GENITORI NELLA SCUOLA per una partecipazione efficace

GENITORI NELLA SCUOLA per una partecipazione efficace

Un percorso di più incontri sulla scuola, sul ruolo dei genitori, sul modo di interagire in modo semplice, costruttivo ed efficace è la proposta che l’Associazione Genitori distrettuale di Thiene (VI) propone con il progetto 2013 «GENITORI NELLA SCUOLA – per una partecipazione efficace», reso possibile grazie al contributo del Centro Servizi Volontariato di Vicenza.

Il primo incontro “Rappresentare i genitori e vivere felici”, condotto da Rita Manzani Di Goro, presidente di AGe Toscana e autrice dell’omonimo manuale, si terrà mercoledì 9 ottobre dalle 20,30 presso il Padiglione Fieristico, via Vanzetti 34 a Thiene. La partecipazione è gratuita.

Spiega la presidente Luisa Giudicotti: “A.Ge. Thiene è consapevole che la partecipazione dei genitori è una delle principali sfide per la scuola degli anni 2000. I genitori sono chiamati a svolgere un ruolo cruciale all’interno della scuola dell’autonomia e non possono essere lasciati soli in questo compito. C’è bisogno di informazione, perché non è scontato che un genitore si sappia muovere all’interno di un’istituzione qual è quella scolastica e c’è quindi tanto bisogno di una formazione mirata”.

“Prepararsi su temi come autonomia, POF, bilanci, regole, programmazione –prosegue la Presidente- aumenta la consapevolezza del ruolo dei genitori sia nella gestione diretta del “bene comune scuola”, come pure nelle relazioni positive con dirigenti, insegnanti e personale della scuola. L’A.Ge., con questo progetto, intende rendere i genitori consapevoli del proprio ruolo e capaci di rapportarsi in modo costruttivo con il mondo della scuola e dei suoi professionisti”.

Il corso è rivolto a tutti i genitori, sia a chi è già impegnato come rappresentante d’Istituto o di classe, sia a chi è interessato al “mondo scuola” e intenda approfondire le proprie conoscenze. Molto spesso, alla base del rifiuto dei genitori a ricoprire incarichi all’interno della scuola, c’è la mancanza di conoscenza di quali siano i compiti e le effettive mansioni da svolgere. Saranno distribuiti e commentati i principali testi normativi della scuola relativamente alla partecipazione dei genitori; sarà inoltre dato ampio spazio alle domande dei partecipanti e alla trattazione di esempi concreti.

A.Ge. Thiene si propone di fornire a tutti i genitori interessati le nozioni necessarie a svolgere con competenza e semplicità i compiti che competono a un rappresentante di classe o a un rappresentante dei genitori in Consiglio d’Istituto o nel Comitato genitori. A.Ge. Thiene vuole, inoltre, creare un servizio di supporto a cui i rappresentanti dei genitori, e i genitori in genere, si possano rivolgere per ottenere informazioni e risposte a problemi inerenti alla scuola.

Hanno dato il partenariato: i comitati genitori della Direzione didattica di Malo, delle scuole elementari e medie di Zané, dell’Istituto comprensivo di Isola Vicentina, delle medie Bassani e Ferrarin e della primaria Scalcarle di Thiene; gli istituti comprensivi di Thiene, Malo, l’Istituto professionale Garbin di Schio, l’Istituto Tecn.Ec.Tecn. Ceccato di Thiene, il Liceo Corradini di Thiene, l’Istituto tecnico industriale Chilesotti di Thiene; i Comuni di Thiene e Malo.

Nuovo presidente, assemblea nazionale e decreto scuola

Si è concluso oggi a Cortona, con un’intensa esperienza di approfondimento culturale, di confronti professionali e di vivace amicizia, l’Assemblea nazionale dei soci di DiSAL, provenienti da 17 regioni.    Dopo 20 anni di collaborazione con il gruppo di amici con i quali nel 2001 ha fondato l’Associazione, Roberto Pellegatta, prossimo al pensionamento, ha chiesto di lasciare la presidenza nazionale, per contribuire così al rinnovamento ed all’ulteriore sviluppo dell’Associazione.     Con voto unanime l’Assemblea ha acclamato, per il prossimo triennio, nuovo presidente nazionale di DiSAL il dirigente scolastico Ezio Delfino, fino ad oggi presidente regionale del Piemonte.
L’Assemblea ha ringraziato Roberto Pellegatta per il grande lavoro di questi anni, durante i quali, dai 20 soci dell’atto fondativo, l’Associazione è cresciuta in modo imprevedibile, incontrando via via l’attenzione e l’adesione dei dirigenti scolastici, arrivando ad essere presente con Laboratori professionali in quasi tutte le regioni e avviando rapporti con ambiti istituzionali e con realtà associative professionali di capi di istituto anche in Europa.
Ezio Delfino,  56 anni, è attualmente dirigente scolastico del Liceo scientifico statale ‘G. Ancina’  di Fossano in provincia di Cuneo.   Il nuovo presidente ha ricordato che una realtà di presidi che condividono compiti e finalità del proprio lavoro rappresentano una novità per la scuola: un’Associazione di presidi, infatti,  è risorsa per la persona perché fa circolare esperienze, giudizi e strumenti; ma è anche risorsa per la scuola perché costituisce un ambito di cultura, un luogo di continuo paragone per contribuire a rispondere all’attuale domanda di educazione e istruzione dei giovani.
Prima del rinnovo delle cariche nazionali, nei propri lavori l’Assemblea ha dato mandato alla Direzione nazionale di assumere ogni iniziativa di intervento nell’attuale dibattito di conversione in legge del D.L. 104/2013 soprattutto per:
1. fermare, e poi regolamentare, l’enorme abuso delle reggenze che da anni vengono assegnate ai dirigenti scolastici e che in Lombardia ha assunto proporzioni enormi,
2. opporsi alla possibile riduzione della professione direttiva delle scuole a mera gestione burocratica,  nell’ipotesi di un reclutamento centralistico dei dirigenti scolastici da parte della Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione ed anche perché il decreto ha evitato di dare alle scuole italiane in reggenza (oltre 1.500) una direzione pur provvisoria ma indispensabile;
3. esigere una attenzione, che il decreto ha trascurato completamente, a tutta la fondamentale problematica di rapporti tra scuole e imprese, per ridare dignità alla cultura del lavoro e rilanciare con forza gli Istituti Tecnici e Professionali;
Il futuro della scuola non dipende più da chissà quali mega-riforme, ma è legato alla capacità che le comunità scolastiche avranno, in alleanza con quelle locali e sociali, di rispondere  all’emergenza educativa in atto.  In questa azione di rinnovamento sarà sempre di più utile e necessario il contributo delle associazioni professionali, luoghi dove mantenere viva l’idealità educativa e  dove attingere  strumenti per una professionalità moderna, ricca ed efficace.
Per contribuire a quest’opera DiSAL presenterà a breve a tutte le istituzioni, alla politica, al mondo sindacale e associativo il “Manifesto per il futuro della dirigenza scolastica” con proposte concrete, volte al bene di tutti.

L’Assemblea nazionale dei soci

PAS: fissata dal Tar Lazio la discussione nel merito dei ricorsi

PAS: fissata dal Tar Lazio, il 20 febbraio 2014, la discussione nel merito dei ricorsi degli esclusi

Nella Camera di Consiglio del 3 ottobre, relativamente a due degli altri cinque ricorsi notificati (nn. 8187-8191), i legali dell’Anief Marcone e Verticelli ottengono dai giudici la fissazione urgente dell’udienza, considerato che la mancata calendarizzazione dell’inizio dei corsi universitari non produce un pregiudizio grave e irreparabile per i ricorrenti tale da concedere un’ordinanza cautelare.

Preso atto del ritardo del Miur nell’organizzazione dei corsi, il collegio, dopo la prima ordinanza cautelare emessa la scorsa estate su un ricorso presentato da un docente di ruolo iscritto all’Anief, ha ritenuto opportuno discutere nel merito, il 20 febbraio 2014, tutti gli altri ricorsi relativi all’accesso ai PAS.

Per quella data sarà richiesta dagli stessi avvocati la trattazione congiunta di tutti gli altri ricorsi che saranno notificati e iscritti a ruolo entro il 16 ottobre, relativi agli altri 2.500 ricorrenti esclusi. Nei prossimi giorni, Anief renderà noto ai ricorrenti tutti i numeri di ruolo e le modalità di impugnativa con motivi aggiunti degli elenchi degli esclusi dei singoli atenei, mentre alla luce delle motivazioni addotte dal Tar si riserva di presentare richieste di ordinanza cautelare soltanto nel caso in cui i corsi universitari siano attivati prima del febbraio prossimo.

I test non proteggeranno il diritto all’istruzione

da Il Fatto Quotidiano

I test non proteggeranno il diritto all’istruzione

di Marina Boscaino

A livello mondiale l’obiettivo è riuscire ad arrivare a garantire, in tutto il mondo, l’accesso alla scuola primaria di ogni bambino entro il 2015, per raggiungere il quale mancano all’appello 1.700.000 docenti; senza contare i 5.100.000 nuovi insegnanti che sarebbero necessari per sostituire quelli in uscita. In Italia, negli ultimi 5 anni, il numero degli alunni dalla primaria alle superiori è cresciuto di 90.990 unità. Lasciando inalterato il rapporto iniziale alunni/docente, ciò avrebbe dovuto comportare un conseguente aumento proporzionale del numero di docenti, che invece sono diminuiti di circa 80.000 unità, con conseguenti classi numerosissime.

Come tutte le celebrazioni che si rispettino, quella del 5 ottobre – Giornata Mondiale degli Insegnanti, istituita dall’Unesco nel 1994 – ci consegna cifre, prospettive, buoni propositi e – qui da noi – tanta amarezza: tra una spolverata modernista di facciata (il flop dei registri elettronici è sotto gli occhi di molti) e dichiarazioni demagogiche su impegni e progetti (sempre al futuro) – nulla cambia. La scuola è allo stremo, e con lei gli insegnanti: rinnovo dei contratti (bloccati dal 2009) ancora una chimera, con perdita di potere d’acquisto in crescita esponenziale; minacce di imminenti ritorni “di fiamma” rispetto all’innalzamento dell’orario di lezione; credito sociale zero.

Ma lasciamo per un attimo da parte i guai di casa nostra.

Senza dimenticare oggi i tanti bambini che ancora non trovano accesso ad un diritto primario ed inviolabile, quello all’istruzione, e ai tanti donne e uomini che – in condizioni molto più difficili delle nostre – tentano quotidianamente di far fronte all’emergenza educativa nelle zone più svantaggiate del mondo, ecco due esempi diversi, ma significativi, di dignità professionale di questo inizio di anno scolastico nel Vecchio Continente.

Cara nostra studentessa, caro nostro studente”, così inizia la lettera indirizzata dalla Federazione di Professori dell’Insegnamento secondario greci ai propri alunni. “È passato ormai molto tempo da quando i governi dei Memoranda, e tutti coloro che li servono, hanno deciso di distruggere la Scuola Pubblica, di trasformarla in un’azienda grigia e severa, che avrà spazio solo per i figli di pochi. Qualcuno cerca di convincerci che si tratta di una cosa normale e logica. Aspettano di farci “abituare” alla distruzione”(…).  La privatizzazione strisciante e la quizmania: “Durante l’estate, hanno portato avanti l’opera distruttiva della fusione/abolizione di scuole. Hanno chiuso all’improvviso, in una notte, molte scuole e hanno abolito alcune specializzazioni dell’educazione tecnologica, spingendoti tra le “braccia” delle scuole private. Nel contempo, il governo cerca di completare la trasformazione della scuola in un campo di esami forzati, un centro di allenamento per gli esami, visto che invece di elaborare un programma che mirerà alla conoscenza sostanziale e versatile e che ridurrà la pressione insopportabile che stai vivendo, crea un meccanismo disumano di setaccio di persone, basato sugli esami continui, dalla Scuola Media fino al tuo ultimo giorno nel Liceo”. Un passaggio sulla valutazione coatta e finalizzata alla “razionalizzazione” delle risorse: “Con lo stesso disprezzo per qualsiasi cosa viva e bella, le stesse persone secche ci impongono di essere “valutati”, cioè di trasformare quello che amiamo di più (i nostri studi e la nostra educazione, i programmi ed i lavori che facciamo insieme a te, tutte quelle ore di gite, di spettacoli teatrali, di discussioni, di prove e di concerti) in “carte” che riempiranno la nostra cartella, per salvarci dal licenziamento”.  Il Pensiero Unico: “Insieme a questo, hanno creato un asfissiante codice disciplinare che ci vuole persone docili, che pensino a “insegnare” e a niente altro”. I precari: “Cominciamo questo anno scolastico in meno: con delle scuole chiuse nell’educazione tecnica e generale, con oltre 10.000 colleghi ai quali hanno tagliato la strada verso la scuola”. La richiesta di sostenere lo stesso obiettivo e la responsabilità del ruolo: “Ed è per questo che noi, i tuoi professori e le tue professoresse, abbiamo deciso di ribellarci in questa lotta decisiva, che romperà la putrefazione del “niente può succedere”. In questa lotta vogliamo al nostro fianco tutti i lavoratori. Vogliamo i tuoi genitori, ma abbiamo bisogno anche di te. Non per evitare gli obblighi che sono nostri. Il costo della lotta lo subiremo noi, completamente, nonostante le zozzerie che trasmettono alcuni media. Ti vogliamo al nostro fianco, come anche dentro l’aula, perché è la tua partecipazione che dà senso alla nostra lotta”.

Cambiano i paesi, ma la formula liberista non cambia. Potrebbe essere la lettera dei docenti italiani.

In Inghilterra il modello di scuola-azienda sta mostrando le corde, dopo decenni di egemonia del test; una lettera al Times scritta e firmata dalla poetessa Carol Ann Duffy e da circa 200 tra letterati e accademici afferma: “La competizione tra i ragazzi attraverso un incessante uso di test dai risultati definitori alimenta un crescente senso di fallimento nella maggioranza degli allievi”. Sciopero anche dei docenti inglesi, per protestare contro una scuola dalla esasperata competitività e dalla egemonia del quiz. “L’insegnamento appiattito sui test restringe notevolmente la gamma delle esperienze didattiche”. E noi, che sono anni che lo affermiamo!

L’imbrigliamento dei docenti inglesi in una valanga di burocrazia e griglie valutative li ha resi insensibili persino rispetto alla proposta (vi ricorda nulla?) di pagare di più i migliori. Insomma, la patria della scuola della valutazione e della centralità del quiz rischia di far marcia indietro. Accadrà anche da noi? Con buona probabilità. Ma i tempi dell’amministrazione italiana sono tanto lunghi nel rincorrere (un modello, possibilmente anglofono) quanto nel recedere. Mentre altrove si deciderà diversamente, noi ci accingiamo a soddisfare le richieste dei fan Invalsi.

Confermato lo sciopero dei Cobas del 18 ottobre

da Tecnica della Scuola

Confermato lo sciopero dei Cobas del 18 ottobre
di A.G.
Con manifestazione a Roma. Il leader Bernocchi: ci fermiamo contro la scuola-miseria, la riduzione degli investimenti, il taglio di 150 mila posti di lavoro, il blocco dei contratti, dei salari e degli scatti di anzianità che dura oramai da quattro anni e che la prossima Finanziaria vuole mantenere bloccati almeno per altri due. Quello dei mancati aumenti in busta paga, ma non solo, potrebbe presto essere il motivo di allargamento della protesta anche agli altri sindacati.
La fiducia incassata dal Governo Letta non cambia i programmi dei Cobas. Che, assieme ad altri sindacati meno rappresentativi, confermano lo sciopero generale della scuola e del lavoro dipendente proclamato per venerdì  18 ottobre. Il sindacato per l’occasione ha organizzato una manifestazione a Roma, insieme agli altri lavoratori dipendenti che incroceranno le braccia, con un corteo che alle ore 10 partirà da piazza della Repubblica per terminare con i comizi a piazza San Giovanni.
“Nonostante la rissa permanente nella casta politicante, la fiducia parlamentare rinnovata a Letta dimostra come, al di là dei conflitti tra clan rivali – ha spiegato il 5 ottobre il leader dei comitati di base della scuola, Piero Bernocchi – l’Italia sia dominata da un partito unico dell’austerità, che colpisce in una sola direzione, quella dei salariati, dei disoccupati, dei pensionati poveri, dei servizi pubblici, dei beni comuni. La Legge di (In)stabilità in arrivo infierirà sempre in tale direzione, e accentuerà la crisi, come tutte le politiche recessive degli ultimi sei anni in Europa. Confermiamo dunque, con ad altri sindacati conflittuali, per il 18 ottobre lo sciopero generale della scuola, insieme a tutto il lavoro dipendente pubblico e privato”.
La protesta sarà portata avanti da tutto il personale: “come docenti ed Ata, protestiamo contro la scuola-miseria, la riduzione degli investimenti, il taglio di 150 mila posti di lavoro, il blocco dei contratti, dei salari e degli scatti di anzianità che dura oramai da quattro anni – e che la prossima Finanziaria vuole mantenere bloccati almeno per altri due – con docenti ed Ata che hanno perso il 30% delle retribuzioni”, continua Bernocchi. Aggiungendo che i Cobas chiedono “massicci investimenti nella scuola pubblica bene comune, un aumento di 300 euro mensili netti per docenti e Ata, la restituzione degli scatti di anzianità, l’assunzione di tutti i precari, l’applicazione dell’obbligatorietà della materia alternativa alla religione con migliaia di nuove cattedre, la piena regolarizzazione del lavoro dei ‘modelli viventi’, la democrazia sindacale per tutti/e, contro il monopolio dei sindacati di Stato”.
Per il momento gli altri sindacati non parlano di sciopero. Però Flc-Cgil e Gilda hanno già chiamato il personale alla mobilitazione. E se il rinnovo contrattuale, peraltro solo per la parte normativa, dovesse riservare amare sorprese (basti pensare all’aumento dell’orario, agli incrementi dello stipendio esclusivamente legati al merito, alla progressiva impiegatizzazione della figura del docente, ecc.) anche gli altri rappresentanti dei lavoratori (Cisl, Uil e Snals) potrebbero cominciare ad alzare la voce.

Determinante, in tal senso, potrebbe anche essere il recupero totale degli scatti di anzianità. Su questo punto l’Anief sostiene che “il personale della scuola che godrà dell’aumento in busta paga si dovrà accontentare di quell’una tantum. E basta”. In effetti, nel decreto di proroga del blocco dei contratti sino alla fine del 2014, approvato dal Consiglio dei ministri e in procinto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è previsto che eventuali aumenti stipendiali attuati “a decorrere dall’anno 2011” non avranno effetti sulla ricostruzione di carriera. Di sicuro, se così andrà a finire, se la norma dovesse essere convertita in legge, a scioperare non saranno più soltanto i Cobas.

Voto unanime da parte dei consigli di classe nell’uso dei Bes?

da Tecnica della Scuola

Voto unanime da parte dei consigli di classe nell’uso dei Bes?
di Aldo Domenico Ficara
In questi giorni si sta predisponendo una nuova nota da parte del Miur riguardante i Bes. In altre parole si cerca di definire un ridimensionamento della loro applicazione attraverso l’attuazione di delibere all’unanimità prese dai consigli di classe coinvolti.
Sembrerebbe che il Ministero abbia intenzione di chiarire i seguenti punti:
• i Bes devono riguardare solo casi particolarmente gravi e l’adozione del piano personalizzato dovrà avvenire con voto unanime da parte dei consigli di classe o del team dei docenti • nessun abbassamento degli obiettivi da perseguire da parte degli alunni interessati. Lo scopo è non trasformare i Bes in una scappatoia per gli alunni e per i docenti.
Si ricorda che l’espressione “Bisogni Educativi Speciali” (Bes) è entrata nell’ uso comune dopo l’emanazione della direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica“. La stessa Direttiva ne precisa il significato: “L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”. Quindi l’utilizzo dell’acronimo Bes sta ad indicare una vasta area di alunni per i quali il principio della personalizzazione dell’insegnamento, sancito dalla legge n. 53/2003, va applicato con particolari accentuazioni in quanto a peculiarità e intensività.

CORSI di formazione per conseguire la specializzazione per le attività di sostegno

CORSI di formazione per conseguire la specializzazione per le attività di sostegno.

 

Il D.M. del 9 agosto 2013 n. 706 ha definito il numero di posti disponibili per l’ammissione ai percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per il sostegno relativi all’a.a. 2013/14. In questi giorni le università autorizzate stanno pubblicando i bandi per partecipare alle selezioni. La prima ad aprire le “danze” è stata l’Università degli Studi Internazionali di Roma (LUSPIO-UNINT) che, destinataria di un’autorizzazione per 500 posti complessivi per tutti i gradi di scuola (rispettivamente 100 – 150 – 150 e 100), ha cominciato a pubblicizzare anche in provincia di Lecce l’avvio delle procedure di selezione.

Possono partecipare i docenti in possesso dell’abilitazione all’insegnamento per il grado di scuola per il quale intendono conseguire l’abilitazione.

Le prove di accesso consistono in un test preliminare composto da 60 quesiti formulati con 5 opzioni di risposta chiusa da eseguire in modalità on-line in massimo 2 ore, in una prova scritta ed un colloquio individuale sulle tematiche trattate nel test e nella prova scritta.

Il MIUR, con una nota del 4 ottobre u.s., ha chiarito però che le università devono avviare prioritariamente i corsi destinati ai docenti delle classi di concorso in esubero e solo successivamente, ma comunque nello stesso anno, quelli destinati ai docenti in possesso dell’abilitazione.

In questo contesto, un nota molto stonata è la richiesta di un contributo di € 200 per ogni classe di concorso alla quale si intende partecipare. Come al solito, infatti, si profitta e si lucra sui precari, su quanti sono in attesa di occupazione e che hanno bisogno del “titolo” per tentare di inserirsi nel mondo del lavoro.

Inoltre, ancora una volta ci lascia molto perplessi il comportamento del Ministero che bandisce “concorsi” senza selezionare le province che hanno carenza di personale specializzato o le graduatorie esaurite.

Nuovi insegnanti e nuove scuole che crescono

Martedì 08 Ottobre ore 12,00
presso Hotel “Al Cappello Rosso”
(Via de’ Fusari,9) – Bologna

Presentazione della Convention Scuola 2013
promossa dalle associazioni
Diesse – Didattica e innovazione scolastica, CdO Opere Educative, Ass. il Rischio Educativo

“Nuovi insegnanti e nuove scuole che crescono”
V edizione
Bologna, Savoia Hotel Regency, 12 – 13 Ottobre 2013
TEMI DELLA CONFERENZA STAMPA:
presentazione dei contenuti e del programma della Convention Scuola 2013 del 12-13 ottobre

Saranno presenti:
Avv. Marco Masi
Presidente CdO-Opere Educative
Prof. Villi Demaldè
Presidente Diesse Emilia-Romagna
Ing. Stefano Versari
Vice Direttore vicario Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna
On. Gianluca Galletti
Sottosegretario di Stato, Ministero dell’Istruzione, Universita’ e Ricerca scientifica

E’ sempre guerra

E’ sempre guerra

di Antonio Stanca

guerraLa seconda guerra mondiale aveva sconvolto l’opinione pubblica e quella degli osservatori di fenomeni sociali per i disastri che aveva provocato alle persone e alle cose in un’epoca ormai moderna, in un tempo che aveva raggiunto livelli di sviluppo politico, sociale, economico molto elevati, in una fase della storia dove la scienza, le sue scoperte, le sue conquiste, le sue applicazioni erano inarrestabili, in un momento in cui gli ambienti privati e pubblici erano stati decisamente rinnovati e il pensiero, la morale, il costume, la cultura erano divenuti partecipi di una nuova atmosfera. Quell’umanità, quella vita, quel mondo che sembravano destinati a vivere solo di bene erano stati costretti a sopportare, soffrire assurde, incredibili forme di male quali appunto gli orrori di quel conflitto. Ed è successo pure che mentre alcuni di essi sono rimasti ancora inspiegati, ingiustificati altri si sono aggiunti nei tempi seguenti e si aggiungono oggi quando lo stato di civiltà è più progredito. Il fenomeno è continuato, quegli orrori non sono stati gli ultimi e tra i più recenti rientrano quelli legati alle tristi vicende dei popoli asiatici e africani. Ai nostri giorni nei loro territori si compiono attentati, si combatte, si uccide, si fa guerra e non solo nei deserti ma anche nelle zone abitate, tra strade asfaltate, negozi, persone che svolgono il proprio lavoro quotidiano. Accanto a chi sta in casa, in ufficio c’è chi uccide e con una ferocia che non conosce precedenti. Fallita sembra quell’aspirazione, tanto perseguita in passato in ambito politico, sociale, culturale, ad una modernità capace di eliminare le rivalità e favorire la comprensione, la comunicazione, lo scambio, il progresso materiale e morale, la civiltà. In certe zone del mondo moderno non è ancora maturata la tendenza a risolvere un problema tramite il confronto, il dialogo perché non si è ancora disposti a rinunciare alle proprie ambizioni e si preferisce lo scontro. E’ una situazione difficile da spiegare, una situazione che sa di antichità e della crudeltà, della ferocia che l’hanno caratterizzata nei rapporti tra popoli o all’interno di un popolo.

Dovrebbe essere l’attuale condizione di progresso, di emancipazione vissuta da molti paesi occidentali a non ammettere simili manifestazioni, a cercare di diffondere, estendere ovunque principi, regole che le condannino e per sempre. Succede, però, che altri interessi si sovrappongano nei rapporti con quei popoli e che solo al momento della guerra, della morte si parli di pace, di vita. Soltanto quando sono alle armi si pensa ad avviare il dialogo con loro. Va pure osservato che alcuni di essi da tempo sono inseriti in contesti internazionali, che i loro territori dispongono di risorse tali che li hanno fatti partecipi di società, di gruppi economici, commerciali molto ampi e che questo ha favorito un loro ammodernamento. Ma si è trattato di un fenomeno soltanto esteriore, limitato alle strutture esterne, ai mezzi da usare, di un fenomeno che si è aggiunto a quanto esisteva e lo ha lasciato immutato, non ha interessato la condizione morale, i modi di vivere, di pensare, la cultura. Sono questi gli aspetti  che devono cambiare perché si raggiunga una nuova società, una nuova vita. E’ un processo lungo, avviene lentamente ma se da parte di chi lo dovrebbe avviare si attendono particolari momenti per farlo, per ridurre le distanze, le differenze, queste rimarranno e diventeranno maggiori.

In certi posti una religione, una fede, una convinzione politica, un problema di territorio, di confine, di protettorato, un capo, i suoi fanatismi, possono indurre a commettere azioni gravissime quali attentati sanguinari, ad intraprendere guerre lunghissime anche contro i potenti, a provocare un numero incalcolabile di vittime e di conseguenze per la popolazione. Sono comportamenti molto gravi soprattutto perché rientrano nella mentalità della gente di quei posti, sono accettati, voluti, cercati da essa. Né si può pensare di correggerli, eliminarli se non s’inizia una vasta operazione volta ad incontrare quella gente, ad educarla, formarla, a creare un comune patrimonio di principi, valori, verità, idealità. E’ assurdo pensare che oggi in alcune parti del mondo si sia convinti che bisogna combattere, uccidere e in altre si viva senza problemi, che civiltà e barbarie, pace e guerra, bene e male possano stare insieme  e non incontrarsi.

Inquietante è tutto questo anche perché non lascia prevedere quando finirà.