Incontro Invalsi sul sistema nazionale di valutazione

Incontro Invalsi sul sistema nazionale di valutazione

Si è svolto oggi un incontro tra i rappresentanti dell’Invalsi e le organizzazioni sindacali. Oggetto della convocazione era l’avvio di un confronto sul Sistema Nazionale di Valutazione. Per la UIL Scuola ha partecipato Rossella Benedetti.
Il presidente dell’Istituto, dott. Sestito ha avviato la riunione precisando che il confronto si intende solo sulle materie di competenza dell’Invalsi; che il lavoro di valutazione deve stimolare e sostenere i processi di miglioramento e non dare le pagelle alle scuole e che non è loro intenzione entrare nella sfera di competenza contrattuale. Ha, quindi, parlato diffusamente dei due processi fondamentali del futuro SNV, l’autovalutazione e la valutazione esterna, descrivendo il quadro concettuale di riferimento, l’innovazione costituita dall’aggiunta a questo quadro della valutazione dei risultati a lungo termine degli alunni di ciascuna scuola e della necessità di focalizzare l’analisi sui processi. Ha riportato poi il discorso sui progetti in corso, VALES e Valutazione e miglioramento, precisando a più riprese che gli strumenti e le procedure di selezione per i valutatori esterni messe in opera per questi progetti non verranno integralmente ripetute per l’attuazione del SNV.
Anche prendendo atto di tali dichiarazioni di principi, la UIL Scuola ha rimarcato con decisione che non ritiene l’INVALSI l’interlocutore deputato a discutere di questioni di natura politica e contrattuali oltre che squisitamente tecnica. In assenza della Direttiva del MIUR prevista per legge e di una risposta alla richiesta unitaria di incontro con il Ministro su questa tema, risulta inappropriato l’avvio di un confronto con il solo INVALSI.
La Uil ha evidenziato come lo stesso Istituto che si chiama fuori dalle questioni contrattuali, ha invece, e senza coinvolgere scuole ed insegnanti,  avviato e concluso un’iniziativa di formazione del personale senza consultare le organizzazioni sindacali.
Quindi il nostro giudizio negativo rimane anche perché il processo valutativo deve vedere insegnanti e scuole, anche a livello di rete, partecipi e protagonisti, essendo questione importante e delicata.
Anche le altre organizzazioni presenti hanno ribadito la necessità di discutere del Sistema Nazionale di Valutazione con il Ministro prima di continuare il confronto sulle questioni tecniche con l’Istituto.

G. Schiavo, Dal Signor Maestro al Prof in crisi

schiavoGianluca Schiavo, DAL SIGNOR MAESTRO AL PROF IN CRISI
L’insegnante di scuola attraverso la letteratura italiana contemporanea

Com’è possibile che in quasi 150 anni di storia italiana, la “maestrina dalla penna rossa” – raccontata da De Amicis in Cuore – si sia trasformata in un’insegnante qualunque che sembra aver preso una laurea “con i punti Kinder”, come quella di cui parla Margherita Oggero in La collega tatuata?
La letteratura italiana è piena di storie che hanno come protagonisti insegnanti, ma il loro ruolo – tra le pagine dei romanzi e nella vita reale – ha subìto una grandissima trasformazione: il libro di Schiavo cerca di individuare le principali ragioni che hanno determinato, nel corso del tempo, una progressiva e inarrestabile decadenza dell’immagine del professore, nella percezione sociale e di conseguenza nelle opere letterarie che, della società, sono espressioni importanti.
Da Collodi a De Amicis, da Serao a Pirandello a Bontempelli, da Ada Negri a Giovanni Mosca, per poi passare a Vittorini, Papini, Bassani, Fenoglio, Pavese, Morante sino ad arrivare ai giorni nostri e quindi a Erri De Luca, Domenico Starnone, Giuseppe Pontiggia, Paola Mastrocola, Antonio Scurati, Marco Lodoli e la stessa Margherita Oggero.
Una carrellata di opere – molte delle quali scritte da chi professore è stato davvero – che ci racconta vizi e virtù di una professione che non è più quella di una volta, ma che, nonostante tutti i problemi, fa dire a chi la esercita: “Ne valeva la pena…”.

L’AUTORE – Gianluca Schiavo, classe ’72, dottore di ricerca in Letteratura comparata.

Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2009/10

Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2009/10

Eurydice

teachers_salaries

Decreto Legge n. 104/2013

Audizione del 26 settembre 2013
VII Commissione Camera dei Deputati
Decreto Legge n. 104/2013:
Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca
(atto Camera 1574 Governo)

Premessa
La lettura del testo del decreto ha ridimensionato le aspettative che l’annuncio aveva
fatto nascere nella scuola. Infatti, pur consci della difficile situazione in cui versa il
nostro paese, lo SNALS‐CONFSAL si aspettava un serio investimento che potesse
realmente far ripartire l’istruzione. Questa è una necessità fortemente avvertita da
famiglie e operatori scolastici dopo anni di tagli lineari che hanno penalizzato il
personale, impoverito l’offerta formativa impedendo l’espletamento delle potenzialità
che la scuola autonoma poteva sviluppare a favore dei giovani per lo sviluppo del
Paese.
Gli interventi previsti non hanno adeguati finanziamenti, che spesso trovano copertura
all’interno delle fonti di finanziamento già in atto e che mettono a disposizione delle
scuole risorse ampiamente insufficienti per dare le risposte che famiglie e società civile
attendono dalla scuola.
Altro elemento che ci trova assolutamente contrari e che denunciamo, di cui chiediamo
l’eliminazione, è l’ennesima incursione legislativa nei confronti del vigente CCNL. In
particolare riteniamo che la norma che prevede l’obbligo da parte dei docenti di
partecipare a percorsi di formazione sia particolarmente grave in quanto introduce un
nuovo obbligo di servizio rispetto a quanto previsto dal vigente contratto, tra l’altro
senza quantificazione oraria, ma anche e soprattutto perché si presta alla lettura,
assolutamente ingiustificata e che rifiutiamo, che il mancato raggiungimento di
determinati livelli di apprendimento da parte degli allievi sia esclusiva responsabilità
dei docenti.
Nel decreto è particolarmente grave la mancanza di un concreto avvio dell’organico
pluriennale dell’autonomia, peraltro già previsto dalla legge di conversione del
“decreto sulle semplificazioni”, sia a livello di singola istituzione scolastica che di rete
di scuole. L’organico pluriennale porterebbe al superamento della definizione degli
organici due volte per ogni anno scolastico con conseguenze negative sia per le scuole
e per il personale sia per la continuità didattica e la possibilità di realizzare una seria
progettualità con una ragionevole stabilità del personale. Questa misura, peraltro,
comporterebbe grandi vantaggi con costi assolutamente contenuti e limitati.
Il commento che ci pare ragionevole formulare è che i contenuti del D.L. 104/2013
paiono essere una somma di proposte, non adeguatamente finanziate, e che non
sembrano tali da introdurre la svolta, auspicata dallo SNALS‐CONFSAL, capace di
ridare alla scuola gli strumenti e le risorse adeguate per essere veramente il volano su
cui basare la ripresa del nostro Paese, dare un futuro migliore alle giovani generazioni
e ridare al personale scolastico la giusta dignità sociale e il necessario riconoscimento
economico.
Infatti, a fronte di una scelta positiva del Governo di non operare tagli di risorse
finanziarie e di personale nella scuola, come avvenuto costantemente nell’ultimo
decennio, non emerge quella di stanziare idonee risorse finanziarie aggiuntive da
destinare alla valorizzazione complessiva del sistema scuola con riferimento anche a
quella professionale ed economica del personale che in essa opera (docenti, dirigenti e
ATA).
L’auspicio dello SNALS‐Confsal è che, in sede di conversione in legge, si operino le
integrazioni e i miglioramenti necessari, in modo da mettere le scuole in condizioni di
svolgere al meglio la loro funzione, ma tutelando i diritti e le aspettative di docenti,
dirigenti e personale ATA.

Analisi dell’articolato
Per quanto riguarda un’analisi dell’articolato del provvedimento in esame, lo SNALSConfsal
esprime le seguenti osservazioni:
POTENZIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA (ART. 5)
L’introduzione di un’ora di geografia generale ed economica negli istituti tecnici e
professionali (si tratta di una sola ora per l’intero biennio, ove non già prevista) non
può che essere vista positivamente, come ogni arricchimento dell’offerta formativa;
non è, però, condivisibile e accettabile la mancanza di analogo provvedimento per altre
discipline eccessivamente penalizzate dai tagli della riforma e, in particolare, con
riferimento proprio agli istituti tecnici e professionali, il mancato potenziamento dei
laboratori che potrebbe essere realizzato con un limitato incremento di risorse
ottimizzando l’utilizzazione del personale docente ITP.
RIDUZIONE DEL COSTO DEI LIBRI SCOLASTICI (ART. 6)
Pur capendo e condividendo la necessità di contenere i costi delle famiglie, si
esprimono preoccupazioni sul fatto che la norma sia coniugabile con la libera scelta dei
docenti nell’adozione dei libri di testo, con le responsabilità del dirigente scolastico e
con ricadute sulle relazioni interne per i possibili conflitti che possono derivare, a
seguito di annullamento di delibera, sia tra i diversi docenti sia tra questi e il dirigente.
PERCORSI DI ORIENTAMENTO PER GLI STUDENTI DELLE SCUOLE SECONDARIE DI 2°
GRADO (ART. 8)
Oltre all’osservazione che non pare possibile trascurare il non meno importante
problema dell’orientamento per gli allievi delle scuole secondarie di 1° grado, si
evidenziano osservazioni riguardo alla apparente obbligatorietà o meno delle attività
connesse all’orientamento; vi è quindi la necessità di meglio chiarire le
interconnessioni tra queste attività e l’orario di servizio dei docenti ai sensi del vigente
CCNL.
DIMENSIONAMENTO (ART. 12)
E’ certamente apprezzabile che le Regioni debbano definire, entro il corrente anno
scolastico, la rete scolastica nel proprio ambito territoriale avendo quale riferimento il
numero di istituzioni scolastiche derivanti dalla divisione del numero degli alunni per
900. Tale conteggio sarà definito a livello nazionale, secondo la norma statale, con
conseguente attribuzione a ciascuna Regione del numero delle istituzioni che
dovranno essere attivate con decorrenza 1° settembre 2014. In base a questa
disposizione le singole Regioni saranno libere di riorganizzare la rete scolastica nel
proprio territorio senza sforare il numero massimo di istituzioni attivabili. I vantaggi
saranno quelli di abolire finalmente le cosiddette scuole sottodimensionate alle quali,
in base alla normativa vigente, non spettavano né dirigente scolastico titolare né DSGA.
PERSONALE SCOLASTICO (ART. 15)
a) Incremento organico di diritto del sostegno e piano triennale per le nomine in ruolo
Premesso che è certamente positivo l’annuncio della stabilizzazione di oltre 26000
posti di sostegno in un triennio, e l’annunciata definizione di un piano triennale di
stabilizzazione che prevede l’immissione in ruolo, quantificata in 69000 docenti e
16000 ATA, sui posti vacanti e disponibili, quindi non solo a pareggio del turn‐over,
manca tuttavia l’attivazione dell’organico pluriennale dell’autonomia in cui stabilizzare
almeno tutte le disponibilità esistenti anche in “rete” tra scuole diverse. Altro elemento
negativo, oltre alla mancata attivazione dell’organico dell’autonomia, è che il
provvedimento prevede l’invarianza di spesa, cioè che la nomina in ruolo su posti
vacanti debba avere copertura economica a seguito di apposita sessione contrattuale
all’ARAN in base ad una direttiva che il Governo deve emanare. In pratica, una parte
della spesa per stabilizzare il personale viene attivata a carico del contratto e, quindi,
dei lavoratori.
b) Inidonei
Lo SNALS‐Confsal valuta positivamente che, con decorrenza 1° gennaio 2014, viene
cancellato l’obbligo di transitare nei ruoli ATA. Questo dovrebbe sbloccare le nomine in
ruolo del personale ATA per il corrente anno scolastico, come da noi fortemente
auspicato da anni, anche se le procedure previste contengono ancora elementi di
penalizzazione per i docenti inidonei.
E’ necessario, inserire almeno un emendamento che consenta a tale personale di fruire
delle norme di pensionamento con i requisiti ante legge Fornero, così come previsto
per il personale in esubero.
FORMAZIONE DEL PERSONALE SCOLASTICO (ART. 16)
Premesso che lo stanziamento aggiuntivo di 10 milioni di euro è limitato all’anno
solare 2014, si esprimono riserve sulla dizione “attività di formazione obbligatoria”, in
quanto non solo introduce obblighi di servizio, peraltro senza alcun tetto, ma lo fa
senza prevedere la retribuzioni per il tempo che il personale dovrà dedicarvi.
Ribadiamo con forza che non è accettabile lo scavalcamento della legge nei confronti
del contratto, su temi così delicati quali l’orario di servizio e la retribuzione. Tra l’altro
si osserva che legare gli interventi in particolare alle regioni ove i risultati degli
apprendimenti sono inferiori alla media nazionale, rischia di far passare il messaggio
che se gli alunni non raggiungono i livelli di apprendimento desiderati è colpa degli
insegnanti
DIRIGENTI SCOLASTICI (ART. 17)
Lo SNALS‐Confsal esprime apprezzamento per la scelta del Governo di introdurre
nuove modalità di reclutamento che si realizzeranno mediante corso‐concorso
selettivo di formazione bandito dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione, con
cadenza annuale al quale potrà partecipare il personale docente ed educativo delle
istituzioni scolastiche ed educative statali, in possesso del relativo diploma di laurea,
che abbia maturato dopo la nomina in ruolo un periodo di servizio effettivo di almeno
5 anni.
E’ auspicabile che il legislatore in sede di conversione introduca una norma finalizzata
alla salvaguardia della specificità professionale del dirigente scolastico, come
enunciata nell’art. 1 del vigente CCNL di area, per evitare che la Scuola Nazionale
dell’Amministrazione possa privilegiare nella organizzazione del corso‐concorso una
formazione sbilanciata esclusivamente sul versante amministrativo‐gestionale.
Si auspicano, altresì, emendamenti integrativi atti a:
1) risolvere e sanare i requisiti di accesso ai percorsi abilitanti speciali. Primo tra
tutti quello della validità dell’anno 2012/2013;
2) ripristinare il funzionamento del CNPI, massimo organo collegiale della scuola,
nella ultima composizione non prorogata dopo il 31.12.2012, ovviamente in
attesa di una auspicata riforma degli organi di gestione della scuola ai diversi
livelli territoriali. La scuola è attualmente l’unica priva di questo organismo
nazionale, peraltro previsto dalla legislazione tuttora vigente;
3) fornire una norma di interpretazione autentica che preveda la non applicazione
del disposto dell’art. 9, comma 21, del DL N. 78/2010, convertito con legge n.
122 del 2010, ai fini dell’attribuzione delle posizioni economiche al personale
ATA in attuazione dell’art. 50 del CCNL 29.11.2007.

Concorso per il reclutamento dei DS in Abruzzo

Reclutamento dirigenti

Concorso per il reclutamento dei DS in Abruzzo: Il Consiglio di Stato sospende l’esecutività della sentenza del TAR Abruzzo

Pertanto 36 vincitori del concorso ordinario saranno immediatamente reclutati. Nei primi giorni di ottobre 2013 Anp organizza per loro il seminario residenziale “Da oggi dirigente: l’Agenda dei primi 100 giorni”.

Il Consiglio di Stato con tre ordinanze, identiche nel dispositivo, depositate il 25 settembre 2013 ha accolto i ricorsi cautelari presentati dall’Amministrazione e da molti candidati già inseriti nella graduatoria dei vincitori del concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici in Abruzzo ed ha sospeso l’esecutività della sentenza del TAR Abruzzo n. 00710/2013. Tale sentenza disponeva l’azzeramento delle procedure concorsuali e, in via consequenziale, l’annullamento della graduatoria definitiva.
Ora la VI Sezione del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, accogliendo le istanze cautelari, ha sospeso l’esecutività della sentenza del TAR Abruzzo con le seguenti motivazioni [cfr. fra le tre l’ordinanza n. 201303718]:
  • «l’appello appare prima facie munito di fumus boni iuris, non risultando condivisibili i rilievi del giudice di primo grado in ordine ai motivi di illegittimità della procedura concorsuale di che trattasi dedotti a proposito della ripetuta sostituzione di alcuni componenti della commissione d’esame;
  • quanto al periculum in mora, […] appare prevalente, in questa fase cautelare, l’interesse della Amministrazione scolastica alla finalizzazione, con la nomina dei vincitori, della procedura selettiva al fine di garantire, con la cessazione della nomina dei soggetti reggenti, il regolare funzionamento degli istituti scolastici».
Ora l’USR Abruzzo dovrà provvedere al reclutamento immediato dei 36 vincitori di concorso collocati in posizione utile secondo quanto disposto dall’art.17, comma 6, del recente D.L.104 che prevede  «la nomina in corso d’anno, ove possibile, dei vincitori di concorso» al momento della conclusione della procedura concorsuale.
L’Anp sta organizzando anche per i 36 neodirigenti dell’Abruzzo il seminario residenziale “Da oggi dirigente: l’Agenda dei primi 100 giorni” previsto nei primi giorni di ottobre 2013.
Nelle prossime ore forniremo tutte le indicazioni relative alla sede e al calendario.

Ricerca, Carrozza: bisogna attrarre le ragazze verso lo studio delle materie scientifiche

Ricerca, Carrozza: bisogna attrarre le ragazze verso lo studio delle materie scientifiche

Il nostro paese deve “aver cura del talento femminile e permettere a tutte le donne di sprigionare le loro energie intellettuali e professionali”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, intervenendo al convegno ‘Donne, scienza e tecnologia: dal talento femminile un’opportunità per l’Italia’, organizzato da Valore D a Milano.
“C’è bisogno di combattere gli stereotipi negativi e offrire modelli positivi alle ragazze italiane, per attrarle verso la ricerca e lo studio delle materie scientifiche e tecnologiche. Partiamo da un principio rassicurante e da un incoraggiamento a darsi da fare: il destino dell’Italia non è segnato dal declino. Partiamo dalla base: dalla scuola. Lunedì – ha ricordato Maria Chiara Carrozza – ho avuto l’onore di partecipare alle celebrazioni per l’inizio dell’anno scolastico al Quirinale con il Presidente Napolitano. Il Capo dello Stato ci ha ricordato un dato positivo per le nostre studentesse, in un contesto negativo per il nostro sistema educativo. Mi riferisco alla dispersione scolastica, che colpisce molto di più la popolazione studentesca maschile di quella femminile. L’Italia si trova in ritardo rispetto agli obiettivi della Strategia Europa 2020, che prevede una riduzione della dispersione scolastica sotto il 10% entro il 2020: siamo al quart’ultimo posto, ma il divario con il dato medio europeo è più accentuato per la componente maschile (20,5% contro 14,5%), in confronto a quella femminile (14,5% contro 11,0%). Allo stesso tempo, gli ottimi risultati delle nostre studentesse a scuola non ricevono ancora un adeguato riconoscimento professionale e sociale, a partire dal lavoro, se consideriamo l’ampio divario tra l’occupazione femminile in Italia (e in particolare al Sud) e nel resto d’Europa. Con questa situazione dobbiamo essere severi e rigorosi – ha sottolineato il Ministro -. Come possiamo incentivare la partecipazione femminile nel mondo del lavoro, nel mondo della scienza, nel mondo dell’impresa, riconoscere i talenti femminili e dare loro spazi adeguati? Qui è importante considerare il ruolo delle istituzioni per la crescita e per il cambiamento. Un cambiamento che riguarda l’Italia, anzitutto – ha aggiunto il Ministro – ma coinvolge tutta l’Europa, visto che anche la Commissione Europea ha sottolineato l’importanza di puntare sul potenziale delle donne. Penso al potenziale imprenditoriale, visto che le donne attualmente sono solo un terzo degli imprenditori europei. Penso anche al potenziale della ricerca. Ho visto, come potete immaginare, moltissimi uomini e pochissime donne in ruoli dirigenziali soprattutto nelle imprese e nel mondo delle banche. Faccio un’esortazione, su questo: recuperiamo la creatività italiana, la parte sana del nostro individualismo, e la capacità di ribellarci all’omologazione. Qualcosa di sbagliato ci sarà nella società se non ci sono donne nei ruoli di vertice. Le statistiche europee della pubblicazione She Figures ci dicono che, anche se le ragazze laureate sono il 59% del totale, le donne professori ordinari sono solo il 20%”. Una cifra “che scende ancora, se consideriamo chi dirige un’università o istituzione di ricerca. Questo è chiaramente un problema culturale – ha detto Carrozza – Per me è paradossale che ciò avvenga nel mondo della ricerca e della cultura dove si dovrebbe essere ‘faro’ per la società e non fanalino di coda. Nel 2014 ci sarà un’inversione di tendenza con un recupero sul blocco parziale del turn over che porterà all’apertura di nuove posizioni. Dobbiamo migliorare la nostra capacità di attrarre giovani talenti creando un ambiente favorevole alla loro carriera, in funzione della carta europea del ricercatore. Il mio compito, come ricercatrice e come Ministro, è quello di fare tutto il possibile per rafforzare le istituzioni della conoscenza nel nostro Paese. I dati sulla competitività italiana – ha chiuso il Ministro – sono drammatici, denotano arretratezza culturale, istituzionale e organizzativa, e’ il momento di dire che non accettiamo più questa regressione e che esigiamo un cambiamento, a partire da noi stessi, e dal nostro lavoro quotidiano”.

ASSEMBLEA NAZIONALE A SALERNO DAL 27 AL 29 SETTEMBRE

ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA GILDA A SALERNO DAL 27 AL 29 SETTEMBRE

Assemblea nazionale della Gilda degli Insegnati da domani, 27 settembre, a domenica 29. I delegati, provenienti da tutte le province d’Italia, si riuniranno per tre giorni a Salerno per preparare la piattaforma di iniziative che il sindacato organizzerà per difendere i diritti dei docenti e lanciare la campagna di mobilitazione per il recupero degli scatti di anzianità relativi al 2012. “L’appuntamento di Salerno – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – sarà anche l’occasione per mettere a punto una strategia con cui reagire ai tentativi del Governo di istituire una carriera per pochi, espropriando gli insegnanti di ciò che già possiedono contrattualmente”.

DECRETO LEGGE 12 SETTEMBRE 2013, n. 104

AUDIZIONE VII COMMISSIONE CAMERA DEI DEPUTATI
DECRETO LEGGE 12 SETTEMBRE 2013, n. 104
A. C. 1574

In via preliminare, si esprime apprezzamento per due aspetti generali del provvedimento:
– una norma tutta dedicata alla scuola, finora trattata soprattutto in modo incidentale, nel contesto di provvedimenti di diversa e prevalente caratterizzazione;
– l’aver invertito, dopo molti anni, la tendenza a sottrarre risorse alla scuola per tornare ad investire, se pure in misura limitata e con priorità sulle quali si ritiene di esprimere qualche riserva (vedi oltre).
La principale perplessità che questa Organizzazione ritiene di esprimere riguarda il peso relativo delle diverse misure. Gli interventi sostanziali appaiono riservati soprattutto alle questioni che investono il personale: all’interno di queste, in particolare, un piano di assunzioni di dimensioni sicuramente rilevanti.
Ci sono, a nostro avviso, due limiti in questa scelta. Il primo è quello di prosciugare – attraverso un costoso piano di assunzioni – gran parte delle risorse disponibili, lasciando poco più che le briciole agli interventi in favore degli studenti, delle infrastrutture destinate alle scuole (si pensi solo alla banda larga, indispensabile per la dematerializzazione della didattica e del funzionamento), della riqualificazione edilizia.
Il secondo limite è quello di considerare che la qualità dell’istruzione vada perseguita attraverso misure “quantitative” (più docenti, più ATA, più ore di insegnamento – vedi il caso di Geografia) e non attraverso un migliore utilizzo di quelle esistenti. Per Geografia, ad esempio, meglio sarebbe stato affrontare il problema attraverso un’apertura alla flessibilità curricolare, anziché con ricette neo-centralistiche di irrigidimento del curriculum
Per quanto riguarda il piano di assunzioni, a parità di unità di personale da assumere, non è indifferente se assumerli per scorrimento delle graduatorie ad esaurimento (cioè, sostanzialmente, per anzianità) oppure se farlo attraverso un vaglio dei requisiti personali e dell’idoneità ad integrarsi nel piano educativo delle singole scuole (come noi da tempo richiediamo). Si deve registrare il perdurare dell’inversione fin qui registrata fra fini e strumenti:
non sono le scuole a poter scegliere le risorse professionali più idonee ai fini che il loro Piano dell’offerta prevede, ma gli aspiranti docenti a scegliersi la scuola di maggior gradimento fra quelle disponibili (ed indirettamente a determinarne in tal modo le priorità ed il Piano stesso).
Questo in termini generali. Ci sono poi alcune questioni più specifiche sulle quali riteniamo di spendere qualche parola e di presentare – a titolo di contributo alla discussione – alcune ipotesi di emendamento, in numero di 5.
1. La prima riguarda il trasferimento alla Scuola Nazionale di Amministrazione della competenza a reclutare e formare i futuri dirigenti scolastici. Non siamo per principio contrari a tale soluzione – anche in considerazione della prova fornita fin qui dalle procedure decentrate presso gli USR: gravate di innumerevoli contenziosi (in diversi casi soccombenti) ed in parte tuttora bloccate, mentre centinaia di scuole rimangono prive di una guida stabile. Ricordiamo però che, in tutti i principali paesi europei nei quali il reclutamento è svolto dalle autorità centrali, questa è un’attività affidata a strutture dedicate e specializzate. Suggeriamo quindi di prevedere all’interno della Scuola una sezione specifica, coordinata da personale dirigenziale in possesso di esperienza nella conduzione e valutazione delle scuole.
2. La seconda nasce dalla constatazione che il contenzioso trae origine soprattutto dal numero elevatissimo di aspiranti, che mette sotto pressione qualunque struttura preposta al vaglio e moltiplica le occasioni di contestazione. Occorre intervenire su almeno due punti: a) il requisito dei “cinque anni di servizio dopo la nomina in ruolo”, troppe volte ormai dichiarato illegittimo dai tribunali amministrativi per essere ancora mantenuto; b) i prerequisiti professionali per partecipare. Suggeriamo: da una parte, di mantenere la condizione dell’essere in ruolo all’atto della domanda, ma di includere nel computo degli anni di insegnamento anche quelli pre-ruolo riconosciuti per legge; dall’altra, di richiedere (come condizione aggiuntiva di accesso) che, nel periodo di servizio considerato, siano state svolte funzioni qualificanti per la vita della scuola, come quella di collaboratore del dirigente o di funzione strumentale in una delle aree “significative”, da individuare nel testo del regolamento (esistono al riguardo studi statistici commissionati dallo stesso Ministero).
3. La terza è volta ad eliminare un’incredibile svista contenuta nel comma 7 dell’art. 17, laddove si prevede – sia pure in via subordinata – che alla sostituzione dei docenti esonerati dall’insegnamento nelle scuole date in reggenza (in alcune regioni) si provveda con fondi tratti anche dal Fondo Unico per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici. Parliamo di svista, in quanto la relazione tecnica che accompagna il decreto fornisce una lettura diversa e più corretta del testo. In caso diverso, dovremmo parlare di “scippo”. La proposta non può che essere quella di cassare dal testo del comma 7 le parole che vanno da “e, in subordine …” fino alla fine del periodo. In tal modo si ristabilisce la doverosa separazione degli ambiti fra le somme destinate alla sostituzione dei docenti e quelle destinate a retribuire le reggenze affidate ai dirigenti.
4. La quarta ipotesi vuole garantire coloro che hanno partecipato ai concorsi a cattedre per l’insegnamento, recentemente indetti, dal rischio di vedere i posti messi a bando assorbiti dal piano triennale di assunzioni. Vuole inoltre conferire alle scuole – nell’attuazione del predetto piano – la facoltà di denegare il proprio gradimento rispetto all’assegnazione di docenti che abbiano già prestato servizio in passato presso la scuola stessa fornendo prestazioni professionali non soddisfacenti.
5. La quinta è relativa all’adozione dei libri di testo e mira a ristabilire un corretto rapporto fra responsabilità e poteri del dirigente in materia di sforamento dei tetti di spesa previsti. Così come è scritta, la norma dell’art. 6 attribuisce al solo dirigente la responsabilità disciplinare “oggettiva” per decisioni di terzi, sulle quali non ha potere legale di intervento. La proposta è quella di consentirgli di non porre in votazione eventuali delibere che configurino un eccesso di spesa o, in ogni caso, di non darvi esecuzione. Allo stato attuale – come è noto – le delibere degli organi collegiali costituiscono atti definitivi, impugnabili (ma non dal dirigente) solo davanti ai tribunali amministrativi.
Nella necessaria sintesi della presente memoria, le singole ipotesi di emendamento sono illustrate con poche parole e con argomentazione sommaria. Si ritiene utile allegare cinque schede, una per ogni intervento suggerito, nelle quali le motivazioni ed il testo sono espressi in forma più completa e analitica.
Non si giudica utile esprimere valutazioni su tutti gli articoli del decreto 104, dovendosi intendere il silenzio come condivisione, o almeno come realistica considerazione della difficoltà di intervenire altrimenti nelle diverse materie considerate.

Il Salone dello Studente

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Il Salone dello Studente

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria, partecipa alla I edizione del Salone dello Studente di Lamezia Terme, appuntamento di grande rilievo per l’orientamento scolastico e professionale, dedicato ai giovani studenti chiamati a compiere una scelta post-diploma.

L’evento si terrà a Lamezia Terme, il 3 e 4 ottobre presso gli spazi fieristici della  Fondazione Mediterranea Terina,  dove il Miur sarà presente con un proprio spazio espositivo nel quale proporre materiali e informazioni su temi specifici e attuali del panorama educativo e formativo italiano, con particolare attenzione alle tematiche dell’orientamento.
Le tappe de Il Salone dello Studente:

26 e 27 febbraio 2013 – Monza, Autodromo di Monza;
19 e 20 marzo 2013 – Milano, Superstudio Più;
18 e 19 aprile 2013 – Firenze, Stazione Leopolda
3 e 4 ottobre 2013 – Lamezia Terme, Fondazione Mediterranea Terina
16, 17, 18 ottobre 2013 – Bari, Fiera del Levante
13, 14 e 15 novembre 2013 – Roma, Fiera Roma
4 e 5 dicembre 2013 – Pescara, Palacongressi d’Abruzzo
12 e 13 dicembre 2013 – Catania, Le Ciminiere

Per maggiori informazioni
www.salonedellostudente.it
www.universitaly.it

Scuola: arriva piano Ue per incentivare competenze digitali

da ANSA

Scuola: arriva piano Ue per incentivare competenze digitali

50-80% bambini mai usato Tic in classe, Italia indietro

(ANSA) – BRUXELLES, 25 SET – Nell’epoca in cui tutti i bambini sono ormai dei ‘nativi digitali’, nelle scuole europee tra il 50 e l’80% di loro non usa né ha mai usato tecnologie digitali per imparare né sviluppato quelle competenze che saranno loro necessarie in futuro. Per questo l’Ue ha deciso di correre ai ripari e ha lanciato un nuovo Piano d’azione, ribattezzato ‘Opening up education’, per incentivare l’innovazione e le competenze digitali nelle scuole e anche nelle università, in modo da formare in modo adeguato le nuove leve a quelle capacità che da qui al 2020 saranno necessarie nel 90% dei posti lavoro. In Italia, che occupa la parte medio-bassa della classifica, in quarta elementare solo 26% dei bambini utilizza le Tic in oltre il 25% delle lezioni. Mai così male, però, come il Lussemburgo o il Belgio, dove le nuove tecnologie sono usate in modo costante rispettivamente solo dal 6% e dal 13% dei bambini. Sembra irraggiungibile il 75% dell’Irlanda, prima della classe, come il 65% e il 61% rispettivamente di Malta e Cipro, e addirittura il 58% della Turchia. Bruxelles, tramite i fondi di Erasmus+ e Horizon 2020, intende quindi mettere a disposizione di istituti, insegnanti e alunni le risorse necessarie per innovare i metodi di insegnamento e apprendimento, con risorse educative online, infrastrutture a partire dalla banda larga, cooperazione tra le diverse realtà educative e affrontando il problema del copyright. E anche sostenendo le università a sviluppare i cosiddetti Mooc (Massive Open Online Courses, ovvero corsi online aperti e di massa), che consentono l’accesso all’istruzione in qualsiasi luogo e momento e con qualsiasi dispositivo. Ormai, infatti, ”non è sufficiente capire come utilizzare un’applicazione o programma, abbiamo bisogno di giovani che siano in grado di creare i propri programmi”, ha sottolineato la commissaria Ue all’educazione Androulla Vassiliou. ”Il mio sogno – ha aggiunto la collega all’agenda digitale Neelie Kroes – è avere solo aule digitali entro il 2020” perché ”l’istruzione deve rimanere in contatto con la realtà, non può costituire un universo parallelo”. Primo passo, la messa online di ‘Open Education Europa’, un portale (www.openeducationeuropa.eu) dove sono disponibili gratuitamente risorse educative in tutte le lingue. E’ previsto invece per inizio 2015 il lancio di Epale, la piattaforma elettronica per l’apprendimento degli adulti in Europa.   (ANSA).

Quando l’«educazione di genere» entrerà a scuola?

da Corriere.it

Quando l’«educazione di genere» entrerà a scuola?

di Carlotta De Leo

«Il rispetto si impara a scuola. Mi auguro che il ministero dell’Istruzione consideri l’ipotesi di far divenire le questioni di genere oggetto di insegnamento». La proposta di Laura Boldrini, presidente della Camera, non è casuale: arriva dalla piazza davanti Montecitorio dove mille studenti hanno partecipato al progetto «15 22», una grande installazione contro la violenza sulle donne e per un’eduzione al rispetto dei generi voluta proprio dal Ministero dell’Istruzione. E questo proprio quando, dietro i portoni del Palazzo, è iniziata la discussione, in commissione Affari Costituzionali, delle modifiche al decreto sul femminicidio del governo.

«Le questioni di genere e la violenza sulle donne non riguardano solo le donne, perché è un problema soprattutto maschile– aggiunge Boldrini-  Fa bene la scuola ad investire in questo campo. La società si è evoluta rapidamente e gli uomini devono poter stare accanto alle donne in questo processo di emancipazione».

E poi un invito tutto per le  ragazze: «Dovete lavorare sulla vostra autostima: lo studio, l’impegno e la preparazione sono gli unici valori che contano. E non ci sono scorciatorie».

Insomma, il presidente della Camera si augura l’inserimento di una nuova materia: l’educazione di genere. Una presa di posizione lodevole, ma praticabile in un sistema che ha eliminato l’educazione civica dalle scuole medie e superiori?

Forse, reintroducendo quest’ora (o meglio due) a settimana si potrebbe partire dalla Costituzione per spiegare l’importanza basilare del rispetto delle differenze tra uomo e donna. E magari abbandonare le leggi per buttarsi in una lettura critica e approfondita dei giornali che quotidianamente riportano notizie di discriminazioni, bullismo, stalking e femminicidio.  Ma anche questioni che riguardano il loro futuro professionale: le quote rose in politica e nei consigli di amministrazione, la disparità di trattamento salariale, la difficile conciliazione tra maternità e lavoro (ormani quasi esclusivamente precario).

Sono argomenti che i ragazzi chiedono di affrontare in classe (ma anche a casa). Emergenze che anche loro vogliono contribuire ad affrontare.

 E dopotutto, la battaglia contro la violenza è per lo più una crociata culturale. E prima si inizia e più risultati si otterranno. Necessario, però, un investimento. Di tutti.

«Risorse, bisogna lottare per le risorse» incoraggia la Boldrini. Di fronte non ha un’insegnante qualunque, ma il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Il nodo delle risorse è prioritario. Come quello della formazione dei docenti, i primi a essere chiamati in campo anche su questo fronte.

«La scuola è già in prima linea sulle questioni di genere e progetti come quello portato in piazza Montecitorio ne è l’esempio» rivendica la Carrozza. «Per sconfiggere la violenza e la discriminazione sulle donne ci vuole un messaggio forte. E nella scuola c’è la consapevolezza che da qui deve partire un messaggio culturale di rispetto, di un modo di stare insieme che rifiuti la violenza di genere in ogni sua forma» aggiunge.

Genitori e insegnanti, pensate che oggi i vostri figli/alunni ricevano una educazione di genere adeguata? E cosa si può fare, tutti insieme?

«Sezioni primavera» senza regole La denuncia del Ministero

da Corriere.it

«Sezioni primavera» senza regole La denuncia del  Ministero

Mancato rispetto del rapporto 1 a 10 fra educatore e bambini,  esternalizzazione dei servizi. Così si rischia di snaturare la missione delle classi-ponte per la fascia tra i 24  e i 36 mesi. Nel mirino del rapporto soprattutto le scuole paritarie

Valentina Santarpia

Sezioni primavera nel mirino del ministero dell’Istruzione: in una circolare diramata qualche giorno fa, il ministro Maria Chiara Carrozza ha dato una strigliata ai direttori degli uffici scolastici regionali, affinché vigilino sul rispetto dei parametri nelle 1600 classi dedicate ai bambini trai 24 e i 36 mesi, circa 25 mila in tutta Italia. Le criticità sono messe nere su bianco: in primo luogo, il mancato rispetto del rapporto 1 a 10, che prevede appunto che nelle classi “ponte” tra l’asilo nido e la scuola materna ci sia un educatore almeno per ogni 10 bambini. Un rapporto che viene violato in una sezione su quattro, per ammortizzare i costi: “una conclusione preoccupante”, scrive il gruppo di lavoro istituito dal ministero sulle sezioni primavera, visto che “la certezza del rapporto 1:10 deve costituire uno degli obiettivi primari del passaggio a sistema del servizio educativo delle sezioni primavera, quale condizione per assicurarne la qualità”. Altro punto problematico l’iscrizione dei bambini che non compiranno 24 mesi entro il 31 dicembre, come invece prevede il protocollo: una prassi che rende le sezioni ponte facile rifugio dei bambini non ammessi all’asilo nido. Da evitare poi l’esternalizzazione dei servizi, a cui sono ricorse negli ultimi anni centinaia di scuole in deficit di organico. Ma anche il rispetto degli orari massimi e minimi per il funzionamento e la genericità del progetto educativo. Il messaggio suona forte e chiaro: alle sezioni ponte andranno i 12 milioni promessi per quest’anno scolastico, che il ministro punta a far diventare 20 entro il prossimo anno scolastico. Ma la loro funzione non deve essere snaturata.
Le sezioni ponte sono nate nel 2007 come classi sperimentali, destinate ad accogliere i bambini tra i due e i tre anni, che avrebbero compiuto i tre anni nel corso dell’anno scolastico e che quindi sarebbero stati troppo grandi nell’asilo nido e troppo piccoli rispetto ai colleghi della scuola dell’infanzia .Tanto per capirci, un bambino tra i due e i tre anni spesso ha ancora l’abitudine di dormire il pomeriggio: un’opportunità che le sezioni ponte offrono (o dovrebbero offrire), a differenza delle materne che non possono garantire spazi adeguati. Ma quando dalla regia nazionale si è passati all’autonomia regionale, le cose hanno iniziato a complicarsi, come dimostra un monitoraggio sull’anno scolastico 2010-2011. E le sezioni ponte sono diventate, a seconda dei casi, le classi dove piazzare i bambini che non rientravano nelle graduatorie dell’asilo nido o della scuola dell’infanzia; oppure le facili prede della scuole paritarie, che ospitano la fetta più grossa (60%) delle classi ponte, e che spesso hanno eluso i parametri fissati dall’intesa Stato-Regioni per far quadrare i conti: basta aggiungere un bambino alla classe per avere un contributo statale maggiore, sforando però così i criteri fissati per la sezione ponte, e quindi incidendo sul progetto didattico. L’ideale sarebbe che le sezioni ponte fossero affiancate alle classi comunali e statali: ma le strutture non hanno spazio, e così solo il 20% delle sezioni ponte è ospitato dalle scuole dell’infanzia statali e il 13,4% dalle scuole comunali, mentre un 14,4% viene collocato negli asili nido. Esiste anche un 5% gestito da privati in convenzione con i Comuni.
Ma c’è di più: oltre a queste situazioni “ufficiali”, il monitoraggio ha rilevato, soprattutto a carico di scuole dell’infanzia statali e comunali, altre situazioni di sezioni primavera appaltate ad agenzie esterne (come le cooperative di servizio) , pur rimanendo formalmente in capo alle scuole pubbliche. Si tratta di 250 sezioni, quasi il 18% del totale, collocate soprattutto al Centro Italia (le Marche in prima fila), ma molto diffusa anche al Nord ovest, dove il 70% delle sezioni ponte risulta affidato in gestione a servizi esterni, in Sardegna, Piemonte e Umbria, dove invece sono le sezioni comunali ad essere totalmente affidate all’esterno. Cosa significa? Che, per quanto sia comprensibile che le difficoltà nel reperire educatrici spinga ad appaltare il servizio all’esterno, di fatto appaltare la didattica di queste classi all’esterno è una prassi “non prevista dall’accordo” che “può costituire un elemento critico del nascente sistema educativo – come rileva il monitoraggio – in quanto non consente il controllo effettivo dei requisiti di qualità richiesti dal soggetto titolare del servizio”.
L’anarchia in cui spesso vivono le sezioni ponte emerge anche da tutta un’altra serie di parametri: sezioni con prolungamento dell’orario oltre le nove ore (soprattutto al Nord, dove le donne-mamme in genere lavorano più che al Sud), bambini troppo piccoli o troppo grandi rispetto ai criteri, contratti per il personale diversi da una regione all’altra, orari di servizio e rapporti di lavoro stabiliti di volta in volta senza criteri specifici, persino titoli di studio e retribuzioni differenti: per fare un esempio, mentre i laureati sono presenti soprattutto nelle scuole statali, più del 55% del personale in servizio nelle scuole paritarie possiede il diploma di istituto magistrale o scuola magistrale. Persino l’organizzazione del servizio cambia, in base alla collocazione geografica: le sezioni del Nord funzionano cinque giorni a settimana, quelle del Sud sei. E anche le rette possono essere totalmente diverse: nel 5% delle classi (concentrate tra Basilicata, Sicilia, Campania e Molise) non si paga niente, nel 10% il contributo è minore di 50 euro, mentre la media nazionale oscilla tra i 195 e i 134 euro al mese. Ma è evidente, rileva la task force tecnica del Miur, che minori entrate significano qualità peggiore e personale mal retribuito e scontento. La vivibilità delle sezioni primavera deriva anche dagli spazi, che risultano molto differenziati: se quasi sette sezioni su dieci dispongono di bagni dedicati, nelle Isole questo avviene nella metà dei casi. Se due terzi delle classi “ponte” hanno locali ad hoc per il cambio dei bambini, nelle Isole succede nel 53% dei casi. E solo due scuole su tre hanno aree dove far riposare i bambini, mentre tre su quattro dispongono di spazi specifici per il gioco. E poi, ci sono le lunghe liste di attesa, soprattutto nelle regioni meridionali: “una spia- sottolinea il rapporto finale del monitoraggio – di una situazione di mancanza di servizi per la prima infanzia sul territorio (asili nido, altre sezioni primavera, scuole dell’infanzia)”.

In Europa 1 bambino su 4 non usa strumenti digitali

da LaStampa.it

In Europa 1 bambino su 4 non usa strumenti digitali

E molti insegnanti di scuole primarie e secondarie non si considerano capaci di usare le tecnologie
Bruxelles

Un bambino su quattro, in Europa, frequenta scuole prive degli adeguati strumenti digitali.

A dirlo è un rapporto della Commissione europea, che ha lanciato oggi un piano d’azione, chiamato “Open up Education”, per affrontare il problema dell’educazione digitale, «requisito indispensabile per accedere al 90% dei posti di lavoro che esisteranno nel 2020».

Una percentuale di studenti europei tra il 50% e l’80% non hai mai usato testi digitali, software per gli esercizi, podcast, giochi per apprendere e simulazioni. Allo stesso tempo, molti insegnanti di scuole primarie e secondarie non si considerano capaci di usare le tecnologie digitali.

Gli studenti lettoni, lituani e cechi sono quelli con il maggior accesso a internet in Europa (90% o più), contro i greci e i croati che hanno percentuali dimezzate (intorno al 45%).

Lo stesso problema si presenta anche per la formazione universitaria che manca ancora di strumenti digitali di affiancamento alle classiche lezioni frontali.

Addio agli scatti automatici? I sindacati puntano i piedi

da Tecnica della Scuola

Addio agli scatti automatici? I sindacati puntano i piedi
di Alessandro Giuliani
Dopo la Flc-Cgil, escono allo scoperto gli altri rappresentanti dei lavoratori. La Cisl Scuola chiama a raccolta i firmatari del Ccnl, per “smarcare” il contratto dai limiti posti oggi dalla mancanza di risorse. Per la Fgu-Gilda l’ipotesi di abolire gli aumenti in busta paga è addirittura peggiore del ‘concorsaccio’ che nel 2000 costrinse Berlinguer alle dimissioni. Anief: Brunetta ha fatto scuola, nessun Governo aveva messo zero euro sul ‘piatto’ del rinnovo contrattuale.
I sindacati non sembrano averla presa bene. L’aggiornamento del DEF 2013, sottoscritto dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, attraverso cui d’ora in poi la valorizzazione del personale dovrebbe passare per “un sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato ad una progressione di carriera, svincolata dalla mera anzianità di servizio”, viene considerato un pessimo prologo alla trattativa sul rinnovo del contratto. Dopo l’immediato no della Flc-Cgil e della Uil Scuola, le puntualizzazioni dell’Ugl Scuola, è la volta degli altri rappresentanti dei lavoratori.
Il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, nella sua relazione al Consiglio Generale Nazionale, riunito il 23 settembre a Roma, rivendica “non un negoziato sulla sola parte normativa (quella economica è bloccata sino alla fine del 2014 n.d.r.), ma sull’intero corpo contrattuale. Parte economica compresa”.
La proposta su cui la Cisl Scuola sta lavorando, anche in previsione dell’importante appuntamento unitario del prossimo 28 ottobre (riunione congiunta dei direttivi nazionali delle sigle firmatarie del contratto), è un tentativo di “smarcare” il contratto dai limiti posti oggi dalla mancanza di risorse.
“Dobbiamo rivendicare intanto – sottolinea Scrima – il principio del reinvestimento di eventuali risparmi, avendo chiarito in premessa che non ci si riferisce in ogni caso a tagli, di cui proprio non si discute. Dobbiamo poi costringere la parte pubblica a mettere ‘nero su bianco’ gli impegni che dovranno trovare posto nei prossimi documenti di programmazione economico finanziaria, al di là dei vincoli normativi oggi esistenti”. Scrima conclude con un appello al Governo: “provveda nel più breve tempo possibile a predisporre l’atto di indirizzo per aprire il negoziato”.
Anche la Fgu-Gilda degli Insegnanti boccia le nuove modalità di sviluppo della carriera dei docenti: “proprio nel momento in cui il rapporto Eurydice sulle remunerazioni dei docenti, riferito agli anni scolastici 2009-2012, rileva che la progressione degli stipendi in Italia è tra le più basse in Europa, – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – il Governo sta pensando di abolire gli scatti di anzianità e di retribuire il ‘merito’ attraverso un sistema di ‘valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera’, premiando cioè soltanto alcuni insegnanti, magari scelti con il metodo Invalsi. Un criterio – continua Di Meglio – sul quale non siamo affatto d’accordo perché significherebbe spostare risorse dagli scatti, cioè dallo stipendio di tutti, a un presunto merito per pochi che, peraltro, ancora non si sa come verrebbe valutato. Si tratta di un’ipotesi addirittura peggiore rispetto a quella del ‘concorsaccio’ di Berlinguer, fallito – ricorda il coordinatore nazionale della Fgu-Gilda – grazie alla nostra mobilitazione”.
Il sindacato invita dunque i docenti alla mobilitazione affinché siano pagati gli scatti di anzianità del 2012 e del 2013 e siano stanziati i fondi per il rinnovo del contratto di lavoro. “Se poi il Governo vuole premiare il merito – conclude Di Meglio – metta a disposizione risorse nuove nel bilancio dello Stato”.
Non meno severo è il giudizio dell’Anief: “Non era mai accaduto che il Governo italiano – scrive il sindacato autonomo – negasse in toto gli aumenti stipendiali del personale della scuola previsti per legge: pur mettendo sul ‘piatto’ della trattativa risorse sempre meno corpose, da quando è stato privatizzato il rapporto di lavoro nel pubblico impiego, con il decreto legislativo 29/93, non avevamo mai dovuto commentare un Esecutivo che non mettesse da parte un euro per cercare di allineare la busta paga di docenti, Ata, educatori, Dsga e dirigenti scolastici al costo della vita”.
“Quel che sta accadendo oggi, a quattro anni dall’approvazione del decreto legislativo 150/09, imposto dall’ex ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, è che i nostri governanti – continua l’Anief – non si limitano più a tagliare risorse dal MOF, già abbattuto di un quarto rispetto a quello di appena un anno fa, ma già ragionano con la logica del prossimo contratto. Quando gli scatti scompariranno, per fare spazio ad un “merito” legato ai risparmi fatti in casa e alla performance individuale”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, quindi “quello che vuole fare il Governo è sempre più chiaro: erogare gli scatti di anzianità al personale della scuola non più attraverso l’allocazione di risorse aggiuntive ma, avvalendosi della legge Brunetta, ricavando fondi dalla stessa scuola, da destinare solo ad una parte del personale. Quella parte che avrà dimostrato di meritarlo, tramite performance adeguate. Un po’ come accade in azienda“. Anche stavolta l’Anief non ha dubbi: visto che il legislatore non ha fatto il suo dovere, i lavoratori si rivolgeranno al giudice.

Ugl: nel Decreto Scuola dimenticate le risorse per il rinnovo del contratto e le assunzioni Ata

da Tecnica della Scuola

Ugl: nel Decreto Scuola dimenticate le risorse per il rinnovo del contratto e le assunzioni Ata
di A.G.
Il sindacato plaude alle misure approvate dal CdM, ma non risparmia critiche: rimane prioritaria la copertura immediata di tutti i posti vacanti in organico di diritto del personale non docente, un piano pluriennale di investimenti e un progetto di snellimento dell’informatizzazione delle scuole. L’Anief intanto ritorna sulle parole di Napolitano: la scuola trattata peggio di tutti i comparti della PA.
“Il decreto sulla scuola va nella giusta direzione, ma restano ancora questioni irrisolte a partire da tutte quelle problematiche legate al reclutamento del personale, nonché allo stanziamento delle risorse economiche destinate alle istituzioni scolastiche”. Così l’Ugl Scuola si è espresso nel corso dell’audizione presso la Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 1574 , di conversione in legge del decreto-legge n. 104 del 2013, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione, università e ricerca.
“Misure come la riduzione del costo dei libri, la possibilità di concedere in comodato d’uso i testi o di utilizzare le edizioni precedenti, l’introduzione di contributi e benefici grazie al welfare dello studente e la digitalizzazione degli istituti scolastici, vanno nella giusta direzione, ovvero quella di valorizzare un settore strategicamente importante come quello della scuola, oltre ad essere un valido contributo al contenimento del fenomeno della dispersione scolastica. In merito però al piano triennale che prevede l’assunzione di 69 mila insegnanti – prosegue l’Ugl – sono necessari ulteriori chiarimenti, in particolar modo per quanto riguarda la tempistica e le modalità di attuazione. Ci dispiace inoltre constatare che non ci sia alcun riferimento al rinnovo del contratto nazionale”.
“Pur valutando positivamente il via libera all’assunzione a tempo indeterminato di oltre 26 mila insegnanti di sostegno, è necessario allo stesso tempo prevedere tempi celeri per la stabilizzazione del personale Ata. Del resto, occorre tener presente che la riduzione degli organici ha notevolmente aumentato i carichi di lavoro del personale Ata, che si trova, troppo spesso, a non poter far fronte alle esigenze delle istituzioni scolastiche. Resta prioritaria la copertura di tutti i posti vacanti in organico di diritto,con decorrenza immediata, senza dimenticare inoltre l’urgenza di un piano pluriennale di investimenti e di un serio progetto di snellimento delle procedure informatizzate delle scuole”.
Più di un rappresentante del Governo ha fatto capire che va colto, nel provvedimento, uno sforzo a cambiare direzione: dopo i tagli degli ultimi sei-sette anni si sarebbe voltato pagina. Anche il Capo dello Stato ne ha parlato durante il suo intervento al Quirinale, in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico. Ma rimangono diversi “buchi” da colmare. Anche perché di danni ne sono stati fatti tanti. L’Anief ha colto l’occasione, commentando positivamente le parole di Napolitano, di ricordare che “a partire dal 2006 l’istruzione pubblica italiana è stata privata di 200mila posti, che corrispondono a 1 docente e Ata ogni 12 di ruolo e addirittura a 1 dirigente scolastico o Dsga ogni 4 in pianta stabile. Il sindacato lo aveva denunciato un anno fa, mettendo a confronto il numero degli aventi diritto al voto delle Rsu scelte nel 2006 nelle scuole (oltre 1 milione e 200mila) con quelli dello scorso anno, quando la quantità di votanti crollò ad appena 1 milione. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “quanto detto dal Presidente della Repubblica rappresenta dunque una resa dei conti, un’ammissione, su un’opera di abbattimento degli organici che nessun’altra amministrazione pubblica ha subìto. Con conseguenze che i nostri ragazzi stanno pagando quotidianamente attraverso un’offerta formativa ridotta e inadeguata”.