Lettera aperta al Ministro Carrozza

Lettera aperta al Ministro Carrozza!

 di Maurizio Tiriticco

Gentile Ministro!

Con questa lettera voglio richiamare la Sua attenzione sulla necessità di modificare quegli esami che molti ancora si ostinano a chiamare di maturità, ma che di maturità non sono, o non dovrebbero più essere.

Un po’ di storia. Con la riforma, di cui alla legge 425/97, all’articolo 6, Certificazioni, scrivemmo: ”Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle competenze, conoscenze e capacità acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea” (i corsivi sono miei).

In effetti, però, nell’estate del ’99, alla prima tornata del nuovo esame, quanto dettato dall’articolo 6 non ebbe alcun seguito. Non era semplice passare da un esame centrato da sempre sulle conoscenze a un esame totalmente nuovo, in cui si dovessero accertare e certificare competenze. In effetti, avrebbe dovuto essere cura del Ministero individuare, definire e descrivere quali fossero le competenze da certificare. Va aggiunto, inoltre, che attività di insegnamento-apprendimento fondate su competenze richiedono un riordino a partire fin dal primo anno di corso!

Forse eravamo tutti novellini rispetto al discorso sulle competenze né disponevamo di una definizione certa e condivisa del concetto stesso di competenza! Fatto sta che di certificazione di competenze non si parlò affatto nel regolamento che seguì. Ci si limitò a un’espressione assai generica: “La certificazione rilasciata in esito al superamento dell’esame di Stato, anche in relazione alle esigenze connesse con la circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea, attesta l’indirizzo e la durata del corso di studi, la votazione complessiva ottenuta, le materie di insegnamento ricomprese nel curricolo degli studi con l’indicazione della durata oraria complessiva destinata a ciascuna, le competenze, le conoscenze e le capacità anche professionali acquisite, i crediti formativi documentati in sede d’esame” (dpr 323/98, art. 13).

Parole, parole, parole… In effetti, il dm 450/98,concernente le certificazioni e i relativi modelli da rilasciare in esito al superamento dell’esame”, non accennava minimamente a competenze. Né avrebbe potuto farlo! Quali le competenze da certificare? Ovviamente, nessuna! Se nessuno sapeva quali fossero! Avrebbero forse dovuto “inventarle” le commissioni? Certamente no! Poi, all’articolo 3 del citato dm leggiamo: “I modelli delle certificazioni integrative del diploma hanno carattere sperimentale e si intendono adottati limitatamente agli anni scolastici 1998/99 e 1999/2000”. Il che sottintendeva che il Ministero si concedeva due anni di tempo per affrontare l’intera problematica delle competenze, della loro definizione, del loro accertamento e della conseguente certificazione. E da quell’anno, però, nihil sub sole novi! Il tutto è passato in cavalleria! Il dm 450/98, quello “concernente le certificazioni” è stato “riscritto (vedi il vigente dm 26/09), ma della ormai fantomatica certificazione neanche l’ombra!

Gentile Ministro! Le chiedo se non sia l’ora di prendere in mano tutta questa annosa e triste vicenda di una certificazione mancata, se non tradita! E’ passato un decennio! Ormai di competenze abbiamo una definizione certa che ci viene dalla Raccomandazione europea del 23 aprile 2008, con cui si istituisce il Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF)! Ormai le Linee guida per gli istituti tecnici e professionali indicano chiaramente quali sono le conoscenze, le abilità e le competenze (di capacità non si parla più!) che gli studenti debbono raggiungere al termine del primo e del secondo biennio e dell’ultimo anno di studi. Anche le Indicazioni nazionali per i licei si muovono nella medesima direzione, anche se il concetto e la pratica delle competenze sono assai sfumati.

Inoltre, nella citata Raccomandazione “si raccomanda agli Stati membri di rapportare i loro sistemi nazionali delle qualifiche (e di qualsiasi titolo di studio, n.d.a) al Quadro europeo delle qualifiche entro il 2010”. Ma il nostro Paese solo il 20 dicembre del 2012 ha recepito la Raccomandazione. Si tratta dell’“Accordo sulla referenziazione del sistema italiano delle qualificazioni al Quadro Europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente (EQF), di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008. Accordo ai sensi dell’articolo 4, comma 1 del dlgs 28 agosto 1997, n. 281, n. 252”.

Dall’Accordo si evincono le seguenti corrispondenze tra i livelli europei e i nostri titoli di studio:

livello1 – diploma di licenza conclusiva del primo ciclo di istruzione;

livello 2 – certificato delle competenze di base acquisite in esito all’assolvimento dell’obbligo di istruzione;

livello 3 – qualifica di operatore professionale;

livello 4 – diplomi conclusivi del secondo ciclo di istruzione; diploma professionale di tecnico; certificato di specializzazione tecnica superiore;

livello 5 – diploma di Istruzione Tecnica Superiore;

livello 6 – laurea; diploma accademico di primo livello;

livello 7 – laurea magistrale; diploma accademico di secondo livello; master universitario di primo livello; diploma accademico di specializzazione (I); diploma di perfezionamento o master (I);

livello 8 – dottorato di ricerca; diploma accademico di formazione alla ricerca; diploma di specializzazione; master universitario di secondo livello; diploma accademico di specializzazione (II); diploma di perfezionamento o master (II).

Nell’Accordo leggiamo anche che occorre “adottare le misure necessarie affinché, a far data dall’1 gennaio 2014, tutte le certificazioni delle qualificazioni rilasciate in Italia… riportino un chiaro riferimento al corrispondente livello del Quadro Europeo delle Qualificazioni per l’apprendimento permanente”.

Per quanto concerne il nostro secondo ciclo di istruzione, ormai non ci sono più alibi! Non possiamo più continuare a far finta di niente! A condurre un esame di Stato che non è più di maturità, ma che non certifica neanche competenze! E’ un ibrido, mortifica i candidati, le commissioni e gli stessi insegnanti di un intero quinquennio! E rilascia titoli non leggibili in chiave europea, spendibili solo – quando avviene – nel nostro Paese!

Gli esiti di apprendimento, di cui al quarto livello europeo, sono i seguenti:

conoscenze: conoscenze pratiche e teoriche in ampi contesti in un ambito di lavoro e di studio;

abilità: una gamma di abilità cognitive e pratiche necessarie per creare soluzioni a problemi specifici in un ambito di lavoro e di studio;

competenze: autogestirsi all’interno di linee guida in contesti di lavoro o di studio solitamente prevedibili, ma soggetti al cambiamento; supervisionare il lavoro di routine di altre persone, assumendosi una certa responsabilità per la valutazione e il miglioramento delle attività di lavoro e di studio.

Mi piace ricordarLe che, con l’anno scolastico 2014/15 giunge a compimento quel riordino dei cicli avviato con l’anno scolastico 2010/11. In considerazione del fatto che ormai tutti gli istituti secondari di secondo grado hanno progettato e realizzato le loro attività secondo le Indicazioni nazionali e le Linee guida del 2010, non dovrebbe costituire una particolare difficoltà “metter mano” alla legge 425/97 e riscriverla in modo che quell’auspicio dell’articolo 6, “dare trasparenza alle competenze, conoscenze e capacità acquisite” divenga finalmente realtà. Le leggi sono di pertinenza del Parlamento, lo so, ma… un Suo autorevole impegno nei confronti delle forze politiche sarebbe di grande importanza!

Ovviamente sarà necessaria una correzione concettuale e didattico/formativa del testo di base citato. Occorre, infatti, considerare che oggi in tutti i documenti europei e in quelli relativi al riordino abbiamo introdotto il cosiddetto modello dolmen: riteniamo, cioè, che per acquisire una competenza occorra acquisire in via preliminare quelle conoscenze teoriche e quelle abilità pratiche che la sostengono e la giustificano. Come nei dolmen preistorici, due piedritti verticali sorreggono una piattabanda orizzontale.

Gentile Ministro! I tempi per porre mano a una riscrittura dell’esame di Stato che tenga conto di queste recenti acquisizioni teoriche e pratiche – che del resto in tutti i sistemi formativi dell’UE sono largamente condivise – ci sono! Ma occorre porvi mano subito! Non vorrei che si ricorresse a provvedimenti prescrittivi – ed è una pratica per nulla sconosciuta alla nostra amministrazione – a ridosso della tornata di esami del 2015!

E, come ben sa, la gatta frettolosa fece i gattini ciechi! E non sarebbe la prima volta…

Ma Lei è un Ministro che sa guardare lontano!

Distinti saluti e… grazie di non avermi cestinato!

“Sostegno: non un’ora di meno!”

Sostegno: non un’ora di meno!” – ANIEF invia le istruzioni operative per i ricorsi gratuiti volti all’immediata attivazione delle ore di sostegno in deroga

 

Inviate dall’ANIEF le istruzioni operative rivolte alle famiglie degli alunni con handicap grave cui il MIUR ha negato la corretta assegnazione delle ore di sostegno per questo anno scolastico. I genitori, i dirigenti scolastici e i docenti che ne hanno fatto espressa richiesta all’ANIEF scrivendo a sostegno@anief.net stanno ricevendo in queste ore tutte le istruzioni da trasmettere alle famiglie interessate per procurare la documentazione necessaria al ricorso e ottenere l’immediato contatto con un nostro legale.

 

Sono già numerose le richieste ricevute dal nostro sindacato per la tutela dei diritti dei più deboli contro l’inaccettabile ingiustizia loro perpetrata dal MIUR. Il Ministero dell’Istruzione ogni anno sistematicamente attribuisce alle scuole un numero di ore assolutamente insufficiente a coprire il reale fabbisogno degli alunni in situazione di gravità e costringe i Dirigenti Scolastici ad attribuire loro un numero di ore inferiore rispetto a quanto certificato e richiesto dal P.E.I. e dalla Diagnosi Funzionale.

 

L’ANIEF, promuovendo l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”, ha deciso di dire “Basta!” a questa prevaricazione da parte del Ministero dell’istruzione che, con l’inaccettabile e vergognosa giustificazione di “questioni di bilancio”, viola i fondamentali diritti dei nostri alunni più deboli. Il nostro sindacato ha, quindi, messo gratuitamente a disposizione di questi ragazzi e delle loro famiglie tutta l’esperienza dei propri legali sull’intero territorio nazionale, in modo che i Tribunali Amministrativi Regionali possano riconoscere d’urgenza in loro favore l’assegnazione di un docente di sostegno per l’intero orario di servizio settimanale dell’insegnate (rapporto 1:1) nel pieno rispetto del reale fabbisogno didattico-educativo dell’alunno.

 

L’ANIEF ricorda che è ancora possibile aderire all’iniziativa e chiedere le istruzioni operative scrivendo a sostegno@anief.net sia da parte delle famiglie direttamente interessate, sia da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici che vogliono attivarsi in prima persona per segnalare i casi di alunni in situazione di gravità (art. 3, comma 3, Legge 104/92) cui è stata negata la corretta attribuzione delle ore di sostegno. Per effettuare la segnalazione sarà sufficiente inviare una email a sostegno@anief.net avente: PER OGGETTO Sostegno negato – Richiesta istruzioni operative” e la città da cui proviene la segnalazione e PER CONTENUTO la denominazione e la sede della scuola da cui proviene la segnalazione e il numero degli alunni con disabilità grave che hanno ricevuto meno ore di sostegno rispetto a quelle richieste in sede di gruppo misto o GLH operativo.

 

L’ANIEF registra con soddisfazione la partecipata adesione all’iniziativa anche da parte di tanti docenti e Dirigenti Scolastici che, dimostrando di rappresentare la parte migliore della scuola pubblica italiana, stanno collaborando attivamente con il nostro sindacato per garantire ai propri alunni quanto il MIUR ha negato loro: una scuola che aiuta i propri figli più deboli e che non li abbandona in nome di “questioni di bilancio”.

Finalmente il Miur si ricorda dei Modelli Viventi dei licei artistici

Finalmente il Miur si ricorda dei Modelli Viventi dei licei artistici
Un altro importante successo della mobilitazione di Cobas/Inidonei/ITP/Precari/Materia Alternativa/Modelli Viventi/Quota96

Così come sono riuscite a sbloccare i posti dei precari amministrativi e tecnici, le ripetute mobilitazioni e proteste dei docenti “inidonei” hanno anche contribuito a far ottenere ai Modelli Viventi un importante riconoscimento. Finalmente (vedi “Nudi alla meta”, Cobas n. 51 settembre/ottobre 2013, http://www.cobas-scuola.it/Giornale/2013/N.-51-Settembre-Ottobre-2013-GIORNALE-DEI-COMITATI-DI-BASE-DELLA-SCUOLA), è stata accolta – seppure ancora parzialmente – la nostra proposta relativa all’assunzione e al pagamento di quanto spettante ai modelli viventi dei Licei Artistici.
Infatti, lo scorso 12 settembre, il Miur ha inviato a tutti i Licei Artistici e agli Uffici scolastici regionali la Nota prot. 6223/2013 con la quale chiede di conoscere “il totale dettagliato dei compensi dovuti al personale che ha svolto le mansioni di modello vivente nell’a.s. 2012/13”.
Con questa Nota il ministero mette fine a un colpevole silenzio dell’amministrazione centrale nei confronti dei Licei che in questi anni hanno ripetutamente richiesto chiarimenti sui fondi da destinare all’assunzione dei modelli viventi e anche all’illegittimo comportamento di molti dirigenti scolastici e d.s.g.a. che ritenevano di non dover più applicare l’O.M. n. 14/2000 e successive modifiche, comportamento che ha innescato numerosi contenziosi in tutta Italia a tutela dei diritti dei modelli viventi.
Per evitare che analoghi illegittimi ritardi, o peggio, omissioni si verifichino anche nell’a.s. appena iniziato, invitiamo tutti i Licei Artistici a predisporre e inviare al Miur, insieme al fabbisogno relativo allo scorso a.s. 2012/2013, anche la previsione di spesa per l’a.s. 2013/2014.
Per monitorare l’effettivo avanzamento di questa procedura invitiamo i modelli viventi a vigilare sull’applicazione della Nota prot. 6223/2013 e a segnalare le eventuali anomalie alle nostre sedi territoriali o alla mail cobas.comitati.di.base.scuola@gmail.com
Nei prossimi giorni incontreremo nuovamente i dirigenti del ministero per valutare la situazione e proporre le modifiche necessarie da apportare alla O.M. n. 14/2000.

Non vedenti a teatro con AudescMobile

da West

Non vedenti a teatro con AudescMobile

SPAGNA. Si chiama AudescMobile il supporto al proprio cellulare che consentirà ai non vedenti spagnoli di seguire film e serie TV. Ma anche opere teatrali e mostre nei musei. Senza più la necessità di utilizzare dispositivi aggiuntivi. L’importante novità di questa applicazione, infatti, è quella di consentire l’accesso ai contenuti a prescindere dalla piattaforma utilizzata. Sia essa una sala di cinema, televisione, Internet o DVD. Inoltre, la soluzione offre una descrizione audio facile e onnipresente permettendo la riproduzione in modo sincronizzato. L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione ONCE, in collaborazione con la Fondazione Vodafone Spagna. E rappresenta una svolta importante per l’integrazione sociale delle persone con disabilità. Nelle sale di cinema la sincronizzazione sonora, infatti, è stata sempre effettuata mediante l’utilizzo di speciali recettori e adattamenti. Processi costosi che rendevano molte sale riluttanti a lanciare film con descrizione audio.

di Ivano Abbadessa

Sostegno alla mobilitazione degli studenti dell’11 ottobre

La FLC CGIL sostiene la mobilitazione degli studenti dell’11 ottobre

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

La FLC CGIL sostiene la mobilitazione degli studenti dell’11 ottobre per il diritto allo studio, per migliorare la scuola e l’università, per superare ogni barriera d’accesso al sapere.

Il Decreto legge ”L’istruzione riparte” è solo il primo passo per invertire la tendenza dei tagli epocali al sistema della conoscenza e della privatizzazione dei saperi. Le risorse rispetto agli obiettivi del Decreto sono del tutto insufficienti ed è necessario un piano pluriennale d’investimenti su scuola, università, ricerca e afam che riporti la spesa d’istruzione del nostro Paese a livello della media europea.

Abbiamo presentato al Governo e alle forze politiche le nostre priorità e rivendichiamo l’immediata apertura di un ampio confronto pubblico che coinvolga sindacati, studenti, associazioni e le tante competenze che operano nei comparti della conoscenza. Sosteniamo la necessità di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, l’introduzione di un reddito minimo e l’eliminazione del numero chiuso nelle università sostituendolo con meccanismi di orientamento e programmazione in itinere nei corsi di studio. Vogliamo essere protagonisti, insieme alle nuove generazioni, nel costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sull’uguaglianza e la democrazia che garantisca piena e buona occupazione e un welfare realmente universalistico.

Il piano del lavoro della CGIL può essere una risposta efficace per eliminare disoccupazione e precarietà attraverso l’innalzamento dei livelli d’istruzione e una migliore qualità dell’offerta formativa riconquistando un rapporto socialmente riconosciuto tra conoscenza, lavoro e diritti di cittadinanza.

Retribuzione ferie dello scorso anno scolastico ai precari temporanei

Retribuzione ferie dello scorso anno scolastico ai precari temporanei
Di male in peggio
La CUB Scuola Università Ricerca organizza la mobilitazione dei precari scuola

Dopo che il governo sembrava essere sceso a più miti consigli riconoscendo ai lavoratori precari della scuola con nomina breve e temporaneo o sino al 30 giugno quantomeno il pagamento di quanto loro spetta per il 2012 – 2013 la Ragioneria Generale dello Stato con una recente nota ha di nuovo bloccato il pagamento.
A noi per la verità risultava che il precetto evangelico secondo il quale la mano destra non deve sapere quello che fa la mano sinistra non va inteso nel senso che l’amministrazione pubblica è una macchina impazzita che da una parte firma un accordo e dall’altra lo blocca.
È evidente che responsabili di questa vicenda vergognosa sono:

il governo Monti che non ha saputo fare di meglio che colpire i circa 100.000 precari temporanei negando loro il diritto a vedersi retribuite le ferie a partire dal 1 settembre 2013 e poi pretendendo persino di anticipare il taglieggiamento all’anno scolastico 2012 – 2013;

il governo Letta che non solo non è ternato indietro rispetto alla scelta in questione ma non è nemmeno stato in grado o, peggio, non ha voluto fare un accordo esigibile.

Le vittime di questa situazione sono i precari temporanei docenti ed Ata sulle cui spalle cade l’onere di contribuire al risanamento di una finanza pubblica devastata da privilegi della casta, grandi opere nocive, dissennate spese militari.

La CUB Scuola Università Ricerca agirà a tutela dei colleghi colpiti da questa sanzione sia sul piano legale che su quello della mobilitazione diretta per il pagamento delle ferie del 2012 – 2013 e PER L’ABOLIZIONE DI QUESTA NORMA SCELLERATA.

A livello di scuola indirà assemblee su questa questione come su tutte le altre che riguardano la categoria dei lavoratori della scuola, organizzerà il rifiuto delle attività aggiuntive sino al grande sciopero del 18 ottobre 2023.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Cosimo Scarinzi

Slow Cheese 2013

Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con l’Ufficio
Scolastico Regionale per il Piemonte e l’IIS Velso Mucci sarà presente a Bra (CN) dal 20 al
23 settembre alla nona edizione di Cheese le forme del latte 2013, manifestazione dedicata
al confronto su tematiche ambientali, agricole e alimentari.
Il MIUR è presente con un proprio stand che ospiterà studenti e insegnanti di istituti agrari
e alberghieri piemontesi che accoglieranno alunni delle scuole primarie e medie con le loro
famiglie, per presentare laboratori didattici sulla corretta alimentazione e stili di vita, sulla
valorizzazione dei prodotti artigianali nel rispetto della biodiversità, dell’ambiente e della
qualità.
I laboratori saranno anche occasione per presentare progetti e attività educativodidattiche,
con lo scopo di intraprendere un’azione di orientamento nei confronti
dell’istruzione tecnico professionale che, in una società sempre più complessa, possa
offrire opportunità di immediato inserimento lavorativo per gli studenti in uscita dal
settore .
Per maggiori informazioni visitare il sito al seguente link: http://cheese.slowfood.it

17 settembre Riforme costituzionali

Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha ricevuto a Palazzo Chigi il ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, il quale gli ha consegnato la relazione finale della Commissione per le Riforme costituzionali. Il ministro Quagliariello era accompagnato dal coordinatore del comitato di redazione della relazione, Luciano Violante.

La bozza della Relazione finale è articolata in sei capitoli: 1) Bicameralismo; 2) Procedimento legislativo; 3)Titolo V; 4) Forma di governo; 5) Sistema elettorale; 6) Istituti di partecipazione popolare.

Palermo, la protesta dei genitori degli studenti disabili davanti alla prefettura

Palermo, la protesta dei genitori degli studenti disabili davanti alla prefettura
Alla base della protesta l’aumento dei costi per il ricorso al Tar per il sostegno scolastico. Daniela Pizzuto (Comitato L’autismo parla): “Andare a togliere 600 euro a un genitore che è già provato da tutti i problemi che comporta assistere un figlio disabile, mi sembra assurdo”

da Il Redattore Sociale
17 settembre 2013 – 15:47

PALERMO – Non ci stanno le associazioni dei familiari di ragazzi con disabilità che questa mattina hanno protestato davanti alla prefettura di Palermo. Hanno deciso, infatti, di far sentire la loro voce in merito alla decisione presa dal segretariato generale della giustizia amministrativa che, adeguandosi alle disposizioni impartitegli dall’Agenzia delle Entrate, ha invitato le segreterie dei Tribunali Amministrativi Regionali a richiedere, per le cause in materia di sostegno didattico, il contributo unificato in misura ordinaria (oggi 650 euro contro i 37 euro degli anni precedenti in Sicilia).
I genitori a fine mattinata sono stati ricevuti da alcuni rappresentanti della Prefettura che hanno preso l’impegno di scrivere sull’argomento alla presidenza del consiglio. Sull’argomento è stata presentata da alcuni parlamentari anche un’interpellanza volta a richiedere al Governo l’adozione di opportune misure per porre fine immediatamente alla richiesta da parte delle segreterie dei tribunali amministrativi del contributo unificato per i ricorsi in materia di sostegno. L’interpellanza verrà trattata alla Camera solo il prossimo venerdì 20 settembre.
“A partire dal mese di settembre 2013, successivamente dunque alla presentazione di tale interpellanza, il T.A.R. Palermo non si è limitato a richiedere un contributo unificato pari a 650 euro per i nuovi ricorsi (relativi all’anno scolastico 2013 – 2014) ma ha addirittura – dichiara Giovanna Librici, vicepresidente dell’associazione Nuove Ali di Agrigento – iniziato a notificare ai genitori, che, nei precedenti anni scolastici hanno presentato un ricorso per il riconoscimento del diritto all’assegnazione di un insegnante di sostegno con il rapporto 1/1 ai propri figli, una richiesta di pagamento entro 30 giorni di una somma pari a 567 euro ossia la differenza tra quanto pagato a titolo di contributo unificato al momento del deposito del ricorso (37 euro)”.
“Dunque i genitori dovrebbero pagare subito delle somme nonostante il reale debitore sia il Ministero dell’Istruzione e richiedere a quest’ultimo il rimborso delle somme, una situazione praticamente insostenibile per le famiglie – afferma Ivana Calabrese, presidente dell’associazione Aurora onlus di Palermo – per non contare che, in caso di mancato pagamento nei termini, potrebbero essere applicate anche sanzioni sino al 200%. Ad oggi sono arrivati avvisi a circa 150 persone e ne arriveranno a breve almeno ad altre 200, ma dove troveranno i soldi le famiglie?”.
“Mi pare tutto questo un crimine – incalza pure Daniela Pizzuto del comitato L’Autismo Parla -. Andare a togliere 600 euro a un genitore che è già provato da tutti i problemi che comporta assistere un figlio disabile, mi sembra assurdo. La causa al Tar è vinta e comunque si tratta di somme che poi ci dovranno restituire tra due anni. Rimane il fatto che siamo in ginocchio e non possiamo sostenere una cifra del genere. Non solo già noi genitori non dovremmo essere messi in condizione di fare un ricorso per fare valere il diritto dei nostri figli ma adesso pure il paradosso. Non vorrei che fosse una strategia per scoraggiare le famiglie a fare un ricorso che si vince sempre perché se è così sarebbe davvero molto grave”.
“Si tratta chiaramente di una situazione paradossale – dice l’avvocato Giuseppe Impiduglia che segue il caso e sta facendo un ricorso in commissione tributaria – giacché si chiede a dei soggetti che hanno già subito una lesione dei propri diritti ed hanno dovuto ricorrere al giudice per il riconoscimento di essi di pagare delle somme, salvo poi poterne ottenere a distanza di mesi il rimborso, e ciò nonostante lo Stato stesso sia loro debitore da mesi per il pagamento di somme liquidate dal giudice per la lesione dei loro diritti (spese di giudizio e risarcimento del danno).
Le associazioni Nuove Ali – Agrigento, Aurora onlus – Palermo, Angsa Sicilia, comitato L’autismo Parla si augurano che, a seguito di tale interpellanza, vengano tempestivamente adottate misure idonee ad assicurare agli alunni disabili l’assegnazione di un numero adeguato di ore di sostegno ed a garantire la possibilità per le famiglie con soggetti disabili di rivolgersi, nel caso di lesione dei propri diritti, ai Tribunali Amministrativi senza dovere sostenere gravosissimi costi. (set)

M.E.T.I.S.

Martedì 17 settembre ore 15.00 – 18.30
presso Ministero Istruzione , Università e Ricerca
Sala della Comunicazione, Viale Trastevere, 76 /A
presentazione di
Metodologie Educative Territoriali per l’Inclusione Sociale
Attività Formative in materia di Dispersione Scolastica a
NAPOLI, COSENZA, ROMA, BOLOGNA, GENOVA, MILANO

Carrozza: contro la dispersione utilizzeremo 50 mln di fondi della Ue

da LaStampa.it

Carrozza: contro la dispersione utilizzeremo 50 mln  di fondi della Ue

 ANSA
Il tema è “un assillo” per il ministro

La dispersione scolastica è «un assillo» per il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, che, a Casal di Principe, inaugurando l’anno scolastico, annuncia parlando con i giornalisti risorse dall’Ue per 50 milioni di euro per contrastarla.

«In Italia ci sono 2 milioni di giovani che non hanno studiato e non hanno lavorato lo scorso anno», dice.

Il dato nazionale, evidenzia il ministro, è di una media di “evasioni” della scuola dell’obbligo pari al 17,6% ,ma con punte del 25,8% in Sicilia e 25% in Sardegna. Un problema che «non fa dormire la notte».

«In 266 territori saranno applicati dei progetti contro la dispersione scolastica – spiega – con fondi pari a 50 milioni di euro» fino alla fine del prossimo anno.

«Puntiamo ad abbattere la dispersione con il progetto per tenere aperte le scuole comprensive nel pomeriggio con 15 milioni di euro proprio nei territori di maggiore dispersione», aggiunge il ministro. Risorse dunque che si aggiungeranno ai 50 milioni che vengono da fondi europei.

«Un doppio binario», per contrastare il fenomeno, spiega, «un canale nazionale e uno europeo». «La dispersione scolastica – dice ancora – è il campo di battaglia tra scuola e camorra. Dobbiamo far sì tutti insieme che lo Stato sia più forte».

Carrozza ricorda ancora che il dl scuola «è un primo passo» per far avviare investimenti nella scuola, «soprattutto sul diritto allo studio, sugli insegnanti di sostegno». E ci sono 450 milioni di euro per adeguare le strutture scolastiche, nominando sindaci e presidenti di Province commissari per l’edilizia scolastica. «Le scuole non devono stare in strutture prese in affitto», esplicita ricordando la possibilità di servirsi di mutui con la Bei e la Banca del Consiglio d’Europa per finanziare nuove scuole.

«Il disagio sociale parte dalla crisi – aggiunge – e provoca arretramento e maggiore dispersione scolastica, minori immatricolazioni, meno studenti. Prevedo per il futuro misure particolari per chi ha genitori in cassa integrazione che non possono pagare tasse universitarie. Bisogna entrare nell’ottica che non esiste solo l’Isaee, ma anche eventi improvvisi, non preventivati».

Sostegno, ecco chi resta a casa

da ItaliaOggi

Sostegno, ecco chi resta a casa

Il piano di assunzioni toglierà spazio a circa 3600 prof

di Carlo Forte

L’incremento delle immissioni in ruolo per i docenti di sostegno rischia di lasciare a casa i docenti precari che lavorano ogni anno sui posti in deroga. Si tratta mediamente di 3600 docenti (l’anno scorso i posti in deroga sono stati 3.665) che rischiano di non lavorare più, quando andranno a regime le nuove norme previste nel decreto legge sulla scuola (104/2013).

Il provvedimento, infatti, per consentire la disposizione di circa 26mila immissioni in ruolo sul sostegno, prevede l’aumento delle disponibilità nell’organico di diritto. E ciò fagociterà i posti in deroga che annualmente vengono autorizzati sull’organico di fatto. Dunque, se le nuove assunzioni sul sostegno sono certamente un bene per tanti, lavoratori e studenti, non lo sono per tutti. Ecco come funziona il meccanismo. Ogni anno il ministero dell’istruzione calcola il numero complessivo delle cattedre e dei posti da autorizzare per l’anno successivo. E lo fa secondo le previsioni che scaturiscono dai dati sulle iscrizioni degli alunni fino a una certa data. L’organico previsionale che viene fuori, noto agli addetti ai lavori come organico di diritto, di solito non riesce a coprire tutte le necessità. In modo particolare per quanto riguarda il fabbisogno di docenti di sostegno. E siccome il diritto all’istruzione e all’integrazione degli alunni portatori di handicap è tutelato dalla legge, se un alunno disabile rimane senza insegnante di sostegno, e i genitori vanno davanti al giudice, la soccombenza in giudizio per il ministero è pressoché scontata.

Le disponibilità che spuntano a settembre

L’amministrazione, quindi, per fare fronte alle necessità che comunque vengono fuori di anno in anno, autorizza a settembre la costituzione di altri posti di sostegno in aggiunta rispetto ai numeri dell’organico di diritto (posti in deroga). L’anno scorso questi posti sono stati 3665. Di solito queste disponibilità, proprio perché vengono fuori all’ultimo momento, sono assegnate ai docenti che non sono riusciti ad ottenere l’incarico nella prima tornata di nomine. Si tratta di precari che non si trovano i vertici delle graduatorie a esaurimento (con meno anzianità di servizio, ma non per questo meno titolati). E quindi, in prima battuta, non riescono ad ottenere la supplenza. Salvo rifarsi nella seconda tornata di nomine, quando vengono fuori le nuove disponibilità per i posti in deroga.

Paradossalmente, dunque, l’aumento delle disponibilità in organico di diritto, che costituisce il presupposto necessario per consentire l’incremento delle immissioni in ruolo, per questi docenti rischia di diventare una vera e propria iattura. Le assunzioni a tempo indeterminato, infatti, vengono disposte al 50% traendo gli aventi titolo dalle graduatorie dei concorsi ordinari. E il restante 50% dalle graduatorie a esaurimento. Così facendo, i docenti che saranno individuati tramite lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi andranno a coprire proprio quelle disponibilità che fino a quest’anno erano state utilizzate per i posti in deroga. E i precari storici, che non si trovano in pole position nelle graduatorie a esaurimento, potrebbero rimanere senza lavoro. In buona sostanza, dunque, l’ampliamento dell’organico di diritto non determinerà un forte aumento dei posti veri e propri.

I costi solo per la ricostruzione di carriera

Ma spesso solo una diversa qualificazione degli stessi. E l’aumento dei posti in organico di diritto precluderà il consueto incremento dei posti in organico di fatto. Che non sarà più necessario. Tant’è vero che il governo, nella relazione tecnica al decreto, ha spiegato che i costi delle nuove immissioni saranno pari al mero costo delle ricostruzioni di carriera: circa 4mila euro per ogni immissione in ruolo. Perché il costo degli stipendi sarà più o meno lo stesso.

Formazione coatta dei prof, i sindacati uniti dicono no

da ItaliaOggi

Formazione coatta dei prof, i sindacati uniti dicono no

Perché legata ai risultati degli alunni

di Carlo Forte  

Fuoco di sbarramento sindacale contro la formazione coatta dei professori degli alunni che vanno male. É un coro quello delle dichiarazioni dei leader sindacali che criticano duramente la previsione contenuta nell’articolo 10 del decreto legge 104/2013. La notizia della formazione coatta, a cui saranno assoggettati i docenti delle scuole in cui i risultati dei test di valutazione siano stati meno soddisfacenti ed è maggiore il rischio socio-educativo, è stata anticipata da Italia Oggi martedì scorso (si veda l’articolo:«Alunno asino, il prof va a ripetizione»). Secca la reazione di Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola: «Non sta né in cielo né in terra che si possa scaricare sugli insegnanti ogni colpa per risultati scolastici insoddisfacenti, quando è fin troppo evidente che il peso determinante è delle condizioni di contesto. Chi spende il suo lavoro nelle aree di più acuta emergenza sociale non merita di essere fatto oggetto di banalizzazioni di questa portata».

«Una formazione decisa per decreto», ha commentato Massimo Di Menna, leader della Uil scuola, «significa modificare, per legge, il contratto di lavoro che già prevede uno spazio orario che può essere dedicato all’aggiornamento. E poi per quante ore? 20, 40, 200. Chi decide? In ogni caso, ricordiamo al Governo che decidere in materia di lavoro per decreto, e non per contratto, non porta lontano. E poi», continua Di Menna, «legare la formazione agli esiti delle prove Invalsi significa non tenere in nessuna considerazione il lavoro della scuola e degli insegnanti che va letto dai livelli di ingresso a quelli di uscita».

Bocciatura senza appello anche da parte della Gilda:« Assolutamente sbagliato e ingiusto gettare la croce solo sulle spalle dei docenti se il rendimento degli alunni ai test Invalsi è scarso, perché bisogna tenere conto anche di altri fattori, tra cui il contesto socio-ambientale in cui sono inserite alcune scuole», dice Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che annuncia: «Percorreremo tutte le strade possibili affinché questo ingiusto articolo del decreto legge venga emendato in sede di conversione in legge del decreto. L’aggiornamento dei docenti non può essere trasformato in un obbligo attraverso un decreto». Preoccupante, per la Flc-Cgil guidata da Mimmo Pantaleo, la tendenza del governo «a invadere per via legislativa materie contrattuali, come è il caso della formazione dei docenti. Una delle modifiche necessarie da fare in parlamento è cancellare la norma».

Indicazioni nazionali a dieta

da ItaliaOggi

Indicazioni nazionali a dieta

Solo 1,6 milioni di investimenti per 400 mila docenti

Pagina a cura di Emanuela Micucci

Sono appena arrivate sulle scrivanie di tutti i dirigenti scolastici del primo ciclo, insieme con lo schema di adesione per candidarsi come rete di scuole che realizzerà attività di formazione e ricerca. Con il nuovo anno scolastico, infatti, entra pienamente in vigore le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia, primaria e media.

Primo passo, un piano pluriennale di accompagnamento appena emanato dal Miur nella circolare ministeriale n. 22. Una serie di misure messe a punto dai 12 membri dell’apposito comitato scientifico e che puntano sull’informazione e la formazione dei docenti. Mettendo a disposizione il sito www.indicaizoninazionali.it e stanziando per questo primo anno di 1 milione e 600 euro da utilizzare a livello regionale per sostenere progetti di ricerca e formazione promosse da scuole organizzate in rete, a partire da questo anno scolastico. Ogni gruppo di scuole associate potrà promuovere laboratori per gli insegnanti sui temi caldi delle Indicazioni: dal profilo di competenze degli allievi, al curricolo verticale, fino alle competenze di base, passando per valutazione formativa, ambienti di apprendimento,didattiche innovative.

Piatto forte del piano di accompagnamento, dunque, la formazione dei docenti, del cui finanziamento l’85%, pari a 1 milione e 360 mila euro, è attribuito direttamente alle reti di scuole sulla base dei progetti riconosciuti validi e il 15%, cioè 240mila euro, potrà essere utilizzato, spiega Carmela Palumbo, direttore generale Miur, «per interventi di sistema (dirigenti scolastici, figure di sistema, misure compensative) e sarà assegnato a una scuola incaricata di organizzarli e gestirli sulla base di una progettazione curata dallo staff regionale. Resta fermo l’impegno del ministero a reperire ulteriori risorse per incrementare e dare continuità nel tempo all’azione formativa».

Le risorse, però, come sottolineano in coro i sindacati restano «troppo esigue e non per tutti». Mancano fondi per tutte le scuole e per gli oltre 400mila insegnati interessati. «Quindi, la formazione di secondo livello, le iniziative di formazione e ricerca, sarà rivolta a gruppi limitati di scuole che si impegnano ad approfondire temi specifici e a mettere a disposizione i risultati alle scuole associate in rete e a tutta la scuola attraverso il sito internet», spiega Giancarlo Cenerini, membro del comitato scientifico nazionale, precisando come, essendo le Indicazioni obbligatorie dal 1 settembre, occorra «garantire a tutti i docenti un’adeguata conoscenza e informazione sui nuovi documenti alla base del curricolo di scuola autonomo ma rispettoso dei traguardi prescrittivi di apprendimento». Una responsabilità che spetta ai dirigenti scolastici, ai quali in questo mese si rivolgeranno le prime iniziative di accompagnamento realizzate dagli uffici scolastici regionali.

«La figura del dirigente è strategia– sottolinea Palumbo – sia in relazione ai risultati che ci si attende in ogni scuola sia per l’azione di promozione delle risorse umane e delle professionalità». Ciascuna rete di scuola selezionata avrà un contributo di 4.000 euro per pagare i conduttori dei laboratori e gli eventuali esperti, predisporre la documentazione delle attività e le spese organizzative. La quota maggiore del budget ministeriale va alla Lombardia (244.711 euro), seguita da Campania (189.446), Sicilia (155.870) e Lazio (145.477). «Le Indicazioni forniscono strumenti per dare coerenza ai saperi che oggi i bambini acquisiscono frammentati dalle esperienze extrascolastiche e unificano il percorso formativo – commenta Valeria Ammenti, docente dell’IC Giovanni XXIII di Buccinasco -. Ma rischiano di restare paralizzate dalla mancanza di risorse, i cui criteri di distribuzione non sono chiari». Jaime Enrique Amaducci, dirigente scolastico di Cesena, insiste sulle Indicazioni come «un invito alla crescita professionale, a vivere la scuola in maniera diversa, domandosi cosa conta nella scuola di base»

Insegnanti italiani all’estero: “Stanno privatizzando tutto”

da Tecnica della Scuola

Insegnanti italiani all’estero: “Stanno privatizzando tutto”
Miur e MAE (Ministero Affari Esteri) hanno deciso, attraverso il Decreto D’Alia, in questi giorni in discussione al Senato, di “privatizzare il reclutamento” degli insegnanti all’estero
Terminano i concorsi pubblici per reclutare gli insegnanti italiani all’estero per affidare a enti privati, finanziati dallo stato italiano, la selezione dei professori da far lavorare per i corsi di lingua italiana all’estero. Questo sembra il rischio reale che i tanti aspiranti insegnanti (all’ultima selezione si sono presentati in 22.000!) all’estero corrono. Attualmente il sistema di istruzione all’estero, pubblica huffingtonpost.it, prevede quattro grossi settori: le scuole pubbliche italiane all’estero, i corsi di italiano (nati per i figli degli immigrati, ma oggi frequentati anche da studenti che vogliono imparare l’italiano), le scuole europee (in cui le disponibilità di posti sono indicate direttamente da norme dettate dall’UE) e i lettorati di lingua italiana presso università straniere (per i quali ogni università stipula degli accordi con lo stato italiano).
Negli anni il contingente statale di insegnanti e personale ATA all’estero si è progressivamente e inesorabilmente ridotto. L’anno 2004/2005 prevedeva 1104 persone; questa cifra è stata tagliata dal Ministro Tremonti di 59 unità. Successivamente con la Spending Review il Governo Monti ha tagliato i posti disponibili del 41%, facendo in modo che il contingente si sia ridotto a 594 unità. “Questo non significa che lo stato italiano abbia chiuso scuole, corsi o lettorati”, afferma la professoressa Fabrizia Mariconda all’Huffington Post. “Significa solamente che le persone che vi insegnano non sono inviate dall’Italia, non hanno superato né concorsi né prove di selezione linguistica, ma sono pagate con i fondi che il MAE destina agli enti gestori”. Le fa eco la collega Anna Rita Sordo: “In questo modo si è generato un risparmio irrisorio, solo sulla carta. I cittadini italiani non ne hanno alcun beneficio. Inoltre, e non ultimo, il MAE ha così operato tagli per la quota che gli spettava in base alla Spending Review, solo sul personale scolastico e non su altri capitoli di spesa che vedono spese enormi”. Il mondo della scuola, coi sindacati, si sta muovendo contro questo nuovo provvedimento che sancisce la conclusione del controllo dello Stato italiano sul personale che divulga e insegna l’italiano all’estero. Tuttavia, secondo il professore Salvatore Tornaquindici, non si sta facendo abbastanza: “Il mondo della scuola è estremamente variegato e comprende situazioni lavorative molto diverse tra loro!”, annuncia all’Huffington Post. “Quello che stiamo cercando di far capire ai nostri colleghi è che nelle scuole e nei lettorati all’estero si sta sperimentando quella che viene definita ‘la chiamata diretta’ da parte dei Dirigenti Scolastici, particolarmente avversata da tutti i docenti, e contraria ad ogni norma, legge o CCNL”. Ancora più netto il giudizio del professore Remo Omar Cinquanta sulla questione: “Questo emendamento contiene elementi preoccupanti di discrezionalità. Se approvato si tornerebbe di fatto ad una ‘ri-privatizzazione’ delle stesse ovvero a quell’anarchia di reclutamento e contrattuale superata con la legge 604/82. Si metterebbe la parola fine all’intero sistema scolastico statale italiano all’estero voluto dal legislatore come facente parte integrante del nostro sistema scolastico nazionale tanto da inserirlo nella Parte V – Scuole Italiane all’Estero – del Testo Unico sulla Scuola (D.Lgs 297/94). Gli insegnanti utilmente collocati nelle graduatorie permanenti devono costituire l’ossatura del personale docente nelle scuole italiane all’estero. Se questa legge fosse approvata, non sarebbe più così”.
Gli insegnanti d’italiano all’estero si sentono così traditi da MAE e MIUR che stanno tagliando senza mezze misure i posti disponibili, cambiando solamente le voci di spesa in bilancio, garantendo fondi a enti privati e centri linguistici piuttosto che ai professori selezionati tramite concorso pubblico. “Senza questo collegamento il contesto delle istituzioni scolastiche italiane all’estero sarebbe assolutamente slegato e privo di quella italianità e di quelle competenze necessarie a garantirne la qualità e il successo”, afferma il docente Salvatore Fina. “Senza dimenticare che le scuole statali italiane all’estero sono appunto statali e conseguentemente sottoposte ad un regime giuridico/costituzionale che non può essere superato da un codicillo inserito in una norma di carattere generale”. Cambia molto anche economicamente per gli insegnanti impegnati all’estero. Se fino a oggi il loro stipendio ammontava grossomodo a due e volte e mezzo di quello che avrebbero percepito in Italia, con la chiamata diretta si va incontro a una contrattualizzazione diversa di paese in paese, di ente in ente. Si introducono così forti elementi di differenziazione normativa, economica e salariale tra il personale impegnato nelle realtà scolastiche all’estero. Chiamata diretta, posti quasi impossibili da raggiungere e poche chance di essere assunti. Il mondo dell’insegnamento all’estero rischia di essere stravolto. E non basta lamentarsi, incontrare il Ministro Carrozza o lanciare petizioni su Change.org.
I professori interpellati chiedono l’intervento della politica per essere tutelati: “Oggi assistiamo assolutamente allibiti al fatto che con un articoletto si vuole ritornare all’anarchia delle chiamate dirette e incontrollate, che non tengono conto né della ricerca delle competenze né della natura statale delle scuole. Tutto ciò è inaccettabile. Noi chiediamo che la politica riprenda in mano la situazione e intraprenda un processo riformatore nella prospettiva di portarci a livelli europei”.