27 settembre Integrazione disabili in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 27 settembre, ha deliberato di adottare, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, a seguito del parere favorevole espresso dalla Conferenza unificata. Il Programma, predisposto dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, si articola su sette linee di intervento: revisione del sistema di accesso, riconoscimento della certificazione della condizione di disabilità e modello di intervento socio-sanitario; lavoro e occupazione; politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società; promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità; processi formativi ed inclusione scolastica; salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione; cooperazione internazionale (redatto con lo specifico contributo del Ministero degli affari esteri).

Scatti stipendiali: il danno e la beffa

Scatti stipendiali: il danno e la beffa

 

Per il 2012 servono 350 milioni di euro. L’amministrazione intende sottrarli al MOF, producendo una decurtazione consistente dei compensi previsti per le attività extra dei dipendenti. Inoltre, se il decreto di proroga del blocco del rinnovo contrattuale arriverà in G.U. le somme percepite per gli aumenti in busta paga non avranno alcun effetto sulle ricostruzioni di carriera.

 

Il Ministero dell’Istruzione ha comunicato ai sindacati l’ammontare della quota necessaria al pagamento degli scatti di anzianità del personale della scuola la cui progressione di carriera sarebbe “scattata” nel 2012: si tratta di circa 350 milioni di euro. Una cifra considerevole, che l’amministrazione ha già fatto intendere che potrebbe essere sottratta solo da un fondo: quello del Miglioramento dell’offerta formativa.

 

Si tratta di uno scenario già visto, lo scorso anno, che produrrà due effetti. Entrambi negativi. Il primo è che al personale impegnato in attività supplementari a quelle ordinarie – funzioni aggiuntive e strumentali, progetti, didattica di recupero, ecc. – verranno sottratti circa la metà dei fondi rimasti a disposizione per il miglioramento della gestione degli istituti scolastici. Dimezzando, in media, il compenso annuale dei docenti e Ata che passa per la contrattazione del Fondo d’Istituto.

 

Il secondo aspetto negativo è che questo sacrificio non comporterà alcun beneficio ai fini della progressione di carriera. Il personale della scuola che godrà dell’aumento in busta paga si dovrà accontentare di quell’una tantum. E basta. Nel decreto di proroga del blocco dei contratti sino alla fine del 2014, approvato dal Consiglio dei Ministri e in procinto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è infatti previsto che eventuali aumenti stipendiali attuati “a decorrere dall’anno 2011” non avranno effetti sulla ricostruzione di carriera.

 

Si tratta di una prospettiva che il nostro sindacato ha annunciato da tempo – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. Comprendiamo che è una realtà dura da accettare, ma con il prossimo approdo in Gazzetta del testo del decreto che proroga il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, la conseguenza sarà quella che i soldi persi nel quadriennio 2011-2014 non saranno più recuperabili”.

 

L’Anief, come sempre, si batterà per contrastare questa ennesima beffa per i dipendenti della scuola. Il provvedimento approvato dal CdM, infatti, poggia su una proroga del blocco del contratto che non ha motivo di esistere: il sindacato, quindi, proseguirà l’iter dei ricorsi al tribunale del lavoro, al fine di ottenere dalla Consulta, probabilmente nel prossimo mese di novembre, la declaratoria di incostituzionalità. Il precedente sul blocco degli automatismi di carriera dei magistrati, la sentenza n. 223/12, fa ben sperare: i giudici hanno spiegato che i sacrifici stipendiali chiesti ai lavoratori dello Stato possono essere attuati, ma a condizione che siano “transeunti, consentanei allo scopo ed eccezionali”. Tutti caratteri che non appartengono al decreto di proroga del blocco degli stipendi della P.A.

27/09/2013 – PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” – Asse II obiettivo C – Comunicazione aggiornamento normativo

Oggetto: PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” – Asse II obiettivo C – Avviso Congiunto Prot. AOODGAI/7667 del 15.06.2010 “incrementare la qualità delle infrastrutture scolastiche, l’eco-sostenibilità e la sicurezza degli edifici scolastici; potenziare le strutture per garantire la partecipazione delle persone diversamente abili e quelle finalizzate alla qualità della vita degli studenti” e s.m.i.
Comunicazione aggiornamento normativo

Nota prot. 9605 del 27 settembre 2013

27/09/2013 – PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” – Asse II Obiettivo C URGENTE – Richiesta emissione CERT

Oggetto: PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” – Asse II Obiettivo C – Avviso Congiunto Prot. AOODGAI/7667 del 15.06.2010 “incrementare la qualità delle infrastrutture scolastiche, l’eco-sostenibilità e la sicurezza degli edifici scolastici; potenziare le strutture per garantire la partecipazione delle persone diversamente abili e quelle finalizzate alla qualità della vita degli studenti” e s.m.i..
URGENTE – Richiesta emissione CERT

Nota prot. 9603 del 27 settembre 2013

Skuola.net, due libri per classe con gli 8 milioni del comodato d’uso

da LaStampa.it

Skuola.net, due libri per classe con gli 8 milioni del comodato d’uso

2.7 milioni di euro andranno alle Regioni più disagiate
roma

Quanti libri si possono acquistare con un assegno da 8 milioni di euro? Ipotizzando un prezzo medio di copertina di 15 euro, si arriva a riempire una biblioteca con circa 533.000 testi. Un numero ragguardevole, peccato che rapportandolo al numero di classi delle scuole medie e superiori, si traduce in circa 2 libri per ciascuna.

È quanto emerge da un’analisi condotta dal portale specializzato Skuola.net, volta a comprendere il reale impatto del provvedimento contenuto nel decreto firmato ieri dal Ministro Maria Chiara Carrozza.

Di questi 8 milioni non tutte le scuole beneficeranno allo stesso modo. Infatti, il finanziamento è diviso in due tranche. Nel 2013 2.7 milioni di euro andranno alle Regioni più disagiate: Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna e Puglia. Nel 2014 sono previsti 5.3 milioni complessivi per tutte le regioni. I fondi saranno poi distribuiti a ciascuna scuola in base al numero di alunni. Quindi considerando che le suddette regioni annoverano 79.803 classi e 1.7 milioni di studenti tra medie e superiori, con la cifra prevista nel 2013 si potrebbero acquistare 2,25 libri per classe, con uno stanziamento di 1,56 euro per alunno. Nel 2014 invece, ripartendo le risorse su tutte le regioni, la media di testi per classe scende a 1,84 e il fondo pro capite a 1,24 euro per studente.

Chiaramente all’interno della singola scuola i libri in comodato saranno assegnati, come avviene già adesso laddove il servizio è attivo, agli studenti con reddito più basso e appartenenti alle classi dove la spesa dei libri è più elevata. Tuttavia la cifra complessiva rapportata al numero degli alunni fa comprendere che con «soli» 8 milioni si può erogare un bonus di 100 euro in libri per uno studente ogni sessanta.

«I conteggi che abbiamo condotto aiutano a comprendere la reale dimensione di questo intervento – afferma Daniele Grassucci, Responsabile delle Relazioni Esterne di Skuola.net – che deve considerarsi, come anche già ribadito dal Ministero, un incentivo ad un sistema che comunque ha bisogno del contributo finanziario delle stesse scuole e degli enti locali per funzionare su larga scala. Comunque è apprezzabile sia l’intenzione sia la volontà di mettere a disposizione nuove risorse finanziarie dopo anni di tagli ».

Decreto legge 104: e se non viene convertito in legge?

da Tecnica della Scuola

Decreto legge 104: e se non viene convertito in legge?
di R.P.
La risposta arriva dall’articolo 77 della Costituzione: tutte le norme in esso contenute decadono immediatamente. Il problema è reale: se il Presidente Napolitano scioglie le Camere, la conversione in legge diventa davvero difficile.
Fino a poche settimane fa non se parlava, ma adesso l’ipotesi si sta facendo molto concreta: il Governo è a rischio e una crisi sembra molto probabile. E allora, a questo punto, la domanda è d’obbligo: ma se cade il Governo, che fine farà il decreto legge 104 sulla scuola ? La risposta non è univoca, perché molto dipenderà dai tempi dei diversi atti connessi con un eventuale rinvio alle urne. Il decreto 104, infatti, dovrebbe essere convertito in legge entro il 12 novembre (60 giorni dalla sua entrata in vigore). Si tratta dunque di capire se a quella data le Camere saranno ancora al lavoro o se, al contrario saranno già state sciolte dal Presidente Napolitano. Ovviamente non si può escludere che il decreto venga convertito in legge già prima del 12 novembre, ma questa eventualità è piuttosto improbabile, tenuto conto che ad oggi (e siamo ormai alla fine del mese di settembre), il provvedimento è ancora all’esame della Commissione Cultura della Camera senza che peraltro siano ancora stati acquisiti i parere delle altre Commissioni (Bilancio e Lavoro innanzitutto). Ma, cosa accadrà se il decreto non dovesse essere convertito in legge ? La risposta è relativamente semplice e sta scritta nell’articolo 77 della Costituzione: tutte le norme in esso contenute decadranno immediatamente e non potranno essere applicate. Potrebbe quindi essere sospeso il piano triennale di assunzioni, mentre diventerebbe di difficile soluzione il problema delle spese già previste e parzialmente già avviate (è il caso, ad esempio, degli stanziamenti per i libri di testo che però sono di modesta entità). Ancora l’art. 77 della Carta costituzionale chiarisce che il Parlamento può comunque “regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti”, ma è evidente che questa regola vale nel caso in cui le Camere siano in funzione e non quando siano state sciolte. Certo è che la mancata conversione in legge del decreto 104, che peraltro affronta solo in minima parte i seri problemi del nostro sistema scolastico, sarebbe un ulteriore danno per il mondo della scuola.

“Avete imbrogliato” e a 78 scuole viene restituito il test Invalsi

da Tecnica della Scuola

“Avete imbrogliato” e a 78 scuole viene restituito il test Invalsi
di P.A.
78 scuole, sparse tra Trentino e Lombardia, si sono visti restituire le prove di italiano e matematica del quinto ginnasio (il secondo anno per i licei) senza valutazione per un “presunto cheating” che significa “imbroglio”
Non c’è certezza nella dimostrazione, e al di là di ogni ragionevole dubbio, come ben sa ogni insegnante, che effettivamente l’imbroglio ci sia stato, ma, a detta degli esperti, il dubbio della colpevolezza peserebbe più dell’innocenza, anche perché il metro valutativo del livello di imbroglio è calcolato attraverso un coefficiente di penalità, computato su alcuni parametri che gli esperti Invalsi conoscono a mena dito, tanto che hanno avvertito già in fase assai antecedente dalla somministrazione dei test. A parte la già denunciata, presunta o effettiva, complicità dei docenti, sempre segnalata da Invalsi, da quest’anno è stato deciso di rilevare gli effetti di “comportamenti anomali” che si possono verificare durante la somministrazione delle prove, calcolando per ogni classe elementi come la media e la deviazione standard dei punteggi, l’indice di omogeneità delle risposte date al medesimo quesito e il tasso di risposte non date. Il sintomo di “comportamenti anomali” si baserebbe su un elevato punteggio medio e una elevata concentrazione dei punteggi della classe attorno al punteggio medio, una elevata concentrazione di risposte identiche, giuste o sbagliate non importa, date a un medesimo quesito e infine un basso numero di risposte non date. In pratica sono stati tutti bravi e automaticamente si è sentita puzza di bruciato e dalla scottatura all’imbroglio il passo è breve cosicchè la sentenza è stata emessa: hanno barato. Gli esperti quindi avrebbero rilevato che sarebbe stato superato il livello 50 per cui la prova è stata restituita alle scuole che nel frattempo sono in attesa di capire come verrebbero penalizzate, benchè già un indirizzo complessivo è in opera. Queste scuole dovrebbero partecipare a un progetto, a conclusione del quale saranno visitate dai nuclei di valutazione (un ispettore e due esperti selezionati tra quelli inseriti in un apposito albo) sulla base di protocolli definiti; gli istituti nazionali dovrebbero a loro volta fornire un aiuto nella ridefinizione e attuazione del piano di miglioramento.

Salviamo i prof “esodati della musica”

da Tecnica della Scuola

Salviamo i prof “esodati della musica”
di Alessandro Giuliani
A chiederlo al ministro Carrozza, con un’interrogazione sono le parlamentari Pd Elena Ferrara e Caterina Pes: l’avvio dei licei musicali ha cancellato la materia Educazione musicale dagli altri indirizzi della scuola superiore, con tanti precari di musica che si sono venuti a trovare senza alcuna prospettiva di incarico e possibilità di poter passare di ruolo.
Salviamo i docenti “esodati della musica”. L’appello è stato lanciato dai parlamentari Pd Elena Ferrara e Caterina Pes, che il 26 settembre hanno presentato, rispettivamente al Senato e alla Camera, un’interrogazione rivolta al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, attraverso cui si chiede di intervenire con sollecitudine.
Le due democratiche hanno spiegato che gli ‘esodati della musica’ sono tutti quei docenti della scuola secondaria di secondo grado che “si sono venuti a trovare senza alcuna prospettiva di incarico né tantomeno nella possibilità di poter passare di ruolo e senza la possibilità di poter utilizzare il punteggio accumulato in tanti anni di precariato”.
“La riforma dell’Istruzione secondaria – si legge nel testo dell’interrogazione – ha previsto l’istituzione di licei musicali cancellando però la materia Educazione musicale dagli altri indirizzi della scuola superiore. I docenti precari di musica si sono venuti a trovare senza alcuna prospettiva di incarico e senza la possibilità di poter passare di ruolo. Si tratta di pochissimi insegnanti che con la loro attività pregressa hanno contribuito all’istituzione dei degli stessi licei musicali da cui si vedono oggi paradossalmente esclusi a vantaggio di docenti di ruolo di classi di concorso relative alla secondaria di primo grado”.
Ferrara e Pes chiedono, quindi, di “riconoscere al personale che ha prestato servizio docente esclusivamente negli istituti secondari di II grado il diritto all’accesso nelle graduatorie, di prevedere l’utilizzazione dei precari della musica anche per i licei musicali presenti in province diverse rispetto a quella in cui si è inseriti, di prevedere la possibilità di riconferma dei docenti precari per tutti gli insegnamenti nei licei musicali”. Ora c’è solo da aspettare la replica del Ministro.

Tempi duri per la 104 e i donatori di sangue

da Tecnica della Scuola

Tempi duri per la 104 e i donatori di sangue
di Giovanni Sicali
Secondo la Fornero, i diritti acquisiti al 31/12/2011 (ore 00,00) hanno permesso il pensionamento dal 2012. Ma anche per un solo minuto oltre quella data “discriminante” tutti i lavoratori sono entrati in un girone infernale di attesa temporale da un anno fino a 6 anni, perché la Fornero ha cassato la possibilità di usufruire della pensione di “anzianità” (= servizio effettivo) spostando per tutti, verso l’alto, l’età lavorativa (“vecchiaia”) e consentendo in alcuni casi la pensione “anticipata”
E’ vero che l’art. 24 della legge n. 214/201 tratta anche di flessibilità ed incentivazione. Ma, dato che il repentino e continuo innalzamento dell’età pensionabile viene legato all’incremento della speranza di vita, non permette di anticipare la data di ritiro (a meno di non andarci con la pensione anticipata e con pesanti disincentivi). Un’altra data fatidica oltre che discriminante è quella del 31/12/2017. Per i dipendenti con età inferiore a 62 anni (pensione anticipata) le norme prevedono una penalizzazione economica nella percentuale del 2% per ogni anno prima dei 60 e dell’1% dopo. Ma, fino al 31/12/2017, la penalizzazione non si applica per alcuni casi come è stabilito dall’art. 6 comma 2 quater della c.d.“Mille proroghe” (D.lvo n.216 del 29/12/2011): “Le disposizioni dell’articolo 24, c. 10, in materia di riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici, non trovano applicazione, limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianita’ contributiva entro il 31/12/2017, qualora la predetta anzianita’ contributiva derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternita’, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria”.
Si tratta quindi di una norma pro tempore, fino al 31/12/2017 (ore 24,00), che innesca però tante discriminazioni: per esempio, non rientrano in questa proroga sulla penalizzazione né il riscatto degli anni di università, né i periodi di maternità facoltativa, e né di cassa integrazione straordinaria. Inoltre non sono più “buoni” ai fini del conteggio dei 42 e rotti anni di servizio i giorni in cui un lavoratore è stato assente per permessi retribuiti per motivi familiari, di lutto, per il diritto allo studio, la donazione del sangue, lo sciopero. Con la riforma Fornero i permessi goduti con la legge 104 non vengono più conteggiati ai fini pensionistici. Da decenni si discute sul pre-pensionamento di 5 anni per i genitori con figli disabili e invece toccherà loro recuperare tutti i giorni di “permesso”. Nel conteggio del tempo di servizio effettivo entrano solo i giorni lavorati e non quelli coperti da contributi lavorativi. Questo significa che chi ha fruito di due anni di congedo dovrà lavorare due anni in più per maturare quel diritto. Se non lo fa incorre in penalizzazioni di trattamento. Quei 42 e rotti anni devono riferirsi a lavoro effettivamente prestato. La manovra Fornero comunque si è perfezionata solo a luglio e quindi con le prime persone che stanno andando in pensione con quelle regole la situazione è esplosa. Neppure le ore dedicate alla donazione di sangue, seppur coperte da contribuzione effettiva e utili ai fini pensionistici, sembrerebbero non utili per determinare l’anzianità contributiva. Se si fa un rapido calcolo, per un iscritto che dona il sangue da quando ha 18 anni e lo fa a pieno regime (cioè quattro volte l’anno), in 40 anni di vita lavorativa dovrà recuperare 160 giornate di astensione dal lavoro, che si traducono il 7-9 mesi in più di servizio. Scrive Vincenzo Saturni, presidente di AVIS: “Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue per il servizio sanitario nazionale, scoraggiando per l’immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettendo seriamente a rischio l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile”. In tempi di ventilate dimissioni di senatori della nostra Repubblica e di “verifica di Governo”, cresce la preoccupazione degli italiani per le proprie pensioni. E se oggi il timore riguarda ancora quando e come lasciare il lavoro mantenendo un assegno dignitoso, per il futuro c’è chi immagina addirittura di non arrivare mai alla pensione.

Al via la Settimana dell’Inclusione

da Tecnica della Scuola

Al via la Settimana dell’Inclusione
Una proposta per imparare ad accogliere l’altro fin dai banchi di scuola.

Dal 7 al 12 ottobre Reatech propone alle scuole un percorso per riflettere sul tema dell’Inclusione

Reatech Italia, la rassegna dedicata al mondo della disabilità e alle persone con esigenze speciali che si terrà a Milano dal 10 al 12 ottobre 2013 presso MiCo fieramilanocity www.reatechitalia.it , propone alle scuole di ogni ordine e grado dal 7 al 12 ottobre 2013 la “Settimana dell’Inclusione”.
Obiettivo: spiegare ai bambini e ai ragazzi che l’inclusione è una sfida, ma che accettare questa sfida fa vincere tutti.
In Italia ci sono 4 milioni di disabili e oltre 7 milioni di anziani. Che cosa hanno in comune? Hanno esigenze speciali che li obbligano ad affrontare la vita in modo forse diverso dagli altri. Ma ciò non significa che non abbiano qualcosa di importante da offrire agli altri. Perchè ciascuno di noi è unico e irripetibile e può crescere nella relazione con gli altri, trovare aiuto ed offrirne. Per questo Reatech Italia lancia la Settimana dell’Inclusione, un’iniziativa rivolta a tutti tipi di scuole che offrirà agli insegnanti supporti concreti per affrontare il tema della disabilità e dell’accettazione dell’altro e del diverso.
Un percorso per riflettere: per le scuole materiale didattico e tanti laboratori ed eventi
Reatech Italia proporrà alle scuole e agli insegnanti un percorso articolato che prevede la possibilità di lavorare in classe con gli alunni a partire da una serie di sussidi didattici e di spunti video e bibliografici che saranno messi a disposizione sul sito www.reatechitalia.it.
Gli insegnanti potranno poi chiedere ai ragazzi di realizzare degli elaborati (testi, immagini, video, presentazioni) che potranno essere postati sulla pagina Facebook Reatech-Italia: i più significativi saranno pubblicati su un grande wall virtuale in occasione dell’apertura della manifestazione dal 10 al 12 ottobre.
Le classi che vorranno potranno poi visitare la manifestazione, che è ad ingresso gratuito, e partecipare alle molte iniziative che sono previste per le scuole: dalla giornata di sport paraolimpico ad una mostra di pittura tattile, dalla Pet Terapy alla Claownterapia, senza dimenticare un fitto calendario di incontri che comprendono tra gli altri un convegno sulla sicurezza stradale e numerose testimonianze di persone veramente uniche.
Scuola e disabilità: se ne parla a Reatech Italia
Un nutrito numero di eventi all’interno di Reatech Italia affronterà il tema della disabilità sotto tutti i punti di vista. Gli insegnanti che vogliono raccontare di persona la propria esperienza in occasione dell’evento possono segnalarlo all’indirizzo segreteria@reatechitalia.it
Scuole: come partecipare Reatech ItaliaLe scuole che volessero partecipare a Reatech Italia troveranno tutte le indicazioni sul sito http://www.reatechitalia.it/ Si ricorda che la partecipazione è gratuita sia per le scuole che per i singoli visitatori

Abilitati con Tfa, sale la protesta. Ma la Camera nicchia

da Tecnica della Scuola

Abilitati con Tfa, sale la protesta. Ma la Camera nicchia
di A.G.
La manifestazione davanti al Miur, a cui hanno partecipato centinaia di docenti precari, è stata preceduta da un’audizione presso la VII Commissione Cultura: tra gli onorevoli, però, non vi è una posizione comune, la preoccupazione prevalente è creare un reclutamento alla professione docente attraverso la procedura dei concorsi. Intervista ad uno dei rappresentanti della delegazione di “tieffini”: noi prima degli abilitati con i Pas.
Il 26 settembre alcune centinaia di docenti precari abilitati tramite il Tfa ordinario hanno manifestato davanti al Miur per sensibilizzare l’amministrazione a predisporre delle modifiche al regolamento nazionale sulle supplenze e sulle immissioni in ruolo: come anticipato su questa testata giornalistica, la protesta è stata preceduta da un audizione informale da parte di una delegazione dei docenti Tfa presso la VII Commissione Cultura della Camera proprio per discutere dello status giuridico del titolo.
L’esito dell’audizione, però, non sembra avere ottenuto i risultati sperati: “nella Commissione Cultura di Montecitorio sono presenti dei deputati con varie posizioni sull’argomento, anche in disaccordo, – spiega alla Tecnica della Scuola Edoardo Ricci, tra i componenti della delegazione degli abilitati Tfa – , basta dire che anche tra il Pd la preoccupazione prevalente è quella di andare a creare un reclutamento alla professione docente solo attraverso la procedura del concorsi. Che poi è quanto auspicato anche dal ministro Carrozza”.
L’impressione raccolta dalla delegazione di docenti precari è che i deputati non siano così convinti di accogliere le loro richieste. “Noi abbiamo spiegato che però i tagli derivanti dalla Legge 133/08 e il blocco del turn over conseguente alla riforma Fornero garantiscono sempre meno posti liberi. E che, almeno, ci riconoscano quella spendibilità del titolo che oggi ci viene negata”.
I “tieffini” hanno quindi chiesto di poter essere inseriti, il prima possibile, all’interno della III fascia delle graduatorie ad esaurimento. Andando a modificare la tanto contestata Legge 296/2006, introdotta dall’ex ministro Fioroni, con conseguente trasformazione delle graduatorie da permanenti ed esaurimento. Si tratterebbe, vista la situazione, di un risultato importante.
Della riapertura delle GaE, sempre secondo gli abilitati con Tfa ordinario, si dovrebbero avvalere anche i prossimi abilitati tramite Pas: “solo che questi colleghi si dovrebbero inserire in IV fascia – sottolinea Ricci – poiché per partecipare ai corsi non si sottoporranno ad alcuna selezione e l’impegno profuso durante loro la formazione sarà decisamente inferiore al nostro”. I corsisti Pas, ovviamente, hanno fatto già sapere di non essere d’accordo. E lo scontento cresce. Con i sindacati che, per evitare di prendere posizione, al momento si rifugiano nel silenzio. Solo l’Anief, che ha a sua volta presentato nella stessa giornata una serie di emendamenti al DL 104, ha dato il sostegno alla manifestazione. Senza tuttavia entrare nel merito della crescente diatriba tra gli abilitati Tfa e Pas.

Sulle orme di Berlinguer anche la Carrozza vuole fare harakiri?

da Tecnica della Scuola

Sulle orme di Berlinguer anche la Carrozza vuole fare harakiri?
di Lucio Ficara
Ritorna nuovamente l’idea di pagare i docenti facendo riferimento al “merito” (o presunto tale). Già Berlinguer ci aveva “rimesso le penne”. Anche Carrozza vuole seguirlo sulla stessa strada?
È un’attitudine tutta tipica dei politici di area democratica, quella di riuscire a farsi male da soli, compiendo azioni che si ritorcono contro se stessi. Non si tratta di azioni improvvise e dettate dagli eventi contingenti, che potrebbero sfuggire al controllo di chi le porta avanti, piuttosto si tratta invece, di azioni ponderate ed analizzate con cura, anche se molto complesse. Chi è che non ricorda, ad esempio, l’harakiri politico di Luigi Berlinguer quando, tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000, nelle vesti di ministro dell’Istruzione, propose il concorsaccio, per stabilire la progressione di carriera degli insegnanti? In cosa consisteva il concorsaccio di berlingueriana memoria? Si trattava di introdurre un sistema di premialità per i docenti, fondata sulla valutazione del proprio curriculum vitae e su una discutibile prova selettiva a base di quiz, sul modello delle attuali prove Invalsi. Da questo sistema di valutazione, che fu ribattezzato con il nome dispregiativo di concorsaccio, si sarebbe dovuto selezionare il 20% dei docenti, che avrebbero avuto un aumento stipendiale di circa 6 milioni di vecchie lire. L’idea politica del concorsaccio, volta a selezionare i docenti più meritevoli, con il sistema di valutazione su citato, si tradusse in un vero e proprio boomerang, che portò alle dimissioni dell’allora ministro dell’Istruzione. Sulle orme di Berlinguer, anche il ministro attuale Maria Chiara Carrozza, vuole fare harakiri, almeno di ripensamenti dell’ultimo momento. Infatti, emerge dal DEF, il documento di economia e finanza per il 2014, un quadro preoccupante per la scuola. In questo documento è stato proposto di abolire gli scatti di anzianità e di retribuire il merito attraverso un sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera. In buona sostanza si tratta di un nuovo tentativo di premiare solo una parte minoritaria del corpo docente, eliminando definitivamente la progressione di carriera secondo l’anzianità del servizio. L’esperienza politica del concorsaccio, vissuta da Berlinguer, dovrebbe essere di monito per il ministro Carrozza, che potrebbe fare tesoro degli errori di chi l’ha preceduta. Cosa dovrebbe fare il ministro dell’Istruzione per evitare una mobilitazione generale dei sindacati e la protesta dei docenti? Innanzitutto dovrebbe evitare di intraprendere percorsi legislativi su materie di pertinenza contrattuale, errore commesso anche da Profumo, con l’estemporanea proposta di aumentare l’orario di servizio a 24 ore settimanali peri docenti delle scuole secondarie, a parità di stipendio, e dovrebbe aprire, prima di portare i provvedimenti sulla scuola nella legge di stabilità, il tavolo del rinnovo contrattuale. Al momento la strada del dialogo con i sindacati appare difficile, per il fatto che non esistono risorse economiche aggiuntive per rinnovare il contratto scuola, mentre risulta più diretta la strada legislativa, che però provocherà, inevitabilmente, la mobilitazione dei sindacati. Attendiamo con curiosità di capire se il ministro prenderà la strada del dialogo, oppure sarà costretta, sotto la pressione della protesta e della mobilitazione, a fare harakiri sulle orme di Luigi Berlinguer.

8mln per il comodato d’uso fanno 2 libri per classe

da Tecnica della Scuola

8mln per il comodato d’uso fanno 2 libri per classe
di P.A.
Skuola.net stima che il beneficio nel 2013 si tradurrà nell’acquisto di poco più di 2 testi per classe. E’ quanto emerge da un’analisi volta a comprendere il reale impatto del provvedimento contenuto nel d.m. approvato dalla ministra Maria Chiara Carrozza.
Quanti libri si possono acquistare con un assegno da 8 milioni di euro? Ipotizzando un prezzo medio di copertina di 15 euro, si può riempire una biblioteca con circa 533.000 testi, ma se rapportato al numero di classi delle scuole medie e superiori, si traduce in circa 2 libri per ciascuna. Di questi 8 milioni non tutte le scuole beneficeranno allo stesso modo, visto che il finanziamento è diviso in due tranche. Nel 2013 2.7 milioni di euro andranno alle Regioni più disagiate: Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna e Puglia e nel 2014 sono previsti 5.3 milioni complessivi per tutte le regioni. I fondi saranno poi distribuiti a ciascuna scuola in base al numero di alunni. Quindi considerando che le suddette regioni annoverano 79.803 classi e 1.7 milioni di studenti tra medie e superiori, con la cifra prevista nel 2013 si potrebbero acquistare 2,25 libri per classe, con uno stanziamento di 1,56 euro per alunno. Nel 2014 invece, ripartendo le risorse su tutte le regioni, la media di testi per classe scende a 1,84 e il fondo pro capite a 1,24 euro per studente. Chiaramente all’interno della singola scuola i libri in comodato saranno assegnati, come avviene già adesso laddove il servizio è attivo, agli studenti con reddito più basso e appartenenti alle classi dove la spesa dei libri è più elevata. Tuttavia la cifra complessiva rapportata al numero degli alunni fa comprendere che con “soli” 8 milioni si può erogare un bonus di 100 euro in libri per uno studente ogni sessanta. Questo perché, spiega ancora Skuola.net, i criteri di assegnazione dei libri in comodato sono diversi, fa cui anche i tetti di spesa. Infatti, verranno assegnate più risorse alle classi in cui le cifre preventivate per l’acquisto dei libri scolastici sono più alte, quindi le prime delle scuole secondarie di primo grado, e le prime e le terze di quelle secondarie di secondo grado. Un altro parametro scelto dal ministero è la popolosità degli istituti: più soldi per il comodato alle scuole più affollate.

Il bullismo è a scuola, non online

da Tecnica della Scuola

Il bullismo è a scuola, non online
di P.A.
Il 52% dei casi di bullismo avviene tra le mura scolastiche, ma non per questo si chiede di chiuderle. Ecco perché il Web non può essere ritenuto responsabile delle cybermolestie
Lo sostiene Wired.it, secondo cui l’ accanimento mediatico contro una piattaforma come Ask.fm non è in alcun modo risolutivo nella lotta contro il bullismo. Oltre a non essere responsabilità del social network lettone, il bullismo è un fenomeno anologico, non digitale. Secondo la ricerca svolta nell’ambito del progetto comunitario E-Abc Antibullying Campaign, spiega Wired.it, a confrontarsi con le pressioni dei coetanei è un adolescente su cinque. Infatti, secondo Arcigay, la maggior parte degli atti di bullismo si verifica a scuola con il 52% dei casi, più della metà. Stesso discorso per il bullismo omofobico, collegato dal 20% degli studenti al quotidiano fra banchi di scuola e cattedre.. Ilga Europe fa addirittura riferimento a un 73% di gay discriminati che punta il dito in direzione di scuola e famiglia. 
 La responsabile dell’Osservatorio europeo della violenza a scuola, Chaterine Blaya, ha fornito lo scorso novembre, relativamente al 2011, percentuali interessanti sulle proporzioni fra i due fenomeni: del 19% dei giovani europei che ha subito qualche forma di bullismo, si è dovuto confrontare con la versione digitale dello stesso il 6%. In Italia si parla dell’ 11%, vessazioni miste, e del 2%, attacchi solo online. Altro dato interessante, scrive sempre Wired.it, è quello preliminare del progetto Tabby riportato dal Corriere della Sera: è il 7,9% dei ragazzini italiani – età media 15 anni – ad aver subito forme di prevaricazione online nei sei mesi precedenti alla rilevazione e il 7,21% ad averle attuate. La cronaca conferma lo spaccato disegnato dalle ricerche. Sfogliando gli articoli dell’ultimo anno ci si imbatte in casi come quello degli studenti più giovani degli istituti superiori padovani, costretti dai compagni più grandi a rientrare a casa con il volto dipinto con pennarelli. O in canoniche storie di estorsione di oggetti e denaro, di atti di violenza commessi dalle baby gang e minacce. A inizio anno scolastico le scuole genovesi hanno anche attivato sette sportelli contro violenza e stalking. I fenomeni si sono registrati anche nelle scuole medie. ” Scherzi pesanti, palpeggiamenti ed emarginazione” quelli citati. Ad accendere i riflettori sul cyberbullismo sono stati due casi in particolare (Hannah e David), le accuse di personaggi esposti, come il premier britannico David Cameron; e il tam tam mediaco, con titoli come ‘Il paradiso degli stalker’. In particolare Ask.fm si è trasformato in qualche mese da piattaforma di social networking gettonata dagli adolescenti di mezzo mondo in sinonimo di bullismo, cyberbullismo e violenza digitale.

Eqf, recepito ufficialmente l’Accordo sottoscritto in Conferenza unificata

da Tecnica della Scuola

Eqf, recepito ufficialmente l’Accordo sottoscritto in Conferenza unificata
di A.T.
Adottato ufficialmente il primo rapporto nazionale di referenziazione dei titoli italiani al Quadro Europeo delle Qualificazioni: è stato finalmente reso noto ufficialmente il decreto interministeriale (peraltro siglato lo scorso mese di febbraio) di recepimento dell’Accordo sottoscritto in Conferenza Stato Regioni.
Istituito con Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea del 23 aprile 2008, l’European Qualification Framework (EQF) ha l’obiettivo “di istituire un quadro di riferimento comune che funga da dispositivo di traduzione tra i diversi sistemi delle qualifiche e i rispettivi livelli, sia per l’istruzione generale e superiore sia per l’istruzione e la formazione professional”.
Come descrive attraverso un proprio approfondimento la Flc Cgil, “da un punto di vista tecnico l’EQF è una griglia di referenziazione, funzionale a mettere in relazione e posizionare le diverse qualificazioni rilasciate nei Paesi membri dell’Unione Europea. Il confronto si basa su livelli comuni di riferimento, correlati a learning outcomes (risultati dell’apprendimento) e collocati in una struttura ad otto livelli”.
Come ricorda la Federazione lavoratori della conoscenza, “il 20 dicembre 2012 in sede di Conferenza Stato-Regioni è stato sottoscritto l‘accordo con il quale è  adottato il ‘Primo rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al Quadro Europeo EQF’ nel quale sono posizionati i titoli di studio italiani nell’ambito degli otto livelli previsti dall’Eqf”, come peraltro avevamo segnalato sul nostro sito in un articolo successivo alla sottoscrizione dell’Accordo
La Flc evidenzia che “nel rapporto si utilizza il termine ‘qualificazione’ in riferimento ai titoli e alle certificazioni rilasciati da un’autorità competente a fronte di standard e regole pubbliche e riconosciute”.
Il rapporto ha avuto diverse stesure ed è stato curato da un gruppo tecnico composto da rappresentanti del Ministero del lavoro e del Ministero dell’istruzione e dall’Isfol. Il 29 maggio scorso il Ministero del lavoro e l’Isfol, in rappresentanza delle varie competenti autorità nazionali e regionali, hanno presentatoil rapporto di referenziazione nazionale alla Commissione europea e ai Paesi che aderiscono al Quadro Europeo delle Qualificazioni (Eqf).

Infine, il 24 settembre è stato reso noto il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca del 13 febbraio 2013 che recepisce l’Accordo sancito nella seduta del 20 dicembre 2012 (Repertorio atti n. 252) dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.