livello di professionalità dei docenti in servizio”. Di qui la necessità di una loro formazione continua in servizio (altra cosa rispetto all’aggiornamento, che riguarda le conoscenze e le competenze disciplinari), la cui obbligatorietà, a mio avviso, non discende tanto da un disposto contrattuale, quanto da una diffusa consapevolezza di dover disporre di strumenti professionali sempre nuovi per far fronte a soggetti in apprendimento che giorno dopo giorno propongono bisogni la cui lettura risulta spesso difficile. Del resto, non c’è professionista, oggi, che non debba costantemente arricchire le sue competenze professionali, in relazione ai costanti mutamenti che caratterizzano qualsiasi comparto lavorativo.
Di qui, a mio avviso, la necessità di insistere sul concreto “comportamento insegnante” nelle relazioni con gli alunni. E’ inutile parlare di abilità e competenze, quindi di precisi comportamenti pluridisciplinari che i nostri studenti debbono acquisire, se i nostri docenti persistono nel proporre e perseguire contenuti e conoscenze spesso solo disciplinari. E’ inutile proporre una didattica laboratoriale (non c’è documento di riordino di cicli che non ne parli), se la lezione cattedratica e il libro di testo continuano a essere gli strumenti apprenditivi di sempre. E’ inutile parlare di progettazione didattica, quando spesso sia gli alunni che gli insegnanti non sanno quali obiettivi specifici di apprendimento perseguono.
Dagli anni Settanta fino ad oggi ricercatori come i De Landsheere, Mauro Laeng, Graziella Ballanti, Clotilde Potecorvo (di lei ricordo i recenti La scuola come contesto, Discutendo si impara), si sono occupati della cosiddetta “mediazione didattica”, del come e perché l’insegnante debba in primo luogo sollecitare curiosità, stimolare attenzione e ricerca, motivare al “fai da te” e al “fai da te con altri”. Oggi l’insegnante non è più depositario di un sapere che deve trasmettere, perché oggi non esistono più saperi codificati e perché, in effetti, da sempre un sapere si conquista e non si trasmette. Preferiamo parlare di “insegnante collettivo”, dal momento che nello stesso contratto di lavoro si insiste sul fatto che l’insegnante deve svolgere “attività individuali e collegiali” e avere competenze anche “organizzativo- relazionali”.
Una scuola che si è adagiata sui processi cognitivi lineari fa molta fatica oggi a misurarsi con quei processi cognitivi reticolari a cui i nostri figli sono sollecitati fin dalla nascita! Ed è quanto mai difficile nelle scuole insistere e persistere sulla intelligenza analitico/digitale, quella di sempre, quando studiosi come De Bono (Il pensiero laterale, Sei cappelli per pensare) o Gardner (Le intelligenze multiple) dimostrano che esiste un’altra forma di intelligenza, quella sintetico/analogica, che è quella che caratterizza le operazioni cognitive dei nostri ragazzi. In questa direzione vanno anche le sollecitazioni di un Morin nel noto saggio I sette saperi necessari all’educazione del futuro. Mi piace ricordarne solo due: insegnare a cogliere le relazioni che corrono tra le parti e il tutto in un mondo complesso; insegnare a navigare in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze. Quanto giocano i processi intuitivi della “mano sinistra” – per dirla con il Bruner – a fronte dei processi analitici della “mano destra”?
Mi sono limitato ad accennare semplicemente a “strumenti di lavoro” nuovi che un insegnante deve conoscere e padroneggiare. Ciò non significa cancellare la lezione in assoluto, ma arricchirla con mille altre modalità interattive che devono far parte delle competenze professionali dell’insegnante. E un chiaro accenno alla complessità di queste competenze discende anche dagli articoli 26 e 27 dell’ultimo Ccnl.
Per non dire del problema della valutazione! Da un lato l’Invalsi propone prove assolutamente nuove rispetto alla tradizione valutativa della nostra scuola (prescindo da un giudizio di merito sulla natura e l’efficacia di tali prove); dall’altro insegnanti e alunni, in larga misura, non ne comprendono né l’efficacia né il valore. Da un lato un Ministero che con il ritorno ai voti ci riporta al secolo scorso, dall’altro le prove Pisa che sollecitano strategie risolutive “creative” ad alunni troppo abituati a esercizi “applicativi” di regole diligentemente apprese.
Nelle scuole si avvertono mille difficoltà sulla tematica dell’innovazione che sia le Indicazioni nazionali che le Linee guida sottendono e timidamente propongono. Per quanto riguarda il primo ciclo sono state varate delle misure di accompagnamento! Riusciranno ad incidere sui concreti quotidiani comportamenti degli insegnanti? E per il secondo ciclo che cosa si sta predisponendo?
Voglio sperare che l’iniziativa avviata da Tuttoscuola solleciti gli insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare con la scuola – governanti e governati – a entrare nel vivo dei problemi che ho appena accennati. E voglio anche credere che siano gli insegnanti stessi a pretendere di essere formati in progress con cadenze continue per far fronte ai problemi che un’utenza sempre nuova propone con forza.
E a pretendere anche di essere convenientemente retribuiti!
*Esperto di didattica, già ispettore centrale del Miur
da Tuttoscuola
Decreto del fare: Ministro Carrozza firma DM.
17 milioni per borse di mobilità degli studenti meritevoli
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il Decreto Ministeriale che prevede, per l’anno accademico 2013/2014, l’attribuzione di borse per la mobilità, pari a 5.000 euro annui, agli studenti meritevoli che si immatricolano in un corso di laurea triennale o magistrale a ciclo unico in una Regione diversa dalla propria, così come stabilito dal cosiddetto Decreto del Fare. La firma è avvenuta entro il limite previsto dei 15 giorni dall’entrata in vigore della legge 9 agosto 2013, n. 98.
Si tratta di una iniziativa fortemente voluta dal Ministro con l’obiettivo di sostenere, per l’intera durata del corso di studi universitario, gli studenti capaci, meritevoli e privi di mezzi che intendono immatricolarsi nell’anno accademico 2013/14 in Università statali e non statali con esclusione delle Università telematiche, collocate in regioni diverse rispetto a quella di residenza, che possiedono ottimi risultati scolastici (almeno 95/100 alla maturità ottenuta in Italia nell’a.s. 2012/13) e saranno in grado di mantenere un elevato standard di performance degli studi universitari.
Gli studenti con i requisiti di accesso e secondo i criteri previsti dal bando possono presentare la domanda per l’attribuzione della borsa di mobilità entro il 26 settembre p.v. in modalità on line attraverso il portale Universitaly (www.universitaly.it).
Il bando prevede, in applicazione dell’art. 59 del DL 69/2013 (decreto c.d. del “fare”), che la graduatoria venga definita sulla base dei seguenti due criteri;
1) essersi diplomati in Italia nell’anno scolastico 2012/13 con voto di maturità almeno pari a 95/100;
2) condizioni economiche dello studente valutate in relazione all’Indicatore di situazione economica equivalente (ISEEU) dell’anno 2012.
In relazione alle domande presentate sarà formata una graduatoria unica nazionale mediante l’attribuzione di un punteggio massimo pari a 10 punti, per l’assegnazione dei quali si terrà conto dell’ISEEU 2012 (fino ad un massimo 6 punti) e del voto di diploma (fino a un massimo 4 punti per i diplomati con 100 e lode).
Complessivamente le risorse a disposizione del Ministero sono pari a 17 milioni di euro, il che equivale a poter finanziare circa 1.130 borse se i primi in graduatoria saranno immatricolati a lauree triennali e circa la metà se saranno iscritti a lauree a ciclo unico di 5 o 6 anni. Tenuto conto della distribuzione degli immatricolati negli ultimi anni si stima che il numero di borse attribuite sarà di circa 1.000.
La graduatoria sarà pubblicata il prossimo 30 settembre e gli studenti dovranno perfezionare l’immatricolazione presso l’Università prescelta entro il 14 ottobre p.v. indicando la scelta definitiva dell’Università e del corso di studi entro il 17 ottobre p.v. attraverso l’apposita procedura on line e consegnando all’Università la certificazione dell’ISEEU 2012. Termini più ampi sono previsti per gli studenti che in questi giorni sono alle prese con i test per l’accesso ai corso a numero programmato a livello nazionale (Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura).
Successivamente all’esito delle verifiche disposte dalle singole Università e dal Ministero rispetto a quanto dichiarato dagli studenti nella domanda, si procederà con l’erogazione della borsa di mobilità direttamente da parte delle Università che riceveranno il finanziamento dal Ministero. Per mantenere la borsa negli anni successivi, gli studenti dovranno mantenere una residenza al di fuori della Regione sede dell’Università e conseguire, entro la fine di ottobre di ciascun anno, almeno il 90% dei crediti formativi previsti dal piano di studi con una media dei voti almeno pari a 28/30 e non riportando alcun voto al di sotto dei 26/30.
Ciascuno studente che sarà in grado di mantenere un percorso universitario regolare e con risultati di qualità beneficerà complessivamente di una borsa pari a 15.000 (lauree triennali), 25.000 euro (lauree magistrali a ciclo unico 5 anni) e 30.000 euro (lauree magistrali a ciclo unico di 6 anni).
Avvio anno scolastico 2013/14
“LE SCUOLE, LE RISORSE UMANE, IL TERRITORIO”
L’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna presenta i dati regionali
Giovedì 5 settembre 2013 ore 11,30
Tutto è pronto per l’inizio dell’anno scolastico 2013-14. La complessa macchina organizzativa che dovrà garantire il funzionamento della scuola in regione è ai nastri di partenza.
L’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna in prossimità della ripresa delle lezioni presenta i dati regionali in termini di popolazione scolastica e risorse umane.
Saranno 539 le istituzioni scolastiche statali attive sul territorio regionale che raccoglieranno un bacino di utenza-alunni di oltre 500 mila unità, con un aumento dell’1,5 rispetto al passato anno scolastico. Aumentano anche gli alunni handicap che passano dai 13.098 dell’a.s. 2012-13 ai 13.685 per l’a.s. 2013-14. Prendendo poi in esame le iscrizioni alle prime classi degli Istituti scolastici di II grado in Emilia Romagna emerge che, in quasi tutte le città della regione, prevale la scelta dei tecnici e professionali rispetto ai licei. Su base regionale, il 42,6 % degli studenti dell’Emilia Romagna ha optato per i licei, mentre il 57,4% ha optato per i tecnici-professionali (34,9% istituti tecnici e 22,5% Istituti professionali).
Al timone delle oltre 500 scuole distribuite sul territorio regionale saranno collocati 441 dirigenti scolastici (alcuni di questi saranno impegnati, oltre che nel proprio istituto, anche nella reggenza di un’altra scuola). Fra loro ci sono anche i 153 dirigenti scolastici reclutati attraverso la procedura concorsuale completata nel 2012 che ha consentito, per l’Emilia Romagna, la nomina di tutti i posti messi a bando.
Relativamente al personale scolastico è stato completato l’arruolamento di un vero e proprio esercito di nuovi insegnanti attraverso la procedura concorsuale indetta col D.D.G. n. 82/12 grazie alla quale è stato possibile procedere all’assunzione di 375 docenti a partire dall’1 settembre 2013.
Sono stati inoltre immessi in ruolo altri 64 docenti, per effetto del precedente concorso ordinario (1999) – ancora valido per quelle classi di insegnamento non previste dall’ultimo bando.
A questi numeri si aggiungono ulteriori 518 immissioni in ruolo effettuate da graduatorie ad esaurimento. Complessivamente, sono quindi 957 i docenti neo-assunti con decorrenza giuridica ed economica dall’1 settembre 2013.
Notevole lo sforzo organizzativo e di risorse umane degli uffici per garantire il regolare svolgimento del concorso ordinario che in regione ha reso necessaria la nomina di 13 commissioni, integrate con 15 sottocommissioni, impegnate ad esaminare i 6.125 candidati ammessi agli scritti (dopo il superamento del test di accesso). Hanno superato la prova orale 1.675 candidati.
Complessivamente in cattedra si siederanno quest’anno 47.046 docenti, n. 693 in più rispetto all’anno scolastico precedente, compresi i posti di sostegno e quelli autorizzati dal MIUR a supporto delle scuole terremotate. In questa cifra non è compresa l’assegnazione dei posti di sostegno in deroga, per la quale le operazioni si svolgeranno nel mese di settembre per far fronte a situazioni di particolare gravità (172 già assegnati al 2 settembre). Le scuole disporranno inoltre di 13.266 unità di personale ATA (suddiviso per collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici) con cui saranno garantiti il regolare svolgimento delle attività delle segreterie, la funzionalità delle aule e dei laboratori ed il funzionamento dei servizi scolastici, con un particolare occhio di riguardo, in termini di organico, a quelli delle scuole colpite dal sisma. Si registra, rispetto all’anno scolastico precedente, un incremento di 225 unità di personale ATA.
“Questi interventi” – spiega il Vice Direttore Generale Stefano Versari – “sono l’adeguata risposta ai bisogni delle scuole della nostra regione. I dati sugli organici che oggi abbiamo voluto sintetizzare – prosegue Stefano Versari – dimostrano che si sta cercando, con innegabile sforzo, di dare risposte concrete alle necessità rappresentate dal mondo scolastico. Gli incrementi di personale docente e ATA che abbiamo registrato rispetto al precedente anno scolastico, sono estremamente significativi se si tiene conto che si realizzano per la prima volta dopo lungo tempo ed in un contesto di grave recessione economica del Paese. E proprio con riguardo al reclutamento del personale docente” – aggiunge Versari – “esprimo, la mia piena soddisfazione, peraltro condivisa dalle rappresentanze sindacali, per la conclusione delle procedure concorsuali ottenuta in tempi strettissimi che ha consentito ai vincitori di essere immediatamente immessi in ruolo. Rivolgo un particolare augurio – conclude Versari – a tutti questi docenti di nuova nomina affinché la relazione educativa con gli alunni costituisca per loro fonte inesauribile di arricchimento e di crescita personale e professionale”.
Inserimento in coda alle graduatorie d’istituto dei docenti precari che hanno conseguito tardivamente il titolo di sostegno. Domande entro il 10 settembre.
Il sindacato SAB tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, al fine di dare massima informativa fra il personale interessato, fa presente che il MIUR, nel diramare la nota operativa prot. n. 1878 del 30/8/13 d’istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze al personale docente, educativo e ATA per l’a.s. 2013/14, alla voce –posti di sostegno- ha previsto, per coloro che, già inseriti nelle graduatorie a esaurimento e/o in quelle d’istituto di 1^, 2^ e 3^ fascia che hanno conseguito tardivamente il titolo di sostegno, la possibilità di chiedere l’inserimento in coda alle predette graduatorie entro il termine perentorio del 10 settembre.
Nel merito si riportano gli adempimenti degli interessati e delle istituzioni scolastiche abilitate a ricevere le domande:
-il personale interessato dovrà inviare, nei termini di cui sopra, formale richiesta, in carta semplice, nella forma e con le modalità dell’autocertificazione del titolo di sostegno conseguito, al dirigente scolastico al quale era stato inviato, a suo tempo, o il modello B per la scelta delle sedi per chi era inserito nelle graduatorie a esaurimento o i modelli A1, A2 e A2 bis per chi aveva richiesto l’inserimento nelle sole graduatorie d’istituto di 2^ e 3^ fascia;
-i dirigenti scolastici, una volta ricevute le domande, verificheranno se le medesime appartengono a personale inserito solo in graduatorie d’istituto di 2^ e 3^ fascia e, in questo caso, comunicheranno direttamente al sistema informatico i nomi degli interessati, mentre invierà una comunicazione all’ATP di competenza, perché quest’ultimo provveda all’acquisizione al sistema informativo del nome di chi presenta la domanda, qualora trattasi di aspirante inserito in 1^ fascia delle graduatorie d’istituto, perché già inserito in quelle ad esaurimento.
Il SAB invita il personale interessato a verificare che le istituzioni scolastiche adempiono quanto previsto dalla nota MIUR rispettando la tempistica già conosciuta anche al fine di evitare ritardi dell’invio delle domande al sistema informatico con la preclusione di eventuale perdita di contratti annuali o brevi costatato che, in molte province, gli elenchi di sostegno sono esauriti.
F.to Prof. Francesco Sola
Segretario Generale SAB
da Repubblica.it
Scuola, nuova protesta dei precari “Lo Stato prima ci usa e poi ci getta”
La manifestazione sotto il provveditorato agli studi. Cartelli al collo e vestiti con sacchi dell’immondizia hanno occupato via Pianciani creado disagi al traffico. Poi l’annuncio: “Il 9 settembre saremo sotto Montecitorio e l’11 al Miur”
Nuova protesta dei precari della scuola. In cinquanta hanno manifestando sotto l’Usr, l’ex Provveditorato di via Pianciani “per rivendicare i loro diritti”. Muniti di cartelli appesi al collo e alcuni vestiti con sacchi dell’immondizia si sono riuniti in una sorta di assemblea in attesa dell’arrivo di altri manifestanti. Hanno anche realizzato un cassonetto di cartone alto 2 metri con la scritta: “Questo è il mio Stato, prima mi usa e poi mi getta”.
Altri hanno indossato una maglia gialla con un numero che corrisponde agli anni di precariato e il proprio nome: Giorgio 25, Francesca 10, Rosa 7, Maria 14. “Il 9 settembre dobbiamo andare sotto Montecitorio e l’11 settembre saremo sotto al ministero per far capire che la rotazione degli insegnanti crea un serio problema alla didattica – hanno spiegato – Noi dobbiamo portare a casa numeri e il Pd deve prendere una posizione politica quindi andremo anche sotto la sede Pd perché vogliamo parlare con loro. Questo governo risolva davvero la questione precariato oppure il Pd vada a casa”.
I manifestanti si sono spostati lungo la strada creando disagi al traffico veicolare. Sono intervenuti i vigili che hanno deviando il flusso automobilistico da via Pianciani sulle traverse limitrofe. Con lo striscione “Servi dello Stato bistrattati” i precari si sono poi seduti in viale Manzoni, angolo via Pianciani, bloccando il traffico per pochi minuti. “Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”, hanno gridato al megafono. Non hanno dimenticato di denunciare l”‘esiguità del contingente di personale della scuola assunto a tempo indeterminato, solo 11mila assunzioni, a fronte di un vero e proprio esercito di lavoratori precari che contribuiscono in maniera consistente al funzionamento della scuola statale”. I docenti hanno proseguito attraversando la strada più volte “rigorosamente sulle strisce” all’incrocio tra via Conte Verde, Viale Manzoni e via Santa Croce in Gerusalemme. Non rassegnati hanno chiesto ad alta voce di ritirare tutti i “tagli imposti alla scuola, a partire dalla Gelmini” e, su questa base, hanno richiesto l'”assunzione a tempo indeterminato su tutti i posti liberi e vacanti in organico di fatto e di diritto”.
Lo scorso 2 settembre, un’altra protesta: un gruppo di precari della scuola aveva occupato i locali dell’Ufficio scolastico provinciale di Roma. Avevano srotolato uno striscione da una delle finestre dello stabile con la frase: ‘Questo è il nostro Stato’.
La protesta del Coordinamento precari della scuola in via Pianciani è terminata verso le 17.30. “Il prossimo appuntamento – hanno annunciato al megafono – è il 9 settembre sotto Montecitorio”.
“Riprendono nel Lazio, come in tutta Italia, le mobilitazioni promosse dai precari della scuola e dagli studenti, che quest’anno si preannunciano con forme ancora più organizzate. Questo perché, la precarietà dei docenti e il conseguente tentativo si smantellamento della scuola pubblica, hanno ormai toccato il fondo rischiano di mettere in serio pericolo la qualità dell’istruzione – ha detto Loredana Fraleone, segretaria regionale del Prc Lazio – Per questo motivo, come Rifondazione comunista Lazio, aderiamo e sosteniamo la lotta dei precari e degli studenti, e parteciperemo alle diverse iniziative e mobilitazioni in difesa della scuola promosse nella Regione Lazio, compresa la manifestazione dell’11 ottobre prossimo indetta dalle rete degli studenti in tutte le province”.
da Il Fatto Quotidiano
Ministro Carrozza, priorità alle parole o ai fatti?
È certamente apprezzabile il fatto che il governo Letta abbia dichiarato esplicitamente che i tagli futuri non riguarderanno in alcun modo la scuola. Purtroppo, però, queste parole, pur essendo d’effetto, non rispondono esattamente alla realtà.
Qualche giorno fa, durante la festa dei Democratici a Firenze, il ministro Carrozza ha riproposto alla platea la lettura “etica” che il governo farebbe della scuola e della sua funzione: la scuola come priorità, la lotta alla dispersione, l’innovazione. Sono parole che ascoltiamo da mesi, ormai. Lunga è stata – secondo una consuetudine ormai consolidata – la tirata riservata ai precari: ingiusta condizione esistenziale e professionale di decine di migliaia di docenti ed Ata, assunti in autunno e licenziati in estate, nonostante titoli, specializzazioni e competenze; e nonostante – soprattutto – la continuità didattica (ormai: questa sconosciuta!).
La responsabilità è dei tagli della Gelmini, ha sostenuto Carrozza. Evitando però di ricordare che i tagli operati dalla Gelmini sono stati dichiarati illegittimi dal Consiglio di Stato con sentenza del 30 luglio del 2011. Ha tentato di rinfrescarle la memoria l’avv. Mauceri, presente alla festa: è lui che ha patrocinato il ricorso contro le circolari sull’organico degli anni scolastici 2010 e 2011, ottenendo l’accoglimento da parte del Tar e dello stesso Consiglio di Stato.
Alla semplice domanda relativa al motivo per cui i decreti illegittimi della Gelmini non siano stati ritirati, non è seguita alcuna risposta. Questo silenzio imbarazzato e fidente nella tradizionale disattenzione dei più, costituisce una circostanza perlomeno curiosa per un governo che si dice disposto a tutto, pur di risolvere la condizione del precariato. Infatti, con un’unica mossa – il ritiro dei decreti – si azzererebbero i tagli operati negli anni scolastici 2009-10 e 2010-11; si ripristinerebbe un principio di legittimità; si darebbe concretezza immediata a parole che lì per lì suggestionano, ma che alla lunga assumono l’aspetto di una litania priva di sostanza; e che certamente non risolvono i problemi della scuola e degli individui. Diretti interessati che, peraltro, stranamente non si mobilitano per ottenere l’esecuzione di quelle sentenze. Ancora più singolare è l’acquiescenza delle regioni di centro sinistra, che – ripetutamente snobbate dalla Gelmini – né hanno promosso, come sarebbe stato logico e legittimo fare, alcuna impugnativa dell’operato illegittimo della ministra; né – fatto ancor più grave – hanno chiesto l’esecuzione delle sentenze.
A proposito di parole. Sta per iniziare la scuola e, come si diceva, si sono moltiplicati i proclami di stabilizzazione dei precari. Vito Meloni, responsabile scuola di Rifondazione Comunista, ci invita a fare i conti rispetto alle 11.268 immissioni in ruolo, sbandierate dal governo come fatto inedito e rivoluzionario rispetto al passato. “È la quota più bassa degli ultimi anni, perfino inferiore a quanto previsto dal precedente governo che, certo, quanto ad accanimento contro la scuola e i suoi lavoratori non scherzava. Facciamo due conti: il decreto con il quale il ministro Profumo ha indetto, tra mille giustissime contestazioni, il “suo” concorso metteva a bando per questo anno scolastico 7.351 posti, degli 11.542 distribuiti in due anni. Poiché, per legge, le immissioni in ruolo devono essere fatte in misura uguale dal concorso e dalle graduatorie ad esaurimento, il totale delle assunzioni avrebbe dovuto essere di 14.702 posti. All’appello mancano dunque 4.500 cattedre. Un’autentica beffa!”.
Delle due, l’una. O qualcuno al Miur è debole in matematica, non informa e consiglia malissimo un ministro che, fino a 5 mesi fa, faceva il rettore dell’Università Sant’Anna e certamente aveva scarsi o nessun contatto con il mondo della scuola reale; o – sulla scia della migliore tradizione bipartisan degli ultimi lustri – la propaganda degli annunci sta tentando di manipolare coscienze ed edulcorare realtà.
da Tecnica della Scuola
Rossi Doria: servono più risorse, altrimenti penalizziamo gli alunni deboli | ||
di Alessandro Giuliani | ||
Per il sottosegretario all’Istruzione il rischio è di ritrovarci con una scuola dei talenti da una parte e una degli ‘sfigati’ dall’altra: grazie invece a maggiori finanziamenti, gli insegnanti si organizzerebbero in autonomia, rispondendo direttamente ai ragazzi e ottenendo risultati, sia in termini di riduzione delle bocciature sia accompagnando chi è in difficoltà. È difficile, però, che questo Governo possa fornire certe risposte. | ||
Dare più risorse alla scuola, per superare il problema dell’appiattimento formativo. Che penalizza, certamente, i ragazzi più svantaggiati e provenienti da famiglie culturalmente meno dotate. A farne richiesta è uno dei rappresentanti più alti del ministero dell’Istruzione, il sottosegretario Marco Rossi Doria.
“Nella scuola oggi – ha detto intervistato dal programma ‘Tutta la città ne parla’ di Rai Radio3 – c’è un problema di equità, la nostra scuola è troppo standardizzata: una scuola equa non dà la stessa cosa a tutti, ma dà di più a chi parte con meno, come diceva don Milani. Fa scoprire le parti nascoste di ciascuno studente e ne stimola i lati più forti. Se non si procede così, ci ritroveremo con una scuola dei talenti da una parte e una scuola degli ‘sfigati’ dall’altra, ma questo sistema non funziona”.
Rossi Doria, che è stato confermato nello stesso ruolo dopo averlo già ricoperto con l’ex ministro Profumo, è convinto che “equità non significa uguaglianza astratta, ma saper riconoscere i diversi contesti familiari e sociali di provenienza e colmare gli svantaggi con dei programmi integrati e razionali: gli insegnanti italiani hanno gli strumenti per fare tutto questo?”.
La questione, a suo avviso, è anche economica: “bisogna investire più risorse. Negli ultimi anni sono stati sottratti 8,4 miliardi all’istruzione. Laddove ci sono risorse e gli insegnanti si organizzano in autonomia, rispondendo direttamente ai ragazzi, si ottengono grandi risultati sia in termini di riduzione delle bocciature sia nel settore difficile dell’accompagnamento di chi è in difficoltà. Mancano le risorse, non gli strumenti culturali e didattici”.
Al sottosegretario è stato anche chiesto il parere sulla posizione espressa di recente dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a proposito della quale la bocciatura deve essere adottata solo come “scelta estrema“. Secondo Rossi Doria, che è anche maestro di ‘strada’, “bisogna essere onesti coi ragazzi: fargli capire quello che sanno e quello che non sanno, certo non regalargli la promozione perché significherebbe negare la loro dignità, e poi accompagnarli nel superamento delle difficoltà”.
Il messaggio è chiaro. Anche ai colleghi di partito del Partito Democratico. Ma il Governo, di tipo bipartisan e con una crisi forse irreversibile sullo sfondo, sarà in grado di recepirlo? Il triste epilogo della questione dei ‘Quota96’ rappresenta un esempio di come la volontà di voler approvare determinati provvedimenti, anche a favore degli alunni, oltre che dei dipendenti, si scontri con la cronica scarsità di fondi statali. Come dire: in questo momento ha probabilmente più potere la Ragioneria generale dello Stato che il presidente del Consiglio coadiuvato da tutti i suoi ministri.
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da Tecnica della Scuola
“Quota 96”: la soluzione finale | ||
di P.A. | ||
“La soluzione di Quota 96 non sarà contenuta nel prossimo decreto dedicato alla scuola. La decisione è stata definitivamente assunta oggi, nel corso di una riunione a Palazzo Chigi”: così l’on Manuela Ghizzoni sul suo blog | ||
E poi continua: “Un anno e mezzo di battaglia vanificato. Uno schiaffo per chi chiedeva legittimamente il riconoscimento di un diritto. Un impegno mancato da parte del Pd. Dei punti inclusi nel programma elettorale saranno infatti onorati quelli relativi agli insegnanti di sostegno e inidonei. Due punti qualificanti, non si può negare”. “Ma l’esclusione di Quota 96”, scrive ancora Ghizzoni, “rappresenta un vulnus per la credibilità del Pd, che alla soluzione del problema ha dato pieno avallo politico, come testimoniano anche le molte dichiarazioni espresse da influenti esponenti del partito. La notizia è fresca. Quindi, per quanto mi riguarda, è poco il tempo di elaborazione su quanto accaduto e sul da farsi (peraltro non sono in sede). Non avere posto con fermezza e forza, come Pd all’interno dell’Esecutivo: a) un vincolante impegno a favore delle politiche per la conoscenza, e quindi per la scuola; b) il riconoscimento dell’equità quale principio ispiratore e c) aver ritardato il confronto sulla revisione della riforma Fornero sono errori fatali. E non mi riferisco ai consensi per il Pd (effetto secondario), ma alle gravi conseguenze che ne derivano per i cittadini”. Si chiude quindi il capitolo “Quota 96” con una domanda che ci insegue sempre: come potrà questo personale lavorare con la dovuta e indispensabile serenità nel corso degli anni scolastici, sia prossimo che successivi? Nessuno ha pensato che il loro rendimento scolastico necessariamente sarà scadente e ricolmo di amarezze e delusioni? Quale entusiasmo potranno avere entrando in classe? Quale voglia di esplorare vie nuove nella didattica? E non si sentiranno vittima di una persecuzione volontaria da parte dello Stato che non ha riconosciuto le legittime aspettative e la giusta riparazione di una indecorosa falla? Sembra dunque che sia prevalsa una stramba “Ragion di stato” che ha tutto i contorni di una sentenza di medievale origine. |
da Tecnica della Scuola
Precisazioni sulle supplenze a.s. 2013/2014 | ||
di L.L. | ||
Il Miur risponde ad alcuni quesiti sulle supplenze nella scuola primaria e del personale Ata | ||
Con riferimento alla nota prot. n. 1878 del 30 agosto scorso, con la quale sono state fornite istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze per l’a.s. 2013/14, il Miur risponde, con la nota prot. n. 8680 del 4 settembre 2013, ad alcuni quesiti ricevuti.
Per quanto riguarda, in particolare, la scuola primaria, alle 11 ore di insegnamento deve essere aggiunta 1 ora di programmazione anche quando le stesse derivino dalla somma di 2 spezzoni.
Sul conferimento delle supplenze al personale Ata, il Miur chiarisce infine che con riferimento ai profili di Assistente Amministrativo e di Assistente Tecnico, in caso di esaurimento delle graduatorie permanenti dei concorsi provinciali per titoli di cui all’art. 554 del D.L.vo n. 297/1994 e degli elenchi e delle graduatorie provinciali ad esaurimento predisposti ai sensi del D.M. 19 aprile 2001 n. 75 e del D.M. 24 marzo 2004 n. 35, le eventuali residue disponibilità sono assegnate dai competenti dirigenti scolastici, mediante lo scorrimento delle graduatorie di circolo e di istituto, con la stipula di contratti a tempo determinato fino alla nomina dell’avente diritto, ai sensi dell’art. 40 della legge 449/1997. I contratti così stipulati, potranno essere convertiti in supplenze fino al termine delle attività didattiche secondo quanto già precisato con le precedenti note 8468 del 26 agosto 2013 e 8516 del 28 agosto 2013.
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da Tecnica della Scuola
E’ quasi ufficiale: il fondo di istituto sparirà | ||
di Reginaldo Palermo | ||
I sindacati, Cgil esclusa, chiedono di conoscere l’entità delle risorse derivanti dai risparmi di sistema, in modo da poter decidere qualcosa in merito agli scatti stipendiali. Se il fondo di istituto verrà di nuovo usato per gli aumenti, alle scuole rimarrà ben poco da contrattare. | ||
Ormai è chiaro come andrà a finire anche quest’anno la contrattazione di istituto. Nella giornata del 3 settembre il Ministero ha comunicato ai sindacati che ci sarà un modesto incremento delle risorse destinate al funzionamento delle scuole (ma solo per alcune voci particolari che non riguardano tutti). Ci saranno anche un po’ di soldi in più per le supplenze, ma questo è semplicemente un “atto dovuto” in quanto come avviene da alcuni anni anche per il 2013 la previsione iniziale su questa voce era stata sottostimata. Ma più interessanti di tutte sono le notizie su quanto si è detto in fatto di fondo di istituto. Sono stati gli stessi sindacati a chiedere al Miur di aspettare a dare delle cifre. “Prima – hanno detto i sindacati, Flc-Cgil esclusa – vogliamo sapere a quanto ammontano i risparmi di sistema derivanti dalla applicazione della legge 133/08 e poi ne parleremo”. Evidentemente i sindacati hanno in mente di chiedere anche questa volta che i risparmi di sistema vengano utilizzati per pagare gli scatti stipendiali e siccome già si sa che non basteranno l’idea è appunto quella di tagliare ancora le risorse destinate al fondo di istituto.Oltretutto c’è da dire che la legge 133 prevedeva per il 2012 un risparmio di 3miliardi e 188 milioni, superiore di 650milioni esatti a quello calcolato per il 2011. Ora, se già lo scorso anno i risparmi sono stati risibili, è del tutto evidente che per il 2012 sarà anche peggio. Ciò significa che gli eventuali scatti stipendiali dovranno gravare pressoché interamente sul fondo di istituto che, in pratica, si ridurrà a poca cosa. E, poiché alcune voci non potranno essere eliminate del tutto (per esempio i compensi per i collaboratori del ds o quelli per le ore eccedenti o per il lavoro festivo e notturno) è del tutto chiaro che il taglio dovrà essere fatto sul resto. E’ quindi necessario che le scuole facciano molta attenzione a programmare le proprie attività e forse non sarebbe male se anche docenti e Ata prestassero maggiore attenzione agli incarichi assunti. A marzo ci si potrebbe trovare di fronte ad un fondo di istituto pressoché azzerato, con tutte le conseguenze del caso. |
da Tecnica della Scuola
Qual è la retribuzione delle ore eccedenti per sostituzione dei colleghi assenti? | ||
di Lucio Ficara | ||
Retribuzione esigua per le ore eccedenti? Domanda legittima di alcuni docenti quando, leggendo il cedolino unico di agosto 2013, in cui sono state pagate, alla voce fondo d’istituto , le su citate competenze di ore eccedenti , si sono trovati meno soldi di quanto presupponevano | ||
Qual è la reale retribuzione oraria delle ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti? Per dare una risposta a questa domanda consideriamo ad esempio il caso di un docente di ruolo. In questo particolare caso , prendendo nello specifico un docente della scuola secondaria con orario settimanale di 18 ore, ogni ora prestata in eccedenza all’orario di cattedra, per un massimo di 6 ore eccedenti settimanali , ai sensi del comma 10 dell’art 3 dei DPR 399/88 e del comma 1 dell’art 6 dei DPR. 209/87, viene retribuita la settantottesima parte della retribuzione mensile relativa alla posizione stipendiale iniziale, compresa la quota di I.I.S., aumentato del 20%. Quanto detto corrisponde effettivamente alla sessantacinquesima parte della retribuzione mensile relativa alla posizione stipendiale iniziale integrata da 1/65 dell’I.I.S. in vigore al momento della prestazione. Ovviamente il calcolo cambia rispetto al grado d’istruzione ed anche alla tipologia di contratto, che ricordiamo può essere a tempo indeterminato o a tempo determinato. Per fare uno zoom sul calcolo per la retribuzione delle ore eccedenti in sostituzione dei colleghi assenti, possiamo affermare che questo viene fatto sulla base di 1/65 dello stipendio tabellare iniziale della qualifica di appartenenza per i docenti della scuola secondaria di 1° e 2° grado , di 1/87 dello stipendio tabellare iniziale della qualifica di appartenenza per i docenti della scuola primaria; di 1/90 della retribuzione mensile iniziale per i docenti della scuola dell’infanzia. Per il personale docente non di ruolo ma che comunque ha un orario cattedra di 18 ore di servizio settimanali, l’ora eccedente per la sostituzione dei colleghi assenti è retribuita in ragione di 1/65 della retribuzione mensile iniziale di livello integrata da 1/65 dell’I.I.S. in vigore al momento della retribuzione, nel caso in cui tale personale docente dovesse avere un orario di insegnamento inferiore alle 18 ore settimanali si deve calcolare l’orario medio di insegnamento tra le ore relative all’orario settimanale di servizio e quelle attribuite ulteriormente. Bisogna anche dire che le ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti, che vengono retribuite come appena spiegato, non devono essere confuse, come a volte avviene, con le ore aggiuntive di insegnamento , il cui riferimento è definito nella tabella 5 allegata al Ccnl scuola e la cui retribuzione oraria è di 35 euro lordi l’ora, che si traducono in un compenso netto di circa 25 euro. Il calcolo approssimato della retribuzione netta delle ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti non arriva a superare nemmeno le 20 euro orarie. Ecco spiegati i motivi della delusione della retribuzione ottenuta da alcuni colleghi in busta paga di agosto, rispetto alle attese mal calcolate |
da Tecnica della Scuola
PAS, solo poche ore per i ritardatari | ||
di A.G. | ||
Alle ore 14,00 del 5 settembre il Miur chiuderà i canali telematici di inoltro della candidatura alla sessione riservata dei corsi abilitanti. Negli ultimi giorni inviata anche una e-mail di sollecito a chi aveva riempito i “campi” ma ancora non aveva inoltrato la domanda. Subito dopo si passerà all’organizzazione dei corsi. Che dovrebbero prendere il via nel 2014. | ||
Ancora poche ore e la fase di presentazione delle domande per accedere ai Percorsi abilitanti speciali si potrà definitivamente dirsi conclusa. La scadenza, inizialmente fissata al 29 agosto, per problemi di ritardo di avvio del sistema di invio, è stata infatti posticipata alle ore 14,00 del 5 settembre. Da quel momento in poi il Miur chiuderà i canali telematici di inoltro della candidatura alla sessione riservata dei corsi abilitanti.
Nelle ultime ore, dalla Direzione Generale del personale scolastico del Ministero sono state inviate anche delle e-mail di sollecito a tutti coloro che avevano compilato la domanda ma non l’avevano ancora inoltrata.
Questo il testo della e-mail ministeriale: “Gentile Utente, Le comunichiamo che Lei ha compilato la domanda on line relativa all’oggetto, ma – alla data odierna – non ha ancora provveduto all’inoltro della stessa in via definitiva. A garanzia del corretto completamento dell’operazione La invitiamo a: verificare che nella pagina di “visualizzazione” dell’istanza, la domanda si trovi nello stato “inoltrata”; verificare la presenza del modello di domanda in formato .pdf, accedendo alla sezione “Archivio” presente sulla Home Page di Istanze online. Qualora le verifiche di cui sopra non avessero esito positivo, nel ricordarLe che il termine ultimo di presentazione domanda e’ stato prorogato alle ore 14,00 del 5 settembre, La invitiamo ad accedere nuovamente al sito delle Istanze on line e a procedere all’inoltro della domanda. Se nel frattempo Lei avesse gia’ provveduto all’inoltro della domanda, La preghiamo di ignorare il presente messaggio. Distinti saluti. DGPS”.
Vale la pena ricordare che, sempre entro le ore 14,00 del 4 settembre, i candidati ai PAS hanno anche la possibilità di integrare o cambiare i contenuti della domanda correttamente presentata nei giorni scorsi.
Terminata questa fase, si passerà a quella dell’organizzazione dei corsi. Per alcuni insegnamenti e classi di concorsi, con un alto numero di aspiranti, è alta la possibilità che i PAS si organizzino su più annualità (al massimo tre): la prima tornata dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2014.
Restano comunque da sciogliere ancora alcuni nodi. Qualcuno anche sulla partecipazione di coloro che hanno svolto attività di insegnamento particolari. Particolare curiosità desta anche la consistenza dell’importo che ogni ateneo, organizzatore dei corsi, chiederà a coloro che vorranno abilitarsi: si prevedono discrepanze. Anche consistenti.
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da Tecnica della Scuola
Carrozza: nei professionali respinto il 16,4 % degli studenti | ||
di A.G. | ||
L’anticipazione è stata fornita attraverso un twitter. In attesa dell’esito degli esami di recupero, da un esame approfondito degli ultimi due anni spuntano una decina di “scuole da incubo” (due sono carceri) dove si boccia fino all’80%. Ma vi sono anche tanti istituti, la gran parte al Sud, dove tutti passano all’anno successivo. | ||
Il numero degli studenti respinti rimane decisamente alto. Soprattutto negli istituti professionali. L’anteprima è stata fornita dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, attraverso un twitter: “ho davanti a me i dati sulle bocciature: all’istituto professionale sono il 16,4 % e al liceo classico il 3,6% dati 2012/13”, ha scritto la Carrozza. Che, pur non commentando, non sarà di certo soddisfatta di questi risultati: solo pochi giorni fa, il ministro dell’Istruzione aveva infatti dichiarato che la mancata promozione di un alunno deve essere una soluzione estrema. Facendo intendere che per il corpo docente, la bocciatura rappresenta una sorta di sconfitta.
In attesa dei dati completi, relativi sempre all’anno scolastico passato (sono in corso in questi giorni gli ultimi esami di recupero relativi ai debiti), il portale specializzato Skuola.net è andato ad esaminare gli ultimi dati completi disponibili nella sezione Open Data del sito ministeriale, relativi al 2011/2012. Ebbene, dall’esame dei numeri emerge che in Italia vi sono “istituti dove si boccia fino all’80%, altri istituti, la gran parte al Sud, dove non si boccia per niente”.
Per il portale esistono una serie di “scuole da incubo”: lo scorso anno scolastico al Mangano di Catania c’è stata una percentuale di promossi pari appena all’20%. Nella classifica delle 10 scuole più propense alla bocciatura d’Italia ci sono solo istituti superiori e tutti a indirizzo tecnico professionale. Un paio sono addirittura realtà inserite all’interno di carceri (Firenze e Genova), come altrettanti sono corsi serali. L’indagine di Skuola.net ha preso in esame un database di circa 5.500 risultati finali relativi a corsi di studio sparsi sul territorio nazionale, nei quali in media i bocciati hanno rappresentato il 13,87% degli alunni. Cosa ne è stato quindi della scuola più severa della precedente indagine? L’Istituto Caracciolo di Napoli, è passato dal 73,7% dei bocciati al 54,3%.
In compenso, queste realtà così terribili rappresentano casi isolati. Infatti solo nello 0,5% dei casi presenti nel database ministeriale la percentuale di bocciati supera il 50%. Ma non mancano le realtà in cui nessuno, ma proprio nessuno, viene bocciato: il 2,5% del campione esaminato. Si tratta dell’istituto tecnico per il turismo di Casale Monferrato (Al), il liceo Vito Fornari di Molfetta (Ba), l’istituto professionale Azuni di Cagliari, il liceo classico Ciitelli di Centuripe (En) il liceo classico Lanza di Bovino (Fg), il Corso serale i.s.a. di Poggiardo (Le), il liceo classico Vittorio Emanuele III di San Piero Patti (Me), il liceo classico Axel Munthe di Capri, l’agrario di Palermo, l’I.t.i. di Roccella-Caulonia (Rc) l’I.i.s. Pisacane di Sapri (Sa), l’I.p.s.s. Cabrini serale di Taranto e il liceo Solari di Tolmezzo. Insomma, tra gli eccessi prevale di gran lunga quello degli alunni più bravi.
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da Giornalettismo del 05-09-2013
L’esperimento che «cura» la sindrome di Down
Un farmaco somministrato a Baltimora sui roditori, apre nuovi scenari nel trattamento della trisomia 2.1
Una molecola in grado di invertire i “sintomi” della trisomia 21. È il risultato a cui è giunto un team di ricercatori statunitensi che, studiando i topi, ha scoperto che somministrando una singola dose di questa sostanza direttamente nel cervelletto dei roditori è possibile ”spegnere” gli effetti che questa anomalia genetica provoca nei neonati.
DIMENSIONI NEL CERVELLETTO – Lo studio, riporta l’Huffington Post francese, è stato condotto alla Johns Hopkins University di Baltimora, in collaborazione con il National Institutes of Health americano, e il risultato ottenuti sui topi è molto incoraggiante. “La maggior parte degli individui affetti dalla sindrome di Down presentano un cervelletto grande il 60% rispetto al normale – ha spiegato il Dott. Roger Reeves, docente presso l’Istituto di Medicina Genetica della Johns Hopkins University e leader dello studio – Questa molecola ha normalizzato la crescita del cervelletto nei topi, che sono stati geneticamente modificati per riprodurre la trisomia 21 umana”.
NIENTE FARMACI MIRACOLOSI – Questa molecola, tuttavia, non influirebbe sulle capacità di apprendimento delle persone affette dalla sindrome di Down perché, precisa Reeves, si tratta di funzioni cerebrali controllate dall’ippocampo, che regola anche le capacità mnemoniche dell’individuo. Il nuovo farmaco, dunque, non farebbe “guarire” dalla trisomia 21, ma ne limiterebbe semplicemente gli effetti nefasti, limitando la terapia farmacologica: “La sindrome di Down è una patologia molto complessa – spiega ancora Reeves – E nessuno pensa che esista un farmaco miracoloso in grado di donare alle persone affette un’intelligenza normale. Sono necessari approcci multipli”.
VERSO LA SPERIMENTAZIONE UMANA? – Tuttavia, è lo stesso Reeves a essere cauto sul possibile inizio della sperimentazione umana: sugli uomini la sostanza potrebbe avere importanti effetti collaterali, tra cui lo sviluppo di forme tumorali derivate dall’alterazione di un meccanismo biologico delicatissimo. I risultati ottenuti in laboratorio, tuttavia, sono piuttosto incoraggianti e il progetto verrà ulteriormente approfondito.