Formazione obbligatoria e decisa per decreto? Proprio non ci siamo

Formazione obbligatoria e decisa per decreto? Proprio non ci siamo

Di Menna: “Gli insegnanti sanno che l’aggiornamento continuo è insito nella professione docente, la sede per individuare nuove modalità di organizzazione del lavoro e puntare su didattica, aggiornamento, ricerca  è il rinnovo del contratto”

 

Una formazione obbligatoria, decisa per decreto, senza specificare le modalità, legata agli esiti delle prove Invalsi: stiamo scherzando?  Proprio non ci sta il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, nell’analizzare le misure riguardanti la formazione del personale contenute nelle bozze del decreto legge approvato nei giorni scorsi dal Governo.

Una formazione decisa per decreto – spiega Di Menna –  significa modificare, per legge, il contratto di lavoro che già prevede uno spazio orario che può essere dedicato all’aggiornamento.E poi per quante ore? 20, 40, 200. Chi decide?  In ogni caso, ricordiamo al Governo che decidere in materia di lavoro per decreto, e non per contratto , non porta lontano.

E poi legare la formazione agli esiti delle prove Invalsi – come dire,  continua Di Menna: “i professori che operano in territori che non superano la media, ‘vanno aggiornati’”- significa non tenere in nessuna considerazione il lavoro della scuola e degli insegnanti che va letto dai livelli di ingresso a quelli di uscita.
Chi lavora nelle scuole queste cose le sa benissimo, chi scrive i decreti pare di no.

Innovazione e modernizzazione rappresentano la sfida che la Uil Scuola lancia al Governo.

Fino ad oggi gli insegnanti si sono aggiornati a proprie spese e continuano a farlo pagando con il proprio stipendio per l’acquisto di libri, riviste, materiale informatico, fotocopie.Tutte spese che la Uil propone di defiscalizzare.

I tanti cambiamenti sono stati e continuano ad essere comunicati con circolari, senza sostegno formativo.

Gli insegnanti sanno che l’aggiornamento continuo è insito nella professione docente.

La sede per individuare nuove modalità di organizzazione del lavoro che liberi gli insegnanti dagli eccessivi carichi burocratici e procedurali e valorizzi la centralità della didattica, dell’aggiornamento e della ricerca è il contratto di lavoro.

Il ministro Carrozza può contribuire ad una svolta se affronta la questione dell’aggiornamento professionale del personale con chiarezza e concretezza; deve convincere il Governo ad aprire subito il negoziato per il rinnovo contrattuale. In quella sede la Uil sarà impegnata per soluzioni positive, per evitare che ci siano eccessivi adempimenti burocratici e per assegnare alle reti di scuole la centralità dell’aggiornamento, evitando che – sottolinea Il segretario generale della Uil Scuola – ancora una volta, le risorse impegnate (10 milioni di euro) siano utilizzate semplicemente per retribuire relatori, docenti universitari.

Messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico 2013/14

Messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico 2013/14

A tutti gli allievi delle scuole dell’Emilia-Romagna, alle loro famiglie,

ai docenti, ai dirigenti scolastici, al personale ATA,

agli impiegati e ai dirigenti degli uffici dell’Amministrazione

 

 

Il cammino sulla palla

che ruzzola

spacca meno le gambe

sapendo che

le canzoni migliori

devono ancora

essere

tutte

cantate[1]

 

Le parole di Ligabue mi sembrano una buona chiave per aprire i miei saluti agli studenti, alle loro famiglie e al personale delle scuole in avvio del nuovo anno scolastico 2013-2014.

La ragione per cui ritengo che queste parole rappresentino l’essenza degli auguri non rituali che desidero porgere a tutti voi è presto detta.

Oggi, sempre più spesso, si parla della situazione dei giovani in termini di “furto di futuro”.

In tal modo si afferma che la società, così come nel nostro tempo si profila, sembra offrire l’immagine di un domani inteso come minaccia e non come promessa [2].

La perdita del futuro incide su ciascun essere umano con effetti devastanti. Porta i ragazzi a ripiegarsi su se stessi, a rifugiarsi in mondi virtuali, talora a danzare con la morte in ogni modo possibile.

Quale il compito dell’adulto? Quale la responsabilità di chi è chiamato ad operare nel campo  educativo, perché sta crescendo i figli o perché in quell’ambito svolge la sua attività professionale?

Credo che il compito dell’adulto nel nostro tempo debba essere innanzi tutto quello di testimoniare ai ragazzi che c’è un futuro buono, cioè che la speranza non può essere rubata, anche se il presente è faticoso.

Quale la condizione perché la speranza nel futuro non sia smarrita? Che il futuro costituisca una meta positiva.

Per l’adulto, sia egli credente oppure no, la condizione per non smarrire il futuro è la speranza nella positività dell’umano e la conseguente assunzione della responsabilità – che appartiene ad ogni generazione – di orientare i giovani all’uso consapevole della propria libertà. Chiamare i ragazzi – anche e soprattutto attraverso la testimonianza del proprio essere – alla sfida di un’esistenza più piena e più vera.

Tutt’altro che continuare a soffiare sul fuoco del ritiro depressivo da un mondo difficile ed incomprensibile;  ben diverso dal continuare la danza suicida di tanti adulti sull’orlo del baratro nel quale troppi giovani rischiano di essere trascinati.

Sempre per usare le parole di Ligabue, ricordiamo ai ragazzi – e ricordiamo a noi stessi – che:

“Non te la caverai con poco

…non te la caverai

con dedizione quanto basta

risate quanto basta

sorprese quanto basta

respiri appena appena…

Non te la caverai al risparmio

né in fretta…

Non te la caverai da fermo

né col navigatore

col vestito da sera

tutto il giorno

tutto il giorno 

a sentire che qualcun altro

fa le domande per te” [3]

 

Fuggire la vita o ridurla ad un viaggio di piccolo cabotaggio significa privare il mondo delle canzoni migliori.

E’ una certezza: “le canzoni migliori devono ancora essere cantate” e saranno i giovani a farlo.

 

A tutti gli allievi delle scuole dell’Emilia-Romagna, alle loro famiglie, ai docenti, ai dirigenti scolastici, al personale ATA, agli impiegati e ai dirigenti degli uffici del Ministero, auguro un anno scolastico ricco di speranza, in cui ognuno sia pronto a donare il meglio di sé.

Infine, un caro saluto e un ringraziamento particolari alle scuole che per il secondo anno ripartono sotto il segno del terremoto. Le condizioni non sono facili, anche se moltissimo è stato fatto, eppure sono certo che anche quest’anno sarà occasione per cantare nuove canzoni, migliori, mai cantate prima.

 

Bologna, 12 settembre 2013

Stefano Versari

Vice Direttore Generale

 

 



[1]Luciano Ligabue, Lettere d’amore nel frigo, Einaudi

[2] Miguel Benasayag e Gèrard Schmit, L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli

[3]Luciano Ligabue, cit.

Scuola e sessualità. Ragionando su un caso di cronaca

Scuola e sessualità. Ragionando su un caso di cronaca

da Blog d’Autore – CISL Scuola
12.09.2013 15:41

Luciano Corradini interviene su un tema alla ribalta delle cronache nei primi giorni di settembre di quest’anno, traendone spunto per una riflessione su un aspetto fondamentale della personalità e della civiltà, la sessualità, evidenziandone le implicazioni sul versante che è proprio della relazione educativa.

Simbolo di vita e di morte, demonizzata, divinizzata, rappresentata in modo delicato o ridicolo, tabuizzata, banalizzata, commercializzata nei più diversi modi, la dimensione sessuale resiste a tutte le definizioni e a tutte le sistemazioni teoriche, etiche, giuridiche, pragmatiche, che si susseguono dai tempi più antichi, e con particolare impegno nell’ultimo secolo, a partire dal grande tentativo freudiano di farne l’onnipresente fondamento della personalità umana, della civiltà, delle sue conquiste e dei suoi errori.

In quanto dimensione pervasiva della vita e della cultura, la sessualità umana, anche a prescindere da una specifica attenzione didattica, non può non essere già dentro la scuola, sia nelle singole discipline, sia nel cosiddetto curricolo nascosto dell’informalità quotidiana, sia infine negli stessi comportamenti più o meno espliciti, corretti e accettabili di questo o quel docente e di questo o quello studente.

La dimensione sessuale infatti non è solo un oggetto da studiare, ma una problematica da vivere, da chiarire e da risolvere in un contesto esistenziale ben determinato: una problematica squisitamente personale, da cui dipendono però conseguenze d’importanza decisiva, per la vita dei singoli e della società.

In tempi successivi, a partire dalla fine Ottocento, si è invocata un’organica educazione sessuale, per affrontare problemi come le malattie veneree, l’ignoranza e la violenza sessuale, il controllo delle nascite, la formazione di identità sessuate reciprocamente rispettose, la diffusione dell’AIDS, l’aborto, l’omofobia e più in generale le questioni di intercultura e di bioetica. Nelle circolari ministeriali sull’educazione alla salute, sui progetti giovani, ragazzi, genitori, e successivamente nelle Indicazioni nazionali del ministro Moratti si è parlato più correttamente di educazione affettivo-sessuale.

Il fuoco dell’attenzione è stato però quasi sempre concentrato su che cosa insegnare e come educare i ragazzi e i giovani, considerando l’insegnante, uomo o donna, giovane o anziano, come un esperto professionalmente più o meno preparato allo scopo e comunque non personalmente implicato in questa problematica. La cronaca, la letteratura e il cinema non hanno mai trascurato di raccontare e di drammatizzare anche un coinvolgimento sessuale di qualche docente, in relazioni discutibili con i suoi alunni o con qualcuno di essi. Talora ha dovuto occuparsene anche il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, con l’aiuto di qualche ispettore.

Il caso del cinquantasettenne professore di Saluzzo, arrestato il 16 agosto scorso con l’accusa d’aver avuto rapporti sessuali con due allieve che all’epoca dei fatti erano minorenni, ha suscitato sconcerto, per la diversità dei giudizi che sono stati espressi ai cronisti da parte di suoi colleghi, studenti e genitori dei ragazzi. Si va da chi elogia la cultura, la sensibilità e il fascino del docente a chi parla di plagio, o addirittura di satanismo. L’8 settembre scorso l’imputato è stato interrogato per quattro ore dal pubblico ministero, poi si è ritirato “provato e silenzioso, a testa bassa” in preghiera, nella cappella della casa di accoglienza di don Benzi, dove si trova agli arresti domiciliari.

Avrebbe confessato, precisando che si trattava di rapporti consenzienti e non violenti. L’ex moglie lo sostiene, aggiungendo che “a volte si sconnette dalla realtà”. I suoi figli dicono che viveva “con grande empatia” il suo rapporto con gli studenti. Evidentemente questa empatia è andata oltre i limiti che dovrebbero essere avvertiti da una vigile coscienza professionale, assistita da adeguati freni inibitori. Lui stesso lo ha ammesso, confessando alla preside d’aver “tradito la fiducia” dei colleghi. I quali, dopo averlo inizialmente difeso, si sono dichiarati da lui “delusi”. In effetti il consenso delle ragazze, anch’esse interrogate dal Pubblico ministero, di per sé non basta a giustificare un comportamento simile da parte di un docente che, per di più, è stato trovato in possesso di materiale pedopornografico.

Episodi come questo inducono a riflettere su aspetti complessi, affascinati e insieme inquietanti e pericolosi della funzione docente. Quando si parla della formazione dei docenti, solitamente non si esplorano i “fondali” della relazione educativa, insieme con le responsabilità e le tentazioni che possono caratterizzare nel bene e nel male la professione docente.

Capita talora che ci si occupi degli aspetti affettivi ed emotivi, per affrontare i conflitti, i problemi disciplinari, i rifiuti, la noia, le difficoltà di convivenza, la scarsa padronanza delle regole di una sana, efficace, soddisfacente comunicazione da parte degli insegnanti, piuttosto che del possibile coinvolgimento in vicende che sfocino esplicitamente su relazioni di tipo sessuale.

Ricordo che Lucio Lombardo Radice, dopo aver proposto, nel febbraio del 68, “una scuola più esigente di quella attuale, in cui i giovani debbano lavorare di più”, ma con “l’entusiasmo di chi si sente crescere, scopre ogni giorno nuovi segreti, nuove bellezze, nuove vie di conoscenza, nuove possibilità per l’intelletto”, concludeva, rivolgendosi agli insegnanti: “Se vogliamo essere educatori dobbiamo anche, credo, dare ai giovani il senso della drammaticità di tutte le cose davvero grandi e belle della vita umana: creazione artistica e scoperta scientifica, lavoro e amore, procreazione e morte”.

Riassumerei queste preziose osservazioni dicendo che l’insegnante non deve tanto sedurre, quanto accompagnare i suoi studenti, come Socrate accompagnava il giovane Ippocrate alla scuola di Protagora, ascoltando e facendo domande, con affettuosa ironia e con attenzione a promuovere in lui “virtute e conoscenza”, per usare il linguaggio di Dante. Con le classiche parole della filosofia greca, si può parlare di sintesi sapienziale di ethos e pathos, di physis e nomos, di eros e di agàpe, senza dimenticare l’eutrapelia (la dimenticata virtù del buon umore), che aiuta molto a parlare di cose su cui è difficile pensare, vivere e comunicare in modo serio e sereno, onesto e affascinante.

Mi è rimasto in mente un episodio capitato durante gli esami di maturità, a Milano, negli anni ’60. Un mio simpatico collega di matematica mi disse che talvolta gli veniva la tentazione di “fare una propostina” a qualcuna delle belle ragazze che si presentavano agli esami; ma poi aggiunse che se una simile “propostina” fosse stata fatta a sua figlia da un collega, lo avrebbe preso a pugni. Di fatto, invece che lasciarsi prendere da sulfurei e tetri pensieri, trasformava la sua ammirazione per la gioventù in contagiosa allegria, con battute ottimistiche e divertenti, che incoraggiavano le candidate intimorite dall’esame.

Una volta, quando insegnavo all’Istituto magistrale, mi capitò di ricevere una telefonata da un’alunna, che dopo un po’ di esitazione mi disse che era innamorata di me. Sdrammatizzai la cosa con una battuta: “Me lo dici così, su due piedi?”. Con qualche difficoltà, perché la ragazza reagiva talvolta col mutismo, talvolta con spirito polemico, per la frustrazione subita, l’episodio si concluse nel contesto di una classe che ci sforzavamo ogni giorno di vivere come comunità insieme rispettosa e solidale.

Ricordo con altrettanto affetto e simpatia le classi dei ragazzi del corso C Meccanici dell’ITIS di Reggio Emilia. A quarant’anni dal loro diploma, quelli di quinta mi hanno invitato a cena, regalandomi una targa su cui c’è scritto “con immutata stima, sincero affetto, profonda riconoscenza”.

Se il professore di Saluzzo avesse immaginato in questo modo il suo futuro di pensionato, non si sarebbe lasciato illudere da pericolose e devastanti “scorciatoie” verso un’intimità che non ha nulla a che fare con le gioie e le sofferenze della scuola.

Chi è Luciano Corradini

http://www.lucianocorradini.it

Professore emerito di Pedagogia generale nell’Università di Roma Tre, è stato dal 1997 al 2006 presidente nazionale dell’UCIIM; in precedenza aveva ricoperto la carica di presidente dell’IRRSAE Lombardia (1979-1990), è stato vicepresidente pro-ministro del Consiglio nazionale della PI (1989-1997) e sottosegretario alla PI nel governo Dini, col ministro Lombardi (1995-96). Ha fondato a Roma, nel 1993, l’ArDEP (Associazione per la riduzione del debito pubblico). Sul piano internazionale ha rappresentato il Governo e la scuola italiana in sede di Unione Europea, di Consiglio d’Europa, di UNESCO, di UNICEF.

Interpretazione autentica della Legge Fornero

Pensione e buonuscita

D.L.101 – Limiti di età per il pensionamento. Interpretazione autentica della Legge Fornero

Il D.L. 101 – Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni (GU n.204 del 31-8-2013 ) è entrato in vigore in vigore il1° settembre 2013. L’art.2, commi 4 e 5, forniscono un’interpretazione autentica dei commi 3 e 4 dell’art.24 del D.L. 201/2011 (Legge Fornero sulle pensioni). Ciò significa che tale interpretazione si dovrà applicare ex tunc, vale a dire da quando Il Dl 201 è entrato in vigore.
Pubblichiamo alcune considerazioni di Giuliano Coan sulle nuove disposizioni. Segnaliamo, a rafforzamento delle considerazioni finali di Coan, che le il D.L 101 sta già producendo una serie di ricorsi da parte di alcuni dipendenti pubblici mantenuti in servizio con decreti del giudice del lavoro, ma ugualmente licenziati dall’amministrazione prima ancora che il nuovo decreto comparisse in G.U..
Non c’è pace sul trattamento pensionistico
I nuovi limiti di età della riforma Fornero non contano
di *Giuliano Coan
La sentenza del Tar del Lazio 2446/2013 aveva annullato la circolare n.2/2012 del
Dipartimento della Funzione Pubblica – unitamente all’Inps messaggio 8381/2012- nella
parte in cui prevedeva il collocamento a riposo d’ufficio al compimento del 65esimo
anno di età nei confronti di quei dipendenti che entro il 31.12.2011 erano già in
possesso dei requisiti prescritti per l’accesso a un trattamento pensionistico diverso
dalla pensione di vecchiaia.
Il dipendente che voleva essere mantenuto in servizio oltre i limiti ordinamentali
vigenti, ancorché avesse già maturato entro il 31.12.2011 un diritto a pensione di
anzianità con oltre 40 anni di contributi, la citata sentenza sanciva la possibilità di
optare per i più elevati nuovi requisiti pensionistici introdotti dalla riforma Monti-
Fornero. Era riconosciuto in pratica il diritto a rimanere al lavoro fino al
conseguimento dei nuovi requisiti per accedere al trattamento di vecchiaia.
Il Dl 101/2013 entrato in vigore il 1° settembre 2013 stabilisce perentoriamente che
il conseguimento da parte di un lavoratore delle pubbliche amministrazioni di un
qualsiasi diritto a pensione entro il 31.12.2011 comporta obbligatoriamente
l’applicazione del regime d’accesso e delle decorrenze previgente la riforma Fornero.
In altri termini, il possesso del diritto entro il 2011 ancorché non esercitato
dall’interessato, comporterà l’obbligo in capo all’Amministrazione di procedere al
pensionamento forzoso, di norma al compimento del 65esimo anno di età o al
raggiungimento dell’anzianità massima contributiva di 40 anni (se previsto
nell’amministrazione di appartenenza). Inoltre, statuisce che la prosecuzione
dell’attività lavorativa nella Pubblica Amministrazione deve restare nell’ambito del
limite ordinamentale previsto dai singoli settori di appartenenza per il collocamento a
riposo d’ufficio e non deve essere modificato dall’elevazione dei requisiti anagrafici
previsti per la pensione di vecchiaia e costituisce il limite non superabile, salvo
l’eventuale biennio di trattenimento di cui al decreto legislativo 503/1992.
Da una prima analisi sembra comunque che il nuovo Dl non ponga fine alla querelle
perché serpeggiano ancora elementi d’incostituzionalità.
Settembre 2013
*consulente in diritto previdenziale e docente in materia. Autore di studi e pubblicazioni

LUNEDI’ 16 IL MINISTRO CARROZZA INAUGURA L’ANNO SCOLASTICO A CASAL DI PRINCIPE

MIUR: LUNEDI’ 16 IL MINISTRO CARROZZA INAUGURA L’ANNO SCOLASTICO A CASAL DI PRINCIPE

Lunedì 16 settembre, Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza inaugurerà l’anno scolastico a Casal di Principe.
La cerimonia si svolgerà a partire dalle 9.30 al Teatro della Legalità, dove si riuniranno insegnanti, studenti e autorità locali. A seguire, il Ministro Carrozza visiterà i beni confiscati ‘Casa Lorena’ e la scuola ‘Leopardi’ di San Cipriano d’Aversa.
A partire dalle 15.00 il Ministro incontrerà, al “Tempio” di San Cipriano d’Aversa, i dirigenti scolastici della Regione Campania.

A scuola si studia con le app: è boom per migliorare appunti (e memoria)

da Il Sole 24 Ore

A scuola si studia con le app: è boom per migliorare appunti (e memoria)

Appunti su Dante e ripassi di algebra? Salvati sullo smartphone. La digitalizzazione della scuola scorre sulle tastiere ultimo modello della telefonia mobile, con un’infornata di prodotti a uso e consumo degli studenti. Il battesimo dell’anno scolastico 2013/2014 è segnato dall’exploit delle educational app: più di 73mila quelle registrate finora, in un pacchetto offerta che abbina gli universali Google Translator e Dropbox ad app iperspecializzate come Homework (“compiti a casa”) e Ted Talks. Veri e proprio sussidiari tascabili, con l’imbarazzo della scelta tra block notes, librerie online e generatori di mappe concettuali.

Compiti sullo smartphone (e lezioni online) Qualche esempio? La già accennata Homework permette di registrare, giorno per giorno, le scadenze degli impegni tra i banchi di liceo o università. Il calendario settimanale aggiorna gli orari. Liste confezionate su misura dall’utente verificano lo svolgimento di compiti e incarichi, con tanto di alert fisso su ritardi e imprecisioni. Una volta impostata, l’agenda può essere confermata, fatta ruotare con altri schemi orari e sostituita a seconda delle esigenze. Chi preferisce documentari, conferenze e lezioni può scartabellare nella videoteca (online) di applicazioni come Ted Talks, Downcast e Khan Academy. La sola Khan Academy naviga in un archivio di 3.500 video, tra esercizi di algebra, introduzioni al pensiero filosofico e studi di astrofisica.

Appunti sì, ma sul tablet Bozze e promemoria sul cellulare non sono una novità. Didascalie e note frettolose si digitavano anche sui primissimi modelli, senza accessori e collegamento wi-fi. Ora, però, la tecnica si affina. Writer, SimpleNote, Notability ed Evernote spianano la strada ai “quadernoni” del futuro: pagine in pixel che catturano appunti vocali e correggono le sviste ortografiche. Notability, sviluppata da Ginger Labs, trasforma lo schermo in una pagina cartacea: l’utente può sottolineare i paragrafi letti, come su un qualsiasi volume d’esame. Come? “Scarabocchiando” con la mano i documenti caricati in pagina. Il dito si sostituisce alla penna e compila note a margine, integrando gli articoli selezionati o salvandone di nuovi. Il rischio sbavatura è ridotto all’osso da un poggiapalmi

Memoria sui pixel Mappe concettuali, liste, diagrammi a ferrovia che incolonnano nozioni. Gli schemi a base di penna e righello compilati sugli A-4 fanno il salto su I-phone e tablet con apps come Idea Sketch e Imind Map. Basterebbero i nomi: “schizzo di idea” e mappa della mente. Idea Sketch, sviluppata da NoSleep Software e scaricabile gratuitamente, costruisce reti di collegamento con la stessa facilità di un sms: basta accedere, selezionare e riempire i riquadri, saldarli con una sequenza logica sullo schermo. Processo simile per I-Mind Map, traduzione su smartphone delle “mappe mentali” che fluidicano la memorizzione di informazioni.

Peer Education, l’accoglienza tra i banchi passa dagli studenti

da Il Fatto Quotidiano

Peer Education, l’accoglienza tra i banchi passa dagli studenti

di Patrizia Mattioli

E’ sempre una forte emozione assistere al primo giorno al liceo. Per qualcuno probabilmente evoca il ricordo del proprio primo giorno. Io, che da qualche anno partecipo al rito della formazione delle classi, sono più concentrata sui nuovi primini, sulle loro espressioni a metà tra l’incuriosito e lo spaventato, che si guardano intorno per riconoscere le facce dei nuovi compagni di classe. Sì perché li conoscono già: le scuole pubblicano on line gli elenchi delle prime classi e gli studenti sono già compagni di classe su Facebook prima che a scuola, per lo meno quelli che ce l’hanno, cioè quasi tutti.

Molti stranieri, parecchi ormai di seconda generazione, altri appena arrivati che non parlano l’italiano, a volte neanche lo capiscono. Bella messa alla prova per l’integrazione.

Anche con il vantaggio dei social, l’inserimento al liceo rimane un passaggio delicato, un evento potenzialmente critico, in un periodo della vita considerato ad alto rischio, sarebbe meglio che le cose andassero bene.

Questo fattore di rischio, spinge molti istituti scolastici alla ricerca di culture preventive mirate alla promozione della salute. La salute intesa non come assenza di malattia ma come stato di benessere favorito per esempio attraverso lo sviluppo di buone relazioni a scuola, con conseguente abbassamento del rischio di disagio.

I liceo in cui lavoro è uno di questi istituti. La prevenzione viene realizzata attraverso interventi di Peer Education. La Peer Education, letteralmente educazione tra pari, prevede l’accoglienza dei nuovi studenti a scuola, per alcune ore distribuite nei primi giorni di scuola, da parte di un gruppo tutor, tre/quattro studenti per ogni classe. I tutor sono studenti del quarto anno, aiutano i nuovi arrivati a conoscersi, li coinvolgono in attività ludiche strutturate, spiegano loro le regole del liceo, le aspettative degli insegnanti e li portano in giro per la scuola per farli familiarizzare con tutti i servizi: la palestra, i laboratori, la segreteria, la presidenza, il bar. I primini apprezzano molto questo inizio soft, li aiuta a gestire le emozioni del cambiamento.

E’ una bella esperienza anche per me che da qualche anno coordino il progetto accoglenza. La salute che noi possiamo definire come la costruzione continua di un significato condiviso, è qualcosa che si crea e si produce costantemente all’interno dei luoghi della quotidianità, come lo è la scuola, ed è in relazione alle azioni dei suoi protagonisti.

Il Garante alle scuole: sì a trasparenza ma senza violare la privacy

da LaStampa.it

Il Garante alle scuole: sì a trasparenza ma senza violare la privacy

Vietato diffondere dati sensibili personale scolastico e studenti
roma

Graduatorie on line e moduli di iscrizione solo con dati pertinenti. No alla pubblicazione sul web dei nomi degli studenti le cui famiglie sono in ritardo nel pagamento della retta per la mensa. Vietato diffondere telefono e indirizzo di personale scolastico e studenti.

In occasione dell’avvio dell’anno scolastico, il Garante per la privacy ricorda alle scuole di ogni ordine e grado la necessità di tenere presente alcuni principi stabiliti nei provvedimenti adottati in questi anni in materia di trasparenza in ambito scolastico, a tutela dei dati degli studenti e dei lavoratori che operano nel mondo dell’istruzione.

Numerosi sono, infatti, i casi in cui istituti e pubbliche amministrazioni, per un’errata interpretazione della normativa sulla trasparenza o per semplice disattenzione, rendono accessibili informazioni che dovrebbero restare riservate, mettendo in questo modo a rischio la riservatezza e la dignità delle persone.

Il Garante è intervenuto più volte contro illeciti compiuti nella pubblicazione on line di graduatorie di vario tipo, le quali spesso contengono dati personali non pertinenti o eccedenti le finalità istituzionali perseguite.

Alcuni comuni, ad esempio, hanno pubblicato on line le graduatorie di chi ha diritto ad usufruire del servizio di scuolabus includendo tra le varie informazioni liberamente accessibili, non solo i dati identificativi dei bambini, ma anche l’indirizzo di residenza e il luogo preciso dove lo scuolabus li avrebbe fatti salire e scendere. La diffusione di questi dati, oltre a comportare una violazione della normativa, può rendere i minori facile preda di malintenzionati.

Un altro caso frequente riguarda la pubblicazione sui siti Internet degli istituti delle graduatorie di docenti e personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata) per consentire a chi ambisce a incarichi e supplenze di conoscere la propria posizione e punteggio. Tali liste, giustamente accessibili a tutti, non devono però contenere, come in diversi casi segnalati al Garante, i numeri di telefono e gli indirizzi privati dei candidati. Questa illecita diffusione dei contatti personali incrementa, tra l’altro, il rischio di esporre i lavoratori a forme di stalking o a possibili furti di identità.

Il Garante ricorda che è illecito pubblicare sul sito della scuola il nome e cognome degli studenti i cui genitori sono in ritardo nel pagamento della retta o del servizio mensa. Lo stesso vale per gli studenti che usufruiscono gratuitamente del servizio in quanto appartenenti a famiglie con reddito minimo o a fasce deboli. Gli avvisi messi on line devono avere carattere generale, mentre alle singole persone ci si può rivolgere con comunicazioni di carattere individuale. A salvaguardia della trasparenza sulla gestione delle risorse scolastiche, restano ferme le regole sull’accesso ai documenti amministrativi da parte delle persone interessate.

Gli istituti scolastici e gli asili nido, così come i Comuni, devono predisporre con cura i moduli di iscrizione di bambini e studenti, così da non chiedere alle famiglie informazioni personali eccedenti e non rilevanti. Particolare attenzione deve essere posta sull’eventuale raccolta di dati sensibili, come quelli sulle condizioni di salute e sull’appartenenza etnica o religiosa.

Il trattamento di questi dati, oltre a dover essere espressamente previsto dalla normativa, richiede infatti speciali cautele e può essere effettuato solo se i dati sensibili sono indispensabili per l’attività istituzionale svolta: non è questo il caso della semplice iscrizione a scuola.

L’Autorità segnala, infine che, allo scopo di fornire un quadro organico in materia di protezione dei dati personali nel mondo della scuola, e affrontare nel contempo le problematiche legate all’uso di Internet e delle nuove tecnologie, verranno adottate presto specifiche Linee guida in materia.

La maggior ansia degli studenti: avere un nuovo prof

da LaStampa.it

La maggior ansia degli studenti: avere un nuovo prof

 Soprattutto se sostituisce un vecchio insegnante apprezzato
roma

Conoscere un nuovo professore, peggio se di matematica (55%), arrivare in ritardo alle lezioni (22%), trovare una classe con studenti tutti nuovi (12%). Sono queste le maggiori preoccupazioni per gli studenti al loro rientro a scuola. Almeno secondo un sondaggio di ScuolaZoo.com.

L’indagine è stata effettuata tramite la pagina Facebook del portale su 900 mila persone. La campanella del primo giorno di scuola per molti è già suonata. I giovani si sono già confrontati con il ritorno in città, l’acquisto dei libri e la scelta del corredo scolastico.

Sono cinque le principali fonti di ansia per il ritorno a scuola. Al primo posto della classifica, con il 55% di risposte positive, troviamo la preoccupazione di conoscere il nuovo professore di matematica. Un’ansia che cresce se quest’ultimo si presenta pronto per annunciare il nuovo programma e per spiegare. Per non parlare degli attacchi di panico che i ragazzi potrebbero avere nel caso in cui il nuovo prof arriva in sostituzione di un docente particolarmente apprezzato e che, magari, concedeva qualche sbirciatina ai foglietti durante i compiti in classe.

Altra preoccupazione, che bene o male ha colto un po’ tutti durante gli anni della scuola, è la paura di arrivare in ritardo. Il 22% dei ragazzi teme infatti di essere tra gli ultimi a varcare la soglia della classe perdendo di conseguenza il diritto a scegliere il posto in ultima fila, quello dietro il ragazzo più alto o quello accanto al secchione di turno. Insomma accontentarsi di quello che resta sembra proprio un incubo. Al terzo posto c’è la paura, per il 12% degli studenti, di trovarsi in una classe diversa da quella dell’anno precedente.

Per gli studenti cambiare aula è una fonte di stress paragonabile quasi al fare un trasloco. A sorpresa compare al quarto posto la paura di conoscere nuovi compagni. Un 7% degli studenti è intimorito dal fatto d’incontrare i ragazzi che trascorreranno con loro un anno intero.

Chiude la classifica, al quinto posto, l’ansia da orario definitivo. Il 4% degli intervistati dichiara infatti di temere orari di lezione troppo pesanti, con materie impegnative nelle prime o ultime ore della giornata. Per questo tipo di paure a nulla sembrano valere i consigli degli esperti, più orientati a dare dritte su come riposare e nutrirsi nei giorni che precedono l’inizio della scuola. Nessun esperto intuisce che forse, quello di cui i ragazzi avrebbero bisogno, è un po’ d’ironia e una sana risata.

Il Garante: non pubblicare dati riservati

da Tecnica della Scuola

Il Garante: non pubblicare dati riservati
Il Garante sulla privacy interviene nei confronti di quelle scuola che mostrano notizie sui ragazzi bisognosi e dati personali dei professori
Col nuovo anno scolastico, il Garante per la privacy sta ricordando alle scuole la necessità di tenere presente alcuni principi stabiliti in materia di trasparenza, a tutela dei dati degli studenti e dei lavoratori che operano nel mondo dell’istruzione. Attenzione dunque alle graduatorie on line e ai moduli di iscrizione che dovranno contenere solo dati pertinenti. Che significa? Sul web non devono apparire i nomi degli studenti le cui famiglie sono in ritardo nel pagamento della retta per la mensa, come è vietato pubblicare telefono e indirizzo di personale scolastico e studenti. Numerosi sono, infatti, i casi in cui istituti e pubbliche amministrazioni, per un’errata interpretazione della normativa sulla trasparenza o per semplice disattenzione, rendono accessibili informazioni che dovrebbero restare riservate, mettendo in questo modo a rischio la riservatezza e la dignità delle persone. Il Garante è intervenuto più volte contro illeciti compiuti nella pubblicazione on line di graduatorie di vario tipo, le quali spesso contengono dati personali. Alcuni Comuni, ad esempio, hanno pubblicato on line le graduatorie di chi ha diritto ad usufruire del servizio di scuolabus includendo tra le varie informazioni liberamente accessibili, non solo i dati identificativi dei bambini, ma anche l’indirizzo di residenza e il luogo preciso dove lo scuolabus li avrebbe fatti salire e scendere. La diffusione di questi dati, oltre a comportare una violazione della normativa, può rendere i minori facile preda di malintenzionati. Un altro caso frequente riguarda la pubblicazione sui siti Internet degli istituti delle graduatorie di docenti e personale Ata per consentire a chi ambisce a incarichi e supplenze di conoscere la propria posizione e punteggio. Tali liste, giustamente accessibili a tutti, non devono però contenere, come in diversi casi segnalati al Garante, i numeri di telefono e gli indirizzi privati dei candidati. Questa illecita diffusione dei contatti personali incrementa, tra l’altro, il rischio di esporre i lavoratori a forme di stalking o a possibili furti di identità. Il Garante ricorda poi che è illecito pubblicare sul sito della scuola il nome e cognome degli studenti i cui genitori sono in ritardo nel pagamento della retta o del servizio mensa. Particolare attenzione inoltre deve essere posta sull’eventuale raccolta di dati sensibili, come quelli sulle condizioni di salute e sull’appartenenza etnica o religiosa.

Tutti i numeri del nuovo anno scolastico

da Tecnica della Scuola

Tutti i numeri del nuovo anno scolastico
di A.G.
A fornirli il Miur: 7,8 milioni di studenti, suddivisi tra 366 mila classi collocate in 8.644 scuole e 41.483 sedi: 728 mila i docenti in organico di fatto. E a 101 mila gli insegnanti di sostegno chiamati a seguire 207 mila alunni con disabilità. Dal 2007 è salito il numero degli studenti, ma le classi si sono ridotte. Quest’anno alle superiori il 46,8% dei 2.580.007 iscritti ha scelto il liceo, il 32,1% gli istituti tecnici e il 21,2% i professionali.
Sono 7,8 milioni gli studenti, poco meno del 10% dei quali stranieri (736 mila). Per un totale di 366 mila classi suddivise il 8.644 istituzioni statali e 41.483 sedi. Mentre si fermano a 728 mila i docenti che sono indicati nell’organico di fatto. E a 101 mila insegnanti di sostegno chiamati a seguire 207 mila alunni con disabilità.
Ecco arrivati, puntuali in corrispondenza dell’avvio del nuovo anno scolastico, i dati numerici riguardanti il 2013/14. L’anticipazione, fornita dal ministero dell’Istruzione sul proprio sito e aggiornata al 10 settembre 2013, non è completa (esclude Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige), ma già abbastanza indicativa. Dai dati statistici si evidenzia anche che dall’anno scolastico 2007/2008 è aumentata la differenza tra il numero degli alunni, in aumento, e quello delle classi, in contrazione, ma in controtendenza quest’anno.
LE ISTITUZIONI SCOLASTICHE STATALI sono 8.644 e si articolano in 41.483 sedi scolastiche distribuite sul territorio nazionale. Il numero maggiore è in Lombardia (1.149), seguita dalla Campania (1.030), dalla Sicilia (888) e dal Lazio (768). Fanalino di coda il Molise (82). Come tipologie, 627 sono i circoli didattici, 274 gli istituti principali di primo grado, 4.881 gli istituti comprensivi, 2.862 quelle del II ciclo e istituzioni educative.
TANTI ASILI ED ELEMENTARI: Il 32,5% delle sedi scolastiche è della scuola d’infanzia, 37% è della scuola primaria, il 17,5% per le medie, il 13% per la scuola secondaria di secondo grado (licei ed istituti tecnici).
ALUNNI E CLASSI: gli alunni previsti sui banchi delle scuole statali sono 7.878.661, per un totale di 366.838 classi. Il 65,7% degli alunni ed il 67,2% delle classi sono concentrati nella scuola primaria e secondaria di II grado. Lombardia, Campania, Sicilia e Lazio sono sempre le regioni con più alunni. Gli alunni con disabilità sono 207.244.
VINCONO I LICEI, PRIMO LO SCIENTIFICO: Il 46,8% dei 2.580.007 studenti della scuola secondaria di secondo grado ha scelto il liceo, mentre il 32,1% gli istituti tecnici e il 21,2% i professionali. Tra i licei il preferito è lo scientifico (quasi 460 mila studenti + 115 per l’opzione scienze applicate), mentre solo al secondo posto è il classico (171 mila) seguito a ruota dal linguistico (166 mila). Buono il risultato del liceo delle scienze umane che ha raggiunto 124 mila alunni a cui si aggiungono 46 mila dell’opzione economico sociale. Nei tecnici prevale l’indirizzo tecnologico (453 mila) su quello economico (373 mila) mentre il settore servizi è il più seguito tra i professionali (409 mila).
ALUNNI STRANIERI: sono 736 mila gli studenti con cittadinanza non italiana, più o meno equamente distribuiti nelle varie fasce d’età (prevalgono le elementari con 272 mila alunni). Lombardia (178 mila), Emilia Romagna (86 mila) e Veneto (83 mila) sono le regioni che ospitano il maggior numero di alunni stranieri, seguite da Lazio (71 mila) e Toscana (62 mila). Molto indietro i dati di presenza del Sud e delle Isole.
I PROF: I posti di Organico di fatto sono 728 mila in totale ai quali si aggiungono 101.391 per il sostegno anche se il valore di previsione di questi ultimi è di 103 mila.
LE PARITARIE attive nel territorio nazionale nell’anno scolastico 2012/2013 sono state 13.847, il 72% per l’infanzia, l’11% per la primaria, il 5% per le medie e il 12% per la secondaria superiore. In totale sono state frequentate da poco più di un milione di studenti (1.036.312).

Pas, quasi 70mila le domande presentate

da Tecnica della Scuola

Pas, quasi 70mila le domande presentate
di Alessandro Giuliani
Erano corrette le stime del Ministero. Scrima (Cisl Scuola): numero rilevante, come ci si attendeva. Ma dal sindacalista giunge anche un avvertimento: alcune università sembrerebbero intenzionate a rifiutarsi di attivare i corsi abilitanti riservati ai precari, un’eventualità incomprensibile e inaccettabile.
Le stime del ministero dell’Istruzione erano corrette: sono quasi 70 mila le domande di partecipazione ai Percorsi abilitanti speciali, i corsi abilitanti riservati al personale precario con tre anni di supplenze svolte in possesso del titolo prescritto. A darne comunicazione, anticipando quella ufficiale del Miur, è il segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima. “È un numero rilevante, come ci si attendeva”, spiega il sindacalista. Ma aggiunge anche che da viale Trastevere dovranno tenere la ‘guardia alta’: “giungono segnali preoccupanti – denuncua Scrima – di un possibile atteggiamento di disimpegno che talune Università sembrerebbero intenzionate a mettere in atto, rifiutandosi di procedere all’attivazione dei Pas”.
Secondo il leader della Cisl Scuola che “è di tutta evidenza il grave danno che ne deriverebbe per tutti coloro che vedrebbero vanificarsi l’opportunità di conseguire l’abilitazione, o sarebbero costretti a sopportare oneri non indifferenti per accedere a percorsi formativi attivati in sedi molto lontane dalla propria residenza”. Questa sarebbe, a detta del segretario del sindacato confederale, “un’eventualità incomprensibile e inaccettabile”, perché “l’autonomia delle Università non può diventare fattore sperequante nell’attuazione di norme vigenti e di provvedimenti del Miur la cui valenza nazionale non può essere ignorata, né disattesa”.
Per questa ragione, annuncia, “la Cisl Scuola chiederà al ministro di intervenire affinché le Università adottino tempestivamente le deliberazioni di loro competenza in attuazione del DM 25 marzo 2013. Le annunciate manifestazioni di protesta del personale precario sono più che legittime e trovano tutto il nostro appoggio. Sono tantissime le persone che lavorano precariamente nella scuola, accumulando anni di esperienza ‘sul campo’ che non può essere ignorata e che giustamente chiede di essere valorizzata. Noi consideriamo quel bagaglio di esperienza – conclude l’esponente della Cisl – come uno dei fattori che possono concorrere a realizzare un obiettivo di fondamentale importanza: assicurare alla scuola il più alto livello possibile di qualità della classe docente”. Vale la pena ricordare che nelle prossime settimane dovranno essere esplicitati i costi e le modalità organizzative dei Pas. Dal Miur, inoltre, dovranno verificare la validità delle domande presentate.

Al via il nuovo anno tra le contestazioni degli studenti

da Tecnica della Scuola

Al via il nuovo anno tra le contestazioni degli studenti
di A.G.
Davanti a diversi istituti scolastici delle grandi città, l’11 settembre si sono svolti flash mob e volantinaggi. Per l’Uds la scuola pubblica ha bisogno di decine di miliardi di euro, da sottrarre ai grandi sprechi che il Governo continua a sostenere: dagli F-35 alle grandi opere inutili, all’evasione fiscale. Tra un mese si replica con la mobilitazione ‘Non c’è più tempo’.
Flash mob e volantinaggi studenteschi si sono svolti l’11 settembre davanti a diversi istituti scolastici di alcune grandi città, tra cui Roma e Firenze: le iniziative, organizzate dalle associazioni degli studenti, sono finalizzate a sollecitare maggiori investimenti verso la scuola. E ciò nonostante i recenti provvedimenti approvati dal Governo, giudicati insufficienti.
Le forme protesta, sintetizzate dai contenuti di diversi striscioni esposti, rappresentano una sorta di “prologo” alla grande mobilitazione indetta tra un mese, per l’11 ottobre: la manifestazione che è già stata intitolata ‘Non c’è più tempo’.
“A Roma e in altre città, dove per molti studenti oggi è il primo giorno di scuola – ha scritto l’Unione degli Studenti – abbiamo volantinato ed informato gli studenti sui problemi irrisolti della scuola e del Paese in vista della mobilitazione che abbiamo indetto per l’11 ottobre”.
A Firenze gli studenti hanno attaccato all’entrata di scuola manifesti con lo slogan “Non c’è più tempo” con disegnata una clessidra. “Crediamo – spiegano i giovani – che non ci sia più il tempo per tergiversare ed attuare misure tampone: la scuola pubblica ha bisogno di risorse ingenti e risposte strutturali ai propri problemi. Le risorse ci sono e vanno prelevate dai grandi sprechi che il Governo continua a sostenere: dagli F-35, alle grandi opere inutili, all’evasione fiscale, parliamo di decine di miliardi di euro di risorse sperperate ai danni della nostra generazione senza futuro”. “Questa mattina – afferma Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi – siamo davanti alle scuole di tutto il Paese, per ricominciare l’anno scolastico al fianco degli studenti italiani e ripartire dalle loro idee, dalla partecipazione, costruendo il futuro del paese a partire dalla scuola. Il nostro slogan sarà “scrivi scuola, leggi futuro” perché vogliamo chiedere al governo di ripartire dalle nostre idee per costruire un idea organica di scuola pubblica. “Il decreto legge sulla scuola approvato dal Cdm lunedì scorso è un piccolo passo ma è insufficiente. La scuola – conclude Lanni – necessita di una riforma strutturale e di investimenti importanti, necessari per rimettere in piedi il sistema d’Istruzione italiano”.
Secondo l’Uds, “il DL Istruzione non ha risolto i problemi strutturali della scuola italiana e nonostante tanti buoni propositi i finanziamenti individuati dal Governo sono totalmente insufficienti. Cento mln di euro coprono a malapena un terzo degli aventi diritto alla borsa di studio universitaria, 8 mln di euro sono poche briciole per finanziare un sistema decente di comodato d’uso per i libri di testo: vogliamo uno Statuto degli Studenti in Stage che ci tuteli durante l’alternanza scuola-lavoro, vogliamo un piano straordinario di 15 mld di euro per mettere in sicurezza le scuole, vogliamo una legge nazionale sul diritto allo studio”.

3.500 prof pagati per non lavorare?

da Tecnica della Scuola

3.500 prof pagati per non lavorare?
di Lucio Ficara
Il mancato utilizzo dei docenti inidonei nel decreto Carrozza ha fatto scattare l’indignazione della ex ministra all’Istruzione, Maria Stella Gelmini, le cui osservazioni sono state riprese dal quotidiano Libero di oggi
Ecco quanto scrive il giornale di Feltri:
Sono oltre 3.500 i professori che, per diversi motivi, non sono stati giudicati “idonei” all’insegnamento. Prima li si teneva a “bollire”, con lo stipendio accreditato regolarmente, ma senza poter insegnare o fare altro. Poi il governo Monti provò, con un emendamento alla spending review, a utilizzare questo esercito per altri compiti (segreteria, amministrativi). Un atto di buon senso, visto che tenerli parcheggiati costa circa 100 milioni di euro l’anno. Ebbene il famoso e applauditissimo (fino a ieri) Decreto scuola ha tirato un segno di penna sul «diverso utilizzo» approntato da Monti per evitare di pagare oltre 3mila persone inidonee all’insegnamento e non licenziabili. Del pasticcio si è accorta Mariastella Gelmini, vicecapogruppo Pdl alla Camera, ma soprattutto (criticatissimo) ex ministro dell’Istruzione: «Cancellare la norma Monti», spiega, «configura uno spreco di denaro pubblico non accettabile di 100 milioni di euro e l’ennesima penalizzazione di tanti giovani precari. Lasciare del tutto improduttive 3.500 persone retribuite dalla collettività non è il modo migliore di investire nella scuola, soprattutto in assenza di risposte adeguate ai giovani che hanno conseguito l’abilitazione e oggi rimangono senza risposte», conclude Gelmini. Tuttavia le affermazioni di Gelmini appaiono forti ed audaci. É utile ricordare, a tal proposito, che il nocciolo di questa delicatissima problematica si concentra nel transito forzoso dei docenti inidonei e degli insegnanti tecnico pratici titolari nelle classi di concorso C999 e C555 nei ruoli amministrativi, secondo quanto previsto dall’art. 14 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95. Una norma legislativa odiosa perché fatta sulla pelle di personale inidoneo all’insegnamento per gravi patologie e che svolge quotidianamente delle mansioni che hanno a che fare sempre con un profilo professionale didattico, come è giusto che sia. Le parole dell’ex ministra Gelmini sembrano quelle di chi si trova già all’opposizione , ma, tralasciando l’aspetto strettamente politico, la delusione per tali dichiarazioni è forte sul piano umano. Come è possibile parlare di spesa improduttiva difronte a chi soffre e non è in grado, fisicamente e mentalmente, di gestire classi straboccanti, ben oltre i limiti delle norme sulla sicurezza, di alunni vivaci e movimentati? E poi non è forse produttivo il lavoro svolto, con pazienza certosina, nelle biblioteche scolastiche e negli uffici amministrativi dei vari ambiti territoriali? Forse l’on. Gelmini non sa che i docenti inidonei all’insegnamento osservano un orario di servizio di 36 ore settimanali e usufruiscono di 36 giorni di ferie come ogni impiegato; questo significa che, nonostante la loro precarietà di salute, accettano un orario di lavoro maggiorato rispetto a quello che svolgevano in qualità di docenti. Comunque da quanto troviamo scritto nel sito istituzionale del governo , siamo rassicurati dal fatto che, con il decreto scuola varato ieri, viene abrogata la norma che prevedeva il transito automatico dei docenti cosiddetti “inidonei” (per motivi di salute) nei ruoli amministrativi.  Tutto questo con buona pace di chi sopravanza interessi di spesa e produttività, rispetto al diritto di chi nonostante la malattia, vuole e deve ancora lavorare.

Carrozza: “Troppi ricorsi in Italia. Non si va avanti così”

da Tecnica della Scuola

Carrozza: “Troppi ricorsi in Italia. Non si va avanti così”
di P.A.
La ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, in un’intervista a SkyTg24 ha dichiarato di non teme i ricorsi sull’abolizione del bonus maturità per l’ammissione alle Università e critica l’eccessiva pratica di rivolgersi ai tribunali esistente in Italia.
“Noi avremo sempre ricorsi a volte ci sono iniquità e la giustizia deve fare il suo corso, ma non deve essere lo standard che ci si rivolge alla giustizia perchè si perde un concorso e si spera che in un qualche meccanismo ci sia un granellino di sabbia su cui fare leva per ribaltare l’esito del concorso. Questo a mio avviso è sbagliato”. La ministra era a Pisa dove ha inaugurato l’anno scolastico in un liceo scientifico, l’Ulisse Dini, che lei stessa aveva frequentato. Nell’estate uno studente, Andrea Cioni, le aveva inviato una mail: “Le avevo scritto – ha raccontato il ragazzo – agli indirizzi pubblici del ministero e già la mattina seguente ho trovato la sua risposta nella quale accettava l’invito. Per noi è un grande segnale di attenzione verso la scuola e le istanze di noi studenti”. Durante la sua visita il ministro ha risposto alle domande degli allievi. Sempre a proposito del bonus Carrozza ha spiegato: “Ci sono persone che pensano sempre a come fare ricorso per ribaltare l’esito di un concorso, perché si ritiene che questo sia l’unico strumento per far valere i propri diritti: a volte di verificano situazioni di iniquità e qui allora si entra nel campo della giustizia amministrativa. Ma non può essere uno strumento per percorrere scorciatoie quando si è perso un concorso. Il nostro intento invece è quello di dare anche un messaggio educativo: studiare per un esame o un test d’ingresso con l’obiettivo di prepararsi al meglio e di superarlo grazie alle proprie capacità. Per questo penso che, pur cercando di valorizzare al massimo il curriculum scolastico dei più meritevoli, in assenza di test omogenei si deve essere molto cauti nella valutazione dei voti conseguiti”. Ma a parte i ricorsi contro l’abolizione del “bonus maturità”, l’UdU, l’Unione degli studenti universitari, ha annunciato una maxi operazione contro le irregolarità nei test in tutta Italia, prevedendo un ricorso di massa. “Le scorrettezze più grosse sono state registrate ad Ancona e Firenze ma abbiamo segnalazioni di irregolarità anche per i test di Napoli, Roma, Salerno, Chieti, Pisa, Catanzaro e Padova. Stiamo già provvedendo ad imbastire dei ricorsi collettivi per andate a tutelare due errori macroscopici delle due Università che secondo noi porteranno l’alterazione di tutte le classifiche, un prezzo pagato sulla pelle degli studenti”.